Ombre

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    dal cuore dell'oscurità

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    Tutto cominciò quando una notte mi alzai per andare in cucina, la mia gola era secca, avevo bisogno di bere qualcosa.
    Scesi le scale tentando di non far il minimo rumore, per evitare di svegliare i miei genitori, ma vi era qualcosa di strano, l'aria era fredda e avevo la sensazione che qualcuno mi stesse osservando.

    Mi voltai credendo di aver involontariamente svegliato mio padre o mia madre, ma nella penombra non vidi nessuno, il corridoio del secondo piano era completamente vuoto. Ritornai a scendere le scale attentamente quando mi parve di vedere, con la coda dell'occhio, un'ombra che si rifugiava nella cucina.

    "Dannato gatto dei vicini!" Imprecai sotto voce, più di una volta il micio bianco e nero della famiglia della viletta accanto s'intrufolava in casa nostra e combinava qualche marachella.

    Arrivato in cucina aprii lo sportello del frigo per illuminare la stanza, evitando che troppa luce potesse arrivare al piano di sopra, osservai la cucina ma del gatto nessuna traccia, probabilmente avevo visto male o era già riuscito a trovare una via di fuga per tornare a casa propria.
    Dopo aver mandato giù un bel bicchierone d'acqua fresca tornai in camera mia, ma per tutto il tempo non riuscivo proprio a togliermi di dosso la sensazione che vi fosse qualcuno che mi spiava, mi raggomitolai sotto le coperte tentando di fuggire dal freddo che da quando mi ero svegliato non era cessato.

    Ebbi molte difficoltà ad addormentarmi ma quando ci riuscii mi sembrò che qualcuno bisbigliasse al mio orecchio una strana litania.
    Il mio sonno fu pesante e intervallato da strane immagini e creature grottesche, sognai che una di esse s'intrufolava in casa di mia nonna e, dopo averla fissata diversi minuti mentre dormiva, saltava sul suo letto svegliandola e che, tra urla agghiaccianti ed estremamente realistiche, la divorava.

    Mi svegliai di colpò al suono della sveglia, ero madido di sudore, in bocca un sapore ferroso, probabilmente nel sonno mi ero morso la guancia, come mi capitava da piccolo quando facevo incubi.

    Cambiai le lenzuola del mio letto, completamente fradice di sudore e scesi per raggiungere i miei in cucina per la colazione.
    La mattina trascorse tranquilla, la passai steso sul divano a guardare la programmazione domenicale. Era quasi ora di pranzo quando il telefono squillò insistentemente e mia madre rispose. Dopo alcuni minuti vidi la sua espressione cambiare, impallidì all'improvviso e balbettò:

    "O-o mio dio, si s-sa com'è successo?!"

    Quando riagganciò si mise a piangere, saltai rapidamente giù dal divano e la sostenni chiamando a gran voce mio padre che, dall'suo ufficio accanto alla lavanderia, accorse, la portammo in cucina dove le demmo un po’ di acqua e attendemmo che si calmasse.

    "Mia madre è morta stanotte, probabilmente un cane randagio è entrato in casa sua e l'ha attaccata." – ci disse.

    Rimasi scioccato. Avevo sognato la morte di mia nonna la notte stessa.
    Tre giorni dopo si celebrò il funerale, dalle chiacchiere dei miei parenti e degli amici della nonna scoprii che qualche animale, forse un cane randagio, l'avesse quasi completamente divorata, sul letto pieno di sangue fu ritrovato solo qualche brandello di carne, delle ciocche di capelli e alcuni frammenti di ossa. Una scena orribile che solo mia zia, la polizia e i medici da lei avvertiti videro.

    Una settimana dopo il funerale tornai a scuola, i miei compagni e gli insegnanti mi porsero le loro condoglianze, ma ciò non mi faceva sentire meglio, continuavo ad avere la sensazione vi fosse qualcuno che mi osservava, che mi seguiva quando andavo e tornavo da scuola o ero in giro con i miei amici.

    A casa, l'aria pesante del lutto veniva acuita da strane ombre che si muovevano nella mia vista periferica, sia di giorno che di notte. Ma quando calava il sole si aggiungevano persino passi e strani mormorii. Ne parlai più volte con i miei, ma loro non vedevano né sentivano nulla, imputando il tutto allo shock per la morte di mia nonna.

    Continuò così per un mese, quando una notte sognai nuovamente quella strana creatura, stavolta la sua vittima era un mio compagno di scuola, la scena si ripeté identica alla volta prima.
    Mi svegliai nuovamente al suono della sveglia, lenzuola pregne di sudore e un sapore ferroso in bocca, cambiai le lenzuola e mi diressi in lavanderia, i miei genitori erano già usciti quella mattina, dovevano occuparsi dei documenti riguardanti l'eredità di mia nonna. Azionai la lavatrice e andai in bagno, presi lo spazzolino da denti e alzai il capo verso lo specchio.

    Ciò che vidi era tremendo, il mio viso era coperto di sangue, i miei occhi avevano cambiato colore, da castani che erano lì vedevo completamente rossi, turbato mi vene un conato di vomito che non riuscì a trattenere.
    Ciò che avevo visto allo specchio non era niente in confronto a ciò che si ritrovava nel lavandino, avevo vomitato sangue, ma non solo, una ciocca di capelli non mia e un pezzo di dito.

    Non avevo la minima idea di cosa stesse succedendo, ero frastornato, la testa mi girava e proprio in quel momento iniziarono persino i bisbigli, ma non erano più semplici voci ma vere e proprie urla agonizzanti.

    Sembravano giungere dal corridoio, mi voltai piano, avevo il terrore di ciò che potevo vedere, ma non vi era nulla, solo un ombra sul muro dagli occhi rossi che mi fissava.

    Quando realizzai che effettivamente vi era un ombra che mi osservava feci un passo indietro verso la parete del bagno, ma qualcosa da dietro mi afferrò coprendomi gli occhi.
    Da allora la mia vita è cambiata, fatta soprattutto di tenebre e di dolore, loro mi hanno mostrato la realtà, ciò che dimora nell'animo umano e come diventarne un tutt'uno.

    Noi divoriamo le vostre carni.
    Noi divoriamo le vostre paure più profonde.
    Da allora cerco continuamente di nutrirmi: donne, uomini, bambini, giovani o anziani, chiunque possa placare in parte la mia fame.
    Ora che conosci la mia storia capirai ciò che sto per fare.
    Se senti un rumore dietro di te capirai chi è.

    Ho usato questi cliché:
    Il protagonista diventa il killer
    Il killer è il narratore
    Cannibalismo
    Il protagonista si alza di notte per bere ma sente una strana presenza
    Il protagonista ha sognato qualcuno che muore e poi muore davvero
    Il protagonista sente di essere seguito da qualcuno


    Edited by DamaXion - 10/12/2016, 19:14
     
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    Happy Urepi Yoropiku ne~

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    Carinaaa.
     
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  4. Zefidas
         
     
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    Molto bella, complimenti!

    All'inizio pensavo fosse basata sulla Kuchisake (non so perchè, ma mi ha dato questa impressione XDXD), ma dopo averla letta tutta mi ha colpito molto. Nonostante molte sono le storie sul cannibalismo, questa è una delle poche che mi è piaciuta molto 😁
     
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    Non mi è piaciuta. Mentre la leggevo pensavo che ci fossero troppi clichè, che non fanno mai bene, così sono rimasto sorpreso quando ho letto lo spoiler. Chi è che si accorge di aver scritto una storia banale e non fa niente per correggerla? Mi sembrava di aver già letto ogni paragrafo da qualche altra parte.

    Inoltre, ecco alcuni errori che ho notato:
    "O-o mio dio, si s-sa com'è successo?!" (Penso sarebbe più adatto "oh mio dio", diverso da "o mio dio")
    "Dall'suo ufficio"
    "scoprii che qualche animale [...] l'avesse quasi completamente divorata"
    "continuavo ad avere la sensazione vi fosse qualcuno che mi osservava"
    "lì vedevo completamente rossi"
    "mi vene un conato di vomito che non riuscì a trattenere." (venne, riuscii)
    "una ciocca di capelli non mia" (Qui sarà una cosa mia, ma come fa a sapere che non è sua?)
    "un ombra"

    EDIT: I clichè erano voluti a causa, del contest, sono un deficiente. Perciò non mi deve piacere.

    Edited by Markrath - 10/12/2016, 21:24
     
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    Caro Markrath forse non ti sei accorto che questa storia è stata scritta per il contest di cliché che si è tenuto sul forum poco tempo fa quindi è normale che ci siano e siano voluti
     
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    CITAZIONE (Silent Shadow @ 10/12/2016, 21:01) 
    Caro Markrath forse non ti sei accorto che questa storia è stata scritta per il contest di cliché che si è tenuto sul forum poco tempo fa quindi è normale che ci siano e siano voluti

    Ah, ecco, mi sembrava molto strano. Però non mi è piaciuta lo stesso, ma immagino che con tutti quei clichè sia normale.
     
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    Il lavoro è stato ottimo, infatti la pasta non mi è piacuta per niente.
    Non sono sarcastico, ci sono proprio tutti i peggiori clichè che ho sempre odiato e proprio per questo penso sia geniale. Sarebbe stata perfetta se fosse stata usata la maiuscola per l'iniziale di "loro"; quanto mi fa girare le scatole questo clichè
     
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    "Il solo immaginare che ti sto uccidendo mi ha fatto venire un sorriso in volto "

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    Sono l'unico a cui il fatto degli occhi rossi e del nutrirsi di carne umana ricorda i ghoul di "Tokyo Ghoul"???
     
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9 replies since 1/11/2016, 20:41   480 views
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