Reginald

di Hector Hugh Munro - Saki

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  1. Smertefull_Dodskamp
         
     
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    L’ho fatto, proprio io che avrei dovuto conoscerlo meglio di chiunque altro. Ho convinto Reginald, contro la sua volontà, a venire al ricevimento all’aperto dei McKillop. Talvolta può capitare di commettere degli errori…“Loro sanno che tu sei in città, e sarebbero sicuramente stupiti se tu non venissi. E io vorrei fare la miglior figura possibile con la Signora McKillop…”. “Capisco, la tua ambizione è ricevere in dono uno dei suoi cuccioli di persiano affinché possa svolgere il ruolo di futuro marito per Wumples. O nel suo caso si tratterebbe di una moglie?” (Reginald disprezza così profondamente i dettagli che potrebbe benissimo fare il sarto). “Praticamente, mi stai chiedendo di immolarmi nel martirio della vita mondana allo scopo di favorire le prospettive coniugali del tuo gattino…”.“Niente del genere Reginald! Semplicemente, sono sicuro che la Signora McKillop sarebbe molto contenta se tu venissi con me. Uomini giovani, attraenti e brillanti come te sono merce rara nei ricevimenti all’aperto”. “Dovrebbero essere merce rara nell’aldilà”, ha sottolineato Reginald con un tono assai compiaciuto.“Ci saranno pochissimi tuoi consimili, se questo è ciò che intendevi. Ma, parlando seriamente, la tua capacità di sopportazione non verrà in alcun modo sollecitata. Ti prometto che non ti chiederanno di giocare a croquet, non ti costringeranno a parlare con la moglie dell’arcidiacono, e non dovrai sottoporti a nessun tipo di azione che possa causare una qualche prostrazione fisica. Dovrai solo indossare il tuo completo più sobrio, mostrarti moderatamente gioviale con tutti e degustare cioccolata calda con l’appetito di un pappagallo imbalsamato. Non ti chiedo niente di più”. Reginald ha socchiuso gli occhi. “Sicuramente ci saranno delle gentildonne con l’ossessione di essere ‘aggiornate’ sulle ultime tendenze, e mi chiederanno se ho visto San Toy… Quella un po’ meno aggiornata si straccerà le vesti per sapere qualcosa sul Giubileo di Diamante (l’evento storico, non il cavallo). Se le incoraggerò con risposte troppo dettagliate, andrà a finire che mi chiederanno se ho visto la Marcia degli Alleati a Parigi… Perché mai le donne hanno questa insana passione per rivangare il passato? Sono fastidiose come i sarti, che in genere ti rammentano che gli devi dei soldi per un certo vestito solo quando hai smesso da un bel pezzo di indossarlo”. “Ho ordinato il pranzo per l’una e mezza. Quindi hai a disposizione due ore e trentuno minuti per prepararti”.

    Reginald ha aggrottato le sopracciglia assumendo l’aria di uno che stesse subendo una dolorosa tortura, e grazie a questo gesto ho capito che ero riuscito a convincerlo (lui ostenta quella faccia tormentata solo quando deve sforzarsi per decidere qual é la cravatta che si abbinameglio al suo gilé). Però in quel momento ho avuto anche degli strani presagi… Reginald ha percorso il viale d’ingresso alla residenza dei McKillop in religioso silenzio, senza il minimo lamento. Aveva lusingato i suoi piedi convincendoli ad indossare delle scarpe più piccole del necessario, e ormai doveva mantenere il punto o i piedi si sarebbero accorti di essere stati ingannati. Io invece ho avuto nuovamente degli strani presagi, molto più preoccupanti di prima… Ho trascinato Reginald nel punto più estremo del giardino e l’ho sistemato di fronte ad un affascinante piatto di marron glacés, il più lontano possibile dalla moglie dell’arcidiacono; poi sono scivolato via mantenendomi però a distanza di sicurezza, e purtroppo ho sentito distintamente la maggiore delle sorelle Mawkby mentre gli poneva la famigerata domanda: ‘Ha visto San Toy?’…Ho allentato la sorveglianza per non più di dieci minuti, giusto il tempo di impegnarmi in una deliziosa conversazione con la Signora McKillop. Le ho promesso di prestarle una copia di La Città Eterna e di insegnarle la mia ricetta segreta per fare il coniglio con la maionese, e stavo quasi sul punto di proporre una stupenda collocazione domestica per uno dei suoi cuccioli di persiano quando, con la coda dell’occhio, ho visto che Reginald non si trovava più dove lo avevo lasciato e i marron glacés giacevano intatti nel piatto. Nel medesimo istante mi sono accorto che l’anziano colonnello Mendoza era sul punto di deliziare i presenti con l’immancabile racconto di come, a suo tempo, avesse introdotto il gioco del golf in India. Ed ecco che Reginald è minacciosamente apparso alle sue spalle… Lui riesce spesso ad essere indigesto per il colonnello.“Ordunque, mentre prestavo servizio a Poona nel 1876…”. “Mio caro colonnello”, lo ha affettuosamente interrotto Reginald, “ma come le viene in mente di fornire un dettaglio del genere? Sbandierare in modo così eclatante la sua età! Io non ammetterei mai, neppure sotto tortura, di essere al mondo già dal 1876” (in effetti Reginald sostiene da un bel pezzo di avere 22 anni; può capitare che qualche insana follia lo costringa ad essere sincero su altri argomenti, ma mai sull’età).

    Il colonnello ha mostrato il proprio apprezzamento per l’intervento di Reginald assumendo un bel colorito degno di un pomodoro maturo, e intanto lui è schizzato via verso un’altra zona del giardino, facendo finta di non accorgersi della mia richiesta di scambiare due parole in privato.Mi sono dovuto mettere sulle sue tracce, e l’ho intercettato mentre istruiva allegramente il giovane Rampage sulle più raffinate tecniche per preparare cocktails a base di assenzio, scandendo bene ogni parola in modo che la madre potesse ascoltare distintamente, anche se si trovava ad alcuni metri di distanza. La signora Rampage avrà apprezzato moltissimo, considerato che è socia benemerita del Comitato Proibizionista. Ho ritenuto opportuno interrompere quell’assai poco promettente têteà-tête, e ho trascinato Reginald dove si stava giocando la partita di croquet. L’ho sistemato in un’ottima posizione da cui avrebbe potuto ascoltare tutte le bestemmie dei giocatori, e mi sono messo a cercare la Signora McKillop per riprendere le negoziazioni precedentemente sospese circa un possibile fidanzamento ufficiale fra i nostri gattini. Quando l’ho ritrovata ho scoperto che anche lei mi stava cercando, però non voleva parlare né di gatti né di accordi prematrimoniali…“Suo cugino Reginald sta discutendo con la moglie dell’arcidiacono a proposito di Zaza. O meglio: lui sta discutendo, lei sta chiamando il suo calesse per andarsene”. Ha pronunciato questa frase con un tono di voce inarticolato, sembrava uno studente di liceo mentre ripete a memoria una versione in latino… Quel tono mi ha fatto capire che se avessi continuato a sperare nella Signora McKillop per garantire un futuro coniugale a Wumples, beh, la mia gattina era destinata a rimanere zitella a vita. “Sarà meglio che ce ne andiamo via anche noi”, ho risposto con la maggiore deferenza possibile, e mi sono catapultato in direzione della partita di croquet. Tutti gli spettatori stavano discutendo animatamente a proposito delle previsioni del tempo e della guerra in Sudafrica, tranne Reginald, beatamente accoccolato su una sdraio molto comoda con lo sguardo sognante e un po’ assente, lo stesso sguardo che avrebbe un vulcano dopo aver ridotto alla desolazione una decina di città… La moglie dell’arcidiacono, seduta vicino a lui, si stava abbottonando i guanti con dei gesti freddamente determinati che incutevano paura. Mi sarebbe toccato come minimo triplicare le mie offerte all’associazione parrocchiale per sperare di poter rimettere piede a casa sua, fra un annetto o due…In quell’istante venne deciso che la partita di croquet era finita, dopo essersi trascinata per tutto il pomeriggio senza che fosse stato chiaro chi avesse vinto, chi avesse perso, e chi avesse effettivamente giocato.

    Ora io mi domando: perché hanno deciso di interromperla proprio in quel momento? Non potevano prolungare il suo inutile svolgimento per altri cinque minuti? Sarebbe servito a mantenere l’attenzione dei presenti sui giocatori. Invece gli spettatori del match si sono riversati in massa nel campo di battaglia, il cui centro nevralgico era costituito dalle sedie da cui si fronteggiavano la moglie dell’arcidiacono e Reginald. Tutte le conversazioni languivano, e in pochi secondi si è creato un suggestivo silenzio carico di attesa, lo stesso silenzio che c’è al mattino in attesa che sorga l’alba (purché non ci siano galli canterini nei paraggi). La sacrale quiete è stata diabolicamente interrotta da Reginald nel più profano dei modi: “Oggi non sono in vena, come disse la goccia di sangue mentre cadeva”. Si sono visti chiaramente i segnali di un imbarazzato fuggi-fuggi generale. La moglie dell’arcidiacono mi ha guardato dritto negli occhi e… avete mai letto quel romanzo (mi sembra fosse di Kipling) dove viene descritto lo sguardo che fa un cammello mentre sprofonda nelle sabbie mobili e si accorge con dolorosa inevitabilità che il resto del branco se ne sta andando via lasciandolo al suo triste destino? Ecco, era quello sguardo lì. Dovevo ad ogni costo convincere Reginald ad andarsene. Per fortuna ho trovato l’argomento giusto. “Si sta facendo tardi. Senti questa bella brezza marina che sta invadendo l’aria?” (sapevo con certezza che l’elaborata acconciatura dei suoi capelli non era in grado di sopravvivere ad una brezzamarina).“Non ti porterò più ad un ricevimento in giardino, mai più. Ti sei comportato in modo veramente disdicevole. Oggi non eri invena…”. Sentendo le mie parole Reginald ha assunto un’espressione malinconica, la tipica aria di chi si è appena reso conto che ha avuto a disposizione un’importante possibilità e ha sbagliato completamente.
    “Hai ragione. Su questo gilé viola avrei dovuto metterci un’altra cravatta, magari quella arancione”…
     
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