Il mio lavoro

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  1. Mike Enslin
         
     
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    Fin da quando ero giovane sognavo di diventare quello che sono oggi. Amavo il mio lavoro. E lo amo ancora oggi. A quell’epoca avrei rischiato tutto. Anche a costo di rimetterci la pelle.
    Ma ora, avendo una famiglia a carico, non sono più sicuro di volerlo fare.
    Ma era il mio lavoro. E l’avrei portato a termine.

    Era una bella giornata. Calda. Ma con un venticello fresco che mi avvolgeva e che mi entrava fin dentro le membra.
    Erano le quattordici.
    Mi trovavo in macchina. Una Chevrolet Camaro prima serie del ’69. Guidavo sul ponte di Brooklyn. Era del tutto sgombro. Così, mi invase un senso di libertà. Una sensazione dal sapore primordiale.

    Dal finestrino, guardavo il cielo azzurro, macchiato da alcune buffe nuvole, dalla forma sinuosa e multiforme e dal colore candido, come la neve.
    Di fianco a me, guardavo stupefatto la bellezza del fiume Hudson. Lo avevo attraversato ormai innumerevoli volte. Ma in quella mattina d’estate, sembrava non essere quello di sempre. Così tanto statico, immobile e irremovibile nella sua dinamicità. Le sue acque erano limpide come non mai.

    Anche il ponte sembrava essere diverso. Emanava una lucentezza indescrivibile. L’asfalto rovente sotto di me sembrava inebriare i miei sensi con il suo odore irresistibile e esaltare le gomme incandescenti della mia macchina, che sembrava risvegliare il ruggito del motore di una macchina che nonostante l’età riusciva ancora ad esaltarsi come ai vecchi tempi. Sembrava essere rinata.

    Di fronte a me, riuscivo a scorgere i grigi giganti di ferro di Manhattan in lontananza. Sembravano emanare, da tutte le loro trasparenti finestre luminosità, calore e un nonsoché di nuovo. Sembravano essere rinate anche loro.

    Che, strano. Tutto cominciava ad apparire nuovo. Come se fosse la prima volta che le vedevo. Come se fossi rinato.
    Eppure, il tempo sembrava non passare mai.

    Erano le quattordici ed otto minuti.

    Un elicottero volava basso. Molto basso. Un uomo parlava, anzi, urlava al megafono. Ma era talmente tanto il rumore che faceva l’elicottero che non riuscii a capire nemmeno una parola.

    Poi, in lontananza mi accorsi che il ponte si stesse alzando.

    Accelerai.

    100.
    Il vento si faceva più forte.

    110.
    Sempre più forte.

    120.
    Il ponte si era sollevato del tutto.

    130.
    Il motore ruggiva forte.

    140.
    Sempre più forte.


    Poi il vento smise di soffiare. La macchina smise di volare sull'asfalto e iniziò a volare per davvero.

    Un gran volo.
    Poi, un grande frastuono. Un rumore sordo e allo stesso tempo assordante.
    Il grande caldo di quella giornata calda e soleggiata era scomparso. Al suo posto subentrò una fredda e gelida oscurità.

    Poi, più nulla. Solo il buio. Il vuoto totale.


    Stop! Buona la prima...” disse il regista.

    Edited by Mike Enslin - 17/10/2013, 16:58
     
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  2. Nathan Zane
         
     
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    Questa va in NR. Non ha assolutamente nulla di creepy :gratt: Aspetto un altro aprere, casomai mi fosse sfuggito qualcosa o.ò
     
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  3. Masashige
         
     
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    Anche secondo me è da mettere in NR.
     
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  4. Nathan Zane
         
     
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    Allora sposto.
     
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  5. Mike Enslin
         
     
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    Grazie ;)

    Edited by Mike Enslin - 3/1/2013, 21:10
     
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  6. ZeldaSM
         
     
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    Altri Racconti, smisto.
     
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5 replies since 26/9/2012, 15:13   266 views
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