Il Colore Venuto Dallo Spazio pt.3

H.P. Lovecraft

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    Il Colore Venuto dallo Spazio (III)



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    Per altre due settimane Ammi non vide più Nahum; poi, preoccupato per quanto potesse essere accaduto, vinse i propri timori e fece una visita ai Gardner. Non usciva fumo dal grande comignolo e, per un attimo, il visitatore temette il peggio. L'aspetto della fattoria era coinvolgente: erba e foglie secche e grigiastre coprivano il terreno, rampicanti cadevano in rottami friabili dalle mura e dagli antichi spioventi, e grandi alberi spogli si protendevano verso il grigio cielo di novembre con una malignità deliberata che Ammi pensò derivasse da un sottile cambiamento nell'inclinazione dei rami.

    Ma Nahum era vivo, dopotutto. Era debole, disteso su un giaciglio nella cucina dal soffitto basso, ma era perfettamente cosciente, e in grado di dare semplici ordini a Zenas. La stanza era mortalmente fredda e, poiché Ammi tremava visibilmente, l'ospite gridò a Zenas di portare altra legna. E di legna ce n'era bisogno, visto che l'enorme focolare era spento e vuoto, con una nube di fuliggine che si muoveva al vento gelido che scendeva lungo la canna fumaria.
    Poco dopo, Nahum gli chiese se si sentisse meglio, ora che il fuoco era stato ravvivato. Allora Ammi capì che cosa fosse accaduto. Anche la fune più robusta cede alla fine, e la mente dello sventurato contadino era ormai impenetrabile ad altri dolori.
    Ammi lo interrogò con tatto, ma non riuscì a ottenere alcuna notizia precisa sulla vera sorte di Zenas. "Nel pozzo... vive nel pozzo...", fu tutto ciò che disse l'ottenebrato agricoltore. Poi, al visitatore venne d'improvviso in mente la moglie pazza di Nahum, e fece delle nuove domande.
    "Nabby? Beh, eccola!", fu la sorpresa risposta del povero Nahum, e Ammi capì che doveva cercarla da solo.
    Lasciò l'innocuo pazzo sul giaciglio, prese le chiavi dal gancio vicino alla porta e salì le scale scricchiolanti che portavano alla soffitta: lassù l'aria era viziata e fetida, e non si sentiva alcun rumore. Delle quattro porte in vista, solo una era chiusa a chiave, e Ammi provò le varie chiavi che aveva preso. La terza si rivelò quella giusta e, dopo qualche tentativo, Ammi spalancò la porta bianca.
    Era completamente buio all'interno, perché la finestra era piccola e in parte oscurata dalle rozze sbarre di legno; Ammi non riuscì a vedere nulla sul pavimento dalle larghe assi. Il tanfo era insopportabile e, prima di avanzare ulteriormente, fu costretto a scappare in un'altra stanza e a ritornare con i polmoni pieni di aria respirabile. Quando entrò, vide qualcosa di scuro in un angolo e, quando la guardò meglio, urlò a gola spiegata. Mentre urlava, gli parve che una nuvola oscurasse la finestra e, un secondo dopo, si sentì sfiorato come da un'insopportabile corrente di vapore.

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    Strani colori danzarono davanti ai suoi occhi e, se l'oratore non l'avesse ottenebrato, avrebbe pensato al globulo incastonato nel meteorite, e alla morbosa vegetazione che era spuntata in primavera.
    Ma in quel momento pensò solo alla blasfema mostruosità che gli stava davanti, e che palesemente aveva subìto lo stesso misterioso destino del giovane Thaddeus e del bestiame. Il particolare più terribile era che quell'orrore continuava a muoversi lentamente, impercettibilmente, mentre continuava a sgretolarsi.
    Ammi non aggiunse nessun altro particolare riguardo a quella scena ma, quando il suo racconto proseguì, la forma nell'angolo non si muoveva più. Ci sono cose che non si possono dire, e un atto di umanità non può essere giudicato crudelmente dalla legge.

    Capii che nessuna forma in movimento fu lasciata in quella stanza della soffitta, e che lasciare qualcosa capace di muoversi sarebbe stato un atto mostruoso, avrebbe significato condannare un essere cosciente a un tormento eterno. Chiunque non fosse stato un solido agricoltore sarebbe svenuto o impazzito, ma Ammi attraversò in piena coscienza il basso uscio e si chiuse alle spalle quel segreto maledetto. C'era Nahum a cui pensare, ora; doveva essere nutrito, accudito, e portato in un posto dove potesse essere curato.
    Quando cominciò la discesa delle buie scale, Ammi sentì un tonfo provenire dal pianoterra. Gli parve anche di sentire un grido soffocato, e ricordò con paura il viscido vapore che lo aveva sfiorato in quella orribile stanza della soffitta. Quale presenza era stata disturbata dal suo grido e dal suo ingresso?
    Trattenuto da una vaga paura, udì altri rumori provenire dal piano inferiore: sentì trascinare qualcosa di pesante, e poi uno sgradevole rumore di suzione. Con l'immaginazione ormai sbrigliata, pensò inspiegabilmente a ciò che aveva visto nella soffitta. Buon Dio! Quale bizzarro incubo era capitato? Non osava muoversi né avanti né dietro, perciò restò nella scala buia. Ogni particolare della scena gli bruciava il cervello: i rumori, il terrore, l'ansia, il buio, la ripidità degli stretti scalini, e - Dio misericordioso! - la luminosità fievole ma innegabile di tutti gli oggetti di legno: gradini, pareti, assicelle, travi.
    Poi il cavallo di Ammi lanciò un nitrito disperato, seguito da uno scalpitio che richiamava alla mente l'idea di una fuga frenetica. Dopo un instante, il cavallo e il calesse non furono più udibili, e l'uomo, immobilizzato dal terrore sulle scale buie, cercò di immaginare che cosa li avesse fatti scappare.
    Ma non fu tutto.
    Si sentì un altro rumore provenire dall'esterno. Una specie di tonfo nell'acqua: doveva trattarsi del pozzo. Aveva lasciato Hero libero accanto al pozzo, e una ruota del calesse aveva probabilmente urtato la cimasa e doveva aver fatto cadere una pietra nell'acqua. E la pallida fosforescenza continuava a baluginare da quel legno antico. Dio! Quanto era antica quella casa! La maggior parte era stata costruita prima del 1700.
    Poi risuonò distintamente un lieve stridio sul pavimento del piano inferiore, e Ammi strinse più forte il pesante bastone che aveva preso nel solaio. Ripreso lentamente coraggio, finì la discesa e si avviò audacemente verso la cucina.
    Ma non arrivò a destinazione, perché quello che cercava non era più lì. Gli era venuto incontro, ed era ancora vivo, più o meno. Ammi non avrebbe saputo dire se avesse strisciato o fosse stato trascinato da forze estranee, ma era stato colpito a morte. Tutto era accaduto nell'ultima mezzora, ma il crollo, l'ingrigimento e la disintegrazione erano ormai in fase avanzata. La pelle era diventata friabile e si staccava a scaglie. Ammi non riuscì a toccarla, ma guardò inorridito quella parodia distorta che era stata una faccia.
    - Che cos'era, Nahum... che cos'era? - sussurrò Ammi, e quelle labbra rigonfie, spaccate, riuscirono appena a farfugliare una risposta.
    - Niente... niente... il colore... brucia... freddo e umido... ma brucia... viveva nel pozzo... io l'ho visto... una specie di fumo... proprio come i fiori della primavera scorsa... il pozzo di notte splende... Thad, Merwin, Zenas... tutto ciò che è vivo... succhia la vita da tutto ciò che... In quella pietra... deve essere uscito da quella pietra...
    Ha avvelenato tutto... non so cosa vuole... quella cosa rotonda che i professori hanno trovato nella pietra... l'hanno schiacciata.... aveva lo stesso colore... lo stesso dei fiori e delle piante... ce ne devono essere molti... semi... semi... sono cresciuti... l'ho visto per la prima volta questa settimana... deve aver dato un colpo forte a Zenas... era un ragazzo robusto, pieno di vita.... prima di indebolisce la mente e poi ti prende... ti brucia... nell'acqua del pozzo... aveva ragione, non puoi andare via... ti attira, sai che qualcosa sta per venire, ma è inutile... l'ho visto quando è stato perso Zenas... come sta Nabby, Ammi?... la mia testa non funziona... non so da quanto tempo non le do da mangiare, la prenderà, se non stiamo attenti... solo un colore... e brucia, e succhia... viene da un mondo dove le cose sono diverse da qui... uno di quei professori l'ha detto... aveva ragione... attento, Ammi, succhia la vita... lo farà ancora... -

    Questo fu tutto. La cosa che aveva parlato non parlò più, perché aveva ceduto. Ammi distese una tovaglia a scacchi rossi su quello che era rimasto, e uscì barcollando dalla porta sul retro. Risalì il pendio fino al pascolo di dieci acri e si trascinò verso casa, lungo la strada a nord, che correva tra i boschi.
    Non aveva la forza di passare accanto a quel pozzo da cui i suoi cavalli erano fuggiti. L'aveva guardato dalla finestra, e aveva visto che dall'orlo non mancava nessuna pietra. Allora il calesse, sbandando, non aveva smosso niente, e il tonfo dell'acqua doveva essere stato provocato da qualcos'altro, qualcosa che era entrato nel pozzo dopo aver ucciso il povero Nahum.

    Parte 4 >

    Traduzione di Gianni Pilo


    Edited by & . - 24/6/2020, 19:37
     
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