Il ragazzo nella scatola (Boy in the box)

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    people who think oikawa should've gone to shiratorizawa are banned.

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    Manifesto originale del 1957, con la quale la polizia cercò di identificare il "ragazzo nella scatola"



    Il caso "Baby in the box" (lett: "Il ragazzo nella scatola") è uno dei misteri irrisolti più eclatanti della cronaca nera statunitense. Un caso ancora aperto, nonostante siano trascorsi circa sessant'anni. Si fa riferimento ad una vittima mai identificata di un omicidio; si trattava infatti di un bambino dai 3 ai 7 anni il cui corpo, nudo e con segni di percosse, fu ritrovato in una scatola di cartone nel quartiere di Fox Chase a Philadelphia, in Pennsylvania, il 25 febbraio 1957. La sua identità non è mai stata scoperta, e il caso rimane aperto tutt'oggi.


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    Scena del crimine, la scatola in cui fu ritrovato il corpo.



    La scoperta avvenne nel 1957; un giovane aveva precedentemente piazzato delle trappole per topi nella boscaglia di Susquehanna Road e per primo trovò il corpo, tuttavia non denunciò alle autorità per paura che potesse subire un processo per aver piazzato delle trappole non autorizzate. Qualche giorno dopo, un altro ragazzo che percorreva la strada notò un coniglio che correva nel sottobosco. Sapendo della presenza delle trappole, fermò la macchina per aiutare l'animale e scoprì il corpo. Anche lui all'inizio esitò a riportare la scoperta alla polizia, ma poi vi si recò il giorno seguente.

    La polizia trovò il corpo avvolto in una coperta, dentro una scatola destinata a contenere le culle prodotte da J. C. Penney. Sul corpo del bambino erano presenti segni di denutrizione, oltre che delle cicatrici chirurgiche sulla caviglia e l'inguine, e una cicatrice a forma di L sotto il mento. Inoltre, la testa del bambino presentava pochi capelli e venne ipotizzato che fossero stati tagliati dopo la morte, perché lungo il corpo c'erano ancora residui di ciocche e ciuffi.

    La polizia iniziò le indagini il 26 febbraio 1957, ovvero il giorno seguente. Vennero prese le impronte digitali del ragazzo e si pensava che le indagini potessero concludersi molto velocemente, ma non fu così; nessuno si presentò a testimoniare. Il giornale The Philadelphia Inquirer stampò circa 400.000 volantini con il probabile aspetto da vivo del bambino nella speranza che qualcuno lo riconoscesse.

    La scena del crimine fu perlustrata da cima a fondo da 270 agenti di polizia, che riuscirono solo rinvenire un cappello da uomo di velluto, una sciarpa da bambino e un fazzoletto bianco da uomo con la lettera G nell'angolo, tutti oggetti che non portarono le indagini da nessuna parte.

    La polizia si spinse fino a pubblicare delle foto post-mortem del bambino vestito e seduto, sperando che qualche civile lo potesse riconoscere. Nonostante l'interesse che continuò a manifestarsi nel corso degli anni, l'identità del bambino non è mai stata scoperta e il caso rimase irrisolto.

    Il corpo fu inizialmente sepolto in una fossa comune. Nel 1998 venne riesumato per estrarne il DNA e a quel punto venne sepolto nuovamente a Cedarbrook. La tomba ad oggi ha una grande lapide con su scritto "America's Unknown Child", il ragazzo sconosciuto d'America. I residenti mantengono la tomba adornata da fiori e peluche di animali.


    Negli anni molte teorie sono state avanzate riguardo l'identità del bambino; molte sono state considerate poco attendibili, ma due in particolare sono state ampiamente indagate.

    La casa famiglia


    Nel 1960, Remington Bristow, un uomo che lavorava all'ufficio del medico legale che seguiva il caso, si interessò particolarmente all'omicidio e indagò fino alla sua morte, nel 1993. Si mise in contatto con un sensitivo, il quale lo condusse ad una casa famiglia a circa 2,5 km dal luogo del ritrovamento del corpo. Nell'edificio Bristow scoprì una culla simile a quelle vendute da J. C. Penney e delle coperte molto simili a quella ritrovata accanto al corpo del bambino. Bristow iniziò ad ipotizzare che il bambino appartenesse alla figliastra del direttore della casa, e che si erano liberati del corpo in modo che la figliastra non venisse additata come ragazza madre non sposata. Inoltre ipotizzò che la morte del ragazzo fosse stato un incidente. La polizia tentò di indagare interrogando la figliastra (che intanto si era sposata) ma non ci furono conclusioni interessanti. A questo punto, l'indagine sulla casa famiglia fu quindi chiusa.

    La donna conosciuta come "Martha" o "M"


    Una nuova teoria fu portata avanti nel febbraio 2002 da una donna identificata solamente come "Martha". La polizia considerò la sua storia come plausibile pur dubitando della sua testimonianza in quanto la donna era stata affetta da malattie mentali. "M" dichiarò che sua madre, donna violenta e mentalmente instabile, avesse comprato un bambino (il cui nome sarebbe stato "Jonathan") nell'estate del 1954. In seguito, il bambino fu sottoposto a estreme violenze fisiche e abusi sessuali per circa due anni e mezzo, chiuso in isolamento nel seminterrato. Raccontò che al bambino non fosse mai stato permesso uscire dalla casa e che fosse costretto a trascorrere la maggior parte del suo tempo nel seminterrato, pieno di spazzatura e sporcizia. Martha ha sempre sostenuto che il bambino non avesse mai parlato e che venisse regolarmente abusato da sua madre (la cui identità non è mai stata svelata).

    La donna raccontò che una sera a cena, il bambino vomitò i fagioli stufati che stava mangiando, e che per questo motivo sarebbe stato violentemente picchiato e che sbatté la testa contro il pavimento, rimanendo incosciente. Quella stessa sera gli venne quindi fatto un bagno durante il quale morì probabilmente per il trauma cranico.

    Queste poche ma preziose informazioni combaciavano con quelle in possesso della polizia: infatti il coroner trovò nello stomaco dei resti di fagioli stufati, e le dita del bambino avevano i polpastrelli rugosi come se le mani fossero state immerse a lungo nell'acqua.

    Successivamente all'omicidio, la madre di "M" avrebbe quindi tagliato i capelli al bambino per non farlo riconoscere. Avrebbe poi costretto la donna ad assisterla mentre si liberava del corpo. "M" continuò a raccontare che mentre stavano per rimuovere il corpo dall'auto, un motociclista che passava nei dintorni si fermò per offrire aiuto. Queste informazioni combaciavano con quelle fornite da un testimone nel 1957.

    Nonostante la possibile verosimiglianza delle informazioni date da "M" alla polizia, nessuno fu in grado di verificare le sue dichiarazioni per assenza di prove. I vicini che avevano avuto accesso alla casa di "M" negarono che avessero un bambino, e rigettarono la testimonianza della donna definendola "ridicola".

    È importante sottolineare a questo punto che la psicologa che si occupava di Martha, abbia sempre sostenuto che l'esperienza raccontata dalla donna fosse reale, perché la versione raccontata non cambiò mai neppure una volta durante tutte le sedute. Inoltre si ipotizza che è possibile che il vicinato non sapesse l'esistenza del bambino, in quanto in due anni di permanenza nell'abitazione non gli fu mai concesso di vedere la luce del giorno.

    Ad oggi il mistero rimane irrisolto.


    Edited by ´ kagerou. - 19/3/2021, 22:50
     
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    Happy Urepi Yoropiku ne~

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    Conoscevo la storia, ora che ci penso ed è veramente terribile.

    Povero bambino, e il fatto che non abbia mai avuto giustizia è ancora più deprimente... soprattutto dopo la questione di 'M', io avrei fatto un test del DNA ai vicini, piuttosto, chissà

    Comunque Real Creeps

    (il mio commento vicino al mio avatar fa un contrasto bizzarro xD)
     
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    Povero bambino...
     
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