Ho sfidato il mio migliore amico a rovinarmi la vita - Ci sta riuscendo

Traduzione Parte 8

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    Ser Procrastinazione

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    <- Parte 7

    Beh… sono tornato. Salve a tutti. Sono vivo.

    Io… allora… inizierò semplicemente a raccontarvi quello che è successo. Inizio a tremare solamente a pensare di scrivere tutto, ma devo terminare tutto ciò.

    Dopo aver postato l’ultimo aggiornamento, era tempo di andare. Mi ero preparato per questo momento per così tanto che era difficile pensare che avessi appena premuto invio. Non potevo leggere e commentare a tutti sotto la parte 7. Scusatemi. Dovevo vedere la reazione di David.

    Misi il telefono in tasca e guardai David dalla strada. Stava cenando, come avevo detto nel post. Il suo telefono aveva chiaramente vibrato, perché alzò la testa e lo prese dal tavolo. Avevo visto il suo telefono vibrare quando postavo prima, quindi sapevo che avesse attivato le notifiche.

    Vidi i suoi occhi che perlustravano il post con attenzione. Poi, i suoi occhi, lentamente, si sbarrarono. Sapevo quando aveva raggiunto la mia parte preferita, perché mosse lo sguardo e si guardò intorno nel ristorante. Avvolse il panino e uscì rapidamente, con gli occhi che setacciavano la strada mentre lanciava sguardi al cellulare per continuare a leggere.

    Fu una scena davvero soddisfacente. Mi fa sorridere solo pensarci.

    Non l’ho seguito a casa. Ho atteso l’email immancabile.

    Volete sapere perché David fosse così spaventato del rilascio delle informazioni? Lo era perché Internet era il suo rifugio sicuro. Era potente lì. Quando avemmo la discussione sull’obbligo, e per tanto tempo dopo, ero io l’analfabeta digitale e lui dominava in quel campo. E ora ero riuscito a raggiungerlo nel suo posto protetto. In precedenza, ero debole ed ero un bersaglio facile per i suoi giochi. Ora che avevo reagito seriamente e lo avevo minacciato, era preoccupato.

    La mail arrivò mentre lo vedevo ancora andare via.

    “Ciao Zander. Bravo, ma non ci incontreremo all’aperto” scrisse.

    A essere sinceri, scrissi online Welles Park perché sapevo che avrebbe voluto cambiare il luogo se fosse stato un luogo pubblico e non volevo rilasciare il vero indirizzo online. Non volevo che nessuno si imbucasse alla festa per farsi male. Scusate per la bugia. Da qui alla fine del post mi scuserò tante volte per aver mentito.

    Gli dissi che gli avrei mandato via mail il nuovo indirizzo un quarto d’ora prima di incontrarci. Non rispose. Non volevo che ricevesse troppo presto l’indirizzo e che venisse a mettere delle trappole. Avrebbe dovuto proporre un suo posto, ma non lo fece.

    Mi alzai. Era ora di andare al magazzino e aspettare.

    Il posto che avevo scelto era un magazzino di qualche sorta. Non mi importava per cosa fosse stato usato, solo che fosse abbandonato e incustodito. Se David avesse provato a fare qualche sciocchezza, cosa che pensavo sarebbe successa, non volevo altre vittime innocenti in mezzo ai piedi.

    Presi un Uber verso una zona di periferia a qualche isolato di distanza. Quando il taxi se ne andò, entrai nel magazzino.

    Quando ero arrivato, erano già quasi le 21. Non era ancora del tutto buio, ma quasi. Camminai attorno al perimetro del magazzino, cercando qualche segnale che indicasse che David mi avesse preceduto. Non ce n’era alcuno visibile.

    Mi avvicinai ad una porta laterale e presi una chiave dalla tasca. Aprii le catene della maniglia e le lasciai dentro la porta mentre entrai.

    Il panorama sonoro passò da quello di una serata tranquilla di città a quello di una tomba.

    La fabbrica aveva un unico piano che occupava uno spazio grande e aperto. In alto, delle passerelle costeggiavano le travi che conducevano dall’ufficio responsabile del magazzino, che era un cubo di metallo sospeso ad un’estremità dell’edificio.

    Gli spazi vuoti erano interrotti da dei ponteggi del personale abbandonati. Casse e bancali erano sparpagliati qua e là, creando dei nascondigli. Ero venuto in precedenza e li avevo sistemati strategicamente in caso fosse partita una sparatoria.

    È anche il motivo per cui avevo messo delle catene su ogni porta. C’erano quattro entrate nel magazzino, non includendo la finestra vicino il soffitto. Le avevo tutte legate con le catene, ad eccezione di quella attraverso cui sono entrato. Era il mio imbuto. Se siete mai andati a caccia dal vivo, sapete di cosa parlo.

    Non c’era nient’altro da fare se non aspettare. Gli mandai l’indirizzo alle 21:45.

    Un rumore dalla porta principale mi segnalò che era arrivato. Era venuto con mezzora di ritardo, il che era un tentativo per turbarmi. La porta sobbalzò ripetutamente, ma le catene la tennero chiusa. Era buio in quel momento. L’unica luce veniva dalle finestre dai lampioni in stile industriale da fuori.

    “Come dovrei incontrarti se non mi fai entrare?” chiese David fuori. I capelli dietro il collo mi si rizzarono, nonostante tutti i preparativi. Era giunto il momento.

    David aveva provato con tutte e tre le porte. Aveva saltato l’unica ad essere aperta, finché dovette passarci. Sapeva cosa fosse un imbuto, ma non aveva scelta. Le finestre erano troppo alte e lo avrebbero portato a cadere pesantemente una volta entrato.

    La porta laterale si aprì silenziosamente e quello stronzo di David King entrò. Rimasi dov’ero, dietro una cassa di legno riempita di bancali. Non volevo essere un bersaglio facile se fosse entrato sparando.

    Un lento applauso riecheggiò nella stanza.

    “Ben fatto” cantilenò David. Sbirciai tra i bancali e vidi la porta dietro di David chiusa. Era da solo.

    “Lei dov’è?” dissi a voce abbastanza alta da essere sentito.

    “Sono davvero impressionato da te, Zander. Davvero inaspettato.” Prese il cellulare dalla tasca, illuminando il muro dietro di lui. Iniziò a leggere.

    “Fottiti, David.” “Hashtag, David King Fottiti.” “Zander, sei un bastardo geniale.” “Vai a prenderti la ragazza!” “Stiamo venendo a prenderti, David.” Migliaia di questi commenti, quasi tutti a dire la stessa cosa! Come ci si sente ad avere persone che tifano per te? Ti senti più attrezzato ad affrontarmi ora?”

    “Dove. È. Lei?” dissi scandendo le parole.

    David diede un colpo alla porta dietro di lui e si aprì, e Katie entrò. La sua faccia era rossa e grondante di lacrime. Dello scotch era stato avvolto più volte attorno alla sua testa, coprendole la bocca. I suoi polsi erano stati avvolti in maniera simile. Anche una fascia di nastro adesivo teneva legate le sue ginocchia, ma aveva abbastanza spazio da poter fare piccoli passi. Un braccio magro era avvolto attorno al suo collo, e un uomo alto e biondo dai capelli molto arricciati la condusse nella stanza.

    “Avevo detto di non far entrare il tuo socio!” urlai. Rimbombò.

    “Se non lo vuoi qui, allora vieni a ucciderlo” ribatté David.

    Non risposi. Porca puttana.

    “Allora, Zander, come ti piacerebbe procedere? Stai conducendo tu l’orchestra” disse David, osservando il magazzino.

    “Manda avanti Katie e vattene.”

    “Mi dispiace, ma non ho garanzia che non rilascerai lo stesso tutte quelle informazioni. Vieni qui e parleremo delle mie condizioni.”

    “Col cazzo che lo farò.”

    David lanciò un’occhiata al compagno, che usò il braccio libero per dare un pugno al fianco di Katie. Urlò quanto più possibile dal nastro adesivo e vacillò, ma l’uomo biondo la resse dal collo.

    “Possiamo farlo tutta la notte” disse David sogghignando.

    Mi alzai. Il mio nascondiglio era alla sinistra di David, quindi percorsi un semicerchio fino a quando non fui direttamente nel campo visivo di David.

    “Avvicinati” disse sorridendo.

    Camminai avanti finché non distavamo pochi metri.

    “Guarda come sei cambiato” ghignò. “Ti stanno bene i capelli. Li dovresti sempre tingere più scuri. Quanto sei imperturbabile ora! Sicuro! Essere un fuggitivo ti ha cambiato! Direi che tutto ciò che dovevamo fare per aumentare il minimo impegno richiesto era andare in fuga, eh? Allora magari avremmo potuto evitare questo intero casino. Però, di nuovo, è stato tutto così divertente.”

    “Finiamola” brontolai.

    “Quanto sei aggressivo” David commentò. “Qual è la tua prima condizione?”

    “Lui se ne va” dissi, indicando l’uomo biondo.

    “Ok” rispose David facendo spallucce. Prima che potessi capire cosa stava succedendo, estrasse una rivoltella dalla tasca del giubbotto e sparò in testa all’uomo biondo. Collassò, trascinando con sé Katie. Ella lanciò un urlo soffocato e si liberò dal suo corpo, trascinandosi indietro per il pavimento. Si appoggiò al muro e rimase lì, con gli occhi sbarrati.

    David guardò il cadavere in basso, prima di girare la testa su di me.

    “Tocca a me.”

    Gesù Cristo. Finalmente avevo capito quanto mi fossi montato la testa. Potevo capire David King, ma non potevo mai raggiungere la sua follia. Potevo morire quella notte, nonostante le regole di David.

    “Mostrami le informazioni” disse. “È la mia prima condizione. Voglio sapere esattamente cosa rilascerai, così da sapere se è valsa l’unica moneta di scambio che avevo.”

    Provai a nascondere le mie mani tremolanti mentre prendevo il cellulare. Andai nelle bozze della mail di un account fasullo, dove avevo salvato una copia, e gliela inoltrai.

    “Te l’ho mandata” dissi. David sorrise rassicurato.

    Veloce come una lucertola, si voltò di scatto e afferrò Katie da terra. Quando la fece alzare lei urlò, e la tenne stretta davanti a sé.

    Estrassi la pistola Ruger SR45 dalla fondina nascosta che indossavo e provai a prendere la mira. Era troppo veloce e mi aveva colto di sorpresa, quindi lei si trovò davanti a lui prima che potessi mirargli.

    “Quindi hai portato una pistola, dopotutto” disse rilassato. “Non avevo letto questa cosa nei tuoi post. Rilassati, sto solo facendo in modo di poter leggere in pace.

    Puntò la pistola alla sua testa con una mano e accese il telefono con l’altra. La mia mente correva, cercando di capire cosa fare. David aveva messo in piedi una negoziazione operativa che io stesso avevo organizzato e aveva preso il sopravvento.

    Si prese tempo leggendo la mole di informazioni. La sua espressione oscillò ripetutamente tra un senso di sorpresa e un sorrisetto.

    “Bene” disse, togliendo il cellulare e avvolgendo il suo braccio libero attorno al collo di Katie. “Non avevo idea di essere stato tanto imprudente.” Sembrava tutto fuorché imprudente.

    Katie sussultò, quando all’improvviso le strinse ancor più forte il collo e spinse la canna contro la sua tempia.

    “Spostiamoci in qualche luogo più… piccolo” disse, guardando l’ufficio responsabile. “Non voglio che tu scappi via quando le cose si faranno dure. Va’ per primo, Zandsand” disse, facendo cenno col capo alle scale alla sua destra.

    La porta da cui era entrato aveva delle scale antincendio a destra che portavano all’ufficio responsabile. Andavano verso la parete posteriore, per poi girare a sinistra verso il lato dell’ufficio. Altre scale avrebbero dovuto essere nell’altro lato, rispecchiando queste, ma erano state smontate ed erano ammucchiate.

    Continuai a fissare David mentre andavo per le scale. Tenni la pistola puntata su di lui, e lui tenne la canna puntata alla tempia di Katie. Katie mi stava guardando e singhiozzando.

    Quando raggiunsi le scale, salii lentamente. David mi seguii non appena ero a metà strada.

    Aprii la porta di metallo dell’ufficio ed entrai. Gli unici arredi nella stanza erano due tavoli di legno pesanti. Il resto dell’ufficio era vuoto. Una finestra stretta dava verso il pavimento del magazzino.

    David spinse Katie nella stanza con il braccio ancora stretto sul suo collo e chiuse la porta dietro. Lo seguii con la pistola, appoggiato al muro opposto dove c’era la seconda porta che conduceva all’ufficio. La stanza era abbastanza grande da farci stare a pochi metri di distanza l’uno dall’altro.

    “Ora non devo preoccuparmi che tu scapperai nel magazzino buio. Per quanto giocare a nascondino sia divertente, non ho tempo.”

    “Vedi, quando ho trovato i tuoi messaggi, pensavo di essermi imbattuto in qualche… racconto terapeutico che avevi messo in piedi, ma si è rivelato molto migliore. Mi hai davvero sorpreso. Sei cresciuto e sei cambiato, per provare a battermi” disse David sorridendo.

    “Ma non sei cambiato abbastanza. Lo vedo dalla faccia e dalle mani che tremano. Sei ancora tu, Zander. Hai cambiato il tuo aspetto fisico, ma dentro di te hai le stesse motivazioni e le stesse debolezze.”

    Strinse di nuovo la presa su Katie.

    “Lo so che la tua successiva condizione è lasciare andare Katie, quindi salterò il tuo turno. So che preferiresti che lei rimanga sotto la mia custodia che venire ammazzata, quindi ti suggerisco di posare la pistola.”

    Non mi tirai indietro. Volevo sparare, ma non volevo rischiare che lui si rivelasse più veloce di me. Avevo fiducia nella mia mira, ma non nella velocità.”

    “Mettila giù” ripeté. Rimasi fermo.

    In un attimo, la pistola lasciò la sua tempia, sparò un proiettile per terra e tornò puntata alla sua testa. Lei singhiozzò, il calore della canna sulla sua pelle doveva averle fatto male.

    “NON STO SCHERZANDO, ZANDER!” David urlò.

    Lentamente, poggiai per terra la pistola e la mandai verso di lui con un calcio.

    “Scelta saggia” disse rilassatamente. “Hai capito perché sei qui?”

    Il mio volto gli rispose. Che cosa voleva dire? Certo che lo sapevo!

    “Pensi di essere qui a salvare Katie, ma non è così. Lei è sparita per un anno e ti sei solo costruito dei ricordi di lei. La Katie che conoscevi è morta. Ma nemmeno quella Katie è la ragione per cui sei qui. No, è da tanto che hai mollato un lieto fine con Katie. Non è la missione dell’ eroe per salvare la principessa. Questa è una vendetta contro il drago.”

    Digrignai i denti. Mi rifiutavo di ammettere che avesse ragione.

    “Tutto ciò non è per salvarla, è per essere più furbo di me. Tenere Katie sana e salva è solo una conseguenza” disse David, con un sorriso sempre più largo.

    “Quindi, in questo senso, io e te siamo uguali al momento. È tutta una questione di sopraffare l’altro. Dal vivere la tua vita, sei passato a doverti difendere e a proteggere i tuoi cari, e ora sei giunto al punto in cui ti ho sempre voluto: provare a distruggermi. Ti ci sono voluti un paio di anni, ma ce l’hai fatta. Almeno, quasi del tutto.”


    “Anche se Katie non è la ragione per cui sei qui, è ancora una debolezza. Direi che anche le altre persone che fanno parte della tua vita lo siano. Hai ancora dei punti deboli che ti legano. Io ho imparato a liberarmi dei miei.”

    “Come tua madre?” sbuffai.

    “Era un peso” rispose freddamente. “Non era niente di personale.”

    “Sei un malato del cazzo” dissi.

    La porta dietro di David si aprì silenziosamente. Avevo lubrificato quei cardini per ore, facendo sì che non producessero alcun rumore.

    “Diventerò ancora più malato” rispose.

    Non appena stava per premere il grilletto, fu afferrato da dietro. Cercò di usare entrambe le braccia per riprendersi e Katie gli scivolò via dalle mani. La pistola cadde, ma il proiettile colpì il muro.

    Katie rotolò via da David.

    David aveva iniziato ad alzarsi, ma l’aggressore era stato più veloce. David, in ginocchio, guardò l’avversario.

    “Ti ricordi di me, PEZZO DI MERDA?!” lo sbeffeggiò Clark, per poi tirare un pugno in basso di lato alla testa di David.
    David cadde a terra, ma era ancora cosciente. Afferrò le gambe di Clark e lo buttò a terra.

    Corsi e allontanai Katie dalla mischia. La portai fuori dalla porta, la feci alzare e tagliai il nastro sulle sue mani col mio coltellino. Non c’era tempo per toglierle lo scotch dalla testa. Aveva gli occhi spalancati.

    “Scappa!” sibilai. “Vai fuori! La polizia arriverà presto qui!” Tornai indietro per aiutare Clark. Non era stato un ricongiungimento romantico e ok, ma c’era ancora uno psicopatico lì dentro.

    David e Clark si stavano azzuffando per terra, tirandosi pugni e afferrandosi l’un l’altro. David era più grosso e gli aveva sferrato un paio di colpi pesanti. Mi guardai dietro le spalle, per assicurarmi che Katie stesse scendendo.

    Mi tuffai dentro, puntando alla mia pistola che era giusto di lato ai due che si stavano picchiando.

    David mi vide e mi colpì le gambe come un tentacolo uscito fuori dall’oceano. Inciampai e con la caduta mandai la pistola in un angolo. Vidi che David si era rialzato e si era diretto verso la sua pistola.

    Mi dimenai per terra e tirai un calcio. Le punte dei piedi a malapena toccarono la pistola e la fecero rotolare per la stanza.

    C’erano due pistole nella stanza, posizionate su lati opposti. Noi eravamo in due e lui era solo.

    Clark rotolò giù dal tavolo e saltò su David mentre si dirigeva verso la pistola. Entrambi finirono contro il muro. Strisciai verso la mia pistola, che distava solo pochi metri. Ci fu un altro fracasso dietro di me.

    Avvolsi i pollici attorno la pistola e mi girai per terra, puntandola verso la loro direzione. Mi girai giusto in tempo per vedere che David aveva sparato a Clark.

    Non ci fu alcuna esitazione quando premetti il grilletto. Gli colpii la gamba. Si girò per guardarmi.

    Sparai ancora.

    E ancora.

    E ancora.

    E ancora.

    Anche dopo che era caduto indietro sul muro ed era scivolato, continuai a sparare solo per essere sicuro. Solo per essere sicuro che lo stronzo non si sarebbe più alzato.

    La pistola fece un suono per avvertirmi che avevo svuotato il caricatore. Dieci colpi, e ognuno di loro aveva colpito quello stronzo di David King.

    Tirai un sospiro e buttai la pistola, lasciando che la testa si appoggiasse a terra. Il cuore mi batteva. Il mio intero corpo era scosso. Ma non potevo ancora riposare.

    Tremante, mi alzai in piedi e barcollai verso Clark. Era accasciato al muro, stringendo la gamba sinistra. Il sangue trasudava dalle dita.

    “Diamine, mi ha sparato” disse, chiaramente scioccato. Fu allora che si sentirono le sirene della polizia.

    “Vai via da qua” mi disse.

    “No, voglio…”

    “Me la caverò! La polizia sarà qui da un momento all’altro per aiutarmi, basta che scappi! Torna a fuggire! Ti contatterò quando non ci sarà pericolo” urlò Clark. “Vattene! Non lascerò che ti arrestino di nuovo prima che non avranno capito cosa è successo!”

    Mi affrettai per la porta, rimettendo la Ruger nei pantaloni mentre procedevo.

    Mi bloccai alla porta.

    “Grazie” dissi guardando Clark.

    “Vattene!” urlò nuovamente.

    Corsi per le scale e andai alla porta più in fondo all’edificio. Sbloccai i lucchetti della porta e la aprii, sgattaiolando nella notte. Ero corso tante volte per quella strada, accertandomi che andasse abbastanza bene per una fuga in caso qualcosa fosse andato storto.

    Andai al mio vecchio nascondiglio e mi accovacciai per non farmi scoprire. Mandai un messaggio al server in cui c’era il mio script e misi la password per cancellare il rilascio delle informazioni. Non c’è mai stata una seconda persona, era un bluff. Non c’è alcuna ragione di rilasciarvi quelle informazioni visto che David è morto. Mi spiace, apprezzo davvero l’enorme supporto per rovinarlo, ma adesso non ha senso. Pensavo sarebbe sopravvissuto in seguito. La polizia lo riceverà in futuro come prova, però…

    Scrissi anche “Sono vivo” nel topic di Reddit per avvisare tutti che ero vivo. Poi, mi addormentai.

    Stamattina, stavo pensando di nuovo lucidamente e mi stavo sentendo meglio. Ho mangiato e bevuto tanto per reagire allo shock. Ho iniziato a pianificare dove andare in futuro. Non è sicuro rimanere qui più a lungo.

    Al telegiornale ancora non è stato detto nulla sull’accaduto, ma sono sicuro che prima o poi la storia si diffonderà. Sono rimasto tutto il giorno incollato all’applicazione della radio sul cellulare e la sto ascoltando perfino ora, sperando in un aggiornamento su Katie o su Clark.

    Grazie, Reddit. Mi avete aiutato a restare ottimista in questi ultimi giorni e a preparare questa trappola. È fatta. Ci sono così tante cose che ho fatto e a cui ho reagito in passato di cui mi pento. Avrei dovuto reagire più energicamente prima che si arrivasse a tutto ciò. Tuttavia ero troppo spaventato e non capivo davvero David, ma ora sì. Ora non conta, perché non c’è più.

    Da qui in poi, continuerò a essere latitante. Non ho intenzione di consegnarmi finché Hernandez non mi dirà che l’accusa sarà pronta a ritirare la denuncia.

    Hernandez sta facendo del suo meglio per limare le prove contro di me in tutte quelle accuse. La testimonianza di Clark su quanto avvenuto la scorsa notte dovrebbe contribuire a ridurre la credibilità delle dichiarazioni di David. In più, le GoPro che abbiamo installato in giro per il magazzino non faranno male. La confessione di David su sua madre è stata un punto bonus che non mi ero aspettato.

    Originariamente, volevamo chiudere David nell’ufficio per farlo trovare dalla polizia. Clark aveva chiamato prima di attaccare. Le circostanze hanno cambiato il piano.

    Alcuni di voi penseranno: “Beh, se David non ti avesse portato in ufficio?” Avevamo dei piani di riserva: non era la nostra unica opzione.
    In ogni caso, in tutti i nostri piani David sarebbe stato arrestato e non ucciso. È stata una scelta in extremis e non faceva parte di alcun piano. Non pensavo di essere pronto a uccidere finché non avevo puntato la pistola a David King.

    Non credo di aver metabolizzato del tutto il fatto di aver ucciso qualcuno… Non so come dovrei sentirmi, come dovrei agire o cosa dovrei pensare o… qualsiasi cosa. Mi sento come se stessi reagendo nel modo sbagliato…

    In ogni caso, c’è un’altra parte che aiuterà a persuadere il procuratore a ritirare le accuse. Avevo mentito prima, quando Hernandez era venuto a visitarmi in galera. Avevo detto che mi aveva confidato che non poteva parlare della morte di Isaac, ma me lo aveva rivelato lo stesso. Sul computer di Isaac avevano trovato un file video del giorno in cui era morto.

    Si stava registrando su YouTube mentre giocava e si era sentito un fracasso di posate in sottofondo. Isaac non aveva messo in pausa la registrazione e aveva lasciato la stanza per investigare.

    David era venuto all’improvviso in camera, sbattendo Isaac sullo scaffale. Aveva chiuso la porta e in pochi secondi si era lanciato su di lui. L’aggressione era durata pochi minuti. David era uscito fuori, lasciando la porta aperta.

    Dalla fotocamera si vedeva che lui tornava in camera con il mio cuscino. Lo aveva stretto sul corpo di Isaac e lo colpì ripetutamente. Tutta la pelle morta del mio cuscino era caduta sul corpo di Isaac. Avevano rinvenuto quelle tracce sul suo corpo, ma il video aveva provato che non ero stato io a ucciderlo.

    David era uscito e aveva chiuso la porta dietro di lui. Aveva commesso uno sbaglio e non aveva visto cosa c’era nel computer. Aveva solo visto il gioco.

    Hernandez e io siamo stati in contatto mentre io ero in fuga. Avevo mentito pure su quello. Quando lo avevo contattato per la prima volta, iniziò a piangere per il telefono, chiedendo di continuo scusa. Mi disse che sapeva che se fossi rimasto in galera, avrei perso, perlomeno, molto tempo della mia vita mentre il processo sarebbe andato avanti, anche se David fosse stato accusato in seguito con più prove venute fuori.

    Aveva accettato l’accordo di David e aveva chiesto che mi fosse data la metà dei 15.000 dollari che aveva ricevuto. David, come sapete, mi diede solo 2.000 dollari, ma Hernandez aveva sperato che mi avrebbe aiutato a tenere un basso profilo e a sfuggire fino a quando non avrebbe potuto rispondere efficacemente alle prove. Abbiamo piena intenzione di riportare la mazzetta alla polizia.

    Mi ha detto che dopo la fuga dalla macchina, la polizia era molto sospettosa sulle circostanze della fuga. C’erano troppi buchi nella storia ed Hernandez aveva fatto in modo di riportare ognuno di essi al capo. Anche molti di voi li hanno fatti notare. La vernice che cadeva dal furgone, sbarre che separavano il sedile frontale da quello anteriore, il GPS nel furgone che tracciava la posizione, il punto dello schianto in relazione al tempo in cui David suonò l’allarme, ecc.

    David, chiaramente, voleva disperatamente farmi uscire dal carcere; per fare ciò, ha rischiato, corrompendo un ufficiale, e ha lasciato molte parti del piano all’improvvisazione. David non voleva far terminare ancora il gioco. Se fossi finito in galera, sarebbe tutto finito. Tuttavia c’erano ancora tanti modi con cui poteva rovinarmi la vita.

    La sua urgenza nell’agire rapidamente lo ha portato a commettere errori.

    Hernandez, quando era venuto a visitarmi, mi aveva anche detto che Jackson si era consegnato. Era tornato a casa un paio di giorni dopo che ero stato arrestato, ed era stato chiamato a testimoniare. Aveva prove e testimonianze che era stato con la famiglia per un paio di giorni.

    Quando gli fu chiesto dell’effrazione e del furto, raccontò la storia.

    David aveva bussato alla porta proprio quando Jackson aveva finito di fare le valigie per andare in vacanza. Disse a Jackson che era un mio amico e che mi stava aiutando con i bagagli. Jackson lo fece entrare e finì di fare le valigie.

    Stava uscendo dalla porta con i bagagli, quando David gli chiese se volesse aiutarlo a portare fuori la TV. Jackson gli disse di sì e la portò fuori con David. Poi prese i bagagli e se ne andò, chiedendo a David di chiudere a chiave quando avrebbe finito.

    Fu allora che iniziò a rubarci tutto e a distruggerci la casa. Fu anche allora che Isaac uscì fuori e fu ucciso. Risolse il dilemma del perché la porta fosse chiusa e non rotta quando Clark trovò l’appartamento spoglio.

    Ci sono ancora delle domande a cui non ho risposte. Non siamo stati in grado di scoprire cosa abbia fatto con tutte le cose che ci ha rubato. Neanche sappiamo chi fosse il suo socio. Hernandez dovrebbe saperlo in un paio di giorni per poi dirmelo.

    Neanche so come il keylogger sia finito sul computer, o quando l’app per tracciarmi fu installata sul cellulare, o come David riuscì a fornire alle compagnie delle carte di credito il codice fiscale, il numero della patente e tutte le altre informazioni precise. Lo stesso vale per la truffa fatta ai danni dei miei genitori.

    Non posso fare a meno di pensare se David sia stato in casa nostra prima dell’effrazione e abbia fatto tutte quelle cose.

    Per quanto riguarda Clark, la sua uscita deplorevole fu una costruzione per disorientare David. Fu mia l’idea di farlo sparire dalla mia vita e farlo smettere di essere un bersaglio. Era sia un modo per proteggerlo dalla furia di David, sia per permettergli di supportarmi dietro le quinte. Sua madre era venuta a pagare la cauzione, ma fu molto comprensiva della situazione e preoccupata, come tutte le madri.

    Quando scrissi a Clark e gli dissi il mio piano di postare questa serie, venne immediatamente ad aiutarmi e senza di lui sarei rimasto a guardare David e ad aspettare un buon momento per contrattaccare.

    Fu sua l’idea di piantare le informazioni sulle sue credenziali bancarie in pezzettini di carta per la città. Fu buttata lì come uno scherzo e come un modo per sapere se stesse leggendo la serie. Volevamo sapere se David sarebbe andato a cercarle. Non accadde, ma ciò fu dovuto al fatto che probabilmente stesse ancora in fuga.

    Il processo di Clark non è andato così bene. È ancora incriminato del reato di aver spruzzato la vecchia casa di David. Fu chiamato un esperto ad analizzare le fotografie e le identificò come autentiche e immacolate. O David ha avuto qualcuno con sé che ha fatto un grande lavoro di Photoshop, o ha scattato le foto da angoli che mi hanno tagliato fuori in modo naturale. Stiamo ancora cercando di capire come risolvere questo problema.

    Per quanto riguarda Katie, devo ancora vederla, a parte quei brevi momenti in cui stavo affrontando David. Sono passati solo pochi giorni per voi tutti nel corso della serie, ma per noi altri, è stata via per un anno. Non ho idea di cosa David o il suo socio le abbiano fatto durante questo tempo. Non so neanche quando potrò rivederla visto che sarò in fuga fino a quando le accuse non cadranno. Se ciò accadrà, ovviamente.

    Ho paura di vederla. So che è stato David a rapirla, ma mi sento responsabile. Mi chiedo se mi stia incolpando. Mi chiedo se mi odii. Magari un giorno lo saprò.

    Ciò che David mi ha detto mi ha sconvolto. Oggi ho passato tanto a pensarci. Mi ha detto che ero lì per lui e non per Katie. Che stavo andando dietro al drago e non alla principessa. Ho capito che aveva ragione. Ho letto un po’ dei vostri commenti e concordo: non ho scritto granché su Katie nel corso della serie. Se avesse riguardato lei, avrei scritto di più.

    Il fatto che io l’abbia lasciata per tornare dentro e combattere dice molto sul perché io abbia preparato questa trappola.

    David aveva ragione. Non riguardava Katie. Era una conseguenza. Pensarci mi fa sentire colpevole e sporco dentro. Magari sarebbe meglio se non la rivedessi più. È probabile che non voglia rivedermi.

    Katie, se leggerai mai tutto ciò, se ce la farai mai, ti chiedo scusa. Davvero.

    Di nuovo, grazie, Reddit. Mi avete aiutato davvero tanto col vostro supporto, con i vostri incoraggiamenti e con il vostro aiuto inconsapevole a preparare questa trappola per David. Non ce l’avrei fatta senza di voi.

    Gli ultimi due anni sono stati un inferno, ma è finita.

    Abbiamo distrutto quello stronzo di David King.



    Edited by & . - 31/7/2023, 15:30
     
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    "Il solo immaginare che ti sto uccidendo mi ha fatto venire un sorriso in volto "

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    In un mondo di orrore e oscurità

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    bellissimo
     
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