Quegli occhi rossi

3° classificata categoria HS

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    «Preferirei che ad ascoltare questa conversazione fossimo solo io e te,» mormorò a bassa voce Antonio. «Non vorrei che qualcuno sentisse ciò che ho da dirti, Chiara.»
    I due compagni erano seduti ai rispettivi banchi di scuola, posti uno di fianco all'altro. Era così dalle elementari, i due ragazzi ebbero sempre la possibilità di essere vicini di banco, permettendo loro di instaurare un legame forte, nonostante il loro rapporto si limitasse soltanto a quelle poche ore scolastiche.
    «Puoi stare tranquillo,» sussurrò Chiara. «Gli altri sono impegnati con il compito.»
    «Bene!» disse Antonio, determinato a raccontare alla sua compagna di banco ciò a cui alludeva qualche momento prima. «So che probabilmente ti sembrerò pazzo, ma posso assicurarti che quello che sto per raccontarti è mera realtà.» borbottò, guardandosi attorno come se si sentisse osservato.
    «Non essere strano, Tony. Se vuoi raccontarmi questo avvenimento, fallo con la dovuta calm-»
    «Qualcuno mi sta pedinando,» esclamò Antonio, interrompendo l'amica. «Ho come l'impressione di essere osservato. Hai presente quella sensazione? Ecco, io la sento costantemente.» abbassò la testa. «Durante una mia passeggiata in cui sentivo quella sensazione, mi voltai e intravidi qualcosa muoversi nell'ombra di un vicolo. Sembrava la figura di un uomo, abbastanza alto. Da quel momento ho cominciato ad essere molto più attento e ho cercato di camminare sempre in luoghi pubblici per evitare di ritrovarmi solo.»
    «Hai provato a parlarne con tuo padre?» domandò Chiara, incuriosita.
    La madre di Antonio era morta qualche anno prima a causa di un incidente stradale.
    «No. Mio padre ha già tanti problemi mentali, non vorrei procurargliene altri.» esclamò. «Comunque c'è un dettaglio ancora più inquietante. Affacciandomi alla finestra di casa, ieri notte, vidi la figura completa e...» il ragazzo smise improvvisamente di parlare.
    «E cosa?» chiese, ansiosa. «Non lasciarmi sulle spine!»
    «Non sembra essere umano. Riuscii a scrutare i suoi occhi e sembravano di un colore rossastro. Indossava un cappello a cilindro e un lungo giaccone di colore nero. Le sue scarpe classiche, anch'esse di colore nero, sembravano appena lucidate, come se fossero nuove. Il volto non era ben visibile, ma quegli occhi... Sì, quelli mi hanno traumatizzato.»
    «È terribile!» esclamò Chiara, terrorizzata dall'idea. «Avvisa le forze dell'ordine. Potrebbe essere un maniaco.»
    «No. Non posso presentarmi al commissariato senza prove e dire che qualcuno mi segue.»
    La campanella di scuola interruppe il racconto e i due dovettero prepararsi per tornare a casa.
    «Sta' attento, per favore.» sussurrò Chiara all'orecchio del compagno.
    «Lo sarò. Grazie.» il ragazzo diede un bacio sulla guancia a Chiara ed entrambi si avviarono verso l'uscita.
    Antonio si fidava soltanto della sua amica, e di nessun altro. Qualsiasi cosa egli facesse o pensasse di fare, lo comunicava prima a Chiara, chiedendole consigli e pareri. Erano veramente legati da qualcosa di molto grande.
    Antonio si avviò verso la strada di casa, non distogliendo mai lo sguardo dallo specchietto che ingegnosamente aveva posto dietro il fumetto che era solito leggere durante il ritorno a casa, dopo la scuola.
    Per tutto il tratto, Antonio controllò sempre ciò che si trovava alle sue spalle. Era diventata la sua ossessione.
    Giunse finalmente presso la sua abitazione. Egli abitava in un appartamento assieme al padre, all'interno di un condominio popolato da gente perbene. Il padre di Antonio, successivamente alla morte dell'adorata moglie, dovette trovarsi un secondo lavoro per pagare gli studi a suo figlio.
    Al suo ritorno, Antonio, non ebbe mai il piacere di trovare suo padre sveglio, visto che quest'ultimo aveva lavorato per tutta la mattina e, qualche ora dopo, avrebbe dovuto iniziare il turno del secondo lavoro. Il ragazzo pranzò velocemente e si diresse in camera per studiare. La scrivania era posta di fianco alla finestra che Antonio teneva sotto osservazione.
    Passò qualche ora e, sommerso dallo studio, il ragazzo dimenticò di avere un appuntamento con una del quarto anno, e buttando un occhio sull'orologio capì che doveva muoversi per evitare di darle buca al loro primo incontro.
    Corse velocemente verso la porta d'ingresso, riuscendo a malapena a salutare il padre, che stava consumando in ritardo il suo pranzo pomeridiano.
    Aprì la porta e scese il più rapidamente possibile le scale, aprendo il portone del palazzo e dirigendosi verso il luogo d'incontro.
    Antonio ci sapeva fare con le donne, ma quella in particolare gli piaceva un sacco. Era una delle cheerleader della squadra di football dell'istituto ed era molto carina.
    Quando finalmente raggiunse il pub, Antonio vide la ragazza ed assieme consumarono una piacevole conversazione.
    Esattamente un'ora dopo, i due dovettero salutarsi poiché la ragazza ricevette una chiamata dai suoi genitori.
    «Sono stata bene oggi,» disse la donzella. «Spero di rivederti presto.» diede un bacio sulla guancia del ragazzo e se ne andò, abbastanza soddisfatta. Sembrava proprio che Antonio l'avesse quasi conquistata.
    Quando egli ritornò in sé, capì che si stava facendo tardi e il sole stava quasi per tramontare.
    L'ansia cominciò a salire al povero Antonio che, preso dall'appuntamento, si era dimenticato di portare con sé il suo ingegnoso specchietto.
    Prese il cellulare e chiamò Chiara.
    «Pronto?» rispose la ragazza.
    «Sono Antonio. Preso dall'appuntamento con Elena ho dimenticato di portare con me lo specchio che uso per tenere sotto controllo ciò che accade alle mie spalle. Ti chiedo di tenermi compagnia durante il tragitto. Sono inquieto, ti prego.»
    «Nessun problema! Cerca di stare tranquillo, Tony.»
    Solo Chiara lo chiamava così, anche se a lui dava parecchio fastidio.
    «Odio quando mi chiami così. Comunque grazie, ti voglio bene.»
    Antonio proseguì a passi svelti il suo cammino, quando la sera stava ormai calando sulla città.
    Camminò per qualche isolato finché non vide che attorno a sé non c'erano più persone, dato che ormai si era fatta ora di cena. Il ragazzo cominciò a sudare e i suoi passi divennero improvvisamente più rapidi.
    «So che mi osserva,» comunicò a Chiara. «È dietro di me. Nascosto. Sento che quei suoi maledetti occhi rossi mi stanno osservando!»
    «È tutto okay, devi mantenere la calma.»
    «Come faccio?! COME?!»
    Intanto il silenzio prese il sopravvento nelle strade ed eccezion fatta per la sua voce, Antonio non sentiva null'altro.
    «Hai mai pensato di fare qualche cura per questa tua improvvisa ansia?» domandò Chiara.
    «Ti sembra il caso di scherzare?! Non mi credi forse?! Ed io che pensavo di potermi fidare.» il ragazzo si guardò alle spalle, impaurito.
    «Non intendo mettere in dubbio la tua parola, ma lasciandoti prendere dal panico non risolverai niente.»
    «È qui! Lo capisci? Si muove assieme a me e il rumore dei miei passi copre il suo.»
    «Allora dirigiti il più velocemente possibile a cas-»
    «Aaaah!» un urlo agghiacciante interruppe la ragazza. «Maledetto cane! Ha abbaiato. D-dannazione.»
    «Mi hai fatto prendere un colpo!»
    Antonio iniziò a correre.
    Raggiunse finalmente il suo viale e si trovò dinnanzi al portone del palazzo.
    «A-aiuto. Devo cercare le chiavi ed ho come l'impressione che mi stia dietro.»
    Tremando, il ragazzo prese le chiavi dalla tasca e velocemente aprì il portone, mentre l'ansia assaliva la sua mente.
    «È dietro di me! Aaa!» chiuse di colpo il portone, come se avesse lasciato qualcuno fuori.
    «Sono sicuro che è qui fuori,» disse alla ragazza, che intanto era a telefono. «Fortuna che sono riuscito a salvarmi alla fine.»
    «Adesso sei al sicuro,» disse la ragazza. «Entra in casa e mangia qualcosa.»
    Antonio salì le scale, lentamente, sollevato. Aprì la porta di casa e notò che le luci erano spente.
    «Oh, questa giornata doveva proprio essere inquietante,» disse Antonio a Chiara. «Persino qui a casa mi sento osservato.»
    Accese la luce e trovò la cena sul tavolo.
    «Adesso se non ti dispiace ceno, ti richiamo dopo.»
    «Buon appetito... E mi raccomando, cerca di stare calmo.»
    Antonio staccò il telefono e si sedette a tavola, iniziando a cenare da solo.
    Dopo la piacevole mangiata, il ragazzo si diresse in camera sua, pronto a chiamare la sua amica, come era solito fare tutte le sere.
    Quando aprì la porta notò qualcuno seduto sul suo letto. Gli prese quasi un colpo quando realizzò che quella persona altri non era che Chiara.
    «M-ma cosa ci fai qui?» esclamò Antonio. «Stava per venirmi un infarto!»
    «Volevo farti una sorpresa,» disse con voce pacata la ragazza. «Sono qui da oggi pomeriggio, in attesa del tuo ritorno. Adesso scusami, ma devo andare in bagno.»
    La sua voce sembrava strana, come se fosse triste.
    «V-vai pure.»
    Antonio si mise dietro la finestra per notare se ci fosse ancora quella figura ad osservarlo.
    «Ah,» disse con toni alti per farsi sentire da Chiara. «Voglio proprio vedere chi è che aveva ragione quando si presenterà quell'essere! Eheh!»
    Non ricevette risposta.
    «Cavolo, ne aveva proprio bisogno.» pensò, ironicamente, tra sé e sé.
    Non distolse mai lo sguardo dalla finestra, finché non notò qualcosa muoversi nell'ombra.
    «Fa' presto! Forse è qui!» urlò per avvertire Chiara dell'imminente presenza di qualcuno nel viale.
    Ancora una volta Chiara non rispose.
    «Ma cosa starà facendo?» pensò.
    Improvvisamente squillò il cellulare. Sullo schermo apparve il nome di Chiara.
    «Pronto? Se è uno scherzo è di pessimo gusto!» disse Antonio, furioso.
    «Perdonami, mi ero addormentata, ecco perché non ti ho chiamato.»
    Qualcuno aprì improvvisamente la porta della camera di Antonio.
    Quando egli si voltò, il telefono gli cadde dalla mano, mentre il suo respiro diventò inevitabilmente più pesante.
    «Antonio?! Sei ancora lì?»
    Dinnanzi a lui una strana creatura dagli occhi rossi, con un cappello a cilindro nella mano destra e la maschera da Chiara in quella sinistra.



    Edited by Devilz - 22/10/2015, 15:29
     
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  2. HeliØ of the Ode
         
     
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    Non è scritta male, ma per quanto sia scorrevole, non è delle più originali. Qualche errorino grammaticale sparso qua e là, ma oltre a questo null'altro da segnalare, se non per la trama. L'ho trovata abbastanza ''fanciullesca'', più come stile narrativo che per la storia in sé, che comunque presenta cliché altisonanti non resi in maniera innovativa. Questo secondo i miei gusti e da un punto di vista tecnico.
    Ad ogni modo, dico HS.
     
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    Anche a te ti scrivo quello che ho messo nel topic delle votazioni: "Non male davvero, ma ha alcuni problemi sia di stile (non c'è bisogno di ripetere sempre il soggetto, se contassi quante volte ha scritto egli...) che di trama non troppo originale."
    Detto questo anche io sono per HS, complimenti Devilz, ma sono convinto che se tu osassi di più regaleresti storie un gradino sopra :D
     
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    Well done, HS anche pour moi.
     
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    Bella, scritta bene e scorrevole, l'ho apprezzata, bel finale anche, nonostante l'abbia trovata un po' poco originale
    HS anche per me.
    CITAZIONE
    E con questo sono tre pareri concordi, quindi temo che dovremo aspettare il termine del contest per lo smistamento, giusto?

    Precisamente, ora è concluso, ma sto cercando di commentare tutte le storie insieme, smisto appena possibile, non preoccuparti ;)
     
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    Ok, sarò sincero, verso il finale questo racconto mi ha fatto davvero cagare mattoni e minchia, non mi succedeva molto. Sentivo che, in un modo o nell'altro il mostro c'entrasse con Chiara, ma Devilz è stato davvero bravo a far affezionare i personaggi al lettore, per cui avevo seriamente paura che uno dei due facesse una brutta fine. Senza contare, poi, che questo tipo di mindfuck è sempre stato uno dei miei preferiti. Chapeau.
     
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  7. CalmWolf
         
     
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    Molto bella, e sinceramente il finale me lo sarei aspettato diverso.
     
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    CITAZIONE (CalmWolf @ 4/12/2015, 18:13) 
    Molto bella, e sinceramente il finale me lo sarei aspettato diverso.

    Ti ringrazio.
     
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    La storia di per se è godibile e piacevole da leggere, anche se, e questo è solo un parere personale, manca totalmente di originalità. Mi spiego meglio: il finale è totalmente uguale a quello de "Il Babau" di Stephen King, al quale poi ti sei ispirato anche nello stile narrativo, l'antagonista del racconto è molto molto simile a Babadook (che comunque sarebbe un babau moderno).
    L'espediente della telefonata finale da parte della ragazza poi è stato usato in numerosi racconti.
    Fastidiose le ripetizioni di "egli" che lasciano un senso di "impersonalita" al protagonista e che in un certo modo creano un certo distacco da egli.
    Queste ripeto sono solo le mie impressioni e ad ogni modo il racconto per me rimane comunque valido e piacevole da leggere
     
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    Sì, mi sono ispirato a quel racconto. :)
     
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    Ok, da dopo l'appuntamento con la ragazza ho iniziato a sentire la tensione, si è un po' smorzato alla fine ma nel complesso il racconto è gradevole :)
     
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  12. eddpaul22
         
     
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    bel racconto, scorrevole e gradevole a mio parere
     
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    Grazie!
     
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