Posts written by Gnana

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    Now I see what you mean :overdose:
    È incredibile come faccia paura una cosa così innocua, hai ragione!
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    Il video non è più disponibile purtroppo. Potresti descriverlo ? O provare con un altro link?
    Immaginare che il mio fidanzato spalanchi gli occhi e sorridendomi mi chieda se mi piacciono gli insetti non mi farebbe sentire solo non a mio agio, mi spaventerebbe proprio ! Quindi, niente..direi che guardare invece dei contenuti di questo tipo mi interesserebbe eccome
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    Sconcertante.
    Da quello che ho potuto capire sembra un accozzaglia di idee sue e miti di tutto il mondo. Mi sono focalizzata sulla specie di bestia che disegnava ovunque e non ho trovato niente di simile ma ci sono state molte figure umanoidi con teste o parti del corpo animali nella storia, per esempio le mucche o i buoi rappresentano il male la maggior parte delle volte .
    Poi ho cercato di decifrare il suo alias e non sono riuscita a capire se sia una lingua o meno, ma nel caso non fosse scritto in nessuna lingua sono abbastanza sicura che sia un miscuglio di tedesco e arabo un po' storpiati.
    Insomma sembra che abbia preso in prestito varie cose della religione e del mondo per fare una sorta di riassunto visionario.
    Sui vari testi è difficile esprimersi..e poi il disegno dell'ufo? Wow.
    Proprio, proprio weird. :sisi:
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    Quello di Jotaro mi ha fatto ridere tantissimo X)
    InSegreto è una miniera di meraviglia, non mi stupirei se ci fosse qualcuno che confessa un omicidio.. Purtroppo non ho segreti degni di nota a portata di mano ma mi hai fatto venire voglia di farci un giro
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    Potrebbe essere sangue finto che è fatto apposta per sembrare appunto… sangue. Visto da una foto si possono fare solo congetture e non posso fare a meno di farmi delle domande. Questa cosa è da denuncia, perchè non chiamare nessuno e limitarsi a farsi spaventare e fare foto?
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    Questa è la trascrizione del primo episodio di “Veleno”, una serie audio che riporta la storia de “Il paese dei bambini perduti”. Gli autori sono Pablo Trincia e Alessia Rafanelli che hanno raccolto le vecchie registrazioni della polizia e hanno ricostruito la storia.
    La trascrizione che riporto è già presente sul sito del podcast ed è modificata almeno un minimo per renderla più “leggibile”, quindi vi consiglio fortemente di andare ad ascoltare gli episodi tramite il link che vi metto sotto questa prima parte.

    Trascrizione Episodio 1
    Il paese dei bambini perduti


    Tra il 1997 e il 1998, in due paesi dell’Emilia Romagna, 16 bambini furono allontanati dalle loro famiglie e affidati ai servizi sociali della zona.
    L’accusa era delle più gravi: i genitori, i parenti e alcuni vicini avevano abusato sessualmente di loro per mesi, coinvolgendoli in una lunga serie di rituali satanici all’interno dei cimiteri.

    Gli adulti vennero condannati a decine di anni di carcere e non rividero mai più i loro figli. I bambini crebbero in nuove famiglie e non tornarono mai più a casa.

    Quando ho sentito parlare per la prima volta di questa vicenda, mi ha subito incuriosito, perché vivo di storie, è il mio lavoro, la mia passione.
    Ma questa in particolare mi ha ossessionato profondamente. Forse perché sono anche un padre e non riesco a spiegarmi come certe cose possano accadere.

    Perciò sono andato lì, in quei luoghi, venti anni dopo. Per capire.
    Perché le storie, anche quando sembrano chiuse, in realtà non lo sono mai. I protagonisti cambiano, si trasformano, vanno avanti, oppure continuano a rivivere il passato, proprio come il nastro di una cassetta da riavvolgere.

    Vi ricordate le vecchie cassette, no?
    Quelle che si infilavano nello sportellino dello stereo e che a volte dovevi riavvolgere con la biro...
    Proprio come questa che ho in mano adesso.

    C’è la voce di una delle bambine abusate, registrata dalla polizia davanti ad un cimitero.
    CITAZIONE
    Live:

    Uomo 1: Come si accende questo bottoncino?

    Uomo 2: Deve premere REC e PLAY….

    Uomo 1: REC e PLAY è acceso, quindi è già a posto così?

    Donna: Ma il microfono è acceso?

    Uomo 2: Sì sì l’ho acceso io, dietro c’è scritto ON

    Uomo 1: Quindi questa strada mi dicevi che la conosci?

    Bambina: Sì

    Uomo 1: Scegli tu i posti dove vuoi… che vuoi andare a vedere

    Bambina: Dritto

    Uomo 1: I posti che ci vuoi raccontare diciamo, indicare

    Donna: Possiamo andare al cimitero?

    Bambina: Sì

    Donna: Ci fai vedere dove si va? Quando non vuoi più, che hai paura, lo devi dire, altrimenti noi non possiamo capire

    Uomo 2: C’è qualche posto particolare, che ti ricorda qualcosa?

    Bambina: Quello lì

    Uomo 2: Questo ponte? perché di lì che facevate?

    Bambina: Lì ammazzavano dei bambini e… o ballavamo… facevamo tutti quei gesti brutti con i vestiti… poi…

    Uomo 2: Ammazzavano i bambini come?

    Bambina: Con quella saetta… non so… quella per tagliare le teste…

    Uomo 1: Questo succedeva di giorno o di notte?

    Bambina: Quando c’era buio. Poi quel pratino… Lì, se mi ricordo bene, hanno scavato dei bimbi, e hanno messo dei bambini lì.

    Uomo 2: Ti ricordi chi ci stava quando succedevano queste cose?

    Bambina: Mio padre, tutti i bambini, qualche volta mia madre, e...

    Provate a immaginarvi un paesino di appena 4mila abitanti circondato in tutte le direzioni da chilometri di pianura e campi coltivati.
    Il paese non ha nulla di diverso rispetto a migliaia di altri suoi simili.

    Case basse, poche strade.
    C’è la piazzetta con il bar e i tavolini all’aperto. Ci sono i pensionati che giocano a carte a due passi dal monumento ai caduti. C’è la parrocchia, il campanile, la scuola… li vedete? La nebbia, per buona parte dell’anno è così fitta che basta quasi farci un passo dentro per sparire nel nulla.
    Per strada si salutano tutti.

    Il paese sa chi sei.
    Sa chi era tuo nonno, com’era tuo padre da piccolo, dove ha conosciuto tua madre. Sa che tua sorella aspetta il secondo figlio, ma dal nuovo compagno. Sa dov’eri due sere fa, con chi eri, cosa hai bevuto, con chi hai parlato, se eri triste o allegro.

    Il paese ti guarda, ti guarda sempre.

    Conosce i tuoi piccoli peccati, i tuoi segreti.

    È come un occhio che si muove di continuo, un orecchio costantemente all’ascolto, a cui non sfugge nulla.

    Ma anche il paese ha un suo segreto.
    Di sera (dirà poi l'accusa) accadono cose strane. Cose che nessuno vede e nessuno sente. Quando le strade si svuotano, un uomo incappucciato esce di casa assieme a una donna.
    Con loro ci sono dei bambini.

    Pochi portoni più in là, altri due uomini incappucciati si infilano in una stradina assieme ad una figura più piccola.
    E poi ancora altri, e altri ancora, adulti e bambini, finché una processione silenziosa di cinquanta ombre sfila attraverso il piazzale buio, oltre la Banca Popolare e l’Ufficio Postale, quello prima del curvone, quello in cui tutti sono andati a sbattere almeno una volta.
    Puntano dritto verso il cimitero.

    Ad aspettarli davanti al cancello d’ingresso, sotto a un salice piangente, c’è un uomo accanto a un furgone bianco.
    Indossa una tunica, anch’essa bianca.
    L’uomo tira fuori un mazzo di chiavi e apre.

    I primi a entrare sono i bambini. Sono spaventati, si guardano intorno per cercare la mamma. Alcuni indossano ancora il pigiama. Gli adulti li spingono dentro. Qualcuno ha in mano una pala. L’uomo con la tunica bianca indica un gruppo di bare vicino al colonnato della cappella, a pochi passi da un prato e ordina “scavate”.

    Questa storia comincia vent’anni fa, il 23 febbraio del 1997. È una domenica quasi primaverile, ci sono 16 gradi.

    In tutto il mondo i media danno ampio risalto all’annuncio della prima clonazione di un mammifero, la pecora Dolly.
    La sera prima il Festival di Sanremo ha decretato campioni il gruppo dei Jalisse, e il mondo del calcio attende con apprensione il risultato della capolista – la Juventus di Marcello Lippi – contro la Fiorentina.

    È sera e al piano terra di una palazzina gialla, in mezzo alla campagna modenese, c’è un bambino che gioca in cucina.
    Ha sette anni, i capelli biondi e gli occhialetti rotondi. Lo chiameremo Dario.
    Con lui ci sono i genitori e i due fratelli più grandi.
    Arriva una macchina e si ferma sul vialetto davanti a casa. Scendono un uomo e una donna… sono i nuovi genitori di Dario e sono venuti a prenderlo.

    Dario infatti non abita con la sua famiglia naturale, è solo andato a trovarli per il fine settimana. Da qualche tempo è stato dato in affidamento alla coppia, perché suo padre e sua madre vivono in condizioni disagiate.
    Qualcuno in paese dice che, oltre a essere molto poveri, sono anche strani. Che dicono e fanno cose strane. Dario saluta il papà e la mamma e gli dà appuntamento al prossimo weekend. Quello che loro ancora non sanno è che proprio quel 23 febbraio sarà l’ultimo giorno in cui lo rivedranno, perché già da tempo, a loro insaputa, i servizi sociali e il tribunale dei minori hanno azionato i meccanismi del procedimento per sospendere del tutto i rientri del bambino.

    Dario infatti ha cominciato a raccontare alla maestra – e poi anche alla mamma affidataria e a una psicologa dei servizi sociali che lo segue – di alcuni gravi episodi che si verificano durante le visite nella casa gialla, dove abita la sua famiglia naturale. I genitori e suo fratello maggiore abusano di lui. Ma non solo.
    Lo portano in alcuni appartamenti del paese, dove lo vendono ad altre persone in cambio di denaro e poi gli fanno delle fotografie con una di quelle macchine che fa le foto subito, come le chiama lui. Lo costringono anche a pratiche sadomaso.
    La psicologa che lo segue è allibita.

    “Ma non succede solo a me”, spiega Dario. “Nel giro ci sono anche altri bambini”. “Cosa? Chi? Dove? Quando?”.
    La Polizia comincia a indagare e ad effettuare perquisizioni a raffica.
    Nella casa gialla dei genitori naturali di Dario vengono trovati dei giornaletti pornografici. Da una vicina invece gli inquirenti sequestrano una macchina Polaroid.

    Ma Dario non si ferma.
    È preciso e puntuale, e riesce addirittura a fare dei nomi e a descrivere dei tratti somatici. I lineamenti, i colori degli occhi, dei capelli. Alcuni bambini, dice, parlano una lingua strana. Poi coinvolge un’altra bambina di un paese della zona. Anche lei viene ascoltata attentamente. I suoi racconti sono molto simili. Sua madre la vende a delle persone cattive, amici di famiglia, che hanno altri due bambini, anche loro vittime di abusi.
    Passano alcune settimane, ed ecco venir fuori altre storie. Genitori, nonni e zii che abusano di figli e nipoti, e poi iniettano loro sostanze strane con delle siringhe.

    Altri sei bambini cominciano a parlare.
    La notizia arriva ai giornali locali. Il caso esplode.

    Il paese si riscopre sotto shock, infettato da un nuovo virus, la pedofilia, tanto violento da non avere nemmeno i mezzi per elaborarlo nel proprio sistema.

    CITAZIONE
    Live, voci di paese:

    Donna: Qui si vive una vita molto tranquilla. Era qualcosa al di fuori delle nostre giornate normali

    Uomo: Noi del posto, piccoli paesi, ci si conosce tutti. Conoscendo la famiglia, nessuno pensava che potessero… succedere queste cose

    Pablo: Che famiglie erano?

    Uomo: Mah io li conoscevo, e per erano persone… normalissime insomma. Non ci pensavo neanche che succedesse poi tutto quello che è successo

    Donna: Erano famiglie che erano un po’ particolari, che vivevano una vita un po’ particolare, per cui era possibile...

    Le bocche dei bambini sono torrenti in piena.

    Ognuno di loro fa il nome di qualcun altro, e di altri adulti coinvolti in un quello che piano piano sembra prendere la forma di un network clandestino di pedopornografia che ha diramazioni ancora sconosciute, nonostante cresca giorno dopo giorno, settimana dopo settimana.
    Alcune di queste persone vengono da quella zone grigie fatte di povertà, di dinamiche familiari strane o ambigue, e di arretratezza culturale.

    CITAZIONE
    Live, voci di paese:

    Donna: C’era una famiglia qui in mezzo… che erano capaci di tutto secondo me. Ma soprattutto avevano molta fantasia

    Donna 2: Beh certo non avevano una vita tranquilla, sicuramente. Si parlava di loro come gente che già trafficava, che sì… percui per due soldini disposti a tutto

    Ma nel giro ci sono anche persone conosciute, apprezzate e assolutamente insospettabili.

    CITAZIONE
    Live, voci di paese:

    Donna: Poi si parlava di un prete, che noi conoscevamo bene. L’avevo avuto come insegnante di religione quando ero a scuola io. Era un prete simpaticissimo, un lavoratore, per cui noi non ci credevamo, almeno io non ci ho creduto all’inizio. Però lei lo sa bene che c’è sempre il dubbio…

    Persino il prete (secondo l'accusa) ha una doppia vita.

    Persona stimatissima di giorno, che recita la messa, celebra matrimoni, si rimbocca le maniche e aiuta tutti girando di frazione in frazione, sempre a salutare dal suo furgoncino bianco.
    Ma di notte si trasforma e diventa il capo di una banda di pedofili. I bambini hanno terrore di lui.
    Se lo ricordano con la tunica e gli stivaletti col tacco mentre impartisce ordini in mezzo alle tombe in un cimitero.

    Aspetta. Un cimitero, ha detto?
    “Oh sì”, dice Dario. “I nostri genitori ci portavano lì di notte ad assistere a dei finti funerali”.
    “Cosa?”

    Poco a poco, i ricordi dei piccoli alzano il velo su quello che i loro psicologi speravano di non dover scoprire.

    Il cuore nero della setta.
    Il culto di Satana, praticato con lunghe sessioni notturne tra tombe e loculi di ben 3 cimiteri della zona.
    Alcuni bambini ricordano minacce con coltelli e punteruoli.
    Altri parlano di sacrifici di animali, in particolare di gatti, eseguiti dai loro stessi genitori.
    Spuntano descrizioni e cartine dettagliate: i bambini conoscono i cimiteri a memoria, come il loro parco giochi.
    Tutti raccontano la stessa storia.

    Ecco quindi che sul paese si allunga l’ombra del sospetto più terribile: quello che dentro ai cimiteri avvengano sacrifici umani.
    I pedofili si trasformano in assassini. Ed è sempre lo stesso prete a guidarli, come una sorta di pifferaio magico che di notte risveglia la bestia latente nei genitori, in nome del diavolo e del denaro perché - raccontano sempre i bambini - tutto viene fotografato e filmato. E quelle immagini andranno poi molto lontano.

    Ma dove? Forse in Belgio, dove proprio in quel periodo veniva arrestato l’assassino dei bambini Marc Dutroux, che aveva scioccato l’Europa ammettendo di far parte di un colossale network di pedofili?
    E soprattutto, chi è questo prete?

    Dentro casa sua viene ritrovato un computer, l’unico della parrocchia con la connessione ad internet.
    Un perito scopre che tra le ultime ricerche effettuate dal sacerdote ce ne sono tre un po’ strane: prima solo “bimba”, poi “hard”, infine “amici dei bambini”. Gli investigatori trovano anche degli stivali, gli stessi descritti da Dario nei suoi racconti. E infine, in un cassetto, un libro che parla di satanismo.

    Il cerchio si stringe sempre di più. Il paese è sconvolto.

    “Ma come? Il fruttivendolo? Il meccanico? Il ceramista? La maestra d’asilo? Che sta succedendo?”

    CITAZIONE
    Live, voci di paese:
    Donna: Se eri di Massa Finalese eri una brutta persona. Nessuno si sedeva a fianco a te. Questo era il clima che c’era. È il paese dei pedofili, punto.

    E così a Massa Finalese, polizia e carabinieri cominciano a bussare alle porte delle case e a scardinare l’organizzazione, pezzo dopo pezzo.
    Il tribunale dei minori emette ordini di allontanamento per portare in salvo i bambini, che trovano alloggio presso famiglie affidatarie o in un centro gestito da suore.
    Quello degli adulti invece trascina i genitori, i parenti e i complici davanti al banco degli imputati.

    Nessuno di loro rivedrà mai più i propri figli.

    È la fine di un incubo.

    Oppure l’inizio di uno nuovo?
    Com’è possibile che così tanti bambini abbiano raccontato tutti la stessa storia, ma il Paese non abbia né visto né sentito nulla?
    Eppure erano a pochi passi dalle case. Perché nessuno li ha salvati?
    Erano tutti complici?
    E se non fosse mai accaduto nulla?
    E se i genitori non fossero diavoli, ma degli innocenti che stanno ancora aspettando i loro figli?

    CITAZIONE
    Live:

    Pablo: Tu sei un pedofilo?

    Scotta: Assolutamente no, non lo sono, mai stato

    Pablo: Sei mai stato nei cimiteri a compiere riti satanici sui bambini?

    Scotta: Assolutamente no

    ***

    Donna: Mio marito, tre giorni prima di morire, davanti al crocefisso mi ha detto che non ha mai fatto del male ai suoi figli…

    ***

    Giacco: Io voglio a mia figlia… la voglio vedere, anche un giorno, per mezz’ora… perché noi non abbiamo fatto niente di male



    Ciao ragazzi, lo so che probabilmente non mi conoscete ma sono un vecchio utente. Purtroppo non posso essere un minimo attiva su questo forum ma sono tornata perché volevo assolutamente condividere questo fatto di cronaca. Ovviamente ho controllato che non ci sia già sul forum e non ho trovato tracce quindi...eccola qua.


    Edited by DamaXion - 21/4/2020, 21:32
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    Ma che razza di lavoro fai? :siga:
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    non mi aspettavo che fosse un finto pelato LOL Brava :v:
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    Nooo che delusione! Cioè mi fa piacere che c‘è un lieto fine ma è tutto qui? Scritto benissimo, tensione al massimo fin dal primo rigo e poi te ne esci con un finale da romanzo rosa?
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    L'attesa è asfissiante
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    EH ma quest'ombra é proprio una rottura di scatole
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    Non oso guardare neanche a pagarmi ma penso che se si sia impegnato a metterci tutti quegli effetti forse voleva solo creare disturbo, insomma magari quello è un barile con dentro una bambola (?) Spero vivamente sia un fake :o:
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    Che vita di m****..
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    Ho appena visto il video e sei davvero fantastico, hai talento sia nello scrivere che nel recitare, mi è piaciuto tantissimo
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    Horror spaziale (?) bellissima ♡
75 replies since 27/7/2014
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