Votes taken by The Lurker

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    Allora, vediamo se ho capito:
    Il punto è cogliere le idiosincrasie (che tra l'altro non mi sembra proprio una parola che mia nonna avrebbe saputo usare e nemmeno una parola che un bimbo capirebbe, lol) quindi... L'amico del protagonista viene ingannato dal suono del suo cellulare che in realtà non ha mai perso e viene catturato/ucciso dalla creatura che vi era rintanata, che poi provvede a cercare di ingannare il protagonista chiamandolo dagli alberi con la voce dell'amico, la quale però fa eco come in una caverna così come la voce della sorellina della nonna era accompagnata dal rumore del fiume in cui era annegata.

    C'è però qualcosa di strano. A me pare che l'uomo nella tenda sia di troppo. Non ha utilità ai fini della storia. Sì, fa in modo che il protagonista metta le mani nello zaino e capisca l'espediente del cellulare, ma a mio parere non c'è bisogno di un altro personaggio per far questo, poteva benissimamente voler bere egli stesso e trovare il cellulare. Anche la parte del fischiettare e respirare allo stesso tempo non ha senso, dato che comunque la creatura sta cercando di ingannarlo con la voce di Ryan. Il tipo nella tenda non ha utilità nella storia! O magari serve a rifocalizzare l'attenzione sul discorso dell'idiosincrasia, ma anche a quello ci arrivi una volta che il protagonista trova il cellulare. Troppi dettagli che si potevano evitare, a mio parere. Cavolo, mi sono dilungato troppo, lol. Traduzione ben fatta, comunque :asd:
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    Oh, porca miseria, e chi se lo sarebbe aspettato :asd:
    Colpo di scena di alto livello, bellissima storia.
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    Porca Eva, mi ha messo una tristezza assurda. I bambini non sono le mie creature preferite, ma immaginare che una cosa così possa succedere a qualcuno mi mette i brividi.
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    CITAZIONE (sedimitik @ 5/12/2016, 20:10) 
    Ma che problemi ha la gente?

    Ormai ne ha così tanti che fai prima a chiedere quali non ha.
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    Oltre alle critiche sopra, tecnicamente sono le palpebre che dovrebbero scivolare sugli occhi e non il contrario :ahse:
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    Mmm, anch'io ho una persona che ucciderei volentieri. E ho anche un cane. Quasi quasi :v:
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    Il finale mi ha spiazzato completamente. Giuro che mi aspettavo che Cuthbert all'inizio (meriti un premio solo per aver pensato a questo nome, se la storia è farina del tuo sacco) stesse fissando il punto da cui alla fine sarebbe spuntato il solito killer, poi ho pensato "Cacchio, m'ha fregato!", e poi m'hai fregato di nuovo lol
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    L'unica cosa a cui non voglio pensare è The Game.

    Cacchio...

    Scherzi a parte, non voglio pensare al classico quesito che attanaglia l'umanità: cosa c'è dopo la morte? Se morissi ora, proprio ora, è tutto finito? C'è qualcosa? Una specie di eterno regno dei sogni? Il nulla? Mi viene l'ansia.

    Edit immediato: ogni volta che andavo in vacanza in montagna, andavo con mio fratello in un posto dove c'era un crepaccio alto un centinaio di metri. Ecco, ogni volta che ci siedevamo o "coraggiosamente" ci affacciavamo per vederne il fondo, io dovevo sempre cercare di pensare ad altro, perché, ecco... Il mio cervello non faceva altro che farmi pensare che... Potevo spingere mio fratello nel precipizio. Vi è mai capitato? Ne parlai col mio psicologo e mi ha detto che può capitare di pensare ciò, non ricordo il nome di questa cosa ma mi disse che è abbastanza comune.
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    Avevo letto "pene"

    Comunque bella pasta.
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    La 9842 è morta cercando di capire come cappero si è finiti di nuovo alla 9943.
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    Il video è tuttora reperibile su YouTube e diamine se mi ha tolto il sonno per un po'. La sua storia mi lascia una punta d'amarezza che non riesco a controllare, perché pensandoci, innocente o meno, 55 anni di galera sono praticamente una vita intera. Se andassi in galera adesso per 55 anni uscirei a 76 e direi che sarebbe una vita buttata alle ortiche. Quindi a malincuore, pur essendo contrario al suicidio per qualsiasi motivo esso sia scatenato, ammetto che anch'io avrei scelto di terminare subito la mia vita pur di non buttarla così, è brutto da dire ma è quello che farei. La cosa triste, poi, è che le indagini che lo hanno poi "scagionato" sono state scatenate dal suo gesto. Se avesse tacitamente (seppur da innocente) accettato il suo destino, nessuno avrebbe indagato e lui avrebbe passato il resto della sua vita in galera da innocente.
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    Non sono rari casi del genere. Ricordo che mio padre mi raccontò che il giorno in cui mio nonno morì in ospedale (io non ero ancora nato) ricevette una chiamata in cui disse di sentire solo rumore bianco e la voce di un uomo dire "ci vediamo, Guido" o qualcosa del genere, non ricordo bene. La chiamata arrivò alle 11.30, mio nonno secondo le carte era spirato una decina di minuti prima o giù di lì. Il tuo caso è leggermente diverso dato che la chiamata è avvenuta anni dopo ma penso siano comunque parte dello stesso fenomeno.

    Anch'io sono di Foggia, comunque :riot:
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    È difficile immaginare cosa si prova ad essere rapiti. Ci ho pensato spesso, ogni giorno negli ultimi quattro anni. Immaginare ogni possibile scenario, dal primo contatto col rapitore, all'effettivo rapimento e al successivo trasporto mi ha afflitto in molte notti insonni. È arduo non focalizzarsi sulla sensazione di tradimento che la vittima deve aver provato fidandosi di quello sconosciuto. L'assoluta paura e il possibile dolore che potrebbe aver provato nel venire trascinato in un furgone. Pensare a come avrebbe potuto sottometterlo se avesse reagito. Tristemente, l'unica cosa che mi dà un qualche tipo di conforto è immaginarlo mentre mette un dito nell'occhio o prende a calci i testicoli del figlio di puttana. Vorrei che la mia immaginazione si fermasse lì quando rimugino sul rapimento di mio figlio. Ma non è così. La tana del bianconiglio è profonda e piena di cose che sottraggono giorni alla mia vita solo pensandoci. La verità è che né io né il mio ora ex marito sappiamo cosa successe.

    A volte credo di vivere l'inferno in terra. Il mio mondo è finito sottosopra da quando mio figlio è scomparso dal nostro giardino. Per me guardare avanti al futuro è ormai impossibile. I miei giorni li passo confinata in casa, a rivivere ogni dettaglio di quel giorno. Ancor più inquietante è il fatto che ogni cosa di solito banale è diventata una tortura; guardare attraverso la finestra che dà sul giardino che non visito da quattro anni e vedere l'altalena e lo scivolo ormai abbandonati e arsi dal sole; sentire la canzoncina dello show per bambini che guardava sempre; vedere la nuca di un bambino che somigliava al mio se fosse stato quattro anni più grande al negozio di alimentari, al parco, ovunque. La cosa peggiore è il telefono che squilla. Ogni volta che lo fa il mio corpo viene pervaso da emozioni contrastanti. È la chiamata con cui scoprirò se è vivo o morto? O peggio, non lo è. Parlando sinceramente, sentir bussare alla porta dà i brividi allo stesso modo.

    Ma mai come quel giorno. Quando aprii la porta, un grande uomo in uniforme mi salutò con occhi gentili e disse, "Signora, abbiamo ricevuto una chiamata. Apparentemente uno dei vostri vicini ha permesso al gatto di uscire di casa." Quelle due frasi furono un'altra pugnalata alle mie speranze, ma questa fece un taglio più profondo. Mentre la delusione si faceva largo nella mia anima, l'uomo continuò a parlare, chiedendomi un favore, "Col passare degli anni il terreno sotto le case del vicinato tende a sprofondare un po'. A quegli sciocchi gatti piace rintanarsi là sotto. Le dispiacerebbe se entrassimo nel suo giardino per recuperare il gatto sotto la vostra casa?"

    "Signora, si sente bene?" ovviamente sapeva che non mi sentivo bene.

    Appena il sangue terminò la corsa dalla testa al mio cuore infranto, pensai, "Come ho fatto a non saperlo?"



    Tradotta da qui
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