Il rene rubato e altri furti d'organi

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  1. ElCapa
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    Una delle leggende metropolitane più diffuse e conosciute è quella legata al furto di organi, e più precisamente del furto di reni. Come non parlarne qui?

    A riguardo abbiamo raccolto un breve articolo sull'argomento, degli approfondimenti legati al cinema e alla narrativa e un racconto inedito dello scrittore Matteo Carriero ispirato a questa leggenda urbana.

    Una leggenda che resterà in circolazione ancora per tanto tanto tempo...


    Ti rivedrò

    un racconto di Matteo Carriero ispirato alla leggenda metropolitana del furto di reni e altri organi

    Claudio si avvicinò allo specchio e si sistemò il colletto della camicia bianca spiegazzata. Un po’ tamarra, ma d’effetto.
    I capelli oliati tirati indietro come quelli di Andy Garcia, la barba cortissima, il blazer scuro. Era pronto per una serata in discoteca.
    Sapeva di non essere granché bello, ma una volta in tiro diventava passabile.
    Sì, pensò, più che passabile!
    Con Ettore e Renzo, altrimenti noti come I fratelli Splugen – da poco passati a gestire il bar tabacchi di famiglia – si sarebbe incontrato direttamente nel parcheggio dello Chalet.

    Come ogni sabato sera, la patina di silenzio che gravava in casa di Claudio veniva frantumata da qualche CD rock anni '80.
    I brutti pensieri legati alla solitudine, al fatto che la sua ex non si fosse più rifatta viva, che ormai aveva trent’anni e un lavoro in banca ma la moglie no, una donna no, venivano spazzati via dall’eccitazione per la serata fuori. Dalla voglia di sesso.
    Dopo un anno da solo non riusciva più a distinguere la voglia di aver qualcuno vicino dalla voglia di sesso. Tranne il sabato sera. Il sabato aveva le idee chiare.
    Oppure no?

    Claudio puntò un indice contro lo specchio.
    – Tu, – disse. – Tu sei più che passabile.
    Si esibì in una piroetta e ancheggiando al ritmo della musica afferrò le chiavi e uscì sbattendo la porta.


    Seguì le indicazioni che gli addetti al parcheggio gli facevano con le torce e infine trovò posto. Lasciò la sua Peugeut 206 e raggiunse l’ingresso del parcheggio.
    Ettore e Renzo, sigaretta in mano, sbuffavano fumo celestino nella luce pallida d’un lampione. Entrambi camicia e jeans, alti quasi 1 e 90, spalle larghe, un po’ di pancia da birra.
    Lo salutarono con vigorose strette di mano.
    – Eccoci, qua, mi tocca di nuovo far da balia ai poppanti, - disse Ettore. Sua moglie non era contenta che accompagnasse il fratello minore e l’amico a tentare di rimorchiare in discoteca, ma a lui piaceva, altroché.
    – Dài, piantala. Non fosse per noi quando le sgranchiresti quelle gambone?
    – Va be’, entriamo. Voi datevi da fare però.

    Venti minuti e due cocktail dopo Claudio e Renzo erano già in pista, cominciavano a muoversi e a buttare occhiate qua e là, mentre Ettore si attardava al bancone a oliare gli ingranaggi.

    Come sempre, Claudio perse la cognizione del tempo. Si divertì a ballare con Renzo, e a odorare i capelli di partner passeggere, con aria sognante. Poi d’un tratto arrivò lei. Scese dalla scaletta di un privè con i suoi capelli lisci e lunghi, gli occhi da strega, le labbra dolcissime. Le lunghe gambe brunite.
    Scese in pista da sola.
    Ballava con modi lenti e sinuosi, infischiandosene della musica. Era l’Ammaliamento in persona.
    Si avvicinò a Claudio e cominciò a ballare con lui, i corpi a pochi centimetri di distanza, sempre lì lì per toccarsi.
    Ballarono, finirono con lo sfiorarsi, poi si diedero le mani, lui la fece roteare, la cinse con un braccio, poi la lasciò di nuovo. E lei non andava via.
    Quando la strinse a sé per volteggiare, intravide il sorriso di Renzo e il suo pollice alzato.
    Più tardi vide anche Ettore, con la bocca socchiusa da ebete. Non credeva ai suoi occhi.

    La ragazza si chiamava Cinzia.
    A tarda notte lei gli chiese di andare a fare un giro, per chiacchierare un po’. Lui disse: – Sì. – Disse: – Andiamo.
    E mano nella mano scivolarono fuori dal locale, come fluttuando.
    Attraversarono il parcheggio inspirando l’aria umida e fredda, lanciandosi battute e ridendo.
    Claudio la portò in una cornetteria vicino a casa sua.
    Si scusò. Cinzia, elegante e bellissima – solo i capelli un po’ scompigliati – sembrava davvero fuori posto. Ma a lei non dispiaceva. Mangiava il suo cornetto alla crema sorridendo.
    Lei gli diede il suo numero di telefono, dicendogli: – Non si sa mai, finisce che ce ne scordiamo.
    Poi tornarono in macchina e appena chiusero gli sportelli cominciò a piovere.
    Piovere forte.
    Lei abitava dall’altra parte di Torino.
    Claudio passò sotto casa sua a venti all’ora. – Io abito qui, – le disse indicando la finestra al terzo piano.
    Dopo cinquanta metri Cinzia disse: – Ma se restassi da te? Potremmo dormire insieme, anche solo dormire. Così domattina alle sette prendo la metro e torno a casa.

    Quando Claudio la fece entrare, credette davvero di vivere un sogno. Sia lui che lei erano imbarazzati. Poi, quando lui ebbe finito di mostrarle la casa, lei si avvicinò e gli mollò un bacio a stampo, sulle labbra.
    Dolcissimo.
    Si aggrapparono l’un l’altro, camminarono abbracciati ciondolando e urtando i mobili.
    Inciamparono sul bordo del letto a una piazza e mezza e ci caddero sopra.
    La luce era accesa.
    Quando Claudio le sfilò la biancheria, la sua nudità lo colpì come una visione ultraterrena. Sbatté le ciglia per cinque secondi buoni.
    Quando si sdraiò su di lei pensò: domattina potrai anche essere sparita, ma ti cercherò in ogni locale. E ti troverò. Ti rivedrò, puoi scommetterci, fosse solo per dirti ciao.

    L’ultimo ricordo di Claudio, quella sera, fu la figura nuda di Cinzia che tornava dalla cucina con due calici di vino.
    Loro due che brindavano.

    La mattina dopo Claudio fece fatica a svegliarsi. Quando riuscì a tirarsi a sedere sul materasso, lei non c’era più. Lui era nudo e non c’erano coperte sul letto. Corrucciò la fronte e si alzò, confuso.
    Sul pavimento c’erano alcune strisciate e una lunga serie di impronte umide attorno al letto.
    La stanza puzzava d’ospedale.
    Quando passò lo sguardo sul coprimaterasso vide una serie di chiazze di sangue lunghe un braccio.
    Il cuore cominciò a squassargli il petto. Si esaminò il corpo, ma non vide nulla. Poi, passandosi una mano su un lato della schiena, tastò qualcosa di morbido e rettangolare.
    Corse nudo in bagno, rischiando di scivolare.
    Vide i suoi occhi spaventati allo specchio, poi ruotò leggermente il corpo. Vide un grosso cerotto poco sopra il fondoschiena, di lato.
    Non c’era sangue.
    Quando staccò l’adesivo e sollevò la medicatura tutto quello che vide fu una pulita, lunga cicatrice scura.
    E capì che si era sbagliato. Capì che il numero di telefono e il nome erano falsi, e che no, non l’avrebbe rivista mai più.

    La leggenda metropolitana del rene rubato

    La leggenda urbana del rene rubato conosce molte varianti e rappresenta un interessante caso di italianizzazione di un mito americano (prima) ed europeo (poi).

    In Italia questa leggenda metropolitana ha cominciato a diffondersi nel 1994, prevalentemente al Nord, in Veneto, Lombardia, Piemonte ed Emilia.

    La stampa locale e nazionale si è interessata al caso al punto che dovettero perfino apparire delle smentite ufficiali da parte delle forze dell’ordine.
    A marzo ’94 su La stampa apparve un articolo nello spazio dedicato alle province di Asti e Cuneo, a cura di Gianni Martini, in cui si riportava la leggenda della donna fascinosa e del malcapitato cui, dopo essere stata somministrata della droga, veniva espiantato un rene.
    L’articolo faceva riferimento a un uomo di Imperia, esistente, ma in realtà mai incappato in simili vicissitudini.

    La leggenda conosce molte declinazioni: talvolta l’uomo rimorchia la bella in un bar, anziché in discoteca; altre volte dopo la discoteca i due vanno ad acquattarsi in auto, ed è lì che si consuma l’espianto, con l’uomo che si risveglia la mattina dopo in auto, davanti un ospedale, o in un fosso con una flebo ancora attaccata al braccio. Altre volte ancora, il tutto avviene in una camera d’albergo.

    La leggenda presenta diverse analogie con la notissima AIDS Mary, in cui dopo un felice abbordaggio il protagonista ritrova sullo specchio del bagno, impressa col rossetto, la scritta Benvenuto nel mondo dell’AIDS.

    A riprova dell’influenza di AIDS Mary, in Italia la leggenda del rene rubato, specie ai suoi albori, narrava del viaggio di un italiano a New York, dove appunto il protagonista veniva turlupinato e "alleggerito".
    Nonostante le analogie con due terzi della leggenda sull’HIV, la storia del rene rubato non può essere considerata a cuor leggero (tanto per restare in tema) una sua diretta filiazione.

    Prima del passaparola che ha dato il via alla leggenda nel nord Italia, storie molto simili di reni rubati erano già apparse in diversi paesi europei: Turchia, Germania, Belgio, Danimarca, Olanda, Irlanda. Le precedenti versioni europee, come riporta Paolo Toselli nel libro La famosa invasioni delle vipere volanti, vedevano il protagonista impegnato in un viaggio all’estero (come in Italia nelle prime versioni della leggenda).
    Direzione: paesi esotici o Est europeo, dove come è noto il mercato degli organi è tutt’oggi particolarmente attivo e redditizio.

    Come sottolinea Stefano Bugnasco in un articolo sul sito del CICAP, la leggenda non è molto verosimile in quanto l’espianto d’organi, in vista d’un loro efficace riutilizzo, è questione tutt’altro che semplice.

    Tuttavia ci sono posti in cui il furto di un rene potrebbe persino essere possibile.

    Non in Italia, è lecito supporre, benché talvolta vengano lanciati preoccupanti allarmi riguardo alla scomparsa di bambini o adulti extracomunitari.

    Tuttavia su una cosa non c’è dubbio: a meno di casi limite, a lungo ponderati, è sempre meglio tenersi dentro tutto, finché si è vivi.

    Il rene rubato: la leggenda nella realtà

    Se come si diceva sopra è lecito supporre che queste cose non accadano in Italia, lo stesso non può essere detto degli stati più poveri.

    Nel 2008 per esempio il Washington Post, non certo una testata da gossip di quartiere, ha pubblicato l'articolo India Uncovers Kidney Racket dove metteva a nudo il racket del traffico d'organi che vedeva "vittime" i lavoratori più poveri del paese, attirati in luoghi appositi da false promesse di lavoro giornaliero per essere poi "depredati" di un rene...


    Il rene rubato: filmografia


    Anche il cinema si è occupato del furto di reni.
    Nel 2002 il film inglese Dirty Pretty Things, diretto da Stephen Frears e interpretato dalla francese Audrey Tautou, era ambientato in un lussuoso hotel londinese dove avveniva ogni genere di scambio: di droga, di sesso e di organi...

    In Sympathy for Mr. Vengeance, del regista Park Chan-wook (2002), il protagonista sordomuto Ryu viene imbrogliato da una banda di trafficanti di organi che, con la promessa di trovare un rene alla sua morente sorella malata, costringono l'uomo a donare loro uno dei suoi e a pagare una ingente somma di denaro, sparendo poi nel nulla...

    In Crank 2: High Voltage al protagonista Chev Chelios (l'attore Jason Statham) viene rubato il cuore per poterlo trapiantare nel corpo di un vecchio uomo d'affari orientale desideroso di vivere a lungo...

    Nel film horror Turistas giovani turisti americani in Brasile vengono braccati, catturati e uccisi per ricavarne organi da mettere in vendita al mercato nero...


    Il rene rubato in letteratura

    Non mancano i casi di furto d'organi anche in narrativa e letteratura.

    Nel famoso Coma di Robin Cook all'interno di un ospedale medici senza scrupoli inducono la morte cerebrale in pazienti sani al fine di rubarne segretamente gli organi e venderli al mercato nero...

    Nel romanzo The Repossession Mambo di Eric Garcia (da cui è stato tratto il film omonimo) nel futuro forze di polizia speciali hanno il compito di andare a recuperare gli organi trapiantati nel corpo di persone non più in grado di pagare le rate del prestito con cui si sono pagate il trapianto d'organo...

    Nel romanzo Baciami, Giuda di Will Christopher Baer al protagonista, l'ex poliziotto tossico e maledetto Phineas Poe, viene rubato un rene da un'affascinante quanto bella e misteriosa donna di nome Jude, che lui non potrà fare a meno di odiare, amare, desiderare e inseguire per tutti gli Stati Uniti d'America...

    Articolo scritto da:
    Matteo Carriero


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  2. CreepyGirl
         
     
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    Io ho visto il film con Audrey Tatou....vabbè,mi è piaciuto
    Comunque questo argomento mi ha sempre inquietato molto
     
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1 replies since 6/4/2012, 20:35   451 views
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