L'attesa

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  1. ~BlackAngel~
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    Era così malato da non poter più neppur alzarsi dal letto nel quale ormai viveva da settimane.
    L'aria della sua stanza era pesante e lo avvolgeva come un nero sudario, l'olezzo della malattia ammantava il mobilio e le pareti, l'oscurità si infiltrava in ogni recesso mentre le pesanti tende consunte rimanevano ostinatamente chiuse come le cosce di una vergine, la luce batteva sulle imposte ma senza ottenere una risposta.
    Lo sguardo del moribondo vagava in un oblio di febbre e sudore, la bocca semiaperta lasciava scivolare fuori un debole e sottile filo di bava luccicante, le carni ingiallite come vecchia pergamena tiravano sulle ossa sottostanti creando mille increspature asciutte, come gole in un canyon riarso.

    Nessuno visitava il moribondo.
    Dimenticato nella sua stanza, nel sottotetto di una cadente abitazione, in una strada che aveva perso la targa con il proprio nome in un ormai remoto pomeriggio piovoso.
    L'ammalato, dimentico egli stesso della propria condizione, e forse anche di se stesso, ad un certo punto smise di vagare con gli occhi incavati e lustri di liquido infetto, in un angolo del soffitto qualcosa aveva catturato l'ultimo barlume della sua miserevole coscienza, un moccolo giunto quasi alla sua dipartita si consumava su un tavolo zoppo, e la sua flebile lingua rosseggiante lambiva il buio e gettava i suoi ultimi guizzi di fuoco verso l'angolo che aveva incuriosito le pupille ardenti del morente.
    C'era qualcosa che sembrava respirare in quel piccolo spazio, riluceva sommessamente, si agitava come fosse vivo.
    L'uomo cercò di far leva con i gomiti ossuti e dolenti tentando un disperato sollevamento, ma le sue carni ormai divorate dalle piaghe da decubito rimasero fuse con le lenzuola, il dolore della pelle lacera e putrescente lo costrinse a tornare nella sua posizione , cercò allora di chiedere alla sua vista un ultimo sforzo, chiuse le palpebre dure come corteccia e cercò nel buio un attimo di riposo, quando li riaprì ebbe la sensazione che fossero pesanti come lembi di broccato, ma sentì che la vista era come più lucida.

    Tornò a cercare nell'angolo e con un po' di fatica capì cosa lo aveva incuriosito trascinandolo fuori dalla sua agonia: era una meravigliosa ragnatela, intessuta con una maestria mai veduta prima, giri e giri di filo lucente, leggiadra come seta nella brezza di una sera d'estate, soffice come le dita di un'amante esperta e pronta a stringere in un abbraccio che non avrebbe dato respiro, che avrebbe preso fino all'ultimo alito di vita, una tomba di preziosa fattura, un luogo per pochi eletti.
    Il morente cercò l'artefice di quella piccola meraviglia sapendo che sarebbe stato quasi impossibile scorgere il suo nervoso e compatto corpicino con quella poca luce eppure, d'un tratto, eccolo apparire.
    Scivolava, ora nervoso ora leggero, sulle fila di quella intricata costruzione, si aggirava desto e maestoso nel suo regno alzando di quando in quando le due forti zampe anteriori, come per sondare l'aria, o per applaudirsi per cotanta abilità.
    L'uomo a bocca aperta, ammirava il piccolo e tenace ragno che si aggirava come un gagliardo vassallo per le sue terre, e mentre il filo di bava lucida riprendeva a scorrere per finire in una pozza umida che intrideva la federa del cuscino, il dovizioso ragno si lasciava cadere nel vuoto appeso ad un sottile filo che lasciava fuoriuscire da se stesso.

    L'uomo lo seguì con lo sguardo abbozzando uno strambo sorriso, poi il ragno oltrepassò la linea dello sguardo del suo muto osservatore e svanì.
    Il moribondo tentò di allungare lo sguardo, ma la sua condizione lo inchiodava irrimediabilmente in quella castrante posizione e fu sopraffatto da un fortissimo senso di vuoto, dolore, solitudine e impotenza.
    Stava per lasciarsi nuovamente andare in quel liquido mondo di attesa e perdizione quando un rapido movimento afferrò la sua mente, si voltò e con sua grande sorpresa vide il ragno appollaiato sulle coperte proprio dove avrebbe dovuto esserci il suo addome che era invece da tempo svanito consumandosi fino a inghiottirsi, l'uomo guardava il ragno, il ragno guardava l'uomo, passarono dei secondi, poi dei minuti, l'uomo fissava esterrefatto la creatura che ora lentamente prese a muoversi verso di lui, avanzava fendendo l'aria con le zampette poderose, fermandosi poi ripartendo, mentre la creatura odorosa di corruzione e morte sotto di lui fremeva per la febbre e per l'eccitazione.
    Quando ormai furono così vicini che le zampe del ragno poterono sfiorare la punta aguzza del mento dell'uomo, un forte tremore si impossessò del morente, lo sconquassava tutto, tanto violento da strappare la carne annerita da una dilagante cancrena dalle lenzuola intrise di liquido giallastro e maleodorante.

    Il ragno si aggrappò con tenacia alle coperte, cavalcando quella furia sotto di lui, il vecchio letto di legno scricchiolava nella silenziosa stanza, l'uomo gemette una sola volta, un suono gorgogliante che arrivò da una profondità sconosciuta, poi rivolse gli occhi opachi verso il ragno ancora in sella e cessò la sua esistenza.
    Il ragno attese ancora qualche istante prima di ricominciare a muoversi, poi, certo che il pericolo fosse ormai passato riprese la sua marcia, si arrampicò sul viso del morto e si fermò sulle labbra lacere e riarse, spalancate su un nero pozzo, un istante e il ragno scivolò al suo interno sparendo completamente.
    Fu allora che la bocca d'improvviso si chiuse, serrandosi ermeticamente, lo sguardo dell'uomo tornò vigile e colmo di una lucida volontà, deglutì rumorosamente poi si staccò dal letto dove era inchiodato si sgranchì vigorosamente le membra e balzò fuori dalla sua tela di cotone, si avvicinò alla candela consunta, allungò la mano e spense la debole fiamma tra i polpastrelli.


    Un vampiro conosce il valore di una singola goccia di sangue, quando si è alle strette, in tempo di crisi, bisogna sapersi accontentare, e sapere aspettare, proprio come un ragno nella sua tela.

    Edited by »RavenShaÐe - 19/11/2013, 17:48
     
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    Il vantaggio di essere intelligente è che si può sempre fare l'imbecille. Mentre il contrario è del tutto impossibile.

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    Metafisico: un uomo cieco che in una stanza buia cerca un cappello nero. E il cappello non c'è.

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    Mi è piaciuta molto!
     
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  5. ~BlackAngel~
         
     
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    Mi fa piacere. :peoflow:
     
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4 replies since 11/11/2013, 17:36   113 views
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