The Dark Amazons - Parte 2/2

Seconda parte del mio racconto.

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    Capitolo 4
    Finalmente eravamo arrivate a El Paso, in Texas. Ovviamente siamo atterrate nei dintorni in un posto piuttosto nascosto a occhi indiscreti. Dopo che eravamo scese, ha iniziato a squillarmi il telefono dell’agenzia. Era Daniel Smithson. Mi sono brevemente allontanata per rispondere.
    Io: “Pronto? Smithson?”
    Smithson: “Jane! Lieto di sentirti. So che sei in missione e c’è anche la signorina Richardson. Come sta andando?”
    Io: “Per ora bene. Dopo anni di fughe, siamo finalmente davvero molto vicine a prendere e terminare Jeffrey Alan Woods. Ci dovrebbero essere gli altri killers di cui ho fatto rapporto qualche giorno fa.”
    Smithson: “Ma è fantastico! Sono molto contento per te. Jane, Miss Richardson mi ha detto che nonostante la particolare richiesta di quel V-22, questa missione era di vitale importanza. Mi sono fidato, so che ovviamente sei la migliore del tuo campo. Ti ho vista migliorare per tutti questi anni e sono onestamente orgoglioso dei tuoi progressi. Lo so che non è così professionale da dire, ma per me è onestamente così e ritenevo giusto fartelo sapere.”
    Io: “E’ anche grazie a te che sono diventata quel che sono ora. Hai fatto egregiamente il tuo lavoro. Senti, devo chiederti alcune cose. Sono importanti.”
    Smithson: “Dimmi pure Jane.”
    Io: “Innanzitutto scansionare la zona dove mi trovo ora, a El Paso, in tempo reale. Come avete fatto a Jacksonville. Sono davvero molto vicina finalmente. Poi un'altra cosa. Sto cercando di aiutare una ragazza per bene a scoprire chi era prima di perdere la memoria due anni fa. Forse te riesci a fare qualcosa per trovare qualche informazione su delle ragazze scomparse negli Stati Uniti occidentali. E’ caucasica, capelli castani, occhi verdi e corporatura snella. Ha circa 22 anni ed è alta 175 cm. So che è come cercare un ago in un pagliaio, ma se riesci a fare qualche tentativo te ne sarei grata.”
    Smithson: “Va bene Jane. Si può fare. Fortunatamente i nostri computer sono molto all’avanguardia. E’ come se praticamente avessimo già Windows 12.”
    Io: “Smithson… Miss Richardson mi ha detto che hai trovato dei vecchi files nascosti, dove erano segnalate tutte le posizioni e le date degli avvistamenti di Jeffrey Alan Woods dal 2008 a oggi. Perché non ne sapevo niente? Sono segnalate svariate posizioni che non mi sono mai state segnalate. Soprattutto dal 2013 al 2016. Perché?”
    Smithson: “Giusto… Hai ragione. Jane, praticamente sono venuto a conoscenza di tutto ciò pochi giorni fa. L’attuale capo dell’agenzia Thomas Karl Johnson, subentrato a quello precedente nel 2013… Sembrerebbe opera sua. Assieme a quei files c’erano anche altri files contenenti informazioni su avvistamenti di altri esseri misteriosi che quasi nessun media aveva mai trattato. Addirittura c’è la conferma dell’esistenza di quell’organizzazione privata internazionale che dà la caccia a essi e li spedisce in siti misteriosi sparsi per il mondo. Ho scoperto tutto ciò un giorno che facevo delle ricerche. Mancavano alcune informazioni per la tua missione, così ho chiesto a un mio ex collega di hackerare i files segreti che erano nel deep web. Ho scoperto tutto questo anche grazie a lui. Poi li ho inviati a Miss Richardson e a te. Riguardo ai files di Jeffrey Alan Woods sinceramente fatico a spiegarmi tutto questo… L’unica spiegazione logica a questa faccenda sarebbe scandalosa a dir poco. E’ probabile che l’attuale capo dell’agenzia ha deciso di nascondere questi files per farti lavorare più a lungo come assassina professionista. Ogni volta che arrivavi più vicina a Jeff lui ti allontanava da esso. Ha fatto in modo che altra gente innocente morisse a causa sua, solo per farti dare la caccia ad altra feccia criminale. Quella banale come dici tu. Jane… Mi Spiace di doverti dare io una simile rivelazione, ma a quanto pare è questa la dura verità. Ero scandalizzato anch’io da questa scoperta. E’ anche per questo che ho fatto in modo che la tua grossa particolare richiesta, di usare un velivolo militare speciale assai costoso, venisse esaudita. Purtroppo qui all’agenzia c’è sotto qualcosa di marcio. Rischio l’osso del collo a darti queste informazioni, ma la ritenevo la cosa più giusta. Ora, in qualunque modo tu decida di agire, spero che farai le giuste scelte. Anche se purtroppo il signor Johnson ti ha usata per tutti questi anni, sei comunque diventata a 24 anni e mezzo una vera professionista nel tuo campo. Una brava persona in grado di fare del bene. Sono fiero di te.”
    Io: “Daniel… Grazie mille per tutto. Ora è tutto più chiaro. Sono scioccata, ma ora finalmente sono vicina al mio obbiettivo. Ho con me tre, anzi quattro, ragazze che possono combattere per la mia causa. Dopo questa storia, toccherà al capo dell’agenzia. E tu mi aiuterai come hai sempre egregiamente fatto. Ti ringrazio. Stammi bene.”
    Smithson: “Altrettanto Jane. In bocca al lupo.”
    Nonostante lo shock, era ora tutto più chiaro. Tutti quegli anni in cui quel dannato mi sfuggiva dalle grinfie era colpa di qualcuno all’interno dell’agenzia. E a quanto mi aveva detto Smithson, era proprio l’attuale capo in carica da quattro anni. Se era vero, allora era un pazzoide. Solo così potrei definire uno che preferito rinunciare a svariate vite innocenti e farmi sprecare anni della mia vita, piuttosto che perdere la miglior agente operativa. Il responsabile di ciò l’avrebbe pagata cara… Sì, sarei diventata anch’io una ricercata se mi sarei rivoltata a un’agenzia governativa segreta, ma il responsabile di ciò non poteva passarla liscia dopo delle azioni così meschine. Ma prima toccava a Jeff the killer e la sua banda. Le ragazze erano pronte, anche se non avevano un addestramento pari al mio avevano in compenso abilità che sapevano usare molto bene.

    Ho in seguito raggiunto la mia squadra.
    Io: “Ok. Statemi a sentire. Ci sono informazioni che è giusto che sappiate. Per chi non lo sa ancora, io lavoro per un’agenzia segreta del governo. O almeno ci lavoravo. Mi hanno reso quello che sono con la promessa della vendetta, a patto che terminassi dei loro bersagli e il crimine che infesta la nazione. Ho appena scoperto di essere stata giocata. Qualcuno ai piani alti dell’agenzia mi ha nascosto delle preziose informazioni. Informazioni che potevano fermare Jeff the killer anni fa. Ma ha preferito usarmi e sacrificare vittime innocenti per anni, solo per tenermi al guinzaglio. Ma ora tutto questo cambia. Punirò severamente il responsabile di ciò, ma solo in seguito a questa nostra prima missione insieme come le “Dark Amazons”. Siamo ragazze molto problematiche, ma in grado di fare la differenza. E ora andiamo a macellare a dovere quei rottinculo sacchi di merda che non sono altro! Insieme!”
    Nemesis: “Discorso degno da Captain America.”
    Dina: “Siiii facciamo il culo a tutti!”
    Ann: “Onorata di far parte di tutto questo.”
    Nemesis: “Mi spiace per questa assurda scoperta. Andremo tutte insieme a punire chiunque se lo merita.”
    Io: “Grazie Nemesis, ma ci penseremo dopo.”
    Poco dopo ho informato anche Annie che era rimasta dentro.
    Annie: “Sono scioccata quanto te… Ma tanto te la cavi sempre in ogni situazione, no?”
    Io: “Temo che dovrò lasciarti qui anche stavolta. Però, se necessario, ti chiamerò. E’ possibile possa sbucare qualche altro killer, o qualcun altro che ci considererà una minaccia. Ho ragionato con le informazioni base che avevo, la soluzione più logica è che quei depravati stanno seguendo Jeff affinché lui dia a loro qualcosa. Accennavano di qualcosa che Jeffrey si iniettava per diventare più forte e veloce. Probabilmente un composto misto di steroidi, adrenalina e altra merda che è riuscito a farlo diventare inafferrabile per circa nove anni.”
    Annie: “Allora ha senso. Smithson mi ha da poco inviato le coordinate di un posto nelle vicinanze dove possono essere quei ricercati. E in più tra le informazioni del posto è segnalata una piccola fabbrica chimica verso Nord Ovest della città.”
    Io: “Perfetto. Grazie ancora Annie. A dopo.”
    Io e la squadra ci siamo incamminate verso il luogo designato. Abbiamo indossato dei travestimenti semplici come giacconi e simili per non dare nell’occhio, finché non arriviamo ai killers. Passiamo vicine a un vecchio complesso industriale. A un certo punto ho avuto la sensazione che eravamo spiate da qualcuno, ho fatto così il cenno di fermarsi alle ragazze. Dopo pochi secondi ho notato una figura che faceva capolino da una finestra di un vecchio edificio che si affacciava sul vincolo che avevamo appena imbucato. Sembrava avere una maschera bianca. Ho così fatto cenno di entrare in modo molto cauto nell’edificio da una delle porte aperte. Mentre ispezionavamo discretamente il posto, ho finalmente beccato la misteriosa figura. Aveva una camicia blu e sporca, dei pantaloni neri, capelli corti, bruni e trasandati, infine una maschera con su dipinto un originalissimo sorriso stile Joker ma in versione emoji dei telefonini. Era il famigerato fidanzatino di Angels, Helen Otis detto “Bloody Painter”. Con la sua presenza avremmo preso due piccioni con una fava. Io avevo un’ulteriore conferma su un probabile raduno di giovani assassini in questa città. Mentre Dina avrebbe invece avrebbe risolto la questione della sua forte ma malriposta cotta adolescenziale, e delle divergenze con la sua e la nostra morale. Almeno così io speravo. Prima della scoperta che avrebbe provocato la precedente litigata con Dina, speravo che potesse essere quello che descriveva essa. Una persona con un briciolo di umanità che uccide solo i colpevoli, purtroppo era l’ennesimo giovane patetico killer. Mi dispiaceva per Dina, ma non potevamo fare in modo che il suo caso finisse come quello triste e patetico di Nina Hopkins con Jeffrey Alan Woods.
    Mi sono così fiondata su di esso. “Porca troia!!! Tu chi diavolo sei brutta s…” Ha imprecato poco prima di essere attaccato dalla sottoscritta. In quello scontro si era rivelato abbastanza agile e veloce, ma non abbastanza per difendersi dal mio attacco e la mia esperienza in combattimento. Anzi, era onestamente piuttosto scarso rispetto a tutti quei fenomeni da baraccone che avevo affrontato in quei giorni.
    Viene immobilizzato dai fili dello yo-yo di Nemesis. Penzolava sconfitto e già esausto. Ci siamo riunite nella stessa stanza in men che non si dica. Ci siamo tolte quei semplici travestimenti per il momento. Ovviamente Dina sarebbe stata contenta di rivederlo.
    Dina: “Helen!!! Sei tu!”
    Helen: “Dina! Il mio angelo preferito.”
    Io, in confidenza con Nemesis: “Bleah… Quanto sono sdolcinati…”
    Nemesis: “Puoi dirlo forte…”
    Dina: “Andiamo, lasciatelo! Non è una minaccia per noi. Helen, ora che finalmente siamo di nuovo insieme vieni con noi.”
    Helen: “Chi diavolo sono questo branco di squinzie con cui sei insieme?”
    Nemesis: “Avevamo pensato di chiamarci “The Dark Amazons” o qualcosa del genere.”
    Io: “Siamo quelle che se scopriamo se hai ucciso gente innocente ti faranno morire in atroci sofferenze.”
    Helen: “Innocente?! Hahahaha… Nessuno è innocente.”
    Io: “Ti credi pure Gesù Cristo ora? Ma non farmi ridere…”
    Ann: “Perché ti vesti in questo modo buffo?”
    Helen: “Non è buffo! Senti chi parla, un’enorme infermiera… Che cazzo… Sei come Frankenstein se avesse avuto una vagina e due tette enormi. Hahaha…”
    Ann: “E tu sarai concime per i vermi se continui a fare il coglione in questo modo ridicolo!”
    Dina: “Era quella che ti accennavo l’ultima volta. Non è cattiva. Dobbiamo stare dalla stessa parte Helen.”
    Helen: “Spiacente angioletto mio… Ma questo branco di squinzie non mi stanno a genio per nulla.”
    Nemesis: “Vuoi che stringo più forte?”
    Helen: “La mia risposta potrebbe sorprenderti. Hahaha…”
    Nemesis: “Che due palle… Dovete per forza tutti ridere perché siete anche solo un po’ matti? Siete tutti uguali… Senza offesa Angels.”
    Dina: “Faniente per stavolta. Dai Helen…”
    Io: “E’ vero che hai ucciso gente innocente? E prima ancora hai ucciso tutti i tuoi compagni di scuola? E’ una cosa orribile il bullismo, certo, ma non è una buona scusa per uccidere chi ti pare e piace.”
    Nemesis: “Non hai mai visto tutti quei film dove i protagonisti bullizzati poi fanno amicizia con i loro ex bulletti? Guarda che ce ne sono di casi simili.”
    Helen: “Ma finitela!... Tutte stronzate da perbenisti. Tutte falsità! Nessuno è innocente! Tutti devono morire! E noi che siamo stati denigrati ingiustamente da tutti loro, banchetteremo sui loro cadaveri putrefatti del cazzo! Hahahah…”
    Io: “Wow… Tipico discorsetto da cattivo di un qualsiasi film misto all’etica degli estremisti religiosi. Quanto sei patetico… Spiacente Angels, ma sono dell’opinione che devi sceglierti meglio i fidanzati.”
    Dina: “Ma Helen… Che dici? Se uccidiamo solo gli stronzoni, poi aiutiamo i più deboli. Come lo eravamo noi!”
    Nemesis: “Brava Angels, diglielo! Come vedi, il tuo patetico e bigotto discorso fa acqua da tutte le parti ed è enormemente ipocrita. Essere incazzati neri contro il mondo non è un buon motivo per far soffrire il tuo prossimo. Genio.”
    Helen: “Zitte! Tacete! Non fate altro che vomitare quelle stupide stronzate perbeniste che vi dicono quegli sporchi media del cazzo per lavarvi i cervelli e sgonfiarveli totalmente!”
    Io: “Non pensavo che lo avrei detto… Ma sei davvero un spasso. Se non fosse per i tuoi meschini crimini, ti porterei con noi perennemente legato come il nostro clown personale. Hah.”
    Ann: “Ma questo ragazzino è davvero convinto di ciò che dice?”
    Nemesis: “E’ solo l’ennesimo matto che pensa solo in base alla sua esperienza personale e finisce per deformare la realtà. Praticamente così si finisce per diventare un villain.”
    Ann: “Come quelli dei fumetti?”
    Nemesis: “Proprio così.”
    Helen: “Ahhhh… Ridete pure… Cantatevela pure… Tanto non andrete molto lontano. Presto noi faremo il culo a tutte voi baldracche perdenti! Hahaha!”
    Io: “Ecco, appunto. “Noi” chi? Perché sei qui?”
    Helen: “Non vi dico proprio niente.”
    Ann: “Ma se fino a poco tempo fa non la smettevi di blaterare, riguardo all’essere tutti colpevoli e quelle altre boiate che dicevi.”
    Dina: “Helen… Con chi stai ora? Sono quelli a cui diamo la caccia?”
    Io: “O ce lo dici, o finisci davvero male. Rimpiangerai di essere nato.”
    Helen: “Vi lamentate di ciò che dico, ma siete voi quelle banali! Tipo te darkettona emo del cazzo che ti nascondi dietro frasi da film d’azione mediocri, quelli che guardano solo quegli americani medi grassoni del cazzo.”
    Ann: “…e fu così che ricominciò a blaterare.”
    Io: “Tu non hai capito. O blateri di quello che ti chiediamo, o ti strappiamo quella patetica linguaccia.”
    L’avevo preso per la camicia. Avevo notato da poco che aveva pure una patetica spilla con uno smile, tipo quello del fumetto di Watchmen.
    Helen: “Mollami! Non sai contro chi ti sei messa!”
    Io: “Uuuuu che paura! Aiuto! Il temibile ragazzino mascherato con una vena creativa! Si salvi chi può…”
    Dina: “Aspettate… Dai Helen almeno aiutaci. Perché ci fai questo?”
    Helen: “Dina fottiti! Se hai davvero deciso di stare con questo circo di troiette di merda allora hai fallito su tutta la linea!”
    Dina: “Dovevi tornare da me!”
    Helen: “Avevo delle cose urgenti!”
    Dina: “Tipo cosa??? Trovare una boy band di killers buffoni del cazzo?!”
    Helen: “No! Diventare più forte! Non posso andare più avanti così! Mi piace vedere il sangue sui muri e per terra, ma non se è il mio. Jeff the killer mi ha promesso di diventare migliore in tutto. Come quel Jack senza occhi vestito di blu, o tipo voi! A parte la merda che vomitate da quelle fogne, riconosco che siete forti. Non è giusto che delle merde come voi abbiano questo e io no! Voglio di più, così continuerò a banchettare sui cadaveri merdosi di questa stupida umanità del cazzo!”
    Io: “Caspita… Siamo riuscite a fare a meno delle torture con uno sdolcinato litigio stile film drammatici per adolescenti.”
    Dina: “Ma… Allora è vero? Sei anche tu come loro? Uccidi indiscriminatamente?! Avevi detto solo i colpevoli!”
    Helen: “Ma quanto sei scema? Ho detto più volte che sono TUTTI colpevoli! Nessuno è innocente! Sei l’ennesima delusione Dina Angels! Sei davvero un’illusa se credi davvero a questa morale perbenista del cazzo! Non mi meriti! Fanculo te e queste baldracche! Succhiatemi tutte le mie palle!”
    Dina: “Io mi fidavo di te!!! Sei TU che hai deluso ME!!!”
    Dina iniziava ad avere le lacrime agli occhi. Ormai era venuta a galla la dura verità per lei. Purtroppo si era fidata della persona sbagliata.
    Ann: “E’ lei che non ti merita! Sei davvero meschino, arrogante, ma soprattutto una persona orribile come quegli altri!”
    Io: “Mi spiace per Angels, ma ora almeno lo possiamo finalmente trucidare a dovere.”
    Nemesis: “Ragazze c’è qualcuno!”
    Una misteriosa figura aveva rotto una finestra sopra di noi. Era Rouge. In pochissimi secondi è balzata verso Helen, l’ha preso ed è corsa via mentre si sfaldavano i fili che lo legavano. L’abbiamo inseguita, ma poi ha fatto cadere un’enorme pila di barili e scatoloni che erano dentro il vecchio magazzino. Cerco di arrampicarmi su di esso a fatica e andare alla finestra da dove è fuggita, ma ormai era riuscita a svignarsela.
    Ann: “Diamine…”
    Nemesis: “Quella stupida bestia è stata inaspettatamente veloce, ha pure rotto i miei fili. Fortunatamente ne ho altri, ma poi dovrò trovarne di nuovi.”
    Io: “Non vi preoccupate. Fortunatamente avevo pensato anche a questo. Ho messo un piccolo tracciatore negli indumenti di Bloody Painter, funge anche da microfono e microcamera. Così sapremo dove si dirige. Ora sappiamo ufficialmente che c’è Jeffrey Alan Woods dietro tutto questo, come previsto. Ha promesso a questi assassini di dare loro un qualcosa che li renderà più forti. Forse addirittura delle bestie come quel cazzo di Eyeless Jack. Dobbiamo prepararci al peggio.”
    Dina: “Helen…”
    Nemesis: “Ci dispiace tanto.”
    Dina: “Avevate ragione allora…”
    Io: “Ti avevo solo detto la verità. Ho avuto delle prove intangibili. Ora che sai anche del mio legame con il governo ne hai la certezza. Ho esitato a dirti prima di questo perché non volevo farti agitare per niente.”
    Dina: “…allora dobbiamo punire anche lui! Anzi, sarò io a giustiziarlo!”
    Ann: “Il tuo ormai ex ragazzo? Ci puoi giurare.”
    Nemesis: “Fantastico!”
    Io: “Quell’Helen è veramente stato stupido a lasciarti in quel modo, si è rivelato per la merdina che è. Ora abbiamo un incentivo in più per combatterli se c’è anche quel Bloody Painter dalla loro parte.”
    Nemesis: “Ben detto! Ora che si fa?”
    Io: “Al momento non abbiamo ancora la certezza se Jeff e la sua banda hanno già ottenuto ciò che cercavano. Mentre controllo il tracciatore audio che ho messo a quel disgraziato, inizieremo a raggiungere quella fabbrica chimica poco distante dalla città. Se non l’hanno ancora raggiunta, è possibile che la raggiungono dopo.”
    Successivamente siamo uscite dall’edificio e ci siamo rimesse i travestimenti. Di solito cerco mai di non scassinare veicoli che non sono di mia proprietà, ma quello era un caso di emergenza. Dovevamo evitare ulteriori spargimenti di sangue da parte di quei mentecatti, a eccezione del loro. Ho scassinato un furgone, così abbiamo potuto raggiungere la fabbrica chimica fuori città. Magari qualcuno avrebbe ritenuto più logico seguire direttamente il segnale e arrivare nel covo dei killers, ma ho ritenuto più opportuno fare così perché in quel posto doveva esserci qualcosa che era finito in mani sbagliate più volte e doveva essere distrutto. In più, in un posto simile, sarebbero nati degli scontri più interessanti che non avrebbero destato subito troppe attenzioni. A un certo punto finalmente ricevo il segnale del trasmettitore. La posizione segnalata era un edificio abbandonato, un ex orfanotrofio ormai in rovina. La microcamera mostrava finalmente le prede che stavamo cercando, il microfono incorporato riproduceva le loro voci.
    Helen: “Mollami… Ce la facevo da solo, lurida bestia mascherata che non sei altro!”
    Toby: “Ve lo dicevo che c’era anche lui. Rouge è attenta a queste cose anche quando è fuori dal suo habitat.”
    Clock: “Sì ok, fotteseghe.”
    Jeff: “Guarda guarda chi abbiamo qui… L’artista del sangue arterioso. Guardate gente! Questo spacca il culo a Jason Pollok! Hahaha…”
    Clock: “Troppo gracile.”
    Zero: “Troppo patetico.”
    Jeff: “Sentite un po’ chi parla… Da quale pulpito!”
    Zero: “Inculati deficiente!”
    Toby: “Sei buffo vestito così. Sembri un cartone animato scemo.”
    Helen: “Scemo sarai tu! Sfigato!”
    Toby: “Ti spacco quel bel faccino, se non fai il bravo bambino. Hahah ho fatto pure rima.”
    Jeff: “Mettitela nel culo la rima. Hey Maschera Smile, vuoi anche te qualcosa che cerchiamo anche noi. Non è così?”
    Helen: “Stavolta ci hai visto giusto. Se la smettete d’insultarvi a vicenda, vengo con voi.”
    Jeff: “Ops! Richiesta rifiutata. Spiacente… Mi ricordo di te comunque. E’ ovvio perché sei qui.”
    Clock: “Speriamo sia valsa la pena sopportarti tanto.”
    Jeff: “Che?! Sono IO che ho sopportato le vostre patetiche lagne! E che cazzo… Ma poco importa ormai. Se fate un po’ i bravini, ve lo mostro. O meglio, in realtà sto aspettando qualcun altro che ci dia il via libera per andare laggiù. Penso che manca qualche oretta tipo.”
    Zero: “Che cazzo stiamo aspettando di preciso?”
    Jeff: “Dovrebbe tipo essere un camion che viene dal Messico. Ma tranquilli bambocci, a tempo debito arriverà il momento in cui finalmente ci sballeremo davvero.”
    Toby: “Sono i miei amici Masky e Hoodie. Anche loro sono stati salvati dal nostro capo, come Rouge.”
    Clock: “Lo smilzo inquietante?”
    Zero: “Il fottutissimo cazzo di Slenderman!”
    Toby: “Proprio lui! Molti non credono alla sua esistenza, ma lui c’è sempre. Anche Jeff lo ha incontrato!”
    Jeff: “Vero… E’ come lo descrivono. Alto e vestito come un pinguino gigante anoressico del cazzo. Hahah. Gli ho pure fatto il culo una volta anni fa…”
    Toby: “Ma lui mi ha detto l’esatto contrario.”
    Jeff: “E allora si sbaglia. Taci o ti spacco il culo, mezza sega!”
    Toby: “ANCORA CON QUESTA CAZZO DI STORIA???!!! TI STRAPPO LA LINGUA!!!”
    Toby tenta di aggredire Jeff, ma lui lo mette al tappeto con vari cazzotti.
    Jeff: “Hahahahaha… Sei scemo forte. Fai troppo ridere… Se avete finito di frignare, ci sballiamo un po’. Ovviamente in attesa del VERO sballo!”
    Zero: “Ho trovato un fottio di vodka io!”
    Jeff: “Hey Tick Tack! Lo vedo che hai i capezzoli induriti, torna pure a scoparti quella mezza sega.”
    Clock: “Ma levati dalle palle, rottinculo succhiacazzi!”
    Jeff: “Mentre quei due sfigati scopano, facciamolo anche noi. Eddai…”
    Zero: “Te l’ho detto che la do solo al mio ragazzo! Può farti il culo facilmente!”
    Jeff: “CHI?!? Il burattinaio fantasma?! Hahaha… Se esiste è una fighetta mezza sega pure lui in confronto a quell’altra mezza sega.”
    Zero: “Ma inculati fighetta!”
    Jeff: “Anziché rompermi il cazzo, andate di sopra che c’è pure la coca che ha portato Tick Tack.”
    Clock: “Se mi chiami ancora così non te la do!”
    Jeff: “la coca o la tua vagina? Hahahah… Hey tu artista dei miei coglioni. Per te solo birra del discount!”
    Helen: “No grazie. Preferisco qualcosa che non sa di piscio.”
    Jeff: “Come ti pare… BURP.”
    Sentendo tutto quello scempio, la mia brama di vendetta che mi porto dietro da anni era alleviata dalla palese pateticità di quell’essere e della suo circo di pazzoidi. Il trasmettitore che avevo attaccato alla spilla di Bloody Painter si mimetizzava con l’occhio dell’emoji. Fortunatamente non l’avevano ancora notata, erano troppo impegnati a cazzeggiare. Bloody Painter non aveva ancora detto nulla sul nostro interrogatorio. Sul perché di ciò c’erano due opzioni logiche egualmente possibili. Molto probabilmente o non voleva farli incazzare e finire massacrato, soprattutto perché era meno forte e agile di loro, oppure aveva anche in mente di farla in barba a tutti e prendersi tutto il malloppo. Ho inviato quelle prove registrate audio e video a Daniel Smithson con il telefono dell’agenzia. Nonché unico telefono che usavo. Gli ho scritto di venire tra circa cinque ore a darci una mano, in seguito sarebbe arrivata una squadra che avrebbe ispezionato il posto. Successivamente i notiziari si sarebbero fiondati per documentare ciò che sarebbe accaduto in quella notte. Era ormai per scontato che, qualsiasi cosa sarebbe successa, sarebbe scappato sicuramente qualche morto.



    Capitolo 5
    Quella sera io e la mia squadra avevamo finalmente raggiunto la fabbrica. Ci eravamo messe sul retro con il furgone. Dopo solo un’ora di attesa il trasmettitore si era acceso di nuovo. I due tizi che attendevano erano arrivati. “Masky” e “Hoodie”. Avevo cercato sul database dell’agenzia e avevo trovato i loro identikit.
    Timothy Write e Brian Thomas, rispettivamente conosciuti come “Masky” e “Hoodie”, sono entrambi due ragazzi anni di Cleveland, in Ohio. Entrambi classe 1996. Erano ragazzi normali, migliori amici, finché circa tre anni fa sono state vittime dello Slenderman. Da allora ci sono avvistamenti principalmente negli stati dei grandi laghi. Ma stavolta erano finiti molto più a Sud. Era ormai confermato il legame tra alcuni di questi killers e lo Slenderman. Sembrava che oltre a far scomparire numerose persone dalla faccia della Terra, gli piacesse pure controllarne alcune. Ma in realtà erano altri i casi d’individui controllati direttamente da lui come delle vere e proprie marionette senza anima. Invece Ticci Toby, Rouge, Masky e Hoodie erano solo una sorta di seguaci che erano in contatto con lui. Anche Jeffrey aveva avuto a che fare con esso, apparentemente si erano pure scontrati. Logicamente era Toby ad aver ragione, perché un ragazzo piuttosto giovane contro una grossa creatura sovrannaturale avrebbe delle possibilità di vittoria realisticamente nulle. A quel punto era logico chiedersi perché degli scagnozzi di Slenderman si fossero uniti ad altri semplici killers. Magari per ribellione, o per qualche misterioso motivo il loro capo gli aveva concesso ciò. C’erano cose che non mi erano molto chiare. Ma d’altronde qui si parla di creature misteriose non naturali, magari vengono pure da altre dimensioni o cazzate simili. Ma al momento non era così importante.
    Jeff: “Eccoli! I nostri Cip e Ciop! Che carini che siete…”
    Masky: “Fai poco il simpatico Jeffrey Alan Woods.”
    Jeff: “Presente vostro onore! Haha…”
    Masky: “Toby lo diceva che eri un buffone in effetti.”
    Hoodie: “Vero.”
    Jeff: “Quella fighetta non sa un beneamato cazzo sul sottoscritto signori miei. Allora, ci siamo quindi?”
    Masky: “Sì, sbrighiamoci. Noi sappiamo dove si trova, te come fare il resto invece.”
    Jeff: “Ben detto! Muovete il culo allora!”
    Masky: “Aspetta! E quella Jane the killer che ti dà la caccia? Se si porta dietro i cazzo di federali siamo nella merda fin sopra i capelli!”
    Jeff: “Motivo in più per muovere il culo! Comunque è inutile che vi pisciate sotto pensando ai federali, quelle fighette avranno altre cazzate da fare anziché stare dietro a me e un gruppo di bambocci.”
    Masky: “Bada a come parli. Sarai anche il “Killer Numero Uno”, ma senza di noi non ce la faresti.”
    Jeff: “Questo lo vedremo… Sbrighiamoci.”
    Toby: “Hey Masky! Lo sapevo che arrivavate non oltre la tarda sera.”
    Masky: “Bella scoperta. Wow, sei un fenomeno.”
    Toby: “Mi prendi per il culo per caso?”
    Masky: “Nah… Ci pensi già da solo tanto.”
    Toby: “Ma finiscila…”
    Hoodie: “Taci e cammina.”
    Masky: “Parole sante.”
    Toby: “Allora dopo vedremo chi farà il culo a chi!”
    A quel punto dovevamo entrare dentro la fabbrica, per far in modo che i killers non trovassero il loro obiettivo. Subito dopo abbiamo avvistato il camion in questione, sarebbe entrato dal retro come da copione. Ero scesa prima io, dovevo occuparmi di mettere a nanna le guardie con un sonnifero dopo l’entrata del camion. Quella sera il personale di quel posto era molto ridotto, Jeffrey e i suoi sapevano quello che facevano e hanno scelto la serata adatta. E’ stato un gioco da ragazzi per me. In quel caso ho preferito togliermi il chiodo che ero ormai abituata ad usare, ero con una maglietta smanicata nera che accompagnava i miei soliti jeans neri e delle scarpe sportive nere. Avevo il mio stile, come Nemesis e le altre. Dopo che avevo sistemato tutto ho chiamato la squadra, così siamo entrate. Dopo il magazzino c’era un laboratorio chimico, con accanto il resto della fabbrica che produceva prodotti da bagno e roba simile. Dentro il camion c’era roba di vario tipo che non era di nostro interesse, a eccezione di una cassa piena di avvertenze sulla sua fragilità. Avevamo trovato l’obiettivo in questione. Se i killers la trovavano, ma soprattutto se prendevano tutti quel pericoloso composto chimico, sarebbero stati cazzi amari non solo per noi ma per chiunque si sarebbe imbattuto sulla loro strada.
    Dai files segreti che avevo revisionato, ogni volta che Jeffrey Alan Woods lasciava la zona di El Paso diventava più aggressivo, pericoloso, forte e veloce. Faceva almeno il doppio delle vittime del suo classico operato. Non era per nulla un caso. Ovviamente lasciava sempre il suo tipico marchio di fabbrica: cicatrici sulle guance delle vittime che formavano un innaturale sorriso, a volte anche le palpebre bruciate e qualche scritta sui muri. La ormai celebre “Go to sleep”. Tutte le ultime volte che gli avevo dato la caccia riusciva a volatilizzarsi, ogni volta l’agenzia mi assicurava che lo avrebbe successivamente rintracciato nel modo più veloce ed efficiente possibile. A quanto pare però erano state tutte bugie, hanno preferito tenere a bada il loro miglior soldato. A costo di lasciare libero il killer numero uno d’America, ancora a piede libero e potenziato con quella merda in corpo. Per questo quando ho incontrato Nemesis ho deciso di dare una possibilità a lei e le due altre ragazze che avrei incontrato in seguito. Alla fine si era rivelata una saggia decisione.
    Smithson mi aveva finalmente inviato un file su dei pezzi di DNA raccolti in giro e risalenti a Jeffrey Alan Woods. Confermava che la miscela che usava era un insieme di ingredienti che usano per steroidi, e anche per il siero che hanno iniettato a me. A quanto pare c’era un ingrediente che veniva prodotto in quel laboratorio di El Paso. Se quel composto chimico faceva così tanti danni con un giovane killer come Jeff, figurarsi con ben altri cinque come minimo. El Paso e dintorni sarebbero diventate una fottuta carneficina. Dovevamo impedirlo a tutti i costi. Dovevano morire tutti. Noi eravamo pronte per questo. Anche se non erano combattenti al mio livello, avevo dato a loro delle dritte sul velivolo per renderle più efficienti. Fortunatamente le avevo visto sfruttare bene le loro abilità, con questa occasione lo avrebbero fatto al meglio. Certo, sperando di non morire. Era anche piuttosto pericoloso, specie con in giro qualcuno con dei tentacoli nello stomaco. Per essere una squadra efficiente dovevamo guardarci un minimo le spalle a vicenda per cercare di sopravvivere. Loro erano nove, di cui due di loro già potenziati. Noi invece eravamo quattro, ma eravamo già potenziate. Fortunatamente avevamo anche degli assi nella manica. Nemesis aveva il suo animaletto domestico che poteva trasformarsi in una bestia feroce, io avevo Annie Richardson di guardia al convertiplano che poteva essere un ulteriore e prezioso aiuto. Diventavamo sei.
    Ora che eravamo dentro, ho spiegato meglio il piano:
    Io: “Nemesis e Ann. Voi state qui di guardia all’entrata del magazzino e state attente a quella cassa. Io e Angels andremo dentro a supervisionare il laboratorio. Ginevra farà la guardia a quella cassa, Prima Nemesis mi ha assicurato che ne era in grado. Ora possiamo fare anche a meno dei travestimenti. Vi darò dei microfoni che useremo se ci divideremo e dei tracciatori, così in casi di emergenza ci supporteremo a vicenda. Il vero obiettivo della nostra missione è non far in modo che tutti i nostri avversari riescano a prendere la miscela completa che li renderà più bestiali. Ma soprattutto terminarli. E un’ultima cosa… Ovviamente Jeff the killer è mio a prescindere.”
    Ann: “Agli ordini capo.”
    Nemesis: “Ricevuto. Vedrai, non ti deluderemo io e Ginevra.”
    Io: “Perfetto. Angels, tu starai con me per il momento. Tanto tra non molto verrà anche Helen e avrai pane per i tuoi denti.”
    Dina: “Non chiedo altro. Dici che ci sono anche cadaveri di ranocchie?”
    Io: “Dubito fortemente. Di solito solo nelle scuole vivisezionano le rane, per quanto ne so.”
    Il laboratorio era più o meno come ci aspettavamo, come quelli che ci sono nei film e simili. C’erano anche vari macchinari probabilmente usati per fare certi tipi di comporti chimici. Probabilmente sarebbe stato più facile ed efficiente dare direttamente fuoco a tutto il laboratorio. Sicuramente la polizia di El Paso se ne sarebbe accorta, ma poteva comunque essere una soluzione migliore anche se drastica. L’importante era fermare quei criminali.
    Finalmente erano arrivati. Nemesis aveva avvistato Ticci Toby, Masky, Hoodie e Rouge. Così si fionda all’attacco contro quest’ultima per un secondo round dopo Statesboro. Masky e Hoodie schizzavano via all’entrata, ma avevano incontrato Ann. I dettagli che riporto di seguito mi sono stati in seguito raccontati da loro stesse, anche se io non c’ero di persona li riporto comunque.
    Ann: “Ora la pagherete, criminali!”
    Masky: “Ma tu chi diav… Aspetta… Tu sei…”
    Hoodie: “Sei Ann.”
    Ann: “Cos’avete detto? Come fate a conoscere il mio nome?!”
    Masky: “Ti abbiamo già incontrata tempo fa… Eravamo come… Colleghi.”
    Hoodie: “L’operatore ti ha poi messa di guardia in un posto a Sud Est.”
    Masky: “Non ti abbiamo più rivista. Ci siamo visti tipo una volta e forse mezza.”
    Hoodie: “Ci avevi anche provato con lei, te la volevi fare di brutto.”
    Masky: “Ma sei serio? Stai zitto quasi tutto il tempo e quando apri bocca devi proprio sparare simili stronzate?”
    Ann: “Lavoravo… Per lo Slenderman???”
    Masky: “Ci ha accennato che ti ha trovata vagare per alcuni boschi che stava visitando. Ti ha dato uno scopo.”
    Ann: “Stare a guardia di un edificio vuoto per anni?!”
    Hoodie: “Ma noi… Non lo sapevamo.”
    Masky: “A volte capita che si dimentica dei suoi proxy.”
    Ann: “Che diavolo è un “proxy”? Che cazzo dici???”
    Masky: “Quelli che lavorano a stretto contatto con lui. Sono come marionette. Ma noi non siamo come quei cadaveri leccaculo ambulanti. Dico bene Hoodie?”
    Hoodie: “Vero Masky.”
    Masky: “Non sono sicuro che tu fossi un proxy… Forse sì. Probabilmente non aveva più bisogno di te.”
    Ann: “Volete dirmi che una maledetta creatura fantasma mi ha resa sua schiava tempo fa e mi ha imprigionata laggiù in quel cesso di posto?!?”
    Hoodie: “Se la metti così…”
    Masky: “Ora che ci penso… Anche quella lì con la maschera e le corde ha lavorato per lui tempo fa. Era lei, vero?”
    Hoodie: “Può essere.”
    Ann: “Nemesis? Anche lei?!?”
    Masky: “Ecco come si faceva chiamare! Anche lei mi pare sia stata mollata. Non era più utile ai suoi scopi. Sembra che a volte è come che si voglia divertire a lasciar vagare in giro coloro che ha influenzato per vedere cosa combinano o cagate simili.”
    Hoodie: “Forse non dovevi dirglielo.”
    Masky: “Ma al diavolo! Mi sono rotto le palle degli ordini dell’operatore! Ci usa solo per divertimento alla fine! Non ha bisogno di nessuno di noi! Quello là può andare dove cazzo gli pare, a fare tutte le cazzate che gli pare alla fine! Fortunatamente ci ha lasciati venire qui. Volevo provare anch’io quella roba per sballarmi a dovere. Tanto siamo questo ormai.”
    Hoodie: “Ok. Però forse ora dovremmo combattere questa infermiera zomb…”
    Ann: “Tacete!!!”
    Ann aveva segato in due Hoodie. Lui e Masky erano delle vere checche alla fine.
    Masky: “Nooo Hoodie! Lurida puttana cadaverica, ora ti faccio a pezzi!!!”
    Masky cerca di combatterla e di schivare i suoi colpi, ma alla fine viene colpito alla testa dopo poche decine di secondi. Morto dissanguato con la testa a metà.
    Dopo vari minuti di scontro, Nemesis aveva dato un calcio a Rouge che l’aveva mandata addosso a un furgone nelle vicinanze. Viene poi attaccata da Ticci Toby. Toby era molto pericoloso con quelle sue due asce da boscaiolo, ma viene immobilizzato dai fili del letale yo-yo di Nemesis. Mentre Toby cade a terra, Nemesis viene raggiunta da Ann.
    Nemesis: “Li hai ammazzati entrambi? Sei stata fantastica. Erano proprio delle checche quei due. Cosa c’è?”
    Ann: “Anche quel Toby lavora per quello Slender?”
    Nemesis: “Sì, perché?”
    Ann: “Quei due mi hanno detto che… Una volta anch’io ero una sua sottoposta. E pure tu.”
    Nemesis: “Ferma ferma ferma… Davvero? Slenderman? Io? Loro?”
    Ann: “Tu, ragazzino! Sputa il rospo!”
    Nemesis: “Rispondi o ti facciamo molto male.”
    Toby: “Hehehe… Tanto nessun dolore sarà troppo forte come quello che mi hanno inflitto in passato. Le più tremende torture sono carezze per me. Hahaha!”
    Nemesis: “Ti facciamo ascoltare qualcosa tipo Justin Bieber e poi vedi come ci ripensi.”
    Ann: “Ci conosci? Cos’ha fatto Slenderman a Nemesis?”
    Toby: “In effetti mi siete familiari… Ora che ci penso conoscevo una che si chiamava Nemesis ma non ne sono sicuro… Ha lavorato un po’ per lui e poi se n’è sbarazzato tipo. Sì, eri simile a lei. Era molto carina… E’ scomparsa dal mio radar prima che le proponessi una bella uscita al cinema o qualcosa del genere.”
    Nemesis: “Non ce ne frega niente delle tue seghe mentali. E’ lui che mi ha dato questo aspetto?”
    Toby: “Non mi ricordo bene… Dico davvero. Se eri lei, ti ho vista così e basta. Non lo so, chiedilo a lui! Però lui non c’è mai, a meno che non lo voglia. Va dove gli pare a fare quello che più gli piace. Non so altro. ORA MOLLATEMI O VI DECAPITO!!!!”
    Ann: “Patetico…”
    Nemesis: “Sapevo che avevo a che fare con lui in un modo o nell’altro. Deve essere stato lui a farmi questo.”
    Ann: “Ora tutto ha più senso. Com’era possibile che continuavo a essere vincolata dal volere di un vecchio pazzo morto anni prima? E’ stato quel maledetto Slenderman a mollarmi laggiù. Un giorno la pagherà cara anche lui per averci rovinato le nostre vite!”
    Nemesis: “Sicuramente, ma adesso abbiamo altre priorità. Perché non ci pensi tu a questa silenziosa zozzona sclerata? Io vado a combattere qualcun’altro.”
    Ann: “Volentieri.”
    Appena dopo quelle ultime parole, era sbucato fuori Eyeless Jack ad aggredire Nemesis. I due avevano iniziato a darsi del filo da torcere a vicenda. Ann è intervenuta sguainando la sua motosega, ma Jack riusciva a schivarla con movimenti disumani. Rouge arriva alle spalle di Ann trattenendola, Ann riesce a lanciarla via per poi subito dopo fiondarsi su di lei riuscendo a ferirla all’addome. Ferita, scappa via prima sul tetto di un furgone e poi sul tetto dell’edificio. Era riuscita a seminare colei che era riuscita a ferirla. Nemesis era riuscita per pochi secondi a immobilizzare Jack, Ann coglie l’occasione per attaccare anche lui riuscendoci. Anche se ferito, Jack si era dimenato per poi riuscire a liberarsi. Dopo che si era allontanato, Ann e Nemesis non fanno a meno di notare il suo veloce fattore di guarnigione sovrumano. Era riuscito piuttosto in fretta a eliminare quasi del tutto gli effetti del colpo inflitto. Subito dopo scappa via anche lui. Subito dopo si accorgono che anche Toby è riuscito a fuggire.
    Nemesis: “Cazzo!...”
    Ann: “Riacciufferemo quei dannati codardi. Stanne certa.”
    Nel mentre, dentro il laboratorio, io e Dina eravamo pronte a chiunque sarebbe entrato. A un certo punto sentiamo dei rumori sul soffitto. Da uno dei condotti di ventilazione era saltata giù Zero, mi sono fiondata subito verso di lei per combatterla. Lei è riuscita a schivarmi e sgattaiolare via sotto un tavolo, così l’ho inseguita. Era veloce, ma non abbastanza per me. Riusciva a portarsi dietro quella mazza quasi come se era fatto di plastica anziché ferro e legno, quindi era meglio non sottovalutare più di tanto la sua forza e la sua abilità di maneggiarla. Fuori dal sotto il tavolo, iniziava a volteggiarla qua e là alla cieca per cercare di colpirmi ma invano. Abbiamo iniziato a combattere, si era rivelata un po’ meglio di quanto pensassi. Aveva un fisico tale da riuscire a tenermi testa, almeno per qualche secondo. Sono poi riuscita a farla cadere con un calcio. L’ho colpita alla pancia, inizia a gemere. Poi le ho lanciato uno dei numerosi flaconi di vetro presenti su quei tavoli, uno gliel’ho lanciato dritto in faccia e lei ha urlato. Mentre cercava di strisciare via, sono riuscita a prendere la sua mazza e spezzarle la colonna vertebrale. Ho continuato a colpirla qua e là. Era ormai tutta dolorante e tremolante.
    Io: “Quello che avete passato è terribile, ma ormai siete diventati come i mostri che vi hanno creati. Il vostro divertimento malato finisce qui.”
    Zero: “Taci… Fanculo!…”
    Ho sguainato un coltello e l’ho pugnalata più volte alla gola e poi all’addome, finché non ha smesso di respirare. Anche Zero era stata terminata, non avrebbe fatto più nulla a nessuno. Mi sono alzata e mi sono accorta che Dina era faccia a faccia con il suo famigerato ex.
    Helen: “Lasciami passare! Non ti faccio nulla se mi fai avere ciò che voglio!”
    Dina: “Mai! Devi affrontarmi per ciò che hai fatto a me e tutti quegli innocenti che hai ucciso!”
    Helen: “Dina… Tu finisci male. Spostati o neppure io avrò pietà!”
    Clock: “Lasciala pure a me questa patetica biondina.”
    Clockwork si era lanciata all’attacco verso Dina, era sbucata dalla porta alle nostre spalle. Sono riuscita subito a bloccarla e lanciarla a terra, ma lei si era rialzata come se nulla fosse. Con due coltellacci che le occupavano entrambe le mani, ha iniziato ad attaccarmi tentando di accoltellarmi. Ma io ero abbastanza agile da schivare ogni suo colpo. L’ho afferrata per un braccio e l’ho spedita addosso alla roba di vetro sui tavoli, dopodiché cade a terra grugnendo. Mi sono voltata un attimo per accorgermi che sia Dina che Helen non sono più dentro la stanza.
    Toby: “Non toccare la mia ragazza!”
    Anche Toby era tornato all’attacco. Ora toccava a me. Sono riuscita a dargli un forte calcio in testa, ma pochi secondi dopo lui si era rialzato e mi ha attaccata ancora. Ho evitato le sue accette per poi dargli un bel cazzotto allo stomaco, per poi subito farlo cadere con un calcio. L’ho colpito infine alla faccia più volte. Nel mentre Clockwork si stava rialzando, ma viene poi presa da Nemesis. Nemesis riusciva a ferirla più volte con la sua arma. E’ stata però colta di sorpresa di nuovo da Rouge. Mentre lei tornava a combattere con quest’ultima e con Toby a terra, mi sono fiondata verso Clockwork per finirla. Sembra reggersi in piedi per miracolo, ma nonostante ciò sembra ancora molto incazzata. Abbiamo combattuto di nuovo, la sua agilità però non riusciva a competere con la mia. Dopo alcuni colpi molto forti finalmente è caduta a terra.
    Io: “Ho letto il tuo curioso fascicolo. Eri così matta da infilarti un cazzo di orologio nel fottuto occhio sinistro. Non so cosa sia successo a te o come riesci a vivere con ciò, ma una persona normale sarebbe svenuta per lo shock.”
    Clock: “Sei finita! Il tuo tempo è scaduto!”
    Io: “Hahah… Seriamente?! Hai fatto questa enorme stronzata… Per fare battute orride del cazzo come questa?! Allora penso proprio che magari… Sia “tempo” che anche il tuo occhio destro provi quell’arnese. Che ne dici?”
    Detesto ammetterlo, ma a volte riuscivo a essere molto sadica anch’io. Non sono un’eroina e non penso che mai lo sarò. Nonostante faccio di tutto per fare del bene e combattere la brutta gente, a volte faccio anch’io cose a dir poco discutibili pur di contrastarla. Quando sei un assassina professionale che ormai uccide da anni, a volte hai voglia di sbizzarrirti un po’ con ciò che sai fare meglio. Questo è uno di quei casi.
    Infatti, poco dopo, le ho letteralmente infilato il coltello nell’orologio che sostituiva il suo occhio. L’ho strappato dall’orbita per poi infilarglielo nell’altro occhio. Lei aveva lanciato un urlo acuto e stridulo ma ormai, come diceva lei, era giunta la sua ora. Per finirla definitivamente le ho lanciato una coltellata al cranio sulla tempia sinistra. Anche la “temibile” Clockwork era terminata. Ora finalmente sarebbe toccato a Jeff.
    Nemesis stava ancora combattendo con Rouge, a un certo punto le ha lanciato addosso un flacone con dentro qualche sostanza pericolosa, facendo in modo che quest’ultima si sarebbe contorta dal dolore gemendo.
    Toby: “Rouge no!”
    Toby aveva ripreso i sensi e si era rialzato, ma io mi ero subito lanciata su di lui dandogli un calcio all’addome. Poi l’ho preso e l’ho lanciato dall’altra parte. Era finito vicino al corpo di Clockwork.
    Nemesis: “Aspetta Jane! Forse lui sa qualcosa in più sul mio passato. Ho saputo che è colpa di quello Slender se ho perso la memoria.”
    Io: “Tu? Toby?”
    Nemesis: “Anche Ann. Prima di uccidere quegli altri due, gli hanno detto che anche lei è stata influenzata da esso. Per quello è rimasta soggiogata laggiù.”
    Io: “Forse anche Rouge sa qualcosa. Allora è meglio non finirli per il momento.”
    Toby: “Clock noooo… Avete ammazzato la mia unica scopamica! Bastarde!!!”
    Toby si era alzato, nonostante i numerosi colpi inflitti era ancora in piedi e in grado di combattere. Doveva essere riuscito a prendere una di quelle sostanze. Stavolta è stata Nemesis ad attaccarlo e a metterlo a terra. Ci assicuriamo d’immobilizzarlo per bene. Io per andare sul sicuro gli ho rotto una gamba, ma esso si limita a grugnire anziché urlare. Finalmente Toby era fuori combattimento, lo avremmo ucciso, se non fosse stato potenzialmente importante per scoprire altro sul passato di Nemesis.
    Io: “Tienili d’occhio! Lega anche Rouge!”
    Sono di seguito andata al magazzino per controllare la cassa nel camion. Ho visto che la tarantola gigante si stava scontrando con Eyeless Jack. Dentro il camion la scatola era aperta, doveva essere stato Toby ad aprirla. La scatola conteneva una marca non americana di steroidi e dell’adrenalina. Ma erano solo alcuni degli ingredienti per l’intruglio che usava Jeff per continuare a sopravvivere. Alcuni dei prodotti che conteneva erano stati presi, ma nonostante questa inconvenienza il piano stava ancora funzionando. Avevamo già eliminato quattro dei nove membri del gruppo dei nostri avversari, altri due li avevamo messi KO. Rimanevano Jeff, Jack e Helen. Dina probabilmente inseguiva Helen, Jack combatteva la tarantola mentre Jeff non era ancora apparso. A quel punto era logico pensare che era nascosto per poter farla in barba a tutti.
    A un certo punto, pochi secondi dopo, il combattimento tra Jack e la nostra bestia domestica ha preso una svolta. Dei tentacoli neri hanno circondato Ginevra, dopodiché l’hanno sollevata per lanciarla fuori dal magazzino contro un furgone. Nemesis aveva assistito alla scena.
    Nemesis: “Ginevra noooo!”
    Sia io che Nemesis siamo così corse contro jack. Combattiamo per almeno due minuti circa. Jack era molto forte, più di tutti gli altri, ma io e lei gli diamo più filo da torcere possibile. Finché non decide di nuovo di sputare fuori ben due tentacoli che ci afferrano entrambe alle braccia. Altri due spuntano fuori e ci afferrano le gambe. Io riesco a tagliare prima uno e poi l’altro, Nemesis ne taglia uno. Altri tre erano spuntati fuori.
    Io: “Cazzo, questa merda è davvero una fottutissima creatura lovecraftiana!”
    Nemesis: “Taglia!”
    Finalmente era arrivata anche Ann, che con la sua arma colpisce la schiena di Jack facendolo urlare. Nemesis era riuscita a liberarsi dall’altro tentacolo. Lo abbiamo combattuto tutte e tre, quando Jack stava per cedere ha iniziato a fuggire via nell’edificio.
    Ann: “Scusate se ho tardato…”
    Nemesis: “Non fa niente ora.”
    Io: “Inseguiamolo!”
    Lo abbiamo inseguito fino a dentro la fabbrica, c’erano delle grosse vasche dove venivano miscelate sostanze chimiche potenzialmente nocive. Gli ho lanciato dei coltelli, riuscendo a farlo rallentare. Nemesis lo aveva preso con la sua arma, immobilizzandolo temporaneamente. Io l’ho poi afferrato, conficcandogli alla gola un altro coltello. Ann ha affondato la sua arma nell’addome della bestia incappucciata. Lo abbiamo lasciato finalmente senza sensi. Perdeva della sorta di sangue nero. Se una volta quell’essere era stato umano, sicuramente non lo era quello che abbiamo combattuto. Gli ho poi tirato via quella sporca maschera blu e tirato giù quel cappuccio ormai puzzolente. Si poteva vedere meglio la faccia grigia con questi occhi neri che gocciolavano schifezza nera. Aveva anche dei capelli castano scuro, molto trasandati.
    Io: “Nemesis! Torna dai due che abbiamo messo KO! E ovviamente assicurati se Ginevra sta ancora bene.”
    Nemesis: “Sarà fatto.”
    Ann: “Cosa diavolo aveva in corpo?! Un Kraken in miniatura?”
    Io: “Non ne sono sicura… Ma dalla versione più accreditata raccontata nel suo report, è diventato così in seguito a uno strano culto pagano di un’antica religione dell’Est Europa. Deve essere stato posseduto da uno di quei fottuti demoni. Stento a crederci, ma dopo aver incontrato lui e te ora sono più aperta a teorie sull’esistenza di fottuti esseri paranormali.”
    Ann: “Viviamo in un mondo davvero fuori di testa allora.”
    Jack: “Che cazzo di dolore… Baldracche!…”
    Ann: “Quel dannato respira ancora!”
    Jack: “Beh… Sapete come si dice… Quello che non ti uccide, ti rende più forte. Che cazzo… Volevo solo farmi quattro risate a vedere cosa combinavano quei fenomeni da baraccone delle mie palle.”
    Io: “Parli anche come loro, non sembri molto diverso.”
    Jack: “Senti chi parla… Ipocrite che non siete altro! Sei tu allora quella giustiziera del governo che si era schierata contro di loro. E ora ti sei circondata pure te di ridicoli fenomeni da baraccone, ma nel tuo caso con quelle cazzate di convinzioni pacifiste del cazzo.”
    Io: “Vedo che hai imparato anche te a vomitare stronzate. Te però sei molto più forte e tosto da battere. Perché ti sei messo con queste fichette?”
    Jack: “Ma mi hai sentito o sei sorda? Volevo solo farmi quattro risate.”
    Io: “Tanto per accertarmene. Ti sei davvero unito a questi rincoglioniti solo per questo?”
    Jack: “Che tu ci creda oppure no, è proprio così. E poi piace anche a me ammazzare gente, ma io lo faccio per sopravvivenza.”
    Io: “Per “sopravvivenza”. Wow, hai sentito?”
    Ann: “Tipico… Ora saremo noi a farti fuori, per la nostra sopravvivenza.”
    Io: “Tappiamogli la bocca, prima che…”
    Ormai aveva tirato fuori un altro tentacolo, ha afferrato una gamba di Ann e l’ha fatta cadere giù al piano di sotto. Ho cercato di afferrarla ma la sua mano è rimasta letteralmente attaccata alla mia. Dovevo tappargli prima la bocca o pestargli lo stomaco, avevo sottovalutato il suo fattore di guarnigione.
    Io: “Ann!”
    Ann: “Sto bene, non ti preoccupare. Oof… Passami pure la mano che si riattacca, tanto ormai sono abituata.”
    Ho così fatto come lei mi aveva chiesto.
    Jack: “Mai sottovalutare Eyeless Jack!”
    Jack, dopo quelle parole, è stato infilzato da dietro. Era la spada di Judge Angels.
    Dina: “Jack Nichols, alias “Eyeless Jack”! Io ti dichiaro… Colpevole!”
    Dina ha estratto la spada dal corpo di Jack. Io mi sono fiondata su di lui, con un calcio l’ho fatto cadere in una delle vasche. Lo abbiamo sentito urlare dal dolore, dei tentacoli neri fuoriuscivano brevemente dalla vasca, per poi ricaderci dentro inermi.
    Io: “Dina! Stai bene!”
    Dina: “Sì, grazie. Stavo inseguendo quel coglione del mio merdoso ex, ma non lo trovo più. Ora torno a cercarlo.”
    Io: “Stai attenta, Angels. Se vuoi ti darò una mano.”
    Dina: “Ok! Comunque va bene, potete chiamarmi “Dina” o “Angela”. Ma solo quando ho voglia io e solo voi.”
    Io: “Ok. Judge Angels.”
    Dina: “Heheh…”
    Ho visto Ann uscire dalla zona vasche, mentre si riattaccava la mano. Ho poi seguito Dina per cercare velocemente Helen, ma lui era già apparso sulla porta per il laboratorio.
    Dina: “Eccoti qui finalmente! Affrontami!”
    Helen: “L’hai voluto tu! Peggio per te! Te e le tue amichette bagasce del cazzo siete nella merda!”
    Dina si era fiondata su Helen, ma lui sembrava più agile e anche più forte. Doveva aver preso anche lui un minimo di steroidi e/o adrenalina. Durante lo scontro Helen era riuscito ad afferrare la spada e lanciarla via. Dina lo prendeva a pugni e calci, ma lui resisteva, finché non è riuscito a lanciarla verso uno dei tavoli. Dina è poi riuscita a recuperare la spada per tornare ad affrontarlo. Helen è poi finito per perdere la mano destra, urlava per il dolore. Poi è fuggito via velocemente nel magazzino mentre Dina lo inseguiva. Era tutto avvenuto piuttosto velocemente, avevo atteso un attimo per vedere come se la sarebbe cavata, ma a un certo punto ho sentito il bisogno di accorrere ad aiutarla. Finché non ho sentito una certa voce, molto familiare e odiosa, dietro di me.
    Jeff: “Hahahah…! Che spasso! Adoro tutto questo! Jane! Ci rincontriamo finalmente!”
    Voltandomi, ho scoperto che era proprio Jeff. Aveva lo stesso abbigliamento sporco dell’altra volta e aveva lo stesso merdoso viso sfigurato di sempre. Quello che però, da pazzo narcisista del cazzo che era lui, venerava.
    Io: “Tu! Finalmente eccoti qui! Grandissimo figlio di puttana che non sei altro! Dove stracazzo eri?”
    Jeff: “Semplice cara mia. Mi godevo da un angolino lo spettacolo. E nel mentre sono riuscito a farmi quel bel cocktail di roba da sballo. Sì, quello che mi piace prendere quando mi sento un po’… Meno in forma. Heheh. Anzi, stavolta ne ho presa una bella dose extra. Immagino tu abbia intuito cos’è… E’ praticamente una versione fatta in casa della merda che ti sei iniettata tu. Quella per dare la caccia al mitico, leggendario e famigerato Jeff the killer. Hahahahaha! Peccato, te e la tua banda di squinzie non siete riuscite a impedirmi di prenderne una dose massiccia. Tanto voi eravate prese ad ammazzare quel branco di checche sfigate di merda. Due di loro non hanno resistito e si sono presi delle banali dosi, erano proprio delle mezze seghe. Ma tanto alla fine era proprio a questo che servivano tutti loro, darvi rogna mentre io diventavo più potente che mai! HAHAHAH!”
    Io: “Se credi davvero che quello schifo che ti sei messo in corpo ti metterà al mio livello, allora sei un fottuto illuso! Come sai dell’Odio Liquido?”
    Jeff: “Sai com’è… Le voci girano, specie quelle dei poliziotti chiacchieroni. Qui passava una banda di gangsters messicani che cercava di sballarsi e potenziarsi con questa miscela speciale, ma era sempre stata fatale per quelle checche leccapalle del cazzo. Io invece l’ho fatto nel modo giusto, ho iniziato con una piccola dose per poi aumentare sempre di più, e ora… Hahahah! Non sono mai stato meglio cazzo!”
    Io: “Dopo questo interessante monologo da banale cattivo del cazzo, avrò finalmente la mia vendetta dopo nove fottuti anni di merda che ho avuto per colpa tua!”
    Jeff: “Oh Jane… Sono così contento di averti trovata. Finalmente qualcuno alla mia altezza, un avversario degno di essere trucidato nel peggiore dei modi dal sottoscritto. In effetti ti avevo avvistata varie volte tempo fa, però non avevo granché sbatti e sono abituato a fuggire dai fottuti sbirri. Ma ora siamo faccia a faccia! Sei contenta ora, Jane? Evvai cazzo! Sta merda inizia ad avere effetto finalmente! HAHAHA!”
    Jeff iniziava a cambiare colore della pelle, mentre rideva come il folle che era. Era diventata bianca, come la mia. Sembrava più pompato e alto. Quella dannata miscela riusciva per davvero a imitare il siero che mi avevano dato anni fa.
    Io: “Sei veramente uno sfigato pezzente! Sapevo che eri una checca, poco meglio di quelle mezze seghe magari. Pensi di aver ottenuto quello che volevi, ma era anche quello che volevo anch’io. Finalmente mi gusterò al meglio la mia fottutissima vendetta! Fatti sotto Jeffrey Alan fottuto Woods!”
    Jeff: “HAHAHAH OK. Se proprio ci tieni, ok. Facciamolo!!!”
    Mentre stava per iniziare il mio tanto bramato scontro corpo a corpo con Jeff, Dina (come mi è stato successivamente raccontato) stava ancora combattendo Bloody Painter. Era fuggito nel magazzino per prendere altri steroidi e merda simile. Lei glielo stava così impedendo. Con una mossa veloce lui era riuscito a schivare la sua spada per fiondarsi su di lei, colpendola prima al torace e poi alla testa. Lui si lancia di nuovo per accoltellarla, ma lei rotola via. Prende ancora una volta la sua spada e stavolta riesce a colpirlo in faccia. La maschera di Bloody Painter, ormai rotta, viene gettata via. Helen aveva ricevuto una cicatrice che le solcava la faccia e si teneva dal dolore. Poi lui era corso ancora verso di lei, stavolta riuscendo a schivarla e mollarle una coltellata alla spalla sinistra. Mentre Dina si tiene la spalla ferita, Helen cerca di tornare ancora a colpire. Ma stavolta non era riuscito a schivare un grosso colpo di spada che Dina gli ha inflitto di sorpresa sul torace. Sanguinante e barcollante, Helen cade a terra stremato. A Dina tornano le lacrime agli occhi.
    Dina: “Io ti amavo Helen!!! Perché mi hai fatto questo???”
    Helen: “Dina… Ti amavo anch’io… Ma alla fine non mi hai accettato per quello che sono. Temo che non avrebbe funzionato alla fine questa storia…”
    Dina: “Eravamo stati così bene! Ma tu hai scelto la strada sbagliata!”
    Helen: “Beh… E’ stato bello finché è durato… Non prendertela con me Dina, ma con questa merdosa società. Mi dispiace Dina…”
    Dina: “Helen Otis… Alias Bloody Painter… Io ti dichiaro…”
    Dina, in ginocchio, infligge il colpo di grazia al cuore di Helen.
    Dina: “…colpevole!”
    A quel punto Dina si era messa a singhiozzare. Ancora una volta quella giovane vigilante aveva punito a dovere un altro criminale. Ma quella volta era stata davvero dura per lei, perché era stato colui che ha amato per primo il suo avversario.
    Ann aveva raggiunto Dina poco dopo, dopo che si era occupata di Toby e Rouge.
    Ann: “Dina! Ce l’hai fatta. Ah, giusto… Mi dispiace tanto Dina. Però hai fatto la cosa giusta alla fine. Vieni, ti aiuto io.”
    Dina: “G-grazie mille Ann…”
    Dina era ferita sia fisicamente che emotivamente, ma aveva Ann che la reggeva mentre lasciavano il corpo di Helen Otis.
    Nel mentre, avevo finalmente cominciato a combattere con un pompato Jeff the killer. Strafatto di steroidi, adrenalina e merda simile. Lo aveva praticamente reso una brutta copia di ciò che ero io. Volavano pugni, calci e coltellate. Entrambi ne schiviamo quante ne prendiamo. Abbiamo continuato così per circa tre minuti. A un certo punto gli sono salita sopra la testa per prenderlo a pugni da lassù. Sì, praticamente in stile Vedova Nera degli Avengers. Dopo ciò Jeff mi ha lanciata verso il muro. Mi sono poi rialzata per poi fiondarmi su di lui, con uno dei miei tipici calci aerei. L’ho spedito addosso a dei flaconi pieni di roba infiammabile, scoppiano le fiamme e nel giro di un minuto siamo circondati da un incendio. Per della gente normale era potenzialmente molto fatale, ma non per me e a quanto pare anche per Jeff. Non potevo chiedere di meglio. Quasi non sentivo dolore a combattere la mia nemesi assoluta. Entrambi stavamo godendo molto dalle botte che uno infliggeva all’altro. Gli ho lanciato poi l’intero tavolo con sopra svariati flaconi di vetro, Jeff ne era uscito pieno di frammenti di vetro attaccati alla pelle che la facevano sanguinare, ma quel dannato pazzoide rideva nonostante ciò. Tutta quella violenza si stava rivelando il punto più bello dopo quei merdosi nove anni di vita. Gli ultimi cinque erano stati meno merdosi per certe cose, ma finalmente era arrivato quel benedetto momento che attendevo da anni e anni. Erano ormai passati altri cinque minuti. Iniziavo a sanguinare anch’io da qualche graffio che mi ero procurata qua e là. Jeff aveva trovato un cassetto ripieno di lame, me ne lancia una al braccio. In quel momento Jeff ha potuto scoprire un mio altro asso nella manica. Ero dotata anch’io di un potente fattore rigenerante che mi faceva guarire in fretta anche le ferite più gravi. Dopo che lo levato la lama dal braccio, esso è guarito in fretta. Gli lancio la lama all’occhio buono, Jeff urla. Ero riuscita a renderlo ceco. Mi fiondo ancora su di lui sul cassetto di lame, doveva soffrire nella maniera più atroce possibile. Ne approfitto per infliggergli più colpi che posso. Jeff è finalmente a terra.
    Jeff: “HAHAHAH… Jane, sei un vero portento. Ma cazzarola se fai male porca di quella puttana…!”
    Io: “Preparati dannato! Sto per spedirti all’inferno!”
    L’ho preso finalmente a coltellate all’addome, lo accoltello ovunque, ma poi si rialza e mi ribalta. Ci siamo scontrati ancora ma per terra. Dopo ci siamo rialzati barcollanti. Io sono andata a prendere un flacone di candeggina.
    Io: “…sai? Ho letto una storia su di te. Chiunque l’abbia scritta si è tipo immaginato come ti eri fatto quella faccia nella foto dei primi giornali. Quella dove avevi quella merdosa maschera bianca con gli occhi a palla e quello schifo di sorriso disumano. Era davvero patetica, e così irrealistica…”
    Jeff: “…quella?! Cazzo, sì che l’ho letta. Mi ha fatto pisciare sotto dalle risate porca di quella merda! HAHAH!”
    Io: “Praticamente tu eri un ragazzino sfigato a cui era caduta addosso della fottutissima candeggina assieme a del cazzo di whisky, poi hai preso fuoco… Ed eri diventato così! Facciamo un esperimento Jeff… Vediamo cosa succede se te la verso addosso e ti do fuoco per davvero. Dai! Non sei curioso?”
    Jeff: “Mmm… Sì che sono curioso in effetti, tanto niente può più farmi male! Ma prima devi prendermi troietta!”
    Anche se era accecato, poteva sentire la mia voce. Si era lanciato verso di me, l’ho schivato e gli ho lanciato addosso il liquido nocivo dal flacone. Jeff era disorientato e faticava a respirare. Prendo un oggetto in fiamme e glielo lancio. Finalmente il killer prende fuoco. Urla dal dolore. L’ho guardato contorcersi per circa cinque minuti, era veramente un enorme soddisfazione. Quando finisce di bruciare aveva perso i suoi vestiti, la sua pelle era diventata un misto di nero, marrone e rosso. Jeff era a terra, si è specchiato con un vetro rotto. Aveva iniziato di nuovo a sghignazzare. Mi sono avvicinata a lui, l’ho alzato tenendolo per la gola e l’ho lanciato contro il muro. Ormai le fiamme si stavano divampando in parte, ma c’era il rischio che scoppiasse un’esplosione. Jeff ha tentato goffamente di lanciare qualche ultimo cazzotto, poi l’ho accoltellato di nuovo. Lui cade a terra. Prima di dargli il colpo di grazia lo guardo.
    Jeff: “Coff coff, Jane… Sei davvero forte… E io mi sono divertito così tanto… Jane. Io… Mi dispiace.”
    Io: “Ti penti solo ora delle tue orride malefatte? Credi davvero di poter evitare l’inferno? Ma finiscila…”
    Jeff: “Io godevo con tutti gli omicidi che facevo… Ma… Non sarei mai diventato così, se non fosse stato per i miei stupidi genitori, qualche bulletto di merda e quella patetica cittadina del Sud delle mie palle. Liu… Mio fratello… Digli che mi dispiace… Mi dispiace Jane, ma purtroppo la vita è stata veramente merdosa per me. Ho accettato questo fottuto destino. Purtroppo questa sfiga ha colpito anche te… Però guardati… Haha. Sei stata il miglior avversario che abbia mai incontrato. Sapevo che prima o poi sarebbe finita in un modo simile… Sono contento che mi hai finito tu Jane. Hahah.”
    Io: “E a me spiace… Che è toccato al povero ragazzino sfigato che eri diventare un mostro. Ora è finita Jeff. Finisce tutto qui e ora per sempre.”
    Jeff: “E brava Jane… Jane the killer.”
    Io: “Io sono Jane Arkensaw. Ma in alternativa preferisco anche… Jane Everlasting.”
    Jeff: “Come vuoi… Ora penso di aver bisogno di una bella dormita.”
    Io: “Vai a dormire, Jeff.”
    Lo prendo e lo infilzo alla gola più volte. Lo decapito, con i capelli che gli rimangono reggo la sua testa. Dopo averla fissata per circa un minuto, la appoggio su un tavolo ed esco fuori. La mia vendetta era finalmente compiuta dopo ben cinque anni di caccia, e nove anni di attesa. I miei genitori, la mia famiglia, poteva finalmente riposare in pace. Non so se sarebbero stati comunque fieri di ciò che sono diventata ora, ma ormai ero questo io. Lo avevo giurato sulla loro tomba, il giuramento è stato mantenuto. Jeffrey Alan Woods, alias Jeff the killer, non avrebbe mai più fatto del male a nessuno. E’ deceduto il giorno Sabato 18 Febbraio 2017. Avevo finalmente fatto giustizia. Anche grazie alle imperfette ma ottime persone che avevo incontrato. Le Dark Amazons.
    Uscita fuori dall’edificio, ho incontrato la mia squadra che teneva a bada gli unici due che non avevamo ancora sistemato a dovere. Ticci Toby e Rouge.
    Nemesis: “…ce l’hai fatta?”
    Io: “Sì… E’ finita. Finalmente…”
    Dopo quelle parole sono caduta a terra stremata. Il combattimento contro Jeff era stato enormemente soddisfacente, ma assai intenso e impegnativo. Ero sfinita, sanguinavo ma non troppo. Fortunatamente Nemesis, Dina e Ann mi avrebbero aiutata.
    Ann: “Ti aiuto io Jane! Meno male che avete trovato un’infermiera come me, altrimenti non ve la sareste cavata tanto facilmente.”
    Eravamo poi tutte sedute per terra davanti a un muro, solo Ann era in piedi per controllare i nostri prigionieri.
    Io: “Come state? Nemesis, Ginevra sta meglio?”
    Nemesis: “Fortunatamente sì. Ha qualche graffio, ma si riprenderà. Fortuna che è una tarantola geneticamente modificata.”
    Io: “Dina?”
    Dina: “Starò meglio… Tutti i colpevoli sono stati puniti. Eccetto questi due. Nemesis, se Ginevra mi morde, potrò sparare ragnatele e arrampicarmi sui muri?”
    Nemesis: “Magari invece ti crescono delle braccia un più e diventi pelosa.”
    Dina: “Bleah… Passo.”
    Nemesis: “Abbiamo interrogato un po’ questi due, ho anche usato quel siero della verità che ci hai prestato. Abbiamo scoperto qualcosa di più. Sembrerebbe che non sono poi così pezzi di merda come gli altri. Tipo Toby, quando non è una marionetta di quel cosiddetto “operatore”, di solito uccide spacciatori e stronzi da bar. Dice pure di non sentire il dolore neanche sotto tortura. Ormai neanch’io mi stupisco più di nulla a questo punto. Rouge ha il cervello fuso e basta praticamente.”
    Rouge: “Toby…”
    Toby: “Rouge! Tranquilla, ce ne andremo di qui…”
    Nemesis: “Non contarci… Ah, giusto. Rouge se vuole sa parlare, anche se molto poco. Jane… Penso di aver scoperto come mi chiamo. A quanto pare io ero… Nancy.”
    Io: “Nancy…”
    Ho di seguito usato il mio telefono, avevo visto che Smithson era riuscito a inviarmi dei possibili identikit. Ho scansionato tutte le “Nancy”. Ho finalmente trovato quello che sembrava il suo caso.
    Io: “Sembrerebbe che tu possa essere… Nancy Gale. Nata nel 1995 a Reno, in Nevada. Scomparsa a 19 anni nel 2014.”
    Nemesis: “Sì, ora tutto ha forse più senso… Un giorno dobbiamo trovare quell’essere. Devo saperne di più!”
    Io: “Contaci. L’importante ora è andarcene di qui. Accidenti! Ora che ci penso arriveranno a momenti quelli della polizia. Ora che sono assieme a delle ricercate come voi, non so se mi daranno ascolto e ci daranno rogna. Dovrebbero arrivare anche quelli dell’agenzia. Devo avvertire Smithson.”
    Fortunatamente Smithson stava già arrivando con un SUV dell’agenzia, era da solo. Gli avevo accennato vari minuti prima delle ragazze e dei prigionieri. Qualche minuto dopo era finalmente arrivato. Siamo corse al veicolo.
    Smithson: “Jane! E’ bello rivederti! Vi serve un passaggio per caso?”
    Io: “Sì, grazie. Ora sbrigati per favore! Ti dirò in seguito le indicazioni. Porteremo dietro i due prigionieri.”
    Smithson: “Non ti preoccupare per loro. Viene un mio collega a prenderli. Non sono più un vostro problema. Ora salite.”
    Siamo salite tutte in macchina, il SUV è partito subito dopo. Stava arrivando un elicottero della polizia, si sentivano già le sirene. Smithson si era rivelato ancora una volta un valido guidatore, quel SUV faceva decisamente a caso nostro. Durante il tragitto, non ho fatto a meno di avvistare un’altra misteriosa figura su uno dei tetti delle case di periferia. Assomigliava a Eyeless Jack, era per caso sopravvissuto? Anche dopo quella vasca di roba tossica e nociva? No, quella cosa sembrava avere una felpa nera. Se non avevo visto male sembrava avere una maschera metà bianca metà nera, con quello che sembrava uno smile che alternava gli stessi colori da un lato all’altro della maschera. Non ricordo se c’era un caso simile tra i fascicoli dei killers e creature strambe che avevo consultato. In circostanze diverse sarei andata a cercare quella figura per vedere che cosa diavolo era e se fosse o meno una minaccia, ma al momento avevamo priorità molto più grosse a cui pensare.
    Finalmente siamo arrivati al velivolo, Smithson aveva seguito correttamente le indicazioni che gli avevo riferito durante il tragitto. Siamo tutti scesi dal veicolo. E’ venuta Annie ad accoglierci.
    Annie: “State bene? Ci speravo…”
    Io: “Tranquilla Annie. Grazie Daniel.”
    Smithson: “Non preoccuparti Jane. Sai che ti puoi fidare di me. Allora… Ce l’hai fatta finalmente. Jeffrey Alan Woods, il nemico numero uno d’America, non è più una minaccia grazie a te.”
    Io: “Proprio così. Sono stati terminati anche tutti gli altri che erano coinvolti, tranne quegli ultimi due. Li abbiamo lasciati in vita per delle informazioni preziose e perché non erano più una minaccia al momento.”
    Smithson: “Avete fatto bene. Non ti devi più preoccupare per loro. Dei nostri colleghi li prenderanno in custodia. Sarà molto interessante studiare dei soggetti simili. Riguardo a queste tue nuove amiche, ci si può fidare vero?”
    Io: “Se non fosse per loro, la missione non sarebbe stata un successo.”
    Smithson: “Eccellente. Penso proprio che potremmo aiutarle. Ho guardato anch’io i loro fascicoli. Miss Clark ha dei problemi mentali da curare, Miss Mia invece ha forse bisogno di qualche sistemata alle sue… Particolari condizioni. Invece Miss…”
    Io: “Sembra che lei sia Nancy Gale. Ha perso la memoria da due anni.”
    Smithson: “Allora aiuteremo anche lei. Jane. Immagino che tu voglia farla pagare al tuo capo, voglio che tu sappia che io ti sosterrò. Quando questo scandalo verrà a galla, i media ne andranno ghiotti. Grazie a te, ci sbarazzeremo del marcio di quest’agenzia. Tornerà a essere più efficiente di prima. Vedrai…”
    Io: “Penso proprio che ci posso pensare anche ora.”
    Smithson: “Ora?”
    Io: “Mi dispiace Smithson…”
    Accoltello Smithson allo stomaco, non faccio a meno di notare la sua espressione stupita.
    Annie: “Jane!!!”
    Nemesis: “Porca puttana!”
    Smithson: “Jane… Che diavolo stai facendo?…”
    Smithson cade in ginocchio, tenendosi la ferita che gli ho inflitto.
    Io: “Ciò che mi hai raccontato era vero solo in parte. Ho sperato fino all’ultimo di avere torto, ma qualcosa non tornava di fatto. Quando mi hai telefonato, se eri davvero scioccato mi avresti detto prima quelle informazioni. Poi bella la scusa dell’ex “collega hacker”. In questi cinque anni di lavoro all’agenzia, aumentando di grado, ero venuta a sapere che gli “hackers” non hanno accesso alle informazioni più segrete. Ce l’hanno solo il capo e quelli con il grado più alto. Anche te ora sei aumentato di grado, ma solo da sei mesi. Sei te di solito uno dei primi che viene a sapere delle posizioni dei nostri bersagli. Eri te a omettere quelle informazioni, passandole direttamente al capo dell’agenzia. Il pazzoide in questione, quello che ha sacrificato innumerevoli vite innocenti per tenermi al vostro servizio, eri tu. Da quando mi hai arruolata tu stesso, dal nostro primo incontro mi facevi sembrare tutto questo qualcosa per cui ne valeva davvero la pena. Anche se era così solo in parte… Mi hai adulata per tutti questi anni, mi ammiri anche ora che ti ho accoltellato. Hai fatto di tutto per cercare di farmi vivere meglio questa caccia infinita a Jeff e al normale crimine da affrontare che fungeva da riscaldamento. Speravo che non fosse vero… Ma hai un po’ sottovalutato la mia intelligenza. Magari, in parte, ti ha giocato del possibile senso di colpa che ti porti dietro. Il prezzo da pagare per la Jane che hai sempre messo su un piedistallo. Dico bene, Smithson?”
    Annie: “Cosa? Dice sul serio? Smithson…”
    Smithson, mentre accenna un lieve sorriso: “Oh, Jane… Non ti si può nascondere nulla vedo… Hai indovinato. Jane… Senti, so che ora ti sembro un mostro… Ma statisticamente gli omicidi di Jeff the killer ammontavano circa a cinquecento come minimo, ma i criminali che eliminavi te ammontavano ad almeno tremila l’anno. Ho ritenuto che fosse un prezzo per cui valesse la pena pagare. Lo so che non sono affatto una brava persona, ma Jane… Tu sei un esperimento riuscito. Tu eri un trionfo per noi. Ti abbiamo resa un’eccellente assassina professionale. Mi spiace tanto per la tua delusione Jane…”
    Io: “Immagino che anche il capo mi abbia affidato qualche bersaglio di troppo per il proprio tornaconto… Ma penserò con calma all’agenzia. Ora ho loro, ora ci siamo noi a difendere i più deboli. Combatteremo chiunque se lo merita, non saremo troppo parziali come quelli dell’agenzia.”
    Smithson: “Coff… Jane! Quelle persone hanno problemi. E’ una bella iniziativa da parte tua… Ma hanno bisogno di aiuto. Non sono professionali come te. Non sono adatte.”
    Io: “Le renderò migliori, ci aiuteremo a vicenda. E troveremo qualcun altro come noi che serva la stessa causa. Faremo piazza pulita in questo mondo infestato.”
    Smithson: “Jane… Sono comunque fiero di te. In qualunque modo sarebbe andata, tu sei un vero successo Jane. Sei una benedizione. Ma il governo vi darà la caccia. Avete preso un V-22, un VTOL da 80 milioni di Dollari americani! Pure Miss Richardson è coinvolta. Avrete la vita difficile.”
    Io: “Affronteremo tutti gli ostacoli che si pareranno davanti a noi. Siamo le Dark Amazons, sopravvivremo per il bene di tutti.”
    Smithson: “Lo spero per voi allora…”
    Io: “Addio Daniel Smithson.”
    Smithson: “E’ stato un vero piacere. Jane Arkensaw.”
    Gli infliggo qualche altra coltellata all’addome. Daniel Smithson cade per terra senza vita.
    Dina: “…è stato davvero intrigante.”
    Nemesis: “Forse non adesso Dina.”
    Dina: “Ok.”
    Ann: “Porca miseria.”
    Annie: “Non ci posso credere… Quindi ora saremo entrambe ricercate.”
    Io: “Ebbene sì, ma ci pensiamo meglio dopo. Carichiamo sopra il SUV, ci sarà utile. Ce ne andiamo subito.”
    Annie: “…cosa diavolo è quello?”
    Io: “Quello… Cosa?”
    Mi sono successivamente voltata. Tra gli alberi si intravedeva una figura misteriosa. Ma stavolta era diverso, sembrava quasi un fantasma… Era lui. Sembrava un uomo molto pallido, vestito di nero e alto almeno più di due metri e mezzo. Si era intravisto per circa una decina di secondi, dopodiché è subito scomparso. Si sentivano ancora le sirene della polizia. Un elicottero si dirigeva verso la nostra posizione, stava scrutando la foresta con un potente faro. Ci siamo così sbrigate a partire. Il velivolo è partito velocemente, siamo fuggite in tempo e l’elicottero non ci ha viste. Abbiamo così lasciato El Paso. Ero davanti nella cabina di pilotaggio con Annie.
    Annie: “…e ora? Dove andiamo.”
    Io: “Portaci a Santa Barbara, in California. Ho comprato una villa con un eliporto. L’agenzia non lo sa che ne sono in possesso, quelli di grado alto si possono permettere di avere proprietà private ovunque. Ne ho una anche alle Isole Cayman, ma è più vicina Santa Barbara.”
    Annie: “Perfetto allora.”



    Epilogo
    Qualche giorno fa sono passata in modo discreto nella mia città natale per salutare i miei genitori al cimitero. Erano passate ormai due settimane dagli eventi di El Paso. Dopo sono andata a New Orleans, dove si era trasferito Liu Woods. Lo sfortunato fratello minore del serial killer ormai deceduto Jeffrey Alan Woods. Ora ha 23 anni. Voleva entrare in polizia ma lo hanno rifiutato, così si è dato al giornalismo ma senza staccarsi dalla criminologia. Dopo la morte del fratello criminale, ha scritto un libro autobiografico intitolato “Sopravvissuto a mio fratello”, è il best seller del momento. Ancora oggi, dopo più di due settimane, i notiziari continuano a parlare della morte di Jeffrey Alan Woods e dei killers a lui collegati.
    Sono andata a trovarlo fuori dalla sua nuova casa. Vive ormai da un anno assieme alla sua ragazza conosciuta al college. Ero vestita in incognito, avevo del make-up che nascondeva la mia vera natura. Lui invece era vestito in modo casual con una t-shirt dei Pink Floyd, pantaloni beige e una camicia marrone. Aveva i capelli castani corti, tenuti ben in ordine. Mi sono avvicinata a lui mentre stava uscendo di casa.
    Io: “sei tu Liu Woods?”
    Liu: “Spiacente. Oggi non sono in vena per altre interviste.”
    Io: “Non sono una giornalista. Volevo solo parlarti. Mi chiamo Jane.”
    Liu: “Piacere. Le concedo cinque minuti. Non faccio mai in ritardo al lavoro.”
    Io: “Basteranno. Dammi pure del “tu”.”
    Liu: “Come vuoi. Cosa posso fare per te.”
    Io: “Ho incontrato tuo fratello a Statesboro in Georgia, poi a El Paso in Texas. L’ho visto morire.”
    Liu: “Ah. Eri lì davvero? Ti ha fatto del male? Com’era?”
    Io: “Era palesemente malato di mente. Sembrava il villain di un film.”
    Liu: “Capisco… Lo so, sembrava tipo un villain di Batman. In effetti ha letto molti suoi fumetti, cartoni e film. Sarà stato influenzato. Probabile che d’ora in poi scoppieranno altre polemiche per ogni nuovo suo film. Tipico fanatismo.”
    Io: “Aveva ucciso anche i miei genitori, la notte che è diventato un assassino. L’ho ucciso io a El Paso. Sono Jane Arkensaw, ho lavorato per il governo e ho dato la caccia a quel serial killer per cinque anni.”
    Liu: “Tu… Sei “Jane the killer”! Sei anche te una fuorilegge ora. Sei te che l’hai fermato allora.”
    Io: “Andava fermato. Ha ucciso varie migliaia di persone in nove anni. Le sue ultime parole erano rivolte a te. Mi ha detto che gli dispiaceva per te. Sei l’unico a cui abbia mai voluto bene davvero.”
    Liu: “Ah… Sì. Lo sapevo… Eravamo molto uniti da piccoli. In effetti non erano granché i nostri genitori. Non era una famiglia così disagiata ma neanche tanto felice. Ci avevano preso di mira dei ragazzacci, c’era della corruzione in quella città. Diceva che era vittima di una società ingiusta che massacrava i più deboli. Forse non aveva tutti i torti per certe cose… Però dopo quel maledetto incidente ha dato di matto, il resto è storia.”
    Io: “Gli hanno sparato accidentalmente un razzo segnalatore in faccia, mentre affrontava quelli che lo avevano bullizzato. Ho letto il tuo libro. Era molto interessante. Ma ho preferito sentire le tue parole.”
    Liu: “Lieto di sentirtelo dire. Ora non farà più del male a nessuno. Mi dispiace molto per i tuoi genitori. Condoglianze.”
    Io: “Grazie, altrettanto per i tuoi. E per quello che era tuo fratello.”
    Liu: “Grazie mille. Adesso cosa farai? Ho sentito che c’era qualcun altro a El Paso. Sei in un gruppo di fuorilegge?”
    Io: “Diciamo di sì. Sono venuta qui a dirti tutto ciò per correttezza. Te ne sarei grata se te non dicessi nulla a nessuno.”
    Liu: “Non preoccuparti. Ho letto molto anche di te. Non sembri come gli altri, le tue vittime accertate erano tutti criminali. Ora che ti ho incontrata di persona, sembri una brava persona.”
    Io: “Ti ringrazio. Anzi, sai cosa? Ci ho ripensato. La gente deve sapere la verità. Scriverò tutto, poi te lo spedisco. Tu lo pubblicherai.”
    Liu: “Non so… Non è affatto una brutta idea, ma potrebbe non crederti nessuno. Anni fa i media erano convinti che Jeff si era bruciato la faccia con della diamine di candeggina. Tanto per dirti.”
    Io: “Prova lo stesso. In alternativa, non so, prova anche su Reddit, 4chan, qualche blog… Cazzate simili.”
    Liu: “Bene. Tra un meme e l’altro, ti farai dei giovani seguaci pronti a difenderti sui social. Andranno a smerdare quei siti di storie inventate ispirate a quei ridicoli killers da quattro soldi. Le chiamano “Creepypasta” o roba simile. Un gioco di parole con “copy-paste” e “creepy”. Questi giovani…”
    Io: “Non sei giovane anche te?”
    Liu: “Io sono vecchio dentro. Sono un discreto giornalista criminologo che fa libri biografici a 23 anni. Haha.”
    Io: “Haha. Capisco… Sono contenta di averti incontrato di persona. Sei una brava persona Liu.”
    Liu: “Altrettanto. Poi, a dir la verità, ero tentato di cambiare nome da “Liu” a “Lucas”. I miei genitori, eh… Anche perché ormai “Liu” è diventato sinonimo di “fratello minore di un serial killer”. Dopo un po’ ci si stufa.”
    Io: “Ti capisco… TI auguro buona fortuna per tutto, Liu. O Lucas, se preferisci.”
    Liu: “Altrettanto. Ora tornerai chissà dove a prendere a calci altri criminali?”
    Io: “Molto probabilmente. Io sono questo ormai. Ho una squadra, brava gente. Faremo la differenza insieme.”
    Liu: “Molto felice per voi. Non farti ammazzare Jane. Stammi bene.”
    Io: “Ti farò sapere. Buon lavoro!”
    Liu: “Grazie!”
    Mentre Liu entrava in macchina, io mi allontanavo dalla sua abitazione. Il giorno dopo sono tornata alla mia villa a Santa Barbara, dove io e le Dark Amazons stiamo vivendo da due settimane. Pian piano ci stiamo ricaricando. Avevamo bisogno tutte di una pausa dopo molto tempo passato in giro per vari stati quasi senza sosta. Per la prima volta mi sento in pace. Nessuno mi affida più missioni in giro per gli Stati Uniti. Certo, ci sono ancora in giro la feccia criminale che dilaga e svariate creature pericolose che vagano per tutto il Nord America. Stavo iniziando ad addestrare al meglio la mia squadra. Siamo fuorilegge che presto torneranno a fare giustizia dove ci sarà bisogno di noi.
    Sono entrata in salotto, dove c’erano le ragazze. Stavolta non avevano addosso le bizzarre uniformi che hanno indossato per molto tempo, ma vestiti normali. Sembravano una normale e sana compagnia di ragazze. Facevano eccezione le loro tipiche caratteristiche fisiche. Ogni tanto potevamo uscire da qualche parte, ma dovevamo stare attente a non dare nell’occhio.
    Nancy: “Bentornata Jane! Com’è andata con Liu.”
    Io: “Bene dai. Tutto a posto con lui.”
    Ann: “Liete di rivederti. Senza di te Dina è una casinista.”
    Dina: “Ma non è vero! Sono sempre così io!”
    Ann: “Se lo dici tu…”
    Annie: “Jane, che bello rivederti!”
    Io: “Novità?”
    Annie: “Non ci crederete… Ma è molto probabile che Eyeless Jack sia tipo sopravvissuto. O tornato in vita e cazzate simili. I notiziari mostravano una delle vasche della fabbrica che aveva un grosso strano buco nella parte inferiore, e ci sono nuovi avvistamenti di un tizio che gli assomiglia molto. Però a volte fanno confusione, perché c’è uno nuovo con una maschera smile in bianco e nero. Sembra chiamarsi “Kagekao”, “Kagako” o roba simile. Deve essere del Giappone o giù di lì. Poi purtroppo Ticci Toby e Rouge sono scappati dai federali, sono probabilmente in giro dalle parti del New Mexico. A parte questo non ho altro al momento.”
    Io: “Capisco… Forse l’ho avvistato anch’io a El Paso. Ci penseremo con calma. Hey Dina, contenta? Non sei più l’unico personaggio stile anime che appare sui media.”
    Dina: “Io rimango la migliore ovviamente!”
    Io: “Nancy. Prima o poi investigheremo meglio anche su Slenderman.”
    Nancy: “Perfetto. Intanto facciamo il culo a qualcun altro.”
    Ann: “Sinceramente non sono mai stata meglio da anni ragazze. E’ anche grazie a voi.”
    Io: “Sono io che devo ringraziare voi ragazze. Anche se abbiamo fatto qualche errore, per essere la nostra prima missione insieme è andata piuttosto bene. Abbiamo fermato Jeff the killer e altri assassini che erano a piede libero. Possiamo considerarlo un successo. Ora giustamente ci stiamo riposando quaggiù, ma continueremo ad allenarci e migliorare di giorno in giorno. Meglio non abbassare troppo la guardia, siamo pur sempre delle vigilanti fuorilegge ora. Probabilmente tra non molto dovremo anche cambiare città o stato per sicurezza. Siete state capaci di gestire i vostri problemi e rivelarvi delle brave persone, pian piano ci aiuteremo a vicenda.”
    Nancy: “Parole sante.”
    Dina: “Stasera pizza?”
    Ann: “Ottima idea.”
    Annie: “Perfetto.”
    Le rischiose scelte che ho compiuto in quei giorni hanno cambiato per sempre la mia vita e quelle di altre. Era la terza volta che affrontavo un cambiamento così radicale, ma stavolta era in meglio. Le Dark Amazons era un’iniziativa che aveva iniziato a dare i suoi frutti. C’è un prezzo da pagare, ma per me e loro ne vale la pena. Probabilmente non avremo mai una vita normale, ma ogni tanto riusciamo ad avere qualcosa che ci assomiglia. Non so cosa ci riserverà il futuro, ma faremo il massimo per affrontare le avversità che ci troveremo davanti. Saremo un raggio di luce in un mondo oscuro e infestato, faremo la differenza. I criminali e le creature maledette dovranno temerci. Perché questo lo scopo delle Dark Amazons.
    Io sono Jane Arkensaw. Questa è la mia storia, ma soprattutto la storia di come sono nate le Dark Amazons.
    Passo e chiudo.
     
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