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Per esperienza personale, visto che sono stata vittima di episodi non poco spiacevoli nella mia breve vita, sono portata a pensare un po' in negativo. Mi spiego meglio. Il razzismo, di certo, non è solo quello contro i ragazzi di paese, colore di pelle, religione diverse. Una certa forma di razzismo sta in ognuno di noi, penso. Perché tutti noi, chi un po' di più, chi un po' di meno, ci facciamo un po' l'idea di come possa essere una persona (anche guardandola solo dall'aspetto esteriore), e allora ci limitiamo a dire "si, questa persona posso frequentarla" o "questa no", anche soltanto vedendo se ha una faccia simpatica o meno. Anche a scuola (per dire una cazzata): c'è chi ci sta simpatico, chi antipatico. A quello simpatico, se viene a chiederci di prestargli la gomma gliela diamo, a quello antipatico no. Oppure c'è chi non desidera stare affianco al ragazzo che ha il sostegno. Oppure le ragazze che vogliono stare vicino ad altre ragazze, per forza, altrimenti si sentono tagliate fuori.
Il razzismo, penso (se siete contrari, ditelo per favore) nasce proprio dal pregiudizio che siamo predisposti ad avere nei confronti del nostro prossimo in generale, perché è proprio difficile che qualcuno non giudichi il libro dalla copertina, ma nasce anche da questa negatività che fa parte di noi. Cioè: se ci fate caso, quando succede un qualcosa di brutto o di bello e si fa il passa parola, la storia da "storia normale" diventa un racconto inventato, solo che quando parliamo di un evento sfortunato siamo capaci di dire "Eh, poveretta quella" oppure "quello tizio è stato proprio disgraziato", quando capita un qualcosa di bello, per esempio: una donna, vostra conoscente, è andata a fare beneficenza ad una casa famiglia. Noi siamo capaci di pensare "eh va beh, quella i soldi ce li ha" oppure "chissà chi gliel'ha dati, come li ha avuti..."
Nessuno sorride a tutti (a meno che non lo faccia facendo buon viso e cattivo gioco)
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