Happy Urepi Yoropiku ne~
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I read the news today oh boy about a lucky man who made the grade... Oggi ho letto il giornale, ragazzi parlava di un uomo fortunato che ha raggiunto la meta... (MC CARTNEY-LENNON)
Una Fiat milletrecento va nella notte sull’autostrada che porta dal lavorare al mare e viceversa. Dentro il milletrecento c’è: Il padre che ha i nervi. La madre che ha sonno. Il figlio che ha sete. La figlia che le scappa. Stanno tornando da una vacanza di tre giorni al mare l’albergo non era sul mare c’eran molte zanzare le cotolette eran dure. La madre dice appena vedi un’area di servizio fermati. Il padre dice non mi fermo la prossima mi fermo quella dopo. Il figlio dice io ho sete subito. Il padre dice ho detto la prossima qua nella Fiat comando io. La figlia sta per dire qualcosa ma la mamma la blocca se no quello è capace di fermarsi alla prossima dopo la prossima dopo la eccetera. La luna sta nel cielo imbarcadero del gran mistero, passano grossi camion transeuropei carichi di surgelati, residui radioattivi e maiali tristi. Un Tir sorpassa la Fiat e il padre sportivamente dice: ― Si ammazzasse! Un chilometro più avanti c’è un incidente con cartocci di macchine, benzina per terra, topazi di parabrezza, ambulanze, polizia e numerosi curiosi sanguinari. ― Papà fermiamoci ― dice il figlio speranzoso ― forse ci sono dei morti. ― Non fermarti ― dice la moglie ― mi fa senso. Il padre pensa come può fare per scontentare tutti. Passa, si ferma un attimo e riparte. Poi commenta: Non bisogna guidare a quest’ora di notte se non si è abituati, io sono abituato capisco le situazioni un attimo prima, già da dietro mi basta guardare chi è alla guida, se è una donna, se è un uomo con cappello, se è una Prinz, se ha la targa Escursionisti Esteri, se è targata Napoli, se è una donna, se ha l’adesivo col Panda, se è uno che sta troppo vicino al volante, se è una macchina gialla, se è una donna, vuol dire che non sanno guidare. Segue silenzio. Il figlio si mette a fantasticare su una donna col cappello che guida una Prinz gialla targata Napoli. Vorrebbe discuterne ma dalla bocca gli esce solo un flebile: ― Ho sete. ― Resisti! ― Me la faccio addosso! ― Resisti! ― Buoni, adesso papà si ferma… ― Chi te l’ha detto? Area di servizio chilometri tre. Ci si ferma ci si ferma poi ci si lamenta perché ci si arriva tardi a casa. Non potete resistere altri due-trecento chilometri? Area di servizio chilometri due. Si para davanti al milletrecento il culone di un Tir di barbabietole. Ma cosa si crede, il padrone della strada? Adesso lo sorpasso, e si becca questa serenata di clacson. ― Amore ― dice la moglie ― a questa velocità ci metterai dieci chilometri per sorpassarlo e così sorpassiamo anche l’area di servizio. ― Io lo brucio ― dice il padre. ― Forza papà ― dice la prole. Si affiancano al mostro, guadagnano terreno, arrivano all’altezza della cabina, si scambiano sguardi d’odio eterno, il camionista accelera, il padre conficca il piede nel pedale. Duello nella notte. 1) Un milletrecento Fiat e un Tir di barbabietole 2) sull’autostrada del destino 3) ai centoventi all’ora 4) si giocano il futuro. Se il camionista perde sarà pericolosissimo tutta la notte. Se il padre perde, riuscirà a conservare il rispetto della famiglia? Approfittando di un tratto in leggera salita il padre guadagna centimetri preziosi e passa in testa, quindi avvista l’area di servizio, sterza a destra, taglia la strada al camion, frena, sbanda, entra a tutta velocità nel parcheggio, sfiora i distributori di benzina, rifrena, risbanda e si ferma a venti centimetri dai vetri dell’Autogrill. Le gomme fumano. Il figlio è a testa in giù e gambe in su, la figlia è nel bagagliaio, la madre è distesa sul parabrezza e ha perso un tacco, il padre è in estasi. ― Bel modo di fermarti ― dice la madre. — L’ho fatto per voi, avete insistito… Bugiardo! L’ha fatto perché così il camion non potrà più risuperarlo e la gara è vinta. Per l’eternità! Stanno i quattro nel parcheggio vuoto, sotto la luce lunare nessuno, oltre loro nessuno, solo il fremito di un’insegna e il passare di camion lontani, oh la bellezza dei parcheggi notturni come isole tropicali nel mare delle rotte benzopireniche, brividi di starter, felini in agguato nei cofani. Luminoso e pulsante li ingoia il Grill in cui entrano fieri e decisi a tutto. Quattro pistoleros in braghe corte, con gambe e braccia ustionate in diverse tonalità: fragola il padre amarena la madre salmone il figlio mortadella la figlia. Si guardano intorno fiutando la preda. Bibite panini orsacchiotti cioccolatini mitra per bambini torte tipiche dei chilometri limitrofi prosciutti ibernati giornali tettuti videocassette cassette pannoloni caramelle molli caramelle dure pandori panpepati pandolci panasonic e un provolone mostruoso, bianco. Essi sono entrati nel labirinto del benessere senza paura poiché possiedono il filo, il magico filo del danaro e il padre, estratto il portafoglio come una Colt, già si dirige verso la cassa ove sta una commessa piccola, ossigenata, itterica. ― Cosa prendete? ― dice il padre. ― Goca ― dice il figlio. ― Goca ― dice la figlia. ― Gaffe ― dice la madre. La sfinitezza arroca i viandanti. ― Due goche e due gaffe di gui uno haaaaaag. ― Nient’altro? ― provoca la commessa. Il padre le lancia un’occhiata del tipo guardi che se voglio io compro tutta l’azienda. Poi con un gesto imperioso pilota tutti verso il bar. Il barista è un orango sgraziato con una rivista porno sotto il bancone, tutta la notte lì da solo, o magari se la fa con la commessa, guarda che orrore dei sandwich lividi dei panini lungodegenti delle torte morte dei tramezzini putrefarciti. Quanto è triste tutto ciò. Da dietro al bancone viene una musica arcana, inquietante. Le parole dicono: Luglio col bene che ti voglio vedrai non finirà Luglio ho fatto una scommessa l’amore vincerà. Al suono di questa musica essi consumano, poi discendono nelle bianche catacombe delle toilettes. Vaste e silenziose, tutte per loro. Pisciano. Si lavano. Si asciugano con il simùn a gettone. Si guardano in specchi immensi, quadri di un museo del week-end. Sì, un po’ di sole lo abbiamo preso. Si stirano, si rilavano, si riasciugano. Ripiscerebbero, potendo. ― Andiamo ― dice il padre. ― Restiamo un altro po’... è così bello qui... Ma altre avventure li attendono. Altri sorpassi. Tirs, camions, rulóttes, vàns, campérs. E poi di nuovo caffè, specchi, soste. E poi... Rientrano nel labirinto magico, tra pareti di videocassette pannoloni prosciutti precotti sandali giapponesi accessori per auto borse termiche e un provolone mostruoso, bianco. Vanno in fila indiana seguendo i cartelli che promettono “Uscita”. Ed incontrano giocattoli cibarie tampax crackers visitors videocassette offerte speciali e un provolone mostruoso, bianco. Appetitosi corridoi, tornanti salati, dolci curve. E dopo tanto vagare si ritrovano come per magia davanti alla cassa dove l’ossigenata li guarda sinistramente, verde di insegna e dice: ― Allora, ve ne andate senza comprar niente? Ma guarda che sfacciata pensa il padre un po’ inquieto, adesso chi li sente questi e infatti il figlio fievole vuole una merendina la figlia flebile il gioco degli uomini-insetto la moglie roca una tovaglina ma l’uscita non riappare e vagano nel labirinto e minacciosi li circondano cotechini e sandali giapponesi e torte briciolone finché si fermano smarriti. Ma ecco che d’improvviso un’ombra s’allunga sulle pareti e risuonano passi pesanti: nel labirinto appare l’orango del bar con un coltellaccio da arrosti in mano. E ringhia: ― Allora, credevate di cavarvela con due coche e due caffè? I quattro fuggono, fuggono inseguiti e il provolone cade davanti a loro e rotola immenso e li travolge. Si rialzano e corrono ma davanti a loro si erge un muro spaventoso di videocassette orsacchiotti pannoloni frisbee biscotti accessori per auto uomini insetto e un mostruoso canotto, giallo. Sono in trappola: l’orango del bar avanza a grandi passi, ghignando e digrignando i denti. E nessuno sentirà le urla nel fragore di torrente dei camion che scorre inarrestabile. E chi si accorgerà del rottame di auto in fondo al prato? E della valigia rotta con pochi calzini due palette da sabbia un giornalino un cappello di paglia uno spray antinsetti un dopobarba? E chi ascolterà la pena della luna, il moritat dei grilli e lo strillo del maiale, dentro il camion, verso il suo destino?
Da: 'Il Bar sotto il mare'
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