Leggende di Salerno

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    LEGGENDE DI SALERNO



    Ho voluto fare una raccolta delle leggende della mia città ovvero Salerno.

    Ponte dei diavoli
    L'acquedotto è stato ribattezzato popolarmente "Ponti del Diavolo" e si raccontava che fosse stato costruito in una sola notte, con l'aiuto dei demoni, dal mago salernitano del XII secolo Pietro Barliario. La superstizione popolare riteneva, inoltre, che avventurarsi sotto gli archi tra l'imbrunire e l'alba avrebbe portato all'incontro con diavoli o spiriti maligni. La leggenda fu probabilmente ispirata al fatto che la zona ove sorge l'acquedotto fino all'inizio del '900 era impervia (al disotto del piano stradale scorre il torrente Rafastia) e priva di abitazioni, a ridosso del settore più alto delle mura cittadine. Inoltre, l'utilizzo dell'arco ogivale, vera novità architettonica dell'epoca, deve aver probabilmente spaventato, e non poco, l'impressionabile popolino.

    San Matteo: la storia del Miracolo della Manna
    Uno dei miracoli attribuiti a San Matteo Evangelista, protettore della città di Salerno, è il così detto miracolo della Manna. Si dice, infatti, che, il giorno della traslazione delle reliquie di San Matteo da Capaccio a Salerno, avvenuta il 6 maggio del 954, dal corpo del Santo sgorgò un liquido miracoloso che venne denominato Manna di San Matteo.

    Da quell'evento, ogni anno, venne raccolta la miracolosa secrezione due volte all'anno: durante l'anniversario della traslazione e durante la festa patronale del 21 settembre. Il liquido, infatti, nel caso fosse stato abbondante, similmente a quanto accade a Napoli con il miracolo del Sangue di San Gennaro, avrebbe garantito un periodo di pace e prosperità. Il miracolo cessò rinnovarsi nella metà del XIX secolo ma, ancora oggi, sotto l'altare dedicato al Santo nella Cripta del Duomo di Salerno, è conservata l'urna dentro la quale si raccoglieva la Manna.

    Regimen Sanitatis Salernitanum: la leggenda di Roberto di Normandia
    Il Regimen Sanitati Salernitanum, ovvero La regola sanitaria salernitana, anche noto come Flos medicinae Salerni, Fiore della medicina di Salerno, è, senza dubbio, uno dei testi più famosi della Scuola Medica Salernitana. La leggenda alla base della nascita del libro è molto affascinante. Roberto II di Normandia, ferito gravemente al braccio durante la prima crociata, si diresse a Salerno per essere curato dai famosi maestri della Scuola.

    Giunto in città fu subito visitato ma, ben presto, i maestri della Scuola decretarono che la freccia che aveva ferito Roberto era stata avvelenata e che, a meno che qualcuno, rinunciando alla propria vita, succhiasse via il veleno dal braccio, al Duca rimanevano ben pochi giorni di vita. Roberto vietò espressamente tale pratica perchè non voleva che nessuno rinunciasse alla propria vita per salvarlo. Di notte, però, la moglie Sibilla, spinta dall'amore per il prode crociato, succhio via il veleno donando la propria vita al marito. Roberto, quindi, si salvò e prima della partenza i maestri della Scuola gli donarono un libro contenente alcuni consigli per vivere bene, in salute ed a lungo. Il Regimen, infatti, è dedicata, nei primi versi "Al re d'Inghliterra".

    La leggenda della Bella Antonella ed il segreto per realizzare i sogni d'amore
    Esiste una antica leggenda per gli innamorati, a Salerno: si tratta della storia della bella Antonella e della fontana in via San Benedetto, accanto al palazzo che ospita il Museo Archeologico Provinciale. Non tutti conoscono la vicenda d'amore di Antonella, una delle damigelle della regina Margherita di Durazzo, e il nobile Raimondo. La regina, rifugiatasi a Salerno dopo l’uccisione del marito Carlo III, aveva ricostruito parte del Castel Terracena e ne aveva fatto la sua dimora. Un giorno il figlio di Margherita, Ladislao, di ritorno dalla guerra, si fermò a salutare la madre, insieme a numerosi guerrieri, tra cui vi era Raimondo. Nei pressi della fontana accanto al Palazzo, i due giovani si innamorarono perdutamente, ma una damigella invidiosa avvertì Ladislao dell’accaduto. Poichè Antonella era ragazza umile non risultava "degna" di Raimondo, agli occhi del figlio della regina. Antonella fu, così, rinchiusa nel vicino monastero di San Michele, mentre Raimondo fu inviato in guerra. Dopo due anni, il re, per premiare il valore dimostrato da Raimondo, gli diede il permesso di convolare a nozze con la sua amata Antonella.

    Nell’anno 1412, durante una terribile epidemia di peste, intanto, la regina si ammalò. Il figlio accorse al suo capezzale accompagnato da Raimondo e dalla sua sposa: Margherita nel vederla la accusò di non essere Antonella ma la sua perfida gemella Vanna che si era a lei sostituita per sposare Raimondo. Svelò che Antonella, invece, si trovava, anch’essa moribonda nella stanza contigua a quella della regina. Raimondo riuscì appena in tempo per rivedere la sua amata che spirò tra le sue braccia. Il povero Raimondo, spogliatosi di tutti i suoi averi, si rivestì con un saio e iniziò a vagare per la città e poi tra i monti e le valli circostanti alla ricerca della sua amata, perdendo il senno. Accanto ai resti del castello c’è ancora la fontana presso la quale s’incontrarono la prima volta i due sventurati giovani: secondo la leggenda, se una ragazza, nel mese di agosto, dopo essersi bagnata le labbra e aver sussurrato la formula (Anima della fontanella di Margherita, La regina bella, caccia le lacrime di Antonella, tradita dall’infame gemella), vedesse arrestarsi il getto d’acqua e dopo poco cadere solo sei gocce (le lacrime di Antonella), le basterà raccoglierle e conservarle per veder avverato il suo sogno d’amore.

    Scuola Medica Salernitana: la leggenda dei quattro maestri
    Dietro la nascita della Scuola Medica Salernitana, la prima e più importante scuola medica del medioevo, c'è un'affascinante leggenda legata ad una delle principali caratteristiche di innovazione della Scuola ovvero il forte multiculturalismo. Salerno, infatti, nel periodo medievale era un importantissimo crocevia di culture diverse tra loro. Facilmente, infatti, a partire dal periodo longobardo, era possibile incrociare medici, mercanti e nobili stranieri giunti a Salerno per studio, affari o altro.

    A questo forte multiculturalismo, caratteristica anche dei propri insegnamenti, è legata la nascita della Scuola Medica Salernitana. Sotto l'acquedotto denominato Archi dei diavoli, infatti, una notte trovò rifugio il pellegrino greco Pontus. Allo scoppio di un violento temporale si rifugiarono sotto lo stesso acquedotto anche il latino Salernus, l'arabo Abdela e l'ebreo Helinus. Salernus, che era ferito, cominciò a medicarsi attirando l'attenzione degli altri tre compagni di riparo. Discutendo insieme delle caratteristiche della ferita e delle metodologie di cura della stessa, scoprirono di essere tutti degli esperti di medicina e decisero di fondare, in quel luogo, una scuola medica per apprendere e divulgare le varie teorie mediche. La scuola, difatti, si fece conoscere nel mondo per mescolare le maggiori culture mediche del periodo e per dare ai propri allievi la più vasta conoscenza medica possibile.


    Mago Barliario
    Stando alla leggenda, l'opera più celebre di Barliario fu la costruzione, in una sola notte di tempesta e con l'aiuto dei demoni, dell'acquedotto medioevale tuttora esistente a Salerno; tale opera imponente, costruita su un dirupo ed facente per la prima volta uso dell'ogiva, dovette impressionare non poco il popolo salernitano, la cui fantasia ne attribuì la costruzione a una mano "diabolica". Tale superstizione perdurò almeno fino ai primi del Novecento, quando ancora si riteneva che andare sotto gli archi all'imbrunire avrebbe comportato l'incontro con gli spiriti maligni.

    Secondo il racconto il Diavolo, amico di Barliario in tante malefatte, si vendicò di lui in maniera atroce. Un giorno in cui il mago era assente, due suoi nipoti (un'altra versione parla di figli), Fortunato e Secondino, rimasti soli nel laboratorio, vi rimasero a giocare per passare il tempo: ma, aperto un libro magico (o, più verosimilmente, toccando delle sostanze sicuramente tossiche) caddero morti, colpiti da sincope.

    Quando Pietro tornò a casa e scoprì i due corpicini, ne impazzì letteralmente per il dolore: nel giro di pochi giorni divenne spaventosamente più vecchio. Passava tutto il tempo a piangere e a fissare il vuoto, o il pavimento su cui aveva fatto la tragica scoperta finché, vinto dal dolore, si trascinò nella vicina Chiesa di San Benedetto, dove si gettò ai piedi del crocifisso dipinto che era sull'altare.

    Scalzo e vestito di cenci, per tre giorni e tre notti il mago rimase a vegliare e pregare ai piedi della sacra immagine, piangendo e battendosi il petto con una pietra per penitenza, e chiedendo il perdono dei peccati. E, all'alba del terzo giorno, avvenne il miracolo: il volto del crocifisso alzò la testa ed aprì gli occhi, in segno di perdono. Da quel momento in poi, Pietro cambiò completamente la propria vita, diventando monaco ed entrando stabilmente in quello stesso Monastero di San Benedetto, ove visse il resto della sua lunghissima vita.

    Questa leggenda, tramandata dapprima oralmente (solo nel XIX secolo ne vennero scritte poesie e drammi) divenne ben presto popolarissima. Il Miracolo di Barliario attirò in città moltissimi pellegrini, desiderosi di ammirare o pregare davanti all'immagine miracolosa di Cristo. L'afflusso di gente fu tale che, oltre ai fedeli stessi, confluirono in città anche molti artigiani e mercanti di vario genere: da qui nacque la Fiera del Crocifisso, che si svolge ancor oggi i quattro venerdì di Quaresima.





    Le leggende del Duomo di San Matteo



    La storia e la leggenda dei Santi Martiri salernitani: Ante, Caio e Fortunato
    Nella Cattedrale di Salerno, oltre ai resti mortali di San Matteo, sono conservati anche le spoglie di tre Santi molto cari alla popolazione: Ante, Caio e Fortunato, chiamati comunemente Santi Martiri salernitani. La storia dei tre è simile a quella di un altro Santo salernitano ossia San Felice. Ante, Caio, Fortunato e Felice, infatti, sono stati uccisi ai tempi delle persecuzioni cristiane operate dall'imperatore romano Diocleziano.
    Mentre Felice fu ucciso in località Felline, dove ancora oggi sono conservati i suoi resti, Ante Caio e Fortunato, dopo un processo in cui venne offerta loro la possibilità di onorare gli dei romani, vennero decollati su di un ceppo marmoreo vicino il tempio di Priapo nei pressi della foce del fiume Irno.

    Non molto distante da lì, anni dopo, venne eretta una Chiesa dove erano state conservate le spoglie dei tre ma, a causa dei continui saccheggi saraceni, nel decimo secolo il vescovo Bernardo decise di farli trasportare nella Chiesa di San Giovanni Battista, all'interno delle mura cittadine. Dopo la costruzione della Cattedrale di San Matteo nell'undicesimo secolo, i corpi dei tre Santi furono custoditi nella Cripta vicino l'altare dedicato al Santo Patrono. Vicino i loro resti è possibile ammirare il ceppo marmoreo dove, secondo la leggenda, furono decapitati i tre. Si dice che ponendo l'orecchio vicino al ceppo è possibile sentire scorrere il sangue dei tre Santi. Ogni anno, il 21 settembre, le statue di Ante, Caio e Fortunato aprono la processione in onore di San Matteo. La Chiesa salernitana li onora il 30 agosto.

    La leggenda di Gaitelgrima e del Duca Guglielmo
    Una delle tante leggende legate al Duomo di Salerno vede come protagonista Gaitelgrima, moglie di Guglielmo II Duca di Puglia e di Calabria che morì a soli 32 anni. Straziata dalla morte del giovane marito, la bella duchessa si recise i capelli e li depose sul corpo dello sposo. Dopo di lei anche altre nobili salernitane, ispirate dal gesto di Gaitelgrima, si tagliarono i capelli ed omaggiarono, così, l'amato e rispettato Guglielmo.
    La leggenda narra che, la sera del 7 agosto di ogni anno, data dell'anniversario della morte del Duca, quando vengono chiuse le porte del quadriportico, appaia il fantasma della bella Gaitelgrima che si avvicina al monumento mortuario del marito e compia il rituale gesto del taglio dei capelli.

    San Matteo ed il miracolo dei leoni del Duomo
    Tra i tanti miracoli che, si narra, San Matteo abbia compiuto per aiutare e proteggere la città di Salerno uno dei più noti ed affascinanti è, senza dubbio, quello che riguarda i due leoni di pietra, rappresentanti la forza e la carità della Chiesa che stanno di guardia alla porta d'ingresso del quadriportico della Cattedrale salernitana. Salerno: San Matteo ed il miracolo dei leoni del Duomo
    Si narra che durante un assedio saraceno i pirati riuscirono a penetrare all'interno delle mura cittadine con l'intenzione di depredare i tesori custoditi all'interno del Duomo. Giunti dinanzi al portone d'ingresso però, trovarono ad attenderli i due leoni di pietra che, grazie all'intercessione del Santo, avevano preso vita. I leoni, quindi, attaccarono i pirati saraceni che non poterono far altro che fuggire e togliere l'assedio alla città.

    Fonte: Salerno Today, conoscenze personali

    Edited by Antonio Burton Cerrato - 28/7/2015, 08:44
     
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  2. HeliocentricØ
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    User deleted


    Smisto in L&M.
     
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1 replies since 28/6/2015, 10:28   2176 views
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