La Cosa in Cantina

David H. Keller

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.     +1    
     
    .
    Avatar

    Advanced Member

    Group
    Veterano
    Posts
    1,450
    Creepy Score
    +151
    Location
    dal cuore dell'oscurità

    Status
    Offline
    Era una grande cantina, del tutto sproporzionata rispetto alla casa che la sovrastava. Il padrone affermava che era stata, con ogni probabilità, costruita per una struttura molto differente rispetto a quella che ora vi sorgeva sopra. Probabilmente, la prima dimora era bruciata, e ristrettezze economiche avevano causato una diminuzione della superficie della casa che ne aveva preso il posto.

    Una scala a chiocciola di pietra collegava la cantina con la cucina. Intorno alla base di questa serie di gradini, i proprietari, succedutisi nel tempo, avevano posto legna da ardere, verdure invernali e mucchi di ciarpame. Quest'insieme di cianfrusaglie era stato spinto indietro ed era cresciuto fino a che, raggiunta l'altezza di una persona, aveva formato una barricata di cose inutili.
    Di ciò che c'era dietro, nessuno sapeva niente e nessuno si era preoccupato. Per circa cento anni non si era mai cercato di raggiungere i neri recessi della cantina dietro di esso.

    In cima alle scale, a separare la cucina dalla cantina, c'era una robusta porta di quercia. Questa era, in un certo senso, singolare, e senza alcuna relazione con il resto della casa, allo stesso modo della cantina. Si trattava di un tipo di porta che era insolito in una casa moderna, ma ancor di più insolito era trovare una porta simile in un interno. Era spessa, robusta, abilmente rafforzata, con enormi cardini di ferro battuto e una serratura che sembrava provenire dal Castello della Disperazione. Una tale porta sarebbe potuta essere necessaria per separare il mondo esterno dall'interno di una casa, ma sembrava curiosamente fuori luogo tra cucina e cantina.

    Fin dai primi mesi di vita, Tommy Tucker sembrò infelice ogniqualvolta si trovava in cucina. Nel salotto, nella sala da pranzo e, specialmente, al secondo piano, egli si comportava come un bambino normale e sano ma, appena portato in cucina, iniziava immediatamente a piangere. I suoi genitori, gente semplice, mangiavano in cucina, tranne nel caso in cui ci fossero degli ospiti.

    Essendo poveri, la signora Tucker svolgeva da sola la maggior parte del lavoro domestico, sebbene occasionalmente avesse una domestica a ore per le pulizie straordinarie del sabato, e quindi passava la maggior parte del tempo in cucina. Tommy stava con lei, almeno finché non fu in grado di camminare e, per la maggior parte del tempo, fu decisamente infelice.

    Quando Tommy imparò a strisciare a terra, non perse tempo nel lasciare la cucina. Non appena la madre voltava la schiena, il piccolo si trascinava il più velocemente possibile verso la porta che si apriva sulla parte anteriore della casa, verso la camera da pranzo e il salotto. Lontano dalla cucina, egli sembrava felice, e almeno cessava di piangere. Ritornato in cucina, le sue grida convincevano i vicini che avesse le coliche, tanto che più di una tazza di decotto di foglie di salvia fu portata per lui.

    Fu solo quando il bambino imparò a parlare che i Tucker si fecero un'idea della ragione per cui piangeva cosi tanto quando si trovava in cucina. In altre parole, il bambino dovette soffrire per molti mesi prima di poter ottenere almeno un leggero sollievo e, persino quando raccontò ai genitori di cosa si trattasse, essi furono del tutto incapaci di comprenderlo. Di questo non ci si deve stupire poiché erano entrambi delle persone di mentalità piuttosto semplice.

    Ciò che, alla fine, capirono del loro figlioletto, fu questo: se la porta della cantina era chiusa e assicurata con il pesante lucchetto di ferro, Tommy era in grado di mangiare almeno il suo pasto in pace; se la porta era semplicemente chiusa senza il lucchetto, lui rabbrividiva come se avesse la febbre ma, se la porta era aperta, se anche la più sottile striscia di nero mostrava che non era ben chiusa, allora il piccolo bambino di tre anni strillava fino ad essere esausto, specialmente se il padre, stanco di tutto ciò, gli proibiva di lasciare la cucina.

    A forza di giocare in cucina, il bambino sviluppò due abitudini interessanti. Stracci, strisce di carta e pezzetti di legno erano continuamente ficcati sotto la spessa porta di quercia per riempire lo spazio tra la porta e il pavimento. Ogniqualvolta la signora Tucker apriva la porta, c'era sempre un po' di robaccia, messa lì da suo figlio. Questo infastidiva e, più di una volta, il piccolo fu picchiato per la sua condotta. L'altra abitudine era anch'essa singolare. Quando la porta era chiusa con il lucchetto, lui, piuttosto coraggiosamente, le si avvicinava e accarezzava il vecchio lucchetto. Persino quando era tanto piccolo da dover stare sulla punta dei piedi per toccarlo con la punta delle dita, lo accarezzava lentamente. Quando fu più grande, era solito baciarlo.

    Suo padre, che vedeva il figlio solo alla fine della giornata, decise che un tale comportamento non avesse senso e, in modo tipicamente maschile, cercò di interrompere nel ragazzo queste sciocchezze. Naturalmente, non c'era alcuno sforzo da parte del padre per capire la psicologia che c'era alla base della condotta del figlio. Tutto ciò che lui sapeva era che suo figlio si comportava in modo decisamente bizzarro.
    Tommy amava sua madre ed era ben disposto a fare qualunque cosa potesse aiutarla nei lavori domestici quotidiani, ma una cosa non la faceva, e non la fece mai, ed era quella di fare la spola tra la casa e la cantina.

    Se mai la madre apriva la porta, lui scappava, gridando, dalla stanza, e non ritornava mai volontariamente fin quando non era sicuro che la porta fosse stata chiusa. Non spiegò mai il perché agisse in quel modo. Infatti, si rifiutava di parlarne, almeno con i genitori, e ciò era un bene perché, se lo avesse fatto, essi si sarebbero semplicemente convinti che c'era qualcosa che non andava nel loro unico figlio. Essi cercarono, a modo loro, di mettere fine a queste abitudini strane ma, non riuscendo in alcun modo a cambiarlo, decisero di ignorare le sue stranezze.

    Le ignorarono finché il bambino compì sei anni e dovette andare a scuola. A quel tempo era già un tipetto robusto, più intelligente dei suoi coetanei che frequentavano la prima classe. A volte, il signor Tucker era orgoglioso di lui. L'atteggiamento del bambino verso la porta della cantina era la cosa che più disturbava l'orgoglio paterno. Alla fine, non rimase più nulla da tentare, se non andare dal medico della zona. Si trattava di un evento importante nella vita dei Tucker, cosi importante da richiedere i vestiti della domenica.

    «Il problema è questo, dottor Hawthorn», disse il signor Tucker, in maniera leggermente imbarazza. «Il nostro piccolo Tommy è abbastanza grande da andare a scuola, ma si comporta in modo infantile riguardo alla nostra cantina, e la signora Tucker e io pensavamo che poteste dirci cosa fare. Devono essere i nostri nervi.»

    «Da quando era piccolo», continuò la signora Tuker, riprendendo il filo della conversazione quando il marito si fermò, «Tommy ha avuto gande paura della cantina. Persino adesso, che è un ragazzo grande, non mi vuole abbastanza bene da andarmi a prendere e portarmi le cose attraverso quella porta e scendendo quei gradini. Non è normale per un figlio comportarsi così, e che dire poi del fatto che riempie le fessure con gli stracci e bacia il lucchetto. Mi porta al punto di temere che possa diventare pazzo con la crescita.»

    Il dottore ansioso di soddisfare nuovi clienti, e ricordando vagamente le lezioni sul sistema nervoso di quado era studente, pose alcune domande generali, auscultò il cuore del bambino, ne esaminò i polmoni e gli guardò gli occhi e le unghie. Alla fine commentò:
    «Mi sembra un bel ragazzo sano».
    «Si, tranne che per la cantina», replicò il padre.
    «E' stato mai malato?»
    «No tranne che per le convulsioni, una o due volte, quando ha gridato fino a diventare viola in faccia», rispose la madre.
    «Spaventato?»
    «Forse. E' successo in cucina.»
    «Che ne dite di uscire e di lasciarmi parlare con Tommy da solo?»
    Entrambi si sedettero, il dottore molto a suo agio e il ragazzino molto a disagio.
    «Tommy, che cosa c'è in cantina che ti mette paura?»
    «Non lo so.»
    «L'hai mai visto?»
    «No, signore.»
    «Allora come sai che c'è qualcosa?»
    «Perché...»
    «Perché... cosa?»
    «Perché c'è.»

    Tommy non avrebbe detto di più e, finalmente, la sua apparente ostinazione infastidì il medico, esattamente come aveva infastidito il signor Tucker per parecchi anni. Andò alla porta e richiamò i genitori dentro allo studio.
    «Lui pensa che ci sia qualcosa laggiù in cantina», affermò.
    I Tucker si guardarono l'un l'altro.

    «E' una sciocchezza», commentò il signor Tucker.
    «E' solo una semplice cantina con delle cianfrusaglie, legna da ardere e barili di sidro», aggiunse la signora Tucker. «Da quando ci siamo trasferiti, non è passato giorno senza che io andassi giù per quei scalini, e so che non c'è nulla, ma il ragazzo ha sempre gridato quando la porta era aperta. Ora ricordo che, da quado lo tenevo in braccio, ha sempre pianto quando la porta era aperta.»
    «Lui pensa che ci sia qualcosa», disse il dottore.

    «Ecco perché ve lo abbiamo portato», replicò il padre. «Sono i nervi. Forse, dandogli qualcosa, si calmerà.»
    «Vi dirò cosa fare», consigliò il dottore. «Lui pensa che ci sia qualcosa. Non appena scoprirà che si sbaglia e che non c'è nulla, se ne dimenticherà. E' stato assecondato fin troppo. Ciò che farete è aprire la porta della cantina e farlo rimanere in cucina da solo. Inchiodate la porta in modo che non possa richiuderla. Lasciatelo lì per un'ora, e poi andate a ridere di lui e mostrategli quanto era sciocco da parte sua aver paura di una cantina vuota.

    Vi darò un tonico per i nervi e per la pressione che vi sarà d'aiuto, ma la cosa più importante è mostragli che non c'è nulla di cui aver paura.»
    Sulla via del ritorno, Tommy scappò ai suoi genitori che lo ripresero dopo un accanito inseguimento e lo tenero in mezzo a loro per il resto della strada.

    Quando furono a casa, scomparve, e fu ritrovato nella camera degli ospiti sotto il letto. Avendo ormai perso il pomeriggio, il signor Tucker decise di tenere il bambino sotto osservazione per il resto del giorno. Tommy non mangiò la cena, nonostante le insistenze della madre. Dopo cena lavati i piatti, letto il giornale e fumata la pipa, il signor Tucker prese la cassetta degli attrezzi e ne tirò fuori un martello e alcuni lunghi chiodi.

    «Inchioderò la porta Tommy, in modo che tu non possa chiuderla. Così ha detto il dottore, e tu dovrai essere un uomo e rimanere qui in cucina da solo per un'ora. Lasceremo la lampada accesa e cosi ti convincerai che non c'è nulla di cui avere paura. Starai bene e sarai un vero uomo, e non un qualcosa di cui ci si debba vergognare di essere padre.»

    Ma alla fine, la signora Tucker baciò Tommy, pianse e sussurrò al marito di non farlo, di aspettare finché il bambino fosse più grande, ma nulla servì a fermarlo tranne l'inchiodare la porta in modo tale che non potesse essere chiusa e il lasciare la lampada accesa e l'oscuro spazio aperto della porta da guardare con occhi sempre più caldi e brucianti come la fiamma della lampada. Lo stesso giorno, il Hawthorn cenò con il suo compagno di studi specializzatosi in psichiatria, e che si interessava particolarmente di bambini. Hawthorn raccontò a Johnson del suo caso più recente, quello del piccolo Tucker, e gli chiese la sua opinione. Johnson si accigliò:

    «I bambini sono strani, Hawthorn. Forse sono come i cani. Può essere che il loro sistema nervoso sia più sensibile di quello degli adulti. Sappiamo che la nostra vista è limitata e cosi anche il nostro udito e odorato. Credo fermamente che ci siano forme di vita che esistono in modi che non possiamo vedere, né udire e sentire. Scioccamente ci inganniamo credendo erroneamente che esse non esistano perché non possiamo provarne l'esistenza. Questo bambino dei Tucker può aver un sistema nervoso particolarmente sensibile. Lui può percepire oscuramente l'esistenza di qualcosa in cantina che i suoi genitori non percepiscono. Evidentemente, c'è una qualche ragione per questa sua paura.

    Ora, non sto affermando che ci sia qualcosa nella cantina, ma che questo ragazzo ha, da quando era piccolo, pensato che qualcosa ci fosse, e ciò è effettivamente come se qualcosa ci fosse nella realtà. Quello che vorrei sapere è che cosa glielo fa pensare. Dammi l'indirizzo e domani passerò per fare due chiacchiere co il bambino.

    «Che ne pensi del mio consiglio?»
    «Mi dispiace, amico mio, ma penso che sia sbagliato. Se fossi i te, mi fermerei da loro sulla via del ritorno per impedire che venga messo in atto. Il bambino sarà molto spaventato. Vedi, lui evidentemente pensa che ci sia qualcosa.»
    «Ma non c'è.»
    «Forse no. Senza dubbio si sbaglia, ma lui pensa così.»
    Tutto ciò preoccupò il dottor Hawthorn così tanto che decise di seguire il consiglio del suo amico. Era una notte fredda, nebbiosa, e il medico sentì freddo mentre camminava lungo le vie di Londra. Finalmente, arrivò alla casa dei Tucker. Si ricordò ora che vi era stato una volta, molto tempo prima, quado il piccolo Tommy Tucker era venuto al mondo. Una luce proveniva dalla finestra sulla parte anteriore e in un attimo il signor Tucker venne alla porta.

    «Sono venuto a vedere Tommy», disse il dottore.
    «E' in cucina», replicò il padre.
    «Ha gridato una volta ma da quel momento è stato tranquillo», singhiozzò la moglie.
    «Se l'avessi lasciata fare, lei avrebbe aperto la porta, ma le ho detto: «Madre, è ora di fare del tuo Tommy un uomo». Penso che a quest'ora sappia che non c'è nulla di cui temere. Bene, è l'ora. Se andassimo a prenderlo per metterlo a letto?»
    «E' stato un brutto momento per il bambino», sussurrò la moglie.

    Sorreggendo la candela, l'uomo precedette la dona e il dottore e, finalmente, aprì la porta della cucina. La stanza era buia.
    «La lampada si è spenta», disse l'uomo. «Aspettate finché non la accendo.»
    «Tommy! Tommy!», chiamò la signora Tucker.
    Ma il dottore corse verso una forma chiara che giaceva sul pavimento. Bruscamente, chiese più luce. Tremando, esaminò ciò che rimaneva del piccolo Tommy. Con uno scatto fissò occhi nello spazio aperto che dava nella cantina. Infine, guardò Tucker e sua moglie.
    «Tommy... Tommy è stato ferito... penso che sia morto», balbettò.
    La madre si getto sul pavimento e prese quella cosa lacerata, mutilata, che, fino a poco prima, era stata il suo piccolo Tommy. L'uomo prese il martello, tolse i chiodi e chiuse la porta a chiave, poi prese un lungo chiodo per rinforzare la serratura. Quindi prese il dottore per le spalle e lo scosse.

    «Che cosa l'ha ucciso, dottore? Che cosa lo ha ucciso?», gridò all'orecchio di Hawthorn.
    Il medico lo guardò coraggiosamente nonostante la paura gli strozzasse la gola.
    «Come posso saperlo, Tucker?», replicò. «Come posso saperlo? Non mi avevate detto che non c'era nulla, li sotto? In cantina?»

    Edited by DamaXion - 3/5/2016, 12:03
     
    .
  2.      
     
    .
    Avatar

    Happy Urepi Yoropiku ne~

    Group
    Veterano
    Posts
    4,981
    Creepy Score
    +718

    Status
    Anonymous
    Bella bella, Horror Stories sia: smisto
     
    .
  3. Falchettino Oscuro
         
     
    .

    User deleted


    La puoi continuare, e`troppo bella, mi sta molto interessando.
     
    .
  4.      
     
    .
    Avatar

    Happy Urepi Yoropiku ne~

    Group
    Veterano
    Posts
    4,981
    Creepy Score
    +718

    Status
    Anonymous
    CITAZIONE (Falchettino Oscuro @ 7/5/2016, 20:03) 
    La puoi continuare, e`troppo bella, mi sta molto interessando.

    Questa storia non è stata scritta da Silent Shadow, ma è stata presa da una raccolta di racconti di altri autori
     
    .
  5. Falchettino Oscuro
         
     
    .

    User deleted


    Ok ho capito. Grazie dell' informazione
     
    .
4 replies since 24/4/2016, 18:30   3890 views
  Share  
.