καλὸς

o il culto della bellezza

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  1. misterpoe
         
     
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    Il soggetto 210 avanzava in modo discontinuo, obbligato a seguire le numerose direzioni che il percorso proponeva: pur con la certezza di chi è avvezzo a taluna pratica, non mancava di gettare occhiate fugaci alle sagome luminose che ricorrevano accanto ad ogni stanza:

    -sezione 36: mutamento dell'iride;
    -sezione 43: altezza.
    -sezione 48: trattamenti chimici.

    Continuò ancora per qualche istante, fino ad arrestarsi:

    -sezione 50 : mutamento caratteri somatici.

    Rilesse ancora per eliminare ogni possibilità di errore, quindi penetrò nella stanza.
    La sezione si presentò conforme alle altre, e pertanto non risultò ostico per il soggetto
    trovare il monitor luminoso che era stato posizionato nella parete contraria rispetto all'ingresso -nonostante il vuoto disorientante- .
    Accostando il palmo alla superficie lucente il colore dello schermo mutò e l'eco di una voce metallica invase lo spazio: avvisava che la stanza era attualmente disponibile, e che era necessario selezionare uno tra i diversi trattamenti.
    Il soggetto 210 si fermò a riflettere: in quella stessa settimana aveva già subito tre operazioni, per un totale di quattro cilindri; valutando le diverse opzioni proposte si convinse che la scelta più lungimirante risiedeva in un trattamento "standard 122": fece scorrere il dito sullo schermo in direzione irregolare nel tentativo di scovarlo. Vi riuscì solo dopo alcuni tentativi; fece dunque pressione sull'opzione selezionata, attivando la stessa voce metallica che avvertì di prepararsi per la transizione.
    Il soggetto scoprì il braccio dal ruvido tessuto della giacca lasciando nudo un epidermide segnato in modo asimmetrico da numerosi fori: similmente derma e ipoderma presentavano la stessa anomalia. Gemiti meccanici anticiparono la celere comparsa di un macchinario da una zona della parete prima altrimenti vacua. L'oggetto non era designato con un nome o un idioma preciso, ma si soleva chiamarlo semplicemente "la macchina".
    Il suo scheletro era composto da un cilindro -su cui erano annotate diversi scale numeriche- da cui si articolava un cavo capillare che terminava a sua volta con un ago di dimensioni atipiche, per ottimizzare il processo di transizione.
    Con fare meccanico il soggetto fece penetrare l'ago nella vena basilica e "la macchina" diede origine alla consueta fase di prelievo( o nutrimento, come si soleva denominarla); Quasi immediatamente subentrò nel soggetto l'abituale sensazione di nausea e di stordimento che accompagnava ogni transizione, insieme ad una progressiva perdita dell'orientamento; quando il cilindro si fu saziato e lo schermò avvertì che il prelievo era concluso, il soggetto, seppur ancora con qualche difficoltà dovute al momentaneo tramortimento, sfilò l'ago dalla vena basica.
    Quasi parallelamente si aprì nella parete un ulteriore cavità, che lasciava intravedere solo una densa oscurità: il soggetto vi penetrò barcollando e qualche secondo dopo il suo ingresso la cavità si richiuse. Non fu avvertito nessun rumore.

    122 minuti dopo il soggetto 210 si mosse in direzione dell'uscita: il primo contatto con l'ambiente esterno era una fase molto delicata della post-operazione, che se non svolta con la dovuta attenzione poteva rivelarsi fatale (nonostante tale esito fosse contemplato solo per casi rari e isolati).
    Il soggetto riacquistò in modo graduale sensibilità alla luce, regolarità della respirazione e dell'equilibrio, mentre la nausea sceverava più lentamente; avanzò con passo controllato fino all'ingresso della sezione, e quando alfine ne uscì aumentò l'andatura, fino a sostenere un ritmo deciso e regolare.
    Muovendosi nel complesso insieme di corridoi osservava la sua immagine riflessa negli specchi posti simmetricamente ad un lato delle pareti: nello scrutare il suo doppio il soggetto non poté che felicitarsi dell'esito dell'operazione.
    Valutò nell'immediato i nuovi tratti del viso, sobri ed essenziali al contempo, e ne tastò la pelle, aerea e tenera al tatto e pallida ed elegante alla vista; qualcosa lo muoveva nel contemplare tale fulgida bellezza: un incommensurabile senso di devozione.
    Verso il proprio essere per controllato narcisismo e poi per l'impero, per il miracolo che nuovamente era stato compito su di lui: all'ingresso insignificante omuncolo e ora alla stregua del più eminente fra i cittadini.
    Non più straniero alla bellezza, il soggetto 210 ammirò ancora una volta il suo doppio, estatico, per poi volgere lo sguardo avanti, tornando a percorrere con ritrovata sicurezza il cabalistico groviglio di corridoi e stanze del "Edificio".



    Appendice
    dalla "guida alle grandi potenze imperiali".
    Volume 18: "Afrodite"


    Afrodite era universalmente reputata il modello di città più meritevole e degna di lode dell'intero Impero; eretta sul finire all'anno "ιε", sorgeva intorno ad un ciclopico ammasso di travi e cemento chiamato "L'Edificio": la sue notevoli dimensioni lo rendevano visibile anche a diversa distanza, ed era certamente una delle strutture più notevoli che l'uomo avesse mai realizzato. Si contava che per realizzarlo ci fossero voluti "ζ" anni, e cioè più del doppio di quanto avesse richiesto la costruzione dell'intero complesso di case che gli si ergevano intorno. I materiali di fabbricazione inoltre, avevano richiesto l'intervento di membri esterni provenienti da tutto l'impero, tale arcano e sconosciuto il loro utilizzo: pietre dall'occidente metalli dall'oriente, e materiali di decoro di cui si ignora l'origine.
    Era il suo interno però che destava stupore e meraviglia negli occasionali visitatori esterni: migliaia di cunicoli, corridoio e stanze che si susseguivano ininterrottamente, generando come un "minotaurico" labirinto di cui ostico sembrava tracciare una quadro completo. Ogni stanza era inoltre adempita ad un ruolo diverso : dalla chirurgia del corpo a quella del viso, passando per le più bizzarre e strampalate operazioni. Si annoveravano, tra quelle più richieste: l'allungamento ( o l'a riduzione ) di specifiche zone del corpo, il mutamento della voce e delle corde vocali, l'ingrossamento di organi genitali. Il tutto avveniva, sia nelle ore diurne che in quelle notturne, sotto la diretta osservazione di speciali macchinari asserviti a questo o quel compito. All'ultimo piano dell'"Edificio" si trovavano invece una serie di uffici destinati alle alte cariche dell'impero, tra le quali emergeva quella di "Funzionario ": a lui erano affidate diverse mansioni tra cui il controllo e la direzione dell'enorme struttura, oltre che necessariamente, di Afrodite e dei suoi abitanti.
    (...) E' interessante e terribile al contempo notare inoltre come si potesse utilizzare come unica moneta per le operazioni il proprio sangue, prelevato grazie a determinati strumenti (...)

    Nella zona limitrofe "all'Edificio" si estendevano una serie di complessi abitativi molto simili tra loro: trattavasi di idilliaco agglomerato di case speculari tra loro. Piccole strutture maniacalmente curate, composte da un numero di 3 stanze, un garage e un giardino ornato con numerose e differenti tipologie di piante esotiche, che contribuivano ad attribuire ad ogni struttura abitativa l'aspetto di ideali "Eden".
    A tali agglomerati si alternavano i cosiddetti "quartieri commerciali ": strade gravide di edifici interamente asserviti a qualsiasi genere di prodotto si potesse desiderare. Enormi sfere colorate fluttuavano nella volta celeste, mostrando dai loro schermi fulgidi questo o quello slogan; giochi di luci e di ombre, suoni e stimoli provenivano da ogni ove, così che la folla pullulante di potenziali acquirenti si ricordasse sempre che in qualche luogo nuovi prodotti erano disponibili e pronti all'acquisto. Anche all'interno delle abitazioni qualsiasi strumento rimandava alla compravendita di un altro: un "tostapane" era l'abbinamento perfetto ad un "friggi-piselli", così come " l'arricia-peli-pubici-3000" lo era per il favoloso "stimolatore sensoriali V 5" . Sotto ogni prodotto campeggiava il marchio dell'impero, a ricordo e monito che tutto ciò era offerto per merito di quel sistema. Masse di folle si riversavano ogni giorno nei"quartieri commerciali", mossi da una fame pantagruelica per ogni sorta d'acquisto e complici in una forsennata danza barocca. Al termine delle ore diurne poi le famiglie si recavano insieme nell"Edificio", come era di consuetudine fare, per usufruire delle operazioni offerte quotidianamente . Questa pratica giornaliera era imposta dallo stesso impero e le punizioni si rivelavano severissime per chiuque disertasse. Questo eventi di natura sovversiva avvenivano raramente, e si trattava (come non mancava di sottolineare il funzionario) "di esseri insignificanti che tentano -inutilmente- di sovvertire un sistema a loro esclusivo vantaggio ". Tali rivolte erano pertanto scenari di aspri spargimenti di sangue, che servivano da monito per l'immediato futuro.

    Nella parte più settentrionale della città era collocato infine un grazioso parco, ornato con fontane e panchine poste secondo un ordine architettonico preciso e simmetrico, così come dettavano i canoni della OCSB. Il parco aveva una forma ellittica, e in entrambi i fuochi si ergevano due statue speculari, costruite con i residui avanzati dalla costruzione "dell'Edificio": raffiguravano un uomo in ginocchio, ma con il volto teso verso l'alto. I tratti rivelavano una bellezza straordinaria, e l'espressione era di pura estasi. Le linee sottili, curate con rara maestria e attenzione quasi manierista convergevano tutte in lontananza, verso l'edificio, come a voler richiamare l'attenzione su un determinato dettaglio
    Al di sotto di ogni statua, alfine, era impresso con lettere dorate nella pietra il motto, indelebile, della città :

    καλὸς καὶ ἀγαθός (kalòs kai agathòs )

    © tutti i diritti riservati

    Edited by misterpoe - 13/3/2013, 19:30
     
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    Metafisico: un uomo cieco che in una stanza buia cerca un cappello nero. E il cappello non c'è.

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