| -Non capisco. Non è come tutti gli altri.-
-Cerca di capirlo cara, si diverte solo così.-
-Ma per... perché?-
La madre scoppiò in lacrime sul petto del marito, che se ne stava assorto a guardare il figlio.
Il piccolo Steven che aveva dei pupazzi lì intorno a sé. Erano pochi, qualche animale di quelli che li trovi nelle buste in edicola assortiti, e anche dei mostri, quelli cinesi, semi inventati e semi copiati. E insieme a questi tante costruzioni. Quelle costruzioni di gomma e plastica, fatte apposta per i bambini piccoli.
Steven aveva 30 anni.
La sua forma di autismo è cominciata a 14 anni, per un virus tuttora sconosciuto, piano piano ha cominciato a mangiargli il cervello, tanto da fargli dimenticare l'uso della scrittura e della parola. Sulle mura, le lettere che formavano il nome del bambino, scritte dalle sue braccia quando ancora sapevano, più o meno. Mancava solo la N, l'ultima lettera. E ora l'unica cosa che faceva di sua spontanea volontà era muovere quei pupazzi e quelle costruzioni, ininterrottamente.
Solo lui sapeva le pene che soffriva.
I medici lo venivano a trovare ogni tanto, con quelle giacchette nere non piacevano a Steven che si scansava ogni volta che si avvicinavano. La cosa che più non sopportava di loro erano gli occhi che lo scrutavano, pronti ad emettere una sentenza che a lui rintuonava come un suono sbiadito.
...
-Fa sempre le stesse cose...-
-...lasciamo che si diverta come vuole, cara.-
L'orto del nonno è sempre piaciuto a Steven. Anche negli ultimi anni di malattie si sentiva bene a stare lì, soprattutto d'inverno quando faceva il pupazzo di neve. Ma questa peggiorando, l'ha chiuso sempre di più e per non sentirlo frignare i genitori gli anno portato tutti i giocattoli appresso. E ancora gioca lì, seguendo sempre la stesse sequenza di movenze, prende un po' di costruzioni, le mette insieme per formare una tana, ci mette un personaggio, poi tenta di farci entrare un mostro, che urta una parete e crolla tutto.
...
Poi venne quel giorno.
Mente i genitori facevano le faccende, una domenica mattina, Steven riuscì a fare una costruzione con tutti quanti i pezzi che aveva a disposizione, riuscendoci a mettere tutti i pupazzi e i mostri che aveva. Si scosse compiaciuto e si alzò di scatto mentre faceva grugniti felici. tentando di camminare, però, grazie all'andamento scostante, la gamba cedette allo sforzo e l'uomo cascò indietro, andando ad impattare con al testa il cumulo di giocattoli che aveva creato.
...
-Signori,sembra che vostro figlio sia vivo e vegeto, ma in coma. Riscontriamo una notevole attività celebrale,il che si verifica un caso su un milione. Suo figlio ora vive in un sogno. E lo farà finchè voi non smetterete di alimentarlo.-
Il dottore spostandosi, rivelò la faccia di Seven che dopo tanti anni mostrava un sorriso.
-Lasciamolo sognare, è sempre stato un bambino con molta fantasia.- Affermò il padre,mentre la madre ricominciò a piangere.
Ora Steven si trova in un mondo tutto suo,con mostri, pochi animali.
Un mondo dove lui può creare e lui può distruggere.
Dove c'è l'inferno ma non paradiso. Dove c'è una fine con alti tizi neri,che ti fissano ed emettono suoni.
il mondo di Steve
Edited by DamaXion - 23/12/2016, 13:49 |
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ma io volevo urlare! NON SI pUò NEANCHE URLARE QUI????xD xD xD
era un cacciavite avvero simpatico.Bando agli scherzi,storia davvero bellissima 
(altrimenti non l'avreste tradotta in millemila),anche se ogni tanto mi soffermavo a guardare quanto mancava e quando ho visto l'immagine alal fine ho grdato alleluja e ho svegliato mio padre che è uscito pazzo peggio John. 
