La torta di compleanno

Autore: Paul van Loon

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    Altro racconto tratto dal libro "L'autobus del brivido"


    “Ehi, Kika, vieni anche tu?” gridò Jessica dall'angolo della via dove si era fermata a chiacchierare con altre due bambine e tre ragazzi.
    Kika, un po' distante da loro, era ferma sull'orlo del marciapiede, in attesa di poter attraversare. Scosse la testa in segno di diniego, e la sua lunga coda di cavallo le danzò a destra e a sinistra sulle spalle.
    “Devo andare in un posto” disse.
    “Non è che hai paura di noi?” gridò Erik, uno dei ragazzi, levando in aria un dito segnato da una lunga cicatrice bianca. Gli altri sogghignarono.
    “Erik non ti mangia mica!” gridò uno di loro, e tutti sogghignarono di nuovo.
    “Dai, Kika, vieni” tentò di nuovo Jessica, ma Kika era già scesa dal marciapiede. “Ho promesso a zia Dora di andare a trovarla” gridò.
    “Ma insomma” sospirò annoiata Jessica “chi te lo fa fare di andar sempre da quella vecchia? Con noi non vieni mai!”
    Senza rispondere, Kika proseguì verso l'incrocio. Non aveva la minima voglia della compagnia di Jessica e dei suoi amici. E soprattutto non si fidava di quell'Erik. La squadrava sempre da capo a piedi con un'aria così strana!
    “E' pericoloso andare da soli per quei vicoli deserti!” gridò Jessica, che ora sembrava un po' seccata.
    “Eppure, da quando Bastiaan è scomparso, a scuola ci hanno avvertito di stare il più possibile in gruppo!”.
    Bastiaan era un loro compagno misteriosamente scomparso da alcuni giorni. Nessuno aveva più saputo niente di lui, e a scuola si sussurrava di un ladro di bambini, o addirittura di un assassino. Alcuni ragazzi si divertivano a spaventare le bambine con storie truculente, ma Kika non li prendeva sul serio. Salì con decisione sul marciapiede opposto e proseguì a passo svelto lungo i negozi, verso il fondo della strada.
    Non le importava gran che della scomparsa di Bastiaan: in realtà l'aveva sempre trovato detestabile. A volte le tirava forte la coda di cavallo, o le gridava dietro delle porcherie che la costringevano ad arrossire. E una volta aveva anche provato a baciarla in presenza dei suoi amici. Lei si era liberata con uno strattone ed era corsa via col viso in fiamme, mentre loro le fischiavano dietro. Uno come Bastiaan andava semplicemente in cerca di guai, e Kika aveva respirato segretamente di sollievo nell'apprendere che era sparito. “Spero che non torni più” aveva addirittura pensato.

    Zia Dora abitava nel centro storico della città, dove le strade erano strette e silenziose, fiancheggiate da casette basse. Viveva in una di quelle casette, in fondo a una strada così stretta che le auto non potevano sorpassarsi. Kika andava volentieri da zia Dora. Al contrario dei suoi compagni, non trovava che la vecchia signora fosse una mentecatta, anzi era sempre molto amabile con lei.
    L'aveva vista per la prima volta mentre gettava da mangiare alle anatre al parco. Un gruppo di ragazzi “tra cui anche il detestabile Erik) dava la baia a quella piccola donna sola. D'impulso, senza pensarci due volte, Kika l'aveva presa sottobraccio e le aveva detto: “Su, zietta, andiamo a casa”. Così era nata l'amicizia tra Kika e zia Dora.
    E ora Kika andava a trovare zia Dora due o tre volte la settimana. Prendevano insieme tè e biscotti, e Kika raccontava a zia Dora che cosa aveva fatto a scuola e fuori. Zia Dora era un'ottima ascoltatrice e godeva della compagnia di Kika, partecipando intensamente a tutto ciò che lei le raccontava. Quando era sfuggita a Bastiaan, Kika, sconvolta, si era rifugiata da zia Dora per raccontarle tutto. La vecchia signora aveva ascoltato in silenzio, ma i suoi occhi sembravano lanciare fiamme.
    “Non te la prendere, piccola” le aveva detto “I ragazzo come Bastiaan raccolgono sempre quel che hanno seminato”. E aveva avuto ragione, pensava Kika percorrendo la viuzza silenziosa.
    Alcune delle case avevano le porte mezze scardinate e le finestre rotte. In quella strada erano rimasti solo pochi abitanti, e il silenzio era sepolcrale. Kika si guardò intorno, poi proseguì in fretta verso la piccola casa di zia Dora. Al trillo del campanello, la porta si aprì immediatamente, come se la vecchia signora fosse stata ad attenderla dietro i battenti.
    “Ciao, piccola. Che piacere rivederti!”
    Zia Dora era una donnetta rotonda con vivaci occhi celesti e una corta zazzera grigia. La sua faccia liscia era cordiale.
    “Salve zia Dora”
    Kika seguì la vecchia signora lungo il breve corridoio fino al soggiorno che profumava di tè e wafer appena sfornati.
    Poi andò a sedersi sul divano dal coprispalliera di pizzo all'uncinetto.
    La parte superiore della grande finestra era un mosaico di vetri colorati, attraverso i quali penetrava nella stanza una blanda luce rosso-gialla.
    Zia Dora uscì dalla cucinetta con un vassoio di wafer, poi da una teiera di porcellana azzurra versò il tè in due tazze a fiorellini, e finalmente, con un sospiro, prese posto a sua volta sul sofà e posò una mano sottile sul ginocchio di Kika.
    Zia Dora doveva essere un po' ammalata, pensò Kika. Le mani le tremavano, e la testa le tentennava senza posa, come accennando continuamente di no.
    Questo era uno dei motivi per cui i ragazzi la tormentavano, chiamandola per scherno “Zia no”. Ma gli occhi della vecchia signora guardavano il mondo con un'espressione sorprendentemente acuta e maliziosa.
    Zia Dora non era sicuramente una mentecatta, si disse ancora una volta Kika.

    “Racconta, piccola: com'è andata oggi?”
    Kika bevve un sorso di tè e diede un morsetto a un wafer.
    “Oh, una barba come sempre, zia Dora. Però è successo un fatto misterioso. Hai presente Bastiaan? Quel ragazzo detestabile che mi dava sempre fastidio?”
    Zia Dora si portò cautamente la tazzina alle labbra.
    “Sì, me ne hai parlato”. Mentre sorbiva il tè, i suoi occhi fissavano Kika al di sopra dell'orlo della tazza.
    “Insomma, Bastiaan è scomparso. Così...puff, via dal mondo. Lo stanno già cercando da un paio di giorni”.
    “Davvero?” fece zia Dora interessata, sgranocchiando il suo wafer.
    “Sì, non c'è più. Tutta la scuola ne parla. Si sospetta di un rapitore, o di un assassino di bambini”.
    Kika fissò negli occhi zia Dora.
    “Se devo essere sincera” soggiunse arrossendo “io personalmente non lo trovo un gran male, zia Dora. Anzi, sono quasi contenta che l'abominevole Bastiaan non mi tormenti più. Sono cattiva a pensare così, zia Dora?”
    La vecchia signora mise giù la tazza e tornò a posare la mano sul ginocchio di Kika.
    “Se c'è al mondo una persona senza cattiveria, quella sei tu, bambina mia. Dedichi addirittura il tuo tempo libero a una vecchia noiosa come me...No, non sei cattiva. Bastiaan ha raccolto quel che si meritava. Del resto te l'avevo detto. E' così che finiscono i ragazzi come lui”
    Kika sorrise.
    “Tu non sei una vecchia noiosa, zia Dora, e io vengo a trovarti volentieri. Sai cosa trovo curioso? Che mentre i miei compagni hanno paura di un maniaco a piede libero e non si azzardano più a girare da soli, io invece sono tranquilla. Quando c'era Bastiaan, allora sì che avevo paura di incontrarlo. Ora invece mi sento come sollevata. Se non fosse...” esitò, poi proseguì: “se non fosse per Erik, quella peste, che mi guarda sempre in un modo così strano. Anche lui mi sta sullo stomaco”
    “Erik? E chi è?” chiese interessata zia Dora.
    “E' quel ragazzo che è stato così villano con te al parco”
    “Oh, quello!” fece zia Dora, continuando a girare il cucchiaino nella sua tazza. “Non aver paura” disse.
    “Tu sei una cara e brava bambina. A te non può succedere niente. Ma quel Bastiaan era un poco di buono, e sono i cattivi soggetti come lui a fare una brutta fine”
    “Forse è stato soltanto rapito” disse Kika “Chissà che domani non torni a farmi la posta davanti a scuola”
    “Non credo proprio, piccola” disse zia Dora “Non darti pensiero”. Poi, alzandosi in piedi: “Oh, prima che me ne scordi” soggiunse “domani, se non sbaglio, è il tuo compleanno. Quanti anni compi?”
    “Dodici, zia Dora”
    La vecchia signora annuì “Bene: se domani passerai di qui, ci sarà una sorpresa per te”
    “Che pensiero gentile, zietta” disse Kika con un'occhiata al suo orologio.
    Il tempo volava in compagnia di zia Dora. Già le sette e mezza! Non si erano accorte che era quasi buio. Kika si alzò in fretta. “Ora devo veramente andare a casa, prima che venga buio del tutto”.
    Aiutò zia Dora a sparecchiare tazze e piattini, poi se ne andò. Zia Dora la seguì con lo sguardo finchè non la vide scomparire dietro l'angolo.
    “Che brava bambina” mormorò la vecchia signora. “Carina da mangiarsela” aggiunse con un sorriso sulla bocca grinzosa.
    Poi chiuse la porta e, strisciando i piedi, si diresse in cucina.

    Kika camminava svelta lungo le strade buie. Dietro le finestre delle case le luci erano accese: quasi tutte le famiglie erano sedute a cena. Si era fermata davanti alla vetrina di una libreria, quando, a un tratto, sentì un lieve picchiettio. Sul vetro erano comparse delle gocce di pioggia.
    Aveva appena ripreso frettolosamente il cammino, quando avvertì un rumore di passi alle sue spalle. Si voltò. A circa dieci metri da lei veniva avanti un uomo che indossava un impermeabile col bavero rialzato e teneva le mani sprofondate nelle tasche.
    “Non è niente” pensò Kika tornando a guardare davanti a sé “E' solo qualcuno che sta rincasando, proprio come me!”.
    La pioggia 'infittiva, e Kika affrettò il passo. Svoltò un angolo e attraversò la strada. Ma quando fu sul marciapiede opposto, tornò a sentire i passi alle sue spalle. Le strade, ora, erano lucide di pioggia. Kika accelerò l'andatura. Era ancora a qualche isolato di distanza da casa, e i passi sul marciapiede bagnato non accennavano a dileguarsi. Ora, anzi, l'avevano quasi raggiunta. Il cuore di Kika prese a martellare furiosamente. “Non ho nessun motivo di aver paura” disse a se stessa. Zia Dora l'aveva detto: era una cara e brava bambina, dunque non poteva accaderle niente di male.
    Sull'orlo del marciapiede si fermò per attraversare di nuovo. Un'auto le passo davanti, schizzandole acqua sulle scarpe. Quando l'auto fu passata, l'uomo dall'impermeabile le era accanto, la testa china su di lei. Kika s'irrigidì.
    “Oh, sei tu, Kika? Perchè te ne vai in giro da sola?”
    Kika gli sbarrò gli occhi in faccia, ma quando lo riconobbe tirò un gran sospiro. Era Harri Herriman, l'insegnante di ginnastica.
    “Sembri spaventata, Kika” disse Herriman “Comunque non dovresti andare sola per queste vie. Soprattutto quando è buio. Lo sai, no, che Bastiaan è scomparso?”
    Kika annuì. “Sì, ma sono appena stata a fare una visita”.
    Harri Herriman la guardò con severità. “Devi essere prudente, Kika. Finché non si saprà cos'è successo a Bastiaan, è necessario stare all'erta. Immagina se io fossi un rapitore o un assassino di bambini! Ora potrei acchiapparti senza che nessuno si accorga di niente”
    “Sissignore” mormorò Kika
    “Hai ancora molta strada da fare?” chiese Harri Herriman.
    “No, abito a un paio di isolati da qui”.
    “Allora ti accompagno fino a casa” disse l'insegnante di ginnastica.
    Camminarono insieme in silenzio nella pioggia fin davanti alla casa di Kika. Kika infilò di corsa il vialetto del giardino, e Harri Herriman rimase a seguirla con lo sguardo. Poi proseguì, la testa affondata nel bavero dell'impermeabile.

    Quel lunedì la scuola sembrava di nuovo un alveare ronzante. I bambini sostavano a gruppetti sul piazzale, bisbigliando e mormorando. L'argomento del giorno era la scomparsa di un altro alunno. Subito dopo la scuola, Kika si diresse correndo verso la casa di zia Dora. Doveva vedere la sua sorpresa di compleanno e riferire a zia Dora le ultime novità.
    Appena entrata nel piccolo soggiorno si lasciò cadere ancora ansante sul divano.
    “Zia Dora, è successo qualcos'altro”
    “Ah sì? E che cosa?” chiese la vecchia signora dalla cucina.
    “Ricordi Erik, l'altro ragazzo cattivo, quello che mi stava tanto sullo stomaco? E' scomparso anche lui”.
    Zia Dora entrò nel soggiorno e posò sul tavolo due piattini da dolci con due forchettine d'argento. “Li uso solo nelle grandi occasioni, piccola. Ma oggi è un giorno speciale: compi dodici anni!”
    “Hai sentito quel che ti ho detto, zietta? Erik è scomparso”.
    Zia Dora sorrise. “Sì, sì, ho sentito, cara. Ecco quel che succede ai ragazzi discoli. Vedi bene che non devi mai aver paura di loro”.
    Tornò strisciando i piedi in cucina e un minuto dopo ne rispuntò con un vassoio su cui troneggiava una magnifica torta guarnita di panna montata.
    Zia Dora guardò Kika con occhi raggianti. “Tanti auguri, cara piccola. Spero che ti piaccia. Ho fatto del mio meglio”
    “Oh, è fantastica!” esclamò Kika “Che pensiero gentile hai avuto!”
    La torta, a giudicare dall'aspetto, doveva essere squisita, L'abbondante strato di panna montata era ornato di foglioline di cioccolato e di ciliegine rosse elegantemente disposte in forma di cuore. E sopra la torta c'erano dodici candeline in circolo.
    Kika tardò un po' ad accorgersi che in quelle candeline c'era qualcosa di strano. Non erano tutte uguali, ed erano anche un po' storte. E il più curioso era che non avevano stoppino per accenderle.
    Kika avvicinò gli occhi alla torta per osservarla meglio. E il fiato le si fermò in gola. Le candeline infilate nella panna non erano candeline. Erano dita!
    Dodici sottili dita di ragazzo, con le unghie tagliate e lucidate con cura. Intorno a un dito luccicava un anello: lo stesso che portava sempre Bastiaan! E un altro dito era segnato da una lunga cicatrice.
    Dall'altro lato del tavolo, zia Dora guardava Kika con un sorriso raggiante, mentre la sua testa continuava a dondolare: no-no. Poi si tolse dalla tasca del grembiule un lucente coltello e con la destra tremolante tagliò una bella fetta di torta: “Non vuoi assaggiarla, piccola mia?”



     
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  2. KarmHans
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    Quando ho letto il titolo mi è tornata subito alla mente anche questa :riot:

    Ancora, ancora :la:
     
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  3. _ Jaws _
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    Oddio, Paul Van Loon...! Diamine uno dei miei scrittori preferiti da bambino! Mi ricordo che gli scrissi, gli mandai una lettera... mi rispose con un autografo, un poster del "Lupetto Mannaro" ed una spilla... che bei momenti :)
     
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  4. KarmHans
         
     
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    CITAZIONE (_ Jaws _ @ 10/5/2012, 13:09) 
    Oddio, Paul Van Loon...! Diamine uno dei miei scrittori preferiti da bambino! Mi ricordo che gli scrissi, gli mandai una lettera... mi rispose con un autografo, un poster del "Lupetto Mannaro" ed una spilla... che bei momenti :)

    Voglio tornar bambino
     
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  5. _ Jaws _
         
     
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    CITAZIONE (KarmHans @ 10/5/2012, 17:19) 
    CITAZIONE (_ Jaws _ @ 10/5/2012, 13:09) 
    Oddio, Paul Van Loon...! Diamine uno dei miei scrittori preferiti da bambino! Mi ricordo che gli scrissi, gli mandai una lettera... mi rispose con un autografo, un poster del "Lupetto Mannaro" ed una spilla... che bei momenti :)

    Voglio tornar bambino

    Ho una nostalgia mostruosa pure io
     
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4 replies since 9/5/2012, 14:07   328 views
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