La notte del plenilunio

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    Vittime, non lo siamo tutti?

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    La notti lassù sono luminose, non c'è luce se non quella della luna e delle stelle del firmamento che nonostante il loro lieve e distante bagliore illuminano l'intera foresta di una tenue iridescenza indaco. La candida e soffice neve appena posatasi riflette questa luminosità circoscrivendo l'ambiente in un oblio silenzioso e surreale dove solo il soffio del flebile vento glaciale sembra poter infiltrarsi.
    Immobile come i maestosi abeti che lo circondano un uomo vìola la pace di quel regno ancestrale col suo respiro strozzato, ad ogni alito crea una nuvola di vapore che si dissolve così come era apparsa cedendo la sua natura al gelido vento del nord.

    Quando il mondo è così silenzioso sembra di sentire l'eco dei pensieri nella propria testa tanto risultino intensi e fragorosi e quelli dell'uomo solo nella foresta sono colmi di terrore, del più puro terrore atavico che, nascosto nei nostri cuori, si rivela in tutta la sua forza solo quando ci si manifesta il pericolo imminente. La neve scricchiola sotto le suole dei suoi pesanti scarponi da montagna come quella posata sui suoi guanti mentre apre e serra i pugni per mantenere il calore all'estremità delle dita che già risentono della prolungata immobilità.

    L'uomo si guarda attorno cercando una via di scampo alla sua tragica situazione, ormai è fermo da troppo tempo e sente perdere anche a naso e orecchie il prezioso calore che li mantiene vivi. Ma attorno a lui c'è solo neve bianca posata alle fronde verdi e irsute degli alberi che quasi sembrano non poter sorreggere quel peso sempre maggiore ma che si dimostrano sorprendentemente resistenti fino a quando, come fossero al culmine di un'impresa immane, lasciano cadere il loro carico per solo immediatamente accoglierne uno nuovo. Oppure altra, a terra, che copre ogni pietra, ogni ramo e persino il suo fidato fucile, che nasconde come un tesoro introvabile qualunque cosa che potrebbe salvargli la vita.

    Gridare per chiamare aiuto è fuori discussione, il rifugio più vicino è a parecchi chilometri e nessuno potrebbe sentire il suo allarme perso nella notte, nessuno tranne il suo nemico, a pochi passi da lui, che lo fissa famelico da due occhi di ghiaccio digrignando i denti.

    Mille pensieri attraversano la mente dell'uomo: La famiglia lasciata giù al paese, questo stupido lavoro pieno di rischi e difficoltà, ma soprattutto le alternative che gli si presentano: Immagina a ripetizione decine e decine di scenari possibili per uscire da questa situazione e tutte prevedono la sua terribile fine. Non può fuggire, non può difendersi, non può chiamare aiuto, l'angosciante morsa della disperazione si sta facendo largo nella sua mente.
    Era sempre stato un uomo forte e deciso, non aveva mai avuto paura di nulla, ma questa notte si trova indifeso e terrorizzato, in trappola, nella sua trappola.

    La tagliola che aveva piazzato accuratamente quello stesso mattino sarebbe implacabilmente scattata se avesse tolto il piede dal meccanismo di sgancio e gli avrebbe tranciato di netto la gamba poco al di sotto del ginocchio. Il sistema terribile ed efficiente lo conosceva bene: l'orso annusa l'esca ma è agganciata in una gabbia, la belva deve avvicinarsi e sganciarla con le zampe, azione che lupi e volpi non sono in grado di compiere, e solo a qual punto scatta il meccanismo di rilascio della tagliola. Questa è una trappola per orsi.
    In questo momento la punta del suo scarpone ferma il congegno ma se avesse provato ad alzarlo le lame affilate di due ganasce dentate si sarebbero serrate in una morsa d'acciaio. Aveva per ore cercato inutilmente di sganciare la molla che azionava il macchinario con mani tremanti di gelo e paura, aveva cercato di infilare il suo fucile fra la molla e la staffa per bloccare quell'aggeggio infernale ma aveva fatto male i calcoli, l'arma scivolò sui guanti coperti di brina e la maledetta staffa fece da perno con la molla: Il fucile saltò impazzito a pochi metri, sulla bianca e soffice neve fresca.

    L'uomo ora sta guardando negli occhi azzurri il suo carnefice, ne sente il puzzo repellente, ne sente quasi il fiato caldo sul viso, ma è un'impressione, il suo viso è sferzato dal solo vento gelido che soffia senza sosta in quella maledetta foresta. Attende: ormai ha rassegnato l'anima a Dio chiedendo perdono per i suoi peccati, anche se non ci aveva mai creduto davvero, prende un lungo respiro e scappa.

    La pace e il silenzio di quella notte stellata e insolitamente luminosa vengono interrotti da un grido lancinante, terrificante, un grido di disperazione più che di dolore: la tagliola è scattata con precisione, le mascelle meccaniche sono intrise di sangue e brandelli di carne smembrata ed il maestoso lupo dagli occhi azzurri, che pazientemente aveva atteso questa mossa, ha già azzannato con ferocia la sua preda, strappando a quel corpo maciullato assieme alla vita, le carni.
    Intorno a loro solo neve fresca macchiata del sangue di un uomo da solo, nella foresta.



    Una leggenda indiana racconta dello spirito protettore degli animali selvatici, che si vendicherebbe dei bracconieri assumendo la forma di un lupo bianco, con occhi azzurri.

    Edited by Astaroth IV - 29/12/2013, 02:14
     
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    Metafisico: un uomo cieco che in una stanza buia cerca un cappello nero. E il cappello non c'è.

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    E' piuttosto atipico, ma ci trovo poco o nulla di Horror. Per me è AR.
     
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  3. BlackFear
         
     
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    Come sopra. Voto anche io AR.
     
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    Era un esperimento, una storia svolta senza far passare il tempo.
    Un esperimento intrigante a cui ritornerò, prima o poi..
     
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    AR anche per me, si smista.
     
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    Carina, anche se un po' prevedibile.
     
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  7. Il Tristo Mietitore
         
     
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    Mmmmmhh... carininah.
     
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6 replies since 27/12/2013, 22:33   88 views
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