Votes taken by Salaì

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    AGGIORNAMENTO:

    Scusate il ritardo, sono a Praga da due settimane ma non ho avuto connessione internet fino ad ora.

    Sono subito andata sul Ponte di Carlo a vedere se Karbourek era lì, ma non l'ho visto al suo solito posto (era PIENO di gente...forse anche più che a Natale).
    I giorni successivi ho lasciato perdere ed ho girato per Praga, passando occasionalmente sul ponte, ma anche se ho notato quattro distinti mendicanti, nessuno assomigliava a lui.
    Ho provato anche ad andarci di mattina presto, quando c'e davvero poca gente, ma non l'ho mai visto.

    Dato che la maggior parte del tempo la passo a Kampa (il suo posto preferito, secondo la leggenda), mi è capitato già tre volte di vedere una barca nel fiume Vltava. Non si tratta di quelle chiatte per turisti: è una barchetta a remi molto rovinata...e chi ci vedo sopra se non Karbourek!!
    Potrei essermi facilmente sbagliata. Sono passati anni, e forse non me lo ricordo così bene, ma giurerei che fosse lui.
    A volte ho anche aspettato per vedere dove andasse, ma ho sempre lasciato perdere dato che stare fermi al freddo per ore non è facile. In compenso mi sono subito resa conto che quella barca viene ormeggiata proprio a Kampa, attaccata al pilastro del Ponte! Insomma...per quanto tempo passi su quell'isoletta, non ho mai visto nessuno ormeggiare o salpare su quella barchetta, eppure ecco lì quell'uomo con la barba lunga che rema lungo il fiume.

    A parte questo, sono andata nella stessa locanda di quella notte di Natale, ma l'oste che mi ricordavo non c'era. Ho parlato un po' con il barista, ed ho chiesto di raccontarmi qualcosa sui Vodnik. Lui mi ha detto che effettivamente qualche volta uno strano uomo veniva in quella taverna e beveva solo acqua, poi disse che a Kampa c'era un Vodnik che fumava la pipa ed aveva una barca (!!!) dicendomi che i vecchi dell'isola lo conoscevano bene. Raccontò che un tempo era stato fatto un patto, e nei dintorni di Kampa nessuno era mai più annegato, dato che il Vodnik li proteggeva.

    Ho cercato di parlare con qualche anziano, ma nessuno spiccica una parola di inglese...

    L'ampolla è rimasta in Italia, ma quando tornerò la farò analizzare.
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    CITAZIONE (BuRn!/< @ 15/10/2017, 23:59) 
    Interessante e alquanto strano.
    Non saprei, sei sicura al 100% che sia un senzatetto? Davvero insolito che abbia bevuto solamente l'acqua, senza toccare birra e cibo.
    Mi incuriosisce assai questa RE...Bè aspetto novità sul composto allora :D

    Non sono sicura, ma tutte le volte che l'ho visto era lì sul ponte, anche con la neve, per l'appunto. E la prossima volta ESIGO che mangi qualcosa, dato che quando sono all'estero da sola mi trasformo nella nonna di tutti...

    A breve farò qualche esperimento sul liquido e vi farò sapere. chemistry_nerd_by_hsn2555
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    CITAZIONE (Antonio Burton Cerrato @ 15/10/2017, 17:37) 
    Bellissima storia! Bhe aspettiamo una continuazione allora ;)

    Grazie mille! Credimi, non sto più nella pelle. Non vedo l'ora di vedere se Karbourek è ancora lì sul Ponte.


    CITAZIONE (Barachiel @ 15/10/2017, 17:59) 
    Ti ha dato un anima per giocare ? :asd: io proverei a venderla al diavolo

    Ahah, infatti ci avevo subito pensato devil_tard_by_sirbobalot55-d48ibqu
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    Il Regalo di uno Spirito


    Il Folletto di Praga



    IMG-1



    Premessa:
    A Praga esiste una leggenda che riguarda i Vodnik, folletti, spiriti o creature magiche che a volte prendono la forma di esseri umani, specificatamente mendicanti. Queste creature si riconosco perché non staranno mai a lungo lontani dal loro fiume o dal loro ponte, non mangiano cibo umano, e si dice siano legati all'acqua in un modo innaturale.
    Alcuni affermano che un vodnik di nome Karbourek, un tempo, sia andato in una locanda ed abbia chiesto una bacinella d'acqua in cui immergere i piedi.
    Si racconta anche che i vodnik tengano le anime degli annegati in ampolle, che conservano sul fondo del fiume.

    E qui inizia la mia storia...

    Due anni fa ho fatto una piccola fuga dal Natale a Praga.
    Non mi piace molto questa festa, ed anzi cerco spesso di non considerarla ed addirittura evitarla.

    Ma quello a Praga era il primo che passavo da sola, ed a un certo punto in strada hanno cominciato a cantare "Good King Wenceslas" in una melodia malinconica ma bella. Allora sono uscita dall'albergo borbottando a mo' di Ebenezer Scrooge "Natale? Scempiaggini!", e sono andata nel primo pub, che stranamente era vuoto se non per un gruppo di scozzesi ed un ragazzo che beveva da solo.

    Per un'ora ho mangiato e bevuto da sola anch'io, ma quando ho ordinato un "assenzio con zolletta" come una bohémien, il ragazzo mi si è avvicinato per chiedermi com'era, dato che era interessato ma aveva un certo timore a bere una cosa così forte (infatti è come lava liquida!). Abbiamo parlato del più e del meno, ed è venuto fuori che anche lui era italiano. Allora abbiamo iniziato a parlare nella nostra lingua e quando gli scozzesi si sono approcciati è partito un discorso sulle lingue latine che è sfociato in me che insegnavo a tutti "In Taberna Quando Sumus" (un canto da osteria del "Carmina Burana") in uno scempio corretto dall'assenzio.

    IMG-1



    Ad un certo punto mi è venuto in mente un anziano mendicante dalla barba lunga con cui passavo sempre una manciata di minuti a fine giornata, sul Ponte di Carlo, e che mi chiamava "alchimista" sorridendo (la pronuncia in ceco è molto simile all'italiano). Allora ho portato con me il ragazzo italiano e lo sono andato a trovare al solito posto, vicino all'Isola di Kampa.
    Nevicava da poche ore, ma c'erano già almeno cinque cm di neve e lui era lì, da solo, con solamente un cappotto a coprirlo dal freddo. Il poveretto non parlava inglese, ed avrà pensato chissà cosa quando lo abbiamo praticamente sollevato e trascinato alla locanda. Era terrorizzato, ma quando gli abbiamo offerto da bere e da mangiare l'oste ha fatto da traduttore ed ci ha riferito che il signore non sapeva come ringraziarci.

    Lo abbiamo fatto sedere davanti ad un tavolo imbandito di ogni bendiddio. Ce n'era per tutti i gusti: dalla carne alle verdure; dolci, frutta, piatti tipici, stuzzichini ed antipasti. Da bere c'era un bel boccale di birra pronto ad essere riempito non appena fosse finito ed una caraffa da due litri di acqua.

    Per non disturbarlo io, l'italiano e gli scozzesi lo abbiamo lasciato in pace, contenti di vedere un bel sorriso sul suo volto. Il mendicante era davvero magro, ma giuro che per due ore non ha fatto altro che bere acqua direttamente dalla caraffa! Non ha toccato cibo.
    Insomma, sia quel che sia, l'ometto ha tracannato due litri, poi ha chiesto di poter riempire di nuovo la caraffa ed ha bevuto di nuovo.

    Abbiamo detto all'oste di chiedergli se volesse qualcos'altro da mangiare, ma il vecchietto ha continuato a sorridere e, rivolto a me, ha scosso la testa come a voler dire che non desiderava nulla.
    La cosa strana è che, per l'appunto, il mendicante ha guardato quasi solamente me per tutta la serata, come se mi conoscesse bene o mi fosse affezionato. Ripeto che io lo vedevo solo pochi minuti al giorno e non potevo neppure conversare con lui, ma fin dal primo momento mi ha chiamata "alchimista" (anche se non poteva sapere il vero motivo per cui ero a Praga) e mi ha guardata non con riconoscenza, ma come si guarda un vecchio amico.
    Nel frattempo l'oste, che era l'unico con il quale poteva comunicare, quando ha visto che il mendicante non aveva toccato cibo, ma solo acqua, ha cominciato a farsi serio e ci ha confidato che sospettava si trattasse di un vodnik. Ha anche detto che suo nonno a volte ne incontrava uno, quando era ancora in vita e gestiva quella locanda.
    Non ho dato molto peso a questa affermazione, ma pensandoci bene la situazione era davvero strana.

    Alla fine, giunto il momento di andarsene, tutti insieme eravamo pronti a pagargli una camera in quella stessa locanda, ma il mendicante ha rifiutato cortesemente, sembrando davvero irrequieto e desideroso di tornare al suo Ponte. Prima di uscire è venuto vicino a me e mi ha stretto il braccio debolmente, poi ha fatto uno strano gesto (forse di ringraziamento, ma sembrava più una benedizione) e mi ha dato una strana ampolla bagnata fradicia. Io l'ho guardato alquanto stupefatta, e dato che non aveva mangiato e non voleva neppure una camera, gli ho dato una banconota.
    Lui me l'ha restituita e, sempre sorridendomi come ad una figlia, annuendo contento se ne è andato, e la neve lo ha avvolto in un attimo. Non ho mai saputo il suo nome, ma l'ho soprannominato "Karbourek" (il nome del mendicante-fantasma della leggenda).
    Mi sono anche dimenticata di dire che parlava solo il ceco, ma a quanto pare conosceva un po' di latino dato che ha canticchiato qualche strofa mentre gracchiavamo "In taberna quando sumus" e ha cercato di dirmi qualcosa in latino, che però non ho capito.

    AMPOLLA-_III



    Ovviamente ho conservato quell'ampolla e l'ho aperta per analizzarne il contenuto.
    Non è nulla di commestibile (pensavo fosse un liquore) e attorno al tappo ed al collo è presente una muffa bianca. L'odore è simile a quello del legno, dell'acqua stagnante e del carbone bagnato, ed il colore è nero, ma se si scuote l'ampolla sulle pareti resta un alone quasi violaceo. Ho provato ad usarlo come inchiostro e la traccia lasciata è debole e tendente ad un nero-marrone.

    Sono rimasta affascinata da questa esperienza, ed alla fine ho provato dopo tanti anni il genuino calore natalizio che desideravo e che mi faceva amare tanto il Natale, una volta. Forse ho davvero incontrato lo "Spirito dei Natali Passati" come nel libro di Dickens...

    Il mattino dopo ho dovuto lasciare Praga, e non ho più avuto la possibilità di incontrare Karbourek, ma a fine novembre mi trasferirò proprio in quella magica città, sperando di rivedere ancora una volta il folletto mendicante.

    Edited by RàpsøÐy - 13/10/2017, 18:36
  5. .

    Hy-Brazil
    L'Isola che non c'è




    Molti sanno della famosa Atlantide, la terra che secondo le leggende ospitava saggi ed eruditi, inghiottita dalle acque negli scritti di Platone...
    Ma è un'altra isola a comparire sulle mappe dal 1300 fino al tardo 1800: l'Isola di Hy-Brazil.



    Questa misteriosa terra, rappresentata su molte cartine geografiche a largo delle coste irlandesi, si diceva ospitasse una piccolissima civiltà assai progredita. Solo pochi studiosi abitavano l'Isola, composta da due metà divise da un canale o un fiume, e non erano molti i navigatori che si apprestavano a fare porto sulle sue coste frastagliate. Quella era una piccola utopia di perfetta intelligenza che spaventava le persone comuni.
    La costante nebbia che circondava l'isola, nascondendola spesso a chi desiderava andarci per un motivo o per un altro, la faceva sembrare più una leggenda che un posto realmente esistente.
    Così, col passare degli anni, la storia di Hy-Brazil finì per passare all'oblio delle storie raccontate dai marinai, e c'era chi vociferava di una punizione divina e di uno sprofondamento improvviso, esattamente come Atlantide.

    Ma dopo anni c'era chi ancora credeva o sperava che Hy-Brazil esistesse davvero, e fu così che alcuni curiosi decisero di scoprire la verità.
    I registri parlano di John Jay Junior, che partì da Bristol nel 1480 alla ricerca della misteriosa isola. Dopo aver trascorso due settimane nelle nebbie del mare irlandese, tornò a casa sconfitto. Nel 1481 è stato il turno delle navi Trinità e George, salpate dalla stessa località in Inghilterra solo per tornare a mani vuote come il loro predecessore.

    Eppure non tutti i viaggiatori dovettero subire una delusione: il diplomatico spagnolo Pedro de Ayala riporta nelle sue lettere ai sovrani spagnoli la storia di John Cabot (il primo europeo a visitare il Nord America al tempo dei vichinghi) che visitò l'isola in più occasioni.

    Successivamente, il capitano John Nisbet, approdò per caso ad Hy-Brasil durante il viaggio dalla Francia all’Irlanda nell’anno 1674. Alcuni marinai sostarono un’intera giornata sull’isola.
    Secondo il capitano, l’equipaggio trovò un vecchio mago che offrì loro argento ed oro. Nel suo diario di bordo Nisbet riporta avvistamenti di grandi conigli neri e dell'altissima torre sulla quale viveva il vecchio mago, aggiungendo che una specie di incantesimo avvolgeva l'isola, non permettendo ai navigatori di vederla se non quando vi si fossero trovati estremamente vicino.
    Dato che questa storia era difficile da credere, pochi anni dopo vi fu una seconda spedizione guidata da Alexander Johnson, che trovò l’isola e confermò le testimonianze di Nisbet.

    Dopo queste spedizioni Hy-Brazil cadde di nuovo nel dimenticatoio fino al 1872, quando Robert O’Flaherty e T. J. Westropp affermarono di aver visitato l’isola. In realtà, Westropp disse di essere stato ad "Hy-Braszile" in tre occasioni. Per confermare la veridicità delle sue affermazioni agli scettici, il navigatore portò con sé la sua famiglia, ed anche la moglie ed i bambini la videro finalmente con i propri occhi.

    Hy-Brazil appare in numerosi racconti di navigatori e cartografi più o meno famosi, quindi è assai improbabile che in questa storia non ci sia un fondo di verità. Alcuni dicono che l’isola è sede di divinità irlandesi, altri credono che sia abitata da una civiltà avanzata, altre storie parlano di un semplice eremita o mago che vive nella sua torre.

    Le Coordinate

    Sebbene non ci siano riferimenti ad Hy-Brazil nelle documentazioni moderne, né nelle mappe nautiche, nella storia degli ultimi anni è successo un evento direttamente collegato all'isola.
    In quello che è noto come "L'Incidente della Foresta di Rendlesham", un ufficiale militare ricevette (insieme a molte altre cose) le coordinate di Hy-Brazil in un modo assai particolare. Dopo che un oggetto volante era stato avvistato nei pressi della base militare americana di Rendlesham Forest, nel Regno Unito, non lontano da un impianto nucleare, il sergente Jim Penniston trovò effettivamente un disco volante. Quando lo toccò, un messaggio telepatico consistente in un codice binario entrò nella sua mente. L'ufficiale, spaventato ed incredulo, non osò parlare di questo fatto per molti anni, ma nel 2010 rivelò di aver appuntato il codice binario ricevuto ed alcuni schizzi. Un ricercatore a cui Jim aveva mostrato le pagine lo aiutò a decifrarlo, e venne fuori che i codici formavano frasi e parole di senso compiuto. Tra le tante, c'erano anche le coordinate di un'isola chiamata Hy-Brasil situata, come nelle mappe antiche, a largo delle coste irlandesi.

    [52.0942532 N - 13.131269 W]



    I Sogni

    Molti appassionati di Lovecraft conosceranno il racconto "Il Richiamo di Cthulhu", nel quale alcuni individui di estrema sensibilità vengono tormentati da sogni riguardanti l'imminente emersione della perduta città di R'Lyeh.

    Ebbene, alcune persone hanno riportato di uno strano sogno, diverso da quelli comuni in quanto sensazioni e ricordi, nel quale vedevano un'isola particolare o una sola costa di essa. Il cosiddetto sogno è caratterizzato da un mare molto scuro e tempestoso, spesso avvolto dalla nebbia, dalla quale emerge alla vista una costa estremamente frastagliata.
    I sognatori affermano di sapere con sicurezza che quella terra esiste nel mondo normale, e certi dicono che nel sogno è possibile visitarla, anche se non molti hanno voglia di farlo. Parlano di una debole minaccia, qualcosa di indefinito ma che repelle la maggior parte delle persone, come appunto poteva essere un mago (o una persona un po' più erudita del normale) nei secoli bui.
    La teoria è che sia coinvolto un portale temporale e/o dimensionale; uno screzio nel tessuto del nostro universo che manda schizzi di un'altra realtà nei sogni di alcuni.
    L'altra teoria è quella della risonanza morfica o di un ricordo primordiale trasmesso dai nostri antenati che sapevano dell'esistenza di Hy-Brazil.


    Qualunque sia la spiegazione, esistono davvero troppi documenti e troppe testimonianze per far sì che la storia di Hy-Brazil cada ancora una volta nell'oblio.


    Hy-Brazil è apparsa (con diversi nomi):

    • Bracile - portolano di Angelino Dalorto - 1325

    • Bracile - mappa di Angelino Dalorto - 1329

    • Brazil - carta dei fratelli Pizigani - 1367

    • Senza Nome - atlante Catalano - 1375

    • Insula de Brasil - mappa Veneziana di Andrea Bianco - 1436

    • Brasil - mappa di Toscanelli - 1474

    • Illa de Brasil - carta Catalana - 1480

    • Braszil - mappa di Jorge Aguiar - 1492

    • Brazil - mappa di A. Benincasa - 1508

    • Senza Nome - mappa dell'Europa e del Mar Mediterraneo di Piri Reis - 1513

    • Brazil - mappa di L. Fries - 1535

    • Brazil - mappa di M. Waldseemuller - 1541

    • Bracil - mappa di Jean Rotz - 1542

    • Brasil - mappa di Paol Forlani - 1565

    • Brasil - mappa dell'Europa - 1570

    • Brasil - mappa dell'Europa di Abraham Ortelius - 1573

    • Brazil - mappa di L. J. Waghenaer - 1586

    • Brasil - mappa di Sebastian Munster - 1588

    • Brazil - mappa dell'Europa di Gerardo Mercatore - 1595

    • Brasil - mappa di Gerardo Mercatore - 1623

    • Lo Brasil - mappa di Robert Dudley - 1646

    • Brazil Rock - mappa di Henrick Doncker - 1822

    • Brasil Rock - varie mappe - 1865







    Fonti principali:
    - "Faeries of the Celtic Lands" - Nigel Suckling
    - www.irishcentral.com
    - http://boards.4chan.org/x/thread/18790965/weird-dreams (la pagina non esiste più, ma avevo salvato il link perchè avevo letto dei sogni su Hy-Brazil)
    - www.therendleshamforestincident.com/
    - Mappe (la maggior parte): http://deworde.blogspot.it/2012/06/rihla-j...et-islands.html
    - Altre mappe: www.artalien.space/atlantis-candidates/4564868622




    Edited by S.A.T.O.R. - 1/9/2017, 12:18
  6. .

    Il Castello di Houska
    L'antro verso gli Inferi





    Essendo situato a 42Km da Praga, la città in assoluto più famosa della Repubblica Ceca, il Castello di Houska non è una meta molto famosa o conosciuta, ma dietro questo mistero c’è una ragione più occulta.

    Va detto che il castello, costruito nel XIII secolo, si trova nel bel mezzo di una foresta in un punto difficilmente raggiungibile eppure di nessun vantaggio o utilità militari nè tantomeno paesaggistiche. Come se non bastasse nei paraggi è difficile trovare un corso d’acqua potabile, inoltre il maniero non ha fortificazioni. Per dirla in parole semplici: il castello di Houska non ha motivo di esistere in quel preciso punto, se non per strane leggende che sussurravano di padre in figlio gli antichi abitanti di quei luoghi.

    Molto prima che il castello sorgesse, sulla collina era presente un forte in legno, citato da Vaclav Hajek in una cronaca del 1541. Nel documento si parla anche di una storia riguardante un buco nel terreno roccioso, noto per essere la fonte di strane visite. I residenti locali cominciarono a definirlo un “portale per gli inferi” e vi furono avvistamenti di creature alate o antropomorfe che uscivano al calar del sole da quella crepa nella roccia, per uccidere il bestiame e creare scompiglio. Terrorizzati, gli abitanti provarono anche a chiudere il buco con delle assi di legno o riempirlo con rocce e terra, ma la tremenda fossa ingoiava tutto senza alcun risultato.

    Il castello venne costruito successivamente, si dice, per coprire il buco infernale e tentare di limitarne le attività paranormali.
    Un potente duca della dinastia Duban, incuriosito e quasi ossessionato dalle leggende sul pozzo infernale, iniziò ad offrire ai condannati a morte la possibilità di salvarsi se avessero acconsentito a calarsi nel buco e riferirgli cosa ci fosse realmente al suo interno. Molti uomini morirono nel tentativo ed altri persero la ragione. La storia riporta un solo caso in cui un prigioniero ne uscì vivo e vagamente sano di mente, ma invecchiato di oltre trent’anni. Questi, venendo tirato fuori a causa delle sue grida disumane, aveva i capelli bianchi come la neve e le suole delle scarpe stranamente bruciate, e morì pochi minuti dopo in seguito ad un attacco nervoso, senza essere in grado di rivelare cosa avesse visto.


    Quando venne costruito, sotto il regno di Otakar II, le difese del castello erano inesistenti, se non per alcune fortificazioni verso l’interno, come se la struttura fosse atta a tenere qualcosa rinchiuso più che difendersi dai nemici. La crepa nel terreno venne coperta da lastre di metallo e sopra di esse venne edificata una cappella, con la speranza di tenere a bada le forze oscure che continuavano a manifestarsi costringendo gli abitanti a tenersi lontani da quel luogo. Tra gli affreschi della chiesetta, già macabri di per sé, vi è un inusuale riferimento alla mitologia greca. Tra gli elementi cristiani spicca la forma di un centauro, che ad una osservazione più accurata sembra una fanciulla mancina che impugna un arco. Nel Medioevo il mancinismo era considerato un segno del diavolo, e si pensa che quella strana figura sia la rappresentazione di ciò che i pittori hanno intravisto durante i lavori di costruzione.

    Durante la Guerra dei Trent’anni, nel XVII secolo, il castello venne scelto come dimora da un comandante mercenario e brigante svedese, un certo Oronto, che si vociferava fosse un esperto di magia nera ed un abile alchimista. Oronto eseguiva esperimenti all'interno dei sotterranei, terrorizzando gli abitanti a tal punto che due coraggiosi popolani entrarono nel castello di Houska uccidendolo nel suo stesso laboratorio.

    Qualche centinaio di anni dopo, nel 1836, il poeta Karel Hynek Macha trascorse una notte nel castello, in cui ebbe una visione che raccontò in una lettera al suo amico Edward Hindle. Macha descrisse la sua anima mentre veniva trascinata nel pozzo senza fondo per poi ritrovarsi in una futuristica Praga del 2006, in cui vagava tra orrore e disperazione. Tra le altre visioni il poeta descrisse una piccola bara contenente immagini in movimento che gli venne mostrata da una ragazza (una televisione?), ed un panorama agghiacciante fatto di altissimi edifici con milioni di luci gialle e senza calore, incredibilmente simili al moderno Sídliště, un quartiere di grattacieli ai margini di Praga. Proprio per questi resoconti, c’è chi afferma che in realtà il buco sia un portale dimensionale che permetta di viaggiare nel tempo.

    E’ risaputo anche che durante l’occupazione tedesca le SS presero possesso del castello, dal 1939 al 1945, anche se la destinazione d’uso dell’edificio in quel periodo rimane ancora un mistero dato che le truppe provvidero ad eliminare ogni traccia di documentazione concernente il castello di Houska. La predilezione del regime nazista per l’occultismo è ben nota, e si pensa che il castello, non essendo come già detto di alcuna utilità in ambito militare, fosse teatro di esperimenti demoniaci volti ad entrare in contatto con creature infernali per creare una tremenda alleanza. Tuttavia, dopo l’occupazione le SS abbandonarono velocemente il posto, cercando di sbarazzarsene con massive quantità di esplosivo, anche se non avevano ragione di farlo. La fretta e qualche strana coincidenza fortutita, però, fecero sì che le mine e le bombe non esplodessero.
    Negli anni successivi furono riesumati tre scheletri di uomini nazisti nel cotile del castello. La causa di morte fu per esecuzione, anche se il motivo rimane ancora un mistero.


    Houska4
    Lampadario rappresentante un vortice alchemico, con le tre teste di Mosè
    con le corna (un esemplare simile è conservato al museo Speculum Alchemiae di Praga)



    La cosa strana del castello di Houska è che non sono molti i libri ed i tour che ne parlano, nonostante l’incredibile storia. Le autorità locali sembrano quasi voler tenere l’attrazione il più nascosta possibile, le guide (tranne i ghost tour che girano per Praga) evitano l'argomento e sviano l'attenzione su altre attrazioni e gli orari di apertura improponibili sono decisamente un deterrente contro visitatori e curiosi. Moltissime parti del castello sono chiuse ed inaccessibili. Molti studiosi hanno richiesto svariati permessi per delle ricerche sullo strano pozzo senza fondo, ma il governo non ha mai autorizzato scavi archeologici con il pretesto della possibile presenza di mine naziste inesplose, e così il misterioso “portale per gli inferi” rimane ancora sotto la cappella sacra.

    Nonostante tutto, molti visitatori hanno avuto esperienze paranormali, come avvistamenti di strani esseri che si aggiravano intorno al castello ed addirittura visioni e premonizioni. Molti ricevono un tale senso di disagio da non riuscire neppure ad avvicinarsi, mentre altri, senza apparente motivo, escono dal castello giurando di non ritornarci mai più. Alcuni ricercatori del paranormale, dopo aver effettuato esperimenti durante i quali un cane non smetteva di abbaiare contro un punto vuoto, sono stati assaliti dalla sfortuna.

    Le teorie di ispirazione Lovercraftiana sono parecchie, specialmente negli ultimi anni, e molti affermano che le strane presenze ed i viaggi temporali potrebbero derivare dai principi della Geometria Sacra, come nel racconto “La Casa Stregata” di Lovecraft. Altri riconoscono nella forma dei demoni esempi di Ghoul e Gaunt della Notte.




    P.S.
    Le iscrizioni sono aperte se qualcuno vuole introdursi di notte nel castello con me per scoperchiare il pavimento e calarsi nel pozzo La curiosità mi uccide.


    Edited by S.A.T.O.R. - 30/7/2016, 22:14
  7. .
    Salve a tutti.

    Quest’anno ho fatto una piccola fuga dal Natale a Praga, ed ovviamente ho visitato tutti i luoghi ‘magici’ andando anche a caccia di fantasmi nelle stradine di una città che non ha una sola pietra dietro la quale non si nasconda una leggenda. Ho scoperto alcune cose interessanti, ed ho pensato di fare un riepilogo:

    La Leggenda del Tesoro Nascosto nel Quadro



    image



    Se vogliamo parlare di enigmi, allora non si può che pensare ad un particolare dipinto nella famosa chiesa di S.Nicola (quella più famosa in Malà Strana, con la sua cupola di verderame che domina sulla piazza). Il dipinto in questione è "La morte di San Saverio", nella parte sinistra di una cappelletta sul lato destro della chiesa.
    Si dice che l'autore, un certo Xaver Balko, appassionato di enigmi, ne abbia celato uno nella sua opera, e che decifrandolo si possa riuscire a scoprire il luogo dove è nascosto un tesoro non meglio definito.
    Sono rimasta ore a fissare il quadro, perdendomi nelle banalità del tipo "il piede indica la direzione da seguire", ma alla fine dei conti non ne ho cavato un ragno dal buco.
    Se non che...
    Ritornando sulla mia strada e passando per il famoso ponte di Carlo, ho notato per la seconda volta alcuni simboli che avevo notato la prima notte, appena arrivata, ma che allora avevo scambiato per semplici graffiti. Questi simboli, però, mi hanno ricordato qualcosa che avevo già visto, o meglio… studiato. Erano infatti simboli alchemici:

    image



    P=[simbolo alchemico dell’oro]
    A=[simbolo che non sono riuscita a definire; potrebbe essere lamina di metallo imperfetto, Vetriolo bianco, Gold foil (foglia d’oro), uniti al simbolo del Crogiuolo o del Mese alchemico]

    Ma la cosa interessante è che tra tutte le statue che adornano i pilastri del Ponte di Carlo, indovinate su quale si trovavano? Proprio sotto quella di San Saverio, che leva la sua croce nel quinto pilastro sulla parte sinistra del ponte (andando dalla Staré Město alla Malá Strana).
    Per evitare malintesi, dico subito che le date del dipinto e della costruzione del ponte non coincidono (hanno circa 20 anni di differenza, in più la statua sul ponte è stata sostituita da una copia nel 1913), ma questo da luogo ad un'altra supposizione: potrebbe essere che la storia dell'enigma nel dipinto sia stata messa in giro da qualcuno, qualche tempo dopo la costruzione del ponte e la produzione dell'opera.
    Per Praga ho notato anche altri simboli, che tuttavia sono decisamente recenti (all'apparenza scritti con un pennarello rosso o bianco), che presentano vari simboli alchemici e numeri, in uno schema che sembra quasi una pista di indizi da seguire. Potrebbe essere che qualcuno sia sulle tracce del tesoro ed abbia lasciato degli indizi in giro per la vecchia città. Ma potrebbero anche essere semplicemente segni lasciati da qualche ragazzino o da operatori stradali (anche se i riferimenti alchemici fanno dubitare di questa ipotesi)

    imageimage



    I simboli, rispettivamente in Via Ke Hradu (in salita verso il castello) ed all’uscita del Vecchio Palazzo Reale (di fronte alla Basilica di S.Teresa), rappresentano il simbolo alchemico dell’Urano –capovolto- con vari numeri sopra e sotto.

    Alla fine, cercando sul web, il nome di Xavier Balko riconduce solamente ad un certo František Xaver Palko, e salta subito all’occhio che San Saverio (S. Franciscus Xavier) ed il presunto pittore hanno nomi molto somiglianti.




    I Segni del Vicolo d’Oro



    Non poteva mancare una visita al famoso Vicolo degli Alchimisti nel mio viaggio, così sono andata a visitare la stretta viuzza piena di case colorate (e turisti, se vogliamo parlarne).
    Decido di partire dalla Torre Bianca (Bila svez), il cui secondo uso, a partire dal 1586, fu di 'nuova prigione'. A differenza della tristemente nota Torre Nera (e a discapito del mini-museo delle torture al secondo piano) in questa fortificazione venivano rinchiusi solamente i disturbatori politici o i ciarlatani, che tra l'altro erano per la maggior parte nobili, ed avevano addirittura un camino ed un bagno privato (basti vedere il secondo e terzo piano, allora adibiti a 'celle').
    Va detto che in questa torre venne rinchiuso nientepopodimeno che Edward Kelley, un famoso alchimista, mago, negromante ed anche, ovviamente, ciarlatano.
    Appena entrata dalla porta al terzo piano, ho subito notato che le pareti erano completamente ricoperte da scritte ed incisioni ormai illeggibili. Eppure nessuno sembrava farci caso. Ma anche all'occhio (non poi così) attento dell'osservatore, salta subito fuori che quelli non sono i soliti '2015 R+M 4ever', dato che ci sono incisioni chiaramente vecchie e scritte con una grafia che, non fosse per l'usura del tempo, risulterebbe calligrafica e senza dubbio antica. Il rosso con cui i segni sono tracciati potrebbe far pensare al più economico e diffuso inchiostro al mondo: il sangue, ma secondo me, trattandosi pur sempre di alchimisti, potrebbe benissimo essere cinabro (derivato dal mercurio) oppure sanguigna.
    Questi muri sono coperti di plexiglass, forse per preservarne le scritte, anche se credo che la maggior parte dei visitatori le accantoni come puri e semplici scarabocchi di pochi anni fa, non rendendosi conto che sono in realtà state fatte dai prigionieri o comunque da chi era vissuto lì molti più anni fa di quanti possano credere.
    Analizzandole, avendo l'occasione più unica che rara di non avere gente intorno, ho notato alcuni simboli particolari, come il Nodo di Salomone ed una specie di forbice che sormonta una croce ed una piramide:

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    Tra le tante incisioni ce n'è una che potrebbe essere 'Dalibor', ovvero il primo prigioniero della Torre Nera (ne racconterò la storia più avanti). Potrebbe averla incisa lui stesso, prima di essere trasportato nell’altra Torre o potrebbe averlo fatto qualcun altro come ricordo in suo onore o magari come indizio:

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    Nella parete sinistra ci sono anche due cerchi concentrici con una sigla, e sopra lo stipite a destra una lunga iscrizione:

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    A parte questi particolari segni e simboli ce ne sono molti altri, che tuttavia sono praticamente impossibili da capire.
    Metto altre foto che ho fatto sotto lo spoiler.




    Passando al terzo piano, ho trovato di nuovo la 'forbice' sulla croce, questa volta sulla cappa di un caminetto:

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    Poi sono ridiscesa al primo piano, dove erano esposte delle armature. Ad un certo punto ho notato che anche sulle pareti di questo corridoio, quasi interamente coperte dalla roba esposta, c'erano scritte e disegni in rosso:

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    Ma adesso passiamo all'ultima casa del Vicolo, a sinistra della Torre Bianca. Questa casetta, che nessun visitatore sembra notare, al suo interno ha la riproduzione di una camera/studio di un alchimista. Fin qui tutto normale ma...
    Anche qui mi sono accorta di strane incisioni sullo stipite della porta:

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    Forse non tutti lo sanno, ma il Vicolo d'Oro, chiamato solo per ragioni turistiche Vicolo degli Alchimisti, a quanto pare non ne ha ospitato neanche uno (dato che erano praticamente rinchiusi nel castello o costretti a lavorare incessantemente all’Opera nella Torre delle Polveri) se non un certo F. Uhle, professore viennese in filosofia, ritiratosi a Praga all’inizio del XX secolo. Questi era un appassionato di taumaturgia, e spese tutti i suoi risparmi in un fantomatico libro che è andato perduto, insieme al suo proprietario, in un incendio causato da uno dagli esperimenti alchemici che il dottore operava nella sua casa nel Vicolo (che sia proprio la casa di fianco alla torre?). A quanto pare, dopo aver domato le fiamme, ritrovarono il corpo del professore Uhle che stringeva una pepita d'oro. Tutto ciò accadde nel 1831.
    Cercando sul web non ho trovato nessuna conferma dell'effettiva esistenza di questo Uhle, se non quello che ho riportato.
    Quindi, riassumendo, la Torre Bianca e la casa che la affianca (probabilmente un antico prolungamento della Torre stessa), sono piene di antiche incisioni a sfondo alchemico, e sarebbe interessante se qualcuno le analizzasse.



    I Fantasmi di Praga



    Ho pensato fosse interessante raccogliere le varie leggende ed i fantasmi che si possono trovare lungo le vie di Praga, riassumendo le più importanti dato che, come ho detto, non c’è una sola pietra che non abbia una storia strana.

    Il Golem ed il Rabbino Jehuda Löw: questa famosa leggenda parte con un sapiente ebraico, il rabbino Jehuda Löw ben Bezalel, che nel XVI secolo, trovandosi in bisogno di un aiuto nel suo lavoro decide di modellare un uomo con l’argilla. Grazie agli antichi saperi della cabala, riesce ad animare questa massa scrivendogli sulla fronte אמת (emet, ovvero ‘verità’). Da qui si diramano due leggende. La prima dice che il Golem, non smettendo mai di crescere, divenne inservibile. La seconda racconta una storia identica a quella dell’Apprendista Stregone, ed afferma che dando un compito al Golem (tramite un foglietto che gli si inseriva in bocca) questi non si poteva fermare. Per una di queste ragioni, il Golem fu ‘spento’ sostituendo la parola sulla fronte con מת (‘morto’). Si dice che il mostro di argilla sia ancora chiuso nella soffitta della Sinagoga Vecchia-Nuova, nel Quartiere Ebraico.


    L’Orologio e La Casa del Minuto: molti sanno della leggenda della costruzione del meraviglioso Orologio Astronomico, progettato dal maestro Hanuš z Růže. Si dice che i consiglieri della città, temendo che il maestro ne costruisse uno simile ed ancora più bello, lo accecarono poco dopo la fine dei lavori. Il povero Hanuš, scoperto il motivo di tale gesto, riuscì comunque a vendicarsi e fermò il meccanismo dell’orologio, che non venne ripristinato se non dopo anni ed anni.
    Meno famosa è la cosiddetta Casa del Minuto (Dům U Minuty), un edificio a sinistra dell’Orologio, con affreschi bianchi su sfondo nero che a detta di alcuni nasconderebbero nelle scene mitologiche le Fasi dell’Opera Alchemica.


    I folletti di Praga: nell’Isola di Kampa, affiancata al Ponte di Carlo, si dice vivano i Vodnik, ovvero piccoli folletti che all’occorrenza possono dimostrarsi maligni o estremamente protettivi. Si presentano anche sotto forma di umani (per lo più mendicanti), e chi li denigra o li tratta male è destinato ad affogare per mano loro. Tuttavia vi sono molte leggende che parlano di come svariati bambini in procinto di morire nelle acque del fiume siano stati miracolosamente riportati a galla da una forza sovrannaturale. Questi spiritelli conservano le anime degli annegati in piccole ampolle che è possibile rinvenire sul fondo del fiume.


    Tesoro Templare: nel Ponte di Carlo, in uno dei pilastri, si nasconderebbe il Tesoro dei Templari, consistente in un martelletto d’oro ed una gemma della corona di Re Salomone.


    Il Fantasma Mendicante: vicino al ruscello del Diavolo, sempre nei pressi dell’Isola di Kampa, c’è un curioso ometto che non elemosina monete, bensì birra, un certo Karbourek. Chi avesse il cuore di prenderlo con sé ed offrirgliela in una locanda, si troverebbe in compagnia di un fantasma. Lo si può capire dato che l’uomo chiederà all’oste una bacinella d’acqua in cu immergerà i piedi, non riuscendo a restare lontano dal suo ruscello per molto.


    Il Tacchino in fiamme: se vi trovate sull’Isola di Kampa nella notte di Pasqua, potrete assistere ad uno degli avvenimenti paranormali più divertenti del mondo: un grasso uomo che in vita era tanto ghiotto di tacchini da morire per averne mangiati troppi, viene inseguito da un tacchino in fiamme.


    Il Santo che non voleva confessare: circa a metà del Ponte di Carlo si può vedere una croce con 5 stelle. In quel punto venne gettato San Giovanni Nepomuceno, allora confessore imperiale, per non aver rivelato re Venceslao ciò che la regina sua moglie gli avrebbe detto in confessione. Il corpo venne cercato a lungo, ma invano. Ma all’improvviso si videro 5 punti luminosi volteggiare sull’acqua, e proprio lì sotto fu ritrovato il corpo del santo. Toccare contemporaneamente la croce e l’aureola della sua statua avvererebbe ogni desiderio, secondo i praghesi.


    La Chiesa di Tyn: in questa chiesa sono conservate le spoglie di Tycho Brahe, importante alchimista ed astronomo, che si pensava fosse morto a causa di un’insufficienza renale dopo un banchetto alla corte di Rodolfo. A quanto pare, invece, morì a causa di un avvelenamento, probabilmente messo in atto da uno dei suoi molteplici rivali ‘maghi’.
    Nel cortile di questa chiesa si può vedere il fantasma di un turco che trascina per le lunghe trecce la testa della moglie che lui stesso ha decapitato per gelosia.
    Il fantasma di una suora posseduta ne infesta il campanile.
    Nelle sere più rigide si può vedere nel cortile una vera e propria donna delle nevi, spettro di una fanciulla rinchiusa dal padre e morta di freddo nella cripta della chiesa.


    La Chiesa di S.Giacomo: il conte Vratislav, nobile fiero e coraggioso, temeva solo una cosa: non la morte, ma l’essere sepolto vivo. Per questo aveva adottato mille precauzioni, dalle campanelle ai condotti per l’aria, fino a che, un brutto giorno, il suo incubo non si avverò. Venne sepolto vivo in questa chiesa, ed i suoi sistemi smisero di funzionare come per un maleficio. Ne ritrovarono il corpo, anni dopo, in una deprimente posa di disperazione, con le pareti ed il coperchio del sarcofago pieni di unghiate insanguinate.
    Sempre in questa chiesa si può notare una macabra reliquia: un braccio umano appeso sopra l’acquasantiera. Il proprietario era un ladruncolo che intendeva rubare la collana d’oro alla bellissima statua della Vergine Maria. A quanto pare la statua si animò e strinse il braccio dell’uomo proprio mentre questi stava afferrando la collana, e lui, in preda al terrore, tirò talmente forte che l’arto gli si staccò. E da allora è appeso all’entrata come ammonizione.


    Il Cavallo miracoloso: quando il principe Křesomysl regnava sulle terre ceche, un contadino di nome Horymír viveva nel villaggio di Neumětely e possedeva un cavallo bianco molto intelligente. Il principe cercava tesori e incitava tutti a lasciare le terre e a seguirlo. Il contadino provò a dire che questo avrebbe portato guai, ma fu condannato a morte dopo una serie di vicissitudini e chiese di cavalcare il suo cavallo per l’ultima volta. Il cavallo, con un balzo a dir poco miracoloso, riuscì ad attraversare il fiume da sponda a sponda, ma morì per l’enorme sforzo. Riuscì solo a dire con voce umana che voleva una tomba costruita solo per lui. La roccia del salto si chiama Vyšehrad.


    Cane Nero: nei pressi della Vyšehrad, vicino al Castello, è stato visto aggirarsi di notte uno strano cane nero con gli occhi di fiamma ed una catena d’argento al collo, di fattura pregiata. Si dice che ci sia un tesoro nascosto tra e mura della fortezza, e si sa che tutti i tesori sono protetti da demoni.


    Dalibor e la Musica: a destra del Vicolo d’Oro si trova un’inquietante torre, chiamata Torre Nera o Daliboroka. Quest’ultimo nome deriva dal suo primissimo occupante: un certo Dalibor, al quale è stata anche dedicata un’opera. Per ragioni non meglio precisate, il suddetto Dalibor venne imprigionato, e si dice che per pietà i suoi carcerieri gli diedero un violino. Dalibor suonava una musica così soave da riuscire a commuovere anche le guardie, che non ebbero il cuore di annunciare pubblicamente la sua condanna a morte. I cittadini lo capirono solo quando la musica cessò. Nonostante la bellezza della storia romantica, mi dispiace dire che con tutta probabilità la musica non erano altro che le grida di dolore di Dalibor mentre veniva crudelmente torturato.


    L’uomo di Ferro: in Via Platnéřská, all’incrocio con la piazzetta, si può vedere una statua bronzea di un cavaliere. La storia racconta di un uomo talmente geloso della moglie da ucciderla per un tradimento. Lei, esperta di magia nera, scagliò su di lui una maledizione, trasformando il suo corpo in ferro e relegandone l’anima tra il mondo dei vivi e quello dei morti. Solo una vergine ogni 100 anni può liberarlo, ma l’ultima si è rifiutata per paura dello spettro del cavaliere.


    Gli spettri di Via Karlova: lungo questa strada si aggira un barbiere matto, che divenne tale dopo aver abbandonato il mestiere ed essersi dedicato all’alchimia. Dopo aver perso la moglie, le figlie ed i soldi, cominciò ad andare in giro tagliando tutti con il suo rasoio, finendo ucciso da delle guardie. Per liberarlo occorre che un uomo, resistendo all’orrida visione del suo cadavere macellato con gli occhi fuori dalle orbite, si faccia dare una bella rasata alla barba.
    Un altro spettro che si aggira in questa via è quello di un usuraio che per salvare le sue monete morì in un incendio. Chiede aiuto per trasportarle fino alla piazza, e a quanto pare una volta lì le donerebbe al suo aiutante, andandosene in pace.
    All’incrocio con Via Liliova (casa con il serpente) a mezzanotte si può incontrare il fantasma di un cavaliere senza testa, che dovendo essere giustiziato per tradimento rinnegò Dio. Lo si può salvare dalla maledizione se si ha il coraggio di sfilargli la spada e trafiggerlo.


    Compagni di Oltretomba: si racconta di uno dei più bravi organisti al mondo, un uomo un po’ lunatico che nella sua vita cambiò religione varie volte, e non si fermò neppure dopo la morte. Sepolto in terra ebraica, l’organista non riesce a riposare, così si sveglia ogni notte alle 11 e si reca al fiume, dove un suo vecchio compare sotto forma di scheletro lo aspetta con una barca. I due attraversano il fiume e si recano alla Cattedrale di S.Vito, dove l’organista intrattiene il suo amico e gli attoniti passanti con una musica meravigliosa. Dopodiché, verso le 3 del mattino, i due amici ritornano a riposare in pace.


    Che tu possa esplodere: se capitate in via Tomášská 20/16 e vedete davanti a voi un uomo enorme, non abbiate paura: è il fantasma di un mercante obeso. Uomo a dir poco amante della cucina, il vecchio mercante era famoso per essere l’uomo più gigantesco di Praga. Mentre era a tavola, però, si presentò di fronte a lui un povero mendicante, chiedendogli un piccolo pezzettino del suo enorme pasto. Il mercante, avido e ghiotto, si rifiutò categoricamente, e tra i due scoppiò una lite. Il mendicante ad un certo punto lo maledisse gridando “Che tu possa esplodere, grasso maiale!”, e non appena ebbe pronunciate quelle parole lo stomaco del mercante cominciò a gonfiarsi senza freni, finché esplose ‘tappezzando’ l’intero locale… Il suo grosso spirito, che vaga in giro sinceramente dispiaciuto, può essere salvato solo da un amichevole mendicante che provi pietà per lui.


    Il Carro Infernale: in Via Kozi, proprio dove ora si trova il bellissimo museo Speculum Alchimiae, si può vedere ogni tanto un carro trainato da strane capre in fiamme, che scende in direzione della piazza e finisce nei sotterranei del museo. Anticamente era una casa in cui si producevano elisir (c‘è un passaggio segreto dietro la libreria). La guida sostiene che il carro sia stato solo un’illusione provocata dai fumi del mercurio.


    Il Fantasma assetato: sotto uno stemma rappresentante un anello d’oro, in Via Tynska 6, un tempo sorgeva una bella taverna. Un cliente, però, era molto diverso dagli altri: si trattava di un fantasma decapitato, che periodicamente entrava nel locale spaventando tutti i clienti, e si sedeva al bancone per bere, ma non essendo la testa collegata al collo la birra finiva tutta sul pavimento. Un giorno, stanca di questa storia ed impietosita dal fantasma, la figlia del locandiere ebbe il coraggio di far notare allo spettro che se avesse messo la testa sulle spalle avrebbe potuto godersi la sua birra. I fantasma fu talmente grato alla fanciulla che le donò un anello d’oro, simbolo che ancora segna il luogo dell’avvenimento.


    Lo Scheletro mendicante: capitando dopo il crepuscolo nella zona vicino al Karolinum, più precisamente in Via Ovocny Trh. 3, potrete incappare in un altissimo scheletro che chiede l’elemosina, ma solo a chi è ubriaco. Il Karolinum veniva anticamente usato come laboratorio medico, e lì lavorava Vincenc, un uomo alto e bello. Uno dei professori lo pagò in anticipo chiedendogli, una volta morto, di poter aggiungere il suo scheletro alla sua collezione. Il giovane Vincenc, tuttavia, sperperò il denaro datogli nell’alcool, e venne ucciso da degli ubriaconi. Ora girovaga chiedendo i soldi per poter ripagare il professore.


    Il Dottore Evocatore: Via Thunovska, una piccola strada in salita, è famosa per essere infestata da una gran quantità di spiriti. Non i fantasmi di persone morte, ma vere e proprie entità maledette che non hanno mai avuto un corpo, evocate dagli strani esperimenti del Dott. Cinderella, egittologo e studioso che qui visse per qualche tempo. Questi spettri si spingerebbero anche in Via U Zlate Studne, ancora più raccapricciante e decisamente poco invitante nelle ore notturne, essendo praticamente non illuminata e senza uscita.


    Faust e Mefistofele: lontano dalla città, in Karlovo Nàmesti, si trova una casa che anticamente fu abitata nientemeno che dal famosissimo Dott. Johan Faustus, mago e negromante, diventato famoso per aver fatto un patto con il diavolo. Mefistofele, famoso nella cultura di tutti i tempi, avrebbe ‘riscosso’ la posta del contratto trascinando Faust in cielo, lasciando addirittura un buco sul soffitto. I successivi proprietari dell’abitazione provarono più volte a chiudere quel buco, fino ad arrivare all’inizio del 1900, quando uno studente, sfidando le leggende ed anche l’evidenza, decise di prendere alloggio in quella stessa stanza. Durante la notte si udirono dei rumori che fecero drizzare i capelli a tutto il circondario, tanto che nessuno ebbe il coraggio di andare a vedere che cosa stesse succedendo. La mattina dopo lo studente era sparito, ed il buco si era riformato per l’ennesima volta. A quanto pare la casa è chiusa al pubblico, ed una delle ragioni è proprio quel buco maledetto che neanche le moderne tecniche muratorie riescono a chiudere.


    Il Vampiro pazzo dei Laghetti: nel 1800 a Praga si trovava un certo Generale Windischgratz, misterioso uomo appartenente ad una famiglia dalle origini transilvaniche, e c’era chi affermava che fosse un discendente di Vlad Dracula in persona. Questo eccentrico e misterioso generale non contribuiva certo a smentire le chiacchiere, dato che nelle notti di luna piena si recava nei laghetti dei Giardini di Stromovka, sguazzando ed affermando di essere il Capitano dei pesci, trattandoli come soldati. Un mugnaio di nome Vondra lo bastonò a morte, lasciando il suo cadavere a marcire nel fango. Il suo spettro vene visto nutrirsi del sangue dei pesci, vicino ai laghetti, ma si sconsiglia vivamente di recarvisi durante le ore notturne dato che il vampiro pazzo preferisce di gran lunga il sangue umano.


    Edited by S.A.T.O.R. - 14/1/2016, 13:19
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    LA MALEDIZIONE dei STRATHMORE e il CASTELLO di GLAMIS




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    Non molti sanno che il castello di Glamis, situato a Tayside in Scozia, è una delle dimore più infestate di Europa e dintorni.
    Fantasmi e dame bianche a parte, il castello appartiene tutt'oggi alla famiglia Strathmore, su cui graverebbe un'impronunciabile maledizione.
    Tutto iniziò nel XVII secolo, quando il castello di Glamis fu ereditato dal conte Patrick Strathmore. Costui, uomo violento, vizioso e dedito ad ogni peccato, era ossessionato dal gioco, il bere e le donne. Fu proprio per quest' ultimo vizio che mise incinta accidentalmente una servetta, dalla quale nacque un figlio deforme. Il bambino, si dice, era privo del collo ed aveva gli arti rattrappiti, eppure era dotato di una forza sovrannaturale. Patrick, terrorizzato, non osò liberarsi del sangue del suo sangue, e lo rinchiuse in una misteriosa stanza che celò a tutti se non alle persone più vicine. La morte del "mostro di Glamis" sarebbe avvenuta addirittura attorno al 1921.
    In questa fantomatica stanza, inoltre, sarebbero stati rinchiusi una decina di membri appartenenti ad un clan che aveva chiesto asilo al conte Strathmore. Patrick, non volendo parteggiare né per loro né per gli avversari, li condannò semplicemente a morire di stenti, lavandosene le mani. Gli sventurati arrivarono a divorarsi tra di loro, e l' ultimo rimasto impazzì e si cibò dei propri arti.
    L' ultima leggenda riguardante la stanza è quella che mise fine alla vita del dissoluto conte Strathmore.
    Una sera Patrick era particolarmente ubriaco, ed aveva invitato alcuni briganti nella suddetta camera degli orrori, per giocare una lunga partita a carte. La fortuna sembrava girare a suo pro ed ormai tutti gli invitati se n'erano andati ripuliti ed infuriati, ma il conte pareva insaziabile, ed obbligò persino un servitore a giocare. Il pover'uomo tentò di dissuaderlo, ma il conte esclamò "Non mi fermerò mai. Dovessi giocare anche contro il Diavolo in persona!". Detto fatto. Un misterioso straniero, alto ed ammantato di nero, si presentò alla sua porta ed iniziò un'accanita partita contro il conte. La posta del gioco era rimasta un mistero, ma successe che Patrick perse la partita, e dopo quella notte di lui (e del nero forestiero) non si ebbero più notizie.
    Ovviamente la sua anima era già dannata da molto tempo, per cui si può dire che non perse molto...

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    Ma la cosa più interessante è la misteriosa maledizione che grava sulla famiglia Strathmore, un segreto che deve essere tramandato solo ed esclusivamente dai padri ai figli, una volta che questi hanno compiuto 21 anni.

    Agli inizi del '900 la moglie dell'allora conte Strathmore, in sua assenza, organizzò con alcuni ospiti una specie di caccia al tesoro, in cui si doveva raggiungere ogni finestra del castello ed appendervi un lenzuolo bianco. Alla fine, tutti radunati nel cortile, notarono che ben sette finestre non erano contrassegnate. Le ricerche successive non portarono a scoprire le stanze a cui quelle finestre appartenevano.
    Una volta tornato a casa e scoperto il gioco della moglie, il conte Strathmore ebbe una reazione a dir poco violenta. Cacciò via in malo modo tutti gli ospiti, e divorziò addirittura dalla moglie.
    Qualche anno dopo Strathmore confessò ad un amico particolarmente curioso "Se tu potessi solo sapere, ringrazieresti Dio di non essere al mio posto."

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    Nel 1904 il conte Claude Bowes-Lyon confessò pubblicamente che il segreto esisteva, e che solo i primogeniti maschi potevano conoscerlo, sebbene dopo averlo saputo decidessero di loro iniziativa di non condividerlo con nessuno.
    Il figlio di Claude, tuttavia, non potendo più sopportarlo lo rivelò ad un giardiniere. L' uomo fuggì dal castello e non vi rimise più piede.

    L' attuale proprietaria del castello è l' ultima della stirpe Strathmore, e con lei la discendenza maschile si è estinta. Ovviamente, essendo una donna, non è a conoscenza del segreto maledetto, e così tempo fa decise di fare visita all' ormai vecchio giardiniere.
    Nonostante le domande insistenti, l' uomo non cedette, e liquidò la proprietaria con un "Siete fortunata a non conoscerlo, e non lo saprete mai, perché sareste altrimenti la più infelice delle donne".

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    Questo mistero mi ha molto affascinata: voi cosa ne pensate della maledizione misteriosa? Cosa ci può essere di così impronunciabile da non svelare nemmeno un indizio?

    Edited by DamaXion - 11/2/2018, 11:56
8 replies since 19/9/2013
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