Buon appetito.

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    Everything becomes dark.

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    BUON APPETITO.


    Al ristorante marito e moglie consumano una cena fuori dall’ordinario: niente pasta né pizza, stavolta è una sostanziosa zuppa speziata di carne a imbandire il loro tavolo. Il marito divora tutto ciò che gli finisce sotto mano: non fa neppure in tempo a deglutire che voracemente si tuffa nel morso successivo. Si unge la bocca con il grasso della carne, rompe le costine, succhia il brodo. Non consente spazio ai residui.
    Gli ansimi e i sospiri tra un boccone e l’altro non fanno che conferirgli un tono alquanto rivoltante. Ingordo, famelico, insaziabile l’uomo apprezza la cena più di quanto vorrebbe darlo a vedere.
    La moglie, in netto contrasto con l’immagine del marito, a stento tocca il pane. Giocherella con il vino per dare l’illusione di star aspettando qualcosa o qualcuno, quando in realtà ha un tarlo che le picchietta in testa e le annoda lo stomaco.
    “Tesoro” fa ad un certo punto la moglie mentre la cena sembra avviarsi alla conclusione “Sono preoccupata per Fuffy, non torna a casa da un paio di giorni oramai”. Il marito, senza interrompere la sua malsana relazione con la carne untuosa, alza gli occhi al cielo. “Stà tranquilla, il tuo barboncino avrà sentito l’odore di una cagna in calore e si sarà allontanato. Appena svolto il suo dovere da cane maschio, tornerà ad abbaiare fastidiosamente contro la nostra porta in men che non si dica.” Con quelle guance gonfie, è un miracolo che la moglie sia riuscita a cogliere pienamente le sue frasi. Ad ogni modo vuole credere alle parole del coniuge ma il massimo che replica in risposta è un poco convinto “Se lo dici tu”.
    Il volto di lei si annuvola: dove si è cacciato il suo soffice e tenero barboncino dagli occhi color blu cobalto? E' merito di quegli intensi e magnifici occhi se la moglie ha voluto sborsare 500 euro, prediligendo Fuffy ad altri cani.
    Naturalmente l’argomento non finisce lì. Trascorrono un paio di minuti dall’ultima risposta e la donna riprende parola: “Forse dovremmo chiamare la polizia”. A tale considerazione l’uomo per poco non si strozza con un pezzettino di carne. La vena che gli pulsa sulla fronte è l’evidente prova che non tollera ulteriori interruzioni dalla sua deliziosa cena. “Disturbare la polizia per trovare un inutile ammasso di pelo? Non dire assurdità!”. Accigliato afferra il piatto intatto della moglie e lo avvicina a sé. “Il cibo non va sprecato”.
    Quando non c’è più nulla da mettere sotto i denti, il marito finalmente decide di rincasare. Non vuole dimostrarlo ma è soddisfatto con sé stesso per aver dato un’opportunità al ristorantino dietro l’angolo che fino ad allora ha sempre dato una cattiva impressione alla moglie e tuttora continua a darla.
    Un’ora più tardi qualcosa disturba il resto della sua serata libera. Una fitta, una seconda fitta, una terza fitta, il dolore allo stomaco si fa via via più intenso. L’uomo dà la colpa alla cattiva digestione e si prende le famose pasticche viste in televisione per calmare il dolore. Passa una mezz’ora e le medicine si rivelano inutili. Passano i minuti e nulla sembra riuscire a dargli sollievo.
    Arriva una fitta acuta, forse la più spietata di tutte, e l’uomo corre in bagno sentendo il violento impulso di scaricare tutto nel water tramite il lato posteriore. Fa quello che deve fare, e lo fa piuttosto in fretta. Il volto gli torna rilassato e sereno: il dolore finalmente è svanito.
    Quando, però, si solleva dalla tavoletta per lanciare un’istintiva occhiata alla sua creazione, diventa terribilmente pallido in volto. La bocca si apre per dire qualcosa ma poi, senza successo, si chiude mentre i suoi grandi occhi esprimono null’altro che puro terrore. Nel water c’è qualcosa che mai si sarebbe aspettato da se stesso, o meglio, uscito da se stesso. Lì, al centro del water, a galleggiare c’è un occhio aperto. La sua iride, color blu cobalto, è spenta e vitrea ma l’uomo ha come l’impressione che gli stia restituendo lo sguardo.
    Vuole urlare. Vuole piangere. Vuole chiamare ad alta voce la moglie ma, senza rendersene conto, sviene sul pavimento del bagno. Dalla tasca del pantalone fa capolino il biglietto da visita del ristorante, su cui è impressa una faccina sorridente che urla a caratteri cubitali il nome del locale. In basso, molto minuscolo, a mò di nota il suddetto biglietto recita: tutti i nostri ingredienti sono rigorosamente a chilometro zero.






    Il mio primissimo creepypasta è concluso, ma mi piacerebbe molto avere vostri pareri a riguardo. Naturalmente gradisco, anzi, chiedo la correzione di eventuali errori.
     
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    Anche non essendo il massimo a scovare errori devo dire che non ne ho riscontrati durante la lettura.

    Devo dire che mi è piaciuta molto questa storia, pensavo tutto il tempo a qualcosa di scontato, tipo che la sparizione del cane c'entrava col marito, e il "mindfuck" (non so in che altro modo dirlo) secondo me la farebbe entrare di certo nella categoria creepypasta. Il mio lato preferito di questa storia è il come hai voluto far cadere praticamente tutti i sospetti sul marito, e il come andando avanti nella lettura i sospetti aumentino, (tipo il come rispose alla moglie sul movimentare la polizia, e il come si parli del suo mangiare in modo quasi da maiale), beh ho finito, ci ho messo un po' perché ho fatto molte riflessioni durante la scrittura del commento, infatti lo modificato molte volte.
     
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1 replies since 21/7/2021, 22:38   157 views
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