Votes given by Static65

  1. .
    Dopo tutto quello che abbiamo scoperto insieme su questo ragazzo oggi, mi sento anche io di copincollare qui quanto ho scritto su FB.

    Ho amministrato un sito di scrittura creativa per tanti anni, con un impegno e una passione che spero, un giorno, di poter provare ancora.
    In quell'affaire ho stretto delle amicizie solidissime con persone che stanno dall'altra parte dello stivale, persone che sento ancora quotidianamente, con cui mi confronto, e che hanno tutto il diritto di essere chiamati "i miei migliori amici".
    La letteratura, la scrittura e la lettura, hanno veramente cementato rapporti umani preziosissimi, e sono valse come valvola di sfogo per me e per tanti che avevano qualcosa da dire.

    Mi occupavo, tra le altre cose, anche di traduzioni. C'era questo ragazzo, Federico, uno dei pochi a rendere fruibili in italiano racconti stranieri. SCP per la maggior parte. Era un traduttore impeccabile, dico davvero.
    L'ultima volta che l'ho sentito è stato almeno tre anni fa. So che molti miei amici hanno continuato ad averci un bel rapporto. Si dimostrava spensierato, ed era una bella compagnia.
    Questo ragazzo oggi non c'è più.
    Ed è difficile spiegare cosa provo in questo momento. Lì dentro, (oramai non ci entro da molto), ho passato tanto del mio tempo ad essere a volte amico, a volte fratello, per tanti ragazzi. Mi ci sono affezionato.

    Ho passato in rassegna ogni suo account, ho persino notato che ha visitato il Forum prima di morire, e questo mi sta uccidendo dentro.
    Mi rendo conto di quanto possa essere stato importante per lui, così come lo è stato per me e per tanti altri, avere una casa virtuale in cui non solo parlare di storie, anche se inventate, ma anche in cui trovare chi aveva fame di ascoltare.
    Io... mi dispiace davvero davvero tanto.
    Vorrei poter avere il tempo per ricostruire quello che fu,allora, la mia seconda casa, ma non ne avrei le forze.
    Io non ho la pretesa di dire che, se avesse trovato lì dentro una community attiva e leggera, sarebbe ancora qui. Ma credo che sarebbe stato bello se ci fosse stata.
    Non è colpa di nessuno se non è più così. Tutte le cose belle finiscono, e in fin dei conti siamo solo dei ragazzi che vorrebbero salvare il mondo e non ci salviamo neanche da noi stessi.
    Non è colpa di chi, diversamente da me, aveva un rapporto più forte con lui: chi è depresso si chiude in sé stesso, molte volte, e non vuole far soffrire anche gli altri.
    Credo sia un bel modo di ricordare Federico.
    Una persona che deve aver affrontato tanto ma che ci teneva a non far soffrire i suoi amici. Spero con tutto il mio cuore che questo estremo atto di coraggio gli abbia restituito una vita che nel suo dolore non ha mai vissuto.

    Edited by Pisy - 15/11/2018, 21:20
  2. .
    Buonasera,

    sono uno dei vecchi Veterani di questo forum, questo attualmente è il mio nuovo account.

    Non è di me che voglio parlare, ma di un ragazzo che ha frequentato questo forum.

    Sul forum era conosciuto come zedef

    Zedef era un membro molto attivo di questa community, sfortunatamente sto parlando al passato poiché ad Agosto si è tolto la vita, questo Ottobre c'è stato il suo memoriale.

    Credo sia giusto ricordarlo anche qui, io stesso ho cazzeggiato con lui in shoutbox diverse volte e mi sembra impossibile che sia morto.

    Voglio dire siamo tutti dei nomini con un avatar in una stringa di codice html, a volte scordiamo che ci sono delle persone dietro.

    Persone che hanno bisogno di aiuto, persone a cui la vita sta andando a puttane.

    E magari minimizziamo: "Ma chi lo conosce? Si tratta solo di un tizio dell'internet. Anche io ho miei problemi".

    Magari ti urta un qualcosa che scrive ma non ti soffermi a pensare cosa ci possa essere dietro.

    Poi ti arriva la notizia e ti chiedi se potevi fare di più, ma oramai non si torna indietro.

    Questo memoriale non è solo per ricordare Zedef, questo memoriale è per tutte quelle persone in questo forum che stanno soffrendo.

    Per tutti coloro che in silenzio lottano per le loro battaglie, che vengono discriminati, subiscono bullismo, o che soffrono di depressione.

    Non siete soli! Chiedete aiuto. Offrite il vostro aiuto! Ricordiamoci che siamo tutti esseri umani dietro a questi schermi.

    Possiamo evitare altre situazioni del genere!

    Riposa in pace Zedef.

    Edited by Re dei Lich - 15/11/2018, 19:33
  3. .
    Non sono molto convinto della nuova iniziativa per il semplice fatto che se vado su un sito di creepypasta mi aspetto di trovare un sottofondo che rispecchi quantomeno il tema principale del forum e non della musica commerciale. Nel caso in cui dovesse piacere agli altri utenti, suggerirei di modificare la posizione del player spostandolo nell'angolo sinistro dello schermo in position: fixed, proprio come il bottone per tornare in cima al forum.

    È per caso prevista una collaborazione?
  4. .
    Alla cena del signor Fabrizi non c'era solo tutta la parentela estesissima sia di lui che della moglie, ma aveva ben pensato, ovviamente accordandosi con quest'ultima, di permettere a ciascun invitato di portare "al massimo" e dico al massimo, uno o due amici.
    Ciò che ne venì fuori solo Dio lo sa, sebbene il signor Fabrizi possedesse una di quelle case che a vederle rimandano l'immaginazione ai film di mafia e sebbene le sale fossero molte ed ampie (e ben arredate), si era raggiunto senza dubbio il limite massimo di capienza e accettabilità a quella "festa" se così la si poteva ancora chiamare.

    La tavola dove sedevano lui e la moglie era circolare, ed era stata posizionata nell'atrio della villa, che era molto ampio, dal quale si snodavano le due scalinate per il piano superiore. L'atmosfera già sofisticata che circolava era resa ancor più regale dai giganteschi lampadari in cristallo, che brillando pendevano al centro di ogni sala.
    Il lampadario nell'atrio era certamente il più vistoso ed esagerato, tant'è che scendeva fino quasi a toccare il tavolo al centro della sala, circolare e di enorme diametro, dove come ho già detto sedevano i signori Fabrizi.

    Tutta la serata fu dominata dal brusio generale, sebbene il contegno che ogni ospite in piccola parte mostrava. Gli invitati erano troppi e il signor Fabrizi contestò il fatto alla moglie, incolpandola di aver essa spinto lui a far entrare in casa sua così tanti estranei tutti in una volta. Temeva anche che col bere troppo si sarebbe prima o poi sconfinati nel chiasso, e dichiarava che avrebbe preso la decisione di fermare la distribuzione del vino nei vari tavoli, nel punto almeno in cui la serata sarebbe giunta alla sua metà.
    Ciò generò disappunto negli invitati che sedevano in prossimità della coppia, perciò gli furono rivolte lamentele, da parte di un cugino di secondo grado dello zio acquisito di lei e da parte dell'amico assai stretto del fratello di quest'ultimo.
    Il signor Fabrizi finì per cedere alle rimostranze, per cui come sin dall'inizio sospettava e temeva, l'atmosfera della festa oltrepassò i confini della cortesia e della galanteria, sconfinando nell'indecenza quando furono organizzati degli abusivi balletti di gruppo tra maschi ubriachi e signore intimidite, con canti a dir poco volgari.

    Nonostante le sue perlustrazioni frequenti nelle varie sale, il suo intimare alla calma e alla discrezione, le cose andarono peggiorando, sebbene di poco, e la serata si concluse col suo ripensamento sul non aver assunto delle guardie addette alla sicurezza, ma d'altronde non avrebbe potuto prevedere tutto ciò.
    Ma l'allegria in lui non sparì di certo. Vi furono i balli di coppia, quelli previsti e organizzati a dovere nella sala da ballo, e lo champagne scorse comunque e i violinisti suonarono con l'ardore necessario, e il dolce stridere di corde accompagnò la serata sino alla conclusione.

    Fu incredibile a dirsi, ma bastarono cinque consequenziali tintinnii prodotti dal bicchiere del signor Fabrizi a calmare il chiasso perpetuo generatosi in sala. Da un tavolo rialzato nella sala da ballo dove la coppia sedeva dopo aver finito di danzare, il signor Fabrizi scrutava la folla con sguardo allegro e calmo, e un sorriso delineava i contorni dei suoi baffi grigi e curati.
    Era il momento del discorso, ogni invitato fece del suo meglio nel rispetto dell'ospitante signore e per la maggior parte, tacquero chi più chi meno.

    "Sono entusiasta di riferire a voi tutti, nel caso a qualcuno sia stato taciuto il motivo scatenante di questa, oserei dire, grande festa, che oggi si festeggia la mia guarigione. Ebbene sì, miei cari, oggi posso davvero dire di aver concluso una fase della mia vita in cui ero gravido del peso di un enorme, terribile malanno, che ha consumato le mie energie per lungo tempo e per lungo tempo mi ha relegato alla sofferenza in questa casa, dentro il letto che se avesse vinto la malattia, sarebbe diventato letto di morte."

    A queste parole il brusio aumentò per una decina di secondi, accompagnando la pausa del festeggiante, che era in piedi accanto al suo tavolo, con in mano il calice di champagne.

    "A voi tutti dedico queste ore, in cui ho offerto la mia ospitalità e il mio spazio, per ringraziare non solamente chi mi è stato e tutt'ora mi è vicino, ma anche, anzi direi soprattutto, l'aiuto esterno della provvidenza, la quale mi ha davvero teso la mano e riportato alla vita quando si pensava tutto fosse ormai vano."
    "Ho organizzato tutto rigorosamente da solo, nei minimi dettagli, e lo riferisco con una punta, alquanto necessaria di orgoglio."
    "Ogni parvenza di abbinamento stilistico nelle tovaglie, la forma delle posate persino, ogni portata della vostra cena è stata pensata, assaggiata e programmata da me personalmente".
    "Nonostante il gran numero di persone presenti, siamo riusciti a compensare le richieste, l'impegno è stato grande da parte del mio staff di camerieri e di cuochi, di portaborse, fino a coloro che vi hanno accolto a porte spalancate, ognuno di loro si è ripeto impegnato per garantire la massima cortesia, e la massima efficienza."

    "Mi rattrista il fatto che davanti a cotanto ed evidente impegno...
    Vi fu un orrendo colpo di tosse, che interruppe il filo del discorso inaspettatamente.
    Un signore grasso e calvo cominciò a tossire e arrossì in volto, due camerieri intervennero sollevandolo e scortandolo fuori dalla sala, dandogli forti pacche sulla schiena affinché sputasse ciò che aveva inghiottito.
    Subito il brusio aumentò, ma il calice del signor Fabrizi tintinnò altre cinque volte, e ciò bastò a calmare le acque.

    "Mi rattrista il fatto che dinnanzi a cotanto ed evidente impegno, alcuni di voi si siano abbandonati a qualcosa che non era ne nello spirito di questa festa, ne nelle mie più lontane intenzioni. Ad alcuni di voi non è bastato vedersi circondati dall'ospitalità, dal buon cibo, e dalla cortesia per essere rispettosi, cosicché abbiamo assistito a tutto ciò che da metà serata fino ad adesso si è perpetrato, a ciò che voi stessi avete visto e a cui avete partecipato, a ciò che io, mi spiace dirlo, non volevo accadesse."
    "Mi rincresce criticare il vostro comportamento irrispettoso, tuttavia come vedete la festa è andata avanti, la mia allegria non è sparita e nemmeno la vostra mi auguro, tutti qui siamo felici, sono onorato di festeggiare con voi quest'evento e devo dire, che alla fine mi fa estremamente piacere che siate in tanti, ciò glorifica la guarigione e l'intervento divino che mi ha condotto di nuovo qui, smaniante di vivere e sorridente come sempre."
    "A voi, a me e a Dio, vi ringrazio tutti, immensamente."

    Vi fu un applauso generale, che fu interrotto dal suono dei violini incitati dal festeggiato e dal riaprire delle danze.

    Il valzer era piacevole, dolce, lento, e la sala si era ripopolata di coppiette danzanti. Sorridevano di nuovo e cianciavano. Tutt'intorno vi era una luce calda e potente, sprigionata da sei diversi lampadari posti in cerchio lungo la circonferenza della sala. Da fuori il buio, poiché era notte, tre grandi vetrate ritraevano una luna piena e rossa, così grande che sembrava addirittura avvicinarsi ogni secondo di più.

    Di colpo un frastuono di vetri rotti e piatti rovesciati, un uomo era caduto a terra, trascinando con se tutto ciò che era in tavola, aveva gli occhi aperti, sbarrati nell'aria, il volto vermiglio. Si contorceva sul pavimento, piegandosi su se stesso e tossendo debolmente, senza aria, tremava e spalancava gli occhi che sembrava stessero per sgusciare fuori dalle orbite nerastre.
    Poi l'urlo di una donna.
    Il chiasso aumentò di colpo.

    Poi prima uno, poi due, poi tre invitati e così a seguire fecero la stessa fine dell'uomo.
    Tempo venti secondi, il pavimento della sala era costellato dai loro corpi, tutti contorti dal dolore, e l'aria era pregna dei loro latrati disperati. Il signor Fabrizi li osservava seduto al suo tavolo, sembravano un groviglio di vermi brulicanti.
    Tra il tossire orrendo e le urla di dolore, non mancavano le maledizioni:
    "Dio vi maledica, che possiate morire mangiato dal cancro"
    Una donna strisciava piangente verso il tavolo del signor Fabrizi e implorava col viso deforme dal pianto: "V-vi pre-ego..h-ho dei figli a casa, i miei bambini.i..i..non ho fatto niente...vi prego salvatemi.."
    Lui la guardò spirare, seguendo il movimento dei bulbi che si torcevano all'indietro, mostrando solo la parte bianca dell'occhio.

    La sala brillava della stessa luce violenta e dorata, che illuminava i volti violacei dei morti e dei moribondi. Tutto rintonava ai loro insulti, al loro parlare confuso, deliravano, invocavano il cielo o talvolta lo maledivano atrocemente. Man mano le loro parole si fecero più deboli, più soffuse nell'aria, esse vagavano imploranti come spiriti inquieti e si infrangevano contro i muri.

    Il festeggiato posò il calice che prima teneva alto in mano nel pronunciare il discorso, ancora pieno, con lo champagne che ancora bolliva all'interno, poi prese per mano sua moglie e si incamminò verso l'uscita della sala.
    Nel silenzio vi fu un ultimo.."Che Dio ti maledica..." alquanto soffocato, poi più nulla.
    Sospirò sorridendo, a sentire di nuovo la quiete.
    Il chiasso lo aveva frastornato, odiava il rumore, di qualsiasi genere.
    Vi erano solo le rane a gracidare per il caldo, deboli, da fuori, e il rumore dei suoi passi e quelli della moglie, un picchiettare costante e ordinato in quell'inferno silente.
    "Mia cara, pare sia venuta l'ora di riposarsi. Mi appresto a cambiarmi d'abito. Mi raggiungeresti?"
    "mmmh mhh mhhhhhh" rispose con un gemere alquanto impaurito, non essendo capace di articolare alcun suono, sin dalla nascita.
    "Molto bene, è stata una giornata sicuramente piena"
    Mentre i tacchi risuonavano per le scale, decisi, svizzeri, intorno nessun rumore, l'aria era ferma.

    I servi avrebbero pulito tutto, senza proferire parola, in senso letterale, poiché anche loro erano muti. Le loro bocche mai avrebbero potuto descrivere gli orrori visti, mai nemmeno una parvenza di suono avrebbe scosso le corde vocali, né la lingua avrebbe mai articolato, poiché gli era stata rigorosamente tranciata. Durante la notte i corpi sarebbero come scomparsi nel nulla e così tutto ciò che gli apparteneva.
    Sarebbe stata una giornata perfetta se per caso gli invitati non fossero stati così...tanti...e così... chiassosi. Di sicuro non avrebbe permesso ad alcuno di allargare l'originaria lista esclusivamente composta dai propri parenti, se non fosse stato malamente sostenuto e indirettamente incitato da sua moglie.
    Se c'era una cosa che il signor Fabrizi odiava era il chiasso, il rumore, e gli sembrava strano che il suo timpano geneticamente così delicato avesse potuto sopportarli per una serata intera...addirittura!
    La sua capacità di sopportazione aveva ben superato il limite.
    Se quegli incivili avessero continuato ancora per un altro minuto le onde sonore avrebbero certamente reciso la sua oltremodo sottile membrana timpanica.
    Quelle odiose, minuscole personcine boccheggianti e chiassose lo avrebbero danneggiato permanentemente, urtavano ogni suo limite di sopportazione, meritavano di essere schiacciate, messe a tacere.

    Tutto ciò che desiderava ora era il silenzio, i suoi timpani si sarebbero rigenerati di sicuro dopo una notte con tappi e l'immenso silenzio della sua casa di giorno. Non avrebbe permesso di parlare a nessuno, dall'indomani sino ad almeno i prossimi venti giorni, d'altronde era per la sua salute e non c'era nulla che giovasse di più alla sua salute come il beato silenzio.

    Oh possiamo dirlo di certo, se c'era una cosa che il signor Fabrizi amava, era il silenzio.

    Edited by Legolas00 - 29/8/2017, 16:37
  5. .
    Cose da Fare

    • Presta molta attenzione a tutti i cartelli e insegne nella città.

    • Ringrazia Madame Labinak ogni volta che ti prepara una torta, dato che lavora sodo per farle.

    • Parla con Pietro a proposito del suo lavoro tutte le volte che desidera parlarne, è molto bravo in ciò che fa.

    • Sorridi mentre lo fai.

    • Sii educato con le figlie della Madame quando le incroci per strada.

    • Trova un modo per scappare.

    • Presta aiuto ogni qualvolta puoi.

    • Trova qualcosa di tagliente.

    • Torna sempre prima dell'alba.

    • Fai finta di non sentire i suoni che vengono dalla villa della Madame di notte.

    • Tieni questa lista in un posto sicuro.

    Se vedi una delle figlie della Madame con un fiocco rosso nei capelli, conducila in questa casa e portala con te quando te ne vai Mi dispiace, Julia. Mi dispiace.


    Cose da Non Fare

    • Non fare mai ciò che le insegne e i cartelli in città dicono.

    • Fai in modo che Madame Labinak non scopra che non mangi le sue torte, si arrabbierebbe.

    • Non uscire quando è buio. La maggior parte degli abitanti della città saranno già tornati nelle loro case, ma è in quel momento che i Sacerdoti compiono il rituale. Se ti trovano fuori, ti consegneranno alla Madame se sei fortunato; se non lo sei ti consegneranno a Pietro

    • Non pensare che tutte le figlie della Madame siano uguali. Quelle che hanno la bocca cucita in una smorfia ti aiuteranno, ma quelle con la bocca cucita in un sorriso lo desideravano.

    • Non accettare mai l'offerta di Pietro di aiutarlo a ricatturare le sue marionette scappate. Può recuperarle benissimo da solo. Vuole semplicemente farti guardare mentre risistema ad esse i fili.

    • Non prendere la strada principale per uscire dalla città, è una trappola.

    • Non provare a ucciderti. Non morirai, e i Sacerdoti lo sapranno.

    • Non parlare con nessuno che dice di essere me, nemmeno se menzionano questa lista. Se la stai leggendo, significa che sono riuscito ad allontanarmi abbastanza dalla città, o che la Madame mi ha catturato.

    • Non provare a raggiungere un luogo sicuro quando scapperai. Nel momento in cui troverai un modo per fuggire, la Madame manderà le sue figlie sorridenti a inseguirti, e prima o poi ti prenderanno. Ma se riuscirai ad allontanarti abbastanza dalla città, allora i rituali dei Sacerdoti non avranno più effetto su di te, e potrai finalmente morire. Dovresti portare/avere qualcosa di affilato con te. Usalo.

    • Non aspettare troppo per fuggire. Anche se Pietro ha più che abbastanza marionette, la Madame è sempre a corto di ingredienti per le sue torte.

    Da qui

    Nota:Non ero sicuro di come tradurre "Dos and Don'ts", o se lasciarlo in inglese. Ho adottato questa soluzione, ma non suona molto bene.


    Edited by DamaXion - 28/1/2018, 11:24
  6. .
    Quando scoprii che la mia nuova fidanzata era incinta, ero così felice; subito dopo mi trasferii. Fu così veloce, non era qualcosa che avevamo programmato. Alla ventesima settimana, andammo in ospedale per l’ecografia.
    “Spero che sia una femmina” disse.
    “Non ho nulla in contrario. Non ho mai pensato di avere un figlio. È incredibile, qualsiasi cosa sia” dissi.
    Aspettammo nello studio del medico. La mia ragazza salì impaziente sul letto.
    “Allora” disse il medico entrando nella stanza, “Siamo tutti eccitati?”
    “Non ne ha idea, Doc” dissi.
    “Sembra che qualcuno l’abbia già fatto prima” disse alla mia ragazza che era già pronta per l’esame.
    Il dottore si spruzzò del gel sulla mano e lo spalmò sul ventre della mia ragazza. Premette il sensore e cercò. Dopo qualche minuto era soddisfatto.
    “Sembra che sarete gli orgogliosi genitori di un robusto bambino”.
    Mi alzai, portandomi le mani al viso: “Hai sentito, tesoro?”
    Mi sorrise.
    Tornammo a casa in silenzio. Ero scioccato. Avrei avuto un bambino. La mia fidanzata sembrava altrettanto estasiata.

    Il giorno dopo, ricevetti una chiamata al lavoro, era Rachel.
    “Penso che ci sia qualcosa che non va con il bambino. Ti prego, torna a casa”.
    Lo dissi al mio capo e me ne andai.
    Quando tornai a casa, la chiamai urlando. Gocce di sangue macchiavano il tappeto e l’interno del bagno. Le seguii per trovare Rachel davanti al gabinetto, che stava vomitando.
    “Mi dispiace, Bob. Mi dispiace tanto” disse tra le lacrime.
    “Non c’è niente di cui scusarsi”.
    “Il bambino è andato”.
    Mi abbassai accanto a lei e piansi.

    La misi a letto e la guardai. Il suo viso contorto, così sconvolta per aver perso il nostro bambino. Le dissi che non era colpa sua.
    “Non c’è niente che possa portarti, qualcosa per tirarti su di morale? Niente?”
    “Mi piacerebbero delle scarpe nuove?” suggerì.
    “Scarpe nuove?”
    “Sì, mi rendono sempre felice. Ti ricordi quel nuovo paio che stavo guardando l’altro giorno?”
    Annuii ed andai.

    “Sono bellissime” disse.
    “Erano anche in offerta” dissi, facendo un sorriso.
    “Puoi metterle nella scarpiera?”
    “Certo, non vuoi provarle?”
    “Non adesso, non sarebbe giusto”.
    Aprii la scarpiera, la sua collezione di scarpe riempiva lo scaffale. Mise quelle nuove giù.
    “Cosa vuoi che faccia con la scatola?”
    “Tienila, per favore”.
    “Okay” dissi, lasciando la stanza.
    Uscii ed andai in garage. Vidi una grande pila di scatole e ce la misi sopra. Qualcosa catturò la mia attenzione. Esaminai le scatole, ognuna di esse era segnata da un nome e una data.
    Dale 12/01/16, John 03/05/15, Chad…
    Tutti nomi da maschio. Con apprensione ne presi una, era pesante. Sapevo cosa c’era prima ancora di aprirla. Desiderava davvero una bambina.




    Edited by Emily Elise Brown - 23/4/2017, 19:29
  7. .
    Ehi utenti di Reddit, sento di dover condividere con voi ciò che mi è successo l'altra notte. Dunque, per immergervi nel contesto, sono una ragazza di statura media (tipo un metro e sessantacinque, magrolina), ho diciassette anni e vivo in una piccola città nel nord del Canada.

    Ero uscita con i miei amici, era un tipico sabato notte e, circa a mezzanotte e mezza, sono andata a casa loro per fumare qualche canna.

    Dopo un po' decisi di tornare a casa mia, la quale dista solo pochi minuti da lì, e dunque all'una e mezza circa iniziai a camminare nel freddo e nel buio della notte per andare a casa, ma non ero per nulla spaventata, perché la città dove vivo è particolarmente sicura.

    Quando mi trovavo circa a metà strada da casa, un taxi rallentò e mi affiancò, procedendo nella stessa direzione in cui andavo io. Fece un'inversione ad U proprio davanti a me, mi affiancò di nuovo, suonò il clacson, mi superò ancora e poi fece un'altra inversione e questa volta mi si fermò di fianco.

    Non riuscii a vedere il conducente, ma il passeggero era un uomo di circa venticinque o trent'anni, il quale urlò, "Ehi, bambola! Sembri davvero bella! Vuoi venire ad una festa?" (A parte il fatto che fosse una cosa inquietante, la trovai strana perché indossavo, letteralmente, il maglione ed il giubbotto di mio padre, semplici leggins neri, e grandi stivali da neve).

    Mi paralizzai immediatamente, e pensai per un secondo, forse pensa che io sia una prostituta? Ma la prostituzione non è affatto comune dove vivo, inoltre non è una grande città e fa davvero freddo di notte durante questo periodo dell'anno.

    Dopo circa venti secondi che ci guardavamo solo negli occhi, non riuscii a pensare a cosa fare e dunque semplicemente continuai a camminare verso casa, sperando che se ne andassero.

    Ovviamente non andò così. Accelerarono, ed il tizio scese dal taxi e iniziò a CORRERE verso di me. Subito iniziai a scappare, ma correre nella neve alta con degli stivali così grandi era parecchio difficile, dunque cosa feci? Li tolsi entrambi, li presi in mano e continuai a correre per salvarmi (la differenza fu notevole, perché nonostante avessi freddo con la neve sotto i piedi scalzi, mi fece correre decisamente più veloce).

    Mi voltai ed anziché scappare a casa, cominciai semplicemente a svoltare ed andare per varie strade, mentre questo tizio stava barcollando un po' (credo che fosse sotto effetto di droghe o alcool) ed il taxi continuò ad accelerare.

    Non riuscii a pensare a cos'altro fare se non correre per il cimitero vicino, continuare per la foresta dietro di esso e percorrere il sentiero asfaltato finché non fossi arrivata a casa, cosa che mi richiese più tempo del previsto, ma almeno li seminai.

    Mi precipitai dentro, bloccai porte e finestre e mi misi a sedere nel salotto tutta la notte, con un coltello in mano. Perché non avessi chiamato la polizia non lo so, ero ancora strafatta e dunque non riuscivo a pensare lucidamente (in più mia mamma non era in città, quindi ero a casa da sola). Alla fine mi addormentai per un po' e quando mi svegliai il mattino dopo, chiamai la polizia e raccontai tutto ciò che era successo. Non trovarono nulla ma mi dissero che mi avrebbero contattato nel caso avessero avuto novità.



    Edited by RàpsøÐy - 12/4/2017, 21:20
  8. .
    Quando ero piccola, ero circa in prima o seconda elementare, io, mio fratello e nostro cugino stavamo giocando fuori. Loro due erano sulle altalene, io mi trovavo dall'altro lato del cortile, vicino alla nostra alta recinzione metallica.

    Stavo giocando con le Barbie, e mio fratello e mio cugino decisero di tornare in casa. Dopo un paio di minuti, notai quel che credevo fosse un uomo in tenuta militare, con una pistola in una fondina avvolta attorno ai fianchi. Quando si è avvicinato, mi ha afferrato il braccio attraverso la recinzione ed ha tirato fuori un coltello, cercando di tirarmi su.

    Miracolosamente, nello stesso momento mio padre uscì fuori ed iniziò ad urlare e correre verso di noi, quindi l'uomo scappò via. Più tardi ho associato l'aspetto di quest'uomo a quello di un ragazzo della mia scuola, quando ero in prima media.

    Era davvero alto e inquietante per la sua età.

    La polizia mi fece domande per tre giorni riguardo a quest'episodio, sono contenta di non essermi fatta nulla e ringrazio mio padre di essere uscito fuori. Chissà cosa avrebbe potuto farmi se fosse riuscito a trascinarmi fuori dalla recinzione. Dunque, ragazzo strano ed anormalmente alto, non incontriamoci mai più.



    Edited by DamaXion - 12/4/2017, 15:29
  9. .
    Non so da quanto tempo sono rinchiusa qui, so solo che mi hanno rapita, drogata, legata e gettata in questa stanzetta buia. L’unica fonte di luce è una piccola finestrella posta a circa due metri di altezza, sopra un materasso sudicio che puzza di urina. Oltre a questa “branda”, dentro alla mia prigione c’è anche un secchio, nel quale dovrei fare i miei bisogni. Dato che indosso solo una specie di ampia e lunga camicia, e sono sprovvista di biancheria intima, sono “libera” di fare ciò che devo.

    Tre volte al giorno, da una fessura della porta, mi buttano dentro un vassoio o una scodella, riempiti con qualche strana sbobba e, per mangiarla, devo sdraiarmi come se fossi un cane o una bestia. All’inizio della mia prigionia mi rifiutavo di mangiare quella roba, ma poi la fame ha preso il sopravvento. Quando mi viene sete, sono costretta a sbattere la testa contro la porta, cosicché qualcuno possa darmi una ciotola piena d’acqua.

    Verso sera, due uomini entrano, portano via i vassoi o le ciotole e mi “lavano”. È una cosa umiliante; mi spogliano, togliendomi ogni dignità e mentre uno mi tiene ferma, l’altro strofina una spugna umida sul mio corpo nudo, anche nelle zone più intime. Poi mi rivestono ed escono, come se nulla fosse.
    All’inizio piangevo, chiedevo cosa volessero e perché mi stessero facendo questo, ma l’unica risposta che ricevevo era un assoluto silenzio. Questa ormai, era la mia vita e mi ero rassegnata.

    Ma oggi c’è qualcosa di diverso, insieme ai due uomini entra una terza persona, dietro la quale vedo la mia famiglia.
    Prima che riesca a dire qualcosa, mio padre fa una domanda: “Allora dottore, come sta nostra figlia?” “Migliora di giorno in giorno, signore: è diventata meno aggressiva, inizia ad usare correttamente il gabinetto, incomincia ad utilizzare le posate per mangiare ed ogni tanto si lava da sola. Sì, direi che presto potrete riportarla a casa”.

    Edited by WDR - 24/3/2017, 17:32
  10. .
    CITAZIONE (Laiot @ 13/3/2017, 10:56) 
    Spero vivamente questo post venga cancellato o almeno chiuso. Il forum non ha bisogno di far vedere agli utenti (soprattutto ai nuovi) certe situazioni ridicole da telenovelas. Un po' di contegno e quando dovete andarvene non tiratela per le lunghe che a far rivoltare De Andrè nella tomba ci vuole poco con certe citazioni alla "dai diamanti non nasce niente" su Tumblr.

    Io chiedo a chi ha lasciato lo staff di andare a lamentarsi degli old da un'altra parte (anche perché adesso le minacce nei topic da parte vostra valgono poco). Pensate a contribuire alla crescita di questo forum con discussioni interessanti e creepypasta piuttosto che rompere le scatole e fare le attention whore. Se tenete al forum, partecipate in modo intelligente.

    Ti servono assorbenti?
  11. .
    CITAZIONE (Sandwich @ 13/3/2017, 02:26) 
    Benvenuta nel club degl'infami e dei disonesti dalla lingua lunga Med. Nel gruppo di quelli che "hai fatto tanto ma se vuoi andartene beh fanculo e non sparlare di noi sai"
    Finalmente hai STACCATOH STACCATOH

    Spero vivamente questo post venga cancellato o almeno chiuso. Il forum non ha bisogno di far vedere agli utenti (soprattutto ai nuovi) certe situazioni ridicole da telenovelas. Un po' di contegno e quando dovete andarvene non tiratela per le lunghe che a far rivoltare De Andrè nella tomba ci vuole poco con certe citazioni alla "dai diamanti non nasce niente" su Tumblr.

    Io chiedo a chi ha lasciato lo staff di andare a lamentarsi degli old da un'altra parte (anche perché adesso le minacce nei topic da parte vostra valgono poco). Pensate a contribuire alla crescita di questo forum con discussioni interessanti e creepypasta piuttosto che rompere le scatole e fare le attention whore. Se tenete al forum, partecipate in modo intelligente.
  12. .
    É un po’ che consideravo questa cosa, e non la prendo a cuor leggero, ma in luce degli ultimi avvenimenti e del malcontento generale che certe situazioni ripetute da un anno a questa parte, mi vedo costretta a lasciare il forum.
    Non ho più il tempo che avevo prima, ma non è quella la ragione principale del mio allontanamento. È brutto arrivare al punto in cui lasciare il forum mi fa provare non solo sollievo, ma soprattutto una certa aura di gioia.

    È brutto arrivare al punto di pensare “Non vedo l’ora che fallisca”, eppure mi sono trovata a pensarlo e lo penso ancora. È brutto vedere premiata la quantità piuttosto che la qualità, è brutto notare il disinteresse generale in progetti che avrebbero potuto rilanciare il forum.
    Non mi piace avere a che fare con persone che pretendono tanto, ma non danno nulla e che pensano di sapere cos’è il mondo pur standosene seduti su una colonna nel deserto.

    Non mi dispiace lasciare il forum, non mi dispiace perché ho visto quello che (non) è diventato. Non mi dispiace sapere che non dovrò più difendermi da accuse rivoltemi dagli equivalenti dei pensionati che guardano i cantieri, che sono andati in pensione a 40 anni, ma dicono di aver lavorato tanto e bene. Ma come diceva qualcuno ben più colto di me

    “Si sa che la gente dà buoni consigli
    Sentendosi come Gesù nel tempio
    Si sa che la gente dà buoni consigli
    Se non può più dare cattivo esempio”

    Sono curiosa di vedere chi imbraccerà le armi di fronte a queste dimissioni, sono certa che non saranno i pensionati.
    Sono stufa delle piccolezze che vedo fatte ai danni di altri, a quest’atteggiamento da scimmie tirasterco, sono certa che molti gioiranno da ciò che seguirà tutto questo. Mentirei se dicessi che spero piangano anche, in seguito.

    Per cui, Aufwiedersehen bimbi belli, Medea se ne chiama fuori.

    E un in bocca al lupo ai nuovi arrivati, ne hanno tanto bisogno.

    E l'ultimo chiuda la porta!
  13. .
    Uè qualcuno è nel suo periodo
    e non è Medea
  14. .
    Fissare il ventilatore che ruotava sul soffitto era l'unica cosa che facesse. Gli piaceva sentire la brezza fresca accarezzare il suo viso da bambino mentre se ne stava sdraiato nella sua culla con sua madre che gli sorrideva. Mentre i giorni diventavano settimane, lui continuava a fissare il ventilatore che ruotava sempre più veloce.

    Questa è la felicità, pensò. L'unica cosa che cambiò da quando iniziò ad osservare il suo ambiente circostante erano i sorrisi che i suoi genitori gli rivolgevano quando si addormentava e si svegliava.

    I sorrisi radiosi divennero cauti. Poi si tinsero di preoccupazioni. Il tubare gioioso si trasformò in un sussurro timido, che non faceva altro che confermare che c'era qualcosa in lui che effettivamente non andava. Le voci diventarono più dure quando vide suo padre afferrare sua madre per i capelli per prenderla a schiaffi. Sentì la frase "È colpa tua porca puttana!" per ben venticinque volte quella sera.

    Mentre la sera cedeva alla notte, sentì la porta sbattere mentre suo padre se ne andava. Sentì sua madre lavargli il viso con le sue lacrime, mentre passava dal dolore, allo sconforto, alla colpa. Finalmente si addormentò.

    I raggi di sole lo svegliarono dolcemente, facendogli aprire gli occhi. Iniziò a contare quanti giri facesse il ventilatore, però rimase deluso nel vedere che ci metteva di più a fare un giro completo, ma immaginava che il peso del corpo morto di sua madre che penzolava da esso dovesse influire in qualche modo.




    Edited by Rory - 22/1/2017, 22:04
  15. .
    Ragazzi, ma non è una creepypasta...
666 replies since 15/9/2012
.