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Siamo rimasti solo in quattro, ora, accucciati in uno spazio di tre metri per 1,8 metri. Quest'area è tutto ciò che rimane del mondo di prima. Il resto è coperto dal cemento.
Sally, Nadiya, Tom, ed io (anch'io di nome Tom) siamo le uniche persone rimaste in vita. Non lo saremo ancora per molto.
Tre settimane fa era tutto normale. Poi qualcuno si è accorto che gli edifici e le strutture stavano 'crescendo'. Qualunque cosa fatta di cemento si stava lentamente espandendo. Reagiva alla presenza dei viventi. Se una persona era lì vicino, il cemento indurito si espandeva.
Non ci volle molto prima che il mondo venisse sopraffatto. Il cemento si diffondeva rapidamente come una lava spenta e miserabile, che schiacciava e circondava ogni cosa vivente.
Strisciò nei mari, solidificandosi.
Attraversò gli oceani, cercando.
Invase ogni spazio vuoto.
Si arrampicò nel cielo quando sentì forme di vita in volo.
Tentativi di distruggerlo si rivelarono inutili. Ce n'era un infinitá. Ci eravamo abituati troppo alla sua presenza. Immagino che ad un certo punto abbia acquisito vita propria. Un meccanismo evolutivo dei più strani.
E quindi, ora, stiamo seduti ed aspettiamo, guardando il pallido, impietoso cemento strisciare a passo di lumaca verso di noi. Tom sta piangendo. Nadiya lo sta tenendo stretto. Siamo circondati, intrappolati in questa trincea. Le mura sono alte più di un miglio.
Gradualmente veniamo spinti più vicini l'uno all'altro dai muri che avanzano. Sally si è tirata su il cappuccio della giacca, ritirandosi dall'inevitabile. Tom sta urlando verso il suo dio. Nadiya guarda in alto, e urla verso il proprio.
E infine, ci ritroviamo ad occupare uno spazio non più largo di tre piedi da ogni lato. La gamba di Nadiya si incastra con quella di Sally e la sentiamo spezzarsi. L'urlo è orribile. Seguono presto altre fratture mentre il nostro spazio diminuisce.
Iniziamo a soffocare, incollati l'uno all'altro. Il nostro piccolo spazio si riempie di sangue ed ossa fratturate. Gli occhi di Tom sono scoppiati. Sembra essere in pace ora. Penso sia stato il primo a lasciarci.
Le teste di Nadiya e Sally si scontrano e la loro agonia si fa sentire. Le loro agonizzanti ultime parole non sono poetiche. E mentre si spalmano sui muri, sono geloso che siano andate in un aldilá migliore.
E poi, c'è il buon vecchio me. Abbracciato dal cemento e dai resti martoriati dei miei compagni, il mio scheletro e le mie interiora sono schiacciate e distrutte in maniera indescrivibile. Il dolore, nella sua luciditá, è senza pietá.
La visuale sopra di me viene chiusa e osservo gli ultimi rimasugli di quel bel cielo blu svanire. L'oscuritá è ora inviolata.
Poi, il cemento smette di muoversi. Non sono altro che un mucchio di pezzi spezzati, paralizzato e perso in questa ridicola tomba.
Ed è in momenti come questo che vorrei, anni e anni fa, non aver venduto la mia anima in cambio dell'immortalitá.
Edited by & . - 15/3/2021, 08:51
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