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Non vi era motivo del perché restassi lì. Avrei potuto andarmene, lasciarlo lì, senza un riparo sicuro e accogliente, senza la dovuta cura che cercava e di cui aveva bisogno. Avrei continuato ad essere la persona meschina quale ero, perché la vita non mi aveva insegnato altro che questo.
Molto meglio soli, mi ripetevo sempre.
Meglio soli che mal accompagnati.
Me ne andai o, almeno, l'avrei fatto se non fosse stato per quel perpetuo lamento che continuava a giungermi all'orecchio come il piagnisteo di un neonato.
Guardai quella creatura con la testolina accucciata e seminascosta dalle zampette anteriori, le orecchie basse, pancia a terra e lo sguardo dall'espressione di infinita tristezza. Mi guardai intorno. Nessuno.
Le strade erano deserte, spoglie, desolate. Poi i miei occhi cercarono lui.
Era appena un cucciolo, pensai.
Mi avrebbe fatto la pipì e la cacca a casa, se non l'avessi portato a spasso a sufficienza...
Mi avrebbe fatto penare in mille modi, questo lo sapevo bene.
Non ero mai stato un tipo caparbio, né pieno di quell'amore compassionevole di cui disponevano la maggior parte delle persone. Talvolta mi veniva da pensare a quanto mi sia dato così poco da fare per il bene altrui. Da quant'era che non ricevevo più un sorriso? Da troppo tempo non sentivo più il calore di un forte abbraccio.
Questo perché, fin quando non trovai quegli occhioni tristi a fissarmi mi convincevo di quanto fossero inutili e superflue certe attenzioni, le stupide manifestazioni d'affetto.
Mi strinsi nelle spalle. Incominciarono ad indolenzirsi le scapole. Il freddo era tremendo e il sole, quasi tramontato, emetteva a stento un rivolo di luce dall'orizzonte.
«Che c'è?» Dissi d'un tratto al cucciolo, fingendomi ostile, «perché mi guardi così?»
Improvvisamente mi sentii uno stupido.
Stavo parlando con un cane.
Il cucciolo continuava a fissarmi con quegli occhietti indagatori, e io mi sentii come se fosse stata messa in esame la mia anima. Avevo deciso che l'avrei portato a casa mia, giusto per dargli qualcosa da mangiare e un po' d'acqua. In fondo, cosa mi costava?
Così incominciai ad incamminarmi nuovamente verso casa, udendo poco distante il suono di due paia di zampe che di muovevano. Mi stava seguendo.
Voltai furtivamente lo sguardo per vederlo muoversi dietro di me. Il pelo ondeggiava floscio insieme alle orecchiette penzolanti e mi accorsi di quanto quel cagnolino tremasse.
Per mia grande sorpresa, scoprii di avere dentro di me ancora del buono da offrire, perché vedere quella creatura così infreddolita scatenò in me una reazione della quale io stesso pensavo di non possedere.
Mi avvicinai al cucciolo e lo presi in braccio, nascondendolo avvolto nella giacca. La sua testa spuntava dall'indumento in modo curioso e aveva la vaga somiglianza di un peluche. Mi fece sorridere.
«Adesso, andiamo a casa.»
Edited by Rory - 10/11/2013, 19:52. -
Indigo..
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AR. . -
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Very nice, Rory! . -
~Mõgörøs•.
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Mi è piaciuta, complimenti Solitamente non gradisco questo genere di racconti... . -
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Grazie comunque . -
~Mõgörøs•.
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Questo è un eccezione, appunto perché l'ho letto con il sorriso sulle labbra. E anche se sapevo come sarebbe andata a finire non ho staccato lo sguardo dal monitor fino all'ultima parola, complimenti ancora . -
.Questo è un eccezione, appunto perché l'ho letto con il sorriso sulle labbra. E anche se sapevo come sarebbe andata a finire non ho staccato lo sguardo dal monitor fino all'ultima parola, complimenti ancoraSPOILER (clicca per visualizzare)È grazie Kali e Shira che me l'hanno messa a posto, più che altro. Non sarebbe stato così se non fosse stato per il loro tocco di fata.
Mi fa piacere che ti sia piaciuto <3.