Ritornano da dove vengono

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    Molte persone trovano caotica o addirittura triste la visione del mare durante la pioggia, Zack invece trovava quel paesaggio rilassante. Le gocce di pioggia che colpivano l'acqua rievocavano in lui strane sensazioni "Ritornano da dove vengono" aveva pensato una volta, senza mai dirlo a nessuno, sapeva che quasi nessuno lo avrebbe capito, e quei pochi che lo avrebbero fatto ci sarebbero arrivati ragionandoci, mentre per lui quel pensiero era sempre stato qualcosa di istintivo, qualcosa che lo riguardava personalmente anche se non ne capiva il motivo.
    Osservava quello spettacolo nel più completo silenzio, tenendosi ad una delle corde del peschereccio. La barca ondeggiava leggermente, nonostante la pioggia il vento non soffiava abbastanza forte da farla "danzare", come Matt aveva definito quel traballare maledetto.
    Nonostante il suo amore per le tempeste (cosa insolita per chi lavora in mare) Zack ne fu grato, aveva, come il resto dell'equipaggio, imparato ad odiare quella diabolica danza.
    Non aveva mai pensato tuttavia a un lavoro diverso da quello, non si era mai trovato a suo agio negli spazi chiusi, così come non si era mai trovato a suo agio nel rimanere a lungo nello stesso posto.
    "Zack, Dio santo, vieni a darmi una mano!"
    Il grido di Matt interruppe i suoi pensieri. Si voltò e lo vide chino su una cassa a poppa, poco lontano da lui. Cercava di trascinarla all'interno ma il ponte bagnato e l'inclinazione che la barca iniziava a prendere non sembravano aiutarlo. Zack gli corse incontro il più velocemente possibile per aiutarlo.
    Matt gli fece qualche gesto per indicargli dove dovevano portare la cassa e ogni tanto lo avvertiva di un ostacolo. I membri dell'equipaggio non discutevano mai troppo, almeno non con Zack, e di questo era contento, non era una persona socievole, anzi, forse uno dei motivi che più lo portarono a scegliere quel lavoro fu proprio il voler andare via dalla città dove abitava, via da quella gente odiosa e ottusa.
    Entrarono nella cabina, Matt gli fece posare la cassa a terra poco più lontano dalla porta "Non ci spero, ma credo peggiorerà. Io inizio a portare questa di sotto, tu porta dentro il resto dell'attrezzatura" disse intervallando ogni tanto le parole con un respiro affannoso.
    Zack annuì e uscì dalla cabina.
    Fuori il vento iniziava ad aumentare. A poppa vide chiaramente il contorno dell'isola che avevano avvistato nel pomeriggio.
    La sua attenzione si spostò su una cassa pericolosamente vicina al bordo della nave.
    Si abbassò a prenderla con entrambe le mani e lo sguardo gli tornò sull'isola, scoprì che esercitava una strana attrazione su di lui.
    Poi, per un attimo talmente breve da farlo sembrare un'allucinazione si accese sulla parte più alta dell'isola una minuscola luce. Si fermò a rimuginare sul fatto che gli ricordava una stella.
    Quando ebbe finito con le casse e l'attrezzatura chiuse la porta della cabina e andò di sotto. Matt gli venne incontro "Ho visto la luce di un faro sull'isola" disse Zack.
    "Se è abitata faremo meglio a muoverci, la pesca è stata tra le migliori quest'anno, non voglio rimanere in mare un minuto di più." gli rispose frettolosamente fermandosi sulle scale dopo averlo superato.
    "Va a svegliare Phill…"
    Phill dormiva su una delle brandine vicino alle finestra, a Zack bastò entrare nella camera perché si svegliasse. Aveva il sonno leggero come tutti i marinai, o meglio, come tutti i marinai escluso Zack.
    "Matt vuole partire subito, è di sopra…" non fece nemmeno in tempo a finire di parlare che Phill era già salito di sopra.
    Zack tentò di stendersi e di dormire, l'oblò puntava sull'isola. Vide spuntare ancora una volta la luce del faro in mezzo alla pioggia, poi si addormentò.
    Faceva sempre sogni strani ma quello che fece in quel momento fu più strano del solito.
    Vedeva se stesso con le mani palmate che nuotava nello spazio aperto, senza nulla attorno se non stelle e asteroidi, e poi vedeva il faro, fermo su un pezzo di terra volteggiante e tentava di raggiungerlo ma poi quello spariva nel nulla.

    Quando si svegliò erano già arrivati, strano che Matt non lo avesse avvertito.
    Salì sul ponte per scoprire che il peschereccio era stato ormeggiato ad un molo di legno marcio e sporco di alghe. La pioggia era cessata ma il cielo era ancora grigio e il vento soffiava facendo sventolare l'impermeabile di Zack.
    Nessuna traccia degli altri due membri dell'equipaggio. Dall'aspetto l'isola sembrava la cosa più lontana al mondo da un posto abitato, la spiaggia dove si trovava il porto si univa a una fitta foresta di alberi che sembrava estendersi a lungo, una cortina impenetrabile di verde. In lontananza alcuni strapiombi rocciosi fiancheggiavano l'isola, il più alto sulla sinistra sembrava trovarsi vicino a un sentiero artificiale percorribile a piedi. Zack decise di scendere e si incamminò sul porto. Il mare tendente al nero catturò la sua attenzione. Non c'era nessuno in vista così si tolse l'impermeabile, la maglietta e le scarpe e si tuffò in acqua, non gli importava del freddo o della pioggia imminente, nemmeno lui capiva il motivo di quel gesto, era stato istintivo. Immerse più volte la testa sott'acqua e ogni volta tentava invano di non tirarla più fuori, ma il suo istinto respingeva quel gesto. Poco dopo si rivestì. Non appena alzò lo sguardo riconobbe la luce del faro sullo strapiombo più alto. Ancora una volta sentì la strana attrazione che quella luce provocava in lui, lo stava chiamando. Attraversò frettolosamente la foresta, senza incontrare troppi ostacoli, fino a un punto in cui si diradava, vicino al sentiero dello strapiombo. La luce brillò ancora sulla cima.

    Il sentiero divenne ripido verso la fine ma lui lo percorse ugualmente.
    Sulla cima due creature umanoidi stavano in piedi vicino a un altare, i suoi compagni erano legati e inginocchiati per terra, gli occhi chiusi, il movimento del petto quasi nullo, sembravano morti.
    Le creature gli sorrisero, uno di loro si trovava vicino a uno specchio di piccole dimensioni sistemato su un treppiede e vi agitava vicino una sorta di pietra luminosa. Era alto, almeno un metro e ottanta, il fisico sottile ricoperto da squame nere. Le mani presentavano una membrana tra le dita simile a quella delle rane, il che faceva intuire che quell'essere dovesse essersi adattato a nuotare, così come i piedi, più simili a pinne.
    La bocca era sottile e inespressiva, il naso, semplicemente due fori su una leggera sporgenza del volto. La testa in generale aveva una forma appiattita e compressa. Ma gli occhi, quegli occhi avrebbero terrorizzato chiunque su una creatura del genere, ma non terrorizzarono Zack: occhi piccoli dalla sclerotica rosso pallido e con le pupille completamente bianche. La seconda creatura sembrava essere una femmina, aveva le squame più chiare, tendenti al blu, il petto più gonfio con dei capezzoli all'estremità, i fianchi più femminili, il volto più dolce. Tutti dettagli che a un normale essere umano sarebbero sfuggiti ma che Zack notò e che anzi trovò stranamente sensuale.
    Il maschio vicino allo specchio posò la sfera luminosa e gli si avvicinò sussurrandogli parole gentili in una lingua a lui sconosciuta nella quale però si riconoscevano le sonorità di un mondo lontano. Zack non oppose resistenza e si stese sull'altare, sapeva che non gli avrebbero fatto del male. Chiuse gli occhi. Il maschio iniziò a tagliargli la pelle come per scuoiarlo, con un coltello di piccole dimensioni e dalla lama ricurva. Zack non percepì niente se non un leggero solletico, poi sentì che la femmina lo baciava, le loro coscienze unirono e in un'attimo acquisì tutte le conoscenze che gli erano state negate e comprese la sua vera natura.
    Quando riaprì gli occhi si fissò le mani palmate, le braccia ricoperte da squame nere, e nello specchio, che ora era poggiato vicino all'altare poté vedere sul suo volto gli occhi dalla sclerotica rossa e dalle pupille bianche.
    Finalmente era libero da quella prigione di carne, da quella razza immonda con la quale era nato e della quale aveva creduto di far parte.

    Iniziò a piovere, una sensazione piacevole sulle squame. Dallo strapiombo vide la pioggia cadere nel mare. "Ritornano da dove vengono" disse la femmina nella dolce lingua di Nettuno, Zack sorrise, sapeva che quel pensiero non era stato frutto dell'unione delle loro coscienze, era ciò che ogni nettuniano avrebbe pensato vedendo uno spettacolo del genere.
    "Torniamo a casa"

    Edited by Qush-Nath - 30/8/2016, 12:19
     
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    Ti consiglio di rileggere tutto per sistemare la punteggiatura che presenta errori in più punti. La storia è gradevole, l'ambientazione mi ha ricordato il gioco bugs Island... :D. Il finale mi ha lasciato un po' di amaro, ma non ne avrei immaginato uno diverso, solo che sembra il prologo di qualcosa di più esteso. Comunque, io dico ar, anche se vedo tracce di fantastico...

    Edited by Rory - 30/8/2016, 12:24
     
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    "Everyone wants to be Er Mortadella. Even I want to be Er Mortadella." ~ Cary Grant

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    Sì, mi è piaciuta, si legge bene e cattura il lettore. Trovo la frase "Ritornano da dove vengono" molto profonda.

    Anche per me è AR.
     
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    a uno specchio di piccole dimensione sistemato su un treppiede, e vi agitava <--- scrivi "dimensioni" e poi togli la virgola :3

    Mi piace davvero molto il tuo stile, molto discorsivo ed elegante. Era come se avessi tutto davanti ai miei occhi, come se io fossi Zack e stessi vivendo in un sogno dal quale solo grazie al finale del racconto ho potuto svegliarmi. Ho visto la pioggia, le nubi scure, il mare agitato dal vento e l'isola lontana quasi come se fosse un miraggio. Che dire: bravo. :)

    Sì, un pizzico di fantastico c'è ma penso anche io che debba andare in AR. Correggi quel piccolo erroruccio e possiamo smistare.
     
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    CITAZIONE (Rory @ 30/8/2016, 12:17) 
    a uno specchio di piccole dimensione sistemato su un treppiede, e vi agitava <--- scrivi "dimensioni" e poi togli la virgola :3

    Mi piace davvero molto il tuo stile, molto discorsivo ed elegante. Era come se avessi tutto davanti ai miei occhi, come se io fossi Zack e stessi vivendo in un sogno dal quale solo grazie al finale del racconto ho potuto svegliarmi. Ho visto la pioggia, le nubi scure, il mare agitato dal vento e l'isola lontana quasi come se fosse un miraggio. Che dire: bravo. :)

    Sì, un pizzico di fantastico c'è ma penso anche io che debba andare in AR. Correggi quel piccolo erroruccio e possiamo smistare.

    Grazie mille, ho corretto l'errore.
     
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    Un racconto davvero molto bello, cattura e si legge davvero volentieri.
    Ha un risvolto alquanto strano, ma piacevole nel suo alone di mistero.
    E come ha già detto qualcuno, la frase "Ritornano da dove vengono" è molto profonda e poetica.
    Complimenti, davvero un bel lavoro.
     
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6 replies since 23/8/2016, 21:33   242 views
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