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Si lo ammetto, mi sono ispirato ad "highway to hell" e Dylan Dog è.é
Autostrada per la vita
il rombo continuo della macchina, accompagna il mio andare.
Sulla radio danno canzoni Rock.
Le luci della macchina illuminano il futuro, che puntualmente, torna ad essere lo stesso.
Solitaria autostrada.
La macchina cammina, fluttua impercettibile ed annulla il controllo che ho verso di essa.
L'acceleratore.
Qui non si ci ferma, si accelera, non si rallenta, non si frena, si accelera.
L'autostrada solitaria che nella notte rende vago il cammino,
ora la mia stessa vita vale ciò,
Un piccolo sogno che sovviene nella mente addormentata,
questa mia vita che percorro nulla vale di più.
E cominciai a dubitare delle stesse illusioni della vita.
Dubitai delle marce e del manubrio.
Dubitai della stessa autostrada, che in nessun luogo conduce.
Ed allora perché la intrapresi?
Fu codesto il mio pensiero.
E se mi fermassi, mi aspetterebbe cosa, dunque?
Nuovamente qui potrei trovarmi.
Nella solitaria autostrada, ove la mia vita scorre fugace.
Alla radio, canzoni Rock.
Sentii dunque, soavi parole, pronunziarsi alla mia essenza e rassicurarla, come fossero calde braci, in procinto di poggiarsi su candida neve.
È lì che il gioco volge al termine,
Senza nè trucco nè inganno,
Avere la sensazione di aver compreso le avide menzogne della vita, rende, al fine inutile, essa.
Una risposta che non avrei dovuto profanare.
E se io continuassi a camminare, cosa succederebbe,
Il nulla, o forse il compiersi del "tutto" conosciuto, che, invisibile ed impercettibile, vaga con la mia persona, nell'autostrada verso il nulla.
Ed allora cosa sarebbe l'essenza racchiusa in essa?
Se sia dunque possibile trovare una risposta, quando di essa non se ne nutre l'incerto bisogno, questo mi chiedo, porgendo il nobile compito risolutivo a te, solitaria autostrada.
Se il mio destino fosse inequivocabile o in qualche modo, mutabile.
E se la risposta sia nel futuro, se io proseguendo il mio cammino, troverò una scala, per quale verso percorrerò essa?
Se la stessa scala portasse al medesimo luogo, come potrei pormi io, verso il destino?
Potrei avere il tanto bramato libero arbitrio?
Nell'autostrada solitaria, la luce della macchina e l'unico faro che schiarisce il futuro.
Nella sua infinità, non sono più qualcosa di materiale,
In essa io esisto e non esisto, eppure ragiono.
E il mio destino diviene futile ed utile.
Mi accorgo che il nulla ed il concreto non hanno un margine di scansione.
Nella solitaria autostrada.
Devo andare avanti, così potrei trovare qualcosa.
Verso il vuoto di un falso, paradisiaco inferno.
Si, il destino potrebbe essere nelle scelte.
Sono tutt'ora convinto che sia così,
ma le scelte sono io che le compio, allora perchè è così illogicamente difficile dare origine ad esso.
Che sia, invero, qualcosa di facile.
La risposta si trova nel sopracitato futuro.
Sarà difficile arrivare ad esso, eppure è già così semplice, grazie all'autostrada che non conduce da qualsivoglia parte.
Come avrò un futuro?
Questa domanda si porge, quasi spontanea, poichè essa racchiude tutto.
Il modo di pensare logico, in codesto luogo, diviene pazzo ed infondato.
Le mie convinzioni vacillano e se esistesse un modo per risolvere la questione, esso è sicuramente il più stupido.
Infine mi accorgo che conosco sia la meta che la direzione,
Sempre avanti, non posso sbagliare.
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