Metafisico: un uomo cieco che in una stanza buia cerca un cappello nero. E il cappello non c'è.
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E' tutto questo quello che dobbiamo fare? Realmente lo pensi?
Ch'io mai ti abbia detto di non essere sincera con me, oh no. Nel modo più assoluto. Ma certezze, certezze di questo genere non possono essere sbiadite da ricordi o rese informi, sarebbe la più grande delle infamie. E spero che tu comprenda, perchè è l'unica cosa che non hai mai fatto fin'ora, dall'alba del tuo sole alla luce splendente che precede il vespro.
No, non è di questo che si parla. Io e te c'entriamo poco, granelli sulla spiaggia, sassi sulla via, gocce che cadono e rimangono sospese. Non è il solito discorso, non andartene, rimani qui con me, che io abbia modo di dirti ciò che mi cerco di dire da tempo. Osserva. Ascolta. Non muoverti, non toccare.
E' qui tutto quello che devi vedere, ma ce l'hai sempre avuto sotto gli occhi. Io l'ho sempre guardato, ma mai toccato, l'ho sempre visto, ma mai compreso. Ed è ora giunto il momento che tu sia con me per il finale, per l'istante in cui gli occhi si apriranno per la prima volta e le bocche cominceranno a respirare. Ora ridi, ti diverti, dilettata dalla mia probabile follia. Ma cos'è la follia se non l'incapacità di comprendere qualcosa che invece si possiede già? Un paradosso, in fondo, l'esaurimento delle possibilità a cui si è da sempre abituati, come polvere spazzata via da un colpo involontario delle nostre stesse mani. E ti assicuro che ora passerai presto dal ridere al piangere, se tutto ciò che dico è la follia che mi sono sempre aspettato. Si, parlo per me, poichè è per me stesso che sono qui. Sai perfettamente che di te nulla m'importa, delle tue inutili convinzioni e precetti puritani insegnati fin dall'alba dei tempi, ai quali sono riuscito a sfuggire riconoscendo cosa è buio e cosa è luce, realmente. E mai tu lo capirai, ne sono certo. Ma almeno vedrai.
Già, già, hai ragione, non ci ho mai pensato, in effetti. Cosa c'è da guadagnarci? Assolutamente nulla, anzi. E' semplicemente un danno maggiore, la mia stessa lama che trafigge la mia stessa carne, polvere alla polvere.
Temet nosce, domine-nomine. Passi, parole e dogmi, scritti ed inchiostro, acqua e fuoco, terra e cenere. Virtute duce, comite fortuna. Ah, ricordi. Ora capisco il significato di tutto ciò, flusso inarrestabile che si afferma nella mia mente. Non posso uscirne, così come tu non puoi abbandonare questa stanza. I pensieri di un pazzo, divertenti e folli. Motti del tutto casuali usciti da una bocca come fiume in piena, corde vocali sotto tensione, sprazzi di tosse e verità. E tutto quello che dici è sbagliato.
E' il non conoscere. Il non volere, il non sapere. Capisci? Dovrò mettermi ad urlare per inculcarti questo, questo stavolta, nella testa. Null'altro! Niente! Tutto quello di cui stiamo parlando verrà perso nel vento, sciolto nell'acqua, intriso nel sangue sporco dell'eresia condizionata. Sono un folle, un pazzo che vede il cielo nella terra e la vita nella morte.
Verbum de verbo.
Ascoltami, comprendi ciò che dico oppure lascia perdere, ma non andartene. Comincia a guardarti intorno.
Senti qualcosa? Avverti niente? Siamo morti! Siamo nullità, pezzi di carne appesi ad un filo che un giorno si spezzerà! Perchè questo, perchè. Sto perdendo la calma, ah, Dio, aiutami. La storia si ripete? I tamburi del Giudizio si abbattono per nostra stessa mano, come sembrerebbe.
Non guardarmi. Sono solo un figlio della pazzia. Messaggero dell'idiozia dell'uomo già di per sè stolto, madre del figlio mai nato di cui si scorge l'ombra con la coda dell'occhio.
Ridi con me, che tutto questo è inutile. Abbi pietà, però, striscia e prega. Compila il modulo di accettazione per verificare la tua predisposizione ad un dio che ti verrà assegnato, cammina alla ricerca dell'amore che ti attende in un luogo prestabilito, cadi nel posto dove verrai seppellito ed i tuoi amici mai conosciuti verranno a parlarti, mentre sei sotto al suolo che calpestai con te millenni orsono. E' tutto già scelto.
Il dubbio è l'inizio della speranza, così come dell'amarezza. La pioggia può preannunciare temporali od arcobaleni splendidi, funeste disgrazie come nutrimento per il grano. Credici, e vai avanti. Fingi di interessarti a qualcosa, trovati un'occupazione che ti distragga da quello che dovresti fare realmente. Insegna ad uno che già sa, cogli l'attimo, metti buona volontà in quello che fai, cammina, corri, striscia supplicando qualcuno di calpestarti, guarda in alto ed abbassa lo sguardo a terra, muori! Non capisci di non avere il minimo senso? E credi che tutto questo, questo e basta che ora ti ho elencato sia quello a cui dovresti essere "destinato"? Senti l'amaro fiele scorrere attraverso le vene, osserva i tuoi simili intorno a te e cadi per sempre, perchè ci sono cose che non hanno senso d'esistere, carissima. Non ti manca qualcosa? Esprimiti, allora. Qualcosa che forse non hai mai avuto, e che di fatto sicuramente non avrai.
Gioca, mantieni la serietà quando serve, parla sprecando voce o taci quando lo ritieni più opportuno, muori.
E muori ancora.
E così morirai, morirò e moriremo, in questo circolo infinito di polvere sollevata dal passo di qualcosa di più grande, mentre fingi di poter nuotare o volare quando puoi solamente rimanere poggiato a terra. Nulla cambierà questo, nulla, fino a quando non tutti, ma chi ne ha diritto comprenderanno come stanno le cose nella vera realtà. Ed in questo momento, sappilo, non stiamo facendo nulla. Non sentiamo nulla, non viviamo nulla, non moriamo neppure, però. Bizzarro, come dissi cose che ora confuto, ma ne sono costretto. Ah, non è affascinante "la mente di un pazzo", come viene oggi chiamata? E non verrò così rinchiuso in un edificio lugubre, un tugurio di esalazioni nefaste che mi distruggeranno in modo da parificare il mio corpo come il mio spirito? Credimi, non ho mai avuto così tanta ragione.
E quest'impeto di rabbia è stupido, come lo son'io e te stessa messi insieme. Siamo uomini, oppure donne, ma sempre poco o nulla. Ma è su questo poco che dobbiamo puntare, dobbiamo rialzarci, come foglie riarse che tentano di ritornare al loro albero d'origine. Soffriremo più del dovuto, ma è questo che ci siamo fatti da soli. Nè io nè te vedremo mai la luce, perchè non ci sarà dato fino a chissà quando. Non riesco ad esprimermi, sai? E' difficile. Ma c'è una cosa che posso dirti, una cosa veritiera, l'unica realtà di cui dispongo e di cui vado precisamente fiero. Non ci stiamo muovendo, non stiamo respirando, non stiamo facendo nulla come avvertendo nulla. E' così.
Stiamo dormendo.
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