La vigilia di Natale

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    La neve scende lentamente e i tuoi passi fanno un rumore fortissimo. I fiocchi cadono sopra gli alberi facendo scricchiolare i rami che si lasciano sfuggire qualche lamento. Il freddo rende ogni cosa accentuata: la luce della luna è abbagliante, il silenzio del bianco assordante, il tuo respiro sulle mani, sconvolgente. Sarebbe tutto magico se non fosse che stai camminando sull’asfalto ghiacciato vicino alla neve alta un metro per raggiungere una casa dove, sperando di trovare un telefono fisso, poter chiamare il soccorso stradale. Sembra l’inizio di una barzelletta scadente, ma quando la tua fedele Chevrolet si è fermata sul ciglio della strada mentre stavi andando con la tua famiglia a casa dei tuoi genitori, non hai riso molto.
    Tua moglie è rimasta con i bambini al caldo continuando a fissare inebetita lo schermo del cellulare. Come se questo aiutasse a far comparire una tacca hai pensato mentre scendevi per cercare aiuto. Avevate visto delle luci qualche chilometro dietro, così hai preso la torcia elettrica dopo aver indossato il gilet catarifrangente, hai posizionato il triangolo e sei tornato sui tuoi passi. Hai anche mantenuto il sorriso finché c’era la possibilità che i piccoli ti vedessero, non era il caso di allarmarli, soprattutto visto l’imminente divorzio, ma appena sei stato inghiottito dal buio hai iniziato ad imprecare pesantemente.

    Il vento fischia e le sue sottili lame ti sferzano il volto, ti sembra di avere centinaia di aghi che ti pizzicano le guance; una lacrima ti scende fino al mento e il suo calore viene subito sostituito dal gelo. Fortunatamente hai il cappello pesante e i guanti antivento che usi quando vai a sciare, ma il freddo cerca costantemente una breccia tra i tuoi vestiti per entrarti dentro, fino alle ossa. Il naso è un blocco di ghiaccio e hai mani e piedi intorpidite, devi sbrigarti e allunghi il passo pregando qualsiasi divinità di raggiungere in fretta la casa.
    I fiocchi di neve ti cadono sugli occhiali e quando si sciolgono lasciano delle minuscole perle d’acqua che ti impediscono di mettere a fuoco nitidamente. Improvvisamente vedi delle stelle in mezzo agli alberi e capisci di essere vicino alla tua meta; la neve sul viale non viene spalata da giorni e ti addentri cercando di non rimanere troppo bloccato. Inevitabilmente ti bagni i pantaloni fin sopra il ginocchio e ti sembra quasi di sentire il ghigno del freddo che sa di aver vinto, ma sei talmente vicino alla casa che non ti interessa.

    Finalmente raggiungi le scale del portico, ti assicuri con la mano alla ringhiera per non rischiare di scivolare sui gradini ghiacciati e raggiungi la porta d’ingresso; sopra c’è una meravigliosa corona di natale fatta di alloro e caprifoglio.
    Allunghi la mano destra e suoni il campanello cercando di sorridere, per qualche minuto non succede nulla e premi una seconda volta il pulsante; in quel momento la porta si apre e sulla soglia vedi una dolcissima vecchietta con i capelli bianchi tenuti in uno chignon. La donna indossa una tuta di ciniglia, delle perle opache e un grembiule a quadri rosso e bianco con scritto “Let’s cook for the Lord” e tiene in mano un canovaccio con cui si sta asciugando le mani.
    «Ha bisogno di qualcosa giovanotto?» la voce della donna è incredibilmente calda e il suo sguardo ti rincuora.
    «Sì signora, la mia auto si è fermata a pochi chilometri da qui e la mia famiglia sta aspettando lì. Sarebbe così gentile da farmi usare il suo telefono? Il cellulare non prende da queste parti.»
    «Oh certo caro, entra in casa.» la donna ti fa entrare e chiude la porta alle tue spalle permettendo al calore della casa di abbracciarti. «Quelle diavolerie non funzionano qui. Puoi utilizzare il telefono della sala da pranzo, almeno stai vicino al camino.»
    Cammini lungo il corridoio, guardando colpevole le impronte d’acqua che lasci sul parquet ad ogni passo, un forte odore penetrante fuoriesce da una stanza che deve essere la cucina, come un muro di cannella che ti riporta a quando passavi il natale da tua nonna, e inspiri profondamente. La casa è incredibilmente grande e bella con un arredamento sobrio e di buon gusto, una cosa che tua moglie non capirà mai. Ti fermi un secondo a guardare l’enorme pendola che torreggia a fianco delle scale in mogano e la padrona di casa ti lascia lì qualche istante sorridendo, appena te ne accorgi ti volti e la raggiungi imbarazzato.
    «Mi scusi.» sussurri.
    «Oh, non ti preoccupare. Mio marito ha fatto quell’orologio. Me lo regalò per le nostre nozze.»

    Il carro attrezzi era partito e quel demone ti avrebbe fatto pagare uno stipendio solo la chiamata, il problema era che sarebbe arrivato dopo quasi quattro ore vista la bufera che imperversava.
    «Non ti preoccupare caro. Mio marito Frank andrà a recuperare la tua famiglia e aspetterete qui l’arrivo del carro attrezzi.»
    «Non possiamo approfittare così della sua gentilezza signora.»
    La donna non ti lascia nemmeno finire la frase, alza la mano sinistra e chiude gli occhi esattamente come faceva la tua maestra di matematica delle elementari quando dava una punizione.
    «Oggi è la vigilia di natale e non permetterò che dei bambini rimangano a freddo con questo tempaccio.» Con un sorriso illumina la stanza e riprende subito con un tono molto più dolce. «Ora vieni con me, non è il caso di rimanere con questi vestiti bagnati.»
    La donna esce dalla sala da pranzo e apre una porta di uno studio dove un signore sta montando un piccolo orologio; indossa dei buffi occhiali che gli rendono gli occhi giganteschi e appena ti vede un sorriso gli increspa le labbra. Si avvicina e ti porge la mano continuando a indossare i suoi strani occhiali.
    «Frank, togliti questi arnesi o ti prenderanno per pazzo.»
    «Oh cielo, che sbadato. Scusami figliolo, sono Frank, Frank Milton.»
    «Ma guarda che maleducata, non mi sono ancora presentata. Io sono Hellen.»
    «Io sono Mark Galloway.»
    La signora racconta tutto al marito mentre tu non puoi fare a meno di ammirare i centinaia di ingranaggi che ci sono in quella stanza. Improvvisamente Frank ride.
    «E tu credevi che vi avremmo lasciato fuori con questo tempaccio. Corro subito a prendere la tua famiglia Mark. Hellen, vedi di dare al giovanotto qualche vestito asciutto.»

    L’uomo esce e dopo pochi minuti senti il suono di un piccolo spalaneve.
    «Ci metterà pochissimo vedrai. Tra cinque minuti saremo in salotto a ridere di tutta questa faccenda.»
    Hellen ti scorta fino a una camera da letto e prende da un armadio dei pantaloni, della biancheria e una camicia e te li porge.
    «Ecco, direi che hai la stessa taglia di mio figlio. Puoi cambiarti in bagno, poi dammi i tuoi vestiti che li mettiamo subito davanti al caminetto.»
    Mentre ti togli gli abiti bagnati vedi dalla finestra il fuoristrada di Frank che esce dal viale della casa e sorridi pensando alla fortuna che hai avuto.

    La debole luce del mattino ormai illumina il cielo. Resti solo con la dolce Hellen, e per ripagare tutta la sua gentilezza decidi prontamente di darle una mano in cucina. Restia del tuo aiuto, alla fine si convince che insieme finirete i preparativi in tempo per godervi il pranzo tutti insieme, una volta che i tuoi familiari saranno arrivati con Frank. Passano quindici minuti, e quasi non te ne rendi conto. Senti il fuoristrada tornare lungo il vialetto, parcheggia, le portiere si aprono e i tuoi figli rimangono stupiti e felici alla vista di quella casa che, c'è da dire, assomiglia molto ad una di quelle viste nei film di Natale, carina e calorosa al solo sguardo. La tua famiglia, insieme a Frank, si appresta ad entrare in casa. Dopo aver aperto la porta, vi rilassate per un po' in salotto, vicino al camino, mentre Hellen ritocca gli ultimi preparativi per il pranzo.
    Arrivata ormai l'ora di pranzo, vi sedete tutti intorno al tavolo e consumate il meraviglioso pasto cucinato dalla gentile nonnina, parlate di argomenti vari e ridete insieme raccontando di storie natalizie, di miti e favole per far divertire i più piccoli.
    Ti guardi intorno, e osservi le luci, le decorazioni, l'albero. La vista si fa sempre più sfocata, il suono delle risate diventa ovattato. Senza dire niente, con il sorriso sulle labbra chiedi a Frank dove si trovi il bagno.
    «In fondo al corridoio, a sinistra. Ti senti bene Mark? Sei sbiancato»
    «Si, Frank, sto bene, nulla di cui preoccuparsi. Se volete scusarmi, adesso vado a sciacquarmi la faccia»
    Ti dirigi verso il bagno, strofini il viso con l'acqua gelida, tutto torna normale. Parli con te stesso, chiedendoti cosa sia successo, ma senza dare troppo peso alla cosa torni poco dopo in salotto.

    «Allora Mark, tutto bene?» Chiede premurosamente Hellen.
    «Oh si, niente di cui preoccuparsi, solo un piccolo capogiro»
    Continuate a raccontarvi delle vostre vite. I Milton chiedono di voi, da quanto tempo siete sposati, ma pur cercando di evitare l'argomento a tutti i costi sei costretto, poi, a parlare. Non accenni alla tua situazione, non vuoi ancora che i bambini lo sappiano, anche se prima o poi dovrai dirglielo che tra loro padre e la loro mamma non c’è più amore.
    «Voi invece?» chiedi. «La signora Hellen prima aveva accennato ad un figlio, come mai non è con voi?»
    L'aria di serenità intorno a te si è fatta più pesante, riesci a sentirlo realmente. Frank abbassa lo sguardo pentito, gli occhi di Hellen, invece, si fanno più lucidi.
    «Scusatemi, avrei dovuto farmi gli affari miei. Non volevo creare una sit-»
    «Tranquillo» rassicura Hellen. «Non puoi certo prevedere il futuro, mio caro. Be', nostro figlio Gregory è venuto a mancare anni fa. Il poveretto era di ritorno in auto dall'università, aveva scelto la facoltà di medicina. Ero sempre stata contraria con questa sua decisione, ma alla fine Gregory non mi diede retta... Buono come il pane, dolce come pochi, ma faceva tutto di testa sua. Mentre tornava si fermò lungo l'autostrada, nel punto in cui c'era stato un incidente. Era notte e non c'erano molte auto in giro, così decise di mettere alla prova i suoi studi cercando di aiutare gli eventuali feriti. Scese dalla macchina e...» Un singhiozzo interruppe Hellen.
    «Fu investito da un ubriaco alla guida» riprese prontamente Frank.
    «Oh Dio... Sono davvero dispiaciuto signori Milton, non volevo costringervi a parlarne»
    «Tranquillo Mark, ormai ne è passato di tempo, parlarne non può far altro che rafforzare i nostri animi. E poi noi sentiamo il nostro Gregory sempre qui al nostro fianco, come se non se ne fosse mai andato. Gli vorremo sempre bene»
    C’è qualche minuto di silenzio imbarazzante, mentre ti senti colpevole per aver rovinato quel momento di felicità creatosi all'interno di quel caldo salotto, scaldato dal tenero fuoco del caminetto.
    «Nella vita non c'è cosa più terribile che sopravvivere ad un figlio» esclamò la signora Hellen. «Mi auguro con tutto il bene che ho che una tragedia simile possa non ricapitare ad altri, perché posso garantirti che è un dolore straziante»
    «Lo credo, signora Hellen. Non posso immaginare come sia, ma so che non riuscirei a vivere senza i miei figli»
    «Be', dopotutto oggi è la vigilia di Natale, cosa sono questi animi tristi?» Si asciugò una piccola lacrima scesa sul suo volto. «Oh, che sbadata, ho lasciato i biscotti in forno. Spero non si siano rovinati, ci ho messo tanto amore nel prepararli»

    Ritornate all'atmosfera di serenità precedentemente instauratasi, ti guardi intorno e noti tua moglie che ti guarda con aria dispregiativa, quasi avessi combinato chissà quale guaio. I tuoi figli, invece, giocano tra di loro ridendo e scherzando, proprio come se non fosse successo nulla.
    La signora Hellen ritorna dalla cucina con un vassoio ripieno di biscotti al cioccolato. Il profumo pervade la stanza, fino ad espandersi in tutta la casa. Biscotti così dolci non ne avevi mai mangiati, e porgi i tuoi complimenti alla cuoca, seguito subito dopo anche da suo marito Frank. I tuoi figli si ingozzano letteralmente, anche se gli raccomandi di non esagerare, ma poco dopo un sorrisetto ti sfugge sul volto vedendoli tanto felici. Inizi a pensare che quei biscotti abbiano qualcosa di magico, perché anche tua moglie inizia a sorridere. Che dire, la magia del Natale.

    Terminato il pranzo, vi rilassate tutti accanto al focolare, guardando qualche film natalizio che passa ogni giorno in tv da anni e anni ormai, in questo periodo. Frank si rivela un uomo davvero simpatico, sempre con la battuta pronta. Che dire, è davvero una brava persona, si capisce dal primo momento in cui lo si vede. Hellen si mette in disparte, in un angolino, a cucire, mentre i tuoi figli ti si accasciano sulle gambe e sprofondano in un pesante e lieto sonno. Tua moglie invece è talmente presa dal film che non si cura di ciò che le succede intorno.
    «E così stavate andando dai tuoi genitori. Giusto Mark?»
    «Si, signor Frank. Purtroppo, come ben sa, la macchina si è fermata e non credo che riusciremo ad arrivare dai miei in tempo per cena. Da qui ci sono ancora diverse miglia da fare per arrivare alla loro città e… Oh, che sbadato, avrei dovuto pensarci prima. Mi permetterebbe di utilizzare nuovamente il suo telefono? Vorrei avvisarli del nostro ritardo»
    «Non c’è nemmeno bisogno di chiedere» rispose gentilmente Frank.
    Ti rechi in cucina, dove è posizionato il telefono, ma stranamente noti che non c’è linea. Riprovi più e più volte, ma senza esiti positivi.
    «Strano, non c’è linea nemmeno al telefono fisso»
    «Immaginavo, capita spesso da queste parti. Mi dispiace che tu non sia riuscito ad avvisare a casa, saranno sicuramente in pensiero per te»
    E di sicuro lo erano. In fondo, ti aspettavano per l’ora di pranzo e ormai si era fatto pomeriggio inoltrato. Ritornando a sederti noti di sfuggita l’orario.
    «Diamine, il carro attrezzi potrebbe essere arrivato e io sono ancora qui, che stupido»
    «Non c’è da allarmarsi, Mark. Sono sicuro che ti starà aspettando, non credo che non abbia notato la tua auto ferma in mezzo alla strada» ribatté con un tono rassicurante Hellen. «Sono sicura che mio marito sarà più che lieto di accompagnarti a dare un’occhiata»
    Uscite di casa, imbottiti fino ai piedi, mentre il vento soffia sui vostri visi e gela gli occhi, e proseguite verso il fuoristrada di Frank. Dopo qualche minuto arrivate sul luogo in cui la tua macchina si era fermata, ed eccolo lì, il carro attrezzi. L’autista vi vede arrivare da lontano e come gesto di saluto accende ad intermittenza i fanali della macchina. Apri lo sportello, mentre chiedi cortesemente a Frank di rimanere in macchina. È stato così gentile con te che di certo non vuoi farlo ammalare con un po’ di vento. Tu e l’autista del carro attrezzi decidete ciò che deve essere fatto, e alla fine arrivate alla conclusione che, per non disturbare ulteriormente la famiglia Milton, vi sareste posizionati in macchina mentre questa veniva trasportata fino alla città più vicina. Da lì poi, avreste pensato a cosa fare successivamente. Frank, ovviamente, si oppone alla tua decisione e si propone di accompagnarvi lui stesso, ma cortesemente rifiuti più volte, costringendolo a smettere di provare a darvi un ulteriore aiuto. Tornate insieme a casa per salutare la dolce Hellen, la vera salvatrice della vostra vigilia di Natale. Senza il suo aiuto adesso sareste ancora in macchina ad aspettare qualcuno che vi soccorra.

    I tuoi figli abbracciano calorosamente i due anziani, tua moglie accenna ad un leggero sorriso e si limita a spendere qualche buona parola nei loro confronti, ringraziandoli per la loro generosità. Tu invece, ti lasci andare in un profondo abbraccio ricco di gratitudine e, poco dopo, vi recate alla vostra vettura, intenti ad arrivare alla prima città più vicina. Mentre ti allontani nella tua macchina, trasportata dal carro attrezzi, osservi la casa dei Milton sparire in lontananza tra la fitta nube nevosa, e guardi le luci delle decorazioni divenire sempre più piccole, quasi come fossero piccole lucciole libere di notte. Dopo qualche ora di viaggio arrivate in città, che si rivela essere la stessa in cui abitano i tuoi genitori. «Che fortuna» pensi.
    Pagate il gentiluomo che si è messo a disposizione per aiutarvi, sorprendentemente decide di farvi uno sconto proprio perché è la vigilia di Natale. Non sarà chissà cosa, ma è pur sempre un altro favore che decide di farvi.

    Tu e la tua famiglia decidete di camminare fino alla casa dei tuoi genitori, siccome di taxi e mezzi pubblici non se ne vede nemmeno l’ombra. Dopo una mezz’ora di piacevole passeggiata arrivate finalmente all’isolato della tua famiglia, ed entusiasta bussi il campanello. Tua madre apre la porta, vi guarda per qualche secondo e sorride, gioiosa di vedervi arrivare.
    «Sono così felice di essere arrivato. Non puoi immaginare cosa ci è capitato, vi spiegheremo tutto non appena ci sistemeremo a tavola»
    Racconti ai tuoi genitori e il resto dei tuoi parenti tutta la storia. Dopo aver mangiato però, tuo padre ti prende in disparte dicendoti di doverti parlare di una cosa importante.
    «I signori Milton, hai detto? Un anziano di nome Frank e sua moglie Hellen?»
    «Si papà, perché?» chiedi leggermente turbato.
    «Non saranno per caso questi signori Milton?» ti domanda estraendo una foto dal cassetto del suo comodino.
    La osservi attentamente, per poi concludere che sono proprio loro.
    «Si, sono loro. Come mai me lo chiedi?»
    «Vedi figliolo, i signori Milton sono venuti a mancare pochi anni fa. Il loro figlio venne investito da un ubriaco mentre cercava di aiutare dei feriti in un incidente d’auto. Io passai casualmente di lì, quella notte, e mi accostai per dare una mano anche io. Vidi in lontananza una macchina che procedeva zigzagando lungo l’autostrada, e capii subito che tutto ciò non poteva portare a nulla di buono. La macchina era diretta proprio verso di noi, se non fosse stato per me Gregory sarebbe morto sul colpo. Il poveretto non ce l’ha fatta comunque, ma almeno in ospedale ha potuto salutare per l’ultima volta i suoi genitori. Frank e Hellen mi ringraziarono per aver dato loro questa possibilità, e dissero che un giorno avrebbero ripagato il mio gesto aiutando me o qualcuno a me caro in qualsiasi modo. I due passarono tutta la vita insieme, si sposarono davvero molto giovani e si amarono fino al giorno della loro morte. Il caso vuole che i due cessarono di esistere nello stesso momento, quasi come se avessero deciso loro quando andarsene da questo mondo. Io credo che i signori Milton abbiano voluto ripagare il mio gesto aiutando te»
    Rimani esterrefatto per qualche minuto, incredulo delle parole di tuo padre.


    Passati mesi dal Natale, ormai, decidi di recarti incuriosito nel posto in cui era situata la casa dei Milton. Non appena arrivato noti che non c’è nessuna abitazione, niente di simile ad una qualsiasi struttura. Pensi tra te e te che magari hai sbagliato luogo, che forse l’aria primaverile ti ha intontito al punto da non riconoscere più l’esatta posizione della casa degli anziani coniugi. Ti avvicini al punto in cui c’era l’entrata dell’abitazione, sostituita adesso da un tronco d’albero tagliato, e noti che sopra di esso vi è poggiato un bigliettino. Leggi la scrittura, in un primo momento incomprensibile, ma man mano sempre più leggibile:


    Da un semplice gesto di premurosità può nascerne un altro di amore e gentilezza. Tuo padre con il suo aiuto ci ha permesso di salutare per l’ultima volta nostro figlio, noi abbiamo semplicemente voluto permetterti di passare una piacevole vigilia di Natale insieme alla tua famiglia. Aprite i vostri cuori, Mark, sempre. Siate generosi con le persone, siate gentili, e i vostri sforzi verranno un giorno ripagati con altrettanto amore.”

    Edited by Old Valley - 23/12/2015, 21:15
     
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    L'ho trovata carina, sei riuscito a divergere dalla solita CP dando al ciò una morale molto natalizia e a tema.
    Peccato per la scrittura che risulta un pochino banale e inespressiva, ma hai il mio pollice.
     
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    Ti ringrazio molto, ne sono felice ^^
     
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    a me è piaciuta :siga:
     
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    Grazie mille ^^
     
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  8. IlCavaliereNero94
         
     
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    Bellissima, caspita erano anni che non leggevo qualcosa di cosí originale.

    Grazie di cuore Old Valley!
     
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    Addirittura? Grazie mille ^^
     
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  10. Mustaine
         
     
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