Il Colore Venuto Dallo Spazio pt.6

H.P. Lovecraft

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    Il Colore Venuto dallo Spazio (VI)



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    Con la lampada spenta, era chiaramente visibile una debole fosforescenza che aveva cominciato a pervadere tutta la casa. Baluginava sul pavimento dalle larghe assi, laddove il tappeto le lasciava scoperte, e luccicava sui telai di piccole finestre. Correva lungo i pilastri a vista, brillava sulla mensola del camino, e contaminava le porte e i mobili. A ogni minuto si intensificava e, alla fine, fu chiaro che era necessario che ogni essere vivente lasciasse quella casa.
    Ammi mostrò agli altri la porta sul retro e il sentiero che risaliva tra i campi fino al pascolo di dieci acri. Camminarono storditi, come in sogno, e non osarono guardarsi alle spalle finché non furono lontani, sulla collina. Furono contenti che ci fosse quel sentiero, perché non avrebbero mai potuto scappare per la strada principale passando accanto al pozzo.
    Fu già abbastanza brutto oltrepassare il granaio e i capannoni scintillanti, e quei baluginanti alberi da frutta con i loro contorni maligni e diabolici ma, grazie al cielo, i rami si contorcevano verso l'alto. La luna rimase coperta da nubi nere mentre attraversavano il rozzo ponte sul Chapman's Brook, e annaspavano alla cieca fino ai campi aperti.
    Quando guardarono indietro, verso la valle e la lontana fattoria dei Gardner, videro uno spettacolo agghiacciante.
    Tutto scintillava in quella ignota tonalità di colore: alberi, costruzioni, e perfino l'erba, che non aveva mai assunto quel letale aspetto, grigio e friabile. I rami erano tutti tesi verso il cielo, e coronati da lingue di fuoco; torrentelli dello stesso fuoco mostruoso scendevano lungo le grondaie della casa, del fienile e dei capanni. Sembrava una scena presa da un quadro di Fuseli, e su tutto il resto regnava quel torrente di luce amorfa, quell'arcobaleno alieno e informe della misteriosa sostanza venefica uscita dal pozzo; ribollente, senziente, ondeggiante, scintillante e gorgogliante nel suo cromatismo cosmico ed ignoto.

    Poi, senza preavviso, quell'orribile luminosità si slanciò verso il cielo come un razzo o una meteora, senza lasciare tracce. Sparì in un buco tra le nuvole, dalla forma circolare e stranamente regolare, prima che qualcuno potesse emettere un suono.
    Nessuno di quelli che l'hanno vista potrà mai dimenticare quella visione, e Ammi fissò inebetito la costellazione del Cigno, nella quale Deneb risaltava tra le stelle per la sua luce. Tra quegli astri, l'ignoto calore si era perso nella Via Lattea.

    Colour_out_of_Space_by_Paul_Flanders



    Ma uno schianto nella vallata riportò subito dopo il suo sguardo sulla terra. Accadde solo questo: solo un rumore di legno che si spacca e si schianta, e non il boato di un'esplosione, come affermarono molti altri del gruppo. Eppure il risultato fu lo stesso perché, in un istante febbrile e caleidoscopico, da quella fattoria maledetta e dannata eruppe un diluvio di scintille e di sostanza innaturale che abbagliò quei pochi che lo videro, e bombardò lo zenit di un nume di frammenti di colori fantastici che il nostro mondo non possiede.
    Attraverso i vapori, che si erano rapidamente riformati, i frammenti colorati seguirono la mostruosità che era scomparsa, e in un attimo scomparvero anch'essi. Nella vallata restarono solo tenebre a cui gli uomini non osarono tornare. Poi si alzò un vento che sembrava arrivare in folate scure e gelide degli spazi astrali. Urlava, ululava, e sferzava i campi e i boschi contorti di una folla frenesia cosmica, finché gli atterriti spettatori compresero che sarebbe stato inutile aspettare che la luce lunare mostrasse che cos'era rimasto della fattoria di Nahum.

    Troppo spaventati per abbozzare qualche teoria, i sette uomini tremanti si trascinarono verso Arkham, lungo la strada che correva a nord. Ammi era in condizioni peggiori dei suoi compagni, e li pregò di accompagnarlo a casa, invece di continuare diritti per la città. Non aveva il coraggio di attraversare da solo i boschi rinsecchiti e spazzati dal vento che lo dividevano da casa sua.
    Ammi aveva vissuto un'esperienza sconvolgente che agli altri era stata risparmiata e, per molti anni a venire, fu perseguitato da una paura opprimente di cui non osava parlare. Mentre gli altri spettatori su quella collina battuta dal vento avevano rivolto la faccia verso la strada, Ammi si era girato per un istante a guardare quella cupa valle di desolazione che aveva ospitato il suo disgraziato amico. E da quel luogo contaminato, remoto, aveva visto qualcosa alzarsi debolmente, solo per riaffondare nel punto preciso da cui il grande orrore informe si era lanciato verso il cielo.
    Era solo un colore, ma un colore che non apparteneva né alla terra né al cielo. E, poiché Ammi conosce quel colore, e sa che un ultimo debole residuo deve ancora celarsi nelle profondità del pozzo, la sua testa non è completamente a posto.
    Ammi non si è più avvicinato a quel luogo.

    Sono passati quarantaquattro anni da quei giorni orribili, ma lui non è più tornato nella valle, e sarà felice solo quando il nuovo bacino idrico la cancellerà. Anch'io ne sarò felice, perché non mi piacciono i colori che la luce del sole assume intorno a quel pozzo abbandonato. Spero che l'acqua sarà sempre molto profonda ma, anche se sarà così, non la berrò mai.
    Penso che non rivedrò più i dintorni di Arkham. Tre degli uomini che erano stati con Ammi tornarono la mattina dopo a vedere le rovine alla luce del sole, ma non c'erano rovine vere e proprie. Solo i mattoni del comignolo, le pietre della cantina, alcuni frammenti minerali e metallici, e l'imboccatura di quel pozzo nefasto. Tranne che per il cavallo morto di Ammi, che essi trascinarono via per seppellirlo, e il calesse che restituirono al proprietario, la vita aveva lasciato quel luogo.
    Restavano solo cinque acri maledetti di polvere grigia e, da allora, non vi è mai più cresciuto niente. Oggi si allarga ancora sotto il cielo nei boschi e nei campi come una grande macchia fatta da un acido, e i pochi che hanno avuto il coraggio di guardarla, malgrado i racconti di contadini, l'hanno chiamata la Landa Maledetta.
    I racconti dei contadini sono bizzarri. Sarebbero ancora più bizzarri se i cittadini di Arkham e i chimici dell'università si prendessero la pena di analizzare l'acqua di quel pozzo in disuso e la polvere grigia che nessun vento riesce a soffiare via. Anche i botanici dovrebbero studiare la flora avvizzita che è ai margini della vallata; forse potrebbero dire se ha ragione chi afferma che l'avvizzimento si estende a poco a poco, forse di un paio di centimetri l'anno.

    La gente dice che il colore dell'erba intorno a quella zona non è proprio normale in primavera, e che d'inverno le bestie selvatiche lasciano strane impronte sul sottile strato di neve. La neve non è mai molto alta sulla Landa Maledetta. I cavalli - i pochi rimasti in questa civiltà di macchine - diventano ombrosi quando passano per quella valle silenziosa; e i cacciatori non possono fidarsi dei propri cani quando sono troppo vicini alla macchia di polvere grigia.
    Dicono che anche l'influsso sulla mente sia negativo in quella regione; molti sono diventati un po' tocchi negli anni successivi alla morte di Nahum, e in comune avevano la caratteristica di non trovare la forza di andarsene.
    Allora, tutte le persone sane di mente hanno lasciato la regione, e solo gli stranieri hanno tentato di vivere nelle vecchie fattorie cadenti. Ma nemmeno loro hanno resistito; e talvolta ci si chiede se un intuito più acuto degli altri abbia loro permesso di vedere i fenomeni soprannaturali di cui sussurrano.
    I loro sogni notturni - come affermano - sono spaventosi in quella regione grottesca - e, senza dubbio, il solo aspetto di quell'oscuro reame è sufficiente a provocare delle fantasie morbose. Tutti i viaggiatori hanno avvertito un senso di stranezza in quelle profonde gole, e gli artisti rabbrividiscono nel ritrarre quei fitti boschi il cui mistero colpisce sia gli animali che gli occhi
    Anch'io sono sconcertato dalla sensazione che produsse in me la mia unica visione di quel luogo, prima che Ammi mi narrasse la sua storia. Quando scese il crepuscolo, desiderai che qualche nube si addensasse in cielo, perché nel mio animo si era insinuato uno strano timore per i profondi abissi celesti.
    Non chiedetemi la mia opinione. Non so niente. Questo è tutto.
    Solo Ammi è in grado di rispondere; perché gli abitanti di Arkham non amano parlare degli strani giorni, e i tre professori che videro il meteorite e il suo globulo colorato sono tutti morti. C'erano altri globuli, ne sono convito. Uno si nutrì e fuggì, ma probabilmente ce n'era un altro che arrivò in ritardo.
    Senza dubbio, è ancora nel pozzo. Ho visto con i miei occhi che la luce del sole assume strani colori sulla sua imboccatura. I contadini dicono che l'avvizzimento avanza di un paio di centimetri all'anno: allora è probabile che ancora oggi il globulo si nutra e cresca. Ma, qualcuna sia la forza maligna che si cela in quel luogo, dev'essere prigioniera; altrimenti si sarebbe estesa rapidamente. Forse si è abbarbicata alle radici di quegli alberi che artigliano l'aria?
    Ad Arkham si dice che ci siano grandi querce che di notte scintillano e si muovono come non dovrebbero.

    Che cosa sia, solo Iddio lo sa. Credo che, da un punto di vista scientifico, la cosa descritta da Ammi si potrebbe definire un gas, ma questo gas obbediva a leggi che non appartengono al nostro cosmo. Non era furto dei mondi e dei soli che splendono nei telescopi e sulle lastre fotografiche dei nostri osservatori. Non veniva dai cieli i cui movimenti e le cui dimensioni vengono misurate o ritenute incommensurabili dai nostri astronomi.
    Era solo un colore venuto dallo spazio, un terribile messaggero proveniente dagli informi reami dell'infinito che si stende aldilà della natura a noi nota; da reami la cui sola esistenza annebbia la mente e ci ottenebra, con i neri abissi extra-cosmici che spalanca davanti ai nostri occhi atterriti.
    Dubito fortemente che Ammi mi abbia mentito coscientemente, e non penso che il suo racconto fosse solo il delirio di un pazzo, come mi avevano preavveritito gli abitanti di Arkham.
    Qualcosa di terribile arrivò insieme al meteorite sulle montagne e nelle valli; e qualcosa di terribile - benché non sappia in quali proporzioni - rimane ancora. Sarò felice di vedere sommergere dall'acqua quella landa. Nel frattempo, spero che non succeda niente ad Ammi. Ha visto così tanto di quella cosa il cui influsso era così insidioso. Perché non è mai riuscito ad andarsene? Con quanta chiarezza ricorda le ultime parole di Nahum: "Non puoi andare via... ti attira... sai che qualcosa sta per venire ma è inutile".
    Ammi è un buon vecchio... quando cominceranno i lavori per il bacino di riserva, scriverò all'ingegnere capo di dirgli di tenerlo sotto controllo. Sarebbe tremendo pensare che possa diventare quella mostruosità grigia, contorta e prosciugata che continua a turbare i miei sogni.

    Traduzione di Gianni Pilo


    Edited by & . - 24/6/2020, 19:40
     
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    Sono Lady Cupcake, prima del suo nome. Madre dei Pennuti, distruttrice della mia autostima. Creatrice del ciclo del Disagio e stermimatrice di germi.

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