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Ser Procrastinazione
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Quando il vespro rinfresca la corrente
del fiume limaccioso
e l’ombra s’impossessa della giungla,
il palazzo reale di Zimbabwe
sfolgora di lanterne
per un Re che ha paura di sognare.
Fra quanta gente ha il mondo, lui soltanto,
nella palude infetta
da cui persino la serpe sta lontano
ha osato penetrare, e procedendo
verso il sole al tramonto
nell’immensa savana s’è addentrato.
Nessuno sguardo prima v’era giunto
dal giorno che agli umani
furon concessi gli occhi per vedere –
ma lì, mentre il fulgore del tramonto
si trasformava in notte,
gli apparve il Santuario degli Antichi.
All’orizzonte, scorse strane torri
che s’alzavan dal piano,
e muraglie e bastioni tutt’intorno
a cupole remote che infettavano
il deserto terreno
come funghi lebbrosi dopo l’acqua.
Una luna maligna strisciò in cielo
illuminando luoghi
in cui la vita non può aver ricetto;
e fece illividire in lontananza
una volta e una rocca
senza finestre e dall’aspetto torvo.
E quel Re coraggioso che fanciullo
senza tema correva
tra ruderi ancestrali irti di rovi,
tremò nel cuore a quel che vide: certo
che quella morta bolgia
all’uomo mai non fosse appartenuta.
Forme inumane viste solo a mezzo
e per metà intuite,
metà concrete e per metà di fumo,
filtravano da abissi senza stelle
spalancati nel cielo
in quelle mura squallide e impestate.
E da quel territorio di follìa
tornavano all’abisso
in un nero fermento amorfe schiere
stringendo negli artigli le macerie
dei sogni umani e delle
cose che l’uomo aveva conosciuto.
Gli antichi Pescatori dell’Altrove…
Non raccontano forse gli sciamani
di come abbian trovato i vecchi mondi
e traggano da essi ogni bottino
strappandone la preda
che suscita la loro brama immonda?
Da celati avamposti spaventosi
allungano lo sguardo
su milioni di mondi nello spazio;
ogni razza vivente li aborrisce,
ed intatti s’avvolgono
nella loro perpetua solitudine.
Madido di sudore, il temerario
strisciando tornò indietro
alla palude invisa anche ai serpenti,
e prima del ritorno dell’aurora
era di nuovo a casa
in salvo nel palazzo che dormiva.
Prender la via nessun l’aveva scorto
né ritornare all’alba,
né sulla carne aveva segno alcuno
di quanto aveva visto nelle tenebre
del luogo maledetto.
Ma dal suo sonno ogni pace è svanita.
Quando il vespro rinfresca la corrente
del fiume limaccioso
e l’ombra s’impossessa della giungla
il palazzo reale di Zimbabwe
sfolgora di lanterne
per un Re che ha paura di sognare.
Edited by WDR - 3/5/2017, 15:34
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Ripulisco e smisto in Horror d'Autore.
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