Dietro le sbarre

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1. Angelica Dark
        +1    
     
    .

    User deleted


    Vi è mai capitato di andare in visita ad un carcere?
    Non intendo come carcerati, o per fare visita a qualcuno. Intendo una visita guidata, una gita, diaciamo…
    A me è capitato, con la scuola, di andare in un carcere per una ‘’gita’’. Allora ero in prima superiore.

    Il carcere Le Nuove di Torino, così si chiama. Era stato usato nella seconda guerra mondiale come lager. Ci rinchiudevano politici, partigiani o chi, semplicemente, si opponeva al sistema. Era anche usato come semplice carcere. È rimasto attivo fino agli anni ’80, poi stato chiuso e riaperto poco tempo fa per essere adibito a museo.
    Da fuori non si vede altro che un altissimo muro da cui spuntano i possenti tetti. La vista dell’entrata principale ti lascia senza fiato. L’immenso edificio ha un aria così opprimente che già ti senti schiacciare. La solida struttura fatta di mattoni scuri sembra uscita da una vecchia foto in bianco e nero, e speri di non dolerla vedere mai più. Non bastano i raggi di sole né l’erba verde a rassicurarti.
    E ti fermi a pensare che altre migliaia di persone prima di te avevano camminato su quello stesso terreno. Subito a sinistra del portone d’ingresso si trova un vialetto che porta ad uno dei blocchi. Alla destra, sul muro interno di cinta, troviamo alcune foto delle così tante persone che in questo luogo hanno perso la vita.
    Ma non ho ancora detto tutto.
    L’interno presenta delle pareti bianche, riverniciate, ma si percepisce comunque la decadenza ed il degrado.
    L’aria è ferma, immobile, come se non fosse mai cambiata da anni. Senti la puzza di vecchio, senti la puzza della morte, anche se non sei ancora entrato al centro, nel cuore, della struttura stessa.
    Ti portano a far vedere le stanze, i corridoi. Non scorderò mai quei pavimenti, quei muri.
    Se ci penso, posso ancora sentire i rumori sinistri che provenivano dalle celle vuote.
    Il trascinare dei piedi per terra, lo sbattere come se qualcuno batteva le mani contro le sbarre. Il graffiare sulle pareti…
    Poi si arriva ad una grande sala circolare con delle scale a chiocciola che portano al piano inferiore. Non ci hanno portato giù da quella via.
    L’immenso spazio che si trova dal pavimento al soffitto ti fa girar la testa, ti fa sentir male… perso…
    È come se ti facesse ritrovare in un luogo sconosciuto a te, fuori dal mondo.
    Ci hanno anche portati a vedere le celle adibite a quando si svolgeva la messa.
    Piccole insenature nei muri, claustrofobiche, senza alcuna luce all’interno, se non quella che viene da una piccola finestrella sulla parte opposta della porta d’entrata.
    La cosa che però mi ha sconvolta di più di questo carcere, forse, è stato il rifugio antiaereo.
    Dei grandi saloni ad alcuni metri sotto terra, raggiungibili solo tramite ripide e strette rampe di scale, che si insinuano giù, sempre più giù nel terreno.
    Mentre scendi riesci a sentire l’odore del terriccio e l’umidità ti brucia la gola.
    Il buio è opprimente, e l’ansia ti attanaglia le membra, mentre continui a scendere.
    Poi li vedi, i grandi saloni, e ti lasciano senza fiato. Ti guardi intorno, e anche se lo spazio è grande, ti senti in trappola.
    La guida ci ha spiegato, che quanto si sentiva l’allarme antiaereo, le guardie prendevano i prigionieri e li ammassavano tutti là sotto. Poi, ha detto che voleva farci capire come si sentivano loro, ai tempi, così ha spento la luce.
    Un fremito irrefrenabile mi ha trapassato il corpo. Il respiro diventava sempre più pesante, come l’aria intorno a me, e tutti i miei muscoli si erano irrigiditi facendomi rimanere immobile.
    E li sentii. Come centinaia di respiri sul mio collo. Come mani e pesi di corpi schiacciati contro al mio.
    Un conato di vomito misto ad ansia e paura si fece largo nelle mie viscere.
    Sentivo l’odore nauseante della putrefazione, e come un peso enorme che gravava sulle mie spalle.
    Come se l’aria intorno a me avesse improvvisamente forma e densità.
    E c’era silenzio… un maledettissimo silenzio…

    La guida riaccese la luce, e ci portò verso l’uscita, verso la libertà.
    Quando uscimmo, ci ritrovammo in un giardino.
    Respirai a pieni polmoni l’aria fresca, calmando tutti i miei sensi.

    Ricordo ancora quel carcere, le sue pareti, le sue celle. Gli odori, le sensazioni. Cose così opprimenti che se ci ripenso, il ricordo mi perseguita.
    Non dimenticherò mai ciò che ho visto, non posso dimenticare.
    E pensare che, io, ero lì solo per visitare il museo…
     
    .
  2.      
     
    .
    Avatar

    Advanced Member

    Group
    Veterano
    Posts
    9,310
    Creepy Score
    +1,194
    Location
    Moonlight Falls

    Status
    Anonymous
    Per me è da AR.
     
    .
  3.      
     
    .
    Avatar

    You cannot hide

    Group
    Admin Veterani
    Posts
    1,692
    Creepy Score
    +205
    Location
    Arda

    Status
    Offline
    Anche per me AR.
    Esperienza ben descritta.
     
    .
2 replies since 29/4/2014, 15:58   97 views
  Share  
.