Votes taken by Ocean Inside

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    Penso che tu abbia una grande base per sviluppare un videogioco, cioè un background creepy dato da 72 pagine di discussione e ricerche solo per 10 minuti di gameplay. Certo, il fatto che uno degli ultimi messaggi sia il tuo dove dici che si tratta di un fake non è il massimo però penso che sia una buona base da cui partire. Sarebbe molto figo se anche nella versione estesa continuasse ad interagire con il giocatore, vedi vano disco che si apre da solo. Ad ogni modo avrai il mio supporto e quello di chi ha seguito assiduamente la discussione, tienici aggiornati e fammi pure sapere se dovessi aver bisogno di aiuto visto il tempo che gli ho dedicato. Buon lavoro!
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    Halloween è oramai una festività che non ha niente da invidiare alle altre, le persone si mascherano, escono a divertirsi, ma per me è tutt’altro che un giorno di spensieratezza, riporta alla mente ciò che non vorrei.

    Abito in un piccolo paesino montano del nord Italia del quale preferisco non rivelare il nome, con pochi abitanti e soprattutto pochi divertimenti. Costantemente avvolto da nebbia e da sconfinate foreste di alberi sempreverdi è l’ambientazione perfetta per storie dell’orrore e racconti folkloristici, storie che io e gli altri bambini sentivamo spesso dagli anziani del posto.

    Crescendo tutto il mistero che si era creato immaginando tesori nascosti e creature del bosco andò piano piano a svanire, solo una delle innumerevoli vicende narrateci mi è rimasta impressa sino ad oggi, sia per i suoi dettagli estremamente cruenti sia perché ho vissuto sulla mia pelle che non si trattava soltanto di finzione: l’uomo senz’occhi.

    L’uomo senz’occhi, per quanto ricordi, era una figura molto ricorrente nei racconti, una sorta di uomo nero, un demone probabilmente, che ogni 31 ottobre usciva dai freddi ed umidi boschi assumendo sembianze umane per portare con sé i bambini che non avevano l’accortezza di uscire con un adulto.

    Veniva descritto come un uomo di età avanzata, molto alto e snello, con una bocca più grande del normale che celava denti appuntiti come quelli di un predatore ed un viso segnato da cicatrici e graffi, riconoscibile soprattutto dal cappello che indossava per nascondere le due cavità in prossimità dei bulbi oculari, in modo da non spaventare i bambini che, incuriositi dalla sua simpatica goffaggine, gli si sarebbero sicuramente avvicinati.

    Una volta catturati i bambini venivano trascinati nel suo rifugio, una vecchia capanna a ridosso di un gigantesco faggio, resi schiavi e divorati un po’ alla volta, in modo da resistere al lungo inverno ed all’estate afosa che intercorrevano tra un 31 ottobre ed il successivo.

    La possibilità di vederlo ad occhio nudo svaniva con l’età adulta sebbene potesse essere comunque avvertito o catturato mediante l’utilizzo di un “terzo occhio”, come una telecamera o uno specchio.

    Sembrava uno dei moniti più banali mai escogitati, il solito cliché del mostro cannibale per evitare che i bambini più spericolati uscissero la sera di Halloween e per regalare ai genitori una serata di tranquillità, se non fosse che la situazione era l’esatto contrario: prima che calasse il sole le famiglie, compresa la mia, in fretta e furia si rinchiudevano in casa, sigillando l’ingresso a più mandate ed oscurando ogni possibile orifizio dal quale fosse possibile spiare l’interno, obbligando i più piccoli a non guardare mai fuori dalle finestre e soprattutto a non uscire dall'abitazione.

    Con tutta l’ingenuità dei nostri 7 anni io ed i miei amici eravamo sicuri che si trattasse di una trovata dei nostri genitori per elevare all’ennesima potenza le parole che ascoltavamo di tanto in tanto riuniti intorno ad un focolare, così come a natale lasciamo i biscotti vicino al camino ad Halloween chiudiamo tutto per non permettere all’uomo senz’occhi di entrare.

    Fu così che, guidato dallo spirito d’avventura e dalla voglia di dare una lezione a quella creatura disegnata dai crepitii delle fiamme mentre ne venivano raccontati gli efferati omicidi, il 31 ottobre del 1989 mi addentrai nel bosco subito dopo pranzo, armato di fionda e di un grosso pezzo di legno che a malapena riuscivo a tenere dritto. Pensavo sarebbe stata una figata se invece dei soliti vecchi fossi stato io stesso a narrare una storia, la MIA storia.

    Era chiaramente una battaglia immaginaria, non andavo realmente a caccia di qualcosa di concreto, dentro di me sapevo che non avrei trovato niente, piuttosto andavo a caccia del brivido dell’ignoto, una ricerca comune a tutti i bambini che si stanno affacciando all’età preadolescenziale.

    Il clima non era dei migliori, una tipica giornata di ottobre in montagna, caratterizzata da umidità e da un cielo tutt’altro che rassicurante, i pochi raggi di luce che oltrepassavano la coltre di nuvole venivano assorbiti dalle particelle d’acqua nell’aria.

    Decisi che avrei iniziato da una delle tante strade che dal mio paesino portavano a grosse terre incolte, deviando verso valle quando ne avrei avuto voglia abbandonando ogni tipo di sentiero, solo io, la natura e l’uomo senz’occhi.

    Scendendo controllavo meticolosamente il mio orologio che a malapena sapevo leggere, avevo stimato un tempo massimo di 2 ore per la riuscita della missione, il tempo massimo affinché non saltasse la mia copertura, se i miei mi avessero scoperto non avrei dovuto temere niente, sarei stato rinchiuso in casa in punizione fino all’Halloween successivo.

    Mano a mano che avanzavo lasciavo dei segni del mio passaggio, spezzando dei rami o con costruzioni improvvisate di rocce e bastoni. Il bosco si faceva sempre più fitto, l’umidità nell’aria trasformava ogni respiro in una nuvola densa che svanendo si riuniva alla nebbiolina che aleggiava nell’aria.

    “Non può essere troppo lontano”, questo pensiero riecheggiava nella mia mente più forte ad ogni passo che facevo, forse era semplicemente il mio subconscio che mi suggeriva di tornare indietro, ero solo un marmocchio di appena 7 anni in mezzo al nulla, alle mie spalle la civiltà svaniva, davanti a me l’ignoto.

    Guardando l’orologio mi accorsi che avevo camminato per un’ora e dieci minuti, preso dallo sconforto stavo per tornare indietro quando in lontananza lo vidi, dietro qualche arbusto si ergeva maestoso un faggio gigantesco, conoscendo bene la zona e la sua vegetazione capii immediatamente che quello era il faggio di cui avevo sentito parlare tante volte, infatti bastarono pochi passi affinché potessi scorgere la cabina proprio accanto all’albero, in un piccolo spiazzo.

    Una modesta costruzione in legno, logorata dal tempo e dalle intemperie, munita di due finestre entrambe sbarrate con tavole di legno. Mi misi a qualche metro dall’entrata, esaurendo la dose di coraggio che fino ad ora mi aveva spinto all’inverosimile. Se già arrivato a quel punto la luce penetrava a malapena il fitto fogliame, la piccola costruzione sembrava inghiottire anche quel poco che riusciva a filtrare dall’alto: non c’era nessuna porta ma non potevo vedere assolutamente niente all’interno, l’ingresso era illuminato per pochi centimetri e poi solo oscurità.

    Nell’attimo in cui stavo per prendere una decisione, andarmene o avanzare, vidi spuntare dall’angolo in basso della porta una mano pallida ed ossuta che si teneva ritta sulla punta delle dita, poi un’altra, seguita dalla testa e dal busto di una figura umanoide che mi scrutava dall’entrata della sua abitazione come fosse un animale domestico.

    Ci volle poco perché questa si alzasse, mostrando una statura sproporzionata al resto del corpo, al punto che dovette abbassarsi di poco per passare dalla porta. Pervaso da un misto di frenesia e terrore capii ben presto chi fosse, ma tutto mi fu più chiaro quando frugandosi dietro i pantaloni tirò fuori un cappello trasandato che si mise prontamente in testa, lasciando scoperta la parte dal naso in giù, accennando un piccolo inchino.

    Ero distante qualche metro da lui, la nebbia mi impediva di vederlo chiaramente, nel dubbio sfoderai il bastone come fosse una spada tenendolo saldamente con due mani, intimandolo di non avvicinarsi.

    L’uomo di sua risposta cominciò lentamente ad avviarsi verso di me con la testa chinata verso il basso, la schiena ricurva in avanti e le braccia penzolanti che assecondavano i suoi movimenti. Non c’era nessun suono nella foresta, come se il tempo si fosse fermato. Si potevano solo udire i rumori sgraziati dei suoi passi che incontravano rametti e foglie secche, accompagnati da strani e grotteschi scricchiolii provenienti dalle articolazioni, come se si stesse sempre ricomponendo dalla forma a quattro zampe assunta prima.

    Una volta a distanza di pochi metri potei vederlo per come era davvero, o almeno per come fosse in quel momento, vestito con un normale paio di jeans a vita alta ed una maglietta nera, alzò la testa e sorrise.

    Non so cosa mi terrorizzò di più, se la mancanza di occhi, i denti frantumati volontariamente per appuntirne la cima o il volto lacerato coperto di pustole e ferite grondanti. Continuava a muovere la testa freneticamente ed il suo respiro si faceva sempre più pesante ed affannoso, il sorriso si tramutò ben presto in un’espressione di disprezzo, lasciando trasudare una cattiveria non appartenente a questo mondo. Nonostante la mancanza di occhi percepivo ogni sua singola emozione, capii che sarebbe passato ancora poco prima che si sarebbe avventato su di me.

    Le mie mani tremanti lasciarono cadere a terra l’arma ed al suo minimo cenno di movimento risposi con uno scatto altrettanto fulmineo in direzione opposta.

    Seguii abilmente le tracce lasciate in precedenza, voltandomi all’occorrenza per vedere gli arbusti che si piegavano al passaggio della creatura che affannosamente cercava di starmi dietro, priva della dose di adrenalina che in quel momento aveva pervaso ogni parte del mio corpo e che mi permise in poco tempo di ritornare alla strada dalla quale ero sceso, dove rividi finalmente qualche flebile raggio di luce. Continuai comunque a correre, voltandomi un’ultima volta per vedere l’uomo senz’occhi in mezzo alla strada, che mi fissava con la testa chinata da un lato ed un sorriso contorto stampato sul volto. Non appena mi sentii al sicuro mi accasciai a terra e piansi copiosamente, mischiando le lacrime al sudore.

    La sera stessa non parlai molto, quasi per niente a dire la verità. Raccontai ai miei genitori che nel tragitto di ritorno ebbi uno sfortunato incontro con un cinghiale ed i suoi piccoli che mi costrinse a scappare a gambe levate.
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    Passò qualche anno dall’accaduto. Il giorno di Halloween continuavano a sparire bambini ma tutto taceva, sapevo che chiunque era a conoscenza del perché tutto ciò stesse succedendo ma nessuno aveva il coraggio di parlarne, fu così che giurai a me stesso che compiuti 18 anni mi sarei trasferito in città.

    L’unica persona in famiglia che sapevo mi avrebbe ascoltato era mia nonna, se avessi parlato dell’uomo senz’occhi ai miei non avrei ricevuto alcuna risposta, o peggio ancora avrebbero tirato fuori motivazioni del tipo “avevi un amico immaginario” o “i bambini hanno una grande immaginazione”.

    Fu così che un pomeriggio, mentre eravamo soli io e lei all’ora di pranzo smisi di mangiare e, guardandola negli occhi, le inizia a raccontare cosa mi accadde quell’Halloween. Conclusi il mio interminabile monologo chiedendole <nonna, dimmi tutto ciò che sai sull’uomo senz’occhi>.

    Mi fissò per qualche secondo, per poi alzarsi ed andare in un’altra stanza senza proferire parola.

    Tornò con un pezzo di carta, me lo mise in una mano e prendendomi l’altra lo chiuse tra le due. Mi pregò di andarmene mentre stava per scoppiare in lacrime, capendo di aver urtato troppo la sensibilità di una vecchia di ottant’anni feci come mi chiese.

    Appena fuori casa lo aprii, era una foto: c’erano 3 bambini, la più grande era chiaramente mia nonna, inizialmente non individuai subito i due più piccoli ma capii ben presto che erano i suoi due fratellini di cui mi parlò spesso. Mi disse che erano stati dati in adozione in quanto la famiglia, molto povera, non era in grado di accudire tre figli. Purtroppo, guardando meglio la foto, mi resi presto conto del perché mia nonna fosse scoppiata in lacrime, e che i due piccoli in realtà non sono andati più lontani dei freddi boschi dove quel giorno fronteggiai le mie paure e ne uscii vincitore.

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    Edited by RàpsøÐy - 6/2/2018, 16:13
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    CITAZIONE (Oessido @ 15/12/2016, 23:50) 
    Ti faccio i miei complimenti. Posso assicurarti che ho avvertito un certo tipo di orrore, anche solo per un fugace attimo. Una persona che hai ucciso, alla quale hai arrecato danni abominevoli e che ritrovi dopo tanto tempo in casa tua, camminare silenziosamente, nel luogo in cui ti senti più al sicuro. Mi scappa un italianissimo "Mamma mia!".
    Ti dirò, tuttavia, che ho trovato solo quest'ultimo elemento particolarmente spaventoso. Sarò io, ma nell'immedesimazione mi ci sono tuffato e ne sono uscito fradicio di sensazioni incredule; mi sono immerso tanto nella storia da vivere pienamente il punto di vista del protagonista e percepire, in quelle rare volte che mi accade, il sovrannaturale come elemento terrificante, seppur nel nostro caso in minima, semplice parte.
    Quella vissuta concretamente dal protagonista era una mia fobia, tra le tante cervellotiche che ho avuto o che ho tutt'ora, che da pargoletto non mi faceva dormire la notte, quella di incontrare parenti defunti e morti. Spesso da bambino in dormiveglia sentivo il loro odore, il rumore delle loro scarpe sulle scale - e non era "paura" di loro, era l'immensa incredulità nel sentire, da parte mia, la loro presenza dopo la loro morte, e la mente fervida di un bambino viaggia molto in fretta e in rotte più disparate. Mentre ero a letto vidi anche, in una specie di allucinazione, mio padre sorridermi e tendermi la mano, dicendo "Andiamo!", riferendosi alla scuola. Avevo sette anni.
    Sebbene non si tratta di orrore quello che ho vissuto io, nel mondo amplificato del terrore di una creepypasta mi hai tirato fuori questi ricordi che si sono trasmutati, durante l'esperienza di lettura, nella concreta paura che avevo da bambino di rivedere i morti - e che il protagonista vive scrutando la moglie uccisa da lui stesso camminare; mi hai aperto gli schedari della memoria e mi hai fatto rivivere, ripeto, anche solo per un attimo, una sensazione sepolta.
    Storia semplice, tecnicamente nulla di miracoloso, ma a mio modestissimo parere spaventosamente efficace. Non male davvero!

    Ti ringrazio!
    Fa moltissimo piacere che qualcuno riesca ancora a spaventarsi con le creepypasta, che diciamocelo, sono un "genere" sul quale è rimasto poco da dire visto il numero enorme di scrittori improvvisati e di cliché, per l'appunto.
    Sicuramente non è una delle migliori che ho scritto ma il "tecnicamente semplice" è un qualcosa di voluto, per ricreare quel brivido che avevi quando nel 2011 leggevi le prime storielle mal scritte pensando avessero un fondo di veridicità.
  4. .
    Una serata come molte altre.

    Birra, poltrona, TV e una lunga serie di programmi trash pronti ad allietare le ore in cui posso finalmente staccare la spina, dedicandomi a me stesso. So di essere la perfetta incarnazione dell’americano medio ma ciò non mi disturba affatto, anzi, è una sorta di giustificazione per la mia vita sedentaria e priva di stimoli.

    La pioggia batteva forte sulle finestre, senza ritmo, portata da enormi folate di vento. Le uniche fonti luminose erano lo schermo del televisore ed un’insegna intermittente di un pub a pochi passi da casa mia. Se non fosse stato per l’improvviso schermo nero davanti a me non mi sarei nemmeno accorto della luce che aveva deciso di andarsene. L’aria si fece pesante, come se ci fossero state almeno altre dieci persone, ma forse ero troppo occupato dai reality per accorgermene prima. Rimasi così, al buio, catturando con lo sguardo le forme e le figure disegnate dall'intermittenza dell’insegna per orientarmi.

    Ebbi immediatamente la sensazione di essere osservato, non so perché. Sentivo che in quel momento chiunque avrebbe potuto nascondersi dietro un angolo in attesa di ferirmi, portandomi ad afferrare una torcia il prima possibile. In quel preciso istante un fruscio proveniente dalla sala catturò quella che penso possa essere la mia attenzione, tendenzialmente sono troppo pigro per dedicarmi a qualcosa che non sia fissare pixel su più dispositivi.

    Fu allora che vidi mia moglie spuntare dal fondo del corridoio, pallida in volto, con una lunga vestaglia che raccoglieva la sporcizia accumulata nelle settimane di procrastinazione estrema. Girò rapidamente verso la camera da letto, senza fare nessun rumore.

    La reazione di un comune mortale sarebbe stata quella di seguirla, se non altro per controllare lo stato della sua salute, che visto l’aspetto non era delle migliori.

    Non io.

    Ero paralizzato.

    Il sangue che mi scorreva nelle vene pareva col suo flusso essere più rumoroso dell’incessante cascata d’acqua che temevo avrebbe sfondato la finestra da un momento all'altro.

    In quel momento però c’era qualcosa che temevo ben di più, qualcosa che accelerò le pulsazioni del mio cuore al punto che potevo scandirne i battiti uno ad uno, mia moglie. La stessa donna che due anni fa ho ucciso brutalmente a pugni e calci durante una lite domestica, la stessa donna che avevo accusato di avermi puntato contro un’arma da fuoco mentre aveva solo subito la rabbia repressa dell’animale che ero, che sono.

    Non osai muovermi, continuavo a fissare l’entrata della camera, aspettando che ne uscisse qualcosa di ancora più terrificante e mutato.

    Mentre ogni muscolo del mio corpo si stava irrigidendo, pronto ad un ultimo e disperato scatto, un rumore familiare spezzò quell'attimo apparentemente infinito, un rumore di statico proveniente dalla TV, nonostante fosse andata via la corrente da ormai diversi minuti. Durò per pochi secondi, come se stesse cercando un canale o fosse fermo su uno non visibile, poi il silenzio.

    Mi voltai per vedere cosa fosse.

    Sentii qualcosa muoversi dietro di me.

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    Edited by Rory - 23/12/2016, 09:10
  5. .
    Link alla prima parte: #entry373731865

    14 aprile 2001




    Trascorsero pochi giorni prima che B trovasse qualcuno disposto ad attraversare il passaggio con noi. Mi disse che aveva parlato con un po' di persone che però non potevano venire, causa impegni. Mi disse anche che loro lo assillarono per avere informazioni sulla grotta e sul passaggio. Lui, ovviamente, non disse nulla. Neanche il ragazzo che stava venendo con noi sapeva di che grotta si trattasse fino a che non vi arrivammo vicini. Gli facemmo giurare di non rivelare la locazione a nessuno.


    Non lo chiamerò per nome, quindi sarà semplicemente “Joe”.


    Joe, B ed io partimmo la mattina presto per assicurarci di avere tutto il tempo possibile per esplorare il nuovo passaggio. Arrivati alla grotta eravamo ormai in grado di salire e scendere molto velocemente. È molto più facile se non devi caricarti tutta l’attrezzatura per portarla giù nella grotta. Joe fu impressionato dal nostro lavoro. Perfino io e B ci fermammo un minuto per congratularci di tutto ciò che avevamo fatto.


    Joe è uno speleologo con molte esperienze nelle caverne. Disse che questo era il passaggio più stretto dove fosse mai stato. Sapevo che fisicamente poteva farcela, poiché io ero più grosso di lui ed ero riuscito a passare. Fu pronto velocemente ed aspettò per ascoltare qual'era il nostro piano. Pensai che avrei potuto mandare lui avanti, B ci avrebbe passato le attrezzature e ci avrebbe aspettato fuori dal passaggio. Era stato carino da parte sua aspettarci poiché è molto noioso stare da soli in una grotta. Con il piano definito, eravamo pronti per andare.

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    Questa è l'ultima foto che ho scattato prima di entrare nella stanza grande. Alla fine del passaggio, parzialmente nascosta dalle ombre, c'è la roccia rotonda che vidi.



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    Qui c'è la stessa foto con la roccia rotonda evidenziata. Non si capisce cosa si sta guardando da queste foto, ma sono le uniche che ho scattato della roccia rotonda.



    Fu molto irresponsabile da parte nostra non aver raccontato a Joe tutti gli eventi inaspettati accaduti nella grotta prima della sua venuta, ma cosa dovresti raccontare in questi momenti? Quante di quelle strane cose dovevamo raccontargli? Inoltre se tutto fosse andato per il verso giusto non saremo mai più tornati laggiù. Fu così che non gli raccontammo niente prima che fosse entrato nella tomba di Floyd. Ovviamente non gli raccontammo niente neanche dopo, era troppo tardi. Non potevo credere a quanto velocemente Joe fosse passato attraverso il passaggio. Disse che era stretto, ma sicuramente non lo era veramente per lui. Arrivati dentro, gli passammo le sue attrezzature, quindi iniziai. Anche sapendo che potevo passarci fu lo stesso un lento viaggio. Quando raggiunsi la stretta entrata del passaggio, mi feci scattare una foto da Joe. Pensai sarebbe stata una bella foto. Una volta attraversato B iniziò a passarmi le attrezzature. Fu allora che accadde il disastro. Ero entrato completamente per prendere le mie attrezzature, dovevo stare piegato sulle ginocchia. Avevo solo il mio elmetto e la luce e dovetti girarmi per ridare la corda a B quando sbattei la testa nella roccia. Dissi a B cosa era successo, lui mi mandò un kit medico. Sanguinavo, non mi sentivo troppo bene. Mi curai, quindi dissi a Joe che pensavo fosse meglio per me non continuare. In quel momento mi parve un bambino quando gli viene detto qualcosa di spiacevole. Non mi piaceva l'idea di fargli esplorare la caverna da solo (per ragioni egoiste, ovviamente).


    Gli dissi quanto lontano sarebbe dovuto andare, e quanto tempo ci avrebbe dovuto mettere. Disteso lì potevo sentirlo strisciare nell'oscurità. La sua luce sparì dopo la prima svolta. Mi riposai per un minuto o due, quindi continuai il mio percorso attraverso il passaggio. Era deludente essere arrivati a quel punto nella grotta e non averla potuta esplorare fino alla fine. Dopo essere ritornato dal mio compagno mi sedetti e mangiai una barretta Clif. Dissi a B che avrei pagato per una stanza nel motel se Joe fosse restato durante la notte. Quindi avremmo potuto vedere come stavo il giorno dopo e avremmo potuto fare un altro tentativo nella grotta. Mi sentivo goffo per aver sbattuto la testa nella roccia. B disse che voleva fare un altro tentativo l'indomani. Era ansioso di mettere la parola fine a tutto questo. Dopo aver deciso ciò ci sedemmo godendoci il buio. Potevamo sentire il totale silenzio provenire dal passaggio. Il silenzio mi ricordò del rumore di raschiatura che sentii l'ultima volta che fummo lì. O del cambio della forza del vento. O del brontolio. O del terribile urlo che abbiamo sentito. Improvvisamente entrambi ci rimproverammo di aver mandato Joe da solo nella grotta.


    B si avvicinò al buco e vi gridò dentro. “Joe”. Nessuna risposta. Nulla di strano. Non puoi sentire i tuoi compagni quando sei molto lontano dentro la grotta. Abbiamo nervosamente aspettato per qualche suono (suoni piacevoli, ovviamente). Il limite di venti minuti che avevamo prefissato passò. Poi ne passarono 25. Il dolore alla testa era lancinante ed il passaggio mi sembrava più stretto che mai. Sapevo però che avrei dovuto assicurarmi che Joe fosse salvo. Mentre mi preparavo per tornare là dentro vidi una luce in fondo al passaggio. “Joe?”, dissi. Niente. “Joe!”. Sempre nessuna risposta. La luce diventava più visibile, e potevo sentire il rumore di qualcuno che strisciava attraverso la roccia che rivestiva la grotta. “Tutto ok Joe?”. “No”, questa fu la sua debole risposta. Quando arrivò dall'altra parte della tomba disse che non si sentiva molto bene. Velocemente si tolse l’attrezzatura di dosso e la mise nello zaino cosi che potessimo farla passare attraverso. Non avevamo avuto neanche la possibilità di chiedergli cosa aveva visto. Appena uscì dal passaggio notammo che il suo aspetto era terribile. Era pallido in faccia e non riusciva a respirare, ricoperto della polvere che si trovava lungo tutto il passaggio. Aveva diversi graffi e tagli nella faccia e nelle braccia: probabilmente causati dalla sua veloce uscita dalla strettoia. Aveva gli occhi spalancati.


    Joe si accinse ad uscire fuori dalla grotta senza dire una parola. Restai un minuto a raccogliere le nostre attrezzature mentre i miei compagni se ne stavano andando. Quindi mi fermai ad ascoltare eventuali rumori provenienti dal passaggio. Non sentii niente. Il vento si era fermato. Una parte di me voleva scappare più velocemente possibile da quella grotta mentre l'altra voleva immediatamente tornare dentro il passaggio per scoprire cosa vi fosse realmente. Non era quello il momento, però. Sentivo ancora le vertigini a causa della ferita. Notai che B e Joe erano andati molto avanti e mi sentii solo. Dei brividi percorsero il mio corpo mentre mi affrettavo per raggiungerli.


    Pensammo che avremmo potuto scoprire qualcosa su ciò che era successo a Joe appena fuori ma, quando arrivò alla fine, si liberò velocemente dalla corda e si diresse verso la macchina. Alla luce del giorno appariva ancora peggio rispetto a prima. Io e B quindi raccogliemmo le nostre cianfrusaglie e lo seguimmo. Joe disse che non voleva restare durante la notte perché si sentiva malissimo (e noi lo capimmo), quindi ci dirigemmo verso casa. Non riuscimmo ad estrapolare nessun informazione. Guardava dritto davanti a sé. Tremava come una foglia nonostante non fosse per nulla freddo. Quando provavamo a chiedergli qualcosa le sue risposte erano corte e vaghe. Gli chiesi se aveva visto dei geroglifici, “No”. Se ci avesse sentito gridare. “No”. Se avesse visto la roccia circolare. “No”. Se avesse visto i cristalli. “No”. Disse che andò poco avanti dal passaggio poiché iniziò subito a sentirsi male. Le sue risposte avevano qualcosa di sospetto. Doveva avere visto per forza i cristalli se era arrivato abbastanza lontano da non sentirci gridare. Ma perché non ci forniva particolari?


    Il resto del viaggio passò in un pauroso silenzio. Mentre lo aiutavamo ad uscire, gli chiedemmo se voleva tornare nella grotta. Scosse la testa e corse verso la sua casa. Provai a chiamarlo nei giorni seguenti ma l'unica voce che sentivo era la sua segreteria telefonica.


    28 aprile 2001




    In questa data ho parlato brevemente delle sensazioni che io e B provavamo a questo punto. Vorrei elaborare queste sensazioni per creare l'atmosfera in questa parte del mio diario. Spero di riuscire a trasmettere i nostri esatti pensieri e sentimenti mentre pianificavamo la mossa successiva. Se non ci riuscirò temo che al lettore qualunque potremmo apparire come ignoranti, ingenui o completamente stupidi.


    Questa grotta rappresentava per noi il culmine di settimane di duro lavoro dove molte emozioni erano sorte. Dalla stanchezza al timore, dalla trepidazione alla paura, dalla frustrazione alla gloria. Per quanto ci riguardava non eravamo sull'orlo di una possibile distruzione ma, piuttosto, stavamo onorando un contratto non ancora firmato. Un po' come i genitori di un bambino ribelle non volevamo abbandonare il nostro "bambino" per la paura dell'ignoto. Che ci piacesse o no questa caverna era diventata parte di noi stessi e adesso dovevamo portare questa avventura fino al suo compimento. Oltretutto, spiegazioni prolisse a parte, la curiosità ci stava mangiando vivi! Nonostante l'impressionante numero di avvenimenti inspiegabili che ci erano capitati DOVEVAMO tornare nella grotta. Cosa stava causando il rumore rimbombante? Perché c'è stato quel cambiamento nella forza del vento? E così via, fino ad arrivare a Joe. Cosa poteva essergli accaduto? Cosa aveva visto o fatto? Nonostante le mille discussioni continuavamo ad arrivare alla stessa conclusione: dovevamo tornare alla caverna. Non potevamo teorizzare nessuno scenario credibile che potesse spiegare i molteplici misteri racchiusi nelle profondità della grotta. L'unico modo per sperare di completare il puzzle era conquistarla. Due settimane erano passate dal viaggio con Joe. Per prepararci a questo viaggio avevamo chiamato il gruppo di soccorso locale e ottenuto in prestito il loro telefono a basso voltaggio. Il telefono consiste in due ricetrasmittenti e una lunga bobina di cavo sottile. Sarei stato così in grado di srotolare il cavo quando fossi entrato nella strettoia, per restare in contatto con B per tutto il tempo. Pensammo anche che sarebbe stata una buona idea portare una videocamera dentro il nuovo passaggio. Comprai una custodia che l'avrebbe protetta dalla polvere e, ovviamente, dalle rocce appuntite.


    La mia testa era apposto. Avevo ancora una tenue linea rossa là dove entrò in collisione con la roccia. Non ne ho mai parlato con un dottore ma è stata un'esperienza molto dolorosa. Pensai a cosa sarebbe successo se fossi stato in grado di andare avanti con Joe. Era un'altra persona quando ne è uscito. Lo chiamai a casa quasi ogni giorno per cercare di parlargli, ma non volle rispondere al telefono. B lo cercò a lavoro. Un amico comune ci disse che si era dichiarato malato due settimane prima e non era ancora ritornato. Affermò anche che Joe aveva avvisato il suo capo che sarebbe stato via per un po'. Andai persino a casa sua un paio di volte. La prima mi sembrò che qualcuno fosse in casa ma nessuno rispose. La seconda non c'era la macchina e le luci erano spente. Avrei voluto parlargli prima di questo viaggio ma non ce l'ho fatta.


    Mentre stavamo preparando la corda per scendere nella grotta sentii qualcosa per la prima volta. NON VOLEVO ENTRARE NELLA CAVERNA! Non era un presentimento. Non stavo avendo alcuna premonizione. Semplicemente non avevo alcun desiderio di entrare nel mondo sotterraneo. In quel momento non condivisi il mio sentimento con B. Anche se non avevo voglia di entrare nella caverna sapevo che DOVEVAMO farlo. Così, controllata una seconda volta la mia attrezzatura, mi calai oltre l'orlo del precipizio.
    Fin dall'inizio sembrò che la caverna non volesse che fossimo lì. Niente andava liscio. Ogni volta che provavamo ad agganciare un moschettone, fare un nodo o legare qualcosa alla corda dovevamo riprovare due tre volte per riuscirci. Ce ne accorgemmo, fortunatamente, e ci assicurammo che ogni cosa fosse al suo posto e sicura. Mentre lentamente ci facevamo strada verso il fondo continuavamo a sbattere contro le pareti della grotta, ad inciampare quando camminavamo o a far cadere le cose. Il nostro carico era relativamente leggero ma stavamo impiegando un'eternità per raggiungere la fessura. Finalmente ci riuscimmo.


    Controllammo la videocamera e il telefono per assicurarci che fossero sopravvissuti al viaggio. Ci guardammo l'un l'altro ma non ci dicemmo niente. Poi mi girai verso il passaggio. Mentre piegavo il mio corpo per entrare nella Tomba desiderai disperatamente che fosse l'ultima volta che mi contorcevo per entrare in quell'incubo claustrofobico.
    Il viaggio attraverso la Tomba di Floyd andò liscio, figurativamente parlando. Dopo che ebbi attraversato il passaggio, impiegammo diversi minuti a passarci gli attrezzi. Mi preparai e testai tutto l'equipaggiamento. Il telefono era per me una sorta di amuleto. Filmai la strettoia e poi la prima sezione del nuovo passaggio. Siccome sarei stato incapace di filmare mentre strisciavo il mio piano era di intrufolarmi nella sezione successiva, poi registrare un altro po'. Avrei filmato il tragitto che avevo appena percorso, e poi quello che avevo intenzione di intraprendere. In quel modo, avrei ottenuto la visuale di ogni sezione da entrambe le estremità. Cominciavo a sentirmi parecchio ottimista riguardo il viaggio. Sentivo un senso di personale soddisfazione al pensiero di aver procurato a B un modo per vedere i frutti del suo lavoro. Era terribile trascinare la telecamera e svolgere il cavo del telefono mentre cercavo di strisciare lungo il percorso ma sapevo che ne sarebbe valsa la pena.


    Le formazioni erano troppo piccole per essere visibili nel video. Con la normale luce dell'esterno non ci sarebbero stati problemi ma, essendo la lampada sulla mia testa l'unica sorgente luminosa, il risultato fu assolutamente scadente. Approfittai di una pausa nel filmato per controllare il telefono. Era confortante sentire la voce di qualcuno nelle profondità del passaggio. Chiacchierammo brevemente, poi staccai il telefono per prepararmi a continuare. La batteria era dalla parte di B, quindi era sempre accesa. La ricezione era chiara, come in un normale cellulare, così continuai.


    I progressi erano lenti ma regolari. Le cose andarono molto bene, finché non raggiunsi la roccia rotonda. Ancora una volta ebbi una strana sensazione. Mi guardai bene intorno ma non vidi niente per cui allarmarmi, continuai a filmare l'intera stanza. Ottenni delle buone inquadrature della roccia da ogni angolazione. Catturai l'immagine delle pareti, della volta e del pavimento al meglio delle mie capacità. Ottenni anche qualche buona ripresa della figura sulla parete. Era difficile capire dal video cosa fosse esattamente ma si poteva intuiva chiaramente che ci fosse qualcosa. Una volta soddisfatto delle registrazioni mi diressi verso l'estremità della sala per prepararmi ad una nuova esplorazione.


    Questo passaggio mi conduceva nell'oscurità. L'entrata era più bassa di me di circa trenta centimetri e sembrava continuare con quell'altezza fin dove riuscivo a vedere. Mi accucciai sotto la volta e mi preparai a vedere qualcosa di nuovo. I muri ora erano più scuri di quanto lo fossero quelli del resto della caverna. Il pavimento era fatto dello stesso tipo di rocce spaccate. La volta aveva la stessa forma di arco quasi perfetto come nella vecchia sezione della Grotta Misteriosa. Riuscivo a vedere solo fino ad una decina di metri, là dove il passaggio sembrava svoltare a destra. Pensai che sarebbe stato un buon posto da esplorare con B.
    Ci vollero un paio di squilli prima che B rispondesse al telefono, la sua voce era ancora chiarissima. Sembrava che stesse per addormentarsi (ero stato via così a lungo?). Mi disse che se la stava cavando bene e che potevo prendermi tutto il tempo che volevo. Lo ringraziai e riagganciai. La sua pazienza era stata meravigliosa durante tutto questo progetto. Aveva trascorso un bel po' di tempo ad aspettare mentre io esploravo il passaggio. Ero contento che avesse ancora voglia di stare seduto in attesa. Riattaccai il telefono e continuai a filmare, poi accadde...


    Da dietro di me sentii il rumore stridente. Era forte. Era vicino! Veniva dalla sala che avevo appena lasciato! Mi girai intorno per fronteggiare qualsiasi cosa avesse prodotto quel rumore. Quando lo feci persi la testa e cercai di mettermi in piedi. Crash! Il mio elmetto si sfondò contro la volta del passaggio. La luce si ruppe e il buio più completo mi avvolse. Il dolore mi attraversò tutto per poi concentrarsi sulla schiena. L'elmetto mi aveva protetto la testa ma il mio collo era diventato quasi insensibile per l'impatto. Il terrore mi avvolse e le ginocchia cominciarono a cedere. Lentamente e involontariamente mi inginocchiai. Appoggiai gentilmente la telecamera quando cominciai a vedere le stelle per il dolore alle spalle. Il rumore graffiante era durato un secondo e ora l'unico suono che potevo sentire era il mio stesso respiro, affannoso per il panico. Non solo potevo sentire la paura pesare sul mio petto ma l'oscurità sembrava avermi immobilizzato. Mi sentivo vulnerabile da ogni direzione. Volevo girarmi e guardarmi dietro, di lato, di fronte, ovunque guardassi vedevo nero. Finalmente ruppi lo stupore del terrore abbastanza a lungo da cercare una fonte di luce alternativa, la torcina sul mio elmetto. Girai la lucetta per accenderla e per poco non piansi! Avevo dimenticato di mettere delle batterie cariche, e ora riuscivo a malapena a vedere ad un paio di metri di distanza. Cominciai immediatamente a fare più luce possibile nella sala grande. Mi sforzai di vedere anche solo di sfuggita qualsiasi movimento. Niente.


    Tremavo violentemente, intanto sedevo lì a cercare di capire cosa fare. La mia mente non era stabile. Pensai seriamente che sarei rimasto lì dentro per sempre. Per un attimo mi chiesi come avrebbe fatto B a capire cosa mi era successo. Poi il pensiero mi colpì come un masso: IL TELEFONO! La mia mente deve essersi chiarita a quel punto perché pensai anche ai miei tubi fluorescenti. Senza levare lo sguardo dalla sala grande tastai il mio zaino per cercarli. Siccome mi stavo portando il telefono e la videocamera avevo preso l'indispensabile e, una delle cose che avevo lasciato con B, era la mia lampadina di riserva, quindi mi erano rimasti solo i tubi luminosi. Ne trovai uno e gli strappai la confezione. Capii che qualcosa non andava dal rumore che aveva fatto. Lo buttai per terra e ne cercai un altro. Distolsi lo sguardo dalla sala grande solo occasionalmente per guardare nel passaggio dietro di me. Trovai un altro tubo e lo spezzai per accenderlo.La verde luce soffusa creava sagome distorte e sfumature inquietanti sulle pareti frastagliate. Il tubo produceva una luce a malapena sufficiente ad illuminare l'area circostante, non dando alcun indizio su cosa si trovasse più avanti. Tastai lo zaino per cercare un'altra luce, di nuovo senza distogliere lo sguardo dalla stanza. Sentii un terzo tubo fluorescente e lo estrassi dalla confezione. Dopo averlo spezzato per assicurarmi che non fosse rotto esitai un attimo, poi lo tirai nella sala grande.


    Il lancio fu perfetto, e il tubo attraversò la sala per tutta la sua lunghezza. Nel breve momento in cui la luce aveva viaggiato attraverso la stanza non vidi nulla a parte le pareti della caverna. L'assenza di qualsiasi cosa inusuale non aveva avuto effetto nell'alleviare il mio senso di panico. All'estremità della sala intravidi per un attimo la roccia rotonda, quando la luce ci rimbalzò contro. Poi la luce andò dietro la roccia e sembrò sparire. Stavo ancora tremando, ma almeno non avevo visto niente. Però c'era ancora quel rumore.


    Usai il tubo per illuminare il telefono e con dita tremanti riuscii a collegarlo allo spinotto. Avvicinai il telefono all'orecchio, e sentii... NIENTE! Il solito bip per indicare la connessione con l'altro telefono non c'era! Terrorizzato staccai e riattaccai lo spinotto. Di nuovo silenzio. La linea era morta. Cosa poteva essere successo? Avevo APPENA parlato con B! Cominciai a singhiozzare per la paura. Sapevo che l'unica via per tornare indietro era quella che avevo preso all'andata. Ma c'era QUALCOSA lì! Un terzo tentativo di contattare B mi diede lo stesso risultato. Provai a pensare ad un altro piano ma tornavo sempre al ricordo del suono stridente che avevo sentito. Debole com'ero crollai sulla parete del passaggio, respirando come se avessi appena finito una corsa, senza mai rompere il contatto visivo con le ombre della sala grande. Quando le mie spalle toccarono il muro una potente scossa di dolore mi ricordò la collisione col tetto della caverna. Disperazione, agonia, terrore.


    Non saprei dire esattamente quanto tempo sia rimasto lì ma i piedi mi formicolavano e le ginocchia dolevano. Il dolore alla schiena si era fatto meno intenso ma quello al collo non era cambiato. Mi decisi a fare un tentativo di uscire da quel passaggio malefico. Sapevo che se avessi aspettato troppo a lungo avrei perso quel poco di luce che mi rimaneva. Provai a mettermi in piedi ma non ne avevo la forza. Strisciai lentamente lungo la sala grande, trascinandomi lo zaino a fianco. Usando le pareti della caverna fui in grado di mettermi lentamente in piedi, anche se non stavo proprio dritto per via del dolore alla schiena. Respirando rapidamente avanzai lungo la sala. Continuavo a riavvolgere il cavo del telefono man mano che andavo avanti. Il mio sguardo era fisso davanti a me, attento a qualsiasi segno di movimento. Ad ogni mio passo la luce cambiava le ombre sui muri e mi occupavo di controllare ognuna di esse. I miei occhi cominciarono a bruciare quando capii che non li stavo chiudendo da molti minuti. Quanti esattamente? Da quanto stava andando avanti questa storia? Gli unici suoni che potevo sentire erano lo scricchiolio dei miei piedi sulla roccia e il mio respiro ansimante. Man mano che riavvolgevo il cavo potevo sentire il cigolio della bobina; ogni giro mi portava più vicino alla Tomba. Più vicino a B. Più vicino alla salvezza.


    Per il breve viaggio attraverso la sala impiegai un'eternità. Quando passai di fronte al graffito mi sembrò che brillasse, come se stesse offrendo una sorta di avvertimento. Non sapevo cosa rappresentasse quel disegno ma ogni cosa in quella caverna sembrava instillare paura. Vicino all'estremità della sala potevo intravedere la roccia rotonda sul limitare della mia luce. Sembrava avesse qualcosa di diverso ma non avrei saputo dire cosa. Quando arrivai ad un paio di metri di distanza potei finalmente capire cos'era cambiato. Si era mossa! Era QUELLO il suono che avevo sentito! Di nuovo, il terrore attanagliò il mio intero corpo quando capii quant'ero vicino a... qualcosa! Non avevo altra scelta che continuare. Proseguii lentamente verso la roccia, stringendo il tubo fluorescente nella mia mano tremante, usandolo per fendere l'oscurità. Mi fermai a lato della roccia e riavvolsi il cavo del telefono. Capii finalmente perché avevo perso il contatto con B: il peso della roccia si trovava ora sul cavo! Gli diedi uno strattone, e il cavo sottile si spezzò. La mia unica speranza di contatto col mondo esterno cessò di esistere quando quel filo si ruppe. Non mi sono mai sentito così solo e indifeso. Sepolto nelle profondità della terra, ero disceso volontariamente nella mia stessa tomba, una bella bara di solida roccia.


    Essendo il telefono fuori uso lo poggiai nel passaggio. Con lo sguardo fisso sulla roccia rotonda andai avanti. Il mio respiro era rapido, la gola secca e dolorante, la bocca piena di polvere. Ad ogni scricchiolio delle pietre sotto i miei piedi il mio cuore sembrava fermarsi. Dopo qualche passo balzai indietro per l'orrore di quello che avevo visto. A lato del passaggio, vicino al pavimento c'era un buco, con un altro passaggio ancora. Prima era coperto dalla roccia MA ADESSO ERA LIBERO! Non poteva essersi mossa da sola.
    Mi allontanai dal buco e sbattei contro la parete opposta. Non avevo prestato attenzione al dolore della mia schiena ma, in quel momento, tornò con tutta la sua furia. Fissai il passaggio che avevo appena scoperto. Scendeva con un angolo di circa quarantacinque gradi e continuava dritto per quanto riuscissi a vedere. Parecchi metri più in basso c'era il tubo luminoso che avevo lanciato. Illuminava il passaggio abbastanza da farmi vedere che le pareti erano piuttosto lisce. Anche il pavimento sembrava esserlo, al contrario di quello nel resto della caverna. Il passaggio aveva circa un metro di diametro, fin dove riuscivo a vederlo. Sarebbe stato facile da esplorare, se avessi avuto anche solo il minimo desiderio di farlo. In quel momento, quello che volevo era uscire da quella grotta e tornare alla luce del sole. Mi allontanai lentamente dal buco, dirigendomi verso B. Non tolsi mai gli occhi dall'abisso. Quasi inciampai nel cavo del telefono quando mi girai per lasciare quella tana diabolica. Notai che la mia piccola torcia era praticamente morta, lasciandomi solo col tubo fluorescente. Volevo correre alla Tomba di Floyd. Il solo sentire un'altra voce umana mi avrebbe aiutato ad alleviare il senso di paura che provavo.


    Quando voltai le spalle alla roccia ed al buco avvertii un potente senso di panico riempire la mia anima. Mi sentivo come se una legione di demoni fosse sul punto di attaccarmi alle spalle. Mi sentii come se la salvezza fosse di fronte a me e Lucifero fosse dietro di me, cercando di trattenermi dal raggiungerla. Mi ritrovai a muovermi molto più velocemente di quanto avrei dovuto in quella grotta. Il mio unico pensiero era di uscire il più in fretta possibile. Superai la formazione di cristalli, notando a malapena quella bellissima opera della natura. Ogni volta che mi piegavo per evitare una roccia, sentivo la mia schiena urlare per ricordarmi della ferita. Quando arrivai al punto del passaggio dove dovevo strisciare mi buttai a quattro zampe, rallentando a malapena quando mi lasciai cadere. Quando le mie mani vennero in contatto col pavimento, sentii una scossa elettrica attraversarmi tutta la schiena e scendere fino alle braccia. Per la prima volta da quando quell'incubo era cominciato lasciai uscire un urlo. Mi ranicchiai sulla pietra con nuovi livelli di dolore che si manifestavano ogni volta che inalavo. Gemendo per la paura e il dolore provai ad ascoltare qualsiasi altro rumore nella grotta. Potevo sentire il silenzio rimbombarmi in testa. Sapevo dalla spedizione precedente che B era ancora fuori dalla portata d'orecchio. Ma ero vicino.


    Obbligandomi a muovermi trasalii quando mi tirai su e cominciai a proseguire lungo al grotta. Tenevo ancora il tubo luminoso in mano ma avevo smesso di controllarmi le spalle. Adesso la mia attenzione era puntata di fronte a me. Raggiunsi il punto dove avrei potuto gridare a B ma non emisi un suono. Non volevo fermarmi neanche per il tempo di parlare. Finalmente raggiunsi l'ultimo segmento di grotta prima della strettoia. Mentre strisciavo verso l'entrata della Tomba chiamai B. Mi rispose. Gli gridai di preparare tutto per andarcene. Mi chiese se stavo bene (da quando non mi aveva sentito più al telefono, si era preoccupato). Gli risposi di no e di preparare tutto per andarcene. Raggiunta la fune, mi tolsi l'elmetto e lo infilai nello zaino. AVEVO DIMENTICATO LA VIDEOCAMERA! Non mi importava della telecamera più di quanto ad un passeggero del Titanic sarebbe importato di un cappello o di un cappotto. Legai lo zaino alla corda e gli dissi di tirarlo via. Poi dissi di dirigersi verso la superficie non appena lo avesse recuperato. Mi chiese perché, gli urlai che c'era qualcosa nella grotta con noi.


    La schiena mi doleva ad ogni movimento ma sapevo che non aveva importanza. Stavo per attraversare la Tomba il più velocemente possibile, a prescindere dalle ferite. Appena mi infilai nella strettoia sentii il vento aumentare nel passaggio e, con esso, il puzzo più nauseante che avessi mai sentito. Puzzava come umida, marcia, rancida, putrida MORTE. Mi salirono i conati. Tirai su la camicia per coprirmi il naso e proteggermi da quell'odore terrificante. A questo punto l'aveva sentito anche B. Urlò "Cos'è QUESTO?", poi mi gridò di sbrigarmi e raggiungerlo. Gli dissi che stavo arrivando, presi poi un respiro profondo attraverso la camicia, e ricominciai ad avanzare. L'urlo di B aveva intensificato la mia paura e il mio panico, come se ne avessi avuto bisogno. Sapevo che poteva sentire il mio senso d'urgenza di uscire da quel posto ma, mentre mi facevo strada, gli urlai comunque di partire, che l'avrei raggiunto non appena fossi riuscito a passare. Mi disse che l'avrebbe fatto. Piazzò il mio tubo luminoso dentro il passaggio, poi cominciò ad arrampicarsi fuori.


    Questa volta, nella strettoia, non mi preoccupai di quanto fosse risicato il passaggio. Mi stavo sfregiando la faccia, le orecchie, le braccia e le spalle. Ogni centimetro della strettoia mi procurava numerosi graffi sul corpo. La mia schiena mi stava quasi paralizzando dal dolore. Ancora una volta sentii il bisogno crescente di vomitare a causa dell' odore che mi arrivava alle narici dalla brezza. A metà presi una pausa per recuperare il fiato. Ero esausto e la mia frequenza respiratoria era al limite. Il soffitto della strettoia sembrava dare sollievo alla mia guancia, mentre il pavimento che sembrava fatto di vetri rotti premeva contro l'altra. Quando mi fermai per respirare sentii il rumore stridente venire dalle profondità della grotta! Continuò per diversi secondi, poi silenzio. Lanciai uno strillo che mi colse di sorpresa. Non reagivo più coscientemente ai rumori. Lo strillo era una risposta del mio subconscio alla paura che permeava il mio intero corpo. Ormai nel panico cominciai ad annaspare nel passaggio. Quando raggiunsi la parte più larga della Tomba feci scivolare velocemente le braccia sotto il corpo per mettermi in posizione e uscire attraverso il buco. Afferrai la corda e la tirai con tutte le mie forze. Quando le mie spalle raggiunsero il buco si bloccarono e rimasi incastrato! Piantai i piedi nel pavimento e mi divincolai per tornare indietro nel passaggio. Ruotai il mio corpo con cautela e provai nuovamente. Questa volta riuscii a tirare fuori tutto il tronco. Normalmente avrei fatto attenzione ad uscire, dato che c'è un dislivello di un metro fuori dal buco. Questa volta calciai con i piedi e tirai con le braccia ed uscii fuori, cadendo dritto sulla spalla. Provai a rotolare per attutire l'impatto, ma non potei fare altro che prendermi la botta.


    Mi girai sulla pancia rimettendomi lentamente in piedi. L'odore era molto meno intenso fuori dal passaggio. Afferrai il tubo luminoso e lo usai per ritrovare l'elmetto. Mentre me lo rimettevo cominciai a dirigermi verso le cinghie per tirarmi su. Quando le raggiunsi mi sporsi per afferrarle, poi balzai indietro per l'orrore. Nella luce del tubo, potevo vedere per la prima volta le ferite sulle braccia. Gli avambracci erano ricoperti di sfregi e tagli profondi. La maggior parte delle mie braccia era ricoperta di sangue. Le ferite non erano abbastanza profonde da sanguinare copiosamente ma gocciolavano. Nel breve momento in cui mi fermai notai che c'era silenzio nella caverna. Nessun suono dal passaggio e da sopra di me. Ancora una volta era tornata la sensazione di solitudine, motivandomi a procedere. Risalire i piccoli pendii si rivelò difficile nelle mie condizioni. Avere solo il tubo fluorescente come fonte d'illuminazione era un altro elemento di difficoltà. Una volta in cima mi precipitai per raggiungere B. Ero impressionato dalla velocità della sua ascesa.


    Anche se non ho più parlato delle mie condizioni fisiche durante la salita, provavo dolore dappertutto! Ad ogni passo, ricevevo scosse di dolore lungo la schiena e il collo. Le mie braccia erano maciullate, e la spalla aveva un bel livido. Credo onestamente che se non fosse stato per il terrore che provavo, non avrei trovato l'energia e la motivazione per arrampicarmi fuori. Stavo correndo per pura adrenalina. Sfortunatamente, anche quella stava per finire. Non avevo visto o sentito B finché non ebbi raggiunto il piccolo spiazzo in cima al precipizio. Era sulla corda, e si stava arrampicando più veloce che poteva. Potevo sentirlo muoversi veloce e respirare pesantemente. Lo chiamai, mi disse che anche lui era teso quasi quanto me. Mi disse di prendere la corda e cominciare a salire. Sapevamo entrambi che era pericoloso e che non l'avremmo fatto normalmente, ma questa volta era diverso. Restai lì a guardare dove la corda spariva nell'oscurità sopra di me.Continuava ad ondeggiare, mentre B si faceva strada verso l'esterno. Non riuscivo vederlo, ma sapevo che era vicino. Sapevo che la corda era la mia via di salvezza verso la salvezza. Verso la luce, la sicurezza. Dietro di me c'era la paura, l'oscurità, l'ignoto. Per un attimo pensai alla scena di un film dove l'attore aveva raggirato il mostro e raggiunto la porta della casa stregata. Appena afferra la maniglia. sente un suono dietro di sé e si gira, solo per vedere...


    Pensai che avrei lasciato salire B ancora un po', mentre recuperavo la corda che era srotolata verso il fondo della grotta. Avrebbe reso più semplice uscire una volta raggiunta la cima del precipizio. Scelsi di non avvolgere la corda intorno al braccio, visto che faceva male e stava sanguinando, quindi mi limitai a raccoglierla in una pila sul pavimento. Sopra di me sentii B avvisarmi, "rocce!", e mi acquattai sotto una sporgenza mentre diverse piccole pietre cadevano ai miei piedi. Ripresi velocemente a tirare su la corda. Ne avevo recuperato la metà, circa quindici metri, quando si impigliò. Era incastrata bene! Era fuori questione che tornassi indietro a liberarla, così decisi di lasciar perdere, mi infilai la mia imbracatura e cominciai a filare via dalla grotta. Mi disposi l'imbracatura intorno e cominciai a chiudere le fibbie. Prima che potessi assicurarla sentii uno strano rumore ai miei piedi. Le mie pulsazioni cominciarono ad aumentare. Abbassai lo sguardo sulla corda, solo per scoprire con orrore che stava sparendo nell'oscurità. QUALCOSA LA STAVA TIRANDO VERSO LA GROTTA!!!
    Mollai l'imbracatura e cominciai ad arrampicarmi direttamente con la fune. In quel momento non riuscivo a pensare chiaramente e cominciai ad arrampicarmi fuori dalla grotta senza essere assicurato a nessun ausilio. Mi arrampicai velocemente, per quanto me lo consentisse il mio corpo malconcio. Mi stavo riavvicinando ad uno stato di panico e conseguentemente graffiavo, sbattevo e contorcevo le braccia e le gambe. Mentre mi arrampicavo gridai a B che qualcosa stava tirando la corda. Di rimando, mi urlò di sbrigarmi. La fortuna fu con me visto che non scivolai e non caddi nel precipizio. Se fosse successo avrei sbattuto diverse volte contro le pareti prima di cadere sul pavimento. Le ferite sarebbero state fatali. Senza dovermi fermare per far scorrere il bloccante realizzai un tempo eccellente per salire. Potevo vedere i raggi del sole sopra di me, provenienti dall'entrata della grotta.


    Raggiunsi B sul "davanzale" sul quale avevamo fissato il nostro appiglio. Gli dissi di continuare ad andare. Gli ci vollero pochi minuti ma ogni secondo fu una tortura poiché dovevo aspettare che finisse di salire. Guardai la corda dalla quale ci eravamo appena arrampicati. Mi aspettavo di vedere qualche creatura arrampicarsi dalle profondità della terra e fare di me il suo pranzo. Mentre restavo lì in attesa di B continuavo a fissare la corda in caso fosse successo qualcosa di bizzarro. Non sapevo se il mio cuore avrebbe potuto reggere altro stress. Non potevo essere più nervoso. Provai a rilassarmi un po' per essere sicuro di pensare razionalmente ma il mio povero cervello aveva raggiunto il sovraccarico sensoriale. Non appena B raggiunse la cima dell'ultima arrampicata mi preparai ad agganciarmi al bloccante e portare il mio povero culo fuori di lì. Fu allora che notai la corda tendersi da sotto di me. Potevo vedere la tensione dell corda, ma era una tensione fissa, non come se qualcuno si stesse arrampicando. Comunque volevo uscire di lì il più velocemente possibile. Mi agganciai e balzai sulla corda. Non l'avevo notato ma B aveva continuato a muoversi verso l'uscita. Salii gli ultimi metri in tutta fretta. Mi sganciai e continuai a muovermi, lasciandomi dietro la corda.


    La discesa(in questo caso la salita) della grotta era strutturata come se fosse un'enorme scalinata. Dovevamo salire la parte verticale di ogni "scalino" con una corda per poi riposarci sulla parte piana e così via. Ovviamente erano di varie altezze.


    B era quasi salito al punto dove la prima corda era agganciata. Volevo uscire così disperatamente che quasi cominciai ad andare in arrampicata libera, senza agganciarmi. Ero appena partito quando ebbi un collasso per la stanchezza. Riuscii a ricompormi abbastanza da tirarmi su per gli ultimi metri. Mentre mi arrampicavo potevo sentire la tensione della corda che si manifestava con un suono scricchiolante. Pregai che non si spezzasse con me ancora attaccato. Nello stesso istante in cui raggiunsi l'uscita staccai il bloccante. Vidi B inginocchiarsi vicino all'albero, barcollai verso di lui e svenni. Per la prima volta da quando mi ero infilato nella Tomba di Floyd potevamo vederci a vicenda. Ci limitammo a fissarci. Sapevo che dovevo avere un aspetto orribile ma non pensavo che anche lui potesse avere una cera così brutta. Aveva tagli e graffi su ogni superficie esposta del corpo. La sua faccia era pallida, quasi bianca. Bocca e occhi erano spalancati. Stava respirando affannosamente. Lo stupore che provammo nel vederci si ruppe quando vedemmo la corda attorno all'albero tendersi, stringendo il nodo che B aveva fatto. Ero paralizzato sul posto. Schiacciato dalla paura. B, in un solo movimento, tirò fuori un coltellino e cominciò a tagliarla.
    È impressionante come lo stato mentale di una persona possa alterare la percezione del tempo. Sono sicuro che ci siano voluti solo quattro o cinque secondi per tagliare la corda ma sembrò un'ora. Una volta tagliata il nodo cadde a terra mentre l'altra estremità sfrecciò fra le rocce e oltre il precipizio, producendo un suono vibrante per la velocità. Guardare la corda scivolare oltre l'orlo del precipizio mi riportò alla mente le emozioni nel passaggio. Mi tirai su e mi diressi al furgone. Notai che B giaceva ancora lì, con gli occhi spalancati, fissando il punto dove la fune era sparita. Lo chiamai rompendo la sua trance. Si tirò su e corse via dall'albero, dalla grotta, dall'incubo. Nessuno dei due disse una parola sulla via del ritorno a casa.


    Adesso sono passati quattro giorni dalla nostra spedizione alla grotta. Mi ci sono voluti quattro giorni e dozzine di tentativi per scrivere questa esperienza nel mio diario. Ogni volta che cominciavo a scrivere mi tornavano alla mente le orribili sensazioni che avevo provato e non riuscivo ad andare avanti. Mi sono sentito costretto a continuare, in modo da documentare questi incredibili avvenimenti finché avevo i dettagli freschi nella memoria. Potevo ancora sentire il dolore. Annusare il puzzo. Provare il terrore. Perfino riportare il brano dal mio diario mi ha richiesto delle ore. Mi piacerebbe scrivere di più ma dovrò aspettare. Anche adesso, a giorni di distanza tra me e l'evento, non riesco a calmarmi. Riesco a malapena a concentrarmi. È tutto per adesso.


    5/19/01




    Sono passate tre settimane dalla nostra ultima visita alla cava, e voglio aggiornarvi sulle mie condizioni, sui miei piani per la grotta e sugli eventi delle ultime settimane. Mi dispiace per non aver risposto alle telefonate. Ho ricevuto tutti i vostri messaggi, ma non me la sono sentita di rispondere. Steve e Marc, grazie per le vostre parole d'incoraggiamento nella mia segreteria telefonica. So che siete davvero preoccupati per me. Siete dei grandi amici. Marc, so che sei venuto a suonare alla mia porta qualche volta e mi dispiace non averti mai risposto ma mi ha aiutato anche il solo sapere che sei passato. Sorellina, sento un po' di preoccupazione: non ti preoccupare, sto bene, prenditi però cura dei miei nipoti.


    Immagino che se riesco ad aggiornare frequentemente il sito posso far sapere a chiunque ciò che succede. Sono successe un sacco di cose prima di Natale. Immagino di dover iniziare da dove è finita l'ultima pagina. Ci ho messo un po' di giorni per scrivere il diario. Ero rimasto abbastanza scosso dall'esperienza e non riuscivo a fare altro che sedermi a riflettere su ciò che era successo. Attualmente ho sospeso il mio lavoro su consiglio dei medico. Ho provato ad andarci per un po' di giorni dopo ciò che è successo ma il capo mi ha rimandato a casa. Non riuscivo a concentrarmi e avevo un aspetto orribile. Sono già stato dal dottore ma non gli ho raccontato nulla, quindi ha liquidato il tutto come troppo stress, mi ha raccomandato di riposarmi e mi ha prescritto un farmaco per aiutarmi a rilassarmi. Mmmmmm! Buona la droga!


    Quando abbiamo lasciato al caverna ero molto vicino allo shock. Non riuscivo a ragionare lucidamente e non riuscivo a capire cosa fosse successo. Non ho più mangiato molto e non sono riuscito a dormire bene. Ero abbastanza felice di essere abbastanza lucido mentalmente da riuscire a scrivere l'esperienza appena vissuta. Come rileggo ciò che ho scritto sento di aver fatto un perfetto dipinto di ciò che è successo nella cava quel giorno. Non cambierei niente di ciò che ho scritto. Ci sono voluti tre giorni per scriverlo ed alla fine mi sono sentito molto meglio. Immagino fosse una specie di terapia. Sfortunatamente lo strano avvenimento non è stato l'ultimo. Infatti, dopo quello, tutto è iniziato a peggiorare.


    B ed io ci siamo divisi dopo l'ultimo viaggio e io non l'ho rivisto fino a ieri. Io non ho provato a raggiungerlo e lui non ha provato a contattarmi. Nessuno dei due ha provato a chiamare Joe. B mi ha lasciato dopo il viaggio e ho passato gli ultimi giorni da solo a casa. Ho provato a mangiare ma non avevo appetito. Ero stanco ma non riuscivo a togliermi l'esperienza dalla testa. Proprio allora ho deciso di scrivere il diario che, come ho detto, mi aiuta a chiarirmi le idee. Inizialmente mi calmai ma non durò molto. Andai a lavoro il giorno dopo ma sono stato rimandato a casa. Sono stato travolto da un'ansia pazzesca, penetrata nella mia anima. Ero depresso e confuso e non volevo nessuno che mi aiutasse. Ricevevo un sacco di chiamate ma facevo rispondere la mia segreteria. Ho lasciato in segreteria un messaggio per far sapere a tutti che sto bene. Ho continuato in questo stato terribile, mangiando e dormendo quando volevo, per una settimana dopo il viaggio. Poi le cose si sono fatte strane.


    Inizialmente cominciai a sentire suoni a cui non riuscivo a dare spiegazioni. Passi, rumori di cose trascinate e porte scricchiolanti. Insomma, i soliti rumori da film horror, solo che il suono non era distinto, era come se non fossi sicuro di aver sentito ciò che pensavo di aver sentito. Quando, per esempio, mangiavo, o facevo la doccia, se mi fermavo mi sembrava di sentire un rumore. Ma il rumore non si ripeteva. Se non fosse stato per il fatto che succedeva molto spesso non sarei neanche stato sicuro di averli sentiti la prima volta. Comunque sia ero spaventato. Era come se fossi caduto nella tela di un ragno. Ero ansioso, teso, e avevo dei bruttissimi presentimenti. Poi sono arrivate la allucinazioni.


    Ho iniziato a vedere cose strano allo stesso modo in cui ho iniziato a sentire i rumori. Riuscivo solo ad intravedere qualcosa con la coda dell'occhio e ,quando mi giravo a guardare, quel qualcosa era sparita. Inizialmente dormivo con la luce accesa in camera mia, poi ho deciso di tenere accese tutte le luci della casa, dal crepuscolo fino all'alba. Quando ho iniziato a vedere frequentemente queste cose ho comprato un'arma grazie ad un'inserzione sul giornale per non dover aspettare i permessi. Sono andato dal dottore ma non gli ho raccontato i dettagli della mia vita. Mi ha solo detto di rilassarmi e ne è uscito con una ricetta. Fortunatamente le mie ferite sono guarite. La schiena mi faceva ancora male ma la cura prescritta mi ha aiutato molto. Mentre facevo la terapia stavo meglio ma a quanto pare era solo uno stato temporaneo. Sfortunatamente le visioni divennero sempre più prepotenti, obbligandomi a prendere provvedimenti.


    I flash che vedevo con la coda dell'occhio non solo sono continuati imperterriti, ma hanno iniziato a prendere delle forme e delle ombre concrete. Li vedevo molto spesso fuori dalla finestra, la notte, ma non erano ancora nulla di solido, perciò non potevo capire cosa stessi vedendo. Ho iniziato a chiudere tutte le tende per non vederle più. In questo modo ho aggirato un po' il problema ma la mia vita era comunque abbastanza incasinata. La mia routine era vuota e meccanica. Dormivo quanto potevo fin quando non ero più esausto, mi alzavo, mi lavavo, cercavo di mangiare qualcosa (avevo perso molto peso, e cercavo di mangiare il più possibile), facevo un po' di esercizi e tornavo a sonnecchiare. Nelle ultime due settimane sono uscito di casa solo un paio di volte per andare allo spaccio: il dottore ed il negozio di armi. Non riuscivo neanche a guardare la TV, dato che non riuscivo a concentrarmi. Ho passato, però, molto tempo su internet, facendo ricerche sulle grotte e sui relativi misteri. Ho trovato solo una leggenda folkloristica riguardo l'Hodag, una creatura che vaga per le grotte.


    Due settimane dopo l'ultima visita alla caverna, e una settimana dopo l' inizio dei rumori, ho incominciato ad avere degli incubi. Incubi estremamente lucidi, senza temi particolari o ricorrenti, solo immagini terrificanti. Qualche volta sognavo qualcuno che cercava di prendermi mentre ero in casa e non potevo scappare perché mi mancava una gamba. Qualche altra volta ero in una tinozza e qualcuno mi lanciava una specie di sciroppo che riempiva la tinozza stessa. Mi alzavo nel panico e rimanevo fino a quando la stanchezza non mi faceva cadere di nuovo nel sonno. Una routine brutale. Il tutto è continuato così per diversi giorni, raggiungendo il massimo il sesto giorno (ieri). I miei sogni erano così reali che non riuscivo a distinguerli dalla realtà. Ero a terra, completamente privo di energia e vitalità. Stavo andando dalla camera da letto al soggiorno, nel tardo pomeriggio, quando ho visto, in fondo a alla sala, un losco figuro. Inizialmente ho pensato fosse un ladro ed ho iniziato ad indietreggiare lentamente. Lui non si è mosso. Mentre indietreggiavo le luci saltavano e si riaccendevano. Tutti i miei muscoli erano in tensione. Ho smesso di fissare la figura e subito dopo il telefono si è messo a squillare. Mi sono spaventato tanto da inciampare nella sedia. Quando mi sono alzato, guardandomi intorno mi sono reso conto che non c'era niente. Ho subito preso le mie chiavi e ho lasciato la casa. Mi sono sentito costretto a salire in macchina e iniziare a guidare. Come ho acceso la macchina le tempie hanno iniziato a pulsare. Ho deciso di andare ad un punto panoramico per vedere tutta la città illuminata. Non sapevo perché avessi bisogno di andarci, ma sapevo che ne avevo. Più mi avvicinavo più la cosa mi sembrava importante. Quando sono arrivato al punto panoramico ho visto qualcosa che mi ha sorpreso ed allo stesso tempo rilassato: Joe era lì! Era fuori dall'auto, guardando la città illuminata. Ci siamo guardati a vicenda. Riuscivo a vedere, attraverso i suoi lineamenti, la stanchezza e le mie stesse esperienza anche perché, a quanto mi ha raccontato, anche lui riusciva a vedere le stesse cose nel mio volto. La nostra conversazione è stata incredibilmente breve: "Sei tornato?"-mi ha chiesto, pur conoscendo la risposta. "Sì", "Dobbiamo tornare", "Va bene domani?" -ho chiesto- "Sì". Lui è salito sulla sua macchina ed io sulla mia. Non volevo parlargli della mia esperienza e lui non voleva chiaramente parlare della sua. Sono andato a casa di B.


    Quando mi ha aperto la porta ho subito notato che stava meglio di noi ed era abbastanza felice ma, appena mi ha visto, la sua disposizione è cambiata. Anche la conversazione con B, come quella con Joe, è stata molto stringata: "ho incontrato Joe, domani a mezzogiorno torneremo lì.". B è diventato serio ed ha solo annuito. Gli ho chiesto anche se avessi potuto dormire a casa sua: ha accettato con entusiasmo. Non me ne accorsi subito ma tutte le luci erano accese. Mi ha condotto alla stanza degli ospiti: "puoi dormire qua". Mi sono lavato, mi sono medicato e sono andato a dormire, facendo la prima dormita decente dopo un lungo periodo. Mi sono alzato presto stamattina e sono venuto qua a casa per prepararmi per il viaggio. Ho pensato di fare questo aggiornamento, altrimenti nessuno avrebbe saputo cosa mi sta succedendo. Scommetto che mentre voi starete leggendo questo post, io sarò già a casa e avrò una storia da raccontarvi. Vi prometto che, se non aveste ancora sentito parlare di me da ora, lo farete a breve. Sono le 10.00 di sabato 19 maggio. Tra due ore partiremo per la cava.


    Preparare questo viaggio sarà una cosa unica, non paragonabile a nient altro. Per la prima volta nella mia vita porterò un'arma in una grotta. Prenderò parecchie fonti di luce, carta e penna. Dovrò anche portare della corda, dato che B ha perso la sua nella cava. Ne porterò parecchia anche dall'altro lato della tomba di Floyd (è la prima volta da tre settimane che ne sento parlare, solo scriverlo mi dà i brividi).


    Ci sono molte cose che devo finire oggi. Molte cose che spero di trovare in un piccolo passaggio nascosto alla vista. Oggi pensare a ciò che è successo mi fa sentire esaltato. È stato tutto un sogno? sfortunatamente sono ben sveglio e fra meno di un'ora dovrò affrontare il mio peggior incubo, l'idea di farlo in compagnia non allevia la paura. Ci sono anche alcune domande, abbastanza basilari, a cui non ho ancora pensato: chi entrerà per primo? Chi ci condurrà attraverso il buio? Chi deciderà quando tornare indietro? Ma la domanda a cui più penso è: cos'è successo alla videocamera che ho lasciato là?" In teoria la telecamera poteva registrare al buio ed io l'ho lasciata accesa quindi, cosa potremmo trovare registrato?.


    È difficile dare un nome alla mia motivazione. Penso che "fine" sia la parola più giusta. Ho bisogno di svelare un po' di misteri sulla cava. La cosa più importante, che ci si creda o no, è trovare la fine della grotta. Date tutte le stranezze a cui ho assistito in queste ultime settimane potrebbe sembrare stupido come obiettivo principale, trovare la fine, ma è ciò che voglio fare. Per essere sicuro cercherò altre punte per il trapano per la strada. Se, comunque, troverò una fine per la grotta principale e una fine per il passaggio nascosto tra le rocce non tornerò mai più lì. MAI.


    Potrebbe sembrare una cosa innaturale strisciare in uno stretto passaggio nell'oscurità, come lo scalare una parete rocciosa per divertimento, o saltare giù da un aeroplano perfettamente funzionante. In realtà lo facciamo per soddisfare la nostra fame di avventura. Il nostro subconscio ci spinge a scalare il nostro piccolo Everest, oltre i nostri limiti. B è solito dire: "L'esplorazione di grotte è l'unica possibilità per chi ha pochi mezzi". Ha ragione. Con un po' di macchina, da qualunque parte del paese si parta, si può trovare sempre una cava inesplorata. Anche se molto famosa la prima volta che viene esplorata può essere un'avventura, qualcosa di nuovo, un ostacolo da abbattere. Noi abbiamo trovato il nostro, adesso abbiamo intenzione di superarlo.


    Molti di voi non sono d'accordo con la mia decisione di procedere nella cava. Lo so, ho ricevuto molti messaggi a proposito ma penso di non avere altra scelta. Se voglio tornare a vivere devo continuare. Se voglio stare tranquillo nella MIA casa devo continuare. Se voglio riprendere molti dei rapporti che ormai sono andati persi devo continuare. ORA. Non ho altra scelta.


    Per la mia famiglia ed i miei amici che stanno leggendo questo post: non vi preoccupate. Conquisterò quella cava e appena tornato aggiornerò questo sito. Posterò anche tutte le foto che scatteremo e, se vi fermerete a casa mia, vi farò vedere il video. Sarò a casa per stanotte, o al massimo per domani.


    Ci vediamo presto, con un sacco di risposte! Con affetto, Ted.

    Edited by Ocean Inside - 7/6/2016, 19:31
  6. .
    Creepypasta

    SMS

    L'amico immaginario

    La Foresta Silente (tradotta)

    CCCreepypasta

    Mouse

    La cartella

    -



    Horror Stories

    Lui

    666.avi

    La figura nel bosco

    Ted the caver (tradotta)

    Carillon

    -



    Gamepasta

    Monotonia

    War

    La fine del mondo

    玩具メーカー (Toy Maker) (tradotta)

    -



    Altre traduzioni

    009 - Il Possessore della Saggezza

    021 - Il Possessore della Rabbia

    033 - Il Possessore del Vento

    SCP - 406

    057 - Il Possessore della Verità

    -



    Honorabe Mention

    Strano foglio, con foto

    -



    Il passato è di fondamentale importanza per me, per questo motivo ho optato per un ordine temporale e non basato sulla qualità dello scritto.

    Buona lettura.

    Edited by Ocean Inside - 4/6/2016, 01:20
  7. .
    Scusatemi, non voglio essere polemico ne tantomeno generare una flame war ma non vi sembra alquanto presuntuoso che dopo 2/3 mesi che siete nel forum (almeno quelli che ho visto io) pretendiate già di eliminare creepypasta storiche e di creare sezioni apposite dove stiparle? Innanzitutto esiste una cosa chiamata soggettività: quello che non piace a voi non deve necessariamente non piacere agli altri, devo ammettere che alcune tra queste storie non sono proprio un granché, ma sempre per il discorso di prima non ha senso volerle togliere. Inoltre, per quanto possiate odiarle, molti tra quelli sono racconti che hanno dato via a questo genere; in parole povere, se non ci fossero stati molto probabilmente questo forum non esiterebbe neanche in quanto il fenomeno creepypasta è nato più o meno con loro. Rinnegare il passato è una cosa abbastanza stupida: per quanto molte volte possa essere poco brillante è quello che ci ha portato fino a questo punto e quindi il volerlo eliminare, in questo caso, sembra quasi una mancanza di rispetto.
  8. .
    CITAZIONE (Xedrin @ 11/10/2015, 09:32) 
    CITAZIONE (Shaural @ 10/10/2015, 16:44) 
    Più che con Sad Satan io vedo molte somiglianze con The Theater...

    Concordo, anche se non è stato trattato da OHC come gioco è molto simile.

    Abbiamo già parlato di questa somiglianza in una delle prime pagine del topic. In particolare la somiglianza è ben visibile nella donna con i fiori che si trova appena entrati nella stanza dei floppy ed aver eseguito delle "procedure". Infatti, la stessa donna può essere vista in un video di The theater nel quale il protagonista viene sepolto (forse vivo) e dal suo punto di vista è ben visibile una donna completamente nera con dei fiori in mano che lo guarda dall'alto.

    Qui ci sono due screenshot, rispettivamente di The Theater e Toy Maker:



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    CITAZIONE (Mamugian @ 18/11/2014, 00:08) 
    29 giorni e nessuno ha più eisposto. Devo dire che Toy Maker ha fatto molto successo. I miei complimenti a tutti per l'aiuto, a Ocean per la storia and THANK you WhyMe? for your special help. I bet all te Italian community here is grateful to you :)

    Io ho giocato ancora e ancora, l'unica cosa che mi viene in mente ora sarebbe di esaminare più a fondo i siti web di kenjiro se sono ancora attivi.
    In ogni caso questa storia è stata bellissima. Grazie creepypastaforum â¤ï¸

    In effetti quella sarebbe l'ultima spiaggia. Servirebbe però qualcuno davvero capace in questo settore, che sia disposto anche a non considerare l'aspetto legale, dal momento che ciò che ci blocca è una password.
  10. .
    Per chi fosse ancora interessato alla vicenda: andate su YouTube e digitate Creepy dos game oppure seguite il video che ha postato il tizio sopra di me (che presumo lo abbia caricato lui). Nei video 5 e 6 relativi a toy maker appare una donna impiccata, che nessuno di noi credo abbia mai visto. Ho intenzione di contattare colui che lo ha caricato per saperne di più.

    CITAZIONE (Why Me? @ 25/5/2014, 23:33) 



    I read the whole 50 pages and have found no mention of this at the end of the video.

    I think that the video you posted has been uploaded by you on youtube, i'm right?
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    Vabbè mi sembra scontato dire che questo "film" non abbia niente a che fare col nostro gioco. Se volessimo trovare una somiglianza mi verrebbe da pensare solo all'atmosfera cupa ed inquietante ed al nome, ma non avrebbe alcun senso.
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    Ragazzi, finalmente domani ho un po' di tempo libero e quindi penso che contatterò PDV. Non voglio dilungarmi ulteriormente riguardo a Toy Maker, ho le mie idee e penso che cercare di aggiungere altre supposizioni senza avere uno straccio di indizio renda ancora più pesante questa vicenda.

    Quasi dimenticavo, devo contattarli tramite Facebook?
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    CITAZIONE (Fra7013 @ 2/2/2014, 12:19) 
    Questa discussione è peggio di uno Zombie...

    Dovrebbe essere morta e sepolta da almeno 10 pagine, invece...
    Seriamente, non sprecate il tempo con questo gioco. Non c'è niente di misterioso.
    Per prima cosa, tutto il materiale inerente alla pasta è Made in Ita, eccetto ovviamente la pagina sul creepypasta forum inglese, fatta da me. Inoltre, non dico che sia stato lui, ma mi ricorda molto i lavori di Mad... (Come A Mind Joke e I'm Scared). Poi, come mai "casualmente" quando abbiamo scoperto della maschera di Ergo Proxy, il creatore che dovrebbe essere americano o giapponese, si para subito il sedere?
    Ah, un ultima cosa: Fossi io, mi bastasse vedere che il corridoio finisce proprio dove ci sono i crash per capire che è un fake, e anche poco elaborato.

    Se volete continuare fate pure, ma la discussione va avanti da 6 mesi, e dubito che riusciremo a scoprire qualcos'altro, se non il fatto che questo gioco è un gran fake.

    Cose già dette e ridette, siate un po' più fantasiosi la prossima volta suvvia.
    Anche il più idiota tra di noi si sarà accorto che questa storia di vero ha ben poco ed infatti io stesso cerco di commentare il meno possibile e solo se necessario, il fatto è che, nonostante sia un fake, ogni volta che sembra sia tutto finito salta sempre fuori qualcosa di nuovo portandomi a pensare che forse dietro ci sia stato un lavoro maggiore di quanto si pensi ad una prima occhiata. Non sto dicendo che questo gioco abbia qualcosa di satanico, sia maledetto o cose simili ma solo che ha qualcosa di intrinsico o comunque un messaggio nascosto che siamo portati a scoprire, fake o meno che sia. La cosa che mi dispiace è che arrivati a questo punto, ovvero aver scoperto che il programmatore è italiano, tutto questo finirà nel dimenticatoio e nessuno si occuperà più di questa faccenda nonostante avessi una gran voglia di arrivare ad un'ipotetica soluzione, in fondo la storia è palesemente falsa ma il gioco esiste ed ha dimostrato di non essere l'opera riuscita male di un quindicenne annoiato.
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    Sono un cretino :)
    Comunque ho notato due cose per ora: la prima è che nella stanza piene di orsetti in fondo c'è un corridoio che svolta a destra ma il crash mi impedisce di andare a controllare, la seconda è che se si imposta la wireframe mode o la fog su on poi non si puo' più tornare alla visione normale, nemmeno reimpostando off.

    Per il resto va tutto alla perfezione, sei stato davvero bravo. Ho già in mente altre cose da verificare con questi cheat.
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    99 su 100 è per via del mac.. IDGAF a che punto sei?
84 replies since 25/9/2011
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