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Il nuovo sole: rosso carminio, incandescente, cala dietro le dune arancioni. Quello che rimane dell'uomo cammina in quella che fu la sua casa: ora è un deserto, e su di esso si intervallano, incastonati nella rena i suoi fratelli, urlanti, rassegnati. A volte rimane fermo per ore a osservarli: <io sono quelle ossa> si dice, ma sa che non è così, sa di essere sopravvissuto ai suoi fratelli. Piange, sospira, parla con loro, li ama, li odia, talvolta ha paura di loro. Riprende a camminare per quel cimitero, non pensa, non ricorda. Anche i ricordi sono morti, rimangono solo dolorose tracce del passato, scavate nella sabbia, tracce sottili, effimere, e se il vento non fosse morto anch'egli le cancellerebbe. Cammina da solo sotto quel cielo rosso, i vestiti volano via, il bastone cade per terra. Non c'è più nulla, se non una carcassa rossa.
Più che un racconto è uno sfogo, l'ho scritto di getto, senza pensarci troppo. Sinceramente non so nemmeno in che sezione potrebbe andare. Nello stile ho cercato di ispirarmi a "Il Figlio dell'Uomo" di Silverberg. Spero apprezziate.
Edited by Qush-Nath - 18/5/2016, 16:09
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