Votes taken by o.O.o

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    CITAZIONE (Captain Soyuz @ 29/4/2019, 19:45) 
    Per vostra gioia, le votazioni saranno prolungate fino a venerdì 3 maggio.

    Azz', un bujo de culo così per finire stasera e l'ho letto adesso
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    Kim Jong-Un ce l'ha piccolo

    Perché se devo esplodere io, esplodete tutti quanti, ecco.
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    Continuo ad aprire e chiudere la finestra, ma vedo solo una scritta su fondo bianco che dice "Error 404 - Not found". Esco dalla cucina, vado in camera mia e apro le persiane, sperando che almeno da lì il mondo ci sia ancora.
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    A due miglia da un piccolo paese chiamato Good's Creek, in Oklahoma, c'è un isolato e fatiscente magazzino abbandonato. Chi passa da quelle parti e gli esploratori urbani possono notarlo con facilità per via del suo grigiore in mezzo alle foreste rurali dell'Oklahoma.

    È un piccolo edificio a due piani largo circa centocinquanta metri e lungo centosettantacinque. L'entrata è costituita da una grande porta doppia sbarrata. Le sbarre sono incredibilmente resistenti, non devi cercare di rimuoverle o aprire la porta dato che fallirai e non farai altro che attirare l'attenzione.

    Dirigiti verso il lato destro dell'edificio, supera qualsiasi arbusto fuori posto che osa mettersi sul tuo cammino e prosegui fino a circa metà della sua lunghezza. In un colore altrettanto monotono del metallo circostante, c'è una sottile porta di legno tarlato. La maniglia non c'è. Ignoralo. Spingila in avanti e lasciala cadere naturalmente sul pavimento polveroso con un eco roboante facendo tremare l'intero edificio traballante.

    Adesso loro sanno che sei arrivato. Ma va bene così, non andare nel panico! Se lo farai, non andrai da nessuna parte e porterai solo l'attenzione su di te. In questa impresa furtività e rapidità sono fondamentali.

    Potresti notare che la stanza è molto piccola, con nulla all'interno a parte una scrivania malridotta in un angolo messa sottosopra. Ci sono ragnatele qua e là piene di ragni di varia grandezza, ma se tu ignorerai loro, loro ignoreranno te. La soglia è priva di porta, perché rimossa da coloro che ti hanno preceduto.

    L'ambiente successivo è il magazzino principale, usato come deposito. Occupa la maggior parte dei due piani, sebbene rimanga una semplice stanza che conduce a un piccolo corridoio e a un ufficio, che è il luogo in cui devi andare.

    Il pavimento è cosparso di oggetti metallici. Non sottolineerò mai abbastanza quanto sia importante evitarli. Ancora una volta, furtivo e spedito. Passati due minuti dal tuo ingresso nel magazzino, se sentirai un leggero stridio, allora saprai che loro sono lì e che dovrai continuare. Se torni indietro ora, li troverai ad aspettarti. Se non sentirai il rumore, allora torna a casa. Non è il tuo giorno fortunato.

    Raggiungi le scale nell'angolo opposto della stanza. Tuttavia, dopo esserci entrato, è partito un timer invisibile. Hai tre minuti per arrivare alla scalinata dall'altra parte della camera; però, delle grandi scatole impossibili da spostare bloccano la via, quindi dovrai farti strada tra di esse ed evitare la ferraglia sul pavimento potenzialmente rumorosa.

    Corri se necessario, ma continua a non fare rumore! Come ho già detto, ciò è vitale per questa impresa.

    Raggiunte le scale, essi emetteranno una cacofonia di suoni all'interno del capannone. Sei riuscito ad adempiere al tuo compito e questo li ha fatti infuriare.

    Non è più necessario agire di soppiatto, quindi percorri velocemente tutta la piattaforma d'acciaio sospesa del magazzino e raggiungi l'ufficio, l'ultima stanza.

    Lanciati verso la porta aperta con tutte le forze che hai per ottenere la tua ricompensa.

    C'è una scatola al centro della stanza. È di legno con un'etichetta, tuttavia la scritta è troppo sbiadita per poterla leggere. Avvicinati ed esaminala attentamente.

    Il tuo amico spunta fuori da dietro la scatola, con lo sguardo fisso su di te. Stringe in mano un fucile. Il tuo miglior amico d'infanzia sta per spararti. È incredibile, ma hai fatto parte del suo piano per tutto il tempo.

    Preme il grilletto e spara. Il rumore riecheggia per tutto l'edificio. Per il tuo "amico" è soltanto un semplice clic, ma per te è come se fosse il suono che mette fine alla tua vita.

    Aspetta un momento, perché il tuo sangue è blu? Te lo dico io. Non è sangue, è vernice.

    Che cosa fare dopo? Beh, alza il braccio e cammina verso la zona "eliminati". Va tutto bene. Avrai un'altra chance al prossimo turno.

    È divertente il paintball, vero?



    Edited by o.O.o - 7/4/2017, 07:50
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    Mi schiantai contro la finestra, delle schegge di vetro mi si conficcarono nella schiena.

    Colpii il suolo con un bel botto. Dalle ferite alle mie spalle cominciò a sgorgare del sangue. La cosa che mi aveva scagliato attraverso la finestra stava venendo verso di me. Mi sollevò con facilità e mi lanciò dall'altra parte della stanza. Dopo aver sbattuto contro un muro, persi i sensi.

    Mi svegliai in una pozza di sangue. Mi guardai attorno, osservando la distruzione causata dall'essere. Il pavimento era ricoperto da frammenti di vetro. La parete dietro di me sfondata. La porta d'ingresso divelta dai cardini.

    Cercai di rialzarmi, ma collassai dolorosamente. Rimasi a terra per un po', non volevo muovermi per paura di farmi male. Dopo quelli che sembrarono anni, trovai il coraggio di iniziare a strisciare sul pavimento. Mentre lentamente mi facevo strada verso la porta, lasciai una scia di sangue. Uscii dall'edificio, alla luce accecante del giorno. Guardai dall'altra parte della strada per trovare la mia macchina, che ora era un rottame in fiamme. Osservai attentamente l'area circostante per essere sicuro che la cosa se ne fosse andata.

    Non l'aveva fatto.

    Come mi vide abbandonare il palazzo, corse verso di me. Chiusi gli occhi accettando il mio destino. Aspettai la fine, ma non arrivò. Aprii gli occhi per vedere quella cosa davanti a me con il braccio sinistro disteso, come se si aspettasse una stretta di mano. Gli porsi la mia, l'afferrai e mi aiutò a mettermi in piedi. Sentii questa strana forza crescere nel mio corpo e quando alla fine mi tirai su, ero completamente guarito da tutte le mie ferite. Mi voltai e vidi che la mia auto era tornata come nuova. Dall'aspetto dell'edificio all'esterno sembrava come se non fosse accaduto nulla, la porta non era danneggiata e la finestra era riparata.

    Mi voltai di nuovo verso la creatura ed essa mi sollevò da terra. Venni scagliato verso il palazzo.

    Mi schiantai contro la finestra, delle schegge di vetro mi si conficcarono nella schiena.



    Edited by Mamugian - 6/4/2017, 12:31
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    Nell'immaginario umano non mancano certo creature d'incubo tali da far venire i brividi anche al cuore più impavido. Tuttavia, in questo caso non andremo a prendere in esame un mostro misconosciuto di una lontana civiltà, bensì un essere "mitologico" nato nei nostri tempi.

    Risulta difficile dare un'esatta descrizione del D'pree. Non è diverso da un uomo anche se non lo è del tutto, in maniera analoga a gnomi e leprecauni. Da alcuni esperti viene per l'appunto definito un sub-umano.

    È particolarmente noto nell'Europa meridionale e i video sulle sue presunte apparizioni ormai fanno compagnia a quelli di ufo, spettri e bigfoot.


    Un fotogramma di un presunto video che mostrerebbe la creatura

    Questa creatura non ha un vero e proprio intento malevolo. Ciononostante, è in grado di causare in chi la guarda stati quali nausea, vomito, mal di testa, dolore agli occhi e rossore da facepalm. È solito accompagnarsi con Esseri simili a lui che causano nelle persone i medesimi effetti.
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    Salve a tutti, mi chiamo William e sono nato a Filadelfia, Pennsylvania. Voglio raccontarvi di una mia esperienza che ho avuto a sedici anni. Tutto è nato quando per sbaglio ho colpito con la palla un membro di una gang. Potrà non sembrare un granché detto così, visto anche che entrambi all'epoca eravamo poco più che ragazzi, ma chi non è nato in quartieri difficili come il mio o come il Bronx non può capire quanto sia pericoloso inimicarsi certa gente.

    Dopo l'accaduto mia madre decise di mandarmi a vivere con sua sorella in un'altra città; allora mi sembrava stesse esagerando, ora credo invece abbia fatto la scelta più giusta. Ma forse è meglio partire dall'inizio e spiegarvi tutto.

    Questa è la maxi-storia di come la mia vita cambiata, capovolta, sottosopra sia finita, seduto su due piedi qui con te ti parlerò di Willy superfico di Bel Air, eh Uau!

    Giocando a basket con gli amici sono cresciuto, me la sono spassata. Wow! Che fissa ogni minuto, le mie toste giornate filavano così tra un megatiro a canestro e un film di Spike Lee.

    Poi la mia palla lanciata un po' più in su andò proprio sulla testa di quei vichinghi laggiù, il più duro si imballò, fece una trottola di me e la mia mamma preoccupata disse "Vattene a Bel Air".

    L'ho pregata, scongiurata, ma dallo zio vuole che vada, lei mi ha fatto le valige e ha detto "Va' per la tua strada". Dopo avermi dato un bacio e un biglietto per partire
    con lo stereo nelle orecchie ho detto "Qua meglio sgommare".

    Prima classe, ma è uno sballo!
    Spremute d'arancia in bicchieri di cristallo, se questa è la vita che fanno a Bel Air per me, mmh mmh! Poi tanto male non è.

    Ho chiamato un taxi giallo col mio fischio collaudato, come in formula 1, mi sentivo gasato. Una vita tutta nuova sta esplodendo per me, avanti a tutta forza portami a Bel Air.

    Oh, che sventola di casa, mi sento già straricco, la vita di prima mi puzza di vecchio. Guardate adesso gente in pista chi c'è, il principe Willy lo svitato di Bel Air!

    Le cose non vanno così male. Il mio amico Jazz viene a trovarmi di tanto in tanto e anche se non siamo partiti con il piede giusto ora vado d'accordo con mio cugino Carlton e zio Zucchino. A volte mi chiedo che sarebbe successo se fossi rimasto a Filadelfia. Tizio che mi afferri e mi fai girare come una trottola durante la sigla, non incontriamoci mai più.

    Pesce d'aprile :B):


    Edited by o.O.o - 29/3/2017, 12:14
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    "Per favore, vi sto letteralmente implorando", dissi, ma il boia si limitò a sospirare e a darmi uno sguardo sinceramente addolorato mentre mi infilava la flebo nel braccio.

    Il cappellano sedette accanto a me. "Quando premerà il pulsante, le droghe verranno somministrate in rapida successione. Perderai i sensi dopo circa trenta secondi ed entro poco tempo morirai", spiegò, malgrado me lo fossi sentito dire già diverse volte prima. "Qualche ultima parola?"

    "Solo, ancora, vi prego di non farlo", dissi.

    Il cappellano annuì mesto, amareggiato perché non avrei affrontato il mio giustiziere con la coscienza pulita.

    Però è questo il punto. Io non ho mai ucciso nessuno. Va avanti così da quando sono nato. Non so spiegarne il motivo, ma ogni volta che mi ferisco accidentalmente, altri intorno a me ricevono la ferita. Una volta in classe mi tagliai con la carta e a tre persone accanto a me cominciarono a sanguinare le dita. Al liceo fui coinvolto in un incidente d'auto e, nonostante fosse il lato in cui mi trovavo io a essere colpito, la mia ragazza si ruppe una gamba.

    Sono sempre stato molto cauto. Mi sono preso cura di me stesso, cercando di rimanere in ottima salute. Ma quando venni aggredito da quel terzetto di rapinatori e mi spararono al volto, fu la loro faccia a saltare in aria, non la mia. E quando arrivarono i poliziotti, mi trovarono in ginocchio vicino ai loro corpi mentre cercavo di capire cosa fare e tenevo stupidamente la pistola in mano.

    Circa trenta secondi dopo l'inizio dell'esecuzione, vidi sia il boia che il cappellano cadere a terra con un forte tonfo. "Vi avevo implorato", ripetei tristemente.



    Edited by RàpsøÐy - 23/2/2017, 12:14
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    Ormai notte fonda, andò a dormire rassegnato sapendo che il giorno dopo sarebbe stato lunedì. Così come lo era stato quel giorno, il giorno prima e quelli prima ancora.
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    Come si dice, "non si può cavare sangue da una rapa".

    Edited by RàpsøÐy - 10/2/2017, 21:02
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    Il dottor Jacob Andrews si trovava nel corridoio del reparto medico del Sito 19, davanti alla porta della stanza di esaminazione dove il suo compito del giorno era legato al letto da delle cinghie. Il dottor Andrews non aveva mai lavorato faccia a faccia con un elemento SCP vivo e vegeto prima - dopotutto la sua laurea era in latino e il grosso del suo lavoro ruotava attorno il tradurre e l'interpretare dei documenti antichi. Tuttavia, il caso volle che il latino fosse l'unica lingua conosciuta dalla creatura che le persone del Sito 19 siano in grado di parlare fluentemente e il dottor Andrews era l'unico disponibile tra esse.

    "Rimanga calmo, si ricordi le istruzioni e non avrà problemi", gli disse il Direttore della Sicurezza Jefferson mentre prendeva un mazzo di chiavi dalla cintura e apriva la porta. "Non tocchi la creatura, non permetta che una parte del suo corpo entri alla portata della sua bocca e non tenti di allentare o rimuovere i lacci. Noi la terremo d'occhio e resteremo in ascolto per tutto il tempo e se qualcosa dovesse andare storto, faremo irruzione in meno di cinque secondi. Se sentisse l'urgenza di uscire, la parola di sicurezza è 'bonavox'. È tutto chiaro?"

    "Sì, signore", annuì il dottor Andrews.

    "Allora buona fortuna", disse Jefferson.

    Andrews afferrò il pomello e lo girò, aprendo lentamente la porta. Un fascio di luce dal corridoio si diffuse nella stanza e sul letto spartano che costituiva l'unico elemento d'arredo - e fu non appena questi raggi di luce colpirono la cosa sul letto che essa iniziò a tremare in preda alle convulsioni, lottando contro i lacci che lo tenevano bloccato mentre sibilava e ringhiava. Urlava e si lamentava in una lingua dallo strano accento che il dottor Andrews pensò fosse un dialetto romeno arcaico, senza dubbio (come confermato dalle informazioni che aveva ricevuto) implorando che venisse spenta la luce. Andrews entrò all'interno e chiuse la porta dietro di sé, lasciando la stanza nell'oscurità più completa eccetto che per la flebile luce del monitor cardiaco vicino al letto - un monitor su cui era riportato che il valore della pressione sanguigna dell'essere era incredibilmente basso, i battiti del cuore e la respirazione insufficienti persino per mantenerlo in vita e la sua temperatura corporea era solo di pochi gradi più calda dell'ambiente circostante.

    "Ho bisogno di essere in grado di vederti per eseguire il mio lavoro", disse Andrews in latino. "Posso accendere una piccola luce?"

    "Se proprio deve", rispose con tono accondiscendente una debola voce appena udibile. Andrews toccò il reostato installato accanto alla porta e portò la luce del lampadario sul soffitto al minimo. Persino in quel lieve bagliore la creatura sul letto si scosse e strizzò gli occhi, ma sembrò soffrire di meno rispetto a prima.

    Nel bagliore ambrato, Andrews diede il suo primo sguardo accurato all'alta e smunta creatura che giaceva davanti a lui, nuda tranne che per un camice da paziente, una flebo di sangue che scendeva lentamente nel suo braccio e le cinghie di cuoio attorno i suoi polsi e le sue caviglie per tenerlo fermo. La sua pelle grigio pallido era coperta di chiazze nere e viola come un cadavere che si decompone lentamente ed era secca e tesa sulle membra ossute, le costole spuntavano fuori dal suo petto come un prigioniero emaciato. Era glabra, eccetto per i capelli arruffati e fragili, che, indipendentemente dal suo colore di origine, erano stati schiariti in un biondo platino dai secoli. Erano appena visibili dietro le palpebre semichiuse un paio di occhi arrossati e iniettati di sangue. I suoi denti, gialli, deformi e spezzati, erano messi a nudo dalle secche labbra arricciate all'indietro. L'essere sembrava faticare a ogni respiro, il suo petto si alzava e scendeva con grande difficoltà, ogni espirazione era accompagnata da un secco ansimare intervallato da attacchi di tosse convulsa. Emanava un odore di sangue rappreso, carne in decomposizione e il fetore di una tomba.

    "Io sono il dottor Jacob Andrews", disse Andrews, "e lavoro per la Fondazione. Mi è stato chiesto di farti alcune domande così che i miei superiori possano determinare se rappresenti una minaccia e quali mezzi saranno necessari perché tu possa rimanere contenuto in modo sicuro. Hai capito?"

    "Il suo latino è eccellente", replicò l'essere in quello che Andrews ora riconosceva essere un forte accento slavo. "Siete della chiesa di Roma?"

    "No, sono solo un…", Andrews cercò di pensare a una parola che l'essere potesse riconoscere. "… uno studente. Uno storico, se preferisci."

    "Beh, almeno so che oggi non verrò messo al rogo", disse la creatura ridacchiando prima di essere colta da un attacco di tosse. Andrews notò che malgrado riuscisse a malapena a sussurrare e ogni sillaba sembrava venisse pronunciata con un immenso sforzo, c'era una certa natura gentile nel suo dialogo, una grazia raffinata e attentamente valutata in ogni parola.

    "Il nostro scopo qui è di assicurare, contenere e proteggere", disse Andrews. "E tu? Sei un uomo di Dio?"

    "Mi sta chiedendo se credo in Dio?", sbraitò la creatura. "Che razza di dio permetterebbe a una cosa come me di esistere? No, non sono un sant'uomo."

    "Allora chi sei?"

    "Un uomo di nobili natali", disse la cosa prendendo un lungo respiro in previsione della sua prossima frase. "Io ero - Io sono il duca di Oltenia, come era mio padre prima di me e suo padre prima di lui e il suo prima di lui e il suo prima di colui che ci liberò tutti dal giogo dei turchi."

    "E qual è il tuo nome?"

    La cosa rimase in silenzio. "Io… Io non me lo ricordo", disse. "È passato tanto tempo da quando ho avuto bisogno di un nome."

    "Immagino che dovrò chiamarti Duca, allora", replicò Andrews. "Quanti anni ha, Duca?"

    "Non saprei. Non so in che anno siamo."

    "2012."

    "Duemiladodici", disse il Duca a sé stesso. Rimase in silenzio per un momento, apparentemente per assimilare la realizzazione di quanto tempo fosse passato. "Allora suppongo debba avere all'incirca settecento anni."

    "Non sapete quando siete nato?"

    "Ricordo molto poco di quei giorni. È stato così tanto tempo fa. Per la maggior parte ricordo le sensazioni, le cose perse per sempre... l'odore del profumo di mia madre, il sapore della carne con osso arrosto, il calore del fuoco, com'è stato baciare una ragazza per la prima volta, il dolore sulla mia guancia quando mi ha schiaffeggiato per aver cercato di guardarle sotto la gonna." Il Duca rise alla propria battuta e la risata ancora una volta si trasformò in un attacco di tosse.

    "Che cosa si ricorda distintamente della sua vita prima che diventasse come è adesso?"

    "Che ero un principe tra gli uomini", disse il Duca. "Ho combattuto contro i turchi. Ho combattuto i greci. Ho combattuto i serbi. Ho combattuto chiunque fosse tanto folle da affrontarmi! Nessuno osava sfidare la mia spada. Coloro che l'hanno fatto… beh, sapevo che tra i miei nemici si vociferava che bruciavo vivi gli sconfitti e banchettavo con la loro carne! A dire la verità, l'ho fatto solo una volta. Non mi è piaciuto gran che."

    "Come ha fatto a diventare quello che è ora?"

    Il Duca sospirò. "Non volevo morire. E stavo morendo."

    "Di cosa?"

    "Consunzione", disse il Duca prima di ricominciare a tossire. Andrews notò per la prima volta il leggero vapore rosato che emetteva il Duca dalla gola ogni volta che tossiva e ricordò a sé stesso di fare un checkup completo dopo che quell'interrogatorio si fosse concluso. "L'avevo vista prendersi mia madre e mia sorella. Non volevo morire com'era successo a loro. Ho offerto metà della mia fortuna a chiunque avesse potuto svelarmi i segreti della vita eterna."

    "E qualcuno vi ha fatto un'offerta?"

    "Diverse persone. Dottori, preti, storici come lei. Mi sono tenuto alla larga dai predicatori. I dottori, gli ho ordinato che provassero prima la loro opera su un contadino. La maggior parte di essi sono morti - e così ho preso questi dottori e li ho impalati su delle picche davanti la mia tenuta come avvertimento per coloro che avrebbero cercato di imbrogliare un duca. Alla fine, è venuta da me una strega, una di quelle praticanti segrete dei culti antichi, che ha suggerito che avrei potuto vivere per sempre - se solo fossi diventato uno strigoi."

    "Che cos'è uno strigoi?"

    Il Duca rise così forte che Andrews temette potesse rompersi una costola. "Ovviamente non siete mai stato in Oltenia", disse, "o lo sapreste. Gli strigoi sono bestie. Selvaggi senza cervello, nati dalle carcasse dei peccatori impenitenti. Infestano i luoghi che i morti chiamano casa - cimiteri, campi di battaglia, forche, città colpite dalla pestilenza - e banchettano con la carne e il sangue dei defunti. Se non riescono a trovare dei cadaveri e sono affamati, a volte attaccano i viventi. Il loro morso è velenoso. Causa un dolore inimmaginabile" - il Duca fece una smorfia, come se stesse rivivendo con la memoria quel dolore - "e se l'essere non ti uccide e ti divora, perderai anche tu il senno e diventerai come loro."

    "È ciò che siete voi ora?"

    "No", disse il Duca. "Io sono qualcosa di molto più grande."

    "Si spieghi."

    "Arrivai quasi a uccidere la strega io stesso per avermi proposto di diventare uno di quegli abomini. Lei protestò dicendo che l'avevo fraintesa - conosceva un modo, un antico segreto dei prìncipi pagani di una volta, che mi avrebbe permesso di smettere di invecchiare come gli strigoi, ma rimanendo me stesso. Le diedi il permesso di provarlo su un prigioniero - e infatti funzionò."

    "Che ne fu del prigioniero?"

    "Ordinai che venisse arso su un palo", disse il Duca. "C'era spazio solo per un immortale nel mio ducato."

    "Quindi vi siete sottoposto a questo stesso rituale?"

    "Sì", disse il Duca quasi con tristezza. "Catturammo uno degli strigoi selvaggi che si annidavano dove venivano bruciati i corpi delle vittime della peste. In una notte di luna piena, la strega lo condusse davanti a me e gli consentì di mordermi." Il Duca voltò la testa verso il suo braccio sinistro, su una cicatrice nerastra sopra il gomito. "Per tre giorni sofrii in maniera indicibile. La mia pelle divenne pallida, non riuscivo più tollerare la luce del sole e mi sentivo come se fossi sul punto di impazzire. La terza notte, dopo avermi immerso nel sangue di un turco non battezzato, la strega tagliò la gola dello strigoi e mi ordinò di bere da essa. La prima volta vomitai. Lei mi spinse il volto contro il suo collo e mi urlò di continuare a bere. Più bevevo, più mi sentivo meglio. Una volta che fui sazio, la strega proclamò che il rituale era completo - e che fintanto avrei tenuto d'occhio i miei nemici, non sarei mai morto."

    "Quindi ha ottenuto la ricompensa che le aveva promesso?"

    "Ovviamente no", disse il Duca. "La notte successiva mi sono avventato sulla sua gola e ho bevuto il suo sangue. Nessuno tranne coloro di cui mi fidavo ciecamente poteva sapere quello che ero diventato e restare in vita. Persino mia moglie cominciò a trovare disgustosa la mia vista e il mio odore. Il suo sangue era delizioso."

    "Divorò anche la sua carne?"

    "Della carne non mi è mai importato. È il sangue quello che bramavo - delizioso e vivo e caldo. Molto di quello che significa essere un uomo, non posso più viverlo. Vedo il fuoco, ma non sento il suo calore. Solo quando del sangue fresco scorre nelle mie riesco ancora a sentirlo davvero."

    "Quanto spesso ha bisogno di nutrirsi?"

    "Non ne ho bisogno. Mi… piace. Ci sono così pochi piaceri della carne a disposizione per un uomo nelle mie condizioni."

    "Quanto spesso prova fame?"

    "Sono sempre affamato. Sono sempre assetato. Sono sempre stanco e sofferente e dolorante e malato. Le vecchie ferite non guariscono mai, i vecchi dolori non diminuiscono mai. Posso bere finché non sento lo stomaco pieno da scoppiare e sentirmi ancora affamato."

    "Quanto a lungo avete continuato a vivere come un duca dopo che vi siete trasformato?"

    "Circa cinquanta anni. Dovevo nascondere il mio volto alla gente e stare da solo nel buio. La luce brucia, come essere gettato tra le fiamme. Persino questa penombra ora è già insostenibile."

    "Che cosa cambiò la situazione?"

    "Una delle contadine di cui volevo cibarmi scappò e informò la chiesa di quello che ero diventato. Quel dannato vescovo incitò i servi della gleba a ribellarsi e bruciarono la mia tenuta. Mi avrebbero arso insieme a essa se non fossi scappato nei boschi."

    "E poi dove andò?"

    "Rimasi lì finché i vostri mercenari non mi imprigionarono. Pensai diverse volte di provare a reclamare le mie terre, ma io non sono…", il Duca si fermò per riprendere fiato. "Non sono così forte o carismatico com'ero una volta."

    "Che cosa ha fatto per tutti questi anni?"

    "Mi sono tenuto impegnato con i miei pensieri, per la maggior parte del tempo. Ci furono delle volte in cui strisciavo semplicemente in una caverna o in un tronco cavo, oppure mi ricoprivo di terra e mi distendevo a terra per giorni, mesi o anni perché non volevo muovermi. Quando le persone cacciavano gli strigoi, mi nascondevo e fuggivo. Quando ne avevo voglia, predavo cacciatori, viandanti e coloro che si perdevano nella foresta. È molto semplice inseguire in silenzio un cacciatore solitario finché non si accampa e si addormenta, per poi attaccarlo nell'oscurità e squarciargli la gola prima che si svegli. Cacciare gli animali è diverso - i loro sensi sono molto più recettivi al suono - e all'odore - della morte."

    "Ha mai incontrato degli strigoi come lei?"

    "No, solo bestie folli. Se mettevano piede nei miei boschi, li uccidevo. Sono feroci quando messi alle strette, ma è piuttosto semplice attirarli in trappola ben sistemata."

    "Ha mai rimpianto di essere diventato quello che è ora?"

    Il Duca rimase in silenzio un momento, guardando in basso verso la sua figura fragile ed emaciata. "Se avessi saputo che questo sarebbe stato il prezzo dell'immortalità… forse avrei aspettato che arrivasse un'altra offerta." Il Duca ridacchiò.

    "Ho capito, gli strigoi non sono veramente 'immortali'."

    "Provo appettito, ma non morirò mai di fame. Ho sete, ma non mi disidraterò. Riesco appena a respirare…" con perfetto tempismo, il Duca si bloccò ancora, sforzandosi di riprendere fiato dopo esserne rimasto senza. "Non posso respirare ma non soffocherò mai. Sono malato, ma non deperirò mai. Io vivrò per sempre."

    "Ma potrebbe essere ucciso?"

    "Credo. Se mi tagliasse la testa, infilzasse il cuore, mi desse fuoco o mi facesse a pezzi, mi ucciderebbe sicuramente come un uomo qualsiasi."

    "Ha mai provato a porre fine alla sua vita o a provocare qualcuno a ucciderla?"

    "No." La risposta del Duca fu schietta e immediata.

    "Perché no?"

    "Perché non voglio ancora morire."

    "Non capisco", disse Andrews. "Avete vissuto da solo nei boschi per settecento anni come un fragile mostro che la maggior parte delle persone avrebbe ucciso a vista. La morte non sarebbe un sollievo?"

    "Di certo uno storico sa che nessun grande uomo ha mai voluto morire", disse il Duca. "Ogni male, ogni dolore, ogni attacco di rabbia, ogni momento di rimpianto per quello che ho perduto - queste cose sono doni, Dottore. Preferirei provare il più grande tormento che voi possiate immaginare… piuttosto che sapere che non sentirò mai più nulla, o persino esistere per sapere che non lo provo."

    "Credo di aver sentito tutto ciò che avevo bisogno di sentire per ora", disse Andrews. "L'infermiera passerà tra un'ora a cambiarle la flebo."

    "Non si preoccupi", disse il Duca mentre Andrews spegneva il reostato e si dirigeva verso la porta. "Iniettarlo nelle vene in questo modo non mi dà alcun effetto. Potrei chiederle se potrebbero fare in modo di farmelo gocciolare in bocca? L'ideale sarebbe il sangue di una donna. Caldo. Di una vergine, preferibilmente. I suoi capi ne possiedono?"

    Il Dr. Andrews aprì la porta. "Spero di no", disse.



    Edited by RàpsøÐy - 8/2/2017, 12:27
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    Elemento #: SCP-291

    Classe dell'Oggetto: Safe

    Procedure Speciali di Contenimento: Quando non viene utilizzato per fare dei test, SCP-291 deve restare scollegato da qualsiasi fonte d'alimentazione. Fuori dalla camera di contenimento di SCP-291 deve restare sempre di guardia una squadra composta da due membri del personale e questa dovrà essere cambiata ogni settimana. Quando non è collegato a un generatore di energia, SCP-291 può essere considerato sicuro. L'ingresso principale per SCP-291 rimarrà chiuso e bloccato fino a che non verrà scollegato dalla fonte d'alimentazione, ma la porta potrà essere aperta manualmente dall'interno nel caso un membro del personale rimanga chiuso dentro.

    Tutti i blocchi degli organismi disassemblati devono essere conservati in un deposito all'interno della camera di contenimento e devono essere opportunamente etichettati con un pennarello indelebile. Il personale responsabile dello smarrimento o del danneggiamento dei blocchi, verrà trasferito ad altre ricerche.

    Descrizione: SCP-291 si trovava [DATI CANCELLATI]. La struttura di SCP-291 assomiglia a quella di un piccolo edificio, una cabina d'acciaio quasi del tutto priva di tratti distintivi che misura 10,5 m x 30,2 m alla base e 15 m di altezza. Su uno dei lati più stretti, si trova una grande porta (larga 5 m) che si apre verso l'alto, in maniera simile alla porta di un garage, formata da lastre di metallo di qualche pollice ciascuna. La porta non ha una maniglia all'esterno e, quando viene chiusa, tutti i tentativi di aprirla usando metodi non distruttivi hanno fallito. La porta dispone di una sicura nella parte interna che può essere aperta manualmente per sollevare la porta per alcuni secondi prima che un meccanismo sconosciuto la forzerà a richiudersi. All'altra estremità di SCP-291 c'è un'apertura simile con una serratura e una maniglia sia all'interno che all'esterno, che permettono di aprire la porta da ambo i lati. A sinistra di entrambe le porte, si trovano due piccoli sportelli simili fra loro di soli 1 m x 1 m che possono venire aperti dall'esterno.

    I materiali di cui è composto SCP-291 non sembrano essere più resistenti di un qualsiasi altro esemplare simile e una forza che normalmente piegherebbe o taglierebbe l'acciaio farà lo stesso con SCP-291. Questo tipo di test non è al momento consentito a causa del rischio di danneggiare SCP-291.

    L'interno di SCP-291 non è stato esplorato in maniera approfondita per via degli spazi estremamente limitati del macchinario e per i forti impulsi di energia elettromagnetica che attraversano vari punti mentre è attivo.

    Quando è collegato a una fonte di energia idonea, SCP-291 si attiverà, producendo rumori metallici e ronzii, e si aprirà la porta di ingresso. Lo spazio all'interno è di 4 m x 2, con un quadro comandi piuttosto semplice, un grande monitor e quella che è stata descritta come una "bara" di plexiglas su un lato, le cui dimensioni sono adatte per contenere la maggior parte degli esseri umani sotto i 2,13 m (7 piedi) che non siano patologicamente obesi. La "bara" è posta su di un nastro trasportatore che si trova a un metro di altezza, mentre il contenitore stesso è profondo circa un metro e il fondo è ricoperto da un "cuscino" di gel blu-verde di un materiale non identificato. Viene descritto come ben malleabile e molto freddo e soffice. Al di sopra del punto dove è situata la bara, fuoriescono alcuni tubi.

    Dalla parte opposta del contenitore, sono presenti sulla parete diversi "scomparti" di varia grandezza con delle piccole porte che possono essere aperte o chiuse. Il loro scopo sarà spiegato più avanti.

    Quando una persona o un animale vivente viene sistemato nella bara (i corpi morti, gli esseri viventi con un peso inferiore ai 1,6 chili e la presenza di due o più soggetti non scatena alcuna reazione), indipendentemente dalla loro posizione, la camera di controllo entra nello stato "in attesa". In questo stato, sullo schermo viene visualizzata una griglia con un'immagine scannerizzata del soggetto nel contenitore e i pulsanti del quadro comandi diventano funzionanti. Alcuni dei pulsanti più piccoli produrranno diversi effetti nell'immagine sul display, come attivare o disattivare la visualizzazione della pelle e dei muscoli, mostrare alcuni organi o sistemi di organi, sia in tempo reale che in un'istantanea, a seconda degli altri settaggi. Non ci sono parole, numeri o simboli sullo schermo né nessuno dei pulsanti e ognuno di essi ha due settaggi: "On", nel quale sono illuminati e "Off", nel quale sono spenti. Le varie combinazioni producono diversi effetti e la Dr. Rights è stata così gentile da passare abbastanza tempo a "giocherellarci" per realizzare un rozzo manuale per l'uso. Su un lato vi sono tre grandi pulsanti, molto diversi dai comandi sul display.

    Fintanto che un essere vivente si trova nella bara, è possibile premere il primo pulsante (premere un qualsiasi pulsante in ogni altra circostanza non ha alcun effetto e il pulsante rimane in "off" indipendentemente da quante volte viene premuto) e i tubi collegati alla bara immetteranno in essa un liquido blu. Una volta a contatto con la pelle, questo liquido non identificato ha un effetto sedativo e l'occupante della bara perde rapidamente i sensi. Può essere inalato e digerito senza alcun pericolo - i membri del personale di classe D hanno riferito che ha un sapore simile al "Kool-Aid". L'identificazione dei campioni ha prodotto scarsi risultati. Una volta che la bara si è riempita, il liquido congela velocemente in un denso sciroppo per poi diventare un gel solido. Durante questo periodo, le funzioni corporee rilevabili dell'occupante (come la respirazione e il battito cardiaco) cessano. Ciò può essere visualizzato sul monitor.

    Una volta che il liquido si è solidificato del tutto, il display si spegne e il nastro trasportatore inizia a muoversi. Tutti i tentativi di bloccare il nastro e rimuovere la bara o l'occupante al suo interno causano l'interruzione del processo, dopodiché il liquido evapora nel giro di qualche minuto e il soggetto riprende i sensi del tutto incolume. Il nastro trasportatore conduce la bara e l'occupante attraverso una piccola porta che si chiude dietro di essi e l'intero macchinario diventa una cacofonia di tintinnii, ronzii e fruscii metallici. Mentre SCP-291 è in funzione, il monitor mostrerà soltanto un rettangolo che si riempie lentamente, come una barra di caricamento. Questo processo tuttora incompreso termina tra i venti e i trenta minuti dopo circa, a seconda delle dimensioni del soggetto, e il soggetto fuoriesce dall'altra estremità di SCP-291.

    La porta posteriore di SCP-291 conduce a una camera simile, anch'essa contenente un nastro trasportatore simile a quello che conduce la bara nell'ingresso. Ci sono anche una serie di due dozzine di "scomparti" o "armadietti", identici a quelli situati nella camera d'ingresso. Questi scomparti possono essere estratti per recuperare il loro contenuto: le parti del soggetto, disassemblate e conservate in blocchi di un materiale trasparente e non identificato. Questi blocchi sono piuttosto resistenti, ma possono venire sciolti da delle temperature estreme o ridotti in frantumi colpendoli con un oggetto contundente. Tuttavia, distruggere i blocchi annulla il metodo di preservazione di SCP-291 e come risultato la parte vivente diventa inutilizzabile. I resti del blocco iniziano rapidamente a dissolversi in polvere dopo pochi minuti (vedere l'appendice per la classificazione dei blocchi).

    Tuttavia, tutti i blocchi possono essere conservati a tempo indefinito finché non vengono reinseriti dentro SCP-291 attraverso gli "scomparti" nella camera d'entrata. Ogni blocco ha delle dimensioni specifiche e può essere sistemato solo nel proprio scomparto. Se si sistemano i blocchi nel posto sbagliato, la macchina non funzionerà e impedirà che si riattivi finché non verrà risolto il problema. Comunque, le cavità possono essere lasciate vuote senza che questo influisca sul funzionamento. Viene sconsigliato di lasciare uno scomparto per un organo vitale vuoto.

    Quando i blocchi sono sistemati correttamente e le porte sono chiuse, diventa possibile premere il secondo pulsante della console. Questo non funzionerà se il monitor mostra la barra di caricamento, dato che sta avvenendo un'altra operazione. Le porte che conducono agli scomparti rimangono chiuse per qualche secondo, durante i quali SCP-291 le rimuove in qualche maniera, e il rumore dei meccanismi all'interno del dispositivo aumenta, accompagnato dalla comparsa di una seconda "barra di caricamento" sul display. Il riassemblaggio richiede leggermente più tempo, circa quaranta-cinquanta minuti, al termine del quale fuoriesce da una delle porte un contenitore di plexiglas simile alla bara che viene trasportato da un nastro trasportatore nella camera d'uscita. Al suo interno è presente un essere vivente completamente assemblato immerso in un liquido blu che lentamente evapora quando questi si risveglia.

    Gli esseri viventi riassemblati non conservano alcun ricordo del processo, paragonando l'esperienza a un sonno molto riposante e privo di sogni. Si risveglieranno in un leggero stato confusionale, ma si riprenderanno in pochi minuti e lamenteranno un grande appetito. I test hanno rivelato che vengono ricostruiti con lo stomaco vuoto. Inoltre, i corpi sono riassemblati nudi e privi di peli e capelli. Un blocco recante quello che viene identificato come il contenuto del sistema digerente, peli, brandelli di vestiti e ogni altro oggetto che aveva con sé il soggetto viene depositato in una delle piccole porte laterali fuori dalle porte principali e possono essere considerati dei rifiuti. I dispositivi di sorveglianza e scannerizzazione inseriti dentro la macchina vengono espulsi allo stesso modo, spesso attorcigliati e distrutti.

    Gli ultimi test hanno rivelato che i corpi possono essere riassemblati in modi diversi e potenzialmente dolosi. Vedere l'appendice per i risultati dei test.

    Il terzo pulsante deve essere usato solo se qualcosa dovesse andare storto, quando la produzione si blocca e il pulsante lampeggia. Annulla tutto ciò che è stato fatto nel miglior modo possibile e interrompe l'intero processo mentre avvia un qualche tipo di pulizia e un metodo di "reset".

    Appendice: I blocchi sono trasparenti e quindi gli organi e le parti del corpo contenute in essi possono essere facilmente identificate e osservate. Il corpo viene suddiviso in questo modo:

    • Cervello

    • Polmoni e diaframma

    • Cuore

    • Sistema digerente

    • Organi riproduttivi

    • Occhio sinistro

    • Occhio destro

    • Parte superiore sinistra del torso, muscolatura del braccio fino al gomito e organi vari

    • Parte superiore destra del torso, muscolatura del braccio fino al gomito e organi vari

    • Parte inferiore sinistra del torso, muscolatura della coscia e organi vari

    • Parte inferiore destra del torso, muscolatura della coscia e organi vari

    • Parte inferiore della gamba e piede sinistro

    • Parte inferiore della gamba e piede destro

    • Avambraccio e mano sinistra

    • Avambraccio e mano destra

    • Muscolatura del collo e della testa e organi vari

    • Scheletro dalla metà della colonna vertebrale in su

    • Scheletro dalla metà della colonna vertebrale in giù

    • Sistema circolatorio e linfatico dalla vita in su

    • Sistema circolatorio e linfatico dalla vita in giù

    • Pelle (ripiegata ordinatamente)

    Risultati dei Test

    Riassemblare un corpo senza organi vitali ha come risultato lo spegnimento della produzione, che richiede l'uso del terzo bottone. Il corpo verrà ridepositato in uscita sotto forma di blocco, ancora inerte.

    Riassemblare un corpo senza organi non vitali o parti del corpo avrà come risultato che l'organo o la parte del corpo sarà assente quando la persona o l'animale si risveglierà, la ferita sarà chiusa in una maniera sconosciuta che lascia una piccola cicatrice o anche nessun segno.

    Fornire una parte del corpo a un essere vivente privo di essa avrà come risultato che la suddetta parte del corpo sarà unita al suo nuovo corpo apparentemente senza rigetti. È stato provato essere in grado di eseguire trapianti di cuore, trapianti di arti e scambi di pelle da una persona a un'altra.

    Scambiare i cervelli di due persone porterà a un completo trasferimento della personalità e dei ricordi di quella persona ed è possibile invertire il processo, anche se i soggetti si sentono spesso disorientati per molti giorni e soffrono di disturbi fisici e psicologici, come se "indossassero scarpe che non sono della loro misura".

    Scambiando parti del corpo tra specie diverse si ottengono risultati variabili. La Dr. Rights ha suggerito di far proseguire i test e la richiesta è sotto esame. Soltanto tre trasferimenti tra specie a specie sui venti test eseguiti finora ha avuto successo.

    001 - L'occhio sinistro di un gatto è stato sostituito con l'occhio sinistro di un essere umano. Il soggetto riusciva a usare l'occhio perfettamente e disse che sentiva di essersi adattato a esso molto bene. Il suo nuovo occhio sinistro mostrava tutte le capacità di un occhio di gatto, incluse la difficoltà di vedere i colori e una percezione maggiore nell'oscurità. (Anche se questo test non fu autorizzato, i risultati furono considerati abbastanza impressionanti da permettere di consentire ulteriori test.) Il gatto, a cui era stato dato un occhio umano, si cavò quest'ultimo una settimana dopo.

    007 - Un cervello umano venne trasferito con successo nel corpo di un mastino inglese, sembra grazie alle grandi dimensioni del cranio del cane. Si rese necessario, però, ritrasferirlo nel suo corpo umano il più presto possibile. Il mastino, nel corpo umano, imparò a camminare in posizione eretta nel giro di poche ore e venne disassemblato un'altra volta dopo un incidente che ha coinvolto l'umiliazione di una dottoressa.

    016 - A un membro femminile del personale di classe-D vennero scambiati gli organi riproduttivi con quelli di un labrador retriever incinta.

    Non è stato ancora autorizzato alcun test che includa l'uso di SCP-291 con altri SCP.

    Edited by RàpsøÐy - 2/2/2017, 15:39
  13. .
    Sono un detective americano semplice, devo risolvere un caso, ci riesco solo dopo aver consegnato il distintivo
  14. .
    Ho incorniciato la foto. Si trova nello stesso punto del mio cubicolo che ha occupato negli ultimi due anni. È un promemoria per me di lavorare più duramente. Un promemoria di tutto il dolore che è stato causato per aver agito troppo lentamente.

    Quell'estate erano scomparsi diciassette bambini. Rapiti dalle loro stanze senza alcuna traccia di chi sia stato. Mi feci coinvolgere da questo caso più di ogni altro di cui mi ero occupato in passato. Ogni giorno arrivava un altro genitore e mi chiedeva "Perché non ha ancora trovato il mio bambino?" E io ero costretto a rispondere "Ci sto provando. Lo giuro." Dopo la sedicesima scomparsa, ricevemmo una foto per posta. C'era scritto qualcosa sul retro. Tre parole.

    "L'orologio ticchetta"

    Se non avessi saputo quello che c'era dietro, avresti pensato che fosse piuttosto bella. Raffigura una vecchia strada sterrata che risale delicatamente su per una collina. La foto è stata scattata al centro della strada, la visuale seguiva il suo percorso. Un lato di essa era ricoperto da un cumulo di luccicanti foglie autunnali che sembravano essere cadute di recente. Le foglie erano leggermente ammassate, come succede dopo una forte pioggia. In mezzo alla strada c'è un piccolo cesto di vimini. L'angolazione dello scatto non permette di vedere al suo interno. Sull'altro lato c'è un gigantesco pino che proietta ombre inquietanti che si incrociano l'un l'altra.

    Il nostro dipartimento fu in grado di trovare questo luogo, ma non trovammo alcuna prova. Nessun cesto al centro della strada. Niente nel bosco. Venne lasciata perdere considerandola una falsa pista, ma qualcosa a proposito della foto mi aveva colpito. La conservai sulla mia scrivania per l'anno successivo, cercando di capire cosa potesse significare. Tutto quello che volevo era dire a quei genitori cos'era successo ai loro figli.

    C'era qualcosa che non andava in quella foto. Qualcosa che la faceva sembrare molto innaturale. Ci pensai sopra per tutto il tempo. Il cesto. Le foglie. I pini. E poi un giorno ci sono arrivato. Foglie cadute e alberi di pino. Quegli alberi non hanno le foglie. Hanno gli aghi. Gli aghi non cambiano il loro colore e non cadono in autunno. La pila di foglie non era naturale.

    Dopo un anno a fissare l'immagine, un anno a dire ai genitori che non potevo trovare i loro figli, finalmente avevo capito. Scavai una fossa nel punto in cui si trovavano le foglie nella foto. Sepolto sotto terra c'era un cestino di vimini. Dentro di esso c'era il teschio di un bambino. Le impronte dentali corrispondevano a quelle di Michael Blasters. Uno dei bimbi scomparsi.

    Ordinai di effettuare uno scavo nell'area. Gli altri bambini erano sepolti nelle vicinanze.

    Venne trovato soltanto uno scheletro completo. Era di una bambina sparita solo pochi giorni prima che ricevemmo la foto. Al contrario degli altri, il suo corpo era in una bara.

    C'era un foglio appuntato sul davanti del suo vestito. La stessa calligrafia della foto.

    "48 ore di aria - avreste potuto salvarla."

  15. .
    CITAZIONE (Cavaliere del Sole @ 26/6/2016, 13:11) 
    I Traduttori restano comunque gli ebrei del CPF
149 replies since 5/11/2013
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