Votes taken by ´ kagerou.

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    Sono un americano semplice: metto la pasta a cuocere senza far bollire l'acqua.
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    In qualunque città, in qualunque paese, recati in qualsiasi negozio tu possa raggiungere. Rivolgiti al responsabile del negozio e chiedi di poter vedere "Il Possessore delle Illusioni". Se egli accetta subito di mostrartelo, scappa il più velocemente che puoi, perché ti condurrà alla morte. Se rifiuta di riconoscere la tua domanda, chiediglielo ancora. Prima o poi si arrenderà malvolentieri.

    Il responsabile ti porterà nel retro del negozio e aprirà una botola. Ti farà strada in fondo ad essa e arriverete ad una foresta. Mentre ti guiderà nella foresta, una strana sensazione di pace ti inonderà. Il responsabile ti condurrà e si fermerà quando incontrerai un bivio nel sentiero, tornando indietro nel negozio. A quel punto non ci sarà nessuno a guidarti.

    Dovrai scegliere tra due sentieri, uno avrà una luce alla fine e l'altro sarà pura oscurità. Se sceglierai il sentiero con la luce alla fine, decreterai il tuo destino. Mentre lo percorrerai, la luce risplenderà sempre di più. Il tuo corpo continuerà a camminare verso di essa, anche se la tua mente vorrà il contrario. Alla fine del sentiero, una donna ti dirà di unirti a lei per la cena, ma se riconquisterai il senno dovrai allontanarti lentamente, altrimenti sarai impiccato e morirai dissanguato.

    Se sceglierai l'altro sentiero, l'oscurità sarà opprimente, ma dovrai continuare ad andare avanti. Qualora le tenebre scomparissero, dovrai dire con voce pacata "Voglio solo ascoltare la tua storia". Se l'oscurità non ritornasse, scappa, perché vedrai i cadaveri maciullati di quelli che vennero prima di te. Ti strapperanno via le membra e verrai picchiato a morte. Se l'oscurità ritornerà, continuerai ad andare avanti. Quando sarai a metà strada, quella sensazione di pace dovrebbe sparire, e se non dovesse sparire impazzirai, cavandoti gli occhi e strappandoti le orecchie per mangiarle.

    Una volta arrivato alla fine del sentiero, vedrai uno stagno. Entraci e nuota fino al fondo. Nonostante si tratti di acqua, ti sarà possibile respirare. Vedrai una capanna di legno, quindi entraci. Troverai un falò acceso. Di fronte al fuoco ci sarà quello che sembrerà essere un ragazzino, che starà a dilaniarsi le carni. Non vomitare, non distogliere lo sguardo.

    Il ragazzino risponderà ad una sola domanda, "Quanto ti ama tuo padre?". Egli procederà quindi a raccontarti di suo padre e di come egli gli permettesse di giocare con lui tutto il giorno. Racconterà come giocasse con i suoi giocattoli preferiti per tutto il giorno. A metà della storia, il ragazzo ti dirà quanto si sia divertito a tagliare in parti suo padre e giocare a travestirsi.

    Una volta che avrai sentito ciò, interrompi il tutto dicendo "Ho sentito abbastanza". Se non lo farai, e gli permetterai di finire la storia, verrai intrappolato in una realtà illusoria e diventerai il prossimo Possessore delle Illusioni. Dopo averlo interrotto, ti trapasserà la testa con la mano. Ciò non ti ucciderà, ma ti farà sentire il dolore più forte di tutta la tua vita. Una volta che avrà ritirato la mano, starà stringendo una collana fatta di vene e un piccolo cuore insanguinato come ciondolo.

    Questo è l'oggetto 938 di 2538, che farà in modo che le allucinazioni del genere umano diventino realtà, e con esse, arriverà il caos. Nessuno saprà perché, ma tu sì. Oh, lo saprai fin troppo bene.



    Edited by RàpsøÐy - 17/2/2017, 15:49
  3. .
    Scheda di valutazione dell'Hotel Bellavista.
    Arrivammo in ritardo il ventisette marzo, esausti per aver viaggiato tutto il giorno. La stanza sembrava a posto. Mio figlio si era già addormentato e quindi lo misi a letto, gli tolsi le scarpe e le lanciai sul pavimento. Andai in bagno. Quando uscii, c'era qualcosa di strano: le scarpe di mio figlio erano state spostate in cima allo scaffale di libri in un angolo lontano della stanza.
    Mio figlio non le aveva spostate. Stava dormendo, e in più non è così alto da arrivare lassù. Setacciai la stanza, senza trovare niente di sospetto. Devo essere stato io, dissi a me stesso. Devo aver avuto così tanto sonno da metterle lì e dimenticarmene.
    Sistemai le scarpe vicino al muro, per creare un ricordo chiaro di averle messe lì, e mentre mi lavavo i denti le osservavo dallo specchio. Mi chinai per il risciacquo, diedi un'occhiata ed erano sparite. Di nuovo, setacciai la stanza. Non trovai le scarpe di mio figlio.

    Una parte di me era incredula e preoccupata, per il potenziale imbarazzo che avrei provato chiamando alla reception. E se fosse la mia mente a giocarmi brutti scherzi? Al contempo ero spaventato, soprattutto dopo aver scoperto che il mio cellulare lì non funzionasse. Ancora di più quando scoprii che il telefono fisso fosse inutilizzabile, perché mancava il cavo.

    Decisi di dare un'occhiata al corridoio, sperando di allarmare qualcuno, come un impiegato o un altro ospite. Rimasi scioccato, realizzando che la porta fosse stata chiusa a chiave dall'esterno. Ci ho combattuto. Ho provato a sfondarla a calci. Il rumore avrebbe dovuto svegliare mio figlio, ma ciò non successe. Mi precipitai a controllarlo. Non c'era più. Sparito.

    Sono qui da giorni. Ho avuto del tempo per pensare, piangere e considerare il modo migliore per comunicare con te. Poiché stai leggendo questo messaggio, queste tre cose sono vere per forza:
    1. Non ne sono uscito vivo, perché se ne fossi uscito, avrei devastato questo posto per cercare mio figlio.
    2. Qualcosa ti ha spinto ad avvicinarti alla libreria, dove hai trovato questa scheda di valutazione, dietro la carta da parati.
    3. Dunque, qualsiasi cosa sia successa a me, sta per succedere anche a te.

    Mi dispiace di non poter essere d'aiuto. Ti offro solo la certezza della tua sanità mentale, assieme a qualche suggerimento. Ignora qualsiasi oggetto troverai in alto allo scaffale della libreria. Non provare con la finestra. Non affannarti a gridare aiuto. Non li farà smettere.



    Edited by RàpsøÐy - 12/2/2017, 21:24
  4. .
    Il telefono di Sarah era sul suo lato del letto; l'infinita vibrazione mi aveva svegliato. Sparai un'occhiata veloce all'orologio. Non era raro che io mi svegliassi nel bel mezzo della notte, ma lei normalmente lo spegneva, il cellulare. Non ero preoccupato per ciò, ma ora, so che non avrei dovuto cercarla. Con la mano accarezzai il suo lato del letto, caldo, pensai che fosse andata in bagno. Non pensai di guardare il suo cellulare, era troppo presto perché pensassi di farlo. Strabuzzai gli occhi dal sonno e abbandonai il calore del letto. Percorsi il corridoio di casa nostra fino al bagno e feci scivolare la porta aperta.

    Potevo sentire dei passi dal piano di sotto, il che era strano, ma non impossibile. Il cellulare di Sarah aveva smesso di squillare, sentii una suoneria di notifica dal dispositivo. Chiunque la stesse chiamando, le aveva lasciato un messaggio. I passi di sotto si fermarono, ed io tornai nella camera da letto. Mi chinai per prendere il suo cellulare e lo guardai, lo schermo era pieno zeppo di messaggi di testo e vocali. Erano tutti da parte di... da parte di Sarah... si era firmata in ognuno di esso, dicendomi che avrebbe passato la serata fuori. Mi si gelò il sangue nelle vene, mentre sentivo i passi ricominciare al piano di sotto. Lessi il messaggio più recente, silenziosamente a me stesso. "Alex, perché la porta sul retro è aperta? Con amore, Sarah". Sentii un nodo alla gola mentre ascoltavo il cigolio dei passi dietro di me. Mi voltai e vidi il contorno di una figura scura, in piedi nel corridoio. Arrivò un altro messaggio, mentre vedevo la vita passarmi davanti agli occhi. "Alex, credo ci sia qualcuno in casa."

  5. .
    La maggior parte dei bambini hanno un amico immaginario, da piccoli. Tuttavia, lo superano crescendo e l'amico scompare. Non il mio.

    Non avevo un amico immaginario da bambino, è spuntato fuori solo quando sono arrivato agli inizi dei miei vent'anni. Simon, un bambino di otto anni, che mi sussurra all'orecchio che vuole giocare e si lamenta di essere annoiato mentre io non lo sono. Il più delle volte tento di ignorarlo. Non rispondo alle sue domande, non lo guardo neppure; faccio finta di non vederlo.

    Mia moglie mi dice che sono ridicolo quando provo a parlargliene, e che dovrei davvero provare a prendermi maggiori responsabilità e comportarmi come un adulto. Ma lei non capisce. Non è colpa mia se ho questo bambino immaginario che mi segue quasi dappertutto. Vorrei che non fosse qui. Insomma, sono passati otto anni e non se ne vuole proprio andare. Voglio la pace che c'era prima del suo arrivo, quando c'eravamo solo io e mia moglie.

    Alla fine, l'ho accoltellato. Ho provato a tagliarlo fuori dalla mia vita. Mia moglie urlò e mi maledì quando vide il sangue sulle mie mani. A quanto pare, Simon non era così immaginario come pensavo.

  6. .
    Mi congelai, perché sentii quell'odore su di lei. Era un dolce odore di malaticcio, quello che mi pervase le narici e che mi fece bagnare gli occhi. Lei ora sta sorridendo e mi accarezza la testa. Si è già esteso; le restano al massimo tre settimane. Tutto quello che posso fare è abbassare la testa, piangere e scodinzolare in compassione.

  7. .
    Odio mio fratello.

    Quando avevo quattro anni, chiesi di poter avere un fratellino o una sorellina per Natale. Mamma e papà mi dissero di no, che non funzionava in quel modo. Dovevo essere il loro unico e speciale piccolino.

    Ma poi, due anni dopo, cambiarono idea. Ed anch'io.

    Mi ricordo quando mamma me lo disse. Ci sedemmo assieme in camera mia e iniziò a piangere, dicendomi quanto mi amasse, ma che presto avrei avuto un fratellino.

    Ero così arrabbiato che non parlai. Iniziai a lanciare per aria i miei giocattoli. Mia madre urlava, pregandomi di smetterla, fino a che un camion di plastica che avevo scagliato per aria non la colpì così forte che le ferì la fronte. Scappò dalla mia stanza, singhiozzando. Mi misi a sedere da solo, fremendo di rabbia per tutta la notte.

    Mi sembrò che, dopo quella conversazione, ai miei genitori non potesse fregargliene di meno di me. Mamma e papà si preparavano per l'arrivo di mio fratello. Li guardavo con odio, silenziosamente, dall'angolo di quella che una volta era camera mia, mentre la preparavano per il nuovo arrivato. Quando loro non guardavano, distruggevo tutti i loro sforzi. Strappai la carta da parati. Spezzai le sbarre della culla.

    Ma qualsiasi cosa io rompessi, l'avrebbero riparata. Piangevano, stringendosi, ma continuarono i loro piani riguardo mio fratello. Mi imbestialii.

    Proprio prima che nascesse, papà venne in camera mia, si mise seduto e mi pregò di dare a mio fratello un'opportunità, di dargli il benvenuto nella famiglia.
    Come la volta precedente, la mia collera mi sopraffece. Tuttavia, al contrario di mamma, papà sembrava meno spaventato ma più triste ogni qual volta io mi arrabbiassi, lanciando i giocattoli, rompendo addirittura una finestra.

    Non appena il mio capriccio cessò, sospirarono, si alzarono e andarono via. Qualcosa mi lasciò infastidito riguardo il modo in cui papà guardò nella mia stanza, mentre chiudeva la porta alle sue spalle.
    Me ne stetti seduto sul letto per tutto il pomeriggio, furioso.

    Qualche ora dopo, ancora arrabbiato, sentii delle voci al piano di sotto. Curioso, uscii da camera mia.
    Vidi mamma e papà nel salotto, che parlavano con un uomo vestito quasi completamente di nero. Notai una cosa buffa attorno al suo collo, qualcosa di bianco.
    Non riuscivo a capire molto bene di cosa stessero parlando.

    Cos'è un esorcismo?

  8. .
    Scusatemi in anticipo se non sono nella parte giusta del subreddit, ma avevo bisogno di togliermi questo peso dallo stomaco. Inoltre sono nella sala pausa al lavoro e scrivo dal cellulare, quindi la mia grammatica potrebbe non essere delle migliori.

    Per chi non lo sapesse, sono una donna piuttosto giovane. Infatti, sono la vice responsabile più giovane di questo negozio di alimentari. Sono anche piuttosto minuta.

    Nel nostro negozio c'è un piccolo chiosco che vende cellulari e vari servizi relativi alla telefonia. Ci sono diversi ragazzi che gironzolano attorno a questo chiosco. Uno in particolare, Bob, mi ha stranito sin dall'inizio.

    Non appena la mia formazione professionale terminò ed io iniziai a dirigere la parte anteriore del negozio da sola (era metà ottobre), iniziarono i commenti.
    Ogni qual volta io passassi accanto al chiosco, "Ehi piccola/bellissima/tesoro, quand'è che mollerai il tuo ragazzo ed uscirai con me? Posso portarti a fare un giro nel mio furgone, se capisci cosa intendo." Iniziò persino a fissarmi ogni volta ne avesse l'occasione. Non importava se fossi al servizio clienti, al reparto farmacia, alla cassa, ovunque. Se gli ero di fronte, mi fissava.


    Da circa dicembre, è diventata anche una cosa fisica. Ha provato a prendermi la mano, strusciandocisi di proposito passandomi accanto, e poi a giocare con i miei capelli mentre contavo i soldi a fine serata. Nelle ultime due settimane, mi è persino arrivato alle spalle e mi ha afferrato i fianchi in un paio di occasioni differenti, e si è avvicinato abbastanza da farmi sentire il respiro dietro il collo. Ha addirittura cominciato a farsi vedere frequentemente quando lavoro. Direi che per l'80% dei miei ultimi turni, lui era lì. Appostandosi. Fissandomi.

    Nonostante io gli dicessi di lasciarmi stare, lui non ha mai recepito il messaggio. Ed ora è tornato. Ero di spalle alla porta e all'improvviso ho sentito delle mani sui fianchi e delle labbra sul collo.

    Ho dato di matto, ho chiesto ad un supervisore di coprire l'ingresso e mi sono nascosta nella sala pausa cercando di non piangere.

  9. .
    Circa due anni fa, ho scritto in questo subreddit riguardo un uomo di nome Bob, che mi molestava al lavoro. (Posso lasciare il link della storia se qualcuno è interessato)
    Mi seguiva, provava a toccarmi i capelli, i fianchi, qualsiasi cosa potesse fare.

    Poco tempo dopo che aprii la discussione, mi venne offerta una promozione nella stessa catena, ma in un negozio dall'altra parte della città. Accettai felicemente, sperando di poter seminare questo schifoso e andare avanti con la mia vita.

    Per un po' andò tutto bene. Feci in modo che, per precauzione, il mio nuovo capo venisse a conoscenza della situazione. Decise di continuare ad avere qualcuno che mi accompagnasse alla mia macchina, specialmente durante i turni di notte.

    Poi, dopo circa un anno dopo che lavoravo lì, cominciarono le telefonate. Rispondevano i miei colleghi al servizio clienti, mi trasferivano la chiamata (mi dissero che lui chiedesse sempre e solo di farsi passare un manager), e quando rispondevo, chi chiamava riattaccava non appena terminavo la mia presentazione. Irritante, ma non importa. Molti ragazzi facevano stupidi scherzi del genere. Le chiamate andarono avanti. Iniziarono con lui che non diceva nulla, per poi diventare "Ehi, piccola. Malgrado tutto, ti manco?". Non volendo indicare che si trattasse di un comportamento inaccettabile, a chiunque lui fosse, riattaccavo semplicemente il telefono.

    Quindi, le telefonate cambiarono. Diventarono più minacciose. "Ehi dolcezza, mi piace la tua nuova macchina. Credevi che potessi sbarazzarti di me così facilmente?", "La maglietta che indossi è proprio carina, scommetto che sarebbe davvero facile strappartela di dosso", "Lo so che credi di essere invincibile, correndo dal tuo capo, ma non potrà fermarmi quando sarai da sola".

    Poco tempo dopo, vidi il suo particolare furgone nel parcheggio dall'altra parte della strada. Non può essere che non fosse lui. Il mio capo insistette a dire che fosse una coincidenza, e che non potevamo farci nulla dato che non si trovava nella nostra proprietà. Non aveva importanza, comunque. Ogni volta che andavo verso la mia macchina o mi ci allontanavo, il furgone si trovava dall'altro lato della strada. Sapevo fosse Bob, ma si era fatto più furbo. Le nostre videocamere non raggiungevano la giusta distanza per vederlo. Guardando la persona al posto di guida, non potevano notarsi molti segni particolari oltre al cappello, gli occhiali e il cellulare. Potevo sempre sentire il suo sguardo penetrante sfondare il parabrezza.

    Delle foto iniziarono ad arrivare alla posta del negozio. All'inizio si trattava di foto dove c'ero io vicino alla mia macchina, in compagnia di qualcuno durante la pausa, oppure io che camminavo verso il negozio o andavo via. Ufficialmente non potevamo ancora incolpare Bob, nonostante io fossi sicura fosse opera sua. La situazione degenerò con foto in cui contavo i soldi, nel negozio, o parlavo con i commessi. Tutti scatti in cui lui doveva trovarsi a sei o nove metri di distanza da me, ma non riuscivamo a trovarlo sulle registrazioni delle telecamere di sicurezza.

    Diventai paranoica, e non riuscivo a svolgere le mie mansioni con la paura di incontrarlo. Il mio capo fu meraviglioso e mi spostò a lavorare nel retro del negozio, dove stavo lontana da tutti gli impiegati. Tuttavia, un ultimo scatto arrivò: una foto in cui c'ero io nel retro a manovrare il muletto. Dietro la foto c'era scritto "Mi manchi, dolcezza".

    Lo scorso agosto, venni accettata alla scuola dei miei sogni, che distava due ore da casa, e iniziai le lezioni. Lasciai il mio amato lavoro e mi trasferii, sperando che ciò mi regalasse un po' di libertà.

    Una settimana fa, ho iniziato a notare un furgone che sembra quello di Bob, che gironzolava per il campus. Oggi, ho trovato un biglietto sulla macchina, assieme ad una foto in cui parlavo col mio ragazzo. Il biglietto diceva "Ti manco, dolcezza? Non preoccuparti... Nemmeno lui può proteggerti".



    Edited by ´ kagerou. - 28/1/2017, 13:56
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    Avevo scritto questo commento nell'altro topic, perché non mi ero accorto ci fosse questa discussione XD chiedo venia, lo riporto qui.


    Per me è una sciocchezza il solo fatto di distinguere l'omicidio di una donna e chiamarlo "femminicidio". Prima ancora di essere donne, uomini, bambini, anziani, siamo tutti persone. Gli errori sono alle radici.
    Un omicidio è un omicidio, punto. Parlare di femminicidio è stupido e sessista, e molti/e femministi/e che ne parlano, sono gli stessi/le stesse che sparano discorsoni e mirano a dire, sempre, "la donna è uguale all'uomo!". La donna è uguale all'uomo, e poi la società continua ad allevare polli con schemi mentali fissi, magari su quanto la donna sia debole, fragile o come, per esempio, certi mestieri non le competano.

    E comunque, chiunque subisca violenza ha bisogno di aiuto, punto. E deve SEMPRE cercare aiuto. Punto.

    Anche controcorrente, anche con amici e familiari a riderne alle spalle, bisogna farsi aiutare. I cambi avvengono grazie a soggetti svegli e in grado di reagire. Bisognerebbe darci tutti una mossa, soprattutto quando conosciamo o vediamo qualcuno in difficoltà e non alziamo un dito, o quando i/le diretti/e interessati/e non riescono a denunciare i loro dolori. Facciamolo noi. A volte, anche i gesti che sembrano più insignificanti, possono salvare una vita.
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    Prima di iniziare, per favore, sappiate che sono nata e cresciuta in Corea per quasi tutta la mia vita. Il mio inglese è buono, ma non perfetto! Tutto ciò è successo quando ho iniziato la scuola a New York. Avevo diciassette anni.
    Studiavo inglese in Corea perché i miei genitori volevano trasferirsi all'estero da molto tempo. Mio padre conosce l'inglese perfettamente ed entrambi i miei genitori amano la cultura americana. Quando arrivai a New York studiai a casa finché i miei genitori non ritennero che il mio inglese fosse abbastanza buono per andare in una scuola pubblica e farmi degli amici.

    La scuola non distava molto da casa mia, quindi ogni giorno ci andavo da sola. Conobbi molte persone amichevoli ma non erano mie amiche. Dopo un paio di settimane a scuola, ci fu un giorno dove iniziò a piovere davvero all'improvviso. Iniziai a camminare velocemente per arrivare a scuola senza bagnarmi. Continuavo a sentire un fischio davvero lungo ma continuai a camminare. Quando successivamente il suono diventò più forte, mi voltai e vidi un uomo. Aveva in mano un ombrello per me. Rifiutai, all'inizio, ma lui insistette ed accettai. Gli dissi di essergli davvero grata e mi rispose che non era nulla di che. Camminai lungo il marciapiede molto velocemente, ma lui mi raggiunse. Mi disse di aver cambiato idea riguardo l'ombrello e quindi feci per ridarglielo, ma lui disse che potevamo condividerlo. Mi chiese dove stessi andando e io glielo dissi. Mi sembrò davvero gentile e non pensai a nulla di brutto.

    Mi accompagnò a scuola chiacchierando un po' riguardo a come avesse iniziato a piovere all'improvviso e mi disse che ero davvero carina. Presto, comunque, arrivammo a scuola e se ne andò.

    Tutto ciò iniziò a succedere ogni giorno. Anche se non stava piovendo, mi accompagnava a scuola. Ogni singola volta, non importi quanto tardi facessi, avremmo camminato sempre assieme. Mi salutava dicendomi "Ciao, bellissima". Ogni giorno. Ne ero molto lusingata, ma iniziò ad essere una cosa strana. Quest'uomo era notevolmente più vecchio.

    Un paio di settimane dopo, iniziai a ricevere commenti in inglese sul mio profilo Facebook e ne ero davvero felice. Ricevo commenti in inglese oggi come allora, quindi sono sempre contenta di rispondere in inglese. Questi commenti erano da parte di un account che pubblicava solo foto di animali. Commentò tutte le mie foto.

    "Sei così bella!", "Quanti anni hai?", "Come stai, di dove sei?". Rispondevo sempre, ma iniziarono a diventare commenti strani, tipo mi chiedevano se fossi vergine o se mi piacessero i ragazzi americani. Ignorai i commenti. Sapevo non fossero cose carine da chiedere ad una ragazza.

    Un giorno in cui mi ritrovai a camminare con quest'uomo, mi chiese se avessi Facebook. Gli dissi di no. Non so perché, ma non mi sentii a mio agio a dirgli di sì. Non disse nulla per qualche momento, poi aggiunse "Non devi mentire. Lo so che ce l'hai". Iniziai a ridere nervosamente e iniziai a insistere riguardo il fatto che non ce l'avessi. Mi guardò con un'espressione davvero scontenta e mi disse "Ho parlato con te su Facebook. Per favore, non mentirmi".

    Siccome c'erano molte persone intorno, mi allontanai velocemente e lui non mi seguì. Smisi di camminare con lui ma i messaggi divennero più frequenti. Iniziò a dire cose tipo "Sei davvero sexy, mi piacciono davvero tanto le ragazze asiatiche innocenti", e "Non puoi essere vergine". Questi messaggi mi arrivano tutt'oggi ma non sono sicura siano da parte sua. Sono andata via da quella zona e ho cancellato quei commenti. Che dovrei fare? Non l'ho più visto ma credo di piacergli ancora! Tutto ciò mi è successo appena un anno fa.



    Edited by ´ kagerou. - 28/1/2017, 08:48
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    Sono un americano semplice: quando sono all'estero vado a mangiare nei Mc Donald's degli altri, altro che assaggiare il cibo locale.
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    In smistamento avevo dato un parere davvero esaustivo su questa vignetta e spiegavo perché fosse sbagliato (secondo me) che questa venisse smistata in Creepy Images, ma pazienza. I commenti sono stati ripuliti e Rory mi ha anticipato.

    In poche parole, questa vignetta è il riassunto di una società sessista. Le donne che vengono violentate, abusate, picchiate (e quant'altro) sono sempre vittime (com'è anche giusto, per carità), ma solo perché sono il sesso debole e costituiscono la sezione dei soggetti che "non vanno sfiorati nemmeno coi fiori". I maschi invece, non possono essere abusati, né picchiati, né offesi, né torturati psicologicamente. Non possono, perché la società li dipinge forti, dall'aspetto orchesco e minacciosi. Un uomo non può subire. Ed ecco perché gli uomini non denunciano abusi, perché la società non ci crederebbe. Perché la società non smetterebbe di ridere (come nella vignetta).
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    Questo è successo nel luglio 2016, una settimana dopo il mio diciottesimo compleanno. Per contestualizzare: sono una ragazza, sono alta 1,55 e vivo in una piccola città molto compatta, con mio padre e mia sorella di quattordici anni. Mio padre usciva di casa per andare a lavoro sempre alle sette del mattino, e non ha mai pensato fosse necessario chiudere a chiave la porta, siccome a quell'ora la mattina è già inoltrata. Essendo un'adolescente senza lavoro, né impegni scolastici per via delle vacanze estive, stavo tutta la notte al computer e dormivo il giorno seguente, e così faceva anche mia sorella.

    In quel particolare giorno mi svegliai alle quattro del pomeriggio, e non ne vado fiera, ma perlomeno mi svegliai prima di mia sorella. Vivo in una casa di un solo piano, e la mia camera si trova all'estremità di essa. Mi alzai e percorsi il corridoio fino in cucina, per prendere qualcosa da mangiare. La casa ha un po' la forma di una T maiuscola, con il salotto e la cucina in cima, l'uno accanto all'altra. Nel tragitto fino alla cucina puoi riuscire a guardare nel salotto, con una vista completa del divano all'estremità della stanza.

    Lungo la strada diedi un'occhiata al salotto e vidi un uomo che non riconobbi, in posizione supina, che dormiva sul mio divano. Rimasi pietrificata, ma la mia testa non pensò immediatamente "è un intruso". Rimasi lì e scrissi un messaggio a mio padre, chiedendogli se avesse lasciato che uno dei suoi amici collassasse sul divano. Poi indietreggiai di qualche passo nel corridoio e andai in camera di mia sorella, svegliandola e dicendole dell'uomo. Era più preoccupata di me, a sua volta scrisse un messaggio a mio padre e non volle uscire da camera sua per dare un'occhiata dall'uomo. Tornai nel corridoio per guardarlo, e siccome sono un'adolescente idiota che documenta tutto per scriverlo su Twitter, gli feci una foto. Poi tornai in camera mia e aspettai che mio padre mi rispondesse.

    Me ne stavo seduta sul bordo del mio letto, non troppo preoccupata, finché mia sorella non mi scrisse un messaggio del tipo "Vieni in camera mia, adesso". Mi spiaccicò il telefono sulla faccia e c'era un messaggio di mio padre che diceva "Ho chiamato la polizia, uscite di casa, subito". Ed è stato lì che ho iniziato a dare di matto.
    Ci sono due porte per uscire da casa mia; sfortunatamente una è nel corridoio vicino al salotto, e l'altra è dopo la cucina, e ciò significava che in ogni caso avremmo dovuto camminare accanto all'uomo. Scegliemmo di uscire dalla finestra di camera mia, il che non era un problema, siccome la casa ha un solo piano, ma con la mia ansia riuscii a demolire un paio delle veneziane e a fare molto rumore, e ciò mi fece andare ancor di più nel panico.

    Insieme attraversammo la strada di corsa per andare dai vicini, i quali erano molto amichevoli con papà, ma io non ci avevo mai parlato. Spiegammo la situazione e ci portarono nel loro salotto, e la moglie fece sistemare suo marito al loro ingresso per dare un occhio alla nostra abitazione, nel caso l'intruso provasse a scappare. La polizia ci mise venti minuti ad arrivare, mio padre aveva già finito di lavorare e tornò a casa prima che arrivasse.

    Venne fuori che il tizio fosse completamente strafatto e che fosse finito nella nostra casa ad una certa ora del mattino, decidendo di fare un sonnellino sul nostro divano. Gli agenti riuscirono a malapena a riportarlo in uno stato di coscienza e lo trascinarono nella loro macchina per portarlo via, anche se lasciarono che mio padre gli parlasse, quindi lo minacciò per averci spaventato, ma decise di non denunciarlo. Dubito che l'uomo abbia sentito ciò che gli disse mio padre, comunque.

    Gli agenti tornarono poco dopo per farci alcune domande, giusto per pochi minuti, e se ne andarono promettendoci che avremmo ricevuto una lettera di scuse dall'intruso, che però non ricevemmo mai. Sono sollevata che nessuno si sia fatto male, e che lui avesse deciso di dormire sul divano piuttosto che infilarsi in camera di qualcuno.

    Questa è la foto che scattai.




    Edited by ´ kagerou. - 28/1/2017, 14:59
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    Sono un americano semplice: sono minorenne, scappo di casa e non mi cerca nessuno.
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