Votes given by Kal_The_Salamander

  1. .
    Mio nonno aveva un armadio particolare in casa. Sosteneva che se ci entravi dentro, potevi viaggiare nel tempo.
    In pratica, stando ai consigli di mio nonno, bastava entrarci dentro, contare fino a dieci, e ti ritrovavi in un punto del passato, per essere precisi a un anno esatto di distanza. Mio nonno era fissato con quell'armadio, lo fissava tutti i giorni.
    Mio padre cercò di dissuaderlo da quell'ossessione, ma non ci riuscì e si aggravò. Mio nonno morì quando avevo solo nove anni, non ho mai capito di cosa. Forse demenza senile.
    A distanza di anni, sono riuscito a entrare in possesso di quell'armadio e un po' per gioco ho deciso di provarlo. Mi ero lasciato con la mia fidanzata, e bramavo all'idea di poterla riabbracciare da prima che le cose smettessero di funzionare fra di noi. Sarebbe stato bello poterla rivedere e magari anche baciare, dato che oggi non ci parlavamo nemmeno.
    Magari sarei riuscito a trovare un modo per sistemare le cose tra di noi, cambiando così il futuro.
    Così con questi propositi sono entrato nell'armadio e per la prima volta ho sperimentato il viaggio nel tempo. Ho contato fino a dieci, consapevole di stare facendo una follia, ma appena sono uscito fuori mi sono accorto che non era la stessa stanza di prima: dal calendario al muro mi sono accorto che segnava l'anno precedente.
    Ce l'avevo fatta, aveva funzionato! L'armadio funzionava davvero, pazzesco!
    L'unico problema che mi sono posto è stato il contatto con il me stesso del passato: come potevo gestirlo? Avrei dovuto fare attenzione. Stavo ancora rimuginando sul da farsi quando ho sentito un rumore dalla porta d'ingresso, e ho riconosciuto i miei passi e il mio respiro. Il me del passato era appena rincasato! No, non potevo farmi trovare da lui, dovevo assolutamente nascondermi, e così ho deciso di entrare in bagno chiudendomi a chiave.
    Ho spiato me stesso dalla toppa della porta per tutto il tempo: era tardi e dovevo essere rincasato da una serata con gli amici.
    Mentre fissavo con attenzione i movimenti della mia copia del passato, ho sentito un rumore alle mie spalle provenire dalla doccia.
    Spaventato, mi sono girato e ho cercato di capire cosa li stesse causando. Ho lentamente scostato la tendina e dentro ci ho trovato un'altra copia di me stesso. Era smagrito, con la pelle bianca e gli occhi enormi senza palpebre. Perdeva capelli a vista d'occhio e tremava tutto.
    "Non lo fare" mi ha detto, con voce gracchiante "Non cambiare il passato, ti prego!"
  2. .
    Oggi mentre facevo le pulizie in cantina ho ritrovato un vecchio quaderno degli anni Novanta, di quelli che usavo a scuola per scrivere i dettati e... tutta quella roba che si fa di solito in classe. Il quaderno era a terra fuori posto, come se fosse appena caduto. L'ho aperto e ne ho sfogliato il contenuto. A un certo punto, mi sono imbattuto in una pagina piena di frasi molto strane: erano dei pensierini brevi di svariate righe che dovevo aver scritto in prima elementare. Non sembrava un dettato, piuttosto era un tema. In penna rossa c'era scritto: "come ti immagini il futuro?"
    Lo svolgimento, in penna blu, mi ha lasciato a bocca aperta.

    1992. Domani prenderò la febbre e non verrò a scuola.
    1993. L'Europa si unirà.
    1994. Traslocheremo nella nuova casa.
    1995. Computer e telefoni saranno uniti in una sola cosa.
    1996. Gli scienziati faranno nascere una pecora dal nulla.
    1997. Morte principessa Diana.
    1998. L'Italia perderà i mondiali.
    1999. In America dei ragazzi spareranno in una scuola.


    Erano previsioni sul futuro, ma non era possibile che io sapessi tutte quelle cose a soli sette anni. Ricordo di aver avuto una febbre molto alta in quel periodo, forse avevo 40 di temperatura e dovevo aver delirato. Possibile che avessi scritto tutte quelle cose durante il mio periodo di malattia? Ho deglutito, continuando le incredibili premonizioni.

    2000. I computer e i telefoni diventeranno più veloci.
    2001. In America due palazzi cadranno per colpa di un aereoplano.
    2002. Cambieremo moneta.
    2003. Mi fratturerò il ginocchio sinistro.
    2004. Mi diplomerò al liceo.
    2005. Morirà il Papa.
    2006. L'Italia vincerà i mondiali.
    2007. Inventeranno un nuovo telefono molto bello, sembrerà un piccolo televisore.
    2008. In America ci sarà un problema con i soldi che ci renderà tutti più poveri.
    2009. Ci sarà un terremoto nel centro dell'Italia.
    2010. Finirò l'università.
    2011. Ci sarà un'incidente in una centrale nucleare in Giappone


    Era assurdo, come avevo fatto a indovinare tutte quelle cose? Come mai non ricordavo niente? Possibile che nè la maestra nè i miei genitori si fossero accorti delle cose allucinanti che avevo scritto? Ho letto infine le ultime frasi, agitatissimo e sudato.

    2012. In Italia una grossa nave farà un incidente vicino un'isola.
    2013. Ci saranno due Papa vivi, e uno se ne andrà via.
    2014. Mi fidanzerò con Gabriella.
    2015. Gli arabi uccideranno dei disegnatori in Francia.
    2016. Inizierò a lavorare.
    2017. Io e Gabriella ci lasceremo.
    2018. Cadrà un ponte a Genova.
    2019. Una ragazza coraggiosa protesterà contro l'inquinamento.
    2020. Un virus farà ammalare tutto il mondo.
    2021. Troverò questo quaderno per terra.


    Sono rimasto a lungo immobile, rileggendo le ultime frasi che combaciavano con i fatti storici piu' importanti: le Torri Gemelle, la Recessione, perfino i fatti del Bataclan e il Coronavirus, avevo previsto tutto! Ma come era possibile? Non poteva essere lo scherzo di qualcuno, quella era indiscutibilmente la mia calligrafia! Sentivo la testa che mi girava per la confusione e mi sono accasciato contro il muro, scendendo con la schiena fino a sedermi sul pavimento. Mentre cercavo di respirare meglio, ho provato a sfogliare altre pagine quasi tutte bianche tranne le ultime tre verso la fine dove avevo scritto altre frasi che stavolta mi raggelarono la spina dorsale.

    2022. Verrà costruito un treno velocissimo in Arabia.
    2023. Morirà mia nonna Cristina.
    2024. Un terremoto in America ucciderà mille persone.
    2025. Andrò a lavorare in Danimarca.
    2026. Cadrà un meteorite vicino il mio nuovo ufficio.
    2027. Mi ammalerò di una strana febbre.
    2028. Molte persone moriranno della mia stessa febbre.
    2029. Morirà il Papa a causa della mia stessa febbre.
    2030. Primo uomo camminerà su Marte.
    2031. La strana febbre peggiorerà e morirò a settembre.


    Ho fatto una pausa, sconvolto. Le predizioni malgrado quest'ultima frase, continuavano.

    2032. Un milione di persone moriranno della stessa febbre.
    2033. Un miliardo di persone moriranno della stessa febbre.
    2034. Il mio corpo inizierà a muoversi da solo.
    2035. I corpi delle persone morte si muoveranno tutte insieme.
    2036. Il nuovo capo del mondo ha una faccia che non mi piace.


    Edited by -TACET- - 15/9/2021, 11:18
  3. .

    BUON APPETITO.


    Al ristorante marito e moglie consumano una cena fuori dall’ordinario: niente pasta né pizza, stavolta è una sostanziosa zuppa speziata di carne a imbandire il loro tavolo. Il marito divora tutto ciò che gli finisce sotto mano: non fa neppure in tempo a deglutire che voracemente si tuffa nel morso successivo. Si unge la bocca con il grasso della carne, rompe le costine, succhia il brodo. Non consente spazio ai residui.
    Gli ansimi e i sospiri tra un boccone e l’altro non fanno che conferirgli un tono alquanto rivoltante. Ingordo, famelico, insaziabile l’uomo apprezza la cena più di quanto vorrebbe darlo a vedere.
    La moglie, in netto contrasto con l’immagine del marito, a stento tocca il pane. Giocherella con il vino per dare l’illusione di star aspettando qualcosa o qualcuno, quando in realtà ha un tarlo che le picchietta in testa e le annoda lo stomaco.
    “Tesoro” fa ad un certo punto la moglie mentre la cena sembra avviarsi alla conclusione “Sono preoccupata per Fuffy, non torna a casa da un paio di giorni oramai”. Il marito, senza interrompere la sua malsana relazione con la carne untuosa, alza gli occhi al cielo. “Stà tranquilla, il tuo barboncino avrà sentito l’odore di una cagna in calore e si sarà allontanato. Appena svolto il suo dovere da cane maschio, tornerà ad abbaiare fastidiosamente contro la nostra porta in men che non si dica.” Con quelle guance gonfie, è un miracolo che la moglie sia riuscita a cogliere pienamente le sue frasi. Ad ogni modo vuole credere alle parole del coniuge ma il massimo che replica in risposta è un poco convinto “Se lo dici tu”.
    Il volto di lei si annuvola: dove si è cacciato il suo soffice e tenero barboncino dagli occhi color blu cobalto? E' merito di quegli intensi e magnifici occhi se la moglie ha voluto sborsare 500 euro, prediligendo Fuffy ad altri cani.
    Naturalmente l’argomento non finisce lì. Trascorrono un paio di minuti dall’ultima risposta e la donna riprende parola: “Forse dovremmo chiamare la polizia”. A tale considerazione l’uomo per poco non si strozza con un pezzettino di carne. La vena che gli pulsa sulla fronte è l’evidente prova che non tollera ulteriori interruzioni dalla sua deliziosa cena. “Disturbare la polizia per trovare un inutile ammasso di pelo? Non dire assurdità!”. Accigliato afferra il piatto intatto della moglie e lo avvicina a sé. “Il cibo non va sprecato”.
    Quando non c’è più nulla da mettere sotto i denti, il marito finalmente decide di rincasare. Non vuole dimostrarlo ma è soddisfatto con sé stesso per aver dato un’opportunità al ristorantino dietro l’angolo che fino ad allora ha sempre dato una cattiva impressione alla moglie e tuttora continua a darla.
    Un’ora più tardi qualcosa disturba il resto della sua serata libera. Una fitta, una seconda fitta, una terza fitta, il dolore allo stomaco si fa via via più intenso. L’uomo dà la colpa alla cattiva digestione e si prende le famose pasticche viste in televisione per calmare il dolore. Passa una mezz’ora e le medicine si rivelano inutili. Passano i minuti e nulla sembra riuscire a dargli sollievo.
    Arriva una fitta acuta, forse la più spietata di tutte, e l’uomo corre in bagno sentendo il violento impulso di scaricare tutto nel water tramite il lato posteriore. Fa quello che deve fare, e lo fa piuttosto in fretta. Il volto gli torna rilassato e sereno: il dolore finalmente è svanito.
    Quando, però, si solleva dalla tavoletta per lanciare un’istintiva occhiata alla sua creazione, diventa terribilmente pallido in volto. La bocca si apre per dire qualcosa ma poi, senza successo, si chiude mentre i suoi grandi occhi esprimono null’altro che puro terrore. Nel water c’è qualcosa che mai si sarebbe aspettato da se stesso, o meglio, uscito da se stesso. Lì, al centro del water, a galleggiare c’è un occhio aperto. La sua iride, color blu cobalto, è spenta e vitrea ma l’uomo ha come l’impressione che gli stia restituendo lo sguardo.
    Vuole urlare. Vuole piangere. Vuole chiamare ad alta voce la moglie ma, senza rendersene conto, sviene sul pavimento del bagno. Dalla tasca del pantalone fa capolino il biglietto da visita del ristorante, su cui è impressa una faccina sorridente che urla a caratteri cubitali il nome del locale. In basso, molto minuscolo, a mò di nota il suddetto biglietto recita: tutti i nostri ingredienti sono rigorosamente a chilometro zero.






    Il mio primissimo creepypasta è concluso, ma mi piacerebbe molto avere vostri pareri a riguardo. Naturalmente gradisco, anzi, chiedo la correzione di eventuali errori.
  4. .

    "Sono entrati dallo specchio del bagno"


    ROzENaK


    dalla foto: Ruthie Mae McCoy era il tipo di persona che parlava da sola e malediceva gli sconosciuti per strada. Quando chiamò il 911 per riferire che qualcuno stava entrando nel suo appartamento di Abbott Homes dall'armadietto dei medicinali, potrebbe aver avuto le allucinazioni. Ma non stava avendo un'allucinazione.



    Ruthie May McCoy, 52 anni, era anche conosciuta come "La signora McCoy"; viveva dal 1983 negli appartamenti ABLA di Chicago in una sezione chiamata "Grace Abbott Homes". Il suo appartamento era il numero 1109 dell'11° piano.

    Alle 20:45 del 22 aprile 1987, McCoy chiamò il 911 per segnalare che un intruso aveva "buttato giù lo specchio" e stava cercando di entrare in casa attraverso l'armadietto dei medicinali del suo bagno. Il centralinista non era del tutto sicuro di cosa la donna intendesse, quindi inviò un'auto alle 20:47 pensando fosse "una disputa tra i vicini" e non un tentativo di effrazione con priorità più alta. Alle 21:02 nessun ufficiale era ancora arrivato sul posto; intorno allo stesso orario, un vicino di piano richiamò il 911 per riferire di aver sentito degli spari dall'appartamento n°1109. Un altro vicino riferì lo stesso pochi minuti più tardi, intorno alle 21:04.

    La polizia arrivò finalmente sul posto alle 21:10. Gli agenti bussarono alla porta dell'appartamento della signora McCoy, ma nessuno rispose, quindi richiamarono sul suo numero di cellulare. Attraverso la porta riuscirono a sentire il telefono squillare ripetutamente, senza risposta. Successivamente provarono a chiedere all'amministratore del complesso di appartamenti una copia delle chiavi per aprire la porta, ma il tentativo non andò a buon fine. Riluttanti a sfondare la porta, se ne andarono alle 21:48.

    Il giorno seguente, il 911 ricevette una nuova chiamata da un'amica della signora McCoy, Debra Lasley, che ne denunciava la scomparsa.
    La signora McCoy era solita fare visita a questa donna tra una commissione e l'altra, ma quel giorno non si presentò. Siccome la sera precedente Debra aveva visto la polizia fuori al complesso di appartamenti, pensò che fosse accaduto qualcosa e questo la preoccupò non poco. Di nuovo la polizia si presentò all'appartamento n°1109, ma pur bussando insistentemente nessuno aprì, ancora una volta. La sicurezza del complesso di edifici scoraggiò ancora una volta gli agenti a sfondare la porta per questioni legali, probabilmente temendo di essere accusati di violazione di domicilio. La polizia andò via senza concludere nulla.

    Nel pomeriggio, Debra Lasley allertò l'amministratore del complesso di appartamenti e si recarono a forzare la serratura e aprire la porta. Entrati in casa, la trovarono riversa in una pozza di sangue nella sua camera da letto; era stata colpita quattro volte: una volta nella spalla sinistra, una nella coscia sinistra, una nella parte destra dell'addome e una nel braccio destro.

    Iniziarono, a questo punto, le investigazioni.

    La polizia scoprì che il complesso ABLA presentava una anomalia architettonica in alcuni appartamenti, che si ritrovavano collegati tra loro mediante un passaggio di tubi posti dietro i mobili di ogni stanza. Questo design aveva lo scopo di fornire un facile accesso agli impianti idraulici se fosse stata necessaria la manutenzione. In alcuni casi, anche gli appartamenti sopra e sotto erano collegati tra loro allo stesso modo.

    Sfortunatamente, questo sistema aveva fornito anche un facile accesso ai ladri e ad altri personaggi nefasti, poiché gli armadietti dei medicinali del bagno e lo specchio erano facilmente rimovibili. Bastava strisciare attraverso la galleria di tubi, arrivare all'apertura e buttare giù lo specchio. Le effrazioni con questo metodo erano in corso già da tempo nel complesso di appartamenti ABLA, tanto che i residenti fissavano la mobilia del bagno al muro bloccandola con corde e altri oggetti pesanti prima di andare a dormire.


    L'appartamento di MCCOY, il n°1109, era collegato al n°1108, e da lì arrivarono i suoi assassini. Al tempo, il n°1108 era stato affittato ma non era occupato ancora dall'effettivo affittuario registrato.

    Ad oggi, è stato impossibile ricostruire cosa sia effettivamente successo all'interno dell'appartamento. I sospetti furono due ma dopo la causa furono giudicati innocenti; anche loro erano due affittuari che risiedevano nello stesso complesso di edifici.




    Recentemente anche una TikToker, Samantha Hartsoe, nel suo appartamento a New York ha scoperto che la sua casa avesse un secondo accesso e fosse collegata ad un altro appartamento alla stessa maniera: dietro lo specchio del suo bagno c'era una entrata. La donna ha registrato tutto in alcuni video che sono stati postati sul suo profilo e sono facilmente reperebili in rete.
    Samantha ha avuto il coraggio di strisciare attraverso il condotto ed esplorare l'appartamento dietro il suo bagno. Al suo interno ha trovato bottiglie di plastica vuote, finestre aperte e molte buste di spazzatura. Si è assicurata di chiudere a chiave la porta dall'interno dell'appartamento "segreto" ed è tornata nella sua casa.



    Edited by ´ kagerou. - 15/7/2021, 22:00
  5. .
    Grazie per averci giocato, Kal! Ma a te di bug e cose simili, nulla? Mamma mia io ne son rimasto talmente terrorizzato che non ho più voluto giocarci. Ah, ed io con la mia partita ho preso il finale cattivo, tanto per cambiare.
    SPOILER:
    C'era la protagonista morta nel burrone idk non mi ricordo nemmeno perché, è stato traumatico.
  6. .

    Cat In The Box
    GAGgXWT



    "Cat in the Box" è un videogioco horror programmato su RPG Maker e pubblicato a maggio 2020. Creato da Gustav e pubblicato da PsychoFlux Entertainment, è stato caricato su Steam. È disponibile in coreano, inglese e cinese semplificato.



    Il giocatore dovrà impersonare una ragazza che, per investigare e raccogliere informazioni riguardo un culto religioso improvvisamente scomparso, si addentra in una grande magione armata solo della sua videocamera. Le stranezze non tarderanno ad arrivare.
    Il giocatore dovrà infatti raccogliere oggetti, risolvere enigmi e scappare dalle creature che inseguono la protagonista mentre esplora quella che sembrerebbe essere una casa infestata.

    Il gioco è relativamente breve e potrà essere completato in circa due ore o poco più. Tuttavia, una delle principali pecularità del gioco saranno gli easter egg e i segreti ottenibili rigiocandolo una seconda volta. Pertanto, si consiglia di approfondire il gioco con più partite.
    Trigger Warning: presenza di jumpscares e rumori forti.

    Molti eventi sono casuali; alcune volte salvando o caricando la partita, lo schermo potrà sfarfallare o diventare rosso, oppure grigio. A volte, iniziando una nuova partita, nell'inventario della protagonista potremmo trovare un cellulare. Alcune azioni possono triggerare il gioco e far comparire dei dialoghi anomali o cambiare completamente le schermate, dando la sensazione al giocatore che si tratti di un bug. In genere, quasi tutte queste situazioni portano ad un game-over, per cui si dovrà ricaricare la partita.


    Requisiti di sistema

    Minimi:
    Sistema operativo: Windows 7 / 8 / 8.1 / 10
    Processore: Processore almeno 2 GHz
    Memoria: 1 GB di RAM
    Scheda video: CPU integrata
    Memoria: 250 MB di spazio disponibile







    Lo ho iniziato e finito ieri sera. Sono andato a dormire alle quattro abbastanza perplesso e spaventato. Ho cercato ovunque sui forum e le board di Steam quello che credevo fosse un bug, perché ho triggerato il gioco in una sequenza tanto che s'è chiuso da solo e ho dovuto ricominciare da capo, ma non ho trovato nulla da nessuna parte.
    Spoiler gameplay della mia partita:
    Ero alla parte in cui bisogna attivare l'ascensore per cambiare piano ma l'ascensore ha raggiunto la capienza massima, dunque bisognerà prendere la sedia dalla stanza precedente, aprire il vano sul tetto dell'ascensore e liberarlo. In quel momento la protagonista avrà un incubo (o allucinazione che sia), dove dobbiamo aiutarla a muoversi senza farsi individuare da un grande occhio che osserva nella sua direzione. Dopo questa semplice sequenza la guideremo in un corridoio buio e sarà inseguita e catturata inevitabilmente da dei mostri, provocandone il "risveglio", o il ritorno alla realtà che sia. Fin qui tutto ok. Il problema è che poco dopo sono andato in game-over e ho ricaricato che dovevo ancora liberare il peso dall'ascensore. Ovviamente riparte la scena dell'occhio a cui sfuggire, e quando sono arrivato al corridoio dove ti inseguono i mostri, sapendo che avrei dovuto farmi catturare, non ho continuato a correre verso sinistra e anzi sono tornato praticamente a destra, andando incontro ai mostri. A questo punto anziché riprendere da dove la protagonista avrebbe avuto l'allucinazione/il sogno, ritornando nella realtà come era accaduto poco prima, lo schermo è diventato rosso e mi ha portato al menù, ma non era il solito menù. I caratteri erano tutti diversi e cliccando una qualsiasi opzione (che sarebbero dovute essere New Game, Load Game ed Exit) sono partiti dei titoli di coda. Il gioco si è automaticamente chiuso senza neppure arrivare alla fine, obbligandomi a ricominciare. Ho degli screen.

    sYFshYQ

    YIkRGZI

    Nulla, ho preso sonno alle 4 passate.
  7. .
    [Inizio Trasmissione]

    "Comando Astra alla Pilota Lyra. Pilota Lyra, mi ricevi?"

    "Forte e chiaro, Comando Astra. Pilota Lyra in attesa di ordini."

    "Lyra, comunica la tua posizione."

    "In certa di campioni dal cratere Alpha-3. Sto prelevando dei campioni di flora locale."

    "Nessun movimento?"

    "...Il mio radar di bio-tracce mostra una forma di vita."

    "Ritorna all'HUB immediatamente, scarta tutti i campioni che hai raccolto."

    "Posso chiedere il perché?"

    "Lyra, è imperativo che tu ritorni immediatamente."

    [Passi]

    "Sono tornata nell'HUB."

    "Bene. Procedi ad attivare gli interblocchi di sicurezza di tutte le entrate e le uscite per favore."

    [Suoni di serrature metalliche]

    "Interblocchi di sicurezza attivati."

    "Pilota Lyra, dirigiti subito negli alloggi dell'equipaggio. Attiva tutti gli interblocchi sulla strada. Resta in silenzio e mantieni la calma."

    "Comando Astra, cos'è stato?"

    "Per favore rimani calma, Pilota Lyra. Sei l'unica che può completare questa missione. Io credo in te."

    [Porta che si chiude]

    "Sono negli alloggi. Lo sento camminare al piano di sotto."

    "Pilota Lyra, ti prego di ascoltarmi, riesci a raggiungere il telecomunicatore dentro gli alloggi?"

    [Suoni di sforzi]

    "È troppo in alto!"

    "Pilota Lyra, report dello stato."

    "É-"

    [Colpi sulla porta]

    [Metallo che cigola]

    "...É proprio fuori dai miei alloggi."

    "Pilota Lyra, ti prego di rimanere calma. Riesci ad entrare nel deposito?"

    "...Ci sto."

    "Per favore entraci, attiva gli interblocchi di sicurezza da dentro, e attendi istruzioni ulteriori."

    "...Comando Astra... ho paura."

    "Pilota Lyra, sei stata molto coraggiosa. Per favore resisti ancora un po', gli aiuti stanno arrivando."

    [Respiro affannato]

    "Pilota Lyra, starò qui con te finché gli aiuti non arriveranno."

    [Trasmissione Terminata]

    ***

    Lo presero dentro casa mia. Gridava. Si dimenava. Aveva in corpo un miscuglio di una mezza dozzina di droghe e narcotici che gli scorreva nelle vene, mentre i poliziotti lo trascinavano fuori, il coltello insanguinato ancora in mano. Andrà sicuramente in prigione per questo.

    Cosa ne è stato di Lyra? Della mia cara bambina? Della mia piccola astronauta?

    E cosa del padre, costretto a giocare la parte del comandante intergalattico in questo gioco malato? Per cercare di guidare sua figlia in un pianeta ostile che lei chiama suo?

    La Pilota Lyra non ha mai terminato la sua missione.



    Edited by DarknessAwaits - 28/5/2021, 22:24
  8. .
    Elliot Rodger

    Elliot Rodger (24 luglio 1991 – 23 maggio 2014) è stato un vlogger e serial killer americano.
    È stato responsabile del Massacro di Isla Vista, avvenuto il 23 maggio 2014, da lui commesso per via della sua frustrazione nei confronti del genere femminile, che a suo dire lo aveva reso solo e infelice.
    A causa di questo, è stato giudicato da molti come il massimo esponente degli incel (acronimo di “involuntary celibate”, una persona che non riesce a trovare un partner e che tende ad avere scarse capacità sociali, ndr), sebbene lui non si sia mai definito come tale.



    La vita



    Elliot Oliver Robertson Rodger nacque il 24 luglio 1991 a Londra. Suo padre, Peter, era un fotografo professionista, che nel 2011 avrebbe partecipato come regista di seconda unità per il film Hunger Games; sua madre, Chin, era un’infermiera sino-malese che aveva lavorato in vari set cinematografici, tra cui quelli di George Lucas e Steven Spielberg. Quattro anni dopo, nacque sua sorella Georgia.


    Quando Elliot aveva cinque anni, la sua famiglia per ragioni lavorative decise di trasferirsi a Los Angeles, in California. Due anni dopo, i suoi genitori si separarono. Il padre si risposò subito con Soumaya Akaaboune, un'attrice marocchina benestante. La madre frequentò vari imprenditori e registi, ma non si risposò.


    La custodia del figlio fu divisa in maniera equa tra i due, ma Elliot detestava andare dalla casa del padre perché la sua nuova compagna gli impediva di giocare ai videogiochi.


    Con l’inizio delle scuole medie, Elliot Rodger diventò sempre più timido e chiuso a causa dei suoi interessi (era un grande fan di Halo e di Warcraft) e dei complessi che aveva sul suo aspetto fisico (specialmente sull’altezza). In terza media per natale sua madre gli comprò World of Warcraft, verso il quale Elliot sviluppò una vera e propria dipendenza, e con fasi alterne continuò a giocarci fino all’età di vent’anni. Frattanto la matrigna Soumaya e suo padre Peter ebbero un figlio, Jazz.


    Dal momento che la scuola gli appariva noiosa e, a suo dire, lo distraeva da WoW, Rodger incominciò ad infastidire tutti per attirare l’attenzione e per far passare il tempo. Di conseguenza iniziò a essere preso di mira da alcuni ragazzi, a suo dire istigati da una ragazza, di nome Monette Moio, verso la quale Elliot Rodger aveva una cotta. Ciò gli fece venir fuori un’intensa paura verso il genere femminile, nonché la misoginia che lo avrebbe caratterizzato per il resto dei suoi giorni.


    Vista la sua ginecofobia, decise di iscriversi ad una scuola per soli maschi, la Carmelite Crispi High School. A causa della sua timidezza e delle voci messe in giro su di lui da alcuni vecchi compagni, fu pesantemente bullizzato. L’anno successivo si trasferì alla Taft High School, ma anche qui continuò ad essere vittima di bullismo; dopo un mese si iscrisse alla Independence High School, un piccolo istituto in cui, similmente all’università, è possibile non frequentare le lezioni, purché ci si presenti per svolgere compiti ed interrogazioni.


    Nel 2007 gli venne diagnosticato un disturbo pervasivo dello sviluppo non altrimenti specificato (PDD-NOS).


    Dopo essersi diplomato, nel 2010 Elliot si segnò alla facoltà di informatica del Pierce College, ma la mollò poco dopo visto che non aveva stretto nuove amicizie e nessuna ragazza gli aveva parlato. In seguito conseguì la patente e si iscrisse al Moorpark College, ma neanche qui ebbe successo e quindi si ritirò. Nel frattempo, i pochi amici che gli erano rimasti troncarono i rapporti con lui perché stufi dei suoi atteggiamenti misogini.


    I genitori si erano accorti che ci fosse qualcosa che non andava, dunque si erano rivolti ad uno psichiatra, Charles Sophy, ma Elliot non prese nessuno dei farmaci che gli aveva prescritto. Provarono a contattare anche un consulente, Dale Launer, per dargli dei consigli su come socializzare, ma, come da lui stesso dichiarato in un'intervista alla BBC, Rodger non lo ascoltò.


    Siccome non aveva intenzione di fare lavori umili, con il consenso dei genitori nel 2011 si trasferì ad Isla Vista, nel distretto di Santa Barbara, e si iscrisse nuovamente al college. Qui Rodger aveva intenzione di ricominciare la propria vita da zero e di trovarsi una fidanzata. Pur essendo di buona famiglia, Elliot credeva che avrebbe avuto successo con le donne solo diventando milionario, ragion per cui iniziò ad andare in lotteria. Ciononostante, tutti i suoi futuri tentativi di vincita si rivelarono vani.


    I rapporti con tutti i suoi coinquilini furono pessimi; inoltre mollò di nuovo il college perché non sopportava vedere coppie di fidanzati.


    Col passare del tempo la sua misantropia crebbe a dismisura. Un giorno vide una coppia ad un ristorante Starbucks, la seguì e rovesciò su di loro il caffè che aveva appena comprato; in un’altra occasione, alla vista di una coppia che si baciava, rovesciò su di loro del tè freddo. Un’altra volta, due ragazze bionde lo guardarono, ma non gli sorrisero; Elliot per vendicarsi rovesciò su di loro del latte.


    Nel 2012 iniziò a pianificare una strage, il cosiddetto "Giorno del Castigo” (Day of Retribution), ma lasciò perdere e decise di “dare un’altra possibilità al mondo”. A novembre dello stesso anno con 6.000 dollari acquistò una pistola Glock 34, che usò per esercitarsi, e anche una Sig Sauer P226. Il 20 luglio 2013 finì in una rissa in una festa in spiaggia, perse la collana d’oro che la nonna le aveva regalato e si ruppe una gamba. Dopo questo fatto, fissò il suo Giorno del Castigo alla fine della primavera del 2014. Sempre nel 2013 cominciò a frequentare PUAHate, un forum incel che fu chiuso poco dopo la strage da lui commessa.



    Il canale YouTube



    All’inizio del 2014 iniziò a caricare vlog su YouTube. In seguito alla strage, il suo canale fu chiuso, tuttavia i suoi contenuti sono stati ricaricati più volte sulla rete.


    I primi video non avevano nulla di sconvolgente. In molti si riprendeva mentre faceva delle passeggiate, a piedi o in macchina, per Santa Barbara; in altri si trovava in aereo; in un altro video era in montagna insieme al fratello; in un altro ancora invece era ad una festa. Potete trovare tutti i suoi video raggruppati qui.


    Quelli che risultano essere più interessanti e disturbanti sono i suoi ultimi video.


    Uno di questi è Being lonely on Spring Break sucks; in questo vlog Elliot Rodger durante una passeggiata in un parco si lamentava di come i suoi coetanei fossero in compagnia dei loro amici e delle loro fidanzate, mentre lui era da solo.


    Dopo altri vlog di passeggiate, il 26 aprile postò il suo video più celebre: Why do girls hate me so much?. Qui Rodger affermava di aver sperimentato solo solitudine e tristezza a Santa Barbara, e diceva che la colpa fosse tutta delle donne, in quanto nessuna gli aveva mai rivolto parola. Elliot sosteneva di aver provato molti modi per farsi notare, tra cui l’acquisto di una BMW e di vestiti costosi. Gli altri maschi fidanzati, a suo dire, erano molto più brutti, ignoranti e rozzi di lui. Vivere in un mondo del genere era ingiusto, secondo Rodger.


    Pochi giorni dopo, filmò un altro video, Life is so unfair because girls don’t want me, in cui, ripetendo essenzialmente ciò che aveva già detto nello scorso video, diceva che le donne gli avessero rubato la felicità e tutti i suoi anni della sua vita.


    In un filmato successivo, Balcony Vlog, sosteneva di rimpiangere la sua infanzia, poiché all’epoca “tutti erano uguali ed avevano pari opportunità”.


    In My reaction to seeing a young couple in the beach: Envy, come si può evincere dal titolo, Rodger riprende da lontano una coppia in una panchina ed esprime tutta la sua invidia e il suo rancore. Il video termina con lui che dice "non è giusto".


    Nel suo penultimo video, Elliot Rodger, Lonely Vlog, Life is so unfair, si trovava in un parcheggio e si adulava davanti al riflesso del finestrino della sua BMW. In seguito, una volta entrato in macchina, diceva che “la sua situazione è dovuta ad un’ingiustizia che va risolta”.


    Tutti questi video furono visti da sua madre, che, preoccupata per lo stato mentale del figlio, chiamò la polizia. Il 30 aprile alcuni poliziotti bussarono alla porta del suo appartamento, ma non lo perquisirono perché secondo loro non sembrava avere nulla di strano.


    Dopo essersi ammalato per un paio di settimane, fissò il giorno della strage al 24 maggio.



    Il manifesto di Elliot Rodger: “My Twisted World”



    In questi mesi, scrisse anche il suo manifesto: My Twisted World.


    In questo libro sono contenute la sua autobiografia, le sue riflessioni, la sua frustrazione e la nostalgia per l’infanzia. Alcuni punti sono stati giudicati poco accurati da alcuni suoi vecchi amici, i quali ritenevano che avesse ingigantito alcune situazioni, vittimizzandosi.


    Nel manifesto, tra le tante cose, sostenne che probabilmente il suo insuccesso con il genere femminile fosse dovuto al suo essere meticcio, e fece diverse esternazioni razziste nei confronti dei suoi precedenti coinquilini afroamericani e ispanici. Espresse anche disgusto per il fatto che sua sorella si fosse fidanzata con un messicano.


    Nell’epilogo del testo viene descritta in maniera accurata il suo piano, diviso in tre fasi. Nella prima fase, avrebbe ucciso i suoi coinquilini; in seguito, avrebbe cercato di uccidere quanti più ragazzi possibile, torturando nel suo appartamento soprattutto quelli di bell’aspetto. Nella seconda fase, si sarebbe recato alle nove di sera nell’edificio della Alpha Phi Sorority, una fratellanza per sole donne, che a suo dire aveva le ragazze più belle, le avrebbe uccise tutte e avrebbe sgozzato le loro teste. Nell’ultima fase, avrebbe ucciso la matrigna Soumaya e il fratellastro Jazz, avrebbe preso il suo SUV e avrebbe cercato di investire quante più persone possibili, gettando per strada le teste delle ragazze uccise. Non appena sarebbe stato accerchiato dalla polizia, si sarebbe suicidato ingoiando tutte le sue pillole di Xanax e di Vicodin per non finire in prigione.


    Il manifesto si conclude con un epilogo in cui descrive come dovrebbe essere il mondo:


    Mentre scoprivo queste verità sul mondo, ho creato l’ideologia perfetta e assoluta su come un mondo puro e giusto dovrebbe funzionare. In un mondo ideale, il sesso non dovrebbe esistere. Dovrebbe diventare illegale. In un mondo senza sesso, l’umanità sarà pura e civile. […] Per eliminare completamente il sesso, le donne stesse dovrebbero essere soppresse. Tutte le donne dovrebbero essere isolate come la peste in modo che possano essere utilizzate in un modo che possa davvero dare benefici ad una società civile. Per fare tutto ciò, dovrebbe esistere una nuova forma di governo potente, sotto il comando di un sovrano divino, come me. […] La prima mossa contro le donne sarà rinchiuderle tutte in campi di concentramento. In questi campi, la maggior parte delle donne sarà fatta morire di fame. […] Farò costruire un’enorme torre tutta per me, dove potrò osservare i campi e vederle allegramente morire tutte. 《Se io non posso averle, nessuno potrà.》 Le donne rappresentano tutto ciò che non va in questo mondo e per renderlo un posto giusto devono essere tutte sterminate. Tuttavia alcune verrebbero risparmiate per la riproduzione. Queste donne verrebbero chiuse e allevate in laboratori segreti. Qui verranno fecondate artificialmente con campioni di sperma per produrre una prole. La loro natura depravata sparirà col passare del tempo. [...]


    Il Giorno del Castigo: La strage di Isla Vista



    La mattina del 23 maggio, accoltellò i suoi due coinquilini, Hong e George Chen, e un loro amico, Wang. Sui loro cadaveri furono trovate centinaia di coltellate; probabilmente i tre studenti opposero resistenza.
    Per ragioni logistiche e temporali non poté eseguire il suo piano originale.


    Alle 9:17 di mattina, caricò il suo ultimo video: Retribution.


    Domani sarà il Giorno del Castigo, il giorno in cui avrò la mia vendetta contro l’umanità, contro tutti voi. Per gli ultimi otto anni della mia vita, sin dalla pubertà, sono stato costretto a patire una vita fatta di solitudine, rifiuto e desideri insoddisfatti, tutto perché le donne non sono mai state attratte da me. Le donne hanno dato il loro affetto, sesso e amore ad altri uomini, ma mai a me. Ho 22 anni e sono ancora vergine. Non ho mai baciato una ragazza. Ho frequentato il college per due anni e mezzo, anzi, forse di più, e sono ancora vergine. È stata molto dura. Durante il college tutti provano cose come il sesso, il divertimento e il piacere. In questi anni, ho dovuto marcire nella solitudine. Non è giusto. Voi donne non siete mai state attratte da me. Non capisco perché voi donne non siate attratte da me, ma io vi punirò tutte per questo. È un’ingiustizia, un crimine, perché… non so cosa non vediate in me. Sono il ragazzo perfetto, e invece voi vi gettate ai piedi di quegli uomini odiosi, anziché ai piedi del sottoscritto, il supremo gentiluomo.

    Dopo aver registrato il video, inoltrò il manifesto a trentaquattro persone, tra cui il suo psichiatra, i suoi familiari e i suoi vecchi amici e conoscenti.


    Una volta inviato, Rodger si recò alla Alpha Phi Sorority con la sua BMW Serie 3, ma dal momento che la porta era chiusa, se ne andò. Nel frattempo sparò a tre ragazze della Delta Delta Delta Sorority, uccidendone due e ferendone un’altra. Poiché non c’era nessun altro in giro, ritornò in città e dalla sua BMW sparò davanti ad una tavola calda, uccidendo uno studente.

    In seguito si diresse alla parte meridionale di Isla Vista. Qui sparò ad una coppia, ad una ciclista e a due passanti.


    Dopo aver visto un auto di polizia, virò a nord e attaccò altre nove persone. I poliziotti di pattuglia lo colpirono al bacino, dunque cercò di fuggire con la sua vettura, ma si schiantò nella parte nordest di Isla Vista. Alle 9:35, la polizia rinvenne il cadavere di Elliot Rodger nella sua auto, con un proiettile in testa. In macchina trovarono anche tre pistole, vari coltelli, sei caricatori da dieci proiettili e centinaia di munizioni non usate.



    BMW schiantata di Elliot Rodger Foto della BMW schiantata di Rodger

    Sig Sauer P226Glock 42 Le armi usate da Elliot Rodger

    Conseguenze, testimonianze e influenza



    Il massacro spinse gran parte dell'opinione pubblica a chiedere controlli più ferrei per l'acquisto di armi da fuoco. I principali promotori furono proprio i genitori e i conoscenti di Rodger, ma anche vari senatori e politici locali appoggiarono questa iniziativa, in quanto in California negli anni passati c'erano già state varie sparatorie. Nel 2016 venne dunque firmata una legge che consente la confisca delle armi da fuoco alle persone giudicate un pericolo per se stesse o gli altri.


    Negli anni seguenti, si verificarono altre stragi influenzate da Rodger.


    Una di queste è stata la Sparatoria all’Umpqua Community College, avvenuta il 1°ottobre 2015 a Roseburg, in Oregon. Qui lo studente ventiseienne Christopher Harper-Mercer uccise un assistente professore e otto studenti, e ne ferì altri otto. Durante la sparatoria, Herper-Mercer risparmiò uno studente, gli diede un pacco da consegnare alla polizia e lo costrinse a guardarlo mentre uccideva i suoi compagni. La busta conteneva un manifesto in cui Harper-Mercer esponeva la sua frustrazioni a causa della sua solitudine e dichiarava di voler prendere esempio da Rodger.


    Un altro massacro fu l’Attentato di Toronto del 23 aprile 2018. Con un furgoncino Chevrolet Express bianco, il venticinquenne Alek Minassian investì ventisei persone, uccidendone dieci. Nel suo interrogatorio, disse di far parte del "movimento incel" e di essersi ispirato a Rodger e a Harper-Mercer.


    I genitori furono sconvolti dalle azioni del figlio. In un’intervista, il padre ha asserito di non aver mai pensato che Elliot sarebbe arrivato al punto di commettere una strage.


    Alcuni suoi vecchi conoscenti e compagni di scuola hanno sostenuto che fosse una persona molto chiusa e poco incline a parlare, ma, come il padre, non immaginavano che avrebbe fatto tutto ciò.


    Monette Moio, la ragazza che secondo Rodger aveva dato il via alle sue sofferenze, in un'intervista ha sostenuto di non ricordarsi neanche di lui e di non avergli mai detto nulla di grave; ciononostante ha dichiarato di sentirsi enormemente in colpa.


    Tutti coloro che lo hanno conosciuto hanno concordato sul fatto che l’Elliot Rodger su YouTube e l’Elliot della vita reale fossero due persone completamente diverse. Mentre nei video pareva una persona alquanto narcisista, dal vivo era estremamente taciturno e timido.





    Edited by Medea MacLeod - 30/4/2021, 19:09
  9. .
    Allora, ieri ero a casa di mia sorella con mia madre a tenere d'occhio mio figlio e i miei nipoti che giocavano in giardino. Uno dei miei nipoti, Harrison, stava strappando pezzi di corteccia da un albero, quando mi ricordai di uno strano incontro che ebbi da piccola. Dissi “davvero strano” ad alta voce mentre ci ripensavo. Mia madre volle sapere di cosa stessi parlando, quindi glielo raccontai.

    Quando ero piccola, mi trovavo al “Bosco delle Pigne” (che era il nome dato dai bambini del quartiere ad un piccolo angolo con degli alberi sul ciglio della strada). Stavo strappando la corteccia ad uno degli alberi per passare un po’ di tempo e aspettavo che il mio amico Frankie finisse i compiti e uscisse a giocare. All’improvviso un tizio mi si avvicinò. Potevo sentire il suo odore prima che lo vedessi. Puzzava di fumo di sigaretta stantio. Ero abbastanza impaurita quando lo vidi. Non era molto anziano, ma aveva gli occhi strabici e appannati, e i suoi denti e le sue unghie erano gialli. Mia madre mi ha insegnato ad essere gentile con tutte le persone, anche se non sono simili a me, quindi feci un sorriso falso e lo salutai.

    “Cosa stai facendo?” mi chiese.
    Il suo alito puzzava da morire.
    “Uhm, sto strappando la corteccia di questo albero.”
    “Non dovresti farlo. È come strappare la pelle dell’albero. Come ti sentiresti se qualcuno strappasse la tua pelle?” disse mentre pizzicava leggermente il mio braccio con le sue unghie gialle e lunghe.
    “Non lo so.” Risposi e ritirai il braccio.

    Proprio allora la madre di Frankie mi chiamò dalla porta e mi disse di entrare e aspettare dentro. All’epoca non diedi per niente peso alla faccenda. Quando la raccontai a mia madre, sembrava che, non so, si stesse sentendo in colpa? Lei mi disse che ormai era ora che conoscessi tutta la storia. Pensava che mi fossi dimenticata dell’incontro, quindi non aveva mai ripreso l’argomento. Innanzitutto dovete sapere che il quartiere in cui sono cresciuto era una piccola comunità molto compatta. Tutti si conoscevano e non c’era motivo per uno sconosciuto di venire qui a meno che non conoscessero qualcuno. In ogni caso, ecco cosa successe con quel tizio.

    La madre di Frankie, Sonia, notò un furgoncino bianco senza finestrino parcheggiato sul ciglio della storia (troppo banale). Non lo aveva riconosciuto, ma pensò che si trattasse di un visitatore di un vicino. Sonia disse (o meglio raccontò alla polizia) che il furgoncino era stato lì giorno e notte. Lo stava tenendo d’occhio e disse che aveva solo una brutta sensazione. Casa sua di fronte aveva una grande finestra affacciata sul Bosco delle Pigne e il furgoncino era parcheggiato vicino di essa. Vide che stavo aspettando Frankie e tenne costantemente d’occhio il furgoncino, con il telefono in mano per sicurezza. Vide l’uomo quando uscì dal retro del furgone e si avvicinò a me. Non appena lo vide afferrarmi la mano e pizzicarmi chiamò la polizia. Fu allora che mi fece rientrare.

    La polizia fermò l’individuo appena fuori il vicinato. Nel retro del furgoncino c’erano binocoli, una fotocamera Polaroid e mie foto appiccicate su tutte le pareti e sul soffitto. Io a scuola, a casa dei nonni, in banca con mia madre… tutte foto mie ovunque fossi andata.

    Ma non è tutto. Portava con sé la chiave di un magazzino. Al suo interno hanno trovato un armadio pieno di coltelli. Una. Marea. Di. Coltelli. Coltelli da cucina, un coltello da macellaio, un coltellino sottile, uno scavino e vari coltelli di tutte le forme e dimensioni. C’erano anche alcuni libri di anatomia, apparecchiature da ostetrica, nastro adesivo e dieci taniche di benzina vuote. Al centro del magazzino c’era un letto vecchio usato per tenere fermi i malati mentali, quindi aveva cinturini per i polsi e le caviglie. Tutto l’interno era coperto da una pellicola trasparente.
    Mia madre mi ha detto che aveva sentito che lui si trovava in un manicomio criminale di massima sicurezza.

    È stato abbastanza inquietante per me e quindi ho pensato di condividerlo con voi!


    Edited by & . - 27/4/2021, 21:26
  10. .
    Crescendo ho sempre pensato che la vita fosse come un videogioco. Facevo di tutto per mantenere questa sorta di illusione: svolgere i compiti era come completare una missione, parlare con gli amici era come vagare fra le ramificazioni di un albero di dialogo e diplomarsi col voto più alto era come uccidere il boss finale.

    Ho sempre tenuto queste fantasie per me, e non ci ho pensato troppo fino a quando non iniziarono a distinguersi piccoli dettagli. A volte quando camminavo in un sentiero nel bosco e i miei occhi notavano un albero leggermente più sfocato degli altri, altre volte mentre parlavo con i miei genitori la conversazione sembrava strana, come se le loro risposte fossero vaghe quanto basta per aver senso se avessi detto qualcos'altro.

    Io dicevo: "La signora Bainbridge ci ha dato troppi compiti stasera!" e mio padre rispondeva: "I compiti sono importanti, figliolo." Io urlando rispondevo: "Non c'è modo che io possa finire questo progetto con gli allenamenti di baseball", e mio padre rispondeva: "Volere è potere."

    Diventai scettico. Cominciai a mettere alla prova l'universo per essere sicuro che fosse reale. Uno dopo l'altro, i pezzi del puzzle che pensavo di aver risolto si spezzarono. Un pomeriggio diedi un pugno dritto nei denti al mio migliore amico Aidan. Il suo volto si contrasse un po', ma tornò come prima con il suo solito sorriso.

    Aidan subito dopo sorridendo a trentadue denti mi disse: "Vuoi giocare a Smash dopo?"

    Il giorno dopo provai a far dire ai miei genitori il mio nome.

    Mia madre mi chiamò: "Vieni a cenare tesoro!" Mio padre mi chiese: "Come è andata la tua giornata? Com'è andato l'allenamento?". Mamma disse: "I gomiti giù dal tavolo, caro."

    Andò avanti così per tutta la sera. Non riesco nemmeno a ricordare l'ultima volta che i miei genitori abbiano detto il mio nome.

    Ripensandoci, avrei dovuto accettare la situazione. Vivere la vita come il gioco programmava non era difficile. Se avessi ignorato tutti i segnali di allarme avrei anche potuto essere felice, ma ormai era troppo tardi.

    Ieri, o almeno credo che fosse ieri, ho testato i limiti del gioco. Proprio prima di andare a scuola ho rubato le chiavi a mia madre, ho preso il suo fuoristrada, e ho iniziato a guidare. Non mi importava la destinazione, finché fosse un posto nuovo

    Alla fine, la strada ha iniziato ad essere meno familiare. Mi stavo addentrando nella natura. Dopo mezz'ora arrivai ai confini della città, oltre le fitte chiome degli alberi che la isolavano dal mondo esterno.

    Però… non c'era niente. La strada era finita lì. Non c'era più terra, ogni cosa era blu, dalla cima al fondo, nella distesa infinita, era tutto blu.

    Stavo lì, sul precipizio, domandandomi cosa fosse la mia vita prima di quel momento, chiedendomi come sarebbe potuta essere. In quel momento, ho fatto il primo passo in quel blu ignoto. Ho cominciato a precipitare.

    In quegli ultimi istanti, riuscii solo a pensare che stavo vivendo una vita che qualcun altro aveva deciso al posto mio,

    E ora?

    Sto ancora cadendo.



    Edited by Stefy983 - 5/5/2021, 21:20
  11. .
    La prima volta in cui ero andato a casa sua la ricordo ancora: non lavoravamo insieme da molto, forse si era trasferita da noi giusto da un paio di settimane ed aveva iniziato a far parte del nostro team. Era estremamente socievole o almeno sicuramente lo è sempre stata più di me dato che in poco tempo aveva stretto amicizia con tutti i nostri colleghi di lavoro, proponendo idee sempre nuove ed incrementando le vendite. Quella volta in particolare, appunto la prima volta in cui ero andato nel suo piccolo bilocale, non avevamo mancato di scambiarci degli sguardi dolci con i cosiddetti “occhi a cuoricino” nel posto in cui eravamo andati a pranzo soltanto poco prima. Avevo una gigantesca cotta per lei, anche se a trent’anni ormai parlare di cotta poteva sembrare superato da chiunque.

    Ricordo il giorno del nostro primo effettivo appuntamento quando lei, non senza alcun velo di timidezza, aveva comprato i biglietti per andare a vedere un film di cui le stavo parlando ormai da settimane, fino alla nausea. Credevo che non lo avrebbe trovato così importante, ed invece pian piano stavo imparando a capire che i miei sentimenti fossero ricambiati.

    Sono sempre stata una persona fortemente solitaria, non ho mai sentito il bisogno di circondarmi di troppi amici e, se non vogliamo contare l’illusione durante qualche storiella poi finita molto male, non avevo mai creduto di poter incontrare qualcuno con cui avrei desiderato passare il resto della mia vita.

    Si dice sia il giorno più importante soltanto per le ragazze eppure anche io ero molto felice di poter vedere la mia amata varcare la soglia di quella piccola chiesetta nel suo paese, al fianco di suo padre, vestita di bianco con un lungo telo che inevitabilmente trascinava per tutta la navata.

    Io e lei non abbiamo mai sentito il bisogno di avere figli, né di circondarci di oggetti di lusso che potessero compensare ciò che, agli occhi degli altri, non avevamo raggiunto nella vita. Abbiamo sempre preferito andare in giro per il mondo, scoprire insieme nuovi posti e renderci conto che, giorno dopo giorno, il nostro amore andava di pari passo alle nostre esperienze, crescendo senza che ce ne fosse un limite.

    Purtroppo non avevo idea di ciò che mi avrebbe riservato la vita: ho passato giorni a chiedermi “perché?”, perché stesse accadendo proprio a me e alla serenità che insieme avevamo continuato a costruire. Le venne diagnosticato un cancro in stadio terminale, non c’era più niente che potessimo fare se non aspettare e provare a prolungare le sue aspettative di vita con della specifica terapia, che però non avrebbe mai debellato completamente il tumore; il medico era stato molto chiaro al riguardo.
    Lei non era più la stessa: aveva accettato che presto ci avrebbe lasciato tutti, è sempre stata coraggiosa, ma non avrebbe voluto far vincere la malattia e lasciare questo mondo senza essere più in grado di riconoscersi allo specchio. Ho lottato affinché cambiasse idea finché, con due occhi rossi e gonfi ormai anche stanchi di piangere, l’ho lasciata andare nella migliore clinica per il suicidio assistito. Persino il nostro medico ci è stato vicino, aiutandomi nei giorni seguenti a recuperare le forze per poter andare avanti anche senza di lei, senza l’amore della mia vita.

    Siamo diventati pian piano amici: ho conosciuto la sua famiglia ed il lutto, rielaborato anche grazie ad un valido supporto psicologico, mi è sembrato più leggero in loro compagnia – anche se niente, niente mai riuscirà a risanare il mio rancore verso questa vita maligna, ingiusta, che mi ha strappato l’amore dopo nemmeno dieci anni passati insieme.

    Oggi sono stato nello studio del mio amico, quel medico. Aveva una notizia da darmi: anche lui soffre dello stesso cancro che l’ha portata alla morte e, come lei, sa già di non avere grandi speranze di sopravvivere. Credevo volesse il mio conforto, che non riuscisse a dirlo alla propria famiglia e quindi avesse bisogno dell’aiuto di un amico a lui vicino, invece mi aveva chiamato perché, a detta sua, non voleva andarsene senza liberarsi di un peso. Avrei fatto di tutto per aiutarlo e confortarlo, io che c’ero già passato, ma ha aggiunto che il suo cancro fosse diverso da quello di mia moglie. “Perché?” allora gli ho chiesto, domanda ossessiva che ancora una volta tornava a ripresentarsi nella mia mente e nella mia stessa vita.
    L’ho visto muoversi nervosamente sulla sedia, stropicciare i braccioli di quella poltrona già distrutta mentre con lo sguardo non riusciva più a guardare il mio volto, costretto a puntarlo altrove mentre il ticchettio della penna che aveva in mano si faceva sempre più incessante.
    “Il mio cancro non è stato diagnosticato erroneamente” disse.
    “Quello di tua moglie sì”.

    Edited by xRedRaven - 7/4/2021, 19:47
  12. .
    Questo mi accadde all'età di 21 anni dopo un tentato suicidio per overdose. Mi svegliai nel bel mezzo della notte quando un infermiere mi disse che doveva cambiarmi la flebo. Mi bucò due o tre volte ma non riusciva a prendere la vena, così gli chiesi di farsi aiutare da qualcuno. Mi rispose di no e continuò. Mentre lo faceva, spingeva e muoveva l'ago sotto la mia pelle dicendomi che stava cercando di trovare la vena.

    Dopo sette o otto tentativi, ammise che stava intenzionalmente cercando di farmi male. Gli chiesi, "perché lo stai facendo?" e lui rispose: "È colpa tua se ti trovi qui."

    Ero troppo debole per reagire ed era notte fonda, non c'era nessun'altro nei dintorni che avrei potuto chiamare. Non ho idea di quante di quante volte abbia cercato di bucarmi alla fine.

    Il giorno dopo fu un altro infermiere a sostituirmi la flebo. Era sconvolta perché disse che si trattava della siringa più grande che avesse mai visto usare su un paziente "in vita" (non so che senso abbia utilizzare siringhe sui cadaveri, ma è quello che disse).

    Molte persone hanno cercato di sminuire quanto raccontato loro, ma è stato terribile ritrovarsi da soli, indifesi e sapendo che una persona che dovrebbe fornirti aiuto ti odia e vuole provocarti dolore. Quindi sì, infermiere notturno che ama le siringhe grandi e odia le ragazze mentalmente instabili, non incontriamoci più.

    Fonte:


    Edited by Kohei - 26/3/2021, 09:51
  13. .

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    Manifesto originale del 1957, con la quale la polizia cercò di identificare il "ragazzo nella scatola"



    Il caso "Baby in the box" (lett: "Il ragazzo nella scatola") è uno dei misteri irrisolti più eclatanti della cronaca nera statunitense. Un caso ancora aperto, nonostante siano trascorsi circa sessant'anni. Si fa riferimento ad una vittima mai identificata di un omicidio; si trattava infatti di un bambino dai 3 ai 7 anni il cui corpo, nudo e con segni di percosse, fu ritrovato in una scatola di cartone nel quartiere di Fox Chase a Philadelphia, in Pennsylvania, il 25 febbraio 1957. La sua identità non è mai stata scoperta, e il caso rimane aperto tutt'oggi.


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    Scena del crimine, la scatola in cui fu ritrovato il corpo.



    La scoperta avvenne nel 1957; un giovane aveva precedentemente piazzato delle trappole per topi nella boscaglia di Susquehanna Road e per primo trovò il corpo, tuttavia non denunciò alle autorità per paura che potesse subire un processo per aver piazzato delle trappole non autorizzate. Qualche giorno dopo, un altro ragazzo che percorreva la strada notò un coniglio che correva nel sottobosco. Sapendo della presenza delle trappole, fermò la macchina per aiutare l'animale e scoprì il corpo. Anche lui all'inizio esitò a riportare la scoperta alla polizia, ma poi vi si recò il giorno seguente.

    La polizia trovò il corpo avvolto in una coperta, dentro una scatola destinata a contenere le culle prodotte da J. C. Penney. Sul corpo del bambino erano presenti segni di denutrizione, oltre che delle cicatrici chirurgiche sulla caviglia e l'inguine, e una cicatrice a forma di L sotto il mento. Inoltre, la testa del bambino presentava pochi capelli e venne ipotizzato che fossero stati tagliati dopo la morte, perché lungo il corpo c'erano ancora residui di ciocche e ciuffi.

    La polizia iniziò le indagini il 26 febbraio 1957, ovvero il giorno seguente. Vennero prese le impronte digitali del ragazzo e si pensava che le indagini potessero concludersi molto velocemente, ma non fu così; nessuno si presentò a testimoniare. Il giornale The Philadelphia Inquirer stampò circa 400.000 volantini con il probabile aspetto da vivo del bambino nella speranza che qualcuno lo riconoscesse.

    La scena del crimine fu perlustrata da cima a fondo da 270 agenti di polizia, che riuscirono solo rinvenire un cappello da uomo di velluto, una sciarpa da bambino e un fazzoletto bianco da uomo con la lettera G nell'angolo, tutti oggetti che non portarono le indagini da nessuna parte.

    La polizia si spinse fino a pubblicare delle foto post-mortem del bambino vestito e seduto, sperando che qualche civile lo potesse riconoscere. Nonostante l'interesse che continuò a manifestarsi nel corso degli anni, l'identità del bambino non è mai stata scoperta e il caso rimase irrisolto.

    Il corpo fu inizialmente sepolto in una fossa comune. Nel 1998 venne riesumato per estrarne il DNA e a quel punto venne sepolto nuovamente a Cedarbrook. La tomba ad oggi ha una grande lapide con su scritto "America's Unknown Child", il ragazzo sconosciuto d'America. I residenti mantengono la tomba adornata da fiori e peluche di animali.


    Negli anni molte teorie sono state avanzate riguardo l'identità del bambino; molte sono state considerate poco attendibili, ma due in particolare sono state ampiamente indagate.

    La casa famiglia


    Nel 1960, Remington Bristow, un uomo che lavorava all'ufficio del medico legale che seguiva il caso, si interessò particolarmente all'omicidio e indagò fino alla sua morte, nel 1993. Si mise in contatto con un sensitivo, il quale lo condusse ad una casa famiglia a circa 2,5 km dal luogo del ritrovamento del corpo. Nell'edificio Bristow scoprì una culla simile a quelle vendute da J. C. Penney e delle coperte molto simili a quella ritrovata accanto al corpo del bambino. Bristow iniziò ad ipotizzare che il bambino appartenesse alla figliastra del direttore della casa, e che si erano liberati del corpo in modo che la figliastra non venisse additata come ragazza madre non sposata. Inoltre ipotizzò che la morte del ragazzo fosse stato un incidente. La polizia tentò di indagare interrogando la figliastra (che intanto si era sposata) ma non ci furono conclusioni interessanti. A questo punto, l'indagine sulla casa famiglia fu quindi chiusa.

    La donna conosciuta come "Martha" o "M"


    Una nuova teoria fu portata avanti nel febbraio 2002 da una donna identificata solamente come "Martha". La polizia considerò la sua storia come plausibile pur dubitando della sua testimonianza in quanto la donna era stata affetta da malattie mentali. "M" dichiarò che sua madre, donna violenta e mentalmente instabile, avesse comprato un bambino (il cui nome sarebbe stato "Jonathan") nell'estate del 1954. In seguito, il bambino fu sottoposto a estreme violenze fisiche e abusi sessuali per circa due anni e mezzo, chiuso in isolamento nel seminterrato. Raccontò che al bambino non fosse mai stato permesso uscire dalla casa e che fosse costretto a trascorrere la maggior parte del suo tempo nel seminterrato, pieno di spazzatura e sporcizia. Martha ha sempre sostenuto che il bambino non avesse mai parlato e che venisse regolarmente abusato da sua madre (la cui identità non è mai stata svelata).

    La donna raccontò che una sera a cena, il bambino vomitò i fagioli stufati che stava mangiando, e che per questo motivo sarebbe stato violentemente picchiato e che sbatté la testa contro il pavimento, rimanendo incosciente. Quella stessa sera gli venne quindi fatto un bagno durante il quale morì probabilmente per il trauma cranico.

    Queste poche ma preziose informazioni combaciavano con quelle in possesso della polizia: infatti il coroner trovò nello stomaco dei resti di fagioli stufati, e le dita del bambino avevano i polpastrelli rugosi come se le mani fossero state immerse a lungo nell'acqua.

    Successivamente all'omicidio, la madre di "M" avrebbe quindi tagliato i capelli al bambino per non farlo riconoscere. Avrebbe poi costretto la donna ad assisterla mentre si liberava del corpo. "M" continuò a raccontare che mentre stavano per rimuovere il corpo dall'auto, un motociclista che passava nei dintorni si fermò per offrire aiuto. Queste informazioni combaciavano con quelle fornite da un testimone nel 1957.

    Nonostante la possibile verosimiglianza delle informazioni date da "M" alla polizia, nessuno fu in grado di verificare le sue dichiarazioni per assenza di prove. I vicini che avevano avuto accesso alla casa di "M" negarono che avessero un bambino, e rigettarono la testimonianza della donna definendola "ridicola".

    È importante sottolineare a questo punto che la psicologa che si occupava di Martha, abbia sempre sostenuto che l'esperienza raccontata dalla donna fosse reale, perché la versione raccontata non cambiò mai neppure una volta durante tutte le sedute. Inoltre si ipotizza che è possibile che il vicinato non sapesse l'esistenza del bambino, in quanto in due anni di permanenza nell'abitazione non gli fu mai concesso di vedere la luce del giorno.

    Ad oggi il mistero rimane irrisolto.


    Edited by ´ kagerou. - 19/3/2021, 22:50
  14. .
    Siamo rimasti solo in quattro, ora, accucciati in uno spazio di tre metri per 1,8 metri. Quest'area è tutto ciò che rimane del mondo di prima. Il resto è coperto dal cemento.

    Sally, Nadiya, Tom, ed io (anch'io di nome Tom) siamo le uniche persone rimaste in vita. Non lo saremo ancora per molto.

    Tre settimane fa era tutto normale. Poi qualcuno si è accorto che gli edifici e le strutture stavano 'crescendo'. Qualunque cosa fatta di cemento si stava lentamente espandendo. Reagiva alla presenza dei viventi. Se una persona era lì vicino, il cemento indurito si espandeva.

    Non ci volle molto prima che il mondo venisse sopraffatto. Il cemento si diffondeva rapidamente come una lava spenta e miserabile, che schiacciava e circondava ogni cosa vivente.

    Strisciò nei mari, solidificandosi.

    Attraversò gli oceani, cercando.

    Invase ogni spazio vuoto.

    Si arrampicò nel cielo quando sentì forme di vita in volo.

    Tentativi di distruggerlo si rivelarono inutili. Ce n'era un infinitá. Ci eravamo abituati troppo alla sua presenza. Immagino che ad un certo punto abbia acquisito vita propria. Un meccanismo evolutivo dei più strani.

    E quindi, ora, stiamo seduti ed aspettiamo, guardando il pallido, impietoso cemento strisciare a passo di lumaca verso di noi. Tom sta piangendo. Nadiya lo sta tenendo stretto. Siamo circondati, intrappolati in questa trincea. Le mura sono alte più di un miglio.

    Gradualmente veniamo spinti più vicini l'uno all'altro dai muri che avanzano. Sally si è tirata su il cappuccio della giacca, ritirandosi dall'inevitabile. Tom sta urlando verso il suo dio. Nadiya guarda in alto, e urla verso il proprio.

    E infine, ci ritroviamo ad occupare uno spazio non più largo di tre piedi da ogni lato. La gamba di Nadiya si incastra con quella di Sally e la sentiamo spezzarsi. L'urlo è orribile. Seguono presto altre fratture mentre il nostro spazio diminuisce.

    Iniziamo a soffocare, incollati l'uno all'altro. Il nostro piccolo spazio si riempie di sangue ed ossa fratturate. Gli occhi di Tom sono scoppiati. Sembra essere in pace ora. Penso sia stato il primo a lasciarci.

    Le teste di Nadiya e Sally si scontrano e la loro agonia si fa sentire. Le loro agonizzanti ultime parole non sono poetiche. E mentre si spalmano sui muri, sono geloso che siano andate in un aldilá migliore.

    E poi, c'è il buon vecchio me. Abbracciato dal cemento e dai resti martoriati dei miei compagni, il mio scheletro e le mie interiora sono schiacciate e distrutte in maniera indescrivibile. Il dolore, nella sua luciditá, è senza pietá.

    La visuale sopra di me viene chiusa e osservo gli ultimi rimasugli di quel bel cielo blu svanire. L'oscuritá è ora inviolata.

    Poi, il cemento smette di muoversi. Non sono altro che un mucchio di pezzi spezzati, paralizzato e perso in questa ridicola tomba.

    Ed è in momenti come questo che vorrei, anni e anni fa, non aver venduto la mia anima in cambio dell'immortalitá.



    Edited by & . - 15/3/2021, 08:51
  15. .
    Alcune di queste le dobbiamo trasformare in copypasta e incollarle in giro a caso per diminuire la qualità del forum
27 replies since 22/12/2020
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