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TERZA CLASSIFICATA CONTEST CLICHE'

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    Pryp'jat'

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    Una serata come molte altre.

    Birra, poltrona, TV e una lunga serie di programmi trash pronti ad allietare le ore in cui posso finalmente staccare la spina, dedicandomi a me stesso. So di essere la perfetta incarnazione dell’americano medio ma ciò non mi disturba affatto, anzi, è una sorta di giustificazione per la mia vita sedentaria e priva di stimoli.

    La pioggia batteva forte sulle finestre, senza ritmo, portata da enormi folate di vento. Le uniche fonti luminose erano lo schermo del televisore ed un’insegna intermittente di un pub a pochi passi da casa mia. Se non fosse stato per l’improvviso schermo nero davanti a me non mi sarei nemmeno accorto della luce che aveva deciso di andarsene. L’aria si fece pesante, come se ci fossero state almeno altre dieci persone, ma forse ero troppo occupato dai reality per accorgermene prima. Rimasi così, al buio, catturando con lo sguardo le forme e le figure disegnate dall'intermittenza dell’insegna per orientarmi.

    Ebbi immediatamente la sensazione di essere osservato, non so perché. Sentivo che in quel momento chiunque avrebbe potuto nascondersi dietro un angolo in attesa di ferirmi, portandomi ad afferrare una torcia il prima possibile. In quel preciso istante un fruscio proveniente dalla sala catturò quella che penso possa essere la mia attenzione, tendenzialmente sono troppo pigro per dedicarmi a qualcosa che non sia fissare pixel su più dispositivi.

    Fu allora che vidi mia moglie spuntare dal fondo del corridoio, pallida in volto, con una lunga vestaglia che raccoglieva la sporcizia accumulata nelle settimane di procrastinazione estrema. Girò rapidamente verso la camera da letto, senza fare nessun rumore.

    La reazione di un comune mortale sarebbe stata quella di seguirla, se non altro per controllare lo stato della sua salute, che visto l’aspetto non era delle migliori.

    Non io.

    Ero paralizzato.

    Il sangue che mi scorreva nelle vene pareva col suo flusso essere più rumoroso dell’incessante cascata d’acqua che temevo avrebbe sfondato la finestra da un momento all'altro.

    In quel momento però c’era qualcosa che temevo ben di più, qualcosa che accelerò le pulsazioni del mio cuore al punto che potevo scandirne i battiti uno ad uno, mia moglie. La stessa donna che due anni fa ho ucciso brutalmente a pugni e calci durante una lite domestica, la stessa donna che avevo accusato di avermi puntato contro un’arma da fuoco mentre aveva solo subito la rabbia repressa dell’animale che ero, che sono.

    Non osai muovermi, continuavo a fissare l’entrata della camera, aspettando che ne uscisse qualcosa di ancora più terrificante e mutato.

    Mentre ogni muscolo del mio corpo si stava irrigidendo, pronto ad un ultimo e disperato scatto, un rumore familiare spezzò quell'attimo apparentemente infinito, un rumore di statico proveniente dalla TV, nonostante fosse andata via la corrente da ormai diversi minuti. Durò per pochi secondi, come se stesse cercando un canale o fosse fermo su uno non visibile, poi il silenzio.

    Mi voltai per vedere cosa fosse.

    Sentii qualcosa muoversi dietro di me.

    Zdy8_Uks

    Edited by Rory - 23/12/2016, 09:10
     
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  3. Pipinoilbreve04
         
     
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    Bella.

    Inviato dal mio Samsung Galaxy tramite ForumFree App

     
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    Pryp'jat'

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    Non l'avevo postata nella sezione per il contest?
     
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    CITAZIONE (Ocean Inside @ 6/12/2016, 21:03) 
    Non l'avevo postata nella sezione per il contest?

    Sì, poi è stata smistata nella sezione più appropriata (presto arriveranno le altre, ma smistate in altre sezioni).
     
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    "Il solo immaginare che ti sto uccidendo mi ha fatto venire un sorriso in volto "

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    In un mondo di orrore e oscurità

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    ...se te lo dicessi poi...

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    Bella mi è piaciuta, complimenti!
     
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    "Dal multiforme ingegno"

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    Ti faccio i miei complimenti. Posso assicurarti che ho avvertito un certo tipo di orrore, anche solo per un fugace attimo. Una persona che hai ucciso, alla quale hai arrecato danni abominevoli e che ritrovi dopo tanto tempo in casa tua, camminare silenziosamente, nel luogo in cui ti senti più al sicuro. Mi scappa un italianissimo "Mamma mia!".
    Ti dirò, tuttavia, che ho trovato solo quest'ultimo elemento particolarmente spaventoso. Sarò io, ma nell'immedesimazione mi ci sono tuffato e ne sono uscito fradicio di sensazioni incredule; mi sono immerso tanto nella storia da vivere pienamente il punto di vista del protagonista e percepire, in quelle rare volte che mi accade, il sovrannaturale come elemento terrificante, seppur nel nostro caso in minima, semplice parte.
    Quella vissuta concretamente dal protagonista era una mia fobia, tra le tante cervellotiche che ho avuto o che ho tutt'ora, che da pargoletto non mi faceva dormire la notte, quella di incontrare parenti defunti e morti. Spesso da bambino in dormiveglia sentivo il loro odore, il rumore delle loro scarpe sulle scale - e non era "paura" di loro, era l'immensa incredulità nel sentire, da parte mia, la loro presenza dopo la loro morte, e la mente fervida di un bambino viaggia molto in fretta e in rotte più disparate. Mentre ero a letto vidi anche, in una specie di allucinazione, mio padre sorridermi e tendermi la mano, dicendo "Andiamo!", riferendosi alla scuola. Avevo sette anni.
    Sebbene non si tratta di orrore quello che ho vissuto io, nel mondo amplificato del terrore di una creepypasta mi hai tirato fuori questi ricordi che si sono trasmutati, durante l'esperienza di lettura, nella concreta paura che avevo da bambino di rivedere i morti - e che il protagonista vive scrutando la moglie uccisa da lui stesso camminare; mi hai aperto gli schedari della memoria e mi hai fatto rivivere, ripeto, anche solo per un attimo, una sensazione sepolta.
    Storia semplice, tecnicamente nulla di miracoloso, ma a mio modestissimo parere spaventosamente efficace. Non male davvero!
     
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    CITAZIONE (Oessido @ 15/12/2016, 23:50) 
    Ti faccio i miei complimenti. Posso assicurarti che ho avvertito un certo tipo di orrore, anche solo per un fugace attimo. Una persona che hai ucciso, alla quale hai arrecato danni abominevoli e che ritrovi dopo tanto tempo in casa tua, camminare silenziosamente, nel luogo in cui ti senti più al sicuro. Mi scappa un italianissimo "Mamma mia!".
    Ti dirò, tuttavia, che ho trovato solo quest'ultimo elemento particolarmente spaventoso. Sarò io, ma nell'immedesimazione mi ci sono tuffato e ne sono uscito fradicio di sensazioni incredule; mi sono immerso tanto nella storia da vivere pienamente il punto di vista del protagonista e percepire, in quelle rare volte che mi accade, il sovrannaturale come elemento terrificante, seppur nel nostro caso in minima, semplice parte.
    Quella vissuta concretamente dal protagonista era una mia fobia, tra le tante cervellotiche che ho avuto o che ho tutt'ora, che da pargoletto non mi faceva dormire la notte, quella di incontrare parenti defunti e morti. Spesso da bambino in dormiveglia sentivo il loro odore, il rumore delle loro scarpe sulle scale - e non era "paura" di loro, era l'immensa incredulità nel sentire, da parte mia, la loro presenza dopo la loro morte, e la mente fervida di un bambino viaggia molto in fretta e in rotte più disparate. Mentre ero a letto vidi anche, in una specie di allucinazione, mio padre sorridermi e tendermi la mano, dicendo "Andiamo!", riferendosi alla scuola. Avevo sette anni.
    Sebbene non si tratta di orrore quello che ho vissuto io, nel mondo amplificato del terrore di una creepypasta mi hai tirato fuori questi ricordi che si sono trasmutati, durante l'esperienza di lettura, nella concreta paura che avevo da bambino di rivedere i morti - e che il protagonista vive scrutando la moglie uccisa da lui stesso camminare; mi hai aperto gli schedari della memoria e mi hai fatto rivivere, ripeto, anche solo per un attimo, una sensazione sepolta.
    Storia semplice, tecnicamente nulla di miracoloso, ma a mio modestissimo parere spaventosamente efficace. Non male davvero!

    Ti ringrazio!
    Fa moltissimo piacere che qualcuno riesca ancora a spaventarsi con le creepypasta, che diciamocelo, sono un "genere" sul quale è rimasto poco da dire visto il numero enorme di scrittori improvvisati e di cliché, per l'appunto.
    Sicuramente non è una delle migliori che ho scritto ma il "tecnicamente semplice" è un qualcosa di voluto, per ricreare quel brivido che avevi quando nel 2011 leggevi le prime storielle mal scritte pensando avessero un fondo di veridicità.
     
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    Can't rain all the time.

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    La pasta riesce a fare il suo lavoro: trasmettere le sensazioni del protagonista senza intermezzi al lettore. Complimenti.
     
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