Votes taken by VampyrQueen

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    Commento anche io, lo abbiamo scoperto ieri, insieme, e ancora non ci credo. Ai tempi in cui ero nello staff ci ho scambiato commenti e parlato, non mi sembra possibile che sia successo davvero. Penso a me, a quanto ho sofferto per la mia depressione e che spesso ho pensato di farla finita, ma non sono mai andata fino in fondo, un po' perché avrei ucciso anche mia madre, un po' perché sapevo che potevo uscirne. Immagino che la sua sofferenza fosse molto più profonda e non vedesse la minima via di uscita.

    Ciao zedef...
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    Porca miseria, ci son rimasta troppo male.
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    Hai detto "molti film" per poi citarne uno solo, ti faceva notare Sandwich ^^
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    Anne Marie Wilkes Dugan, meglio conosciuta come Annie Wilkes, è l’antagonista di Paul Sheldon nel romanzo “Misery” di Stephen King (e nel film successivamente tratto dal libro). Annie è un’infermiera pazza e ossessiva, si autoproclama la fan numero uno di Paul Sheldon.



    VITA PRECEDENTE
    Annie nasce a Bakersfield, in California, e si laurea all’università infermieristica nel 1972. Mentre lavora nel reparto maternità al Colorado Hospital, diversi neonati di cui si prende cura muoiono in circostanze misteriose. Viene subito sospettata delle morti, ma poi viene assolta per mancanza di prove. La stampa, però, continua ad additarla implicitamente come colpevole, chiamandola “The Dragon Lady”. Paul, in seguito, scopre anche che lei è colpevole di altri omicidi in più ospedali, di cui nessuno sospettò perché si trattava di pazienti molto anziani o con malattie molto gravi. Uccise anche i suoi vicini di casa d’infanzia, loro padre, suo padre, la sua compagna di stanza al college e un autostoppista con cui passò la notte. In totale, circa 70 persone. È stata sposata una volta, ma suo marito divorziò da lei, perché mentalmente malata.

    IN “MISERY”
    Nel film, l’auto di Paul Sheldon finisce fuori strada a causa di una tempesta di neve, vicino alla proprietà di Annie Wilkes. L’incidente causa una frattura a entrambe le gambe di Paul, che perde i sensi. Viene salvato da Annie poco dopo e si sveglia a casa sua. Inizialmente, lei appare come un’assistente gentile e premurosa, tanto che Paul le permette di leggere il suo manoscritto inedito come ringraziamento per averlo salvato, in quanto Annie si proclama “la sua più grande fan”. Ma quando scopre che Misery Chastain, il suo personaggio preferito, viene ucciso, rivela la sua vera natura. Costringe Paul a bruciare il racconto e a scriverne un altro in cui Misery era viva e vegeta. Somministra dei potenti farmaci a Paul, per attenuare il dolore e farlo continuare a scrivere, facendolo diventare dipendente. Decide di non dargli le medicine ogni qual volta che lui si “comporta male”. Mentre scrive il romanzo, Paul tenta la fuga più volte, ma viene scoperto: per punirlo, Annie gli spezza brutalmente le caviglie con una mazza e, una volta finito, dice: “Dio, ti amo”.



    MORTE
    Più avanti, nel film, un poliziotto va a controllare la casa di Annie, dopo aver indagato sulla scomparsa di Paul. Lo trova imprigionato nel seminterrato ma, prima di poterlo salvare, viene ucciso da Annie con un fucile. Lei vorrebbe sparare anche a Paul, ma lui riesce a convincerla a lasciarlo in vita, altrimenti non saprebbe mai cosa succede a Misery.
    Finalmente, Paul termina il romanzo e chiede ad Annie di portargli un bicchiere di vino, lei acconsente, ma quando torna in camera con un solo bicchiere, lui le dice di prenderne un altro, perché devono brindare. Quando lei rientra nella stanza, vede Paul che tiene i fogli sospesi sopra al fuoco, iniziando a bruciarli. Annie urla e lo implora di non farlo, così lui butta l’intero manoscritto tra le fiamme, dicendole di “aver imparato da lei”. Ovviamente, Annie va nel panico e tenta di recuperare i fogli dal fuoco; Paul le tira la macchina da scrivere sulla testa, lei cade all’indietro, infuriata e confusa, e vede il suo braccio in fiamme. Con rabbia tenta di spengerlo e poi assale Paul, imprecando per la prima volta, chiamandolo “Bugiardo succhiacazzi”. Così facendo, però, Paul approfitta per darle un pugno in faccia e acciecarla con il pollice. Annie, col sangue che gronda dal suo occhio, afferra la sua pistola e spara a Paul, colpendolo su un braccio; questo non sembra fermarlo, infatti le salta addosso e parte una lotta tra i due. Paul le sbatte la testa sul pavimento e le riempie la bocca di carta, urlandole “mangiali finché non strozzi, lurida contorta malata!”. Lei però lo allontana con un calcio e si alza, Paul la fa inciampare e sbattere la testa sulla macchina da scrivere: adesso la crede morta e si avvia verso la porta, issandosi sulla sedia a rotelle. Annie però non è morta, lo assale alle spalle con violenza. Paul le morde la mano fino a farle allentare la presa, afferra un fermaporte di metallo a forma di maiale e con quello le fracassa il cranio, uccidendola.
    Nel romanzo, inizialmente, la polizia non trova il corpo della donna, con grande terrore di Paul ma, successivamente, scoprono il cadavere nel granaio, con una motosega in mano: Annie era arrivata fino là a cercare un’arma per finirlo, prima di soccombere per le ferite alla testa.
    Un anno dopo, Paul è in grado di camminare con l’aiuto di un bastone e si incontra col suo agente, intenzionato a proporgli di scrivere un libro su ciò che gli è accaduto, ma lui rifiuta. In quel momento, vede la cameriera che li sta servendo tramutarsi in Annie, mentre gli dice “Sa, io sono la sua più grande fan!”, per poi tornare al suo aspetto normale. Paul le risponde “Questo… è davvero dolce da parte tua.”

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    PERSONALITA’
    È descritta come una psicopatica con diverse malattie mentali, tra cui un disturbo bipolare e personalità borderline. Soffre di importanti sbalzi d’umore, potenti crisi depressive (che a volte durano anche più di un giorno), e di paranoia.
    King la descrive come una donna subdola, violenta e brutale che nasconde questi suoi lati della personalità dietro a una vivace e amichevole maschera. Sia il film che il libro la ritraggono come paranoide, affetta da disturbi bipolari. Il suo umore instabile, il suo autolesionismo, i suoi picchi di rabbia, la sua violenza e le allucinazioni indicano che lei soffre di un disturbo borderline della personalità. Nel romanzo, ha delle giornate intere di crisi depressive in cui si autolesiona; Paul scopre anche che ha dei disturbi alimentari.
    Ha un’ossessione per i romanzi, soprattutto per la serie “Misery” di Paul Sheldon. Casa sua è in ordine maniacale, perché Annie ha il forte bisogno di avere il controllo su tutto e tutti. Oltre al suo disordine borderline, la Wilkes mostra una personalità schizoide e ossessiva compulsiva e può essere definita una vera psicopatica.
    In un contenuto speciale del DVD, uno psichiatra ha detto che la Wilkes (grazie all’interpretazione della Bates) è un catalogo virtuale di malattie mentali e che il suo personaggio sia il profilo psicologico degli stalker delle star.

    Ho saltato l'ultimo paragrafo perché ripeteva ANCORA i suoi problemi mentali.


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    Ciao, sono la staffer che ogni tanto sparisce. Il motivo lo conoscono gli altri staffer, sanno anche quanto io mi senta male ad essere assente, ma credo che il mio non poterci essere sia il male minore al momento. Hai ragione, abbiamo affrontato solo il problema smistamento, ma come Medea ha detto, si può passare ad altro argomento. Difatti, Shintaka ci aveva già bacchettato sugli stessi punti che hai elencato tu e stiamo (stanno, perché purtroppo io non ci sono quasi mai ora) cercando di risolvere e migliorare i commenti. Quindi si può passare al secondo punto, secondo me.

    Sono contenta che, finalmente, tu abbia aperto questo topic, anche io l'ho aspettato con ansia. Non mi piace assolutamente il tono che è stato usato da alcuni, sia staffer che utenti, mentre altri commenti li ho apprezzati molto. Purtroppo hai davvero un modo di porti molto molto schietto che ad alcuni può dar fastidio o può far scatenare malintesi. Spero che da ora in avanti il topic sia meno caldo.
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    Ve lo siete meritato!
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    Questa è la storia di una giovane ragazza

    Ballava e cantava ad una festa

    Si divertiva come una pazza

    Era ubriaca, le girava la testa

    La musica alta e l'alcool in corpo

    Si muoveva sinuosa in mezzo alla pista

    Io la guardavo, come potevo aver torto

    Un solo suo sguardo mi illuminava la vista

    Feci due passi nella sua direzione

    Lei mi vide e fece un sorriso

    Era ora di passare all'azione

    E mi avvicinai con sguardo deciso

    Ballammo insieme per minuti o per ore

    Alla fine dei quali mi cinse un braccio

    Mi fece un sorriso e provai un dolce tepore

    Ci dirigemmo alla porta e uscimmo all'addiaccio

    Corremmo sul prato ridendo e scherzando

    Ci fermammo, e sul prato ci buttammo

    Lei con le labbra si stava avvicinando

    E finalmente ci baciammo

    Fu un tocco glaciale ma non fece male

    Tutta l'essenza mi sentii prosciugare

    Pensai di sognare ma era tutto reale

    Lei si staccò con un sorriso mortale

    "Scusa" mi disse "Avevo fame"


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    Durante la paralisi notturna, si è svegli, ma non ci si riesce a muovere!
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    Non l'avevo mai letta. Grazie per averla uppata.
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    Devo dire che, tra gli horror recenti, Sinister mi ha inquietata abbastanza... quei filmini amatoriali... brrr.
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    h11:47 p.m.


    Avete mai sentito il silenzio di un museo? Non quello dei cartelli appesi al muro, rotto dallo scalpiccio, dai sussurri, dai colpi di tosse, dal ronzare delle macchine fotografiche che si ricaricano di nascosto, ma quello vero, quello dell’orario di chiusura. Dalle nove alle cinque non è silenzio, è rumore sommesso, represso, chiasso ipocrita, ma dopo, dopo che sono passate anche le donne delle pulizie, dopo che le porte si sono chiuse e anche i cancelli, allora è il silenzio dei musei. Che non è un silenzio vuoto, di cose che dormono, ma un silenzio vivo, di cose che si svegliano.


    Avete mai sentito quanti rumori ci sono in un museo chiuso? Sono tanti, tutti diversi e ognuno potrebbe essere scritto con una lettera, racchiuso in un simbolo e disegnato, come un ideogramma. Io lo so, sto lì da tanti anni, dietro al tavolo del custode e non ho niente da fare che ascoltare, fissare il buio e ascoltare, dalle sei di sera alle otto di mattina.

    Ci sono le cornici dei quadri, per esempio, o anche gli infissi delle bacheche o delle finestre, che con la variazione di temperatura tirano e scricchiolano, con la erre, scrrricchiolano. Poi ci sono le tele, le tende e tutte le stoffe dei vestiti nelle teche e quelle che ricoprono i mobili antichi, soprattutto i letti... quelle frusciano, con la effe, fffrusciano. E le molle, quelle dei divani, si tennndono, enne. E l’impianto di sicurezza, quando si accende periodicamente, esse: sssibila Io li sento tutti i rumori, non ho nient’altro da fare... e li riconosco, sempre. Per questo quella ci, così netta, così tronca, clic, la notai subito e mi fece alzare la testa, a girare gli occhi nel buio. Sembrava un taglio, un taglio di forbici e infatti la seconda volta lo sentii bene che non era proprio un clic, no, ma un tric, schiacciato, come di metallo su gomma che si allunga e forza finché non incontra la resistenza del rame. Tric. E subito, il sibilo dell’impianto di sicurezza cessò di colpo.

    Una luce improvvisa, nel buio, è come se facesse rumore, anche se è la luce sottile e diretta di una torcia elettrica. Quella luce aveva rumore di passi di gomma, cauti, lenti, come quelli di un gatto e un soffio di voce, dietro:

    "Fa' piano, cazzo".

    Scorreva veloce sul vetro delle bacheche, sulle pareti biancastre, sulla patina lucida delle tele dipinte e quando scivolava via sembrava che il buio fosse ancora più buio. Mi passò accanto, senza toccarmi e io attesi. Se non mi avevano visto non si erano accorti di me.

    Erano due, pensai all’inizio, poi entrò anche il terzo, fermo sull’atrio, illuminato a metà dalla luce esterna del cortile e fu con quella che vidi la pistola. Gli altri, nel salone, erano solo due sagome grigie che si muovevano curve sul nero, finché una non si fermò a reggere la torcia e l’altra entrò nel cono di luce e fu con quella che vidi il coltello. La tela che cede sotto la lama di un cutter fa un rumore straziante per chi sa sentirlo. E’ come se ogni filo della fibra lanciasse un gemito breve, da gola tagliata, più sottile quando il rasoio segue la verticale del quadro, più grosso in orizzontale e duro, agghiacciante come un osso rotto quando tocca la cornice. Tagliavano la Vergine Inviolata e solo dal nome già sembrava un atto blasfemo. Mi mossi, silenzioso, nel buio.

    "C’è qualcuno... ho sentito un rumore".

    L’occhio luminoso della torcia tagliò il buio fino alla scrivania, alla targhetta custode e si fermò rotondo sullo schienale della sedia vuota.

    "Che c’è?"

    chiese quello con la pistola.

    La torcia si mosse, a passi attenti, di suola di gomma. Veniva verso la sala piccola, lasciando che il buio risucchiasse il salone, con quello col coltello e la Vergine Inviolata ripiegata su se stessa, arrotolata su un angolo ancora attaccato alla cornice. La luce varcò la soglia, tra il portacenere a colonna e la colonna con l’urna di cenere etrusca ed entrò nella stanza, a frugare sulle pareti. Poi la torcia mi vide e senza un gemito, neppure un soffio, si schiacciò per terra con un ciack spesso, di vetro grosso.

    Buio.

    "Cazzo fai?"

    La voce era una voce e non più un sussurro e vibrava nella gola, di paura. Un attimo e mi mossi ancora, oltre la soglia, di nuovo nel salone, dietro alla corda di canapa gialla che chiudeva il divano sul ballatoio. Nessun fruscio sulla striscia rossa del tappeto. La pedana di legno che alzava il divano non scricchiolò.

    "Guarda che se è uno scherzo... oh, giuro, se è uno scherzo, io..."

    Camminava lungo la corda, per indovinare la direzione. La sentivo vibrare sotto le sue dita e forse, non so, ma forse tremava. Volevo un urlo, così lasciai che la mano si avvicinasse, scorrendo sulla canapa e quando la sentii vicina, sempre più vicina, non mi allontanai.

    Urlò, forte.

    Quello con la pistola si piegò sulle ginocchia, stendendo le braccia nel buio. La paura gli ghiacciò le gambe e la gola e il dito sul grilletto. Non sparò perché non c’era niente a cui sparare se non la sagoma sottile di una corda di canapa che ondeggiava nel buio. Quando riuscì a muovere la lingua fece uno schiocco contro il palato e un gorgoglio di gola mentre si alzava strappando sulle ginocchia. Si voltò per scappare e quando si voltò incontrò me.



    h9:01 a.m.

    “Ci hanno provato anche ‘stavolta... guarda qua, ci sono i fili dell’allarme tagliati”.

    “Glielo dico sempre, io, alla sovrintendenza... qua ci vuole un guardiano notturno, altro che storie. Fortuna che non portano via mai niente”.

    Sono le nove e il museo ha perso di nuovo il suo silenzio. Tra i tanti rumori che mi circondano quello che mi infastidisce di più è lo scatto isterico delle macchine fotografiche che mi inquadrano di nascosto. Sono uno dei quadri più fotografati, Il Boia, alto e imponente, con le mani strette sull'ascia insanguinata e rovinata.

    Quello che mi stupisce è che con tanti turisti che mi fotografano, nessuno si sia ancora accorto del mucchio di teste nella cesta alle mie spalle che si alza, ogni volta, un pochino di più.

    Edited by DamaXion - 23/5/2016, 21:21
  12. .
    Sono veramente preoccupato per mio figlio.

    Più che preoccupato, a questo punto. Terrorizzato. Il suo comportamento nelle scorse settimane non è normale, non è salutare. Mi fa pensare che ci sia qualcosa che non va.

    All'inizio si limitava a stare in piedi davanti alla porta. Lo faceva di notte, poco prima che stessi per addormentarmi. Mi giravo per spegnere la lampada e lui era lì, davanti alla porta. Ero solito parlare con lui, ma non lo faccio più ormai. Non mi ha mai risposto.

    Si limita a fissare.

    Un paio di giorni fa, è passato dallo stare in piedi davanti alla porta, ad avvicinarsi e sedersi sul letto. Ma continua a non parlare. Gli ho chiesto cosa voglia, gli ho chiesto se ci sia qualcosa che lo infastidisca. Non è da lui essere così silenzioso.

    Solitamente aspetta finché mia moglie non si addormenta. Questa è la parte che mi colpisce di più. Lei si addormenta sempre prima di me, e lui non è mai entrato mentre lei era sveglia. Ma dopotutto, lei non ha a che fare con tutto questo.

    Se qualcosa non cambia presto, non so cosa farò.


    Sto iniziando a sentire come se lui sapesse che sono stato io ad ucciderlo.







    Edited by DamaXion - 18/12/2016, 20:03
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    Era ormai una settimana che sentivo i miei vicini gridare.

    Credevo fosse una coppia tranquilla, ma a quanto pare mi sbagliavo.

    Spesso, dalla finestra che si affaccia sulla loro casa, vedevo due sagome sferrare vari colpi l'uno contro l'altro, ma fino a qualche giorno fa questo non succedeva, andavano davvero d'accordo.

    Decisi di chiamare la polizia.

    Arrivarono davanti la casa dei vicini e sfondarono la porta perché nessuno si decideva ad aprire, nonostante i vari avvertimenti.


    Vidi la polizia uscire di casa e dirigersi verso di me. Iniziarono a parlarmi con faccia turbata:


    "Abbiamo effettivamente trovato due cadaveri nella casa, un uomo e una donna... Guardando lo stato dei corpi, sono morti da circa un mese..."


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    Questo, più che WT, è WTF.
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    Una pasta su Morrowind *^* non mi sembra di aver riscontrato errori, dico GP. Mi è piaciuta, diversa dalle altre gamepasta, qualcosa di originale, finalmente.
513 replies since 31/1/2012
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