Votes given by Girl Killer

  1. .
    Molto bellina questa, però onestamente non sono sicuro sulla CP, non ci sta un vero e proprio "Mind Fuck" e il riscontro non è così inquietante, sembra un pezzo di dialogo fuori uscito da un romanzo, sicuramente potrebbe essere continuata.
    Ma sarebbe difficile e forse la tua intenzione era quella di lasciare il resto al lettore, a mio giudizio non si può dire molt'altro visto che è così corta
  2. .
    Leone il cane fifone ha segnato molti di noi. Un cartone che mi colpì tantissimo per le morti è Le avventure del piccolo bosco. La trama era di un gruppo di animali che scappa dalla foresta, distrutta dagli uomini per costruirci un' autostrada; mi sembra?... Per trovarene un'altra. Durante il viaggio tra mille incidenti e morti tragiche che mi segnavano sempre di più: ricordo che con i miei compagni di classe scommettevano chi morisse all'episodio successivo. Un bel trauma. Molto anni dopo capii che gran cartone che fosse, faceva capire la crudeltà degli umani, dagli occhi degli animali, in modo molto crudo, non violento.
  3. .
    Non sappiamo di preciso da dove e quando sia iniziata la nebbia. Ho parlato con molte persone qui, sul treno. Ma né il personale né nessuno degli altri passeggeri sono in grado di dire il luogo esatto dove la nebbia ci ha avvolto. Se non altro l’ora si può dedurre dal momento in cui è saltata la connessione dati. Il primo telefono ha perso la connessione alle 8.12, un portatile a quanto pare è rimasto connesso fino alle 8.16, ma non sappiamo dire se la compagnia telefonica abbia influito o se i dispositivi abbiano gestito i dati diversamente. Sicuramente dalle 8.16 non c’è stato più alcun contatto tra noi e il mondo al di fuori del treno. E c'è una finestra temporale di quattro minuti. Tuttavia a 180 km/h quattro minuti sono un tratto da 12 km. Alle 8.16 saremmo già dovuti essere nella galleria sottomarina del Seikan. E nel frattempo avremmo già dovuto raggiungere il capolinea Shin-Aomori sull’isola di Honshū. Ma il tunnel non si è visto. Questo significa che siamo ancora in Hokkaidō. Ma non c’è stato alcun segno di frenata. Tuttavia non posso neanche dire con certezza che stiamo ancora procedendo, poiché fuori non c’è traccia di movimento.
    Si vede solo grigio, uniforme e latteo.
    Per quello che sappiamo, il treno potrebbe avere i vetri opachi ed essere fermo in un salone.

    ...

    Ho parlato con un passeggero di Sapporo, nel Nord del Giappone. Lui pensa che dovremmo tirare il freno di emergenza. Naturalmente è consentito solo in caso di emergenza, ma l’uomo sostiene che quella in cui ci troviamo sia effettivamente un’emergenza. Del resto, il macchinista avrebbe di sicuro fermato il treno se il tunnel non fosse comparso, perché naturalmente non ci sono binari in superficie. C’è solo la strada Tsugaru. Uno stretto di 20 km tra il Pacifico e il Mar del Giappone.

    ...

    Abbiamo tirato il freno di emergenza. Con che risultato, non ci è ancora chiaro. Abbiamo chiaramente sentito il fischio del pistone, ma non abbiamo né avvertito uno scossone né sentito lo stridio delle ruote sui binari. Quindi eravamo fermi. Ma allora quando e dove ci siamo fermati? È come se fossimo in un luogo dove lo spazio, il tempo e il movimento non contano a nulla. O almeno non come li intendiamo noi…

    ...

    Insieme all’uomo di Sapporo e altri passeggeri ho aperto una delle porte esterne. Uno del personale voleva impedircelo, per una questione di regolamento o cose del genere. Ma a noi non fregava nulla del regolamento. A mali estremi, estremi rimedi. Se fossimo ancora in movimento, il vento avrebbe dovuto infuriare come un tifone. Ma non c’è nemmeno la brezza più leggera. Inoltre, non si sente il minimo suono. Silenzio completo. Là fuori non c’è nulla oltre alla nebbia impenetrabile. Se nebbia la si può definire. Non c’è il ben che minimo odore o umidità, nulla! Ma se si allunga il braccio, si vede a malapena la punta delle dita. Una donna è diventata isterica quando abbiamo iniziato ad aprire la porta. Ha urlato che volevamo ucciderli tutti. Probabilmente pensava che la nebbia fosse piena di mostri, come nei film horror.

    ...

    È assurdo. Totalmente assurdo. Il mondo al di fuori del nostro treno non segue alcuna logica. Siamo capitati in un incubo che non segue la geometria euclidea. O nessuna geometria se è per questo. Uno del personale è uscito per esplorare i dintorni. Si vedeva che l'idea lo metteva a disagio, ma credeva fosse il suo dovere andare.
    L’etica lavorativa del personale dello Shinkansen è senza pari e la sicurezza dei passeggeri è al primo posto. Mentre scendeva dal gradino, i suoi piedi incontrarono il pavimento alla giusta altezza, ma non era in grado di dire su cosa stesse appoggiando i piedi, poiché questi erano avvolti completamente dalla nebbia.
    Gli abbiamo consigliato di non allontanarsi più di tre metri dal treno, ma già dopo due passi non riuscivamo più a scorgerlo. Abbiamo parlato tutto il tempo con l’uomo, o almeno ci abbiamo provato: ogni suono veniva inghiottito all’istante, come se parlassimo in una camera anecoica.
    Siamo rimasti a fissare la nebbia, sconcertati e incantanti, finché qualcuno dietro di noi non ha iniziato a bussare alla porta opposta alla nostra. L’uomo del personale. Ci ha riferito che ha continuato a camminare finchè, dopo otto passi, si è trovato davanti un’ombra scura. Altri due passi e si è trovato davanti il treno e ci ha visti, mentre guardavamo fuori dall’altra porta. Dieci passi e altrettanti secondi e il controllore aveva fatto il giro del mondo. Sapevo che era completamente impossibile, ma era accaduto lo stesso.

    ...

    Ci ho provato personalmente. Anche l’uomo di Sapporo. Funziona in entrambe le direzioni. Poi abbiamo tentato un’altra cosa: con le braccia estese, ci siamo avviati nella nebbia in entrambe le direzioni. Ci saremmo dovuti incontrare da qualche parte nel… mezzo?... Ma non è accaduto. Siamo comunque finiti dal lato opposto del treno, ma senza toccarci o scontrarci. Da allora cerco di ignorare le regole di questa maledetta dimensione e non pensarci.
    Temo che provare a comprendere questo mondo mi farà perdere la testa…

    ...

    Abbiamo provato a fare un altro esperimento. Un’anziana signora di Hakodate, che voleva andare a trovare sua figlia a Noshiro, ci ha dato un gomitolo della sua lana. Il controllore si è legato un’estremità del gomitolo al polso e si è avviato. Volevamo vedere se eravamo in grado di dare un’unità di misura a questo mondo assurdo. Cento metri di filo dovevano bastare senza problemi. Ma questa volta l’uomo è sparito più a lungo. Finchè il gomitolo non si è esaurito e in quell’esatto istante lui è riapparso dall’altro lato, giurando su sua madre, che aveva ancora fatto solo dieci passi. Ovviamente non ha senso, ma io gli credo…

    ...

    Perché non ci abbiamo pensato prima? La nebbia deve aver offuscato anche le nostre menti. Nessuno ha pensato di mettersi in contatto con la seconda unità del treno. Lo Shinkansen Hokkaidō è composto da due treni Hayabusa. Treni gemelli composti da due unità da dieci vagoni di modello E5 o H5.
    Se apriamo una delle porte posteriori e seguiamo la lunghezza del treno, dovremmo trovarci a meno di 50 metri dalla seconda unità. Forse gli altri passeggeri hanno notato qualcosa che ci può aiutare. Naturalmente è solo una flebile speranza, ma il gioco vale la candela, o almeno così credo. Ne parlerò con il signore di Sapporo e con il controllore.

    ...

    Non c’è. La seconda unità del treno non c’è. Svanita nel nulla. Ci siamo andati in tre e abbiamo seguito il treno nella sua lunghezza. Una volta raggiunta la bulbosa testa della locomotiva, sapevamo che la seconda unità di vagoni si doveva trovare a circa 15 metri di distanza. Ma lì non c’è niente. Il gancio di trazione non c’è, come se non ci fosse alcuna seconda unità da trainare. Anche i binari sembrano essere scomparsi. Mentre giravamo attorno alla locomotiva ci saremmo dovuti inciampare nei binari, per almeno tre volte. La linea Shinkansen dell’Hokkaidō è a tre rotaie, perchè il tunnel del Seikan è usato anche da treni merce con scartamento 3' 6" Cap Gauge. Ci chiediamo se possiamo rischiare a risalire il treno nel senso di marcia. Logicamente, avremmo dovuto raggiungere la fine della nostra unità in pochi passi. Logico! Usare questa parola in queste circostanze sembra una follia.

    ...

    Siamo tornati nel treno e stiamo considerando come procedere. La maggior parte dei passeggeri è stranamente calma, quasi apatica. È come se la vista della nebbia gli avesse risucchiato ogni scintilla di vita. Inoltre, ho l'impressione che ci siano meno persone rispetto a prima della nostra spedizione alla fine del treno. Ma nessuno a cui chiediamo si è accorto se qualcuno è sceso o è in qualche modo è “scomparso”. A patto di riuscire ad ottenere una risposta. La maggior parte di loro si limita a guardarci con gli occhi vuoti prima di rivolgere di nuovo lo sguardo alla nebbia. Sembrano quasi manichini che respirano. Stranamente, sembra che nessuno stia dormendo. È questo il destino che ci aspetta? Diventare statue viventi in un treno oltre lo spazio e il tempo? ...

    ...

    La squadra di esplorazione è pronta. L'uomo di ... da qualche parte nel Nord, due controllori e io. Abbiamo trovato un gomitolo di lana vicino alla porta che abbiamo aperto per prima. Strano avere una cosa del genere in giro, ma pensiamo che possa tornarci utile. I pochi altri passeggeri guardano con indifferenza il grigio opaco fuori dai finestrini. Abbiamo deciso che sarei andato all'inizio del treno con uno dei conducenti e che il passeggero sconosciuto sarebbe andato alla fine del treno con l'altro. Abbiamo diviso il filo. Uno dei due si allontanerà verso la rispettiva locomotiva, mentre il suo compagno attende con la matassa in mano. Se gli esploratori non trovano nulla di interessante entro la fine del filo, tornano dai loro partner...

    ...

    Ho trovato un treno nella nebbia. Mi chiedo da dove venga e perché se ne stia così, nella nebbia. Alcune porte sono aperte, lasciandomi scorgere l’interno. Il treno è vuoto. Strano. Sono finito su un binario di raccordo nella nebbia? E perché mi sono avvolto un filo di lana intorno al polso? Mi sono sistemato in un vagone di prima classe e ci penserò su...

    ...

    Una strana nebbia penetra lentamente nel treno su cui mi trovo. Si alza gradualmente dal pavimento, come una vasca che si riempie di acqua. È affascinante come il pavimento sia scomparso nel grigio per primo, poi anche i sedili sono affondati e ora i braccioli scompaiono lentamente. Riesco a sentire le mie gambe, ma non le vedo più. In un certo senso è divertente. Per fortuna la nebbia non è né umida né fredda. Sarebbe fastidioso. Mi chiedo dove sono ... e perché. È una stanza strana, lunga e stretta. Mi ricorda qualcosa che ho visto prima. Devo pensare. Forse mi tornerà in mente qualcosa...










    Edited by Medea MacLeod - 3/1/2021, 14:19
  4. .
    CITAZIONE
    le parti più buie del fandom si sono spinte fino al disegnare porno di un bimbo di 8 anni

    A parte il fatto che il discorso si sta completamente spostando su una roba etica/morale davvero fuori luogo, siccome non era questo il senso del topic aperto da Ste (e se invece lo era, ho evidenti problemi di analfabetismo funzionale).
    Il fatto che al mondo ci siano dei deviati che sessualizzano bambini REALI, in carne ed ossa, di otto anni, è risaputo; ma non è che siano i fandom il problema, non sono le ship, non sono i contenuti. Se io volessi sessualizzare un qualsiasi cosa, potrei accoppiarlo anche con una sedia o un portapenne. Capisci? E non mi servirebbe il cartone animato per farlo.
    Io non condanno i fandom. Che poi ci siano dentro dei malintenzionati o dei pedofili... beh, non è affar mio. Sono persone che commettono, eventualmente, dei reati e a loro ci pensa la legge. Ma i loro fandom non devono passare per il giudizio di nessuno. Finché stanno lì dentro a disegnare pony che si inculano, (pardonne-moi le français!), son cazzi loro. Mi urtano? Beh, se da domani mi inviassero i disegni a casa probabilmente sì, ma finché se ne stanno sui loro blog di nicchia o sulle loro chat o sui giochi di ruolo virtuali, a me che cazzo me ne frega se disegnano due pony che si inculano tra loro o due furry che si annusano i genitali?
  5. .
    Trovarono il suo corpo sul fiume a valle, dove lui l'aveva abbandonato.

    La madre pianse quando vide le foto. Il padre rimase impassibile.

    Non c'era nulla che potessero fare per lei, ormai morta. Nulla per la sua vita.

    La legge chiese giustizia, quindi assistettero al caso. Il bel ragazzo sorrideva come se fosse al cinema.

    Il caso era chiaro; il ragazzo non nascondeva nulla. Ammise tutto con orgoglio. La madre non riuscì a guardare a lungo. Si appoggiò a suo marito per trovare la forza. Il padre rimase impassibile.

    "...sei condannato a morte" dichiarò il giudice. La cupola rigida che aveva attorniato l'aula si ruppe. Amici e parenti annuirono. Questa era giustizia.

    Giustizia.

    L'assassino si alzò, guardò i genitori fissi negli occhi e disse: "Le porterò i vostri saluti quando la incontrerò, ok?"

    Mentre diceva tutto questo, sorrideva.

    Urla di rabbia squarciarono l'aria. Maledizioni verso il ragazzo.

    La polizia lo portò via.

    Ad urlare furono gli amici e i parenti. La madre pianse soltanto. Il padre rimase impassibile.

    Tra sei giorni, il ragazzo sarebbe morto.

    Due giorni prima, sparì.

    Le notizie raccontarono la storia di un uomo che aveva ucciso una ragazza e che poi aveva chiuso in bellezza scappando di prigione.

    La polizia lo cercò. Non fu mai ritrovato.

    E come?

    Come poteva essere ritrovato quando era legato con catene di ferro attaccate a barre di ferro? Come poteva essere udito quando la stanza era insonorizzata fino ai rumori più leggeri?

    Il mondo vide il padre silenzioso in lutto per la figlia perduta e la giustizia non perpetrata.

    Ma quella non sarebbe stata giustizia.

    Questa lo sarebbe stata.

    Prese la pinza e si avvicinò alla mano sinistra del ragazzo, resa inamovibile dalle strette catene. Afferrò la seconda unghia.

    Come le sei volte prima, il ragazzo si dimenava. Urlava le oscenità più colorite. Si contorceva in maniera assurda. Piangeva.

    Il padre fece in modo che l'unghia fosse afferrata fermamente dalla pinza. Una volta soddisfatto, la premette.

    Era un uomo forte, ma non la strappò via. La estrasse lentamente. L'unghia si strappò progressivamente dalla carne. Il ragazzo urlò di dolore.

    Una volta rimossa, il padre gettò l'unghia in un barattolo insieme ad altre sei unghie.

    Il ragazzo continuava ad urlare.

    In un taccuino, il padre scrisse:

    Giorno 7: Unghia 7.

    Il ragazzo ora piagnucolava. Lo implorava. Uccidimi e basta. Tutto ciò era iniziato il quinto giorno.

    Il padre pensò ai giorni successivi. Le unghie delle mani. Le unghie dei piedi. Una al giorno.

    Poi le dita. Una al giorno.

    Poi gli occhi.

    Scosse la testa. No, non gli occhi. Il ragazzo ne aveva bisogno. Per vedere la foto di sua figlia sul muro.

    No, gli occhi andavano tolti più in là. Dopo le orecchie, la lingua, i denti, le mani...

    Il ragazzo piangeva e implorava di venire ucciso. Il padre rimase impassibile.
    www.reddit.com/r/shortscarystories...tm_source=share
    Ho reso "stare" come "restare impassibile" in quanto mi suonava meglio.


    Edited by & . - 11/11/2020, 22:52
  6. .
    I miei genitori mi lasciarono appena fuori il cancello principale del campus.

    Papà disse: “Chiamaci e facci sapere come sono andati gli esami.”

    Gli risposi che l’avrei fatto. Li abbracciai entrambi, salii sul marciapiede e li salutai mentre tornavano in mezzo al traffico.

    Fu un fantastico fine settimana, ma era ora di tornare alla mia solita routine universitaria.
    Quando mi chinai per prendere i bagagli, lo vidi. Un portafoglio era incastrato in mezzo alle grate di un tombino ai miei piedi.

    Lo tolsi da lì con attenzione. Era nero e aveva una cerniera d’argento. Uno sticker sbiadito di Hello Kitty decorava la parte in basso a destra, facendo capire che il borsellino apparteneva ad una ragazza. Lo aprii e i miei occhi si spalancarono.
    Banconote da cento dollari.

    Dovevano essercene una dozzina. Diedi immediatamente un’occhiata in giro per accertarmi che nessuno lo avesse notato. Mi diressi il più velocemente possibile verso la sicurezza e l’intimità della mia camera.

    Una volta arrivato, svuotai il contenuto del portafoglio.

    Quattromila dollari.

    Nessun documento.

    Tuttavia c’era una piccola foto di una ragazza delle medie. Aveva dei capelli castano-dorati che le arrivavano alle spalle e un sorriso da cheerleader. Era carina e, senza accorgermene, mi scordai dei soldi e mi ritrovai a fissare la foto. Mi svegliai dal mio stato di trance quando sentii dei passi fuori. Il mio coinquilino sarebbe tornato in qualsiasi momento e non volevo che mi beccasse con tutti quei soldi, quindi misi tutto via, ma tenni stretta la foto.

    Feci delle ricerche sulla ragazza. Ci volle un po' di tempo, ma alla fine scoprii che il suo nome era Rebecca, anche se gli altri la chiamavano Becky. Una volta scoperto il nome, trovarla era solo questione di tempo. Era una matricola che di notte lavorava part-time per un centro sportivo.

    Il complesso stava subendo grandi ristrutturazioni. Quando mi ci avvicinai, giuro che sembrava che fosse scoppiata una bomba. Una volta entrato non mi ci volle molto per trovarla. Era seduta dentro la cabina dell'entrata. Non sembrava per nulla la ragazza nella foto. Mentre quest'ultima era pimpante e allegra, lei sembrava cupa e annoiata.

    "Becky?" La chiamai.

    Alzò lo sguardo. Mi aspettavo quasi di vederla sorridere, ma non lo fece. In realtà, dal modo in cui mi guardava, sembrava che la stessi disturbando.

    "Sì?" rispose.

    "Io... uh... ho qualcosa per te."

    Frugai nello zaino ed estrassi la mia calibro .22. Quando le sparai due colpi in testa Becky non ebbe molto tempo per reagire.

    Uscii dall'entrata laterale. Mentre tornavo nel dormitorio mandai un messaggio con il mio cellulare usa e getta.

    "Lavoro compiuto. Aspetto la seconda metà nello stesso posto."
    https://redd.it/47ivj6
    Il testo originale presentava varie ripetizioni, dunque mi sono permesso di usare sinonimi e di tagliare parole laddove necessario per una resa migliore in italiano.


    Edited by DamaXion - 23/11/2020, 19:04
  7. .
    Allora, io sono un po ' come te. Preferisco stare da solo, nonostante non penso che tutto il mondo mi odi. Sono anche un po' sociopatico: difficilmente riesco a provare empatia verso gli altri, e solitamente non ne ne frega (quasi) nulla di nessuno.
  8. .
    Il finale si è rivelato una secchiata d'acqua gelata. La moglie deve decisamente avere tutte le rotelle fuori posto per essere gelosa della figlia neonata (e, soprattutto, per averla uccisa). Dico CP.
  9. .
    Nome paziente: Dorothea Parker, femmina, ventun'anni.

    Trovata che vagava nelle fogne, disorientata, aggressiva e con atteggiamento maniacale. Vestiti intrisi di sangue; le ferite sulla paziente sono troppo superficiali per spiegarne l'eccessiva quantità. Passato di abuso di droghe. Valutazione psichiatrica richiesta dal capo Nolan.

    Cambiaso: Ciao, Dorothea. Sono il dottor Cambiaso. Come ci sentiamo oggi?

    Dorothea: Sto bene, dottore, grazie per avermelo chiesto.

    Cambiaso: Bene. Ciò è un bene. Ho saputo che te la sei spassata, eh?

    Dorothea: Può dirlo forte, doc.

    Cambiaso: Ti dispiace raccontarmi? Secondo la polizia sembravi riluttante a parlare con loro.

    Dorothea: Odio davvero i maiali, doc. Rigirano tutto ciò che gli dici. Fanno sembrare che tu abbia fatto qualcosa, sa, di criminale.

    Cambiaso: Qui non funziona così, Dorothea. Devo solo sapere cosa è successo.

    Dorothea: Sì, voglio dire, ha ragione. Non voglio che mi rinchiudano quando lo troveranno, sa.

    Cambiaso: Trovare chi?

    Dorothea: Calvin. È... uhm, era mio amico.

    Cambiaso: E cosa è successo a Calvin?

    Dorothea: Beh, eravamo giù nelle fogne. È un bel posto tranquillo dove incontrarsi, sa?

    Cambiaso: Certo.

    Dorothea: Comunque, Calvin voleva esplorarle. Aveva sentito alcune cazzate sui rivenditori che nascondevano la droga là sotto. Una sorta di storia sul tesoro dei pirati per i tossicodipendenti, capisce?

    Cambiaso: Mmh.

    Dorothea: Io non ci credevo, ma Calvin è mio amico, quindi ho pensato cazzo, sa, è meglio che stare con i topi.

    Cambiaso: Sono animali sporchi.

    Dorothea: Mi sta bene. Quindi, Calvin era strafatto, e incespicava in giro. Ho pensato di aiutarlo, capisce? Così ho preso in mano la situazione. Tre secondi dopo, siamo spariti.

    Cambiaso: Spariti?

    Dorothea: Non so che cazzo sia successo. Caduti in un buco. Sembrava che fossero passati alcuni minuti, ma sa, probabilmente era solo un secondo.

    Cambiaso: Poi cosa è successo?

    Dorothea: Devo aver battuto la testa. Era buio. Mi sono svegliata con Calvin sopra di me.

    Cambiaso: Era incosciente?

    Dorothea: Vorrei, doc. No, credo si sia rotto il collo. Aveva la testa in una strana angolazione, i suoi occhi vuoti mi fissavano.

    Cambiaso: Deve essere stato orribile, Dorothea.

    Dorothea: Non è stato delle migliori, doc. Ma quella non era nemmeno la parte peggiore.

    Cambiaso: Cosa è successo dopo?

    Dorothea: Non riuscivo a spostarlo. Non un cazzo di centimetro. Dev'essere rimasto bloccato lì dentro per bene. Quindi ero incastrata.

    Cambiaso: Per quanto tempo sei rimasta incastrata?

    Dorothea: Credo, giorni? Non lo so, il tempo non scorre per nulla in posti come quello, capisce.

    Cambiaso: Come lo hai spostato?

    Dorothea: Non l'ho spostato.

    Cambiaso: Che vuoi dire?

    Dorothea: Gliel'ho detto, non potevo. Ma poi li ho sentiti, sa, sopra.

    Cambiaso: Chi?

    Dorothea: Ratti. Molti. Li sentivo masticare.

    Cambiaso: Intendi dire su...?

    Dorothea: Calvin, sì. Quindi ho pensato, devo solo aspettare.

    Cambiaso: Fino a...?

    Dorothea: Fino a quando non avessero finito di farsi strada masticando.

    Cambiaso: Quindi hai aspettato?

    Dorothea: Non esattamente, doc.

    Cambiaso: Che vuoi dire?

    Dorothea: Ho dato una mano. Ho pensato che sarebbe stato più veloce se avessi fatto la mia parte.

    Cambiaso: Oh, capisco.

    Dorothea: Ho impiegato un po', capisce, ma ce l'ho fatta. Ho strisciato verso la libertà. Ho strisciato attraverso Calvin.



    Edited by ´ kagerou. - 18/5/2020, 16:42
  10. .
    I miei genitori sono perfezionisti. Da quando ne ho memoria sono sempre stati ossessionati dall’avere tutto semplicemente perfetto e non si sono mai vergognati di ammetterlo. Ti dicono subito quando stai facendo qualcosa che non sia perfetto. Non si aspettano nulla di meno.

    Ecco perché esisto.

    Vedete, il lavoro di mia madre e il suo percorso di studi le hanno dato gli strumenti per assicurarsi che ogni suo figlio che avesse fosse assolutamente perfetto.
    Ha dovuto fare delle ricerche per conto suo, certo, ma il nostro laboratorio sotterraneo lo rende più facile da fare piuttosto che per altri.

    Prima di raggiungere la perfezione molti tentativi sono falliti. Mia madre non me lo ha mai nascosto. Insomma, lo dice anche il mio nome: Quarantasette. Il quarantasettesimo tentativo per la perfezione. Ciascuno dei “me” precedenti aveva un difetto, che fosse fisico, affettivo, mentale o comportamentale. In alcuni casi vissero per anni senza rivelarli. In altri casi era evidente sin dalla nascita. Ma, in ogni caso, dovevano essere ricreati.

    Mia madre comunque non è un mostro. Ogni figlio viene riutilizzato, le loro parti (almeno quelle senza difetti) vengono riciclate in modo che possa continuare a vivere in qualche modo.

    Io sono “nato” a otto anni, creato dai resti di Quarantasei, che disobbedì e fece una scenata al centro commerciale. Quarantasei era stato creato da Quarantacinque, che sviluppò una balbuzie. E così il ciclo si ripete, fino a Uno, che nacque morto a ventotto settimane.

    Potreste pensare che sia strano che i miei genitori mi dicano tutto ciò, ma penso che sia generoso da parte loro. Se so dove i miei predecessori hanno fallito, posso stare attento a questi stessi difetti dentro di me. Sono quasi arrivato alla maggiore età con la mia vigilanza.
    Tuttavia c’è qualcosa che mi preoccupa. Ultimamente mi vengono delle emicranie. Iniziano con un alone di colore che mi raggiunge la vista accecandomi, a cui segue un dolore lancinante. Successe la prima volta a scuola e dovetti implorare l’infermiera di non mandarmi ammalato a casa. La seconda volta è successo a un pigiama party, e ho passato la notte nascosto sotto le coperte. Tuttavia non posso nasconderlo per sempre. Presto un giorno i miei genitori lo scopriranno. Quel giorno, Quarantotto starà aspettando.



    Edited by Decamark - 3/5/2020, 23:29
  11. .
    La mia fidanzata mi dice sempre di non girare per casa con le luci spente. Lei ha paura che io vada a sbattere contro qualcosa.

    Personalmente non ho mai avuto paura, non fino a stasera, quando mi sono alzato per andare al bagno. Solo che non sono riuscito a trovarne la porta – o il muro, a dirla tutta. E quando mi sono girato, con stupore, c’era solo moquette dove ci sarebbe dovuto essere il letto.

    Ora, dopo aver camminato per ore in questa oscurità totale – attraverso un silenzio senza eco e ciò che devono essere miglia di moquette ruvida da camera – spero soltanto di andare a sbattere contro qualsiasi cosa.



    Edited by ´ kagerou. - 28/5/2020, 13:58
  12. .
    "Dio mio... chi è stato?"

    Queste furono le uniche parole che riuscii a pronunciare.

    Non ricordo perché Sarah fosse venuta a casa mia, soffro di una leggera forma di Alzheimer, ma lo spettacolo aberrante davanti ai miei occhi era del tutto inspiegabile.

    Provai a chiamare aiuto ma lì, nello scantinato, nessuno poteva sentirmi. Era una stanza che avevo insonorizzato per quando mi esercitavo con la chitarra e l'amplificatore.

    Corsi su per le scale ma la porta era sbarrata da delle assi. Un foglietto pendeva lì davanti:
    "È per te, per proteggerti"

    Ma da cosa? C'era qualcosa al di là della porta? L'assassino era lì fuori? Sarah aveva sbarrato la porta prima di accasciarsi per terra?

    Tornai di sotto per prendere il cellulare e chiamare un'ambulanza ma, allungando la mano sulla scrivania, notai che quest'ultima era completamente ricoperta di sangue, così come i miei vestiti.

    Iniziai a tremare.

    Mi girai verso il corpo oramai senza vita di Sarah e con stupore esclamai:

    "Dio mio... chi è stato?"

    Edited by Cerberus - 15/4/2020, 21:32
  13. .
    Scritta bene ma un po' difficile da comprendere finché non leggi la spiegazione dell'autore.
  14. .
    “Quale diavolo è il suo problema?” pensai mentre sedevo nel mio cubicolo. Angela, una mia collega, mi stava fissando. Ad essere precisi mi guardava a bocca aperta. In faccia. Volevo urlarle addosso, ribaltare la scrivania e domandarle quale cazzo fosse il suo problema, ma tenni la testa bassa. Vedete, ciò capita da quando ho iniziato a lavorare qui. Infatti, tutte le volte che trovo un nuovo lavoro, i miei colleghi finiscono per fissarmi la faccia.

    Accade anche in pubblico. Le persone nelle strade, sull’iper treno, ovunque vada la gente mi guarda sempre e non so il perché. Quando arrivarono le 17 riunii le mie cose ed uscii. Anche quella sera non fu diverso. Tutti quelli che incrociavo sembravano guardarmi di traverso. Era intossicante. Una rabbia estremamente accecante filtrava da ogni impulso elettrico del mio corpo ogni volta che qualcuno guardava nella mia direzione.

    Tornai a casa e decisi di farmi una scannerizzazione facciale allo specchio. Fissai gli occhi sul mio viso e usai il mio scanner interno, ricercai in internet milioni di immagini di umani. La mia faccia sembrava tanto umana quanto quella delle persone che avevo trovato… Decisi che forse era meglio modificare il mio viso, il mio aspetto e lavoro di nuovo. Forse questa volta sarebbe stato diverso? Magari le persone avrebbero smesso di fissarmi la faccia.

    Il giorno dopo andai ad un colloquio di lavoro dopo aver inviato una lettera di dimissioni al mio vecchio impiego. Nessuno sembrava guardarmi. Non una singola occhiata verso di me. “Finalmente!” pensai, anche se sarebbe durato solo una settimana come le altre volte, sarebbe stato magnifico non sentirsi come un pesce fuor d’acqua!

    Il colloquio andò bene e tornai a casa saltellando. Anche se, quando fui sull’iper treno, c’era un ragazzo che sembrava guardare continuamente nella mia direzione… No, no… mi stava guardando… la faccia. Decisi che era solo una persona… giusto? Si incontrano tipi strani continuamente sui treni, quindi cercai di distrarmi con un giornale. Lo presi e iniziai a scorrere i titoli.

    “Le unità Android sono state richiamate a causa di errori del modulo sensoriale che causano paranoia” c’era scritto. Nella foto sottostante vidi il logo della compagnia che mi aveva creato e rabbrividii. Spero che non mi trovino mai. Guardai un altro titolo: “Trovata la quarta vittima della follia omicida”. Spalancai gli occhi e continuai:
    “Il corpo di un altro giovane uomo è stato trovato nel parco questa mattina, l’ultima di una sequenza di feroci attacchi. Proprio come le altre vittime è stato ritrovato con la faccia rimossa, praticamente chirurgicamente, e lasciato a morire nella tarda notte scorsa”.

    Alzai gli occhi dal giornale…
    Perché diavolo quel tipo continuava a fissarmi la faccia?

  15. .
    Allora è questo che fa “dio”? ci aiuta? e allora dimmi... perché non ha aiutato il mio amico innocente che è morto senza ragione, mentre il colpevole è a piede libero?
    Ma certo... va bene, lasciamo stare le eccezioni. Invece le innumerevoli guerre dichiarate in suo nome?
    Ok, va bene, tralasciamo l’omicidio insensato per un secondo, d’accordo?
    Che mi dici delle fobie sessiste e razziste in cui tutti noi stiamo annegando per colpa di lui?
    E non mi riferisco soltanto a Gesù. Io mi riferisco a tutte le religioni organizzate: sono dei gruppi esclusivi creati per ottenere il controllo.
    Uno spacciatore che ti rende schiavo della droga della “speranza”. Tutti i suoi seguaci sono solo dipendenti da una dose di stronzate per mantenere la loro dopamina di ignoranza, tossici che hanno paura della verità, cioè che non c’è ordine, non c’è potere. Tutte le religioni insuinano vermi nelle menti, come metastasi create per dividerci, per farci dominare facilmente dai ciarlatani che vogliono manovrarci.
    Si considerano fan che pagano bene per tutte le pessime fiction di fantascienza che scrivono.
    Se non do retta al mio amico immaginario, perché cazzo dovrei dar retta al vostro?
    La gente crede che la devozione sia la chiave della felicità, ma è il modo in cui lui ti controlla.
    Neanche io sono così pazzo da credere a questa distorsione della realtà.
    Che si fotta dio. Non è un capro espiatorio alla mia altezza.

    Elliot, Mr. Robot
850 replies since 28/10/2012
.