Votes taken by Astaroth IV

  1. .
    La luna pendeva come un vecchio e terrificante ritratto quella notte, mentre il vento spirava le ancestrali preghiere degli alberi. No, non piangete ancora, il Male sarà accompagnato da urla prima che dalle lacrime.

    Era meravigliosa, una creatura divina: la pelle di alabastro, occhi cristallini e labbra sottili. Regina delle nevi, così la chiamavano.
    Quella notte coloro che non potevano, che non avrebbero dovuto averla la abbandonarono lì nella neve, dopo averla interrogata, umiliata e torturata non ebbero il coraggio di affrontare le proprie menzogne.
    La lasciarono da sola nella neve, in quella terribile notte gelida su cui io solamente potevo vegliare.

    Mentre la osservavo pregò il Signore, fece penitenza, pianse, maledì il mondo, gli uomini e tutto ciò che aveva di più caro.
    Pianse disperata in cerca di un rifugio, la via del ritorno o solo un riparo. Inutilmente. Solo io sarei riuscito a sentirla.

    Rimasi ad osservarla a lungo.



    Quando l'alba ci raggiunse era inanime, il suo corpo freddo era stato abbandonato dal calore della vita.
    La presi fra le braccia.

    -Non ti lascerò mai- le sussurrai tradendo ogni dovere, ogni legge divina, ogni logica, ogni principio.
    Tradii e superai ogni legge, tranne una: la nebbia.





    Oggi, a distanza di decenni, a volte si vedono ancora i nostri fantasmi nella nebbia.

  2. .
    WOW
    Eccezionale, ottima idea ed ottima stesura. Anche lasciarla in sospeso è un colpo di genio.
    Complimenti. :killer:
  3. .
    CITAZIONE
    Comunque, il racconto che ti dicevo è del 2011 o 2012, purtroppo non me ne ricordo il titolo :(

    Grazie lo stesso, se casomai ti capita di rivederlo mandami un link per favore :peoflow:

    CITAZIONE
    Bell'idea e buona esposizione, ma se il tuo scopo era stimolare la mia cute anserina non ci sei riuscito :)

    Grazie, in effetti non è esattamente una CP, è più un ragionamento venutomi in mente guardando uno di quei programmi che fanno su History Channel, o uno di quelli, dove spiegano le illusioni ottiche e gli inganni del cervello.
    Nulla di quello che ho scritto è inventato, vediamo davvero in anticipo e il cervello rallenta davvero le percezioni quando si ha paura. In effetti quello che ho descritto è possibile, se non probabile. :siga:
  4. .
    CITAZIONE
    Grammatica buona a parte la punteggiatura. Dello stile molto buono mi ha stupito l'uso di qualche avverbio giudicante e alcune ripetizioni fastidiose.

    :D
    Avresti dovuto leggere la prima stesura, praticamente tutto attaccato con virgole e punti ovunque..

    Comunque grazie, dopo aver letto un pò di racconti (non tutti, sono davvero tanti e alcuni molto complessi) credo che tanti, se non tutti, avrebbero meritato di vincere. Voi amministratori stavolta avete avuto un compito assai arduo nel scegliere i migliori.
    Grazie ancora, anche per la targa, adesso me la appicco per bullarmi un pò.... :P
  5. .
    Se non le avessero mai raccontato le decine e decine di leggende che popolano il folklore del suo piccolo villaggio probabilmente Eris non si sarebbe trovata in questa tetra stanza, con solo qualche ragno e alcuni altri abitanti della notte a farle compagnia, con le mani coperte di lacrime e il cuore straziato dalla disperazione.
    Sicuramente non avrebbe perso il figlio in un modo così atroce.


    Il caos del traffico e le luci della grande città in cui Eris ormai viveva da parecchi anni era finalmente lontano. Parecchi chilometri di autostrada, strade statali ed infine piccole e strette stradine di campagna la avevano ricondotta, parecchi anni dopo il suo trasferimento, nel paesino di montagna sulle Dolomiti dove nacque una trentina di anni prima. Si dice che l'aria di montagna faccia bene al corpo ed allo spirito e quella primavera Eris sentiva di dover staccare la spina e ritornare in quel regno quasi ancestrale, lontano, molto lontano dal vorace asfalto che laggiù, nella grande città, ingoia quotidianamente anime e sogni.

    Una breve vacanza, questo era, per far conoscere agli anziani genitori il loro primo nipote. Dopo ripetuti inviti finalmente Eris aveva accettato di passare una settimana di ferie ad inizio primavera nel casolare di montagna in cui visse in fanciullezza.
    Non era cambiato nulla: Lo stesso tetto spiovente che le ricordava il campanile di una chiesa più che il soffitto di una casa, la stessa stufa a legna che la riscaldava d'inverno, lo stesso sentiero battuto che portava al pozzo, ormai in disuso, e lo stesso bosco a pochi passi dalla legnaia.
    Qualcosa però era cambiato, qualcosa nei suoi anziani genitori.

    Quando, appena arrivati, Eris prese dal seggiolino dell'auto il piccolo Kevin per fargli conoscere i nonni, dietro al loro sorriso affabile e amorevole Eris credette di intravedere un'ombra di angoscia, quasi di terrore. Una sensazione strana la pervase, ed un brivido le discese lungo la schiena.
    Dapprima ne diede la colpa all'aria ancora fresca della montagna ma più passavano i giorni e più Eris osservava nelle occhiate che si lanciavano i genitori quando credevano che lei non vedesse quello stesso lampo di orrore che aveva intravisto il primo giorno.


    -Sì, caro, stiamo bene.. ...no, non ci sarà nessuna bufera di neve, non c'è nemmeno la neve.. ...ma no, come te lo devo dire? Siamo molto più a valle, stai tranquillo, qui la neve si è già sciolta settimane fa.. ..Sì, sì, te li saluto..-

    Eris prese in braccio il piccolo Kevin -Vieni a salutare papà..-

    Kevin biascicò qualche parola incomprensibile, aveva appena un anno, alla cornetta del vecchio telefono fisso, lassù non avevano mai installato i ripetitori per i cellulari.

    -Peccato che non sia riuscito a venire tuo marito- La vecchina stava accendendo il fuoco nella stufa anche se il sole era ancora alto nel cielo, mentre Eris terminava la telefonata.

    -Sì, sai com'è.. E' così impegnato col lavoro..-

    -Beh, stasera non ci sarà una bufera di neve come dice tuo marito ma si stanno alzando venti freddi..- Sì fermò per prendere fiato posando la legna ai piedi della vecchia stufa -Senti Eris..- Le parole gli si fermarono in gola.

    -Dimmi mamma, che c'è? Ti senti male?-

    -No, no stai tranquilla..- La vecchina si alzò sistemando svogliatamente la pesante vestaglia -Stasera è meglio se dormite nella nostra stanza, col camino, io e tuo padre staremo benissimo qui in soggiorno-

    -Mamma, no, staremo bene anche nella mia stanza, come le altre sere-

    -No, no Eris stasera farà molto freddo e dovrai tenere al caldo il mio piccolo Kevin..- Un buffetto al piccolo che stava giocando nella culla -Ora, su, vai a chiamare tuo padre che inizio a preparare la cena-



    Dopo l'abbondante cena a base di gallina, macellata per l'occasione, e funghi appena raccolti Eris portò il piccolo con sé nella grande camera da letto al piano superiore dove il camino era già acceso e riscaldava piacevolmente l'ambiente ed il lettino preparato per l'occasione proprio accanto al focolare.
    Kevin già dormiva mentre Eris lo adagiò nel lettino, prese un libro a caso dallo scaffale e si mise a letto.
    Fuori il vento aveva da tempo iniziato a soffiare forte e faceva agitare gli infissi emettendo sibili sinistri mentre le fronde degli alberi del bosco frusciavano rumorose, Eris si addormentò sfogliando il libro che aveva preso dalla libreria.

    D'improvviso lo sbattere degli scuri della finestra destarono Eris dai suoi sogni. si stropicciò gli occhi, alle sue spalle la finestra era rimasta chiusa ma le ante all'esterno sbattevano violentemente fra loro e contro le pareti. Si alzò ancora intontita dal brusco risveglio ed aprì la finestra per chiudere gli scuri.
    Il vento gelido entrò violento nella stanza, tanto da far spegnere l'ormai flebile fuoco che ardeva e nel camino, lasciando Eris nella completa oscurità. E fu solo grazie a questo buio improvviso che vide ciò che non avrebbe dovuto vedere:

    Eris non credette ai suo occhi. Centinaia di antichi guerrieri, figure inumane, spettri e paladini senza insegne, tutti bardati di vecchie e gloriose armature stringevano asce bipenne intrise di sangue raffermo da secoli, cavalcavano destrieri coperti di sangue e dagli occhi fiammeggianti, orde di lupi famelici e creature infernali stavano discendendo la montagna, sospinti dal vento glaciale.

    Eris urlò di terrore, credette di stare ancora sognando ma ciò che vedeva era reale. Era lì, a poche centinaia di metri.
    Non c'era luna nel cielo quella notte, e l'intera orda infernale era illuminata dalle decine di torce rette da quelle creature mostruose, non poteva essere un miraggio o un sogno, loro erano lì, erano veri!


    La porta alle sue spalle si spalancò violentemente:

    -Eris!- Sua madre entrò di corsa nella stanza ed afferrandola la fece cadere ai piedi della finestra. -L'hai vista?- urlò accovacciata sotto la finestra stringendole le spalle fra le ossute dita -Eris, ha visto la Caccia Morta?-

    Gli occhi colmi di orrore della donna penetravano quelli terrorizzati di Eris.

    -Sì, mamma, chi..cosa sono?-

    La vecchia si alzò con calma, sembrava essere un'altra persona, prese fiato e chiuse con calma le ante della finestra che ancora sibilavano al soffio del vento gelido delle montagne.
    -Si è dunque compiuto il mio obbligo- sussurrò con una voce talmente calma da sembrare una liberazione.

    -Mamma, che dici? Non capisco- Eris era ancora a terra tremante.

    -Eris- rispose pacata, quasi con un sorriso macabro -Per ora ti basti sapere questo: io non sono tua madre.-



    Dalla porta ancora spalancata entrò il vecchio, quello che Eris aveva sempre chiamato papà, che raccolse il piccolo Kevin dal lettino.

    -No!!- Eris si alzò urlando ma la mano ferma ed incredibilmente forte di quella vecchia la trattenne facilmente

    -Papà, che fai?-
    Urlava e piangeva Eris cercando di divincolarsi da quella morsa indissolubile che era la mano di una gracile vecchina.

    Il vecchio uscì dalla stanza con il piccolo piangente e urlante fra le braccia richiudendo la pesante porta di legno dietro di sé senza nemmeno voltarsi verso le due donne.

    -Perché.. Cosa gli gli farete?- Eris piangeva e gridava battendo i pugni sul corpo della vecchia che sembrava aver acquisito la consistenza della pietra mentre ancora la teneva saldamente.

    -Cara..- la vecchia parlò pacata -ora devi stare qui buona e tranquilla- mollò la presa ed Eris cadde a terra
    -Sai, mi sono affezionata a te- la vecchia ora era seduta sul letto mentre Eris era immobilizzata dal terrore ancora a terra.

    -Come ti ho detto non sono tua madre, lo avrei voluto ma non lo sono e credimi, se potessi evitarlo fermerei tutto questo orrore all'istante-

    -Mamma..- Eris piangeva e si era accovacciata ai piedi della vecchia -Quale orrore? Cosa succede?-

    -La Caccia Morta esige il suo tributo per proteggere tutti noi-

    Eris non capiva -La Caccia Morta? Proteggerci? Da cosa?-

    -Piccola, quello che hai visto là fuori lo vidi anche io molti anni fa, quando ero ancora giovane- voltò lo sguardo verso la finestra ed il suo sguardo si fece triste

    -..nessuno, nessuno avrebbe dovuto mai vedere la Caccia Morta ma io e mio marito.. sciocchi, volemmo sapere, volemmo vedere..- si interruppe -..ed il prezzo da pagare per aver visto è così atroce..- La vecchia si strinse le mani al petto voltandosi ora verso Eris ancora a terra.

    -Fu solo dopo anni che un vecchio frate venne da noi con te ancora in fasce. Disse che era l'antico Re dell'Inverno a mandarti e ci diede le istruzioni per salvare noi, l'intero villaggio e, chissà, buona parte della nostra gente-

    -Istruzioni? Non capisco, salvarci da cosa?-

    -Eris, hai visto cosa c'è la fuori?- La vecchia assunse uno sguardo severo- Credi che queste mura possano proteggerci da quell'orda infernale? O che lo possano fare i tuoi preti o le pistole della polizia?-

    -Mamma..- Eris piangeva disperata cercando di rialzarsi -Dov'è Kevin? Cosa gli farete?-


    La vecchia avrebbe voluto risponderle ma uno squillo di corno ed il nitrire dei cavalli ai margini del bosco, poco lontano dalla finestra, fecero sussultare entrambe le donne.

    La vecchia si alzò improvvisamente dal letto -La Caccia Morta è arrivata fra noi.-
    Uscì dalla stanza divincolandosi facilmente da Eris che cercava di uscire, inutilmente, la vecchia possedeva ora una forza sovrumana e scaraventò a terra la povera Eris serrando la porta all'esterno con una pesante trave.

    Sconvolta Eris si mise ad urlare e si affacciò alla finestra dove, poco distante proprio ai margini del bosco, si erano accalcate le orde infernali che poco prima aveva visto scendere dalla montagna.

    Terribili nelle loro antiche armature, nei fiotti di sangue che solcavano gli elmi e gli scudi si erano ammassati, proprio lì, al limitare del vecchi bosco.
    Quello che sembrava essere il capo caccia indossava un elmo vichingo con corna d'alce e brandiva una pesante lancia intrisa di sangue, lo sguardo severo e gli occhi di ghiaccio sovrastavano una folta barba grigia sporca di secoli di sangue e terra. Dall'alto del suo bianco destriero con gli occhi infuocati stava scrutando il fagotto che i due vecchi ora gli stavano porgendo.

    Eris lanciò un urlo di terrore quando si accorse che il fagottino che il mostruoso capo caccia stava raccogliendo era proprio suo figlio!

    Il terribile demone, stringendo il piccolo al petto alzò lo sguardo austero verso la finestra da dove Eris stava osservando, stava guardando proprio lei!
    Issò fiero al cielo la sua pesante lancia, sempre con lo sguardo fisso verso Eris, e quando la fece violentemente sbattere a terra ne scaturì una luce accecante color turchese accompagnata dal terribile frastuono di un tuono., che investì tutti i presenti.

    Quando la luce si spense erano tutti spariti: Gli spettri, i cavalieri, i lupi, i due vecchi e persino suo figlio.
    Eris, disperata, cercò di scrutare nel buio della notte ma tutto si era fatto pesto. Il vento si era calmato ed i bosco davanti a sé sembrava una coltre nera impenetrabile. Cercò allora di uscire da quella maledetta stanza ma la pesante trave alla porta glielo impediva. Pianse Eris, picchiò sulla porta finché ebbe fiato e forze e poi, disperata, si addormentò sul pavimento fra le sua lacrime ed il sangue che aveva versato battendo fino allo sfinimento i pugni su quella maledetta porta.



    La mattina dopo Eris si svegliò ancora sul pavimento coperto di sangue e lacrime ma, stranamente, la porta era aperta. Terrorizzata sperando che si trattasse solo di un brutto sogno Eris guardò nel lettino accanto al camino ma di suo figlio non c'era traccia. Corse giù per le scale ma la casa era deserta, urlò, corse disperata fuori, fino al bosco..
    Gridando il nome dei suoi genitori e di suo figlio.
    Corse per centinaia di metri fin dentro il bosco finché, come in un sogno, come in una illuminazione, si ricordò della vecchia leggenda che aveva sentito molti anni prima accanto al fuoco del caminetto di quella casa allora così accogliente ed ora così orribile:



    Nelle notti di luna nuova, quando la foresta lì fuori è così buia da non poter vedere nemmeno il piccolo e decrepito pozzo, quando nel cielo invernale non c'è la luna a guidare i cacciatori e persino le belve della foresta sembrano avere paura di uscire dalle proprie tane, quelle notti le famiglie del paese si stringono forte attorno al focolare di casa e gli anziani, quei pochi rimasti, narrano le leggende che anni fa sentirono durante le stesse fredde e buie notti di luna nuova.
    La più famosa e terrificante riguarda le sere di inizio primavera, quando il crudele e spietato Re d'Inverno sembra aver perso ogni sua forza, da potente e terribile diventa improvvisamente debole e sconfitto dai venti caldi della Signora dei Fiori.
    Il Re d'Inverno, però, non si accontenta di lasciare il campo di battaglia sconfitto e nel suo ultimo sussulto prima di capitolare invia decine delle Sue orde demoniache sugli altipiani e sulle foreste, sulle pianure come sulle colline per mietere le Sue ultime vittime. Questa orda è chiamata La Caccia Morta: Decine e decine di demoni, santi non riconosciuti, esseri spettrali, Re sconfitti e cavalieri caduti senza onore in queste foreste terribili riprendono vita, solo per una notte, sotto il soffio gelido del Re d'Inverno per rastrellare le Sue ultime anime.





    Eris si accasciò a terra, fra le radici di quegli alberi centenari si strinse fra le braccia e pianse fiumi di lacrime cariche di dolore e terrore.

    Sapeva che, fra non molto, un frate le avrebbe recapitato un piccolo fagottino, omaggio del Re d'Inverno e della sua Caccia Morta.






    Edited by Astaroth IV - 8/9/2013, 03:40
  6. .
    C'è qualche errore grammaticale che interrompe la lettura.
    Ora, io sono l'ultimo sulla terra che potrebbe correggere le virgole perché le metto un pò dove mi pare, però due cose te le vorrei segnalare:
    CITAZIONE
    le nostre “presunzioni", siano altamente "contaminate" , per così dire, dal luogo in cui ci troviamo.

    A che servono le virgolette in questa frase?
    Io al posto di "presunzioni" avrei scritto "supposizioni", ma senza il virgolettato. Sarebbe più chiaro e scorrevole.
    Se il tuo intento non era proprio quello di spezzare il racconto..

    CITAZIONE
    E, come detto all'inizio, le nostre aspettative sono spesso contaminate da luogo in cui ci troviamo,

    Qui l'uso del verbo "contaminate" non non mi convince.. Non hai trovato un sinonimo migliore? Tipo "condizionate", "costrette", "alterate"...
    Sì, ok, sono pedante... :D

    Comunque non è male, non certo originale (che non è mica un peccato, eh?) ma comunque niente male.
    +1
  7. .
    Per me è meravigliosa, mi piace il tuo modo di scrivere (forse perché mi ricorda il mio..) e per come hai sviluppato la trama. Ottimo lavoro!
    Mi sa che va tra le mie storie preferite. +1
  8. .
    Grazie, so che la storia e trita e ritrita ma se lo fanno tutti perché non posso farlo anch'io?
  9. .
    CITAZIONE (Excalibur272 @ 26/7/2012, 07:55) 
    Posta un'immagine, è una storia che mi intriga molto, intendo quella dell'uomo visto da più persone nei sogni.
    Vi lascio un articolo: www.2risate.com/l-uomo-che-compare-nei-sogni-ricorrenti.html

    Ed un'immagine:

    A me sembra Mr Bean... :troll:


    Bella storia, mettici un'immagine sotto spoiler..
  10. .
    CITAZIONE
    Una mano artigliata ti ha afferato la caviglia...

    e scopri che è Belen che vuole farti un servizietto...

    Dici che funziona? :D
  11. .
    Conobbi Sabrina in infanzia: Fui adottato nella sua famiglia all'età di 6 anni, lei ne aveva 4 all'epoca. I miei genitori erano stati uccisi da dei sicari, cose da criminalità organizzata di cui però non seppi mai molto, né sulle attività dei miei genitori né sulle motivazioni del delitto. I miei genitori adottivi non cercarono mai di impedirmi di informarmi sulla mia famiglia naturale ma era chiaro, nei loro sguardi preoccupati quando veniva toccato l'argomento che questo dava loro un enorme dispiacere. Ed io non volevo dar loro un dispiacere, né tantomeno a Sabrina.

    Da piccola era una ragazzina intelligente e acuta: Da ogni sua attività, a scuola o con le amiche, traspariva la sua creatività, la sua personalità forte ed indipendente, una personalità che attirava tutto e tutti verso di lei, come una calamita. Tanto che non ricordo nemmeno un giorno, fino ad ora, che non abbia passato in sua compagnia.
    Quando andavo agli allenamenti e alle partite di calcio, da piccolo, lei era sempre oltre la rete del campetto, anche con la pioggia o il vento. Una volta si prese una brutta polmonite per essere stata un intero pomeriggio sotto la pioggia battente solo per assistere ad un mio allenamento. Rimase a letto per più di due settimane fra lo sconcerto dei suoi genitori, ricordo le loro parole -Sabrina, basta con queste follie, sei troppo legata al tuo amico- L'amico in questione, ovviamente ero io che origliavo dalla stanza accanto, non ci consideravamo fratello e sorella ma migliori amici.
    Anche io ero sempre con lei: Ai pomeriggi che passava a bordo campo si alternavano quelli in cui invitava le sue amiche a giocare con le bambole ed io, pur non partecipando al gioco, ero sempre presente nel grande salotto di casa, magari leggendo una rivista o facendo i compiti. La sorvegliavo, se così si può dire, sentivo che la mia presenza le dava sicurezza e pace, e la dava anche a me, ci completavamo a vicenda e perciò continuai a starle vicino, sempre.

    Gli anni passarono e quando fummo abbastanza grandi ci accorgemmo che la nostra amicizia era diventata qualcosa di più ed un pomeriggio di Aprile ci scambiammo il nostro primo bacio.
    Il nostro affetto, però non poteva avere futuro fra le mura domestiche: L'unica volta che Sabrina accennò ad una nostra possibile relazione provocò una reazione accesa e violenta da parte di suo padre. La colpì con uno schiaffo, non lo aveva mai fatto, e le intimò di cancellare dalla testa questo pensiero.
    In quel momento rimasi immobile, quasi stordito, colpito nel profondo dalla furiosa reazione e dalla rabbia, mista a disperazione che vedevo negli occhi del mio genitore adottivo. Quella sera i genitori di Sabrina rimasero alzati fino a tardi a parlare di lei, di me e di questa strana situazione. Dal mio letto non sentivo che bisbigli, ma una parola veniva ripetuta spesso, una parola che non poteva che significare la nostra separazione forzata e definitiva: Follia.
    Nei giorni seguenti Sabrina diventò distaccata e apatica, non usciva più con le amiche, non parlava più con i genitori, si confidava solo con me, io che ero stato la causa del suo male. La situazione era surreale: mi sentivo un estraneo che aveva distrutto la famiglia, pranzavamo in silenzio e poi ci chiudevamo nelle rispettive stanze, parlando attraverso il sottile muro di cartongesso che le divideva mentre in salotto i genitori discutevano per ore e ore, fino a notte fonda.
    Dopo circa un mese in questa situazione i genitori di Sabrina decisero di farla seguire da uno psicologo: non si poteva andare avanti così, dissero, e mi trovarono d'accordo.
    Alle sedute io non ero ammesso e Sabrina non mi parlò mai di quello che le diceva l'analista, mi accorsi, però, che le sedute non sembravano sortire effetti, anzi, ogni volta che finiva la seduta si chiudeva in camera e rifiutava di parlare persino con me. Era diventata l'ombra di se stessa, ed io di conseguenza.
    Fino ad una notte d'estate in cui mi svegliò con un pesante zaino sulle spalle:
    -Andiamo- mi disse - io scelgo te.-
    In un primo momento volevo farla ragionare, non poteva andarsene di casa, era giusto rimanere e andare avanti, giunsi persino a promettere di andare via io, in collegio o in qualche comunità, per farla rimanere con la sua famiglia. Non ci fu verso di farla ragionare: era decisa a fuggire ed io, naturalmente, non le avrei permesso di farlo da sola.


    Da quella notte calda e afosa sono ormai passati parecchi anni, dapprima difficili, ospitati dai frati o negli ostelli per pochi spiccioli che guadagnavamo con piccoli lavoretti saltuari. Poi Sabrina trovò un lavoro in una caffetteria ed io come manovale in un cantiere poco distante. Prendemmo una casa in affitto e finalmente realizzammo il nostro sogno, vivere assieme in libertà.
    Quando il tempo è piacevole sembra scorrere più velocemente e passarono parecchi anni felici, sempre uniti. Fino a questa mattina:
    Sabrina è morta in un incidente stradale, un camion non l'ha vista mentre attraversava la strada e mi ha portato via ciò che di più caro avevo al mondo, proprio davanti ai miei occhi.
    La corsa in ambulanza, l'attesa in terapia intensiva, i medici affannati e poi, in serata, il ritorno a casa disperato, sconvolto.

    Mentre riguardavo le nostre foto con le lacrime agli occhi, questa stessa sera, un articolo di giornale piegato fra le sue cose attirò la mia attenzione: Era un vecchio articolo di cronaca: “Coppia uccisa in una sparatoria” erano i miei genitori! Aveva conservato quell'articolo per tutti questi anni?
    Lo lessi d'un fiato, fiato che fu spezzato già alle prime righe: “Morto nella sparatoria anche il figlio della coppia, di soli 6 anni”.
    Com'era possibile? Io ero lì, vivo e vegeto, che ci sia stato uno scambio?
    Cercai altre pagine di giornale fra le cose di Sabrina ma quello che trovai furono parecchi vecchi blocchi di appunti scritti a mano. Ne lessi qualcuno: descrivevano, come in un romanzo, la mia vita con lei. Nei più piccoli dettagli, anche dettagli che le avevo solo raccontato.
    Ogni giorno della nostra vita assieme era stato ricordato e trascritto su carta.
    Trovai anche altro: Gli appunti del suo analista e le lettere che erano state spedite ai suoi genitori, evidentemente le aveva sottratte il giorno della nostra fuga, ed evidentemente erano state proprio queste a farle maturare la decisione di fuggire. Il loro contenuto per me fu sconvolgente:

    “Dalle mie sedute appare chiara una sindrome paranoide, la paziente soffre di un grave disturbo psichiatrico. Consiglio l'immediato ricovero in una struttura sanitaria, il suo legame con la figura immaginaria che si è creata risulta oggi come non mai tangibile e pericoloso.
    Se in infanzia la creazione di un “amico immaginario” può essere trattata come una normale manifestazione della fantasia infantile oggi Sabrina sembra essere davvero convinta della presenza di questo fratello/amico che voi avreste adottato e la sua presenza nella mente della ragazza potrebbe portarla ad una pericolosa alienazione dalla società.
    Nonostante i miei sforzi ella continua a sostenere che questo amico esiste davvero e che vuole perseguire il suo sogno di una vita con lui, con tutti i mezzi a disposizione. Il mio consiglio, perciò, rimane un immediato ricovero in una struttura sanitaria specializzata in disturbi mentali.”


    Gettai la lettera a terra madido di sudore, non capivo.
    Sconvolto andai a sciacquarmi il viso ed alzando gli occhi sullo specchio del lavabo... non vidi più nessuno.


    Edited by Astaroth IV - 31/7/2012, 23:45
  12. .
    Scusate l'assenza ma non ho avuto molto tempo in queste settimane, questa è un pò lunga ma l'ho scritta di getto stamattina, spero che vi piaccia..


    Fra i disturbi del sonno dei quali mi sono occupato nella mia carriera quello senza dubbio più curioso è la cosiddetta “sveglia premonita”,SP. Il paziente sostiene di svegliarsi sempre pochi minuti prima del suono della sveglia. Questo disturbo presenta parecchie particolarità che mi hanno spinto ad indagare più a fondo: Il disturbo è molto comune (fra casi più o meno gravi) in Europa, nelle Americhe e in estremo oriente ma è quasi del tutto assente in Africa ed Oceania. Naturalmente la valutazione di questi dati è soggetta alla qualità dell'attenzione clinica rispetto al paziente ed alla diagnosi del disturbo. Spesso e volentieri, infatti, i pazienti non ritengono la SP un sintomo di cui rendere edotto il proprio medico e sono pochi gli specialisti delle malattie del sonno a cui fare presente la propria situazione. La mia esperienza ed i centinaia i casi che mi sono stati sottoposti mi hanno però spinto a giungere alla conclusione che la SP si presenta sopratutto fra i bianchi, preferibilmente caucasici, particolarmente in Europa continentale e negli Stati Uniti e le popolazioni asiatiche di origine nipponica in particolare.
    Un altra peculiarità della SP è che non c'è documentazione di alcun caso antecedente al 1947. Nessun medico, antecedentemente al primo caso documentato a Slumbertown, nell'Ohio, dal dott. Scott Spencer aveva mai diagnosticato un simile disturbo del sonno. La documentazione riguardo l'insonnia, la narcolessia, cataplessia ed altre sono già riscontrate negli scritti di Celso ed Aristotele, fino alla moderna psicanalisi ma non c'è traccia della SP. Molti miei colleghi hanno fatto notare che in antichità, ovviamente, non esistevano le sveglie elettroniche ma comunque le attività lavorative della giornata erano scandite da ritmi regolari ma mai, in nessun caso, un medico ha diagnosticato una patologia nemmeno paragonabile come frequenza, intensità e caratteristiche della SP, né hanno trattato l'argomento i maestri della psicanalisi onirica come Freud e Jung.

    Fra le spiegazioni a questa patologia c'è la ciclicità del sonno. Durante il sonno il cervello elabora i dati che ha acquisito durante la veglia in cicli continui, fra cui la famosa fase R.E.M. dove avviene il sogno. Queste fasi durano circa due ore ciascuna, quindi noi sogniamo circa tre volte ogni notte. La fase del risveglio, l'ultima, è quella del sonno più leggero ed è quella il cui sogno ricordiamo al risveglio, nella fase del risveglio, però avviene qualcosa di differente rispetto a tutte le altre. Il cervello inizia a percepire i rumori, il cambio di luce ed altre informazioni sensoriali, aumentano i battiti cardiaci e si alza la temperatura del corpo. Sappiamo che il cervello ripete ciclicamente le sue operazioni e di conseguenza è possibile supporre che la SP sia solamente l'ultimo ciclo del sonno che viene anticipato per evitare il trauma della sveglia acustica (il trauma da sveglia acustica è un argomento dibattuto fra noi studiosi del sonno, molte pubblicazioni lo trattano egregiamente) una sorta di protezione che ci da il cervello al risveglio combinata ad una più acuta percezione dei fattori esterni.

    I miei studi, però mi hanno portato ad una spiegazione diversa, ma non meno affascinate e, per certi versi, quasi incredibile.
    Perdonate la mia ampia prefazione ma era necessaria per rendervi edotti su questo particolare disturbo e sulle sue caratteristiche che non vengono quasi mai presentate in modo accurato e completo, alcuni colleghi, difatti, rifiutano ancora di riconoscere alla SP la sua natura patologica etichettandola come una normale attività del sonno.
    Sono le sue peculiarità spiegate sopra che mi hanno spinto ad approfondire, anche attraverso le cartelle del dottor Spencer, il primo ad aver diagnosticato la SP. Il suo paziente, Simon Taylor presentò la SP per quasi un anno, ogni mattina si svegliava, cito dagli appunti di Spencer: “terrorizzato ed ansimante solo pochi minuti prima della sveglia” aveva avuto incubi ricorrenti e paranoia. Il dottor Spencer collegò i suoi disturbi alla sua attività come legale dell'accusa al cosiddetto “Processo ai dottori” avvenuto l'anno precedente, un ramo del processo di Norimberga in cui vennero giudicati i medici dei campi di concentramento nazisti. Il dover scavare e lavorare fra quei crimini disumani lo avevano portato ad una patologia paranoica e depressiva. Le cure con antipsicotici e antidepressivi furono vane: Il 20 Novembre 1947 fu trovato impiccato nella sua casa di Slumbertown.
    Un altro caso stranamente collegato fu diagnosticato, sempre negli States, nel 1955, questa volta era un bambino di soli 7 anni. La madre lo aveva portato in ospedale dopo aver presentato la SP per quasi sei mesi, il bambino si svegliava costantemente in anticipo rispetto alla sveglia per la scuola, terrorizzato e urlante. I medici che lo ebbero in cura lo sottoposero a psicofarmaci, ancora oggi Kevin Geordsen è in cura presso l'ospedale psichiatrico di Georgetown, in Colorado. L'anamnesi familiare mi però portato ad una inquietante rivelazione: Il padre di Kevin, Paul Geordsen era un marines, ed era uno dei secondini al processo di Norimberga, deceduto in un incidente aereo mentre ritornava in patria, nell'Aprile del 1954.
    Due coincidenze non fanno una prova, ma tre forse sì. L'ultimo caso che mi ha portato a formarmi una teoria inquietante riguardo la SP l'ho avuto in cura proprio io nel 2000. Era la signora Shlafzwerg, di Brema, in Germania. La signora presentava da parecchi anni la SP ma ci conviveva senza nemmeno considerarla una patologia. Fu solo dopo che fu trattenuta in ospedale dopo una caduta, la signora aveva 87 anni, e il monitoraggio dei suoi cicli di sonno che fui contattato dai miei colleghi di Brema. La SP la costringeva ad una sveglia prematura e soprassalto ogni giorno. Non esisteva una cura per questo disturbo quindi non potei far altro che esaminare il caso ed assistere alla sua morte, i primi giorni di Novembre del 2000, per un attacco cardiaco al risveglio.
    Il caso della signora Shlafzwerg mi permise di interagire con la paziente e di andare all'origine di questo sintomo, capì subito che questa donna mi avrebbe portato ad una verità incredibile quando lessi la sua storia clinica: la donna era stata infermiera nel campo di concentramento di Malchow.
    Il più famoso dei medici criminali di guerra nazisti fu senz'altro il dott. Josef Mengele, sopratutto perché riuscì a scampare al processo di Norimberga e morire da uomo libero in Argentina, ma anche altri dottori della morte ebbero ruoli altrettanto atroci durante il nazismo, alcuni dei quali giustiziati o carcerati durante il Processo ai dottori.
    La verità inquietante mi venne data dalla stessa signora Shlafzwerg, in uno dei nostri colloqui. Il mio tedesco non è perfetto ma qui vi riporto quello che mi disse a cui voi trarrete da soli le vostre personali conclusioni:
    Il dottor Hoven (Waldemar Hoven, Capitano delle Waffen SS e Responsabile medico nel campo di concentramento di Buchenwald) era una persona affascinante e competente. Spesso i capi medici visitavano le altre strutture (la paziente non pronunciò mai le parole campo di concentramento) ed ebbi modo di conoscerlo personalmente.
    Quello che affascinava del dottor Hoven era la sua competenza non solo in materie scientifiche ma anche di materie spirituali, era un profondo conoscitore delle Sacre Scritture e della cabala. Fu anche consulente del Fuhrer sia in campo medico che mistico..
    "
    Tralascio un ampia disgressione sugli anni bui delle camere a gas e sugli esperimenti nei campi di concentramento, il dott. Hoven studiò per anni la privazione del sonno sui prigionieri dei suoi campi e le malattie collegate al sonno e questo mi spinse ad approfondire, fino a intrecciare un rapporto di fiducia e confidenza con la paziente, finché non mi rivelò gli ultimi giorni del dott.Hover in una piccola cella a Norimberga:
    Durante il processo il dottor Hover pregava molto, sembrava indaffarato per la salvezza della sua anima, ed era comprensibile. Sapeva che sarebbe stato fucilato o, peggio, impiccato, alla fine del processo.
    Si fidava di me perciò mi venne concesso di assisterlo in quella piccola cella maleodorante. A volte sembrava lucido e spietato, come quando ordinava le docce fredde alle sue cavie per mantenerle sveglie, o gli elttroshock, ma a volte, solo a volte, sembrava perdere il controllo e iniziava a strillare di punizioni eterne torture a chi lo torturava.

    La paziente mi guardava fisso, era seria e dolorante, ferita nel profondo mentre pronunciava queste parole, non era il delirio di una donna che vede avvicinarsi la morte era una confessione, ed io ero il suo confessore.
    Mi prese il braccio, lo strinse con una forza che non le attribuivo:
    Dottore, è lui, è lui che mi fa questo, lo aveva promesso e, Dottore, lo farà anche a lei. La sua vendetta è inarrestabile.
    Lasciai la paziente madido di sudore, non l'avrei più rivista.

    Oggi, dopo anni da questi fatti trovo finalmente il coraggio di mettere nero su bianco le mie scoperte, le mie ricerche. Possibile che la maledizione di un criminale nazista impiccato a Norimberga sia arrivata fino ad oggi?
    Possibile che, come un virus, la maledizione si nutra e perpetri in tutto il pianeta?
    Perché stamattina, verso la fine di Novembre ho avuto la netta sensazione che qualcuno mi abbia svegliato, pochi minuti prima della sveglia?




    E a voi, è mai capitato di svegliarvi poco prima della sveglia?
  13. .
    CITAZIONE
    ragazzi, ditemelo prima se è vera o no sennò il video col cavolo che lo vedo xD

    double-facepalm
  14. .
    Io ho tolto la protezione al ventilatore ma posso tranquillamente infilarci la mano che non succede proprio niente.
    Anzi adesso ci provo...



    Ok sono capace di scrivere anche con una mano sola..
  15. .
    Nebbia, maledetta nebbia, non ti permette di vedere niente, le ombre in lontananza sono amiche o nemiche? Di che colore sarà la loro uniforme?
    Peggio del non vedere è il sentire sempre gli stessi lugubri suoni, da ogni direzione, i rumori della battaglia, scudi e lance incrociati, i migliori del nostro esercito si stanno battendo a costo della loro stessa vita.
    E' il loro destino, è il nostro destino, noi siamo combattenti.
    Io e i miei fratelli, qui siamo tutti fratelli, siamo nelle retrovie alla difesa delle nostre posizioni ma sono sicuro che presto anche la sete di sangue delle nostre spade potrà essere placata.

    Non dovrei parlarne, ci vietano di farlo, ma ultimamente i nostri avversari stanno guadagnando terreno, dopo l'ultima sconfitta e la perdita di parecchi dei nostri il morale della truppa è sotto i tacchi, sopratutto a causa delle spaventose storie riguardanti le mostruose creature infernali che ci ha schierato contro l'esercito avversario:

    La nostra avanguardia era stata mandata in avanscoperta, il campo di battaglia era ancora sgombero dalle truppe e gli avvoltoi non avevano ancora assaggiato le nostre carni.
    Gli avanguardisti hanno un compito semplice: morire, ma con ordine, per permettere ai generali, lassù, di schierare le falangi per le dure battaglie che seguiranno. In un intricato labirinto di logica e fredda mattanza.
    Chi vide quella prima battaglia stentò a credere ai propri occhi: fra l'esercito avversario, schierato con un ordine scrupoloso almeno pari al nostro si fece avanti la loro tremenda cavalleria, in un trambusto di zoccoli ed armi che colse di sorpresa i nostri.
    Non seppero nemmeno da dove furono attaccati, si accorsero, però, che quelle creature non erano niente che avessero mai visto.
    Quelle immonde belve laceravano e dilaniavano tutto ciò che incontravano. Alcuni sostengono di aver visto con i propri occhi una di loro sbranare un nostro soldato, letteralmente divorato, immobilizzato dal terrore.
    Lo so, sembra una storia inverosimile ma io so che è la pura verità.
    Lo so perché belve altrettanto terribili sono schierate nelle nostre fila.


    Oggi la fanteria è stata mobilitata per una vasta operazione, non ci è stato detto nulla di più, noi eseguiamo gli ordini, ma sappiamo che dovremmo attaccare le roccaforti del nemico per indebolire la sua morsa. Il rischio è alto ma non abbiamo scelta.
    Le nostre prime linee stanno affrontando il nemico a viso aperto e la situazione sembra stallare, i nostri migliori uomini attendono l'ordine di agire ed ecco che, finalmente, vedo arrivare la nostra cavalleria.
    Gli uomini scoprono con orrore che tutte le dicerie e le e leggende riguardo quei mostri erano vere, erano vere perché anche i nostri animali sono terribilmente assetati di sangue: vedo davanti a me una delle nostre belve addentare uno scudiero avversario e spezzarlo in due per divorandogli le carni fino a non lasciare che una carcassa per gli avvoltoi.
    Vedo un altro dei nostri animali attaccare un fante sul fianco, sbranandogli le carni scuotendo il corpo maciullato in tutte le direzioni, la scena è spettrale, occhi infuocati su un mantello nero come la notte.
    Attorno a loro il silenzio, amici e nemici, sembrano tutti pietrificati dal terrore, ed hanno ragione.
    Questa è una guerra maledetta.

    Ecco che finalmente si vedono all'orizzonte le imponenti rocche del nemico, splendide e maestose sembrano inattaccabili, nemmeno la furia delle nostre creature infernali sembra potere nulla contro quelle gigantesce costruzioni.
    Dovremmo porre un assedio ad oltranza per catturarle, indebolendo così le nostre difese, il rischio è alto ma oramai sappiamo bene tutti che solo pochissimi sopravviveranno a questa guerra folle, in entrambi gli eserciti.

    L'assedio è lungo e logorante, mancano rifornimenti e viveri, molti dei nostri sono morti sotto queste possenti mura e gli attacchi sembrano non portare frutto ma ecco che quando finalmente sembra che le mura stiano per cedere succede ciò che non avremmo mai potutoo immaginare:
    Un terremoto, una scossa, un ruggito dal suolo e la costruzione inizia a muoversi.
    Lentamente ma inesorabilmente quell'immensa struttura si muove, impossibile da arrestare, mossa da una forza divina e mostruosa schiaccia qualunque cosa trovi sul suo cammino, intere falangi vengono distrutte dal passaggio di quella immensa roccaforte, fino ad arrivare a ridosso delle nostre linee difensive.
    Non ce lo aspettavamo, siamo stati sciocchi imprudenti, le nostre difese ora sono impotenti, spazzate via.

    All'orizzonte si staglia la maestosa figura del Re avversario, una visone abbagliante nella sua armatura color avorio, protetto dalle sue schiere di servitori e di guerrieri, la croce che porta alta e maestosa non può che significare la nostra fine. Fine che puntualmente giunge con un tonfo sordo che ferma il cuore a tutti noi.

    Il nostro Re è caduto, la guerra è perduta.
    Non so cosa mi accadrà, se verrò giustiziato o fatto schiavo, forse dovrei risparmiarmi l'agonia e darmi la morte con questa spada, ma non ne avrei il coraggio, non sono mai stato un grande guerriero.

    Sono sempre stato solo un piccolo pedone.



    Edited by Astaroth IV - 7/9/2011, 22:40
20 replies since 24/8/2011
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