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    Il suo nome era Cecily e non aveva l'aspetto di un pirata. Nessuna benda sull'occhio, nessuna gamba di legno. Anche se aveva un aspetto abbastanza anonimo, non era priva di fascino, con un bel viso tondo e occhi marrone chiaro. Avrebbe potuto trovare qualcuno che la amasse se avesse voluto.

    Invece aveva me.

    Chi sono io? Sono Evan Bérard, baby! Sono una superstar. La mia voce è stata responsabile di più fantasie erotiche di un milione di romanzi rosa. Il numero di nascite aumenta ogni volta che pubblico un nuovo album. Sono quel Evan Bérard, il cantante melodico famoso in tutto il mondo.

    Soltanto che non sono io. Non proprio.

    È buffo a ripensarci, ma molto tempo fa le persone si preoccupavano che gli hacker rubassero loro soltanto le carte di credito e che i pirati scaricassero musica. Al giorno d'oggi gli hacker rubano scansioni genetiche di chiunque dalle banche mediche per la clonazione, assieme ai loro backup di memoria associati. A volte questi file vengono diffusi da siti pirata. E poi i pirati... beh, come chiunque altro, hanno delle stampanti organiche economiche. Ma moddate, naturalmente.

    Quindi eccomi qua - una copia altamente illegale appena stampata di Evan Bérard, nel soggiorno di Cecily, il pirata. Perlomeno lei è stata abbastanza gentile. Non sono in una cella, ammanettato o usato per vendetta o sesso, come gli altri cloni. No, tutto ciò che desidera è -

    "Canta per me", ripete e malgrado il suo tono di voce rimanga calmo, il suo volto si indurisce leggermente.

    Conosco quell'espressione. Per poter essere nutrito, lo farò. Canterò per la mia cena. Canterò per un pubblico di una sola persona invece che in uno stadio.

    Poteva andare peggio. Ma mi sarei sentito più ottimista se mi avesse duplicato con gambe e braccia.



    Edited by DamaXion - 18/12/2016, 12:15
  2. .
    CITAZIONE (Rory @ 1/11/2016, 12:48) 
    Però, caspita, quel piatto di verdure mi mette un certo languorino...

    Anche quello è fatto di carne umanAH!
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    Un uomo dalla folta barba grigia sedeva melanconico con il mento tra le mani, fissando un cancello dorato che non si era mai aperto. "Sono... Sono sicuro che prima o poi qualcuno verra'...", disse l'Arcangelo Gabriele in vistoso imbarazzo.
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    Le porte del colosseo si aprirono rumorosamente, la folla ruggì e Thomas entrò nell'arena assolata ancora una volta. Malgrado lo acclamassero come un eroe, la folla sembrava fuoriuscita da un incubo - un'accozzaglia di creature dell'impero che aveva conquistato la Terra, qui riunita per assistere al combattimento di oggi.

    Ma quegli spettatori mostruosi non intimidivano più Thomas. Erano insignificanti come i sedili su cui erano seduti e i loro ululati e stridii sarebbero potuti essere anche degli insulti invece che esaltazioni. Oggi, tutto ciò che aveva notato era che i loro versi erano più assordanti del solito, come se dentro l'enorme colosseo fosse stato imbottigliato un uragano.

    Poi arrivarono le zanzare a infastidirlo. Continuava a chiamarle zanzare nonostante avesse capito che in realtà si trattava di videocamere incredibilmente piccole. Gli stormi lo infastidivano ogni volta che lottava, ma tratteneva il suo istinto di schiacciarle, dato che per ognuna che avesse distrutto ce n'erano dozzine pronte a sostituirla.

    Da esse, era arrivato alla conclusione che questi duelli all'ultimo sangue, che i nuovi padroni della Terra organizzavano per il loro divertimento, venivano trasmessi in tutta la galassia. Per quello che ne sapeva, poteva essere un qualche tipo di superstar galattica, forse l'essere umano più famoso di sempre.
    Ma a lui cosa importava? Gli invasori avevano ucciso milioni di persone, forse miliardi, inclusi tutti coloro che aveva amato. Lo avevano spezzato ormai da tempo. Ora era solo uno schiavo che combatteva contro altri schiavi. Uccidere o essere ucciso era tutto ciò che importava.

    All'improvviso lo sciame di zanzare si divise e Thomas si trovò faccia a faccia con il suo ultimo avversario.

    Una donna.

    Non ne fu sorpreso. Le combattenti donna erano tanto agguerrite quanto gli uomini, e spesso erano più veloci. Ogni nozione antiquata di cavalleria dentro Thomas era scomparsa la prima volta in cui venne quasi ucciso. Questa donna era alta, snella e ricoperta di cicatrici come era lui e, mentre era del tutto possibile che fosse stata un'insegnante d'asilo prima dell'invasione, la sua presenza lì significava soltanto una cosa per certo: era mortale.

    Inoltre, aveva scelto i coltelli. Lui odiava i coltelli.

    Si lanciò su di lui con un grido e la battaglia ebbe inizio. Ciò che seguì furono venti minuti di finte e schivate, di fendenti e colpi. Ma alla fine Thomas riuscì a sventrarla spargendo i suoi intestini sul terreno. Era abbastanza vicino da vedere i suoi occhi spegnersi mentre la ferocia le scivolava via assieme alla sua vita.

    "Buona fortuna", disse.

    La folla esplose. Vennero sparati dei colpi di cannone. Un robot sgaiattolò fuori per alzare il suo braccio in aria. Apparentemente doveva aver raggiunto un qualche tipo di nuovo rango.

    E poi…

    Lo liberarono.

    Thomas era sbalordito. Basta con la cella della prigione, basta con il colosseo. Gli invasori semplicemente presero e partirono, forse per cercare intrattenimento su qualche altro pianeta. Dopo essere stato uno schiavo così a lungo, Thomas si chiese se i superstiti del suo mondo lo avrebbero accolto come un campione o un traditore.

    Invece, ciò in cui si imbatté furono rovine. E ricordi. E due parole che echeggiarono più e più volte nella sua mente.

    "Buona fortuna."

    Due parole, dette dal penultimo essere umano nell'universo.



    Edited by DamaXion - 3/11/2016, 18:12
  5. .
    Sono il tipo di collega che tutti odiano: sono il collega che ruba dal frigo.

    So che è egoista e maleducato, ma ciò che è di qualcun altro ha un gusto molto migliore rispetto al mio sacchetto del pranzo. Inoltre, devo ammettere che è davvero divertente vedere quanto i miei colleghi rimangono sconvolti quando si accorgono che manca qualcosa. Urlano "Per l'amor di Dio! Era etichettato!" e "Che razza di mostro farebbe una cosa del genere?"

    È diventato un tale problema che a lavoro è iniziata una caccia alle streghe per scovare il colpevole. È stato licenziato l'inserviente che lavorava qui da anni ed è stato incolpato di far sparire le cose. Ho smesso di rubare per un po' e le cose sono ritornate alla normalità.

    Ma non riuscivo a resistere a sbirciare nel frigo e vedere tutte quelle delizie che mi guardavano. La tentazione era troppo forte e ho preso un contenitore che apparteneva alla ragazza nuova, Tracy Meyers.

    Mentre stavo deglutendo, uno dei miei colleghi mi è arrivato alle spalle, cogliendomi in flagrante con il contenitore di Tracy. Invece di affrontarmi o fare una scenata, è semplicemente uscito dalla stanza senza dire una parola. Immagino sapesse che nessuno gli avrebbe mai creduto.

    Ho finito di mangiare proprio mentre ha squillato il mio cercapersone, così mi sono lavato le mani metodicamente e ho stretto il nodo della cravatta prima di ritornare nella sala operatoria. La mia ultima paziente, Tracy, era stata preparata perché eseguissi il suo trapianto di cuore. L'unico problema era che qualcuno lo aveva rubato dal frigo.



    Edited by DamaXion - 18/12/2016, 12:36
  6. .
    Ho lasciato casa in fretta per prendere mio figlio da scuola. Il traffico scorreva abbastanza bene quel giorno, non trovai alcun ostacolo tranne un paio di semafori rossi. Fu mentre aspettavo davanti a uno di essi che vidi la donna.

    Non ho idea di quanto a lungo se ne sia stata lì a fissarmi, ma dopo averla notata non potei distogliere lo sguardo. Stava sorridendo come una maniaca e mi salutava con una mano, mentre con l'altra accarezzava i capelli di un bambino. Il bimbo, che pensai fosse suo figlio, indossava degli abiti sformati color marrone e una maschera nera da capra. Era un costume davvero strano, inoltre chi indossava un costume il giorno dopo Halloween?

    Anche lui mi salutava e mi guardava attraverso quella maschera inquietante, ma i suoi movimenti erano forzati e sembrava essere a disagio. Gli occhi della donna riuscivano a guardarmi dentro e io potevo quasi sentire fisicamente il suo sguardo fisso su di me. Non sbatteva neanche le palpebre. Mi sentivo come se fossi nudo ed ero estremamente agitato. Gli occhi del bambino, oddio, gli occhi supplichevoli del bambino che chiedevano aiuto. La donna iniziò a diventare impaziente, scuotendo la mano sempre più velocemente.

    Ho girato lo sguardo. Per qualche ragione ero terrorizzato. Dovevo andarmene da lì. Una volta che scattò il verde, dopo quella che mi sembrò essere un'eternità, schizzai via. Non osai neppure guardarmi indietro.

    Pensai che non ci potesse essere niente di più terrificante di quella sensazione estremamente inquietante che sentii sotto lo sguardo di quella donna e di suo figlio. Ma poi arrivai a scuola e mi dissero che mio figlio non era lì. Mi dissero che era già venuto a prenderlo mia moglie. Ma io non ho una moglie. Mi diedero un foglio in mano, dicendo che lei gli aveva chiesto che lo dessero a me. Non ci sono parole per descrivere ciò che provai quando lessi il foglio. "Non dire che non ti ho dato una possibilità per dirgli addio."



    Edited by DamaXion - 18/12/2016, 12:17
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    Viene detto che la definizione di follia è "ripetere la stessa azione più volte e aspettarsi un risultato diverso". Capisco il sentimento che c'è dietro, ma è sbagliato.

    Sono entrato nell'edificio per scommessa. Ero al verde e all'inizio non credevo nelle vecchie leggende che circolavano sull'albergo, quindi cinquanta dollari erano più che sufficienti per farmelo fare. Era semplice. Bisognava solo raggiungere l'ultimo piano, il quarantacinquesimo, e accendere la mia torcia davanti a una finestra.

    L'hotel era vecchio e fatiscente, incluso l'ascensore, quindi significava che avrei dovuto prendere le scale. E così ho fatto. Ogni volta che salivo un piano, vedevo la vecchia placca d'ottone che mostrava il numero di quello in cui mi trovavo. 15, 16, 17, 18. Mi sono sentito un po' stanco mentre salivo sempre più in alto, ma fino a quel momento non c'era alcun fantasma, cannibale o demone. Un gioco da ragazzi.

    Non posso descrivere quanto ero contento mentre raggiungevo l'ultima serie di numeri. Ad ogni piano li contavo allegramente ad alta voce. 40, 41, 42, 43, 44, 44. Mi sono fermato e mi sono voltato verso le scale. Dovevo aver contato male, quindi ho continuato a salire. 44. Un altro piano. 44. E poi sono sceso per dieci piani. 44. Quindici piani. 44.

    E da quanto mi ricordo è sempre stato così.

    Quindi, in realtà la follia non è fare qualcosa ripetutamente e aspettarsi un risultato differente. È sapere che il risultato non cambierà mai e poi mai; che ogni porta conduce alle stesse scale, allo stesso numero. È realizzare che non dormirai mai più. È non sapere se stai correndo da giorni, settimane o anni.

    È quando il pianto si trasforma lentamente in una risata.



    Edited by DamaXion - 18/12/2016, 12:38
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    Nella Russia sovietica, sono le mele e gli ananas che ti infilzano con una penna
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    Mi chiamo Adolf e sono un pittore. Non capisco perché tutti questi viaggiatori del tempo cerchino sempre di uccidermi.
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    Ho talmente tanto olio di palma nel corpo che se mi tagliassi le vene si sentirebbe "Exeggutor, Exeggutor..."
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    Harry Potter e il sandwich di babbano
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    "Henry?"

    Sbirciai attraverso la fessura della porta cercando di vedere all'esterno. Al di sopra dei lamenti e del graffiare sulle pareti, il mio nome risuonò ancora una volta. Sembrava quasi...

    "Glenda? Ma credevo-"

    "Che fossi corso via come il codardo che sei e che ci avessi lasciato morire? Sì, l'hai fatto. Ma tu mi conosci, sono sempre stata creativa."

    Si fece avanti una figura. Era più deforme rispetto al resto dell'orda. Più impacciata... Oh Cristo. Sta trascinando con sé il consulente matrimoniale. O almeno quello che rimane di lui.

    "Tesoro, sei viva! È-"

    "Ho tre cose da dirti, Henry. Primo, queste cose seguono chiunque sia il capo gregge. Posso guidarli ovunque. Secondo, hai dimenticato la chiave di riserva sotto la cassetta delle lettere-"

    La porta si aprì con un click e l'orda affamata irruppe all'interno. Corsi in preda al panico fino alle scale della soffitta e le richiusi sotto di me.

    Rimasi seduto nell'oscurità per ore, ascoltando quelle cose corrotte che barcollavano e mordevano. Pensai che Glenda fosse morta, ma fu solo quando passò molto tempo e divenni molto, molto assetato che sentii la sua voce da sotto.

    "Terzo, mi prendo metà della casa. La metà inferiore."



    Edited by InKubus - 17/10/2016, 18:00
  13. .
    C'è stato un incidente d'auto. Uno violento. Io ne sono uscito illeso, ma mia moglie è morta nell'impatto. Mio figlio, Cam, è rimasto in vita. Almeno credo si possa chiamare vita. È rimasto bloccato da un frammento di metallo che lo ha infilzato all'inguine. Qualcuno all'ospedale ha detto che era un miracolo che non si fosse dissanguato. Gli avrei creduto, se non avesse preso fuoco mentre era immobilizzato.

    Intrappolato nel sedile posteriore, guardando le fiamme che si facevano strada verso di lui, la pelle di Cam ha iniziato a ricoprirsi di bolle. Ha urlato più e più volte. Parte di esse erano incomprensibili, ma per la maggior parte erano richieste d'aiuto rivolte a me. Non sono riuscito a raggiungerlo. Così l'ho visto bruciare. La sua pelle cuoceva mentre l'umidità interna evaporava. I suoi capelli sono arsi in un lampo bianco, bruciando in pochi istanti. Poi è toccato ai vestiti. Erano di cotone, quindi si sono consumati abbastanza in fretta, ma le sue scarpe si sono bruciate e sciolte ricoprendogli i piedi di materiale artificiale fuso.

    Non ho sentito arrivare il camion dei pompieri. I vigili del fuoco mi hanno spinto da parte mentre spruzzavano sull'auto e i suoi occupanti della schiuma ignifuga. Cam aveva perso conoscienza, ma avevo dato per scontato fosse morto. Quando hanno trovato il battito cardiaco e segato la macchina per tirarlo fuori non riuscivo a capire come fosse sopravvissuto. Ma ho sentito qualcosa simile alla gioia. Ho fatto il tragitto in ambulanza fino all'ospedale insieme a lui. È stato mentre era nel reparto ustionati con il 90% della sua pelle rimossa chirurgicamente che una suora mi ha detto quanto fossi fortunato.

    Sono passati tre anni e Cam adesso ne ha quattordici. Il suo corpo è una tela perversa di innesti cutanei e amputazioni. Le sue gambe e le sue braccia sono bruciate fino all'osso e si è dovuto rimuoverle. Mentre era nel reparto ustionati ha sviluppato un'infezione da stafilococco nella mandibola che è stata anch'essa asportata. Inoltre gli sono stati tolti la lingua e i denti e gli è stata cucita una grande porzione di pelle che va dal petto fino ad appena sotto il punto in cui aveva il naso. Ora il suo collo è permanentemente allungato verso il basso. I suoi occhi sono intatti, però. Ha avuto la presenza di spirito di coprirli con le mani prima che potessero essere distrutti dal fuoco. Deve essere quella fortuna che dicevano avesse.

    Ora riesco a sentire il calore del suo sguardo ogni volta che gli sto accanto. È come se volesse dirmi qualcosa. Ma questo dovrebbe essere impossibile. Da dopo l'incidente non ha mai mostrato la benché minima capacità di comunicare. Lo so in maniera diversa. Credo stia solo aspettando il suo momento. Per fare cosa però, sono troppo spaventato per immaginarmelo. Ma ci sono degli indizi. Ogni giorno devo rimuovere le carcasse carbonizzate di uccelli e scoiattoli dalla parte del cortile che Cam riesce a vedere dalla sua posizione rialzata a letto. Continuo a ripensare a come deve essersi sentito mentre lo guardavo bruciare. Il suo sguardo mi dice che non se n'è dimenticato.



    Edited by DamaXion - 18/12/2016, 12:40
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    "Ciao tesoro", dico mentre Tom mette piede nel giardino dove lavoro. Lui sorride; riesco sempre a farlo sorridere.

    "Un'altra aiuola?", dice alzando ironicamente un sopracciglio. Faccio cenno di sì mentre osservo la mia opera con orgoglio.

    "Presto finiremo il giardino!", scherza. Io rido, ma questo pensiero mi era passato per la testa. Continuo a piantare bulbi e cerco di non mostrare la mia preoccupazione.

    Alzo lo sguardo verso di lui e lo vedo indaffarato con il telefono. Stringo i denti.

    "Va tutto bene?", chiedo con forzata nonchalance. Lui non mi restituisce lo sguardo.

    "Julia, del mio ufficio, non è passata di qua, vero?", chiede. "Dovevamo incontrarci per discutere del progetto a cui stiamo lavorando, ma non riesco a contattarla."

    "Mi spiace, amore", rispondo. "Non l'ho vista." Non nelle ultime due ore, almeno. Lui appoggia il cellulare all'orecchio e io prego Dio di averla sepolta abbastanza in profondità.

    Si acciglia mentre parte la segreteria e un grande senso di sollievo mi pervade.

    "Sono sicura che sia solo impegnata", lo rassicuro. Impegnata a fare la troia in giro per l'inferno.

    "Sì", risponde poco convinto.

    Odio vederlo così preoccupato, ma non ho avuto scelta: non potevo lasciare che rubasse il mio Tom. Lei non l'avrebbe mai amato quanto me, nessuna di loro lo avrebbe fatto.

    Sospira, posando lo sguardo attorno per la mia magnifica aiuola e io osservo lui - il mio mondo, il mio tutto.

    Dico "Ti voglio bene, Tom" e lui sorride. Riesco sempre a farlo sorridere.

    "Ti voglio bene anch'io, mamma", risponde.



    Edited by Silent Shadow - 17/10/2016, 15:07
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    Un po' di tempo fa, mia moglie è diventata cieca. Credo siano passati circa tre anni da quando le hanno diagnosticato un grave glaucoma. Non c'era molto che si potesse fare per rallentare la sua discesa nell'oscurità. Tutto quello che sono riuscito a fare è stato consolarla.

    "Ascolta, tesoro", ho detto una notte mentre eravamo a letto. "Fintanto che tu non puoi vedere terrò gli occhi chiusi, così lo supereremo insieme."

    Lei ha obbiettato dicendo persino che era una cosa stupida. Ma si vedeva che ne era confortata.

    Ho mantenuto la mia promessa. Abbiamo imparato come affrontare l'abisso, a conviverci. Insieme. Non ho mai aperto gli occhi. Non quando rideva e io volevo vederla sorridere. Non quando cantavo per lei la notte. Non quando facevamo l'amore. Neanche dopo le urla e in seguito quando ha smesso di parlarmi.

    Lei mi ama ancora, anche adesso che è muta e cieca. Riesco a sentirlo. Riesco quasi a sentire quel magnifico sorriso che si irradia da lei. Colgo appena l'odore del suo profumo e del suo shampoo. Vorrei solo vederla, un'ultima volta.

    Questa mattina mi sono svegliato accanto a lei con gli occhi chiusi (mi sono esercitato per farlo) e ho deciso che era giunto il momento per dare solo una sbirciatina.

    Ho aperto gli occhi molto lentamente. C'era così tanta luce. All'inizio avevo la vista completamente annebbiata, percepivo solo i colori senza distinguere le forme. Poi mi si è raggelato il sangue nelle vene. Quello che ho visto era la cosa più terribile e rivoltante che avessi potuto immaginare: non c'era nessuno.



    Edited by DamaXion - 18/12/2016, 12:42
149 replies since 5/11/2013
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