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Apatic.
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Filtra un raggio di luce impolverata dalla finestra della parete laggiù, distante una vita dalla salvezza.
Anfratti di vita. O di quello che ne rimane.
Si palesano ogni tanto, nella parodica, demoniaca umanizzazione veicolata da quel prigioniero il cui nome o le cui caratteristiche non hanno importanza. O almeno, non hanno più alcuna importanza perché l’identità cade, è caduta.
Nel momento stesso in cui.
Catturato.
Fatto prigioniero.
Colpa di una vita vissuta come una guerra contro l'ignoto in cui alla fine, tutto sommato, non c'è differenza tra morti e vincitori. È così, e ormai, in quella stanza, agli occhi oramai privi di luce di quel prigioniero, non conta più nulla di ciò che accade o è accaduto. Perché nulla importa. Nulla importa più.
Agli occhi oramai privi di luce di quel prigioniero.
Le pupille un tunnel di sola andata verso l’ignoto, specchio di un’anima che ne aveva dovute sopportare fin troppe e che nemmeno avrebbe mai voluto.
La libertà, ora sapeva cosa voleva dire libertà. Da quando gli era stata negata.
Come quando sei in salute e non ci fai nemmeno caso perché è la routine è così tutti i giorni e va bene così
ma
poi basta una cazzo di febbre e allora sì che pensi nostalgico a cosa vuol dire stare bene respirare il profumo dei fiori e…
È la natura umana.
È una sorta di subdolo diniego a se stessi di ciò che si è.
Ti rompi il ginocchio e non vedi l’ora di tornare a correre. Anche se prima, oh, quanto ti pesava doverti tirare giù dal letto
- significava proprio incamminarsi verso una nuova giornata.
La vita è la metafora di una bugia e la stanza è minuscola e opprimente, ma ormai il prigioniero non ci fa nemmeno più caso.
Perché non è la stanza.
È prigioniero di se stesso.
Pensa alle opportunità che gli erano state negate e ai treni che non aveva potuto prendere.
Il dubbio, atroce.
Non è che quei treni non li aveva voluti prendere?
Lo tormentava, in continuazione.
Ripercorreva il cammino che lo aveva condotto verso quella stanza minuscola e opprimente.
E non riusciva a capire la direzione di quei passi.
Era giunto alla conclusione che a quella vita, quell’unica vita che gli era stata data, non aveva saputo dare senso.
Nemmeno sapeva, quale senso avrebbe dovuto dargli.
Ma non aveva capito che,
semplicemente,
era stato fatto prigioniero troppo presto.
#Editato 2 volte ~
Edited by Apatic - 3/11/2013, 20:34. -
Indigo..
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AR, smisto. . -
~Mõgörøs•.
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Molto diretta e significativa. Presenta anche una libera interpretazione che mi ha colpito molto. Complimenti vivissimi all'autore. . -
.SPOILER (clicca per visualizzare)treni non gli aveva voluti prendere <--- Li aveva voluti prendere.
Non male. Un punto di vista interessante, debbo dire. Scritta anche in modo abbastanza particolare, a mio modesto parere. Per me è un sì.. -
Apatic.
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Corretto quel "gli", ancora mi meraviglio degli errori del cazzo che riesco a fare . -
.
Cavolo,questa storia mi ha lasciato un "nonsoche" dentro.Davvero complimenti. .