La tempesta

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    La tempesta si avvicinava velocemente, ma Lara non era per nulla preoccupata. Era seduta sul divano in salotto, leggendo un libro, mentre Zack, suo figlio di sette anni, stava giocando con la macchinina telecomandata che Lara gli aveva regalato il Natale scorso. Zack faceva sfrecciare la macchinina per tutti i corridoi e le stanze della casa: prima in bagno, doveva aveva quasi urtato il vecchio vaso che Lara teneva per bellezza; poi in salotto, passando sotto il tavolino su cui era posata la tazza di tè che Lara beveva durante la lettura; e infine - dopo aver camminato sugli scalini, non senza l’aiuto del bambino - nella stanza di Zack, ritirandosi sotto il letto. Il bambino rise, posò il telecomando su una sedia e accese la televisione, gustandosi un ottimo cartone su Bugs Bunny. Il poster di Luke Skywalker che aveva attaccato vicino alla finestra e che a Lara era costato venti dollari fissava Zack con sguardo curioso.
    Fuori, il clima dava il peggio di sé.
    L’albero che si trovava vicino alla drogheria di Rick Way, a qualche metro da casa, cadde e si riversò sulla strada. Grazie a dio non era un albero troppo grosso e non fece male a nessuno, anche perché quel giorno erano tutti a casa, ma cadde proprio sulla macchina di Way, che era come al solito parcheggiata di fronte al locale. Il vecchio Rick non ne sarebbe stato per nulla felice; quella macchina era con lui da almeno tredici anni, e vederla col parabrezza e il tettuccio distrutti gli avrebbe fatto male al cuore, e non solo per i soldi che avrebbe dovuto ‘pagare per le riparazioni. Più in là, una signora che tornava da casa dopo aver fatto la spesa si ritrovò con l’ombrello spazzato via dal vento. Lo vide svolazzare davanti a un idrante, poi spiccò di nuovo il volo e sbatté contro un lampione. La signora provò a riprenderlo, ma scivolò in una pozzanghera e imprecò. Le onde sul lungomare distruggevano le barche e i pescatori si allontanavano.
    Sì, c’era chiaramente una tempesta in arrivo. L’aveva detto anche il meteo alla televisione.
    Ma, di nuovo, a Lara non importava molto. Se le cose avessero iniziato a mettersi male – e si erano più volte messe male, durante il cattivo tempo; ricordava benissimo quando, due anni fa, il vento aveva distrutto le vetrate dei balconi al secondo piano e per rimetterle a posto aveva dovuto versare trecento dollari a Will Hemington, il serramentista locale sempre disposto a fare il suo lavoro, anche se l’alcol che consumava giornalmente aveva iniziato un po’ a dargli alla testa (Lara si era ritrovata perfino a dirgli espressamente di non portare lattine di vodka o birra) – e Zack avesse iniziato ad aver paura, sarebbero semplicemente scesi in seminterrato come facevano di solito. Lara aveva letto su Google che quello era il metodo migliore per difendersi da un temporale, e se non lo fosse stato, beh, a chi importava. Almeno Zack sarebbe stato tranquillo.
    Posò il libro sul divano – “Avventure di una ragazza a New York” era il titolo. Era una storia d’amore su una ragazza, Sandra, che, fattasi la laurea e aver detto addio ai genitori e al suo paesino, si trasferiva a New York per lavorare in campo informatico. Sandra poi incontrava, in ufficio, un ragazzo molto carino dai capelli rossi (Il mio stesso colore dei capelli! aveva pensato Lara) di nome David. Iniziavano a frequentarsi e a discutere, ma il loro amore era osteggiato dal capo geloso che puntava gli occhi su Sandra. Era sicuramente una trama banale, elaborata da qualche scrittore ventenne che aveva da poco iniziato a scrivere e che non era nemmeno dotato di troppa fantasia; ma Lara era una gran romanticona e adorava leggere questi libri quando fuori pioveva – e bevve un sorso di tè. Voltando gli occhi alla finestra Lara vide un fulmine squarciare il cielo. Un brivido le percorse la schiena. Quel fulmine… Era incredibilmente vicino. Distava solo qualche metro dalla finestra. Nella mente di Lara comparve una visione davvero terrificante – una di quelle visioni che vengono in mente alle persone con troppa fantasia, ma che non sono poi così irreali. Si vide seduta sul divano con la tazza di tè, mentre un fulmine entrava dalla finestra dalla finestra. Vide, nella visione, la tazza cadere a terra, e lei, semiviva, che cercava di chiedere aiuto, ma dalla bocca non le usciva niente e…
    Un urlo di Zack la riportò alla realtà.
    Si alzò velocemente, posò la tazza sul tavolo e si diresse da Zack, pensando: Chissà cos’è successo ora. Salì il primo gradino, che scricchiolò sotto i suoi piedi. Di solito questo non avrebbe spaventato Lara, ma ora iniziava a provare una certa angoscia; perfino la tempesta la spaventava, ora. Forse era stato per quel fulmine.
    Arrivata al secondo piano si precipitò nella stanza da letto del figlio. Aprì la porta e trovò il bambino intento a fissare il davanzale della finestra. Piangeva. “Che è successo?” chiese Lara, abbracciando Zack. Osservò la finestra e vide che era rotta, pezzi di vetro a terra (uno di essi ferì Lara, che era scalza, e ritrasse un gemito di dolore); poi posò il suo sguardo sul davanzale, e notò una pietra su cui era legato un foglio piegato. Zack era in fondo alla stanza che osservava la madre, ancora confuso. La pioggia batteva forte, ora. Il vento iniziò ad ululare e delle foglie furono trasportate all’interno della stanza tramite la finestra aperta.
    Lara prese il foglio e lo aprì. Lesse le seguenti parole:

    COME VA, TESORO? ZACK STA BENE?


    Quella calligrafia… la conosceva fin troppo bene. Bastardo! Era così ossessionato da mettersi in contatto con lei che aveva perfino lanciato una pietra – una fottuta pietra! – nella stanza del suo stesso figlio. Non gli era passato in mente, a quello stronzo di Howard, che Zack avrebbe potuto farsi male?! O si era ubriaco come al solito, esattamente come si ubriacava durante il loro matrimonio? Pensare al suo matrimonio con Howard fece male a Lara. Lei e Howard si erano sposati otto anni fa, un anno prima che Zack nascesse. Si erano conosciuti nel bar in cui lei lavorava.
     
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    Insanity please come here…

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    Sinceramente la stesura mi sembra un po’ frettolosa e questo porta anche ad una sorta di ‘misunderstanding’ tra il lettore e l’autore.
    Ti consiglio di rivedere la punteggiatura e provare a cambiare il finale e il senso che hai cercato di esprimere con esso. Il fatto che tu abbia usato un mix di nomi stranieri e nomi italiani aiuta questa confusione generale e le parti tra parentesi possono essere sostituite con discorsi diretti
    Es. “ (Il mio stesso colore dei capelli! aveva pensato Lara) “ ——> “identico!” Esclamò Lara vedendo…
     
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1 replies since 1/5/2023, 13:33   47 views
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