Votes given by Pasta Alla Creepy

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    Seguo. Per ora mi piace. :)
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    Io e mio marito ci amavamo molto, ma proprio come la maggior parte delle coppie litigavamo. Le discussioni più grandi riguardavano sempre un unico disaccordo: i bambini.
    Io volevo dei figli, lui no.

    Con il passare degli anni speravo che alla fine avrebbe ceduto e si entusiasmasse all’idea di avere dei figli, ma rimase testardo e non cambiò idea. Gli ricordai che se avessimo aspettato troppo a lungo non saremmo mai stati in grado di concepire un bambino, ma non sembrava importargliene. Suggerii perfino l’adozione e l’affidamento, ma non voleva ascoltare. “Non sei in grado di fare la madre!”
    Le sue crudeli parole mi bruciavano nella testa. L’amavo. Perché doveva dire una cosa del genere?

    Volevo accudire un bambino. Volevo avere una vita, un po’ di lui dentro di me. Amo mio marito, ma non ha il diritto di impedirmi di farlo. Nessuno può fermarmi.

    Buttai le pillole anticoncezionali e sabotai i suoi preservativi, mentre mi preparavo a sedurlo freneticamente, amorevolmente e passionalmente. Mio marito, che sapeva che mi disperavo per avere una vita dentro di me, scoprì il mio piano e rifiutò le mie avances.

    Mi disse che ero pazza, che stavo diventando ossessionata e che perdevo la testa. L’amavo così tanto, come ha potuto dire una cosa così orribile? Sono la sua amorevole moglie.
    Quella notte piansi. Non avevo mai pianto così tanto in tutta la mia vita. Non aveva il diritto di farlo! Avrei avuto la vita che tanto desideravo.

    Mi ci volle una settimana, ma il mio piano era pronto. Era infallibile, non ci sarebbe stato niente che avrebbe potuto fare al riguardo. Questa volta non mi avrebbe fermata. Dopo essere tornato a casa dal lavoro, gli offrii una birra, dopo avervi sciolto una pesante dose di sonnifero. Ovviamente non sentì il farmaco mentre bevve avidamente la birra offerta. Dopo venti minuti dormiva profondamente, praticamente era come svenuto.

    Trascinai mio marito in camera e sul letto. Gli tolsi i vestiti e cominciai a baciarlo dappertutto. “Non puoi impedirmelo” gli sussurrai nell’orecchio mentre rimase beatamente inconsapevole di quello che stava per accadergli.

    Le ore passavano mentre facevo a modo mio con il suo corpo. Non si risvegliò dal sonno indotto dalla droga. Non sentì neanche una volta le mie labbra che premevano costantemente contro la sua pelle fredda, godendo di ogni sensazione che percepivo mentre finivo il mio compito con precisione.
    Le lenzuola erano intrise della mia attività notturna. Ma il fluido non era sudore, era sangue. Il sangue di mio marito.
    Mi sedetti sul pavimento della camera, con la schiena appoggiata ai piedi del letto. Feci scorrere le mie mani amorevolmente sul mio stomaco stretto, entusiasta della vita che stavo portando.
    Non ero in grado di godere di questa vita per nove mesi, come la maggior parte delle altre donne, ma i pochi giorni che ebbi con essa furono i migliori della mia vita.

    Non è un’impresa facile divorare un intero essere umano in una notte. Ma ne valse la pena.

    Finalmente avevo un pezzo di mio marito dentro di me.




    Edited by Emily Elise Brown - 30/7/2018, 23:19
  3. .
    Nicola sembrava emaciato. Seduto a uno dei pochi tavolini del bar, teneva lo sguardo basso e con il dito raccoglieva la polvere in eccesso. Lui e Stefano si vedevano sempre più di rado: dal loro ultimo incontro era passato un anno esatto. In quell’occasione, Stefano l’aveva trovato in forma, un uomo solido e forte. Adesso suo cognato aveva perso almeno dieci chili. La pelle flaccida penzolava sulle sue guance come un sipario decrepito mosso dal vento; ai lati degli occhi si aprivano decine di grinze. Il motivo poteva essere sua figlia: Marta aveva sei anni, ormai. Doveva essere faticoso badare a lei.
    «Allora, Nico’? Come va?» cominciò Stefano. Era sempre difficile rompere quel silenzio ghiacciato. Stefano provava un imbarazzo che gli rendeva la voce tenue.
    Nicola alzò la testa dal tavolino. «Ciao, Stefano». Aveva occhi piccoli e infossati, e sbiaditi. Come se su di essi si fosse adagiato un velo di pioggia.
    «Che hai?»
    Nicola non rispose. Si limitò a guardarlo dal basso, le labbra appena dischiuse e il volto tutto tremante.
    Stefano non insisté. Non era una buona giornata nemmeno per lui. Scrutò la giacca camicia sporca di terra e i pantaloni lisi del cognato. «Hai intenzione di venire vestito così al…»
    «Si tratta di Elisa». Quando ebbe parlato, Nicola si portò la tazzina di caffè alle labbra e la mandò giù in un solo sorso. Le dita gli tremavano, e anche le labbra. Un rivolo scuro colò lungo il mento.
    Stefano si era interrotto a bocca aperta. Le parole gli erano rimaste incastrate in gola come spine. «Elisa?»
    «Sì. Te ne ho già parlato l’altro giorno. Dovresti ricordarlo. È tua sorella, faresti bene a preoccuparti anche tu per lei». Per un attimo, gli occhi di Nicola rilucettero come un fuoco rabbioso, violento. Poi precipitarono di nuovo nella vacua oscurità.
    «L’altro giorno?» Stefano cominciava a sentire freddo. Un senso di vaga inquietudine si allargava nel suo petto.
    Nicola tacque. Di nuovo quella collera incandescente nel suo sguardo. «Sì, l’altro giorno. Non fingere di averlo dimenticato».
    Stefano non riusciva a parlare. Aveva la gola riarsa, la lingua secca e incapace di articolare parole sensate.
    «Comincia a vomitare. Sempre più spesso. E non mangia per niente. Sta dimagrendo… sta dimagrendo tanto. Troppo». Alzò un mignolo a mimare la sagoma di Elisa.
    «Nicola, Elisa è…»
    «Cancro allo stomaco. È questo che dicono i medici. Se non troviamo dei soldi per portarla a Roma e farla operare… Le hanno dato sei mesi di vita». La voce di suo cognato si andava spegnendo sempre più ad ogni parola pronunciata. Era una voce secca e roca; delle unghie che strisciano contro il tronco di un albero. «Dove pensi che troveremo questi soldi?»
    Stefano non ebbe la forza di rispondere. Il senso di inquietudine si era acuito. Gli sembrava che, al posto del sangue, nelle vene circolasse petrolio. Poteva sentire l’aria sibilare nei suoi polmoni e fuoriuscire dalle narici come un ansito pesante.
    «Una colletta, pensavo». Nicola non stava parlando a lui. Lo guardava, ma con occhi spenti, in cui solo a tratti scoppiavano quei lampi di rabbia. Sembrava rivolgersi a qualcuno dietro Stefano, o forse a qualche spettro. «Io e te potremmo mettere insieme la metà dei soldi. Cinquantamila. Ti ho detto che il totale è centomila?»
    «No» bisbigliò Stefano. La voce era sfuggita al controllo della sua mente.
    «Be’, ora lo sai». Nicola ridacchiò – una risata appena accennata e sussultante, del tutto normale. Stefano sentì la pelle delle braccia che si increspava e un brivido profondo conficcarsi nella nuca. «Potremmo chiedere a don Antonio di organizzare una colletta per racimolare gli altri cinquantamila. Che ne dici?»
    «Una colletta». Ora il gelo era penetrante e totale. Sua sorella. Ancora. Si sentiva catapultato in un terribile incubo.
    Nicola tacque e lo scrutò. La smorfia sul suo volto si contrasse: il naso si arricciò, un lato della bocca si piegò di lato e verso il basso. Una goccia di caffè stillò dal mento sulla sua camicia già macchiata. «Mi stai ascoltando?»
    «Sì» disse Stefano. La voce gli venne fuori flebile, soffocata dal suono del suo cuore che rimbombava nelle orecchie.
    «Dovresti affrontarlo. Stai facendo finta che non stia succedendo niente. Non è così che le cose andranno a posto». Lo guardò negli occhi. Forse si attendeva una risposta. «Io ho Marta. Non è facile neanche per me. Lei… piange ogni giorno. Elisa urla dal dolore, e Marta comincia a piangere. A volte ho paura di impazzire, a stare dietro a entrambe».
    Stefano guardava Nicola. Sentiva i lineamenti del volto duri e paralizzati. C’era odore di disinfettante tutt’attorno a loro. Stefano poteva sentirlo, annusarlo in tutta la sua corposità.
    «Sai una cosa, Stefano? Vaffanculo. Me la vedo da solo. È tua sorella, e invece di pensare a qualcosa mi guardi come un imbecille e stai zitto». Si alzò di scatto e urtò il tavolino con le gambe. La tazzina di caffè precipitò a terra e si infranse con un unico rumore secco. «Vaffanculo» disse ancora. La sua voce adesso era imprigionata tra le lacrime.
    Nicola lasciò il locale e Stefano lo guardò andar via. Quanto era durata quell'incontro? Non si era nemmeno seduto al tavolino. Era rimasto in piedi tutto il tempo.
    Ma c’era stata davvero quella conversazione?
    Dal vetro inzaccherato del bar, Nicola vedeva il sole invadere la piazza lì vicino. L’odore del disinfettante pareva essere svanito, ma rimaneva un fondo agro a impestare le sue narici, un indistinto odore chimico. Il freddo non si era dissolto, però. Come se un unico blocco di ghiaccio avesse inglobato la sua figura.
    Mario, il titolare del bar, gli si avvicinò e gli mise una mano sulla spalla. «Pover’uomo. Sono tre anni oggi, giusto?»
    Stefano assentì con la testa quattro volte.
    «Dev’essere stato tremendo. Elisa era una grande donna. È un peccato che quel tumore l’abbia portata via. Crescere la bambina da solo, poi…» Fece un sospiro, scrollò la spalla di Stefano e si chinò a raccogliere i cocci della tazzina da caffè.

    Edited by Annatar - 13/7/2018, 21:47
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    CITAZIONE (Faust della Rosa @ 5/7/2018, 02:42) 
    Questa discussione, come promesso, la userò per condividere ogni buona idea che ho per migliorare il forum.
    I saldi di Steam finiscono domani, quindi mi si è accesa la lampadina un po' tardi, ma credo che sarà qualcosa di utile anche in altre situazioni.

    Fare articoli "Consigli per gli acquisti" in stile nostro, cioè videogiochi horror.

    Se il forum ha problemi di popolarità, beccare la gente con cose tipo: "Top 10 Giochi Horror in Saldo" mi sembra un'idea eccellente per attirare nuovi "adepti". Già sono presenti dei piccoli articoli del genere, il punto è creare qualcosa quando le persone vogliono comprare su piattaforme come Steam. Serve qualcuno che ne capisca qualcosa di videogiochi.

    Domani potrei stilare una lista e farci un articolo, vedrò
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    Nella volta celeste Acquario brillava di luce propria. Arthur aveva notato La costellazione ancor prima di entrare nell’autobus. Odiava quel gruppo di stelle nonostante rappresentassero il suo segno zodiacale. Era stufo di sentirsi uno dei tanti pesci presenti nell’acquario. Avrebbe preferito essere del Toro, dello Scorpione o persino della Bilancia. Ma non un Acquario. Robert Matheson era seduto al suo fianco destro, lontano dal vetro. Con le labbra contratte in un’espressione disgustata si lamentava dell’odore che circolava nell’aria: era del Cancro. Il resto dei compagni era sparpagliato tra i sedili logori dell’ammasso di ferraglia, che sarebbe partito non appena fossero arrivati i gemelli Palmer.

    Intanto, nello stato di Washington: << E non rompere! >> esclamò William Pep a sua moglie. Era una fifona. Credeva davvero che il governo militare degli Stati Uniti d’America avrebbe preso ulteriori provvedimenti oltre alle lettere d’avvertimento che ricevevano nella loro piccola abitazione sul monte Rushmore. Okay, la settimana scorsa Qualcuno aveva fatto esplodere la cassetta della posta. Ma poteva essere stato chiunque. E poi William era libero di fare ciò che voleva. Non se ne poteva discutere.

    Jenny era intenta a pettinarsi l’unico ciuffo di capelli che aveva da sempre occupato la sua zucca, aveva un’aria triste e non osava proferire parola con nessuno; forse per via dei fatti avvenuti nell’ultimo viaggio. Bob occupava due sedili e osservava la strada deserta fuori dal finestrino, sospirando ogni volta che il vento inclinava le fronde dei faggi imprigionati nei quadrati di terra circondati dall’asfalto. In lontananza si potevano notare le luci dei lampioni che si inerpicavano su per le montagne. Non c’era mai traffico in quella zona del Nevada e se non fosse stato per qualche condominio fatiscente, come quello in cui abitava la maggior parte dei presenti su quel pullman, sarebbe stata una zona totalmente deserta.

    << Siete pregato di smettere la divulgazione di notizie, peraltro ridicole e senza fondamento, che potrebbero risultare nocive alla comunità del paese. L’argomento dei dischi volanti ha da sempre causato scompiglio e disinformazione tra i cittadini e non vorremmo che si ripresentassero in forma più acuta. Cortesemente, vicedirettore Strickland MacFarlane. Base militare di Fort Wave >> William sbuffò alle parole di Martha. Non c’era motivo di leggergli una delle lettere che avevano ricevuto qualche settimana prima, per l’ennesima volta. Aveva visto dei fottuti Ufo! Doveva saperlo tutto il mondo!

    I Palmer salirono sul mezzo barcollando. Arthur non conosceva la lingua dei segni e non aveva potuto chiedergli a quale simbolo zodiacale appartenessero, ma il ritardo era una caratteristica tipica del Leone. La porta vicino il posto di guida del mezzo si chiuse. L’autista era noto al gruppo come Capitan Sparrow, un soprannome ideato da Jenny che, evidentemente, non aveva mai visto un capello da ufficiale prima di quello dell’uomo al volante. << Salve, Capitan Sparrow >> aveva annunciato entrando nell’autobus qualche mese prima. Lui l’aveva fissata per qualche secondo, poi si era alzato e l’aveva picchiata in modo brutale, finché un rivolo di sangue non le era sgorgato dalle narici. Arthur aveva incitato gli altri a non parlare dell’accaduto con nessuno. Non potevano perdere l’unico lavoro che gli avessero mai offerto nelle loro vite.

    William si stava lisciando i baffi. Il tasto Invio del Fax separava il racconto della sua ultima esperienza con un oggetto volante non identificato dal rettore della rivista Occult Science, che l’avrebbe senz’altro pubblicato. Le sue storie destavano scalpore tra chi aveva avuto incontri ravvicinati del quarto tipo, poiché non si limitava a narrare le vicende, ma integrava i contenuti con commenti personali. Non aveva paura del governo.

    La compagnia giunse alla base militare di Forth Wave. Superarono il controllo all’entrata e vennero condotti nella stanza dei costumi, un luogo simile al backstage di un teatro, ma con le luci soffocanti di una camera oscura. Il signor Thimoty ritoccò le sopracciglia di Robert e propose al gruppo nuove tute adatte al lavoro: era un maniaco della perfezione, una Bilancia. Quando la compagnia terminò di vestirsi e agghindarsi con gli abiti e gli ornamenti che i Poteri Forti avevano studiato a tavolino per loro, tornarono sull’autobus. Arthur notò che qualcuno stava già tremando. Era difficile immaginare cosa pensassero gli altri, ma, per lui, quel mestiere significava smettere di sforzarsi di sembrare normale e sfruttare la propria diversità, il proprio pudore e la propria sofferenza per fare del male.

    La casupola isolata sul monte Rushmore smise di brillare. Per le persone che avessero superato la mezza età era ora di andare a dormire. Martha uscì nell’atrio e sorprese il marito alle spalle, intento a guardare il cielo sotto il riflesso biancastro della Luna. Quando osservava i corpi celesti pareva addolcirsi: << Scusa >> annunciò la donna. William si voltò e unì le labbra alle sue, poi aggiunse << Stanotte Acquario è incredibilmente luminosa >>.

    Bob fu l’ultimo a mettere piede fuori dall’autobus. Si trovavano ai piedi di una montagna. Prima che fossero scesi dal mezzo, Capitan Sparrow gli aveva indicato un’abitazione lontana qualche chilometro, sulla cima di una formazione rocciosa affiancata al monte.

    Chi poteva bussare alla porta a quell’ora della notte? Martha era ancora sveglia e, con passo felpato, si diresse verso l’uscita. Superò la finestra del salotto. L’aria era acerba e la brezza notturna entrava dagli spifferi tra le assi di legno del soffitto. Aprì la porta. Un brivido si fece strada dall’estremità della sua schiena, conficcandosi nella carne in numerose diramazioni che si snodavano sino al collo. Faceva un gran freddo.


    Jenny si era messa a correre. Sembrava non ricordare il modo giusto per svolgere il lavoro. Aveva paura. Arthur sapeva che, se presi alla sprovvista, i Capricorno possono perdere la fiducia in se stessi e la propria autostima. Hanno bisogno di persone che diano loro forza per farli arrivare alla meta più alta, ma in quel momento non poteva curarsene. Doveva fare ciò per cui era giunto fino lì. Estrasse un laser dalla tasca della tuta argentata e lo puntò alla finestra dell’abitazione, poi accese una torcia e illuminò il suo collo davanti agli scuri. Rimase immobile in quella posizione, mentre Robert continuava a bussare alla porta senza farsi notare e Bob emetteva dei versi gutturali da qualche collina più a est.

    William si svegliò di soprassalto. Aveva avvertito un urlo. Ma dov’era finita Marta? Si diresse verso l’uscio e notò che il vetro della grande finestra in salotto filtrava dei raggi di luce particolari. “Ufo” pensò. In preda all’agitazione di tale pensiero corse verso la porta d’entrata senza preoccuparsi del buio, ma inciampò su qualcosa. Un corpo morbido, un corpo profumato: << Martha… ma che cazzo! Svegliati! >>. Le sue parole risuonarono impotenti contro il verso mostruoso che proveniva da lontano. William si accasciò al suolo e restò in quella posizione, piangendo e battendo il pugno contro il pavimento per diverse ore. Poi alzò lo sguardo e notò che intorno a lui c’erano delle persone con abiti luccicanti e foscerescenti. A qualcuno mancava un braccio, c’era una donna affetta da microcefalia con la testa pelata, tranne per un ciuffo pettinato al centro del capo; c’era un omone grande e grosso che faticava a reggersi in piedi, e persino dei gemelli siamesi. Al centro, però, c’era un ragazzo con lo sguardo costantemente rivolto verso l’alto, che parlò per primo. Il suo collo venoso era bloccato in quella posizione.

    << Siamo umani, so che non si direbbe, ma vogliono farci passare per extraterrestri >> disse Arthur.
    << Non abbiamo scelto di fare tutto ciò e siamo davvero dispiaciuti per la donna >>.

    William smise di pubblicare i resoconti dei propri avvistamenti e si dedicò alla sepoltura di Martha. La compagnia tornò alla base di Fort Wave e ricevette il dovuto compenso dal generale Strickland. Per quella notte avevano finito. Jenny tornò a far parte del gruppo dopo le parole di conforto che gli rivolse Arthur: << Se prima di trovarci eravamo considerati come mostri, adesso siamo mostri cattivi. Scorpioni, tori, bilance, cancri e pesci: creature e oggetti dalle innumerevoli forme; ma se prima di svolgere questo lavoro eravamo solo un ammasso indefinito di stelle, ora siamo una costellazione >>.

    Richard Doty, agente speciale in pensione che lavorava per l’AFOSI (Ufficio aeronautico militare speciale degli Stati Uniti), afferma che il governo degli USA cerca in tutti i modi di dissuadere l’attenzione dei cittadini e di conseguenza dei mass media dai fenomeni riguardanti oggetti volanti non identificati. Egli afferma che avrebbero sminuito e ridicolizzato casi simili a causa del caos che si sarebbe creato nella comunità. Tra i mezzi di difesa da tali testimonianze spiccava un programma assai bizzarro e controverso, che Richard ha citato nel docu-film Unacknowledged: “Raccoglievano persone affette da deformità genetiche. Ricordo che un uomo non voleva smettere di diffondere su larga scala le testimonianze dei propri avvistamenti, così radunarono quelle persone e le condussero all’abitazione dell’uomo. Ci viveva con sua moglie. Li spaventarono a morte. Programmi del genere sono sempre esistiti, ma credo che questo sia attivo ancora adesso. Anzi, ne sono sicuro”.


    Edited by @AnthonyInBlack - 19/11/2018, 21:33
  6. .
    Sono senza parole :o:

    Inviato tramite ForumFree Mobile

  7. .
    Smisto
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    CITAZIONE (Viola Master @ 1/10/2016, 09:44) 
    Letta! Molto bella e descritta anche bene. Avevo immaginato che fossero
    i giganti i protagonisti della storia (si, seguo Attack on titan)
    :D

    Grazie mille, contento tu abbia apprezzato!
    Ho finito da poco l'anime e ho voluto scriverci una storia proprio perché l'ho apprezzato molto :P



    CITAZIONE (Pasta Alla Creepy @ 1/10/2016, 16:04) 
    Shingeki no Kyojin è uno dei miei manga preferiti e vederlo associato ad una horror story qui sul forum è un sogno che si avvera :riot:, poi scopro che la storia è scritta Devilz e mi rendo conto che probabilmente oggi è il mio compleanno e non lo sapevo.
    Captatio benevolentiae a parte, la storia è scritta molto bene, la suspense è decisamente strutturata in maniera corretta: difficile iniziare a leggere e non voler sapere come finisce. I miei complimenti :)

    Grazie mille! È davvero una bella storia Shingeki no Kyojin, però non so se pentirmi di averlo visto oppure no, dato che ora voglio sapere come va a finire :asd:
  9. .
    Non preoccuparti sta volta non verrai rapito :asd:
  10. .
    CITAZIONE (Pasta Alla Creepy @ 29/9/2016, 17:40) 
    Mi piace lo stile di King, quindi probabilmente qualche influenza c'è.
    Grazie mille per il commento :)

    Hahaha io ho letto pochissimi racconti di King eppure il suo stile mi ha conquistato! :D
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    Ho trovato un po' di difficoltà a mettere a fuoco la situazione verso la metà del racconto, mi sono trovato abbastanza confuso ma forse non ho prestato la giusta attenzione. Inutile dire che è scritta benissimo (ho notato uno stile analogo a quello di King, mi sbaglio?). Il finale mi ha lasciato col fiato sospeso, decisamente inaspettato. I miei complimenti, forse non il tuo migliore scritto ma sicuramente molto apprezzabile.
  12. .
    Quindi erano tre i fratelli. Non me l'ho aspettavo proprio.
    complimenti 😊
    credevo che la voce francese fosse di un estraneo
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    Non molti anni prima, il genere umano conduceva una vita normale e tranquilla. Vi erano guerre, vi era la pace, vi era l'umanità. Ma qualcosa accadde. Gli uomini, per la prima volta, dovettero unirsi per combattere qualcosa di diverso.
    Quelle creature, così terribilmente uguali agli esseri umani, iniziarono il proprio attacco alla vita quotidiana della società, spezzando ogni abitudine di qualsiasi persona esistente.
    Non ci volle molto prima che il genere umano rischiasse di estinguersi, così i pochi superstiti formarono piccole comunità e vissero come nomadi tra le macerie di quelle che ormai ricordavano vagamente le vecchie metropoli di un tempo.
    L'uomo, un tempo razza dominante, divenne schiavo della paura.

    Quella gelida notte, il tremendo affanno di Robert non era sufficiente a coprire i passi pesanti di quella creatura. Il terrore, ormai albergato nell'anima del povero ragazzo, stava inesorabilmente divorando ogni briciolo di speranza che risiedeva nel suo cuore.
    Sfinito, dopo aver tentato invano di sfuggire alla sete di sangue di quella creatura, il giovane soldato decise di trovare riparo in una vecchia capanna nella quale si era imbattuto.
    Accasciato in un angolo, egli si affidò nelle mani della divinità alla quale era tanto devoto, con la speranza che qualche miracolo potesse porre fine a quell'agonia. Ma in quella particolare occasione, la fiducia non fu la benvenuta. Robert sapeva, in cuor suo, che la sua esistenza stava per spegnersi. Al che iniziò a chiedersi se il suo cammino in vita fosse stato così sbagliato al punto da meritarsi una fine tanto atroce.

    Erano passati ormai due anni da quando Robert decise di arruolarsi nell'esercito per offrire il suo contributo al genere umano nella guerra senza precedenti che, qualche anno prima, aveva strappato la vita dei suoi genitori. Egli aveva sacrificato la propria esistenza per una causa che riteneva giusta.
    In quegli ultimi momenti di vita, Robert chiuse gli occhi cercando di immaginare i pochi momenti che valevano la pena di essere conservati nella sua mente, ma fu il buio. Le uniche immagini che riusciva a formare erano quelle che rappresentavano l'inferno col quale ha convissuto per tutta la sua vita. Quelle orrende creature erano divenute il suo incubo, come quello di ogni altro umano che ancora non aveva avuto il dispiacere di imbattersi in una di esse. Perché, a detta di molti, chi è protagonista di tale evento difficilmente potrà sopravvivere per raccontarlo.

    Passarono pochi minuti, poi Robert non riuscì più a trattenere le lacrime. In fondo, egli restava pur sempre un essere umano. Il panico, per quanto egli cercasse di placarlo, iniziò a farsi breccia tra le emozioni del ragazzo.
    Quei passi si facevano sempre più pesanti, così come la paura che inghiottiva lentamente la lucidità di Robert. Stranamente, quell'assordante rumore, rappresentava nient'altro che altro tempo rubato alla morte. Sapeva, nel profondo, che quando quei passi sarebbero cessati, a far loro compagnia nell'eterno silenzio sarebbe stata la sua vita.
    Il ragazzo pensava a come la creatura avrebbe deciso di ucciderlo, ma conosceva già la risposta, pur tentando di dimenticarla. "Loro" hanno la brutta abitudine di nutrirsi del corpo umano, divorandoli a sangue freddo.

    Dei gemiti, dei versi agghiaccianti e terrificanti nelle vicinanze della capanna. Quella creatura poteva sentire l'odore che il sangue delle ferite di Robert emanava.

    Rivedere l'inferno, in prima persona. Era la cruda realtà alla quale lo sfortunato ragazzo doveva accettare di appartenere.
    La sua mente improvvisamente rammentò le disgustose immagini di quei bambini divorati, di quei corpi mutilati e del rosso del quale si tingevano il cielo e le strade quando quelle orribili creature saziavano la loro sete di sangue.

    I passi cessarono. Il tetto della capanna venne spazzato via e la creatura afferrò con la sua enorme mano il corpo senza forze di Robert. Lentamente lo avvicinò ai suoi denti appuntiti come lame, mentre il povero ragazzo esaurì la poca voce che gli era rimasta a causa delle sue inutili grida di disperazione e terrore.
    Persa la speranza, Robert pensò a quei tramonti che nella sua infanzia amava osservare. Quel ricordo di un cielo rosso che, quella notte, assomigliava al colore del quale si tinse il sorriso di una terrificante creatura.



    Edited by Devilz - 17/9/2017, 17:48
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    CITAZIONE (Pasta Alla Creepy @ 17/9/2016, 10:37) 
    Ho sempre odiato i circhi che sfruttano gli animali, sapere che la situazione dal 1916 non è poi tanto cambiata, mi fa dubitare molto sull'evoluzione della specie umana.

    E a me mi meraviglia che, ancora oggi, quando un animale si imbizzarisce e uccide qualcuno, si chiede "giustizia" uccidendo l'animale come se quest'ultimo avesse avuto la volontà di architettare un omicidio.
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    Mi è sembrata sconvolgente più che altro perché, cercando il nome di lei, emergono molti più articoli scritti all'epoca del fatto.
89 replies since 19/6/2016
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