Ted the caverprima parte

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    Vorrei ringraziare gli utenti Pisy, InstantKarma!, @Lilfred@ e criptonn per l'enorme mole di lavoro svolta e per la pazienza, viste le mie continue richieste. E' stata una traduzione molto ardua e posso dire che siamo stati grandi!


    23 Marzo 2001




    A causa dell'enorme numero di richieste che ho ricevuto dove mi chiedevate di raccontare le mie scoperte ed esperienze in una grotta non lontano da casa mia, ho creato questa pagina web, mi aiuterà ad illustrarvi gli eventi avvenuti nel corso degli ultimi mesi a partire dal mio viaggio in una caverna nel dicembre del 2000 e che si è concluso... beh, in realtà non si è concluso affatto. Il mio diario da speleologo fungerà come prova per dimostrarvi che ciò che mi accingo a raccontarvi è accaduto davvero. Il tutto sarà descritto, ovviamente, in ordine cronologico.


    Ho incluso alcune fotografie che sono state scattate durante le esplorazioni della grotta. Ho realizzato anche alcune illustrazioni per chiarirvi le idee. Tutte le foto sono state scattate da me o da una delle poche persone con cui sono entrato nella caverna.


    Voglio mettere in chiaro alcune cose prima di cominciare:

    1 - La maggior parte delle foto sono state scattate con una Kodak usa e getta. Son poche le volte in cui ho utilizzato una fotocamera migliore. Le immagini di questo sito sono tutte originali e non sono state modificate in alcun modo. In linea di massima ho caricato le foto su disco nel momento immediatamente successivo al loro sviluppo in modo da non doverne eseguire la scansione in un secondo momento ed assicurare la migliore qualità digitale.

    2 - Non rivelerò i nomi delle altre persone coinvolte in questa storia. Se qualcuno di voi mi conosce abbastanza bene probabilmente ne è già a conoscenza.

    3 - Non rivelerò la posizione della grotta a nessuno per alcun motivo! Quindi, per favore, non chiedetemela! Non voglio essere responsabile di ciò che vi potrebbe accadere una volta entrati. Mi riferirò alla grotta come Grotta Mistero, pur non essendo questo il suo vero nome.


    Se pensi che tutto questo suoni inverosimile, ti capisco. Forse lo penserei anch'io se non avessi vissuto questi fatti sulla mia pelle.



    Per proteggere me stesso da persone che potrebbero copiare il contenuto di questo sito mi trovo a dover aggiungere quanto segue: Tutto ciò che leggerete da questa pagina in poi è di proprietà intellettuale di Ted lo speleologo, il quale ne possiede il diritto d'autore dal Marzo del 2001.

    Ted

    La Scoperta




    Ho diviso il testo in due colori in modo da essere più chiaro. Userò il grigio per le parti prese direttamente dal mio diario da speleologo, mentre invece con il bianco avrò modo di esporvi le mie riflessioni sulle esperienze che andrò a raccontarvi. Farò del mio meglio per trasmettere pensieri e sensazioni che ho provato durante l'intera avventura. Non utilizzerò i nomi reali delle persone coinvolte, come già detto, e cercherò di tagliare le parti meno importanti, come i momenti in cui ci nutrivamo etc.
    Nel tentativo di presentare questa esperienza in modo più preciso possibile, riporterò tutto senza cambiare una sola virgola dal mio diario. Per questo vi prego di trascurare alcuni eventuali errori.

    30/12/2000 Dal Diario



    B. ed io abbiamo deciso di esplorare una grotta prima del nuovo anno, così ci siamo concentrati su Grotta Mistero. Non è una grotta spettacolare ma, dal momento che molti di noi non ne esplorano una da tempo, eravamo comunque eccitati. Questo viaggio ci entusiasmava molto. C'era un piccolo passaggio nella parte inferiore della grotta che ho voluto controllare per vedere se fosse stato possibile farci passare tutta l'attrezzatura. L'apertura era piccola, ma ci passava comunque molta aria. Dopo aver caricato tutto il necessario, siamo partiti da casa alle 15 in punto. Siamo arrivati alla grotta in un batter d'occhio, dato che B. ama guidare velocemente. Abbiamo parcheggiato al solito albero e quindi ci siamo calati nella grotta. Sono andato giù prima io, nel frattempo B. mi ha aiutato a prendere gli zaini, quindi è sceso anche lui.


    Farò riferimento a B molte volte. Siamo amici da molti mesi ed ormai facciamo entrambi esplorazioni da secoli. E' stato ferito in un incidente in una grotta pochi anni fa, i medici gli dissero che non avrebbe più camminato. Attraverso del duro lavoro e perseveranza, non solo cammina, ma può andare in giro molto bene per le grotte, nelle parti più complesse deve rallentare un po', ma non è un grande problema. Giunto ad un ostacolo riesce a superarlo, seppur con molta pazienza.


    Per quanto riguarda il riferimento alla piccola apertura nella grotta, c'è un detto tra gli speleologi: "Se soffia, vacci". Significato: Se da un anfratto soffia aria, probabilmente vale la pena indagare.



    Dopo aver esplorato le vie più visibili, siamo scesi ancora più in profondità, nella parte più bassa della grotta, per trovare un foro nella roccia. Si trovava sul lato di una parete della caverna, a circa un metro dal pavimento. Per guardarci dentro ho dovuto inginocchiarmi come un'anatra sotto la sporgenza di una roccia.


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    Ho messo il mio guanto nel buco per aiutarvi a comprenderne le dimensioni.


    Ho usato la mia piccola torcia per vedere meglio. Ero molto eccitato da quello che avevo visto. Il muro intorno al foro era di circa 3-5 centimetri di spessore. Esso portava ad uno stretto passaggio, che si poteva attraversare per circa 10 o 12 piedi, dopo i quali si faceva molto più largo, non so di preciso quanto. Sarebbe potuto essere un corridoio vergine. Per poterci entrare bisognava allargare l'apertura, visto che in quel momento era delle dimensioni di un pugno. Dopo aver scavato per non molto tempo e aver visto che i nostri sforzi a mani nude erano inutili, ci siamo seduti per qualche minuto per riposare e contemplare il nostro piano di attacco. Mentre eravamo seduti, lì nel buio, si sentiva il vento che fischiava dall'altra parte del passaggio: era abbastanza inquietante. Sentivamo uno strano rumore di tanto in tanto. Non era niente di particolare. La grotta è in prossimità di una strada su cui passano molti camion, quindi probabilmente avevamo semplicemente paura di qualche stupida roccia che rimbalzava al loro passaggio.


    Decidemmo di portare un trapano a batteria nella grotta e di utilizzarlo per forare la roccia. Sembrava una buona idea! Gli sforzi per trasportare tutta l'attrezzatura fino al buco sarebbero stati immani, ma speravamo che ne sarebbe valsa la pena. Ho chiamato il passaggio Tomba di Floyd, in onore di Floyd Collins.


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    Questo è un disegno approssimativo di come appariva il passaggio inizialmente.


    Floyd Collins è stato uno dei più grandi speleologi dei primi anni del 1900. Rimase bloccato in un passaggio molto stretto in una grotta, da cui non riuscii mai a liberarsi. È una storia incredibile che potete trovare nel libro: "Trapped: The Story of Floyd Collins" (mi sembra si chiami così, il nome dell'autore proprio non lo ricordo). Chiamando il passaggio "Tomba di Floyd", non volevamo solo rendergli omaggio, ma anche descriverne al meglio le dimensioni.


    Ha Ha! È curioso adesso ricordare a quando pensai, col senno di poi, quanto facile sarebbe stato il nostro viaggio. Ritenevo che sarebbero bastate poche ore ma, se avessi saputo quanto tempo ci sarebbe voluto, dubito che avrei iniziato il progetto. Se avessi a cosa stessi andando incontro non avrei nemmeno iniziato la discesa.


    Abbiamo raccolto i nostri zaini e ci siamo diretti verso la superficie. Non era niente di speciale ma eravamo comunque molto entusiasti. Non avevamo ancora lasciato la grotta e già stavano progettando il nostro viaggio di ritorno.


    Il resto della prima nota parla della salita fuori dalla grotta, della nostra cena e del nostro viaggio di ritorno a casa


    Iniziano i lavori 27/28 Gennaio 2001




    B. ed io eravamo molto eccitati di tornare nella caverna. Ho pensato che con circa 4 ore di lavoro avremmo potuto trapassare il foro e vedere cosa c'era dall'altra parte. Prendemmo in prestito un trapano a batteria DeWalt da portare con noi. Avevamo anche delle strutture da carotaggio, dei magli (due) per rompere la roccia, perni da inserire nei fori praticati dal trapano, e pochi altri strumenti che abbiamo finito per non usare. Portare gli strumenti fino al sito di lavoro si rivelò una sfida. Uno di noi doveva scendere con la corda e fermarsi a una sporgenza o ad un buon luogo di riposo, poi l'altra persona poteva passargli tutto quanto. Abbiamo ripetuto questa procedura fino al fondo della grotta. Poi abbiamo dovuto trascinare l'occorrente. Ci sono volute circa due ore per arrivare al foro.


    Decidemmo di fare dei turni. Iniziò B. a lavorare al buco, dopo di lui spettava a me. Dunque dopo due sessioni capimmo che ce ne sarebbero volute molte di più di quante speravamo. Dopo aver finito il proprio turno, potevamo riposarci e mangiare qualcosa.


    Per iniziare a lavorare dovemmo metterci in ginocchio e fare del nostro meglio per evitare di sbattere la testa sul soffitto. Lavorare in quella posizione scomoda non ci aiutò di certo: è stato un lavoro difficile. Abbiamo inserito i perni nel foro e martellato su di essi fino a quando la roccia non si sgretolava. Ogni volta dovevamo ripetere il processo. Per darvi un'idea di come è andato lentamente l'ambaradan, riuscivamo a sessione a rompere una parte del muro grande quanto un unghia, e le poche volte che facevamo un danno maggiore (circa 1/3 delle dimensioni del palmo), erano per noi motivo di grande gioia.


    Di tanto in tanto, per variare, provavamo a scavare con un cesello di 5 cm circa, ancora più lentamente. Il problema con questo era che non riuscivamo a tagliar bene le curve.


    Anche se abbiamo trascorso molte ore di lavoro sul foro non abbiamo mai trovato una tecnica migliore per allargarlo. Il trapano /perno/martello ha ottenuto i migliori risultati. Siamo venuti fuori con alcune idee folli per rompere la roccia. Di tutto: dalla TNT (mai presa seriamente in considerazione), sino a trasportare un generatore per la bocca della caverna e l'uso di una prolunga collegata a un martello pneumatico. Abbiamo anche pensato di usare l'azoto liquido per congelare la roccia e renderla più friabile!


    Dopo un paio d'ore di duro lavoro ci siamo resi conto che qualcosa non andava: la nostra pila si era scaricata all'improvviso! Abbiamo dovuto sostituirla. La seconda pila è durata di più perché abbiamo martellato e cesellato un po' più rapidamente e un po' di più ciascuno, ogni volta. Purtroppo, dopo circa tre ore in più di fatica anche la seconda pila era andata ed abbiamo deciso di aspettare una notte. Wow! Potevamo dire di aver fatto un gran lavoro nella grotta, ma non abbastanza. Per la prima volta da quando avevamo iniziato a scavare ci siamo seduti entrambi e abbiamo fatto una pausa insieme. È stato bello verificare i risultati del nostro duro lavoro. Poi abbiamo sentito lo stesso rumore che udimmo giorni fa. Sembrava essere un po' più forte rispetto all'ultima volta. Abbiamo solo pensato che il vento soffiasse più forte. Quello che non riuscivo a capire era il rombo che accompagnava il soffio. Esso, inoltre, sembrava essere più frequente ma, questa volta, non abbiamo potuto attribuire il rumore al camion.

    La strada dove essi passavano non era molto affollata. A quell'ora della notte non c'era traffico, eppure il rombo continuava. Sembrava provenire dal profondo del passaggio. B. disse che avrebbe chiesto ad alcuni speleologi veterani quale sarebbe potuta essere la causa del rumore.
    Non abbiamo passato molto tempo ad ammirare il nostro lavoro. Recuperammo gli attrezzi in fretta per uscire dalla caverna. In realtà ne abbiamo lasciati alcuni nella grotta: c'era ancora molto da fare ed entrambi eravamo esausti. Il nostro piano originale era quello di completare l'esplorazione di questa caverna e passare ad altre nelle vicinanze, il giorno successivo. Abbiamo deciso invece di dormire in un motel vicino, ricaricare le batterie e tornare alla Grotta Mistero.


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    Il buco dopo le prime ore di scavatura.


    Il mio diario va avanti a lungo descrivendo la nottata che abbiamo passato dopo aver lasciato la caverna: Abbiamo preso una camera, la cena era eccellente, non ho dormito bene, nonostante fossi esausto, etc.
    Entrambi abbiamo dormito troppo, con la conseguenza che siamo arrivati in ritardo alla grotta. Il secondo giorno di lavoro sulla grotta è andato più o meno come il primo. Abbiamo lavorato fino a quando entrambe le pile erano morte. Non eravamo neanche lontanamente vicini all'obiettivo.
    L'urlo e il rombo continuavano come il giorno prima.



    Scavando




    Prima di continuare con la prossima nota dal diario penso che, al fine di una comprensione migliore, debba spiegare un po' di cose sulla speleologia e sull'atmosfera nelle grotte. Rileggendo e ripensando alla mia descrizione mi sono accorto che per comprende molte parole che ho usato sul mio diario e nelle descrizioni servono delle conoscenze sulla speleologia e su com'è fatta una grotta. Ovvero, ho scritto il diario solo per me. Userò questo tempo per dare una descrizione più dettagliata della grotta. Vi racconterò come ci trovavamo mentre vi lavoravamo e vi riassumerò i nostri sentimenti fino a quel momento.


    La grotta fu "scoperta" alcuni decenni fa quando dei lavori nell'area hanno portato alla luce l'entrata. Da quel momento è stata visitata per lo più da locali e da speleologi avidi della regione. Lattine di birra possono essere talvolta trovati nella grotta, per lo più nella parte alta. Quando vi entrai per la prima volta pensai che fosse davvero bellissima. Polvere, graffiti, vandali, piccioni e l’afflusso regolare di gente hanno diminuito il suo fascino. Ci sono ancora delle piccole zone nella grotta rimaste indisturbate, che servono come ricordo dell’aspetto iniziale.



    Per entrarci è necessaria una fune molto lunga, per calarsi tra le rocce. Usammo un albero vicino come punto di ancoraggio. Appena la fune fu assicurata all'albero, circa a 6 metri da un piccolo dirupo, la lanciammo oltre il bordo, su una sporgenza a circa 4 metri più in basso. Ci calammo quindi verso l’entrata. La mia sorgente luminosa era la luce dell’elmetto, azionata a batteria, nota come luce T.A.G. Per una speleologia sicura si devono avere almeno due sorgenti di luce di riserva. Come riserva ho una luce piccola sull'elmetto ed un'altra luce assemblabile nello zaino (che porto sempre con me). Ho anche dei glow sticks. Queste non sono considerate come delle buone fonti di luce ma sono ottime per fare delle pause per cena oppure per cercare di uscire dalla grotta quando tutte le altre fonti sono esaurite.


    Dopo una breve arrampicata su delle grandi rocce arrivammo ad una fossa profonda soli 15 metri, purtroppo non era libera. In poche parole , non potemmo semplicemente calarci per la fune, dovemmo strisciare attraverso rocce affilate scendendo. Risalire fu ancora più difficile per le stesse ragioni. La fossa variava di diametro da 3 metri a 0.9-1 metro in alcuni punti. Le mura erano rivestite da una roccia bianca, chiamata popcorn. Questa roccia è abbastanza dolorosa, in termini di sfregamento. La mia scelta fu di indossare jeans Levi’s, una T-shirt, guanti e ginocchiere. Di solito esco dalla grotta con delle piccole ferite ma, almeno, sono agevolato, a differenza di quando mi addentro dentro essa.


    La temperatura sotto terra è stabile per tutto l’anno. Si sta bene in estate e in inverno. Noi ci siamo entrati in dei giorni davvero freddi e già a 3 metri di profondità c'era abbastanza caldo da poterci togliere i giubbotti. È una buona temperatura per lavorare. Per scendere di solito uso un dispositivo “figure-8”. Per la scalata mi fisso alla fune usando un Peltz, ma mi arrampico da solo senza usare il dispositivo. Lo tengo solamente come misura di sicurezza, in caso cadessi. Altri speleologi hanno il proprio metodo per salire e scendere.


    Alla fine della discesa dovemmo strisciare per un po'. C'era un piccolo spazio, sui 2 metri quadrati, in fondo che dava la possibilità di posare le imbracature e l’equipaggiamento di salita/discesa. Da quel punto in poi le discese ripide erano finite, l’equipaggiamento quindi non era più necessario.

    Arrivati alla piccola “stanza” 2x2 ci riposammo sotto una sporgenza. A questo punto ci inginocchiammo per attraversare un passaggio lungo 3 metri ed altro quasi mezzo metro. Qui le ginocchiere tornarono utili. Il pavimento era ricoperto da terra, mescolata a pezzi di roccia rotti provenienti dall'alto. Il sottile strato di terra non attutiva il colpo alle mani e alle ginocchia mentre strisciavamo. Alla fine uscimmo attraverso uno spazio stretto. Non troppo stretto, ma abbastanza da obbligarci a strisciare per terra.


    Arrivati dall'altra parte dell'uscita c'era qualche altro metro di spazi stretti, quindi la grotta si apriva abbastanza da poter stare in piedi. Per quasi tutto il resto stemmo in piedi. La grotta si divise in diversi passaggi, a quel punto. Due vie, composte da rocce e crepacci, finivano in dei bruschi vicoli cechi. Altre due vie portavano a delle piccole fonti d'acqua. Tutte le vie erano divertenti da esplorare. Tutte e quattro continuavano per 30 metri in una graduale pendenza verso il basso. Per la maggior parte del tempo camminammo in piedi nei passaggi.


    L'acqua è abbastanza comune nelle caverne. Un residente mi disse che fu uno dei primi ad esplorare la caverna e che il suo cugino si era anche immerso negli specchi d'acqua grazie ad attrezzature da sub. Il parente gli disse anche che la grotta continuava verso il basso per un centinaio di metri, per poi diramarsi in altri corridoi. Proprio quello che speravamo.


    Non possiedo grandi conoscenze delle rocce circostanti, posso solo dirvi che molte sono più dure di altre, ed anche più scure.


    Comunque, ritornando alla grotta, entrando c'erano quattro percorsi differenti: i due sulla sinistra conducevano a due vicoli ciechi, mentre quello frontale e sulla destra a delle pozze d'acqua. Il più grande è quello a destra: aveva un'altezza di circa 10 piedi (3,05 m), proseguendo per circa 40 metri l'altezza diminuiva a 6 piedi (1,83 m). La grotta si strettiva progressivamente, costringendoci a strisciare di nuovo, la pendenza aumentava. Dopo un po' di metri potemmo tornare in posizione eretta.


    Dopo aver camminato per qualche minuto ed essere scesi arrivammo ad una piccola zona pianeggiante con un passaggio che conduceva immediatamente a sinistra. Da qui c'era solo un lungo corridoio roccioso, in fondo al quale vi era un piccolo foro, delle dimensioni di una palla da baseball. Inginocchiandosi davanti ad esso si poteva avvertire una leggera brezza venirne fuori. Mi resi conto che quello era un possibile passaggio a porzioni inesplorate della grotta.


    Nel caso non l'aveste capito è da qui che ho sentito il bisogno di scrivere i miei avvenimenti, sentivo che c' era qualcosa di strano. Spesso, quando arrivo nel punto più profondo o buio della caverna, spengo tutte le luci. E' una tradizione che mi accompagna ormai da anni: permette di captare la vera essenza, di sentire odori e suoni prima impercettibili, riacquisendo così vigore e determinazione. L'occhio umano è incapace di vedere in quell'oscurità.


    B. iniziò a lavorare sul foro ma dopo mezz'ora era esausto, così dovetti prendere il suo posto. Mi disse quale secondo lui era il metodo migliore ed io lo riprodussi. Mentre uno lavorava l'altro stava nell'oscurità a bere, mangiare o a riposarsi. L'unica luce che avevamo era quella del caschetto protettivo. La temperatura mite ci permetteva di lavorare duro senza scaldarci troppo.



    Spesso mi soffermavo a guardare il foro pensando di poterci passare, rimanendo deluso quando ci provavo. Tuttavia sapevo che avrei continuato ad impegnarmi per espanderlo e riuscire a passarci. Sia io che B eravamo dei grandi appassionati di speleologia e quindi eravamo spinti dalla curiosità di che cosa ci fosse stato dalla parte opposta. Quello che trovammo non era esattamente ciò che ci aspettavamo...


    10 febbraio 2001




    Erano passate a malapena due settimane e stavamo già ritornando a lavorare nella caverna. Eravamo diventati ossessionati dall'idea di infilarci là dentro. Non pensavamo che ci fosse niente di eccezionale dietro tutta quella roccia, semplicemente ci piaceva l'idea di essere i primi umani sulla faccia della terra a mettere piede in una parte ancora vergine della caverna. Iniziammo tardi e scavammo parte della via nell'oscurità. Quando dico alla gente che vado a esplorare le grotte di sera mi chiedono sempre perché, non si fermano a pensare che è sempre notte una volta che sei laggiù. Durante il tragitto per la Grotta Mistero, parlammo di nuove idee per velocizzare il lavoro. B mi disse anche che aveva parlato con un suo amico speleologo, il quale aveva trovato una spiegazione riguardo il rumore rimbombante, cioè che potesse essere il suono di acqua nelle profondità della caverna. Una cascata, probabilmente. Non sono riusciti a spiegare però in maniera soddisfacente perché il rumore vada e venga.


    Quella volta ci portammo la cagnolina di B, Whip. È un Jack Russel. Non ero per niente preoccupato del fatto di portare il cane dentro la caverna. L'abbiamo già portata altre volte. Risponde al richiamo della natura (fa la pipì) prima ancora che entriamo, e poi aspetta finché non torniamo fuori. Si comporta bene anche dentro la caverna. Dobbiamo semplicemente calarla tramite una bardatura fatta appositamente per lei finché non raggiunge il fondo del crepaccio principale. Dopodiché si arrangia da sola. Adora esplorare, ma rimane sempre in vista. Non ha una luce in testa, quindi ci deve aspettare. Un'altra ragione per la quale non mi dette fastidio portarmi Whip appresso è perché avevamo in mente di farla passare dentro la fessura per vedere quanto sarebbe riuscita ad andare lontano. Questo avrebbe potuto darci un'idea su cosa potesse esserci dall'altra parte. Sapevamo che se ci fosse stato un precipizio che non potevamo vedere il cane si sarebbe girato e sarebbe uscito subito, è molto intelligente. Pensavamo che avremmo dovuto lavorare un po' sulla fessura, ancora prima che il cane potesse passarci.


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    La cagnolina Whip di B.


    Nonostante lavorassimo nell'oscurità della notte fummo capaci di sistemarci e scendere abbastanza velocemente. Non ci portammo appresso tanti strumenti come l'ultima volta. Oltretutto, ne avevamo lasciati un po' nel passaggio, così non avremmo dovuti portarli dentro e fuori ogni volta. Sono riuscito a procurarmi altre due batterie per la trivella, per un totale di quattro. Nonostante la presenza di Whip impiegammo poco tempo a scendere. Poi successe qualcosa di strano che non riesco a spiegarmi: la cagnolina cominciò ad esplorare non appena sganciata dalla corda. Era nel paradiso dello sniffo, fiutava e schizzava come impazzita intorno ai nostri piedi. Continuò a correre dall'uno all'altro mentre ci dirigevamo di nuovo al sito di lavoro. Nel punto in cui la caverna si divideva in quattro passaggi il cane sembrò avere di botto le pile scariche. Si limitava a stare al fianco mio o di B. Ci sembrò abbastanza strano. Man mano che scendevamo, rimaneva solo con B, sembrava nervosa, come se avesse visto qualcosa che non le piaceva. Quando ci avvicinammo al breve dislivello prima del pertugio, dovemmo convincerla per farla proseguire. Aveva il pelo ritto sulla schiena. Alla fine, quando fummo a circa 20 piedi [5 metri], cominciò a guaire, e si nascose dietro a B. Aveva la coda tra le gambe, e la pancia a terra. Strano! L'avevo vista prepararsi a combattere con cani grandi il doppio di lei ma, in quel momento, si comportava come se Satana in persona ci stesse spiando. Pensai che dovevano esserci stati altri animali che avevano usato la grotta come tana e che Whip avesse sentito il loro odore. Fu un peccato che questo l'avesse innervosita perché non riuscimmo a farla entrare nel passaggio. Decidemmo che con questo nuova difficoltà (il cane nervoso) uno di noi sarebbe rimasto a lavorare, mentre l'altro sarebbe stato col cane, a un paio di piedi di distanza da dove saremmo rimasti normalmente. Riprendemmo i nostri turni di trapanamento, martellamento..etc.. Con la nostra scorta extra di batterie potemmo lavorare molto di più con la trivella, senza paura che si scaricasse. Questo non rese più facile il nostro lavoro ma velocizzò un po' le cose. I progressi erano ancora lenti. Non che me ne importasse molto, comunque.


    Il mio diario continua per un po' con i progressi che stavamo facendo. Per tutto il tempo in cui lavorammo, Whip non si mosse. Si limitava a stare sullo zaino delle corde, tremando. Di tanto in tanto guaiva. Una cosa che non notai sul momento è che non levava lo sguardo dal passaggio. Avremmo dovuto osservare meglio questo animale percettivo.


    Eravamo alla quarta batteria, quando ci capitò il secondo avvenimento bizzarro. B stava lavorando, aveva appena finito di trapanare e stava per piantare il picchetto, quando si fermò e guardò dentro il buco. Mi stavo rilassando, ero quasi addormentato e a malapena prestavo attenzione a B. Aveva una luce dalla sua parte per illuminare l'area di lavoro. Potevo vedere in quella luce un'espressione intensa e concentrata sulla sua faccia. Guardò verso di me e scosse la testa. Gli chiesi cos'era successo. Disse che avrebbe giurato di aver sentito uno strano rumore fuoriuscire dal passaggio. Disse che il suono era paragonabile a quello di una pietra che scivola su un'altra pietra, una specie di rumore stridente. Pensai che le sue orecchie stessero formicolando a causa del trapano (non aveva nessuna cuffia di protezione). Mi assicurò di aver sentito quello che mi aveva riferito. Non avevo una spiegazione, quindi tornai a sonnecchiare. B sedette nel silenzio della caverna per un bel po' prima di riprendere il lavoro. Nonostante fosse una persona molto pragmatica, non il tipo che insegue un suono immaginario, non gli prestai troppa attenzione. Credo che avesse realmente sentito qualcosa, ma non mi importò molto di cosa fosse. Pensai che avremmo capito tutto una volta attraversato il passaggio.


    L'ultima batteria durò più o meno un'altra oretta. Eravamo seduti a chiacchierare dei nostri progressi quando decisi di verificare se potevo infilare la testa nella fessura, cii passava facilmente, non c'era verso, purtroppo, che ci entrassero anche le mie spalle. Mentre contemplavo in ginocchio quanto ci fossimo vicini notai qualcosa che B aveva trascurato: il vento si era fermato! Tutte le volte che ero stato nella caverna avevo sentito il vento soffiare. L'ultima volta che eravamo usciti per lavorare alla grotta il vento stava soffiando peggio che mai. Anche fino a poco prima ricordo che la brezza ci stava rinfrescando. Ma adesso niente! B disse di non sapere quando si fosse fermata. Anche il rombo in lontananza si era fermato. Bizzarro.


    Questa normalissima grotta si stava facendo misteriosa. Parlammo a lungo nell'oscurità della caverna. Discutemmo su cosa stesse causando questi strani avvenimenti. Non riuscimmo a trovare nessuna spiegazione plausibile per le cose strane che stavano accadendo. Dopo essere rimasti seduti per almeno mezz'ora raccogliemmo lentamente i nostri utensili, avviandoci verso la superficie. Whip non avrebbe potuto essere più felice di uscire da lì. Di nuovo lasciammo un paio di attrezzi nella grotta. Li infilammo semplicemente nel buco. La grotta era troppo sperduta e sconosciuta perché ce ne preoccupassimo ed eravamo troppo stanchi perché ci importasse.


    Abbiamo fatto un mucchio di progressi in questa spedizione. È utile avere le batterie di riserva. Ci vorrà ancora molto ma di certo è bello vedere quanto in là siamo andati.


    Il resto di questa data del diario parla di come ci siamo arrampicati fuori dalla grotta, di come abbiamo raggiunto un motel, e ci siamo schiantati a dormire! Eravamo distrutti! In retrospettiva, non posso credere a quanto fossimo stati noncuranti riguardo tutto ciò che stava accadendo nella caverna. All'epoca l'unica cosa a cui potevamo pensare era come intrufolarci nel passaggio. Qualsiasi altro pensiero era solo una banale distrazione. Ricordo di aver pensato che sarebbe stato bello entrarci e studiarne le meccaniche (da dove veniva il vento, cosa faceva il rumore ecc.). Adesso, a settimane di distanza, penso alla mia ignoranza ed ingenuità, e mi vengono i brividi.


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    I nostri progressi sul foro.


    3/4 marzo 2011




    Ci vollero tre settimane prima che tornassimo alla Grotta Mistero. Il nostro comportamento era leggermente cambiato da quando avevamo iniziato il progetto. All'inizio avevamo visto il tutto come una sorta di divertente avventura. Dall'ultimo viaggio, invece, avevamo adottato un comportamento molto più serio. Sulla strada le nostre conversazioni erano molto più sottomesse rispetto a prima. Non abbiamo parlato molto (non per una ragione particolare, non ci siamo visti). Questa volta, al posto del modo per attraversare il passaggio, abbiamo cercato una spiegazione a ciò che era successo e nessuno di noi aveva un'idea che avesse potuto dare una spiegazione razionale. Eravamo divertiti dal fatto che nessuno dei due avesse parlato di ciò che era successo durante l'ultima esplorazione a qualcun altro, cosa che generalmente facciamo. Era stato forte raccontare ad amici e parenti dei nostri progressi. È sempre divertente parlare alla gente della soffocante strettoia che dobbiamo attraversare per passare attraverso l'apertura. Alcune persone vorrebbero addirittura essere al mio posto. In quel momento non ricordo se effettivamente avrei voluto essere al mio posto.


    Abbiamo lasciato la città di mattina, molto presto, per evitare il traffico, ma non riesco a ricordare a che ora siamo arrivati alla cava. Come ho detto, i modi erano molto sottomessi.
    Appena arrivati ci siamo preparati e siamo scesi. Ovviamente B ha lasciato il cane a casa questa volta. Abbiamo sostanzialmente eseguito lo stesso procedimento della volta scorsa. Abbiamo lasciato alcuni attrezzi nel buco per salvare le nostre schiene dalle agonie del peso troppo elevato. Comunque anche con gli attrezzi, scendevamo abbastanza velocemente. Avevamo davvero un bel sistema per salire e scendere. In questo viaggio abbiamo avuto solo un piccolo contrattempo: B ha raschiato il braccio contro la parete durante la discesa. Nulla di grave per fortuna.


    Prima di medicarsi ha voluto trovare la strada alla fessura: era solo un taglio superficiale. Mentre si stava lavando la ferita, iniziai a lavorare. Abbiamo entrambi notato che la brezza era tornata insieme al rumore. Avevamo quattro batterie nuove e quattro (o forse 3+1/2) braccia sane. Ho seriamente iniziato a sperare che questo fosse il giorno giusto. Abbiamo iniziato molto lentamente. Continuammo con tutta l'energia che avevamo. Il buco era abbastanza largo per metterci il martello nel buco, entrarci e, con la fotocamera attaccata, scattare una foto della tomba di Floyd.


    jpg



    E' difficile dare le esatte dimensioni della tomba, ma il punto più basso, nella foto, è alto 7 pollici. Il più profondo 20-24 pollici. Il martello è di 5 libbre. Da notare l'abbondanza di roccia sul pavimento del passaggio.


    È stato bello vedere la pila di roccia rotta crescere continuamente. Abbiamo entrambi realizzato che ci sarebbe servito ancora una buona quantità di lavoro per scendere, quindi abbiamo temporaneamente smesso.


    Di solito non parliamo molto mentre lavoriamo, causa il forte rumore dei martelli e dei trapani. Le pause sono usate per parlare velocemente di ciò che ci passa per la testa e si fanno quando colui che sta lavorando decide di cambiare ruolo. Entrambi facciamo delle belle sessioni di lavoro. Io sono un po' più resistente di B, ma lui riesce a fare di più in meno tempo, essendo più forte. Stiamo ancora celebrando le piccole vittorie che abbiamo incontrato lungo la strada. Ogni volta che il pezzo di roccia su cui stiamo lavorando crollava esultavamo. Nel raro caso in cui cadeva una roccia dalle dimensione di un pugno urlavamo e gioivamo. Quella era una piccola porzione di terra che non ci separava più da qualunque cosa ci sia dall'altro lato. Nutro ancora delle fantasie sui dei tesori, messi li dentro dai Conquistadores, che sono entrati secoli fa da un'altra entrata. B aveva una teoria più realistica, ma anche più banale. Secondo lui dall'altra parte c'erano sono altre caverne.


    In quel viaggio cercai di capire se avessimo potuto velocizzare il lavoro usando delle punte da muratura più grandi. Ne ho acquistate alcune dalla ferramenta (ad un buon prezzo). Una aveva un diametro più grande di tutte le altre. Un'altra, invece, era più piccola ma più lunga.


    Ero in ginocchio e stavo lentamente lavorando con il trapano su una parete. Avevo i tappi per le orecchie, indossavo gli occhiali di sicurezza ed ero perso nei miei pensieri. Improvvisamente, oltre allo stridente rumore del trapano che buca la roccia, ho sentito un altro rumore, molto forte. Potevo sentirlo assieme al rumore del trapano, fintanto che avevo le orecchie tappate. Assomigliava allo stridio che fa la roccia quando la forziamo con il martello ma era diverso.

    Ho dovuto pensare alcuni secondi per comprendere che questo rumore veniva dall'interno del buco e non dal trapano. Ho smesso di trapanare e mi sono tolto i tappi dalle orecchie giusto in tempo per sentire il grido più terribile che io abbia mai sentito, uscire e rimbombare nell'oscurità della caverna. Ho fissato il buco con gli occhi spalancati e per qualche secondo non mi sono mosso, ne tanto meno ho respirato . Mi sono girato a guardare B, che un momento prima stava pisolando sulle corde. In quel momento invece stava in piedi con la bocca aperta e un'espressione molto preoccupata. Mi sono girato e ho guardato nel buco di nuovo, aspettandomi anche di vedere una faccia demoniaca fissarmi, ma nulla era cambiato nella tomba di Floyd. Ho guardato attraverso il buco, fin dove la mia luce arrivava, non c'era movimento, solo oscurità. Sono riuscito a sentire i battiti del mio cuore, dato l'inquietante silenzio che si era generato. Di colpo ho sentito un rumore di raschiatura, e mi sono raddrizzato. Mi sono anche ferito, sbattendo la testa su una sporgenza. Era solo B che stava accendendo la sua luce. Ha detto che secondo lui avremmo potuto mettere un po' di rocce nel buco in modo che, qualunque animale avesse fatto quel rumore, non sarebbe riuscito a passare attraverso. Ho subito preso delle rocce e le ho lanciate nell'apertura, con il martello le ho spinte quanto più a fondo potevo creando un muro tra noi e "l'altra parte". Mentre lo facevo, però, ho pensato che il rumore non poteva essere quello di un animale! Non so se B abbia realmente pensato che lo fosse o se stava semplicemente provando ad autoconvincersi. Non gli ho detto niente di ciò che ho pensato.


    Dal momento in cui è successo fino alla scrittura di questo diario ho provato molte volte a darmi una spiegazione sulla fonte del rumore. Per descriverlo direi che era a metà tra un uomo che urla per il terrore e un puma che urla per il dolore. Sembrava uscire dal buco, approssimativamente a 100 piedi di distanza da noi, B ha stimato, circa 8-10 secondi per la durata complessiva, secondo me invece sono circa 4 (3 mentre avevo i tappi per le orecchie, 1/2 secondo per lasciare il trapano e togliermi i tappi e 1/2 secondo di puro terrore), ma è difficile dire quanto tempo passa mentre si ascolta un solista proveniente dall'Ade.


    Dopo aver riempito il passaggio di rocce ci siamo semplicemente seduti ascoltando il silenzio. Il mio respiro era molto più rapido del solito. Siamo stati lì per un po' di tempo, poi B ha suggerito di tornare al lavoro, tenendo d'occhio i movimenti nel buco. Abbiamo messo la luce nel passaggio, che illuminava il retro della tomba di Floyd. Solo allora ci siamo resi conto che il vento non soffiava più, ne tanto meno si sentiva lo scroscio. Dire che ero nervoso sarebbe stato un eufemismo. Non ho detto niente a B e lui non ha detto niente a me. Abbiamo rincominciato a scavare, B ha preso il mio posto (ciò non poteva che farmi bene). Di tanto in tanto, avrebbe voluto fermarsi ad ascoltare. Io mi sono semplicemente seduto, guardandolo, con la luce accesa. Non ero vicino all'entrata del buco ma mi sono comunque girato molto spesso, per guardare l'acqua, immobile, dietro di me. Ogni volta che la mia torcia proiettava un'ombra strana sulla parete, il mio cuore sobbalzava. La mia immaginazione correva selvaggia. Stranamente B sembrava meno preoccupato, per quegli strani rumori, di me; dopo un po' sembrava solo intenzionato ad attraversare il passaggio. Io ero ancora troppo teso per sentire il rumore del trapano. Non sentivo niente, ma solo il rumore di prima. Come contemplavo il possibile scenario che ci poteva essere dall'altra parte del muro mi trovavo in qualche modo eccitato e voglioso di attraversare il passaggio. Deve essere stata la fatica che aveva preso il controllo dei miei pensieri o, forse, l'idea di qualcosa di valore dall'altro lato.


    Il mio pensiero venne disturbato dallo sbraitare di B, che probabilmente stava turpiloquiando. Ha detto che la batteria del trapano era morta, ma che lui non se ne sarebbe andato se prima non avesse abbattuto una sezione relativamente larga di muro. Ha messo da parte l'ormai inutile trapano e ha preso martello e scalpello. Lo scalpello stava ancora sporgendo dal muro. Mi ha chiesto di passargli il martello. Io ho alzato le mani al cielo scuotendo la testa. Lui ha capito il problema, e insieme, in silenzio, abbiamo iniziato a sistemare gli oggetti. Abbiamo, come sempre, nascosto alcuni oggetti nella caverna. Ho iniziato a dirigermi verso la fine della caverna. In alcuni momenti sono stato obbligato a fermarmi per aspettare B: non perché lui fosse lento, ma perché io ero molto preso nel mio viaggio verso l'aria aperta. Poche volte mi sono sentito bene come nel momento in cui sono uscito.


    Il resto del diario racconta il proseguo della serata: la nostra cena, la decisione di andare in un motel e tornare il giorno dopo, le discussioni sul rumore che avevamo sentito e della solita mediocre dormita che mi sono fatto. Non riesco a credere di essere assieme a B, ancora disposto ad entrare nella caverna dopo aver sentito quell'urlo. In parte la ragione per cui ho perso la testa in quei momenti era che B sembrava assolutamente indifferente a qualunque pericolo ci fosse là dentro. Anche ammesso che fosse un animale (cosa che io non credevo, ma non riuscivo a trovare altra spiegazione), non rischiavamo di farci male? Non riesco ancora adesso a capire i ragionamenti che abbiamo fatto. Eravamo troppo desiderosi di scoprire un passaggio vergine. Insomma, tutto si può riassumere in una sola parola: testosterone.


    13 febbraio




    È incredibile ciò che un buon pasto e un sonnellino possano fare per risollevare il morale di qualcuno. Anche se eravamo ancora impauriti dallo strano rumore, ben impresso nella mente, in noi si riaccese l'entusiasmo. L'altro lato del passaggio sembrava così vicino. Eravamo sicuri che questo sarebbe stato il giorno in cui saremmo riusciti ad arrivare in fondo al tunnel. Siamo arrivati alla grotta e abbiamo iniziato a scendere sino al buco. Tornare nel buio ha riesumato i ricordi della sera prima: la vista del famoso foro illuminato dalle nostre pile, l'odore di sporco nell'aria, il suono che abbiamo fatto durante il lavoro con la roccia. Una volta raggiunto l'ingresso alla tomba di Floyd, comunque, eravamo di nuovo pronti a percorrere il sentiero che portava alla parte sconosciuta della grotta. Abbiamo subito notato la presenza dell'aria che veniva fuori dal buco, ed il rombo.


    La bullpin conficcata fuori del buco segnava il luogo preciso in cui dovevamo riprendere a scavare. B ha ripreso da dove aveva lasciato il giorno prima. Mi son sistemato nel punto in cui ero ieri, ben riposato e voglioso di lavorare. B stava sbattendo il martello sulla roccia facendo un casino bestiale. Dopo soli 2 o 3 minuti si lasciò sfuggire un applauso e si voltò per mostrarmi quanto era riuscito ad allargare il buco, aveva il respiro pesante, ma anche un grande sorriso sul volto. Per un attimo ci dimenticammo dello strano rumore, la nostra attenzione era tutta focalizzata sul successo appena ottenuto.


    La parte inferiore dovemmo lavorarla con maggior fatica perché era particolarmente spessa. Avevamo capito che buttando giù quell'angolo avremmo proceduto più rapidamente, e così fu. Il nostro entusiasmo ci stava consumando. Presi il martello e distrussi la parte più superficiale del foro. L'idea era di rimuovere i bordi frastagliati che ci avrebbero tagliato i vestiti se li avessimo urtati. Le dimensioni sembravano adatte! Ora era giunto il momento per cui avevamo tanto faticato.


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    Quello che siamo riusciti a fare fino ad ora.


    Mi avvicinai con cautela all'ingresso della tomba di Floyd. Decisi che il modo migliore per entrare nel piccolo foro era quello di mettere un braccio sopra la mia testa per passare, ma mi accorsi subito che non avrebbe funzionato. Il buco era piccolo, la larghezza non era sufficiente mentre l'altezza sì. Ce la feci solo alzando entrambe le braccia vicino alle orecchie.


    Per entrare nel foro mi alzai in piedi e mi chinai per stare allo stesso livello del passaggio. Le mie ginocchia erano piegate ed ero molto scomodo, con il busto piegato e le braccia sopra la testa. Inoltre dovetti leggermente girare il petto a sinistra, per passare meglio.


    Notate nell'ultima foto che la parte a destra è più larga.


    Purtroppo smussare i lati del foro non servì a nulla, e mi graffiai tutte le braccia. La stessa cosa successe alla mia testa. Girandomi un po' di lato riuscii a far passare le spalle, anche se la roccia non mi faceva proseguire. Non c'era niente che potesse fermarmi, ma tutto il resto del mio corpo era seriamente a rischio. Ho deciso di spingere, con scarsi risultati, consapevole che sarei poi dovuto tornare indietro. Il dolore non era molto alla fin fine e, cosa più importante, ero dentro! Beh, la parte superiore del corpo era dentro.


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    Questa è una foto del mio lato migliore. Lentamente sto riuscendo ad entrare nel buco.


    Una volta nella tomba ho avuto una prospettiva maggiore per osservarla meglio, c'era ancora molto da fare. Potevo muovere la testa liberamente ma in ogni direzione in cui guardavo vedevo solo roccia. Quando mi rivolsi a B la mia voce suonò soffocata, come se stessi parlando in una piccola scatola. Ho potuto riposare il petto sul pavimento, ma le rocce erano scomode. Ho girato la testa per guardare avanti ma non riuscii a vedere molto. La fine del passaggio era più vicina adesso e il soffitto sembrava ancora più basso. Non sapevo se fossi potuto passare attraverso o meno. Sapevo però che c'ero quasi. Prima, però, ho dovuto lavorare per aprire ulteriormente il buco. Sono rimasto deluso nello scoprire che la maggior parte delle rocce che sembravano quasi staccate erano invece ancora ben fissate al pavimento. Avevo spinto il martello nel passaggio prima di me, quindi a questo punto l'ho usato. Facendo scorrere la testa del martello sotto la strettoia, ho stabilito che la parte più stretta della compressione era di circa sette centimetri di altezza. Ho pensato che avremmo dovuto lavorarci un po' prima che potessi scivolarci attraverso. B era solo diversi metri indietro, ascoltando le mie descrizioni e relazioni sui progressi compiuti. Ad un certo punto scattò la foto sopra indicata. Grazie B. Fino a questo punto la dimensione del passaggio non era troppo grande anzi, ero in un passaggio incredibilmente piccolo infatti solo la mia parte superiore del corpo era dentro. Poi decisi che era arrivato il momento di una svolta.


    Per ruotare i miei fianchi nella corretta angolazione ho dovuto appoggiare la parte superiore del corpo sulle braccia, usare i piedi per scalare la parete esterna del foro, e lentamente "strisciare" all'interno. I miei fianchi passavano a malapena. Una volta che però riuscirono a superare l'ingresso ho potuto rilassarmi un po' e mi son messo a lavorare sulle gambe. Il passaggio era così basso che qualunque posizione assumessi mi impossibilitava a muovermi, così compresi che forse era meglio continuare sdraiato. Non c'era proprio nessun spazio per muoversi o cambiare posizione. Questo posto è troppo angusto! Andando avanti in questa parte del passaggio è stato relativamente facile. Ho potuto portare il mio braccio avanti (quello sinistro) per tirare e l'altro braccio per spingere. Allo stesso tempo, cercavo di muovere il mio corpo, mettendomi ad arco, per mantenere il mio petto leggermente sopra il pavimento roccioso. Provando a sistemarmi un po' mi accorsi che tenere la testa rivolta a destra sembrava il modo più comodo. Ho anche deciso che mi sarebbe stata utile una torcia. Così ho potuto illuminare avanti a me e ottenere una migliore vista del posto in cui mi trovavo. Questa è stata una manovra difficile perché ho dovuto guardare in alto, nonostante la mia testa fosse girata. E' apparso subito evidente che dovevamo rimuovere delle rocce dal pavimento: mi stavo graffiando il petto, le pietre erano rigide e i graffi estremamente dolorosi. Ogni tanto con la guancia riuscivo a spostarne qualcuna, e inarcandomi potevo poi spostarla con la mano.


    Il mio piccolo successo in quel passaggio rappresenta un grande passo avanti in tutta la mia carriera da speleologo. Quando ho iniziato la speleologia non mi sembrava troppo comodo passare attraverso spazi ristretti. Anche la piccola stretta all'inizio di questa grotta era un ostacolo da superare. Sforzandomi a superare i passaggi più stretti sono diventato molto più tranquillo in merito ad essi. Tuttavia, questo rappresenta una nuova sfida: non avevo mai attraversato qualcosa di tanto angusto. Non ricordo di essermi mai tolto il casco prima d'ora. Con questo passaggio era obbligatorio.


    Il viaggio nella Tomba è andato più o meno così:


    Una volta riuscito a far passare i miei fianchi nel passaggio ho preso qualche minuto per fermarmi ed elaborare un piano d'azione. La maggior parte della lunghezza delle gambe era ancora fuori. Stavano a penzoloni in aria. La tomba era ancora abbastanza grande per muovere la testa in giro, e anche muovere liberamente le braccia, per così dire. Lo spazio era maggiore rispetto al resto del passaggio, ma non di molto. È stato come mettere la testa in una scatola. Ovunque guardassi c'erano sassi, non troppo lontano dalla mia testa. Qualsiasi suono che facevo veniva smorzato e suonava "morto". La parte più stretta del passaggio era di circa 10 piedi. A questo punto ero circa 3 piedi e mezzo dentro. Una volta riuscito a passare per intero avrei dovuto sdraiarmi e continuare per la restante parte di ampiezza, sino a dove l'apertura si sarebbe ingrandita.


    Sono andato con il mio braccio sinistro in avanti e la testa girata a destra. B mi aveva dato una torcia elettrica che ho tenuto nella mia mano sinistra. Mentre avanzavo cercavo sempre di spostare le rocce con il braccio. Questo mi dava un po' di sollievo ma ci sono state un sacco di pietre che non potevo levare. Ai lati lo spazio aumentava ma il soffitto rimpiccioliva. A 7 piedi dall'ingresso, inarcandomi, sentivo il muro, dopo un altro mezzo piede non potevo più farlo. Dovevo spingere con le dita dei piedi e tirare col braccio destro. Ho deciso che sarebbe stato un buon momento per vedere se fossi riuscito a tornare indietro. Ci provai, e lo fu. Questo mi ha dato molta più fiducia, eppure, ho chiesto a B di restarmi appiccicato ai piedi per sicurezza, nel caso in cui mi avesse dovuto tirar fuori.


    Iniziai a sentire del dolore al collo, essendo questo piegato sul lato. La testa iniziava ad essere pesante e l’unico modo per riposarla era appoggiarla sulle rocce spezzate. Era doloroso ma lo feci molte volte. Avevo la faccia rivolta verso destra. Era appena a 2-3 centimetri di distanza. Per la maggior parte del tempo, però, non guardavo la parete perché tenevo gli occhi chiusi (lo faccio qualche volte mentre sto attraversando dei punti stretti) oppure perché la torcia faceva luce verso una direzione che non mi permetteva di vedere la parete. C’era molta quiete nella Tomba, si sentiva solo il mio respiro. Respiravo in modo molto pesante, visto lo sforzo che facevo per muovermi. Fortunatamente era presente la brezza che mi permise di rinfrescarmi. Sollevando la testa e toccando la parete sopra di me di volta in volta potevo misurare la larghezza del passaggio che mi accingevo a percorrere. Come un gatto che con i baffi misura l’apertura di un recinto. Arrivati a misurare i 2 metri capii che gli spazi sarebbero stati molto stretti.


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    L' ultima foto prima che fossi davvero dentro. Notare che ai miei piedi è legata una cinghia, non si sa mai.


    Mentre giacevo nell'oscurità, in un passaggio all'interno di una grotta, pensavo solo ad una cosa. Una montagna si trovava letteralmente sopra di me, il resto della terra sotto. Un piccolo movimento della terra ed io avrei cessato di esistere. O ancora peggio, sarei venuto a conoscenza delle terribili esperienze passate da Floyd Collins mentre si trovava li, intrappolato per giorni nelle profondità del cuore di Madre Terra, incapace di liberarsi da quella prigione. Mettetevi nei miei panni: poggiato sullo stomaco con il braccio sinistro esteso oltre la testa. Il braccio destro al mio lato, con solo pochi centimetri in cui muovermi. Le braccia e le mani indolenzite e sanguinati a causa dello strisciare sulle rocce spezzate. Tutto il corpo si riposa sulle rocce. Il collo è stanco di mantenere la mia testa distante dalle rocce, quindi lentamente mi riposo, appoggiando la guancia sul terreno sporco. Quando ricomincio a strisciare devo fare forza con le dita per avanzare attraverso il passaggio. Dopo pochi centimetri iniziavo a respirare con difficoltà e dovevo riposare. Inspirando posso sentire la schiena comprimersi contro la parete del passaggio. Ci volevano diversi minuti prima che riesca a recuperare abbastanza da poter continuare. Mentre ero lì pensavo tutto il tempo a come avrei fatto ad uscire.


    Decisi che quello sarebbe stato un buon momento per fare una foto del “passaggio”. Questa foto, in realtà, è stata fatta in un'altra escursione ma posso assicurarvi che la Tomba di Floyd era quasi identica. Potete notare la mia testa girata sul lato e potete vedere come riposavo sulle rocce. Notate anche quanto risultasse difficile guardarmi davanti. Le mie braccia sono bloccate. Praticamente non c'è nessuno spazio fra il soffitto del passaggio e la mia schiena. Assolutamente non un posto per claustrofobici!

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    Quando raggiunsi il punto dove la mia schiena strofinava col soffitto e dove potevo sentire con la testa che il passaggio non diventava per niente più largo sapevo che non sarei riuscito a passare. Decisi comunque di darmi un'altra spinta. Se fossi stato in questa condizione un anno fa sarei andato nel panico, ma non quel giorno! Ero deciso. Riposai per qualche minuto, quindi provai. Ho esalato completamente l'aria dai miei polmoni. Cosi facendo, trattenendo il respiro, feci diminuire la grandezza del mio petto riuscendo ad avanzare di qualche centimetro. Appena riiniziai a respirare il petto sbattè contro il pavimento e la schiena contro il soffitto. Incredibilmente lo feci di nuovo! Trattenere il respiro, avanzare, riposare. Lo ripetei. Mi presi qualche altro minuto per “godere” di questa posizione. Bloccato in questo piccolo passaggio. Wow, non riesco a credere quanto potevo essere rilassato. Provai il procedimento un'altra volta ma la schiena strofinava troppo per continuare. Nonostante lo sforzo, ero entusiasmato. Mi fermai per molti minuti per recuperare. B mi incoraggiava per tutto il tempo.


    Tornare indietro non fu troppo difficile ma impiegai lo stesso del tempo. Trovai gli stessi ostacoli di quando vi entrai. Mentre mi dimenavo con i fianchi per andarmene, cosa che mi impiegò del tempo, ebbi dei problemi nel fare uscire le spalle. Tutte e due le braccia a questo punto erano in alto, la maglietta si stava per incastrare nelle rocce e le spalle sfioravano le rocce appuntite. Dopo aver lottato per trovare una buona posizione ci rinunciai e feci semplicemente uscire la parte alta del mio corpo. La maglietta si tolse e mi feci dei bei tagli sulle spalle, ma non mi interessava. Per me quell'escursione era stato un successo. Mi ero portato oltre quello che pensavo fosse possibile. Mi inginocchiai all'entrata e guardai, dentro il passaggio da dove ero appena passato. La parete adesso era a 3 metri (l'avevo spinta un po' con le braccia). Il punto più piccolo era di circa 2 metri. Eravamo vicino. Fra il lavoro e l’eccitazione ero stanco. Mi sedetti sulla borsa, sorridendo. Wow! Che viaggio!


    Il resto della pagina del diario parla delle solite cose: l'uscita dalla grotta, la cena, il ritorno a casa ecc. Tornando a casa abbiamo pensato a qualcosa che avrebbe potuto aiutarci ad andare in fondo alla grotta. Abbiamo entrambi inventato degli attrezzi per rimuovere la roccia nei passaggi stretti. Eravamo entrambi eccitati per l’escursione. Io per il fatto che mi ero portato oltre il limite e B per il successo nella risalita della grotta. Questa era la prima volta che risaliva senza l'aiuto mio o delle attrezzature. Era un successo personale che mi mostrò il progresso che aveva fatto dall'incidente. Molto buono.

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    Il nostro progresso sul buco.


    Tutto era stato dimenticato, lo strano rumore era stato collegato alle nostre menti o comunque giustificato con spiegazioni più o meno razionali.

    7 aprile 2001




    Stavolta prima di tornare nella grotta mistero, abbiamo passato un sacco di tempo a prepararci. Una volta dentro determinammo che, per passare attraverso la fessura, ci sarebbero serviti ancora 8 centimetri, così iniziammo a raschiare. La posizione migliore per passare dal passaggio si rivelò essere una postura prona, spingendosi solo con le punte delle dita e strisciando con tutto il corpo. Successivamente ci costruimmo gli attrezzi necessari a lavorare. B stava saldando dei tubi di acciaio in modo che poi potessero essere smontati durante la discesa verso la grotta. Abbiamo creato anche delle punte da avvitare in cima al tubo. Trovai anche un modo per attaccare il trapano all'estremità del tubo ma le altre invenzioni erano talmente efficienti che finimmo per non usarlo. Eravamo davvero fieri di noi!


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    Questa è una foto di B. modificata al fine di mantenere la sua identità anonima, in mano ha un arnese da noi progettato. Ho fatto la foto con la "Tomba di Floyd" alle mie spalle. È seduto sulle corde che usiamo come letto di fortuna. Alla sua sinistra, dietro, c'è il passaggio che conduce alla fonte d' acqua mentre a destra ci sono dei marchingegni di colore arancione che usiamo per tornare in superficie.


    Mi impostai un obiettivo: non mi sarei dato pace fino a che non fossi riuscito ad espugnare la "Tomba di Floyd". Per motivi vari non entrammo più nella grotta per un po', prendendoci così il tempo per schiarire le idee ed ultimare i nostri attrezzi. Dopo qualche tempo vi ritornammo armati dei nostri utensili che funzionarono a meraviglia. Il tubo d'acciaio ora aveva un'estremità per raschiare ed un'altra per martellare. Fu così che, dopo due ore di estenuante lavoro, fui colto dal desiderio di sperimentare se il mio corpo fosse adatto a passare dalla strettoia. Mi armai di torcia, mi tolsi le bretelle e non attaccai una corda ai miei piedi, fiducioso della riuscita dell'operazione.


    Non l' ho scritto nel mio diario ma mi accorsi subito che sia la brezza che il rimbombo erano nuovamente percettibili.


    Una volta che la mia parte superiore del corpo fu dentro illuminai davanti a me, al fine di elaborare un "piano d' attacco". Successivamente cercai di rendere i miei fianchi meno ingombranti in modo da entrare con tutto il corpo. Comincia a spingere con le dita dei piedi e con tutta la mole del mio corpo, strisciando come un verme. Sentivo che andando avanti la parte superiore del passaggio mi comprimeva sempre più la gabbia toracica, schiacciandomi contro dei sassolini appuntiti. Rimasi un minuto fermo, quasi incastrato, cercando nuovamente la mia tecnica di respirazione. La brezza fresca ghiacciava le gocce di sudore sulla mia fronte sporca. Sentivo un migliaio di spigoli aguzzi raschiare la mia pelle. Quando mi ricordai però che ero quasi riuscito nella mia impresa mi caricai di adrenalina e ripetei i soliti tre movimenti fino allo sfinimento:

    Espirare.

    Muoversi rapidamente.

    Fermarsi per riprendere fiato.

    Il passaggio cominciava ad allargarsi rendendo me e B. estremamente felici.


    Dopo pochi minuti ero finalmente dall'altro lato! Sia io che il mio compagno eravamo al settimo cielo e ci prendemmo qualche momento per festeggiare. Dato che B. non sarebbe mai riuscito a fare quello che ho fatto io gli detti una descrizione dettagliata di ciò che vidi: la strettoia effettuava una lieve virata verso destra, dando l' impressione di continuare ancora per molto. A causa della ridotta grandezza della "nuova grotta", dei detriti che si erano accumulati e della mia debole torcia mini-mag non vidi molto. Così, B, mi passò il caschetto con torcia annessa.


    Mi lanciò una corda ed io, tirandola, ripresi gran parte del mio equipaggiamento. Finalmente potei vedere completamente la nostra grotta, NOSTRA! Finalmente ore ed ore di duro lavoro dettero i risultati dovuti. Comunque non c'era molto, solo un' altra strettoia più grande della precedente: sarei potuto passare comodamente attraverso questa ma prima scattai delle foto per B.


    Gli chiesi poi quanto avrei dovuto addentrarmi nella grotta secondo lui, alla luce degli eventi che erano accaduti. Con quelle parole feci ricordare a B. gli strani rumori che avevamo sentito, inquietandolo notevolmente. Mi passò così uno di quei tubi con la punta di ferro nel caso avessi incontrato un animale o qualcos'altro, disse. Anche se il rischio di incorrere in qualche guaio era minimo non presi nemmeno in considerazione che, se mi fosse accaduto qualcosa, B. non avrebbe potuto aiutarmi ma. Mi concentrai sul mio obiettivo e non sui potenziali pericoli nei quali sarei potuto incappare. Fino ad ora possiamo dire di aver schivato il proiettile proverbiale. Fino ad ora..


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    La prima sezione del nuovo passaggio. All'apparenza può sembrare un vicolo cieco ma in fondo c'è una curvatura verso destra.


    Dopo aver allacciato guanti e ginocchiere iniziai la mia avventura. Cominciai a strisciare lungo il corridoio della foto sopra. Era lungo circa 20 piedi (6,1 m) ed alla fine girava leggermente a destra. Ora mi ritrovavo a dover salire una leggera pendenza di 40 piedi (12,20 m). Fortunatamente questo passaggio era più grande del precedente, rimanevano invariate le pareti ed i sassolini sul terreno. Era evidente che nessuno era mai stato qui prima d'ora. Notai anche due singolari formazioni sulle rocce, la prima simile a del formaggio bianco-bluastro, la seconda formata da filamenti di roccia simili a capelli, sfortunatamente è molto difficile da spiegare a parole.


    Non avevo ancora finito di esplorare la seconda parte della 'nuova grotta' che la voce di B. stava già scomparendo. Gli gridai che avrei voluto continuare per ancora mezz'ora, la sua risposta fu affermativa. Nel frattempo avevo progredito talmente tanto che riuscivo quasi a stare in posizione eretta. Alla mia sinistra notai un'ulteriore formazione, stavolta di cristalli., erano disposti a strati, formavano all'occorrenza delle stalattiti di svariate misure, la più lunga era di 10 cm.


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    Qui si possono vedere alcune delle formazioni da me introdotte in precedenza.



    Ci vollero circa 100 piedi (30,5 m) prima che la grotta si aprisse un po'. In fondo c'era una curva verso sinistra che portava ad una stanza di 15 piedi di altezza (4,6 m) e 30 (9,2 m) di lunghezza. Appoggiata ad un muro notai una pietra rotonda: è un fenomeno abbastanza raro ma nulla di paranormale. Nonostante le mie conoscenze mi tranquillizzassero ammetto che in quel momento fui leggermente turbato. Non so se avete mai provato la sensazione di essere osservati. Nel caso vi fosse mai accaduto sappiate che fu il mio costante stato d'animo in quella stanza.


    L'emozione della scoperta svaniva lentamente se pensavo che in un modo o nell'altro mi stavo avvicinando alla fonte di quegli strani rumori. Improvvisamente mi sentii molto solo. Per mia fortuna dovevo tornare da B. in quanto il tempo limite era scaduto. Mi presi giusto il tempo di scattare qualche foto. Stavo per andarmene quando qualcosa attirò la mia attenzione: alla mia sinistra, al livello degli occhi, vidi qualcosa che poteva sembrare un geroglifico. Mi correggo, era un geroglifico! Era una rozza rappresentazione di alcune persone inginocchiate sotto ad un simbolo. Questo significa che c' era un' altra entrata oltre a quella da noi scoperta e che, quindi, anche B. sarebbe potuto entrare! Non trovo le parole per esprimere quanto fossi felice! Quando tornai dal mio amico non respiravo nemmeno per la foga con la quale gli raccontavo l'accaduto. Ne parlammo e ritenemmo giusto che per la prossima esplorazione avremmo dovuto portare un'altra persona al fine di ottimizzare il tutto. Non vedevo l'ora di tornarci di nuovo!


    Passare attraverso la prima strettoia si rivelò essere arduo anche in senso opposto. Circa a metà passaggio udii un suono grave provenire da dietro di me, sembrava una roccia che scivolava su un'altra roccia. Mi si gelò il sangue nelle vene. Stetti fermo per qualche secondo ma poi ripartii a strisciare più forte di prima, forse spinto dall'istinto di sopravvivenza ma, pensandoci, sopravvivenza da cosa? Non dissi nulla a B, mi ricordai solo dopo che lui mi confidò tempo prima di aver sentito un suono uguale a quello che ho sentito io.


    Quando andai a visualizzare le foto scattate in precedenza riscontrai qualcosa di molto strano: le foto scattate nella stanza apparivano disturbate, pesantemente disturbate. La cosa che non capivo è perchè le foto fatte prima e dopo fossero totalmente normali. Così, sia la foto della roccia circolare che quella del geroglifico andarono perse! Fortunatamente ho una memoria ferrea e sono riuscito a fare un disegno approssimativo di ciò che vidi.


    jpg



    Questo è il disegno del geroglifico: un po' rozzo ma accurato. Mi ricorda molto The Blair Witch Project. Intorno ad esso c'erano delle specie di uomini che alzavano le mani ad esso.

    Link alla seconda parte: https://creepypasta.forumcommunity.net/?t=58918836#lastpost

    Edited by AndySky21 - 7/6/2016, 22:09
     
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    Ottimo, ora non ci sono più problemi legati al colore e al font. Visto che nella prima versione era stato deciso HS, smisto direttamente, essendo uguale all'altra.

    Il tutto è davvero epico. Chi pensa che sia troppo lunga, deve ricredersi leggendo il testo. Il lavoro è durato fin troppo, ma finalmente abbiamo finito. Un ringraziamento anche a te, Ocean, che si è occupato di sistemare e correggere anacronismi, errori etc., e anche Istant, Lilfred e cryp ^^ Ottimo lavoro!
     
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    Complimenti a te e a tutti voi!
     
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    Appena posso la leggo, ho da poco finito di leggere rooms (tutte le 4 parti). Sembra interessante però!
     
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  5. Shayme
         
     
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    Ma finisce così?ç_ç
    Bella, merita xD
     
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    CITAZIONE (Shayme @ 28/1/2013, 19:18) 
    Ma finisce così?ç_ç
    Bella, merita xD

    La fine è alquanto misteriosa, sarebbe opportuno indagare sul web, come ho fatto io a mio tempo.
     
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    L'ho letta tutta, incredibilmente ben scritta. Complimenti a chi si è preso l'impegno di tradurla :) +1 meritato ;)
     
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  8. ¢roc
         
     
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    Sono arrivato al 13 Febbraio in 32 minuti (leggo moolto piano). Continuerò domani sera, è davvero lunga.
    Mi fido di voi (anche se con Room - l'originale - mi avete deluso D:)
     
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  9. In$@NiT¥ Th®ÎLLS
         
     
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    Me la leggerò con calma, domani, appena torno da scuola, tutto ciò mi fa pensare a "The Descent" oddio, quel film mi ha fatto cagar dalla paura
     
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  10. Black Fear
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    È semplicemente bellissima. Bravi i traduttori, immagino che sia stato un lavoro inumano ma ne è valsa la pena. Alcune
    domande mi sorgogno spontanee, si sa chi la ha scritta? È considerata una storia " vera " o no?
    La storia fa ragionare, il sottosuolo per la maggior parte è inesplorato soprattutto per la difficoltà ad accedervi, non pensate che nel buio più completo si possano aver sviluppato forme animali o ominide sconosciute all'uomo? Sia "normali" che uscite dal più squallido incubo per adattarsi alla vita sotterranea ?
     
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  11.      
     
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    CITAZIONE (Black Fear @ 29/1/2013, 11:58) 
    È semplicemente bellissima. Bravi i traduttori, immagino che sia stato un lavoro inumano ma ne è valsa la pena. Alcune
    domande mi sorgogno spontanee, si sa chi la ha scritta? È considerata una storia " vera " o no?
    La storia fa ragionare, il sottosuolo per la maggior parte è inesplorato soprattutto per la difficoltà ad accedervi, non pensate che nel buio più completo si possano aver sviluppato forme animali o ominide sconosciute all'uomo? Sia "normali" che uscite dal più squallido incubo per adattarsi alla vita sotterranea ?

    Sul fatto dell' autore del testo ci sono diverse ipotesi ed è un argomento alquanto complicato, cercati su google Thomas Lera e trai le tue conclusioni, secondo me l' autore è proprio Ted, che di se non dà informazione alcuna. La storia non si sa bene se vera o finta, la caverna trattata nel racconto pare esistere davvero però. All' ultima domanda non so darti una risposta: quello che hai detto è vero ma purtroppo non so di preciso che cosa ci possa realmente essere laggiù.


    Edited by Ocean Inside - 30/1/2013, 14:30
     
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    Non male :) e ottimo lavoro con la traduzione .

    Mi piacciono i racconti ambientati in luoghi stretti e bui ... :asd:
     
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  13. Max Italiano
         
     
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    Qualcuno sa se quest'uomo è ancora vivo o questo è stato il suo ultimo messaggio? :omfg:
     
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  14. Geko8
         
     
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    Ottima traduzione, ma la storia è dannatamente lunga, tra l'altro non mi è nemmeno piaciuta...
     
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    CITAZIONE (Max Italiano @ 31/1/2013, 18:48) 
    Qualcuno sa se quest'uomo è ancora vivo o questo è stato il suo ultimo messaggio? :omfg:

    Non ne so molto ma questo dovrebbe essere stato il suo ultimo messaggio..
     
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76 replies since 28/1/2013, 17:44   6610 views
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