Colui che sussurrava nelle tenebre

H.P. Lovecraft\Parte 2

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  1. Smertefull_Dodskamp
         
     
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    < PARTE 1

    Date le circostanze, non c'è da sorprendersi che quella discussionediventasse di dominio pubblico sotto forma di lettere indirizzate all' Arkham Advertiser, alcune delle quali furono riportate su giornali dellezone del Vermont da cui provenivano le storie. Il Rutland Herald vi dedicò una mezza pagina, con i riassunti della corrispondenza fra i due partitiopposti. Il Brattleboro Reformer pubblicò integralmente una delle mielunghe esposizioni storico-mitologiche, seguita da commenti firmati "Ilpennaiolo", che appoggiavano calorosamente le mie conclusioni scettiche.Nella primavera 1928 ero diventato celebre nello stato del Vermont,benché non vi avessi mai messo piede. In seguito arrivarono le lettere di Henry Akeley, che mi impressionarono fortemente e mi condussero per laprima e ultima volta della mia vita in quell'affascinante contrada di verdicolline e di ruscelli mormoranti.Quasi tutto ciò che so di Henry Wentworth Akeley l'ho appreso moltodopo la mia avventura nella fattoria solitaria, grazie a uno scambio dilettere coi suoi vicini e col suo unico figlio, che abita in California. Eral'ultimo rappresentante di una lunga stirpe di giuristi, di amministratori e digentiluomini di campagna, e godeva di un'ottima reputazione. Differiva daisuoi avi nel senso che il suo spirito si era allontanato dagli interessiconcreti per dedicarsi alla scienza pura: aveva fatto seri studi dimatematica, di astronomia, di biologia, di antropologia e di folcloreall'università del Vermont. Non avevo mai sentito parlare di lui prima, e,nella sua corrispondenza, egli non mi disse praticamente nulla di sé;tuttavia, capii immediatamente che quel recluso così poco attaccato allecose del mondo era un uomo colto, intelligente ed energico.Malgrado la natura incredibile delle sue asserzioni, non potei fare ameno di prendere Akeley molto più sul serio degli altri avversari delle mieteorie. In primo luogo, egli era stato testimone di fatti reali che servivanodi base alle sue singolari considerazioni; inoltre, da vero uomo di scienza,era disposto a sottoporre le sue conclusioni a qualsiasi specie diesperimento. Ben lontano dal lasciarsi trascinare da inclinazioni personali,si basava sempre su ciò che considerava una prova positiva. Naturalmente,mi resi conto in partenza che sbagliava, ma riconobbi che sbagliavaintelligentemente. Non condivisi mai la convinzione di alcuni suoi amici,che attribuivano le sue idee e la paura che egli provava per le collinesolitarie a pura e semplice demenza.Vidi bene che il mio corrispondente era un uomo notevole: ciò che

    raccontava era certamente originato da circostanze strane e meritevoli diuna inchiesta, anche se lontane dalle cause fantastiche loro attribuite.In seguito mi spedì alcune prove materiali che misero questa storia su unpiano diverso ed estremamente bizzarro.Ritengo sia utile trascrivere il più fedelmente possibile la prima letterainviatami da Akeley per presentarsi. Il documento è una pietra miliarenella storia della mia stessa formazione intellettuale.Questa lettera non è più in mio possesso, ma ho conservato nellamemoria quasi tutte le parole di quel sinistro messaggio; e affermo dinuovo che il suo autore era una persona intelligente, nel pieno possessodelle sue facoltà mentali. Ecco il testo che ricevetti, redatto nella grafiailleggibile, contratta, arcaica, di chi evita i contatti con il mondo e si dedicaa una vita tranquilla, da studioso.

    R.F.D. N. 2
    Townshend, Contea di Windham
    Vermont
    5 maggio 1928

    Al signor Albert N. Wilmarth
    118, Saltonstall Street
    Arkham - Massachusetts

    Gentile Signore,ho letto col più vivo interesse, riportata nel Brattleboro Reformer del 23aprile 1928, la sua lettera concernente le recenti storie di corpi galleggiantinei nostri fiumi in piena, come le curiose leggende con le quali esse sonoin rapporto. È facile comprendere perché lei adotti un simile atteggiamentoe perché Il pennaiolo che firma la rubrica, sia d'accordo con lei: è quellodi quasi tutte le persone colte del Vermont, e fu anche il mio al tempo dellamia giovinezza (ho attualmente 57 anni), prima che certi studi miconducessero a esplorare alcune colline del mio paese che nessuno visitamai.Fui spinto a intraprendere quegli studi dai bizzarri racconti dei fattoriignoranti - volesse il cielo che non l'avessi fatto! - ma posso dire, in tuttamodestia, che l'antropologia e il folclore erano cose a me già familiari. Viavevo consacrato parecchio tempo quando seguivo i corsi dell'universitàdel Vermont, e conosco molto bene la maggior parte degli autori che fanno

    testo in materia: Tylor, Lubbock, Frazer, Quatrefages, Murray, Osborn,Keith, Boule, G. Elliot Smith, eccetera. Non ignoro che le storie di esserimisteriosi sono vecchie quanto l'umanità. Ho letto nel
    Rutland Herald
    lesue lettere e quelle dei suoi avversari, e credo di aver capito bene il puntodi vista di entrambe le parti.Ora, tengo a dirle questo: temo fortemente che i suoi contraddittori sianopiù vicini di lei alla verità, benché la ragione sembri dalla sua parte. Infine,sono più vicini alla verità di quanto essi stessi non immaginino, poiché,naturalmente, quei signori avanzano delle semplici opinioni e non possonosapere ciò che io so. Se non conoscessi il problema più di loro, sarei unodei suoi partigiani più accaniti.Come può constatare, faccio fatica a entrare in argomento,probabilmente perché ho paura di arrivarci. In breve, io possiedo la provache
    degli esseri mostruosi vivono davvero nei boschi di certe colline dovenessuno si avventura.
    Non ho mai visto i corpi galleggianti sulla superficiedei fiumi,
    ma ho visto delle creature che vi assomigliano, in circostanzeche non oso raccontare. Ho scoperto delle impronte di passi in luoghideserti e recentemente, vicino alla mia casa (abito nella vecchia dimora deimiei avi, a sud del villaggio di Townshend, sul fianco della MontagnaNera), ho sentito delle voci sotto gli alberi, in zone che non mi azzarderei asegnare per iscritto.In una di queste località le voci si udivano così chiaramente, che hopotuto registrarle con un fonografo, provvisto di un dittafono e di un rullodi cera per prima registrazione. Cercherò di spedirle la registrazione cosìottenuta. I vecchi del villaggio ai quali l'ho fatta sentire vi hannoriconosciuto - e sono rimasti paralizzati dal terrore - quella "voce ronzante"di cui parlavano le loro nonne (e che è pure nel libro di Davenport sulleleggende del Vermont). Ora, io so come la maggior parte della gentegiudica un uomo che sente delle voci... Tuttavia, prima di trarre le sueconclusioni, ascolti la registrazione su rullo e faccia il confronto con storieche conosce anche lei. Se potrà fornirmi una spiegazione logica ne saròfelicissimo, ma ci deve essere qualcosa dietro.
    Ex nihilo nihil fit , lei capisce.Comunque, non le scrivo per intavolare una discussione ma per darlealcune informazioni che ritengo debbano interessare un uomo come lei.Gliele offro a titolo puramente privato. Pubblicamente, sottoscrivo le sueteorie, perché alcuni incidenti mi dimostrano che è meglio non saper troppo a questo proposito. Gli studi a cui mi dedico attualmente non sono


    noti a nessuno; mi guarderò dal dire qualsiasi cosa che possa attirarel'attenzione della gente e indurla a visitare i luoghi da me esplorati. È vero,terribilmente vero, che delle creature non appartenenti a questa Terraesercitano sull'umanità una sorveglianza costante, grazie ad alcune spiedisseminate fra noi per raccogliere informazioni. Questo mi è statoconfermato da un disgraziato, un essere umano che, se aveva il cervello aposto (come credo), era lui stesso una di quelle spie. In seguito si è ucciso;tuttavia, ho buon motivo di credere che abbia avuto numerosi successori.
    Capaci di vivere negli spazi interstellari e attraversarli in volo, quellecreature vengono da un altro pianeta
    su ali possenti e tozze in grado disuperare l'etere, ma così impacciate nel viaggio che si trovano in difficoltànell'atmosfera terrestre. Gliene parlerò in seguito, se non cestinerà subitoquesta lettera come l'opera di un pazzo. Vengono qui per procurarsideterminati metalli nelle miniere che si trovano sotto le colline e scendononelle viscere della terra:
    per giunta, credo di sapere da dove vengono.
    Nonci faranno alcun male se le lasceremo in pace; ma nessuno può dire checosa capiterà se manifesteremo una curiosità eccessiva nei loro riguardi.Naturalmente, un esercito bene equipaggiato potrebbe annientare la lorocolonia di minatori, ed è ciò che esse temono. Ma, in quel caso, neverrebbero altre dallo
    spazio, in numero infinito. Sarebbe facile per loroimpadronirsi della terra: non l'hanno mai fatto perché non ne avevano bisogno. Sono disposte a lasciar le cose come stanno, per evitar fastidi.Credo ora che abbiano intenzione di sbarazzarsi di me per ciò che hoscoperto. Nel bosco che circonda Round Hill, a est della mia fattoria, hotrovato una grossa pietra nera ricoperta di geroglifici sconosciuti; daquando me la sono portata a casa, tutto è cambiato. Se esse pensano che iosospetti troppe cose, o mi uccideranno
    oppure mi rapiranno da questaTerra per trasportarmi sul pianeta da cui provengono.
    Ogni tanto,rapiscono gente per tenersi al corrente di ciò che succede nel mondo degliuomini.Questo mi induce a esporle lo scopo secondario della presente lettera:pregarla di mettere subito fine alla discussione in corso invece di darlemaggior pubblicità. Bisogna assolutamente distogliere l'attenzione dellagente da quelle colline, tanto più adesso che gli agenti immobiliari stannoinvadendo il Vermont per riempire le campagne di villette a buon mercato.Sarò molto felice di mantenere con lei rapporti epistolari. Cercherò dimandarle per pacco espresso, se sarà d'accordo, il rullo fonografico e lapietra nera (quest'ultima è così consumata che delle fotografie non

    direbbero niente). Dico "cercherò", in quanto sono convinto che quellecreature si interessino un po' troppo dei miei affari. In una fattoria vicina alvillaggio c'è un individuo tetro e poco raccomandabile, un certo Brown,che dev'essere una delle loro spie. A poco a poco cercano di isolarmi dalmio mondo perché so troppe cose su di loro.Sono informate su tutte le mie azioni e i miei movimenti in modostupefacente. Può anche darsi che lei non riceva mai questa lettera. Credoche se le cose peggioreranno sarò costretto ad abbandonare questo paeseper trasferirmi da mio figlio, a San Diego in California; certo non mi saràfacile abbandonare il luogo in cui sono nato e dove la mia famiglia havissuto per sei generazioni. D'altra parte, non so se oserò vendere la miacasa a qualcuno proprio adesso che essa ha sollecitato l'attenzione di quellecreature. Ho l'impressione che cerchino di riprendere la pietra nera e didistruggere il rullo, ma forse riuscirò a impedirglielo. Finora i miei cani lehanno tenute a bada, anche perché sono ancora molto poco numerose e sispostano maldestramente (quelle loro ali servono a poco nella nostraatmosfera, sebbene, inconcepibilmente, debbano essere il mezzo con cuiarrivano dallo spazio). Sono sul punto di decifrare l'iscrizione di quellapietra; grazie ai suoi studi demonologia, forse potrà fornirmi lei glielementi che mi mancano. Suppongo che non ignori gli spaventosi mitianteriori alla venuta degli uomini sulla Terra, i cicli di Yog-Sothoth e diCthulhu menzionati nel
    Necronomicon.
    Ho avuto occasione di scorrerequest'opera, e mi pare che ce ne sia un esemplare nella biblioteca dellavostra università.Per concludere, caro signore, penso che, in base alle nostre rispettive co-gnizioni, ognuno di noi possa essere utile all'altro. Non vorreicompromettere la sua sicurezza, e ritengo sia mio dovere avvertirla che ilpossesso del rullo e della pietra potrà esporla a certi rischi: ma lei nonesiterebbe a correrli nell'interesse della scienza. Mi recherò in macchina aNewfane o a Brattleboro per inviarle il pacco, dato che il servizio postaledi queste due località mi sembra più sicuro di quello di Townshend.Aggiungo che da qualche tempo vivo completamente solo poiché nonposso più tenere dei domestici. Si rifiutano di restare a causa dellecreature, che cercano di avvicinarsi all'abitazione durante la notte e fannoabbaiare i cani senza tregua. Sono contento di non essermi impegnatotroppo in questa faccenda mentre era viva mia moglie: ne sarebbe certoimpazzita.Nella speranza che non mi giudicherà troppo importuno e che deciderà

    di entrare in rapporti con me anziché gettare questa lettera nel cestinotrattandomi da folle, la prego di gradire i miei migliori saluti.
    Henry W. Akeley
    P.S. Stamperò qualche copia di fotografie che, ritengo, mi aiuteranno aprovare alcune delle osservazioni che le ho esposto. I vecchi di qui letrovano mostruosamente rassomiglianti. Gliele invierò subito, se leinteressano.
    H.W.A.
    Sarebbe difficile esprimere ciò che provai nel leggere questo stranomessaggio. Logicamente, avrei dovuto ridere molto più di simili stra-vaganze che delle teorie relativamente moderate che fino a quel momentomi avevano divertito; invece, qualcosa nel tono della lettera di Akeley miindusse a considerarla molto seriamente. Non che credessi nella razzamisteriosa venuta dalle stelle di cui parlava il mio corrispondente; ma,dopo essere stato assalito sulle prime da gravi dubbi, mi convinsi chequell'uomo non era né un pazzo né un impostore: aveva certamenteassistito a certi fenomeni anormali, anche se ne aveva dato una spiegazionetroppo fantasiosa. Era impossibile, pensavo, che avesse ragione; tuttavia,quella faccenda meritava senz'altro un'inchiesta. Akeley, d'altra parte, sidimostrava eccessivamente inquieto; ma neanche questa sua inquietudinepotevo pensare che fosse del tutto infondata. Si dimostrava molto precisosu parecchi punti e, dopo tutto, la sua storia coincideva in modo assaicurioso con i miti e le leggende locali.Che avesse veramente sentito delle voci inquietanti sulle colline e avessetrovato la pietra nera di cui parlava, era senz'altro possibile, malgrado leconclusioni insensate a cui era giunto: conclusioni probabilmente suggeritedall'uomo che credeva di essere la spia dei mostri e che si era ucciso pocodopo. Senza dubbio, quell'individuo completamente pazzo possedeva unalogica apparente che aveva indotto l'ingenuo Akeley (già predisposto allechimere dai suoi studi di folclore) a prestar fede al suo racconto. Se il miocorrispondente non trovava personale di servizio, era semplicementeperché anche i suoi vicini avevano la convinzione che la sua casa fosseassediata durante la notte da creature soprannaturali. In quanto ai cani,dovevo ammettere che abbaiassero per un motivo qualsiasi.Non potevo nemmeno rifiutarmi di credere che avesse registrato il rulloal dittafono, come diceva. Anche questo poteva corrispondere a un dato


    reale: si trattava probabilmente di suoni animali che assomigliavano inmaniera ingannevole a voci umane, o del linguaggio di un essere umanodegenerato, caduto al livello dell'animale, che errava attraverso i boschi.Poi pensai alla pietra nera ricoperta di geroglifici: che cosa potevasignificare? E cosa bisognava pensare delle fotografie "mostruosamenterassomiglianti" che il mio corrispondente si offriva di inviarmi?Rileggendo la lettera, ebbi l'impressione chiarissima che i miei avversariavessero carte migliori nel loro gioco di quanto non avessi creduto. Dopotutto, su quelle remote colline esisteva forse una comunità di degenerati: ein tal caso la presenza di corpi dall'aspetto strano trascinati dai fiumi inpiena sembrava verosimile. Era troppo presuntuoso supporre che le anticheleggende e i racconti più recenti fossero basati su questo elemento direaltà? Ma, proprio mentre questi dubbi mi assalivano, mi vergognai dipensare che erano stati suscitati da una missiva tanto stravagante comequella di Henry Akeley.Finalmente inviai a quest'ultimo una lettera in cui esprimevo un cordialeinteresse, sollecitando maggiori dettagli. La sua risposta mi giunse a voltadi corriere. La busta racchiudeva, come mi aveva promesso, parecchiefotografie che dovevano giustificare le sue asserzioni. Guardando leimmagini che estraevo dalla busta, mi sentii invadere da un'autenticasensazione di paura; sebbene la maggior parte non fossero molto chiare,possedevano tutte un terribile potere di suggestione accentuato dal fattoche erano autentiche fotografie, vale a dire una prova tangibile deglioggetti rappresentati, il risultato di un procedimento di trasmissioneimpersonale esente da pregiudizi, da errori o da menzogne.Più le guardavo, più comprendevo che dopotutto avevo avuto ragionenel prendere sul serio Henry Akeley e il suo racconto. Esse provavanodavvero che sulle colline del Vermont esistevano cose trascendenti leconoscenze o le credenze comuni. L'elemento più conclusivo e inquietanteera un'orma che era stata vista in un tratto fangoso, colpito in pieno dalsole, su un altipiano deserto. Non era certamente cosa che si potessecontraffare facilmente, lo capii di primo acchito: il netto profilo dei ciottolie dei fili d'erba inclusi nel campo visivo fornivano dati sicuri per valutarele proporzioni ed escludevano che potesse trattarsi di un fotomontaggio.Ho accennato all'orma di un piede, ma sarebbe più preciso parlaredell'impronta di una zampa. Devo limitarmi a dichiarare che ricordavanell'insieme una pinza di granchio, e c'era da rimanere indecisi per quantoriguardava la direzione. Non era molto profonda e neppure recente; le

    dimensioni erano quelle di un piede umano. Da una specie di cuscinettocentrale partivano in tutti i sensi altre pinze dentellate di cui non si potevacapire l'uso, se l'impronta era quella di un organo della locomozione.Un'altra fotografia meno chiara, perché scattata evidentemente al-l'ombra, rappresentava l'ingresso di una caverna, chiusa da un massorotondeggiante. Sulla terra nuda che si estendeva davanti alla grotta sipoteva notare una rete di impronte che, esaminate alla lente, risultavanoidentiche a quelle della foto precedente. Una terza immagine mostrava uncerchio di pietre in cima a una collina solitaria. Tutto intorno l'erba eraappiattita o strappata, ma non distinsi alcuna impronta. Che si trattasse dilocalità remota e isolata era evidente dalla fuga di cime montuose deserte -un vero e proprio mare di picchi disabitati - che si profilavano sullo sfondoperdendosi verso un orizzonte indistinto.C'era poi la fotografia della grossa pietra nera trovata nel bosco diRound Hill. Akeley, probabilmente, l'aveva fotografata sulla sua scrivania,perché si intravedevano file di libri e un busto di Milton. Da quanto siriusciva a capire, la cosa era stata presa di prospetto, in senso verticale.Vidi chiaramente una superficie ricurva di circa trenta centimetri per sessanta, ma non è possibile descriverla facilmente o dare un'idea dellaforma generale. Quali principi geometrici avessero ispirato il taglio dellapietra, non ero assolutamente in grado di immaginare: ma era indubbio chela pietra fosse stata realizzata artificialmente e che quei criteri fosseroestranei alla nostra esperienza; prima di allora non avevo mai visto nienteche mi desse l'impressione di una tale estraneità al nostro universo. Nonpotei distinguere che alcuni dei geroglifici che la coprivano, ma due di essimi turbarono profondamente.Certo, poteva anche trattarsi di un falso, poiché io non ero il solo ad aver letto il mostruoso
    Necronomicon
    dell'arabo pazzo Abdul Alhazred;malgrado ciò, rabbrividii riconoscendo alcuni ideogrammi che i miei studimi avevano insegnato ad associare a entità empie e terrificanti, risalenti aepoche anteriori alla nascita della Terra e degli altri mondi del sistemasolare, quando avevano conosciuto una specie di folle semi-esistenza.Delle altre cinque fotografie, tre rappresentavano paesaggi montagnosi opaludosi che sembravano nascondere, in modo indefinibile, le tracce di unavita segreta. La quarta mostrava un'impronta sul terreno, vicino alla casa diAkeley (il quale diceva di averla presa l'indomani di una notte in cui i caniavevano abbaiato più forte del solito). Era così sfocata che non si potevanotrarne conclusioni precise, ma certo assomigliava all'impronta del pianoro

    deserto. Sull'ultima si vedeva la fattoria di Akeley, una graziosa casabianca a due piani, vecchia di un secolo e mezzo e con un prato ben tenuto.Un viale fiancheggiato da bassi muriccioli conduceva all'ingresso, moltobello, e parecchi grossi cani erano sdraiati sul prato vicino a un uomo dalviso simpatico, con una corta barba grigia, che non poteva essere che ilpadrone di casa: a giudicare dal filo che aveva in mano doveva essersifotografato da solo.Dopo aver esaminato a lungo le fotografie, passai alla voluminosa letterache le accompagnava e ne fui così misteriosamente affascinato da nonpoterne staccare gli occhi finché non l'ebbi finita. Il mio corrispondenteesponeva nei particolari ciò che aveva riassunto nella prima lettera. Misottoponeva lunghe trascrizioni di parole udite sotto gli alberi nel cuoredella notte, mi descriveva minuziosamente le mostruose forme roseeintraviste fra le macchie al crepuscolo e concludeva con un terrificanteresoconto cosmico in cui adoperava a un tempo la sua profonda erudizionee le frasi stravaganti della sedicente spia dei mostri che si era ammazzatain un accesso di follia.Lessi nomi e parole che avevo già sentito altrove e che sapevo riferirsi aimisteri più orridi: Yuggoth, il Grande Cthulhu, Tsathoggua, Yog-Sothoth,R'lyeh, Nyarlathotep, Azathoth, Hastur, Yan, Leng, il lago di Hali,Bethmoora, il Segno Giallo, L'mur-Kathulos, Bran e il MagnumInnominandum; fui condotto in mondi estranei al nostro, di cui l'autore del
    Necronomicon
    aveva vagamente intuito l'esistenza; presi conoscenza degliabissi della vita originale, delle diverse correnti che ne derivano, e,finalmente, d'una mostruosa mescolanza che si era prodotta tra quellecorrenti e un ulteriore abominio venuto dall'esterno.Sentivo la mia ragione vacillare. Fino a quel momento avevo tentato dinegare tutto a suon di spiegazioni logiche, ma ormai cominciavo a credereai prodigi più incredibili. Quel cumulo di prove mi schiacciava.L'atteggiamento freddo e scientifico di Akeley, così diverso da quello di unpazzo, di un fanatico o di un sognatore, produceva un effetto straordinario.Quand'ebbi finito di leggere la lettera, compresi le paure del miocorrispondente e mi sentii disposto a fare tutto il possibile per tener lontano la gente da quelle colline infestate. Ancora oggi, sebbene il tempoabbia attutito le mie impressioni e mi faccia dubitare della realtà della miaavventura, non oserei citare tutti i passi di quella terribile lettera. Sonocontento che sia sparita insieme al rullo e alle fotografie; e mi rammarico,per le ragioni che esporrò in seguito, che sia stato scoperto un nuovo

    pianeta al di là di Nettuno.Da quel giorno rinunciai a discutere pubblicamente ogni ipotesi sugliincidenti del Vermont. Gli argomenti dei miei avversari rimasero senzarisposta; poi, poco a poco, la controversia fu dimenticata. Durante i mesi dimaggio e giugno mantenni una corrispondenza ininterrotta con Akeley.Ogni tanto, devo ricordarlo, una delle nostre lettere andava perduta, tantoche dovevamo tornare indietro e dedicarci a un lungo lavoro di copiatura.Il nostro scopo era di scambiarci le rispettive impressioni in materia discienza mitologica per arrivare a collegare gli avvenimenti recentiall'insieme delle leggende primitive di tutto il mondo.Fra le altre cose, stabilimmo che i mostri studiati dal mio corrispondentee gli infernali Mi-Go del Nepal o il misterioso "yeti" dell'Himalaya,producevano un solo e identico genere di incubo. Si facevano stradaipotesi zoologiche affascinanti che avrei volentieri sottoposto al miocollega professor Dexter, se Akeley non mi avesse proibito di parlare conchiunque di tutta la faccenda. (Se oggi gli disubbidisco è perché ritengo dicontribuire maggiormente alla sicurezza del pubblico lanciando unavvertimento solenne che mantenendo il silenzio: ho il dovere di tener lontani gli uomini dalle colline del Vermont e dei picchi himalayani che gliesploratori si ostinano a voler scalare.) Ciò a cui essenzialmentetendevamo, d'altra parte, era la decifrazione dei geroglifici rappresentatisull'infame pietra nera, che sembrava costituire un ponte di passaggio tragli orrori del cosmo e il nostro mondo.

    PARTE 3 >

    Edited by & . - 24/6/2020, 20:21
     
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