Lo stivale

Paul van Loon

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    Per Markie e Robbie, Willie Waterman era un incubo. Dal giorno in cui li aveva avvicinati a scuola, il terrore di Doppiovù li perseguitava addirittura nei sogni. E Doppiovù lo sapeva. Lo sapeva fin dal primo momento in cui aveva visto i due amici sul piazzale della scuola. Aveva fiutato l'odore della loro paura, come sanno fiutarla gli animali. E si era convinto di aver trovato due vittime consenzienti. Due mocciosi che avrebbero fatto tutto ciò che voleva lui.
    Da quel giorno, era sembrato che una nera nube stesse sospesa in permanenza sulle teste di Markie e Robbie. Ogni giorno, appena finite le lezioni, i due svicolavano per i corridoi verso il portone della scuola, fermandosi a ogni angolo per sbirciare cautamente se per caso non ci fosse appostato dietro Doppiovù. Ma alle volte Doppiovù spuntava all'improvviso alle loro spalle per tormentarli con tirate di capelli, pizzicotti a cavatappi e pestate di piedi. E quando pensava di averli tormentati abbastanza, li minacciava: “Siete avvertiti! Domani mi porterete un fiorino, sennò...”
    Poi strizzava malignamente un occhio e si allontanava ridacchiando, con passo dondolante, lasciandoli lì tutti tremanti.
    Quando finalmente erano sulla via di casa, i due amici giuravano e spergiuravano che quella sarebbe stata l'ultima volta: non dovevano più lasciarsi provocare da quel grosso prepotente. Ma la notte, a letto, quando non riuscivano a prender sonno per tutti quei problemi che ronzano per le teste di tutti i ragazzi, vedevano apparire nel buio la faccia ammiccante di Doppiovù. E sentivano nella loro immaginazione quel ridacchiare beffardo.
    Così, l'indomani, sia Markie che Robbie prendevano di nascosto un fiorino dal portafoglio dei loro genitori, nella speranza che in futuro Doppiovù li lasciasse in pace. Ma era una vana speranza, perché Doppiovù pretendeva sempre più spesso del denaro. E un giorno, per dare più forza alle sue pretese, fece sanguinare con un pugno il naso di Markie.
    Da quel giorno Markie se la legò al dito.

    L'unico mezzo per evadere da quel clima di terrore, era la fantasia. Nel tempo libero, ma spesso anche a scuola, Markie e Robbie imbastivano le storie più fantastiche, nelle quali riuscivano a sbarazzarsi per sempre di Doppiovù. E più Doppiovù li terrorizzava, tanto più svariati erano i modi che Markie e Robbie architettavano per annientarlo. Lo spingevano in fondo a profonde voragini, lo colpivano con dei missili, lo davano in pasto a mostri antidiluviani o lo mollavano giù da un aereo. E ogni volta che avevano inventato una nuova storia, si sentivano un po' più su di giri.
    “Colpa tua, Doppiovù!” gridavano allora “Ben ti sta!”. Finché non si rivedevano davanti Doppiovù in carne e ossa, che strizzava l'occhio sogghignando. Allora ridiventavano di colpo due cagnolini tremanti che eseguivano buoni buoni tutti gli ordini del tiranno.

    Un giorno, dopo la scuola, Markie e Robbie si inoltrarono per uno dei sentieri segreti del bosco dove spesso andavano a giocare. Negli ultimi giorni era piovuto a dirotto, e il sentiero era melmoso e tutto costellato di pozzanghere. A un certo punto, Markie si fermò su due piedi, fissando pensoso il sentiero.
    “E ora?” mormorò “Non si può proseguire senza cacciare i piedi nelle pozzanghere o cercare di saltarle”
    “Che problema è?” disse Robbie, che non capiva ancora dove l'amico volesse andare a parare. Markie lo guardò stupito.
    “Ma Robbie, sai benissimo che le pozzanghere sono un pericolo mortale! Che c'è dentro ogni specie di esseri spaventosi. Spiriti e creature viscide che stanno in agguato nel fango”
    Markie capì
    “Ma certo! Che stupido!... Non ci avevo pensato!”
    E la sua fantasia riprese a funzionare a ruota libera.
    Si rimisero allora in cammino sulle punte dei piedi, tenendosi il più possibile sul ciglio del sentiero ed evitando accuratamente tutte le pozzanghere. Se uno le fissava abbastanza a lungo, sembrava effettivamente che quelle pozzanghere gli restituissero uno sguardo colmo di malvagità.
    “Guarda, Robbie!” disse improvvisamente Markie, fermandosi per indicarne una enorme, di almeno un metro e mezzo di diametro. La pozzanghera li fissava immobile, come un gigantesco occhio minaccioso. Di tanto in tanto qualcosa ribolliva in superficie, come se una creatura fangosa ruttasse sotto la melma.
    “Visto?” sussurrò Markie, quasi con venerazione. “Questa è pericolosissima, credi a me. Se per disgrazia ci resti impantanato, non ne vieni più fuori. E' una pozzanghera viva! E sta in attesa di qualcuno... Qualcuno da risucchiare, da trascinare nel fondo”
    Si guardarono in faccia, colpiti dalla stessa idea. E pensando a Doppiovù, sogghignarono. Avevano tanto rimuginato su un sistema fuori dell'usuale per liberarsi da Doppiovù, e ora le loro fantasticherie prendevano forma.
    C'era forse, per vendicarsi di Doppiovù, un sistema migliore che attirarlo in quell'orrida pozza? Dritto nelle grinfie di un mostro di fango?
    Quanto più ci ricamavano sopra con la fantasia, tanto più Markie e Robbie si entusiasmavano. Vedevano mentalmente tutta la scena.
    “D'accordo: facciamolo!” esclamò Markie.
    “Quando?” chiese Robbie.
    “Domani dopo la scuola” rispose Markie. Si guardarono negli occhi e seppero che stavolta era quella buona.

    Il giorno seguente, all'uscita della scuola, Markie e Robbie rimasero ad attendere trepidanti sul piazzale. Appena varcato il portone della scuola, Doppiovù li vide e secondo il suo solito s'incamminò verso di loro con la sua andatura dondolante. I due amici lo attesero con le gambe tremanti.
    “Ohè, pulcini” ghignò Doppiovù “Non vi mettete a scappare alla mia vista? Bhe, mi fa piacere, perché per domani ho urgente bisogno di soldi”. Markie e Robbie si guardarono, entrambi col viso in fiamme.
    “Puoi scordartene!” sbottò Markie “Da noi non avrai più niente, pallone gonfiato!”
    Doppiovù prese un'aria così esterrefatta da riuscire quasi comica. Poi si precipitò con le braccia protese sui due ragazzi, ma loro se l'erano già data a gambe, come se ne andasse della loro pelle.
    Alle loro spalle sentivano rimbombare sul selciato gli stivali di Doppiovù, il quale urlava loro insulti d'ogni genere, di quelli che non si trovano neanche sul vocabolario. Ma Markie e Robbie mantennero lo sprint fino all'imbocco del piccolo sentiero segreto nel bosco, poi seguitarono a correre per un buon tratto, sorvegliandosi a vicenda con la coda dell'occhio. Raggiunsero il pantano al centro del sentiero e lo aggirarono di corsa. Giunti dalla parte opposta, si fermarono. Doppiovù esitò, stupito, e anche lui rimase fermo sull'orlo del pantano.
    “Vi ho preso, mocciosi!” ringhiò “A quanto pare, siete troppo spompati per seguitare a correre!”
    “Niente affatto” ribattè Markie “Ci siamo fermati solo per dirti che sei una frana. E non puoi prenderci, perché fra noi e te c'è questa pozzanghera”
    Con la faccia paonazza di rabbia, Doppiovù fece un passo avanti, puntandoli come un toro infuriato. Coi suoi pesanti stivali s'inoltrò nel pantano...e cacciò un urlo.

    Markie e Robbie videro coi propri occhi Doppiovù affondare nella pozzanghera fino al ginocchio. Il pantano ruttò e Doppiovù imprecò a gran voce. Una gamba gli era rimasta imprigionata nel fango. Allora cercò di puntellarsi con l'altra gamba, agganciando una radice d'albero con la punta dello stivale. Ma a quel punto lo stivale gli si sfilò dal piede, Doppiovù perse l'equilibrio e cadde bocconi nella melma.
    “Ben ti sta, Doppiovù!” gridarono Markie e Robbie “Ora lo spirito della pozzanghera viene a prenderti”. E lasciando Doppiovù a scalciare furiosamente nel pantano, Markie e Robbie spiccarono la corsa verso casa.
    Alle loro spalle, sentirono le grida di Doppiovù farsi sempre più fioche e lontane.
    “Gliel'abbiamo fatta!” esclamò Markie, e dal gran piacere Robbie gli sferrò un pugno sul groppone.

    Il giorno dopo, Doppiovù on comparve a scuola.
    “Chiaro: si vergogna come un can bagnato” disse Markie. Ma Doppiovù non comparve neanche il giorno successivo. Alla fine della settimana l'insegnante raccontò che da qualche giorno Doppiovù era scomparso. Qualcuno dei compagni l'aveva forse visto?
    Markie e Robbie tennero la bocca chiusa. Ma all'uscita da scuola ne parlarono tra loro. Che la scomparsa di Doppiovù avesse a che fare col loro scherzo? Che Doppiovù si vergognasse a tal punto da non osare di presentarsi a scuola?
    “Oppure” disse d'un tratto Robbie “Pensi che in quella pozzanghera ci fosse realmente un mostro?... Ma l'avevamo solo inventato, no?”
    Markie gli lanciò uno sguardo strano.

    Decisero di recarsi, tanto per fare, a dare un'occhiatina alla pozzanghera.
    Era ancora lì, nera e larga al centro del sentiero, e a quell'ora rifletteva la luce del sole.
    “Guarda là!” esclamò Markie.
    Sull'orlo della pozzanghera, accanto a una radice d'albero, giaceva uno stivale. Lo stivale di Doppiovù.
    Markie e Robbie si guardarono in faccia, ed entrambi si sentirono improvvisamente a disagio, Il fruscio del vento fra gli alberi era cessato.
    All'improvviso, dalla pozzanghera uscì un gorgoglio. Robbie impallidì e si aggrappò a Markie. Ed ecco che dalla melma, lentamente, emerse una mano nera di fango, che agguantò la radice dell'albero. Poi comparve un ciuffo di capelli, e alla superficie della pozzanghera comparvero due occhi. E lentamente, aggrappandosi alla radice, emerse Doppiovù in persona, completamente coperto di fango e viscidume.
    Markie e Robbie erano rimasti impietriti, incapaci di credere ai propri occhi. Doppiovù si issò sull'orlo della pozzanghera, afferrò il suo stivale e se lo infilò. Poi girò la testa e li guardò sogghignando. Risuonò nuovamente il suo riso beffardo.

    Sul momento, Markie e Robbie pensarono a uno scherzo di cattivo gusto. Forse Doppiovù era stato nascosto per tutto quel tempo fra le piante e, per terrorizzarli, si era calato nel pantano sentendoli arrivare. Ma quando, un momento dopo, un largo raggio di sole si fece strada fra gli alberi e cadde proprio su Doppiovù, Markie e Robbie cacciarono un urlo di terrore.
    Potevano vedere attraverso Doppiovù! Vedere in trasparenza gli alberi e i cespugli dietro di lui, come se la sua persona non avesse consistenza!
    Doppiovù si drizzò in piedi e, lentamente, cominciò ad avanzare verso di loro, trasparente come una tendina dietro una finestra. Con un grido, i due ragazzi girarono sui tacchi e seguitando a strillare fuggirono lungo il sentiero, senza badare a dove mettevano i piedi, mentre l'eco della risata di Doppiovù sembrava seguirlo implacabile nel fruscio dei cespugli, nel mormorio degli alberi.
    Corsero a rotta di collo, e solo all'uscita del bosco smisero di udire quella voce. Ma non si fermarono finchè non furono al sicuro nelle loro case.
    Il giorno seguente, Markie e Robbie non sapevano più se quell'avventura era stata reale o solo frutto della loro fantasia. A scuola fu comunicato che Willie Waterman si era trasferito. Tutto qui.
    Da quel giorno, comunque, Markie e Robbie evitarono come la peste qualsiasi pozzanghera.
     
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