Votes given by Swaky

  1. .
    DA NOTARE CHE IL PROTAGONISTA PERDE IL CONTROLLO DEL PERSONAGGIO NEI MOMENTI CRUCIALI, ESCLUDENDO SUBITO QUALSIASI REAZIONE DA PARTE DEL PROTAGONISTA E STRONCANDO IMMEDIATAMENTE PEZZI DI STORIA CHE AVREBBERO RESO LO SCRITTO PIÙ VEROSIMILE, SCORREVOLE E GODIBILE ANCHE DA UN PUBBLICO NAVIGATO. GIÀ SCRIVERE QUALCOSA A TEMA "SUPER MARIO" NON È FACILE; STIAMO PARLANDO DI UN FRANCHISING ICONICO, ROBA CHE NON CAMBIA DA PIÙ DI VENT'ANNI. SE POI IL TUTTO SI RISOLVE CON UNA CORSA AL FINALE FARCITA DI PRESUNTE ALLEGORIE CREEPY BEH, PER ME NON CI SIAMO RAGAZZI.

    CHE MI VUOI RAPPRESENTARE CON GLI SCHELETRI DI BAMBINI NELLO SCANTINATO DELLA CASA ABBANDONATA? CHE MARIO VENIVA MOLESTATO DA PICCOLO DALLO ZIO ALCOLIZZATO? CHE MI SIGNIFICA LA PERDITA DELL'INNOCENZA DI MARIO? MA SIAMO SICURI CHE MARIO SIA UN PERSONAGGIO ABBASTANZA COMPLESSO DA POTERCI SPECULARE COSÌ TANTO SENZA CADERE NEL RIDICOLO? MARIO HA MAI DETTO ALTRO OLTRE "mamMA MIA" "LEZZE GO!" E "oooOoOOF"? HA MAI PARLATO DEL SUO PASSATO O DELLE SUE ASPIRAZIONI O DEL SUO PUNTO DI VISTA A PROPOSITO DELLA SITUAZIONE SOCIO-ECONOMICA DEL REGNO DEI FUNGHI? NON MI PARE.

    ECCO, SECONDO ME TALVOLTA SI VA UN PO' TROPPO OLTRE LA LICENZA POETICA E SI CADE NEL RIDICOLO.
  2. .
    un carlino qualsiasi: *fa saluto romano*

    opinione pubblica inglese: giphy
  3. .
    non è niubbo
    sa che il forum non esiste più e fa il cazzo che gli pare
  4. .
    Un giorno di tanti anni fa una ragazza della mia classe (anche piuttosto carina devo dire) mi chiese:

    "Morty, ma ce l'hai un libro da prestarmi? Però ne voglio uno breve e pieno di frasi belle da mettere come stati di facebook"

    "Ok, ok, ora guardo cosa trovo"


    92991k
  5. .
    In qualsiasi città, in qualunque paese recati in qualsiasi istituto psichiatrico o casa di cura in cui riesci ad andare. Vai alla reception e chiedi al dipendente di vedere: “Il Possessore dell’Umanità”. Si metterà a ridere o a piangere. Se ride, il dipendente è un impostore e il tuo destino è vicino. Se piange, ripeti la domanda. Le luci si spegneranno e sarai avvolto dall’oscurità. Prega che tornino.

    Se lo fanno, ti ritroverai davanti ad un grande specchio. Guardati riflesso in esso. All’inizio sembrerà normale, ma quando guarderai più da vicino lo specchio mostrerà degli occhi ardenti che ti scruteranno dall’oscurità alle tue spalle. Non distogliere lo sguardo dallo specchio o sicuramente divoreranno la tua anima. Lo specchio continuerà a mostrarti delle immagini; di terrore, gioia, dolore che accadranno dietro di te. Rimani deciso e continua a guardare nello specchio. Infine, la tua immagine inizierà a distorcersi, la tua faccia si scioglierà e riformerà. I tuoi occhi scoppieranno ed orde di scarafaggi e ragni erutteranno dalle tue orbite. Dei ratti usciranno scavando nel petto e dalle tue orecchie sgorgherà sangue. Queste immagini continueranno a presentarsi nella tua immagine riflessa, ma devi rimanere forte, perché spaventarsi adesso renderà queste orribili cose solo l’inizio.

    Quando la tua bocca riflessa dirà: “Lasciami morire”, frantuma il vetro e attraversa la porta retrostante. Dentro la stanza ci sarà un uomo con una tunica incappucciata dietro ad un tavolo. Chiedigli: “Perché ci hanno abbandonato?” Se decide di riconoscere la tua presenza, poserà dei guanti sul tavolo e racconterà la storia di un uomo. Del suo amore più puro, di un terribile tradimento, della corruzione della sua anima e degli atti indicibili che ha commesso. Questa storia susciterà troppe emozioni dentro di te e ti farà perdere conoscenza. Quando ti sveglierai, sarai a casa. Accanto a te ci sarà la persona che ami di più, strangolata a morte con un’espressione di shock e confusione sul suo volto. Sulle tue mani ci saranno i guanti.

    Questi guanti sono l’Oggetto 503 di 538. Non c’è possibilità di redenzione.




    Edited by KingRyuX - 3/3/2018, 20:39
  6. .
    "Dovrebbero inventare un’app per smartphone che se vedi una ragazza carina in metropolitana e te ne innamori ti dice chi è, quanti anni ha, poi l’addormenta e ti fa fare sesso con lei."
  7. .
    SAPEVO che era così! E i sindacati? E i diritti dei lavoratori? Non valgono per i nostri magici e bassi amici? È una vergognaaa!1!11 svegliaaaa!!1!!1
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    Edited by RàpsøÐy - 16/2/2018, 19:32
  9. .
    Avevo diciotto o diciannove anni quando successe. Ero appena uscito dal lavoro, era tardi e decisi di andare all’autolavaggio automatico lì vicino, per pulirmi l’auto prima di dover raggiungere una città a circa due ore di distanza il giorno dopo. Erano circa le 22 e quando finii il lavaggio, feci per andarmene ma una signora quasi non mi investì all’uscita. Uscii in strada e cominciai a guidare verso casa, quando notai che quella donna mi stava seguendo. Molto aggressivamente. Mi spaventò a morte, sapevo dove si trovava la stazione di polizia, così decisi di andare lì.

    Mi lampeggiò, suonò il clacson e ad un segnale di stop cominciò a gridarmi: “MI DEVI 12$, COGLIONE”. Non sarei sceso dall’auto per chiederle perché diavolo pensasse che le dovessi dodici dollari. Continuai a guidare e andai nel parcheggio della stazione di polizia, pensando che lei capisse dove fossimo e se ne andasse.

    Ma non lo fece. Entrò proprio dietro di me. Temevo per la mia vita e cominciai a suonare il clacson, sperando che un poliziotto uscisse, mi vedesse e aiutasse. Lei si avvicinò al mio finestrino, bussò e ripetè: “MI DEVI 12$, COGLIONE”, le chiesi come potesse dirlo e rispose: “MI HAI RUBATO L’AUTOLAVAGGIO! HO PAGATO PER QUEL LAVAGGIO CHE TU HAI USATO!” (Ciò era letteralmente impossibile). Le dissi che non le dovevo niente e che se non se ne fosse andata avrei detto agli agenti di uscire per occuparsi di lei. Mi disse di farlo, che avrebbe detto alla polizia che l’avevo derubata e che le dovevo i soldi.

    Il poliziotto uscì, e gli dissi cos’era successo, lei disse la sua versione dei fatti. (Sosteneva che non avevo pagato, avevo usato il lavaggio che LEI aveva pagato e che ero rimasto seduto mentre c’era il suo ciclo di lavaggio? Era letteralmente impossibile). L’agente disse che non poteva fare niente senza prove, e che non sembrava plausibile. Gridò, strillò e fece una scenata dicendo che doveva investigare, arrestarmi, ecc. Disse che non avrebbe fatto niente del genere, ma l’avrebbe arrestata se avesse continuato a “disturbare la quiete”. Lei se ne andò, molto arrabbiata, e aspettai alcuni minuti prima di andarmene, nel caso mi stesse aspettando.

    Perciò, pazza signora che voleva fregarmi 12$, NON INCONTRIAMOCI.




    Edited by KingRyuX - 17/9/2018, 21:25
  10. .
    PlayStation 2: RSOD

    Siete della generazione anni 90 come me? Allora non potrete non ricordare la PlayStation 2.
    Conosciuta all’unanimità come la console migliore della sua generazione, essa accompagnò l’infanzia di migliaia di giocatori, sia nel bene che nel male.
    Nel bene grazie al suo vasto parco titoli.
    Nel male… beh, diciamocelo chiaro: ricordate lo startup della console? Era alquanto inquietante.
    Ma quello era niente paragonato a quando inserivi il disco sbagliato o vi era un problema nella lettura del disco.



    Il Red Screen of Death. O RSOD.
    La console sembrava esitare, poi quando pensavi che stesse per avviarsi il gioco… la tinta color zaffiro si faceva sanguigna come se la console si fosse offesa. Poi, con un suono che sembrava come se la vita venisse risucchiata da essa, comparivano due cubi fluttuanti ed essa ti invitava a mettere il disco giusto.
    Abbastanza innocente, niente di strano. Ma la presentazione del messaggio era tutt’altro che rassicurante.

    Successe anche a me, anni fa.
    12 Settembre. Era notte tarda, avevo appena finito di studiare e pensavo di essermi meritato una pausa. Andai quindi a vedere quei pochi giochi che avevo all’epoca, ne scelsi uno e lo misi nella console, spensi le luci, accesi la PlayStation e mi accomodai sul letto.
    Mi ero ormai abituato al suo alquanto “chiassoso” avvio e per le mie orecchie ora suonava come un “preparati, adesso iniziamo”.
    Ma stavolta ci mise un po’ più del solito.
    A volte lo faceva, nulla di strano.
    Zoom sui cubi.
    All’improvviso lo schermo si fece rosso.
    Sentii per la prima volta quel suono. A quell’ora, nella stanza buia, era spaventoso.
    Vidi un punto rosso al centro, circondato da delle nuvole e dei cubi trasparenti che vi roteavano attorno. Come un occhio che mi scrutava.
    Poi, lentamente, apparve il messaggio: “Inserire un disco per PlayStation o PlayStation 2”.
    Rimasi immobile, con i brividi.
    Al giorno d’oggi potrebbe non essere chissà cosa, ma per me all’epoca fu quasi traumatico. Nel buio della stanza, nel silenzio totale, l’arrivo inatteso di quella schermata fu completamente inaspettato. Si era di fatto creata un’atmosfera che mi fece venire i nervi a fior di pelle.
    Giusto pochi giorni prima avevo parlato con alcuni amici. Adoravo scambiare con loro le peggiori stupidaggini. Fra queste, la più strana era: “Sai perché si chiama Red Screen of Death? Potresti pensare che si chiami così perché indichi la morte della console, e in effetti è così… ma se tu lo vedrai apparire quando non dovrebbe, significa che la tua ora è giunta."
    Le solite chiacchiere. Le leggende metropolitane erano, e tutt’ora sono, la mia passione.
    Mi ci volle un po’ comunque, prima di realizzare cosa fosse successo. Perché la console non aveva letto il disco? Eppure era originale.
    Scesi dal letto, accesi la luce e poi feci reset. Stessa cosa. Ripetei l’operazione un’altra volta, poi con altri giochi.
    Niente. Sempre quella schermata.
    Al di fuori dello spavento che mi ero preso, c’era dietro una cosa che mi spaventava molto di più, ossia il fatto che essa si fosse rotta.
    Non mi sbagliavo: lo era infatti. Inutile dire come ci rimasi.
    Cosa farne allora? Buttarla? Cacchio… dopo avermi accompagnato così per tutta l’infanzia? Avrei preferito venderla, piuttosto. Chissà, magari qualcuno se ne sarebbe preso cura e le avrebbe dato una nuova vita.
    Mi sembrava la scelta migliore, sebbene mi facesse comunque male dentro darla via, ma non volevo che finisse nella spazzatura e magari distrutta. Solo l’idea mi inquietava quanto quella schermata. Decisi di andare a dormire e pensarci l’indomani. Ero esausto.

    Il giorno dopo, misi quindi in vendita la console per pochi soldi, era rotta dopotutto e l’avevo scritto nero su bianco nell'annuncio. Se la volevano, dovevano tenere a mente che dovevano anche ripararla a loro spese, se ne erano in grado; e purtroppo io non lo ero.
    Alla fine, qualcuno l’acquistò. non ricordavo chi, non credevo fosse importante. Impacchettai quindi la console con cura, dato che volevo evitare si rompesse ulteriormente, con tutti i cavi e le periferiche annesse, la portai all'ufficio postale e le diedi un ultimo saluto, mentre l’impiegato la portava via.
    Inutile negarlo, ero triste. Come dare l’ultimo saluto ad un amico d’infanzia.

    Alcuni anni più tardi, riuscii a comprarmi un appartamento ed andai a vivere da solo, portandomi dietro tutte le mie cose, console comprese. Essendo cresciuto con la PlayStation, mi ero affezionato al brand ed avevo quasi solo queste console, incluse le portatili.
    Guardai la mia collezione… e tirai un sospiro.
    Solo la 2 mancava all’appello.
    Forse non avrei dovuto darla via. Forse avrei dovuto tenerla, oggi sarei stato in grado di pagarne le riparazioni.
    Sospirai. Difficilmente avrei potuto riavere la mia, ma almeno potevo prenderne un’altra. Avevo ancora i giochi, quindi perché no?
    Feci un salto su eBay e ne trovai una ad un buon prezzo. Non era economica, data la rarità del prodotto, però era comunque ad un prezzo più basso rispetto alle altre nelle stesse condizioni.
    Mi arrivò a casa in una manciata di giorni. Aprii il pacco, tolsi l’imballaggio e la tirai fuori. Sorridevo, contento come allora.
    Tuttavia… mi era familiare. La esaminai accuratamente e trovai alcuni segni sulla carrozzeria. La riconobbi, erano gli stessi che feci alla mia.
    Non ci misi molto a fare due più due: quella era la stessa PS2 che avevo anni fa. Alla fine era tornata da me.
    Ero due volte più contento. Me ne sarei preso cura stavolta.
    C’era però una cosa che mi lasciava perplesso: la console era alquanto pesante, più del solito direi. Era molto strano.
    Ad essere più precisi, era più pesante sul lato del cassetto del disco. Si trattava del modello vecchio dopotutto, quello “ciccione”.
    La girai. Sul retro vi era ancora l’adattatore di rete. Mi venne un sospetto a questo punto.
    Ricordate quando la “porta di espansione” sul retro della console aveva quel grosso “buco” rettangolare che sembrava eccessivo dato che l’adattatore di rete non prendeva tutto quello spazio?
    Beh, per chi non ne fosse a conoscenza, era possibile inserire un hard disk apposito in quella porta. Da essa era possibile far partire dei giochi salvati su di esso, oppure alcuni giochi potevano installare i loro dati su quel disco per ridurre i tempi di caricamento.
    Ma c’è di più.

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    Era possibile installare Linux sul suddetto hard drive, trasformando la PS2 in un PC. Ovviamente, con i 32 MB di RAM di cui la console era dotata non ci facevi molto, difatti era più mirato ai programmatori, più o meno come il Net Yaroze per la PS1.
    L’avevo scoperto già da piccolo, dato che adoravo cercare assiduamente delle info sul mondo PlayStation, e mi sembrava forte.
    Quindi… la mia console era stata riadattata a PC Linux?
    C’era un solo modo per verificarlo: accenderla.
    La collegai al televisore in camera da letto e la feci partire.
    Esattamente come pensavo: era stata “riciclata” come computer. Difatti, la prima cosa che vidi fu la schermata di boot di Linux. Attesi pazientemente il caricamento e nel frattempo attaccai un mouse ed una tastiera USB alla console.
    Visto che era in queste condizioni, perché non buttarci uno sguardo? Che male avrebbe potuto fare?
    Un minuto dopo circa, il caricamento giunse a termine e mi apparve davanti il desktop.
    Era alquanto spoglio, ma me l’aspettavo: c’era solo uno sfondo blu con una barra delle applicazioni bianca in basso. A destra vi erano due frecce che permettevano di scorrere fra vari desktop. All’estrema sinistra l’orologio con solo ore e minuti. Secondo quell’orologio erano le undici... peccato che non era vero: erano le sette del pomeriggio. Chissà da quanto tempo non era stata accesa.
    Feci click col tasto destro sul desktop, in questo modo aprii un menù.
    In alto, all’interno di un riquadro celeste c’era scritto “Fluxbox 0.9.14”. Dal numero di versione, dava quasi l’idea che si trattasse di una versione dimostrativa del sistema operativo.
    Sotto vi erano le seguenti opzioni, in ordine:

    - Slideshow (abbastanza chiaro, immagino)
    - Dillo Browser (probabilmente un normale browser come Firefox o Chrome)
    - Xterm (apparentemente era un terminale, simile al Prompt dei Comandi di Windows)
    - Xmms Music Player (anche questo credo sia abbastanza chiaro)
    - Conky Meter (forse un Task Manager. Con un nome quasi equivoco, c’è da dire)
    - File Browser (va beh, si capisce)
    - Calculator
    - File Editor (non era chiaro. Un file può essere qualsiasi cosa, anche un’immagine. Forse software universale?)
    - Screen Capture
    - Virtual Keyboard (nel caso non ci fosse stata una tastiera)
    - Pysol Solitaire (immancabile. La cosa di cui i programmatori si preoccupano sempre è che ogni sistema operativo ne abbia una sua versione)
    - Play YouTube video (era proprio necessario un comando per questo?)
    - Run Command (doveva essere l’equivalente dell’”Esegui…” di Windows)
    - X-utils (una lista di utilità, come la pulitura del disco ad esempio)
    - Fluxbox menu (impostazioni di sistema e spegnimento)

    Inutile dire che ci volevo subito mettere mano. Chissà se il precedente proprietario l’aveva usata per programmare qualcosa? Poteva essere davvero figo!
    Aprii subito il File Browser. C’erano due cartelle, una con dentro delle immagini, una con dei file di testo e, fuori da esse, un file audio. Quest’ultimo era nominato con lettere a caso.
    Aprii per prima la cartella con i file di testo. I nomi erano tutti scritti con lettere a caso, come se chi li aveva fatti non se ne fosse curato più di tanto.
    Ne aprii uno a caso e mi misi a leggerlo. Non ci misi molto a capire che qualcosa non andava.
    Quel testo… era una delle storie che inventavo da piccolo. Era una delle tante avventure di tre dinosauri, più precisamente quella in cui mentre andavano in giro per la foresta, i cattivi cercavano di catturarli con una macchina.
    Sì, aveva esattamente tanto senso quanto pensate. Ma ero piccolo, potete biasimarmi?
    Solo che finiva in modo diverso: invece di salvarsi, i tre venivano catturati e fatti morire asfissiati.
    A parte la stranezza, quel che mi turbava molto di più era cosa ci facesse lì. L’avevo scritta a mano su un foglio a quadretti e non l’ho MAI trascritta né messa online, tanto meno data ad altri.
    Chiusi il file e ne aprii un altro. Era il copione di una recita di Natale, in cui facevo la voce fuori campo, ma le ultime battute erano diverse e annunciavano di alcuni personaggi morti dopo essere annegati.
    Di nuovo, che ci faceva quello lì? E perché le battute erano diventate così cruente? Stava iniziando a preoccuparmi.
    Decisi di lasciar perdere i file di testo ed aprì invece il file audio.
    Tutto quello che uscì fu un “bip” molto forte, che mi fece trasalire. Chiusi il file e mi sturai le orecchie. Era stato così forte che ancora le orecchie mi fischiavano.
    Passai alla cartella con le immagini. Aprendola, mi accorsi che ce n’erano molte, anche se non in buona qualità. Le esaminai una per una.
    Rimasi lentamente di sale. Quelle foto… ritraevano me e la mia famiglia, da piccolo. In giro per la città, al ristorante e persino in vacanza al mare, in montagna e altro.
    Poi… ci fu la goccia che fece traboccare il vaso. Una foto di due bare, con sopra i ritratti dei miei genitori.
    Da chi diavolo avevo comprato la console? Da qualche stalker maniaco? Andai a controllare la pagina del venditore, ma non riuscivo a trovarla. Era come sparito.
    Poi sentì un rumore fuori dalla mia stanza, con le orecchie che ancora mi fischiavano. Era un rumore di passi, forte e sempre più vicino, come di qualcuno che arrivava di corsa a grandi passi. Il terrore prese il sopravvento su di me.
    La porta della mia stanza si aprì di impeto ed un’ombra enorme entrò, per poi prendermi e portarmi via contro la mia volontà. Gridai con tutto il fiato che avevo in corpo.

    Fu lì che mi svegliai, con un grido.
    Mi guardai attorno, confuso. Mi ritrovai in una stanza che non era la mia, il sole brillava fuori dalla finestra. Ci misi un po’ a capire che mi trovavo in un ospedale.
    Scesi dal letto e mi guardai ulteriormente intorno. Tutto mi sembrava enorme. Gettai un occhio sul calendario, poi le mie mani.
    Un dottore entrò, attratto dall’urlo, e mi chiese come stavo. Gli risposi che stavo bene, solo spaventato da un incubo e gli chiesi cosa ci facevo lì. Venni a sapere che c’era stata un’infiltrazione di monossido di carbonio in casa a causa di un guasto al riscaldamento. I vigili del fuoco mi trovarono nella mia cameretta, esanime, con la console ancora accesa mentre la casa si era riempita del gas tossico. Erano stati avvertiti dai vicini, svegliati da un insistente squillare del telefono che gli permise di sentire l’allarme del rilevatore da casa nostra, il quale era scattato troppo tardi perché tarato male.
    Raccontai di quel che avevo visto, del fatto che avevo venduto la mia console e che erano passati anni. Mi dissero che probabilmente era un effetto combinato fra un sogno e la mia mente in delirio per via della carenza di ossigeno. La PlayStation 2 era ancora al suo posto ed io ero ancora un ragazzino.
    Quindi… era stato tutto quanto un sogno? Mi ero sognato il mio futuro? Ripensai a quel che avevo visto. Ripensai al Red Screen of Death e alla leggenda che c’era dietro. Ero vivo, però… ho corso un rischio. Rimangono sempre sciocchezze, ma in quel momento non ne ero completamente certo dato che sarei davvero potuto morire.
    La mia console aveva davvero tentato di uccidermi?
    Fu in quel momento che un pensiero terribile mi venne in mente. Chiesi al dottore dei miei genitori. Non ottenni risposta, ma capii subito cosa stava per dirmi. Mi disse soltanto che gli dispiaceva. Ho pianto per molto tempo e per un bel po’ sono caduto in depressione, ma per fortuna sono riuscito a superare tutto, un po’ grazie alla mia nuova famiglia.

    Ad alcuni anni di distanza da quel giorno, mi domando come sia potuto succedere. Penso di essermi salvato solo grazie ad una serie di coincidenze fortunate. C’è chi direbbe “qualcuno stava vegliando su di te”. Vorrei tanto poter dire lo stesso per i miei genitori. Non ho mai scoperto chi è stato a fare quella telefonata che ha svegliato i vicini, ma chiunque fosse gli devo la vita.
    A proposito, la mia PlayStation 2 è ancora con me.
    Lo è sempre stata, ma non l’ho più toccata dopo quel giorno, se non per spostarla. Oggi però… l’ho trovata accesa quando sono tornato dal lavoro.

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    Edited by Swaky - 24/2/2018, 13:22
  11. .
    a

    Catherine è un videogioco horror di tipo platform-adventure, è stato ideato e sviluppato da Altus per PlayStaion 3 e Xbox 360.
    È un gioco le cui tematiche sono per lo più destinate agli adulti (in alcuni paesi l’età minima per giocarci è di 18 anni, in altri 15).
    In Giappone è uscito per la prima volta nel febbraio del 2011, in Nord America nel giugno dello stesso anno, mentre in Europa nel febbraio del 2012.

    Il protagonista di questa avventura è Vincent Brooks, un ingegnere 32enne fidanzato con Katherine McBride, manager di una ditta di abbigliamento.
    Vincent vive un'esistenza abbastanza monotona, nella quale alterna le serate passate con gli amici al bar con quelle passate in intimità con la sua fidanzata. Quando quest’ultima inizierà a parlare sempre di più del matrimonio, il nostro ingegnere inizierà a sentirsi confuso, in quanto vorrebbe una vita priva di impegni.

    A scombussolare la vita di Vincent sarà l’arrivo di un'avvenente sconosciuta, che cercherà di sedurlo. Inoltre, inizierà anche a soffrire di incubi notturni.
    Come se non bastasse, sembra che anche altri uomini stiano vivendo i suoi stessi incubi e pare che chiunque muoia all’interno del sogno, muoia anche nella vita reale.
    Il gioco è diviso in nove giornate (livelli), ognuna della quali inizia con Vincent che si risveglia dopo un incubo.

    Primo giorno; 1º piano: Cimitero Sotterraneo
    Vincent incontra Katherine, anche se si sente ancora frastornato dall’incubo avuto quella notte, di cui riesce a ricordare poco o niente. Il giocatore, tuttavia, rivivrà quell’incubo facendo in modo che Vincent, in mutande e armato di cuscino, cerchi di raggiungere una misteriosa voce scalando un muro di cubi. Dovrà essere svelto perché ad ogni passo il “terreno” gli crollerà sotto i piedi.
    Appena terminato il livello, torneremo nel locale dove Vincent stava parlando con la fidanzata. Dopodiché, mentre si ritroverà con i suoi amici allo Stray Sheep Bar, farà la conoscenza di Catherine.

    b

    Secondo giorno; 2º piano: Prigione della Disperazione
    Allo scoccare della mezzanotte, Vincent avrà nuovamente un incubo, molto simile al precedente. Dopo aver iniziato a superare gli ostacoli, si renderà conto di non essere solo, poiché insieme a lui ci saranno varie pecore bipedi. Dopo poco si renderà conto che queste pecore non sono altro che uomini (anche lui avrà delle corna). Quella notte conoscerà una pecora con la cravatta, la stessa che la sera prima gli dava dei suggerimenti per proseguire. Arrivato alla fine del muro, troverà davanti a se un confessionale, entrando, sentirà una voce che gli porrà una domanda.
    Al suo risveglio, Vincent faticherà a ricordare il sogno e si renderà conto di essere finito a letto con la ragazza conosciuta la sera prima.

    Terzo giorno; 3º piano: Sala delle Torture
    Dopo l’ennesimo incubo, Vincent conoscerà il nome di quell'avvenente ragazza con cui ha già passato due notti: Catherine. Quello stesso giorno, la sua fidanzata gli confesserà che probabilmente aspetta un bambino, lasciando il nostro protagonista senza parole.

    c

    Quarto giorno; 4º piano: Inquisizione
    Sopravvissuto ancora una volta, Vincent si risveglia a fianco all’amante, mentre la sua fidanzata bussa alla porta. Il giovane socchiude la porta, mentre cerca di nascondere la presenza dell’amante. Intanto, la ragazza confessa a Vincent di essere davvero incinta e se ne va.

    Quinto giorno; 5º piano: Grandangolo/Corte Interna
    Svegliatosi dal solito incubo, Vincent scopre che l’amante non c’è e riceve una misteriosa telefonata da un uomo, Steve, che afferma di essere il fidanzato di Catherine. Il giovane proverà poi a chiedere all’amante chi sia questo Steve, ma lei sosterrà di non conoscere nessuno con quel nome. A questo punto penserà che la donna in questione non sia Catherine ma Katherine, la sua ragazza.

    d

    Sesto giorno; 6º piano: Torre dell'Orologio
    Al mattino, Vincent ritrova Catherine nel suo letto, che lo invita al cinema. Intanto, si incontra con la sua fidanzata, scoprendo così che neanche lei conosce Steve. A seguito di questa scoperta, il giovane decide di chiamare l’uomo, chiedendogli di descrivere Catherine. Essendo la descrizione di una donna completamente diversa, Vincent pensa che si tratti solo di un caso omonimo.

    Settimo giorno; 7º piano: Corridoio a Spirale
    In questo incubo, il protagonista scopre che la pecora con la cravatta è proprio Steve. Il giorno dopo, a seguito di una notizia al telegiornale, Vincent riesce a ricordarsi dei suoi incubi, scoprendo che anche alcuni suoi amici fanno gli stessi sogni.

    Ottavo giorno; 8º piano: La Cattedrale
    Svegliandosi, Vincent trova Katherine fuori dalla porta. Nel frattempo, Catherine si nasconde nell’appartamento dell’uomo. Scoperta la ragazza, inizia una lite furiosa, durante la quale Katherine uccide per errore l’amante. A questo punto il giovane accompagnerà fuori la fidanzata, ma si ritroverà nella Cattedrale, nonostante sia sveglio. I due dovranno scalare il muro insieme per riuscire a salvarsi.
    Da questo momento, si scoprirà la vera natura dei sogni e di Catherine.

    e

    Nono giorno; L'Empireo
    In quest’ultimo incubo, Vincent verrà condotto nell’Empireo, nel quale dovrà affrontare varie sfide. In questa parte, il giovane scoprirà anche l’identità della misteriosa voce che gli poneva domande alla fine di ogni sogno.


    Il gioco presenta diversi finali, che dipendono dal Karma, influenzato dalle risposte date dal giocatore alla fine di ogni livello, e da quelle date nell’Empireo. In totale, i finali sbloccabili sono otto.

    Un videogioco che mischia l’amore con il tradimento e la paura. E voi, riuscirete a scalare il muro che vi separa dalla vostra vita felice e dalla vostra libertà?

    f



    Edited by Swaky - 14/2/2018, 17:53
  12. .
    Raga complimentoni! :rock2: :rock2: :rock2:
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    Complimenti, ve lo siete meritato. Buon lavoro :D
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    Complimenti! :peoflow:
  15. .
    Dopo lunghe prove, Swaky e Hero vengono promossi al ruolo di Redattore, mentre DarknessAwaits a quello di Traduttore!
373 replies since 15/1/2013
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