Votes taken by InKubus

  1. .
    "e vi uccidere sta notte"

    Ottimo.


    Benvenuto.
  2. .
    "Le Voyage dans la lune", meglio noto in italia con il nome di "Viaggio nella luna", è un film muto del 1902 realizzato da Georges Méliès, ispirato ai celebri libri Dalla Terra alla Luna di Jules Verne e I primi uomini sulla Luna di H. G. Wells.

    Una delle scene iniziali del film mostra una navicella spaziale schiantarsi nell'occhio destro della Luna, lì raffigurata con volto umano ed è ritenuta una delle sequenze che hanno segnato la storia del cinema.

    voyage-dans-la-lune


    Per saperne di più



    Edited by & . - 12/7/2020, 09:53
  3. .
    CITAZIONE (;Isabel @ 15/12/2016, 15:26) 
    Sì, ma da come scrive sembra un appartamento personale. E per di più, che io sappia, a meno ché non sia un periodo festivo è difficile che i preti passino così, a caso.

    Considerando il fatto che non è specificato se era una casa isolata, poteva essere un complesso di appartamenti e che non è nemmeno specificato se erano o meno sotto periodo festivo (il ragazzo va a scuola, ma ciò non esclude l'avvicinarsi di un periodo di festività religiosa) penso che sia davvero difficile dare un'ipotesi plausibile al 100%. Ma la mia continua a sembrarmi abbastanza valida :asd:
  4. .
    CITAZIONE (;Isabel @ 15/12/2016, 15:00) 
    Rimane sempre la questione del chip.

    I preti vengono spesso a benedire le case, qualcuno gli avrà aperto per farselo fare.
  5. .
    E se fosse stato semplicemente un prete?
  6. .
    È passato un bel po' di tempo dal mio ultimo articolo sui parassiti. Come ve la passate? Tutto bene? Avete mangiato, siete rilassati? Perfetto, vediamo se anche oggi, ravanando nel bidone della spazzatura zoologico, riuscirò a schifarvi ed affascinarvi allo stesso tempo.

    Iniziamo sempre alla grande con una delle regine della categoria che mi è sfuggita nei precedenti articoli: l'hirudinea.
    Meglio nota come sanguisuga o più raramente mignatta, questo verme segmentato vive in paludi e zone acquitrinose non inquinate, predilige le regioni intertropicali, ma varie specie possono essere trovate in molte regioni del nostro pianeta; anche qui in italia, con la Hirudo medicinalis.
    La bocca di questo anellide è provvista di una ventosa che utilizza per ancorarsi al corpo della sua preda, generalmente un mammifero e con le sue mascelle dentellate di chitina (uno dei principali componenti dell'esoscheletro degli insetti e di altri artropodi, della parete cellulare dei funghi e presente in molte specie di invertebrati) incide lo strato cutaneo della vittima per estrarre e nutrirsi del suo sangue.
    L'apparato digerente della sanguisuga è dotato di numerose formazioni cave e sacciformi, note come diverticoli, che le consentono di immagazzinare un quantitativo impressionante di sangue, permettendole di sopravvivere fino ad un anno senza nutrirsi. La bocca, invece, è in grado di secernere un potente anticoagulante (il cui effetto dura svariate ore) per agevolare la nutrizione e un anestetico che, impedendo alla vittima di provare dolore, fa agire indisturbata la sanguisuga.

    In passato questo esserino veniva largamente usato in medicina, con l'arrivo della medicina moderna questa pratica è dimunuita, ma non scomparsa. Le sanguisughe vengono tutt'oggi usate per impedire la cheratosi, purificare sangue "sporco" e per stimolare il rinnovo di globuli rossi.



    Il secondo parassita di oggi non ha nulla da invidare alla sanguisuga quando si parla di notorietà. La tenia, comunemente nota come verme solitario, è un verme parassitario dal corpo piatto e nastriforme che alloggia nell'intestino di animali onnivori e carnivori, uomo compreso. Vivendo in una brodaglia di sostanze già digerite dal proprio ospite, non possiede né necessita di una bocca e di un apparato digerente, assorbendo i nutrienti tramite la superficie corporea.

    L'infezione dell'uomo avviene tramite ingestione di carne non propriamente disinfettata, le larve di tenia crescono poi nell'intestino dell'ospite, sviluppando una testa uncinata detta scolice con la quale si àncora alle pareti intestinali. Dallo scolice si sviluppano poi vari proglottidi, segmenti che costituiscono il corpo del parassita.
    La riproduzione avviene tramite autofecondazione e, quando un segmento è maturo e pieno di uova, si stacca, venendo poi espulso tramite defecazione. Le larve possono sopravvivere in questo stato diversi mesi, finché non vengono ingerite da un ospite intermedio, andando ad alloggiare nel suo tessuto muscolare e ricominciando il ciclo.

    Esistono tre diverse specie di verme solitario parassitanti l'uomo:
    Taenia Solium: avente come ospite intermedio il suino o il cinghiale, arriva alla lunghezza di 3-5 metri.
    Taenia Saginata: avente come ospite intermedio il bovino o il bufalo, può raggiungere gli otto metri di lunghezza; è la più comune nei paesi Islamici, dato che tale religione vieta il consumo di carne di maiale.
    Diphillobothrium latum: è la più lunga tra tutte le tenie, potendo crescere fino ai 30 metri di lunghezza. Viene trasmessa all'uomo dalla carne del luccio o della trota.



    Dopo queste due schifose imperatrici del mondo dei parassiti passiamo ad una creatura molto meno schifosa, ma molto più subdola.
    Il cuculo (Cuculus canorus) è un uccello in grado di vivere in ogni ecosistema, diffuso in Europa, Asia e Africa. Il suo nome deriva dall'onomatopea del suo verso caratteristico.
    Il suo tipo di parassitismo è molto particolare rispetto a quello degli altri animali visti fin'ora, ma comunque interessante: esso consiste nel deporre un singolo uovo nel nido di altri uccelli passeriformi.
    Dopo un periodo di circa 12 giorni l'uovo si schiude e il neonato si sbarazza delle altre uova presenti nel nido, rimanendo da solo e ingannando i "genitori adottivi", venendo abbondantemente nutrito come se fosse un proprio nidiaceo.
    Nel periodo riproduttivo la femmina del cuculo depone dalle 15 alle 20 uova in altrettanti nidi.
    Questo comportamento (che ha generato diversi modi di dire, tra cui il celebre "cuccare") ricorda molto la folkloristica creatura del troll, che rubava i bambini umani sostituendoli con i propri.



    Lo sconosciuto Ascaris lumbricoides è un verme nematode bianco, parassita dell'uomo, diffuso soprattutto nelle regioni tropicali. Infetta circa un quarto della popolazione mondiale, con percentuali del 45% in America Latina e del 95% in alcune zone dell'Africa.
    Questo parassita si moltiplica tramite riproduzione sessuata, con la femmina lunga circa 30 cm per 5 mm e il maschio di 20 cm per 4 mm. Le uova si schiudono nel duodeno dell'ospite, le larve penetrano la parete intestinale per poi immettersi nel sangue. Tramite il sistema circolatorio i piccoli raggiungono il cuore, i polmoni e il fegato. Una volta cresciuti, i vermi raggiungono il fegato, dove le femmine vengono fecondate dai maschi, per poi iniziare deporre fino a 200.000 uova al giorno. Questo verme sopravvive nell'intestino per circa un anno.

    Venire infettati dall'Ascaris provoca l'ascaridiasi che non mostra sintomi quando il numero di parassiti nel corpo è basso, ma quando la quantità di parassiti aumenta, l'ospite comincia a presentare dolori addominali, nausea, vomito e diarrea alternata a stipsi. Successivamente possono sopraggiungere febbre e infiammazioni; gravi problemi sorgono nel caso in cui i vermi adulti migrino in altre parti del corpo. La mortalità tra i bambini è stimata in circa 20.000 casi all'anno.



    L'ultimo compagnuccio di oggi è il parassita dal cazzutissimo nome di Varroa destructor. Questo acaro, lungo circa 1 mm e largo 1.5 mm, di colore bruno e dotato di otto zampe, vive parassitando le api mellifere, succhiandone l'emolinfa, fluido che svolge le funzioni analoghe a quelle del sangue per i vertebrati. Durante questo processo l'acaro può anche trasmettere agenti virali.
    La femmina di acaro depone le uova nelle celle di covata delle api da miele, con una certa preferenza per quelle contenenti i fuchi. Le larve si sviluppano insieme all'ospite, terminando la maturazione circa quando la giovane ape lascia la cella.
    La predilizione per i fuchi comporta un minore impatto sull'alveare finché il numero di Varroa è contenuto, ma questi parassiti possono svilupparsi in grande quantità, rivelandosi estremamente dannosi e in grado di sterminare un intero alveare in poco tempo.

    La sindrome parassitaria causata dall'acaro varroa è denominata varroatosi e risulta impossibile da curare, oltre che diffusa in quasi tutto il mondo.





    << Creepy Parasites 2



    Edited by InKubus - 13/12/2016, 07:50
  7. .
    CITAZIONE ({Barone Rosso} @ 8/12/2016, 12:41) 
    Non dovrebbero essere RE?
    Il comportamento della donna è anche verosimile ma sinceramente mi sembra troppo irrealistico che qualcuno viva sotto il tuo letto e non te ne accorga. Nel dubbio controllerò ogni giorno :sisi:

    Questa è la sezione Let's Not Meet esperienze reali prese e tradotte dalla omonima sezione di reddit.
  8. .
    Beh, benvenuto e buona permanenza allora!
    Spero ti troverai bene qui con noi.
  9. .
    Ciao! Grazie di aver letto lo spoiler! Questo racconto è un po' particolare, l'ho scritto, infatti, basandomi più sulla struttura dei fumetti che dei racconti, inoltre lo stile ricorda molto le storie dei manga giapponesi, dei quali ho ripreso la parola "Senpai" per indicare il membro più esperto e il comportamento dei diavoli, che ricordano molto gli Shinigami.
    Ne approfitto per ringraziare Silent Shadow che mi ha aiutato notevolmente e ha ideato anche la trama di un paio di "scenette"



    Il fuoco divampava violentemente all’interno della casa. Una donna urlava disperata, mentre le fiamme divoravano l’amore della sua vita, era intrappolata nella camera da letto, circondata dal fuoco, sapeva che la sua ora era vicina, che l’incendio che stava divorando la sua casa presto avrebbe ucciso anche lei.

    Un’imponente figura volava sopra la dimora in fiamme, guardando quel drammatico, macabro scenario. L’essere ammirò compiaciuto il suo operato, per poi scendere a terra. Era una diavolessa, alta più di due metri, atletica e muscolosa, con grandi e scure corna rosse e imponenti ali nere. L’abbigliamento completamente nero faceva risaltare i suoi capelli bianchissimi, quasi quanto la sua pelle. Alzò lo sguardo, rivelando gli occhi dai bulbi neri e le iridi rosse come il sangue e disse:
    “Visto come si fa?”
    “Sìì, è stato grandioso!” – Esclamò una piccola figura uscendo dalle tenebre. Era un altro diavolo; piccolino, alto circa un metro e mezzo, dai lineamenti gentili ed effemminati, con corna piccole e bianche, lunghi capelli viola scuro e un ciuffo che copriva l’occhio destro. Anch’egli aveva i bulbi neri, ma le iridi erano di un color blu alquanto acceso.

    Erano insegnante e allievo, il loro mondo è regolato da un perfetto equilibrio di luce ed oscurità, dove le forze del bene donano la vita e conducono gli umani sulla retta via, mentre le forze delle tenebre reclamano il dono della vita e cercano di traviare i mortali.

    “La prossima volta toccherà a te, Yomi” – Disse la diavolessa ghignando e mostrando i denti affilati, che ricordavano quelli di uno squalo.
    “Certamente Drakeny-senpai!” – Rispose Yomi
    “Miao”
    “…Yomi. Cos’è quello?” – Drakeny indicò un piccolo esserino peloso in braccio al suo allievo.
    “Non potevo lasciarlo in quella casa a morire! Guarda quant’è carino e batuffoloso!”
    Yomi avvicinò il gattino alla faccia della sua insegnante che lo scostò delicatamente con un braccio per poi chinarsi, in modo da guardare negli occhi il suo allievo: “Noi uccidiamo le persone, smettila di fare la femminuccia”
    “Ma lui non è una persona!” – Ribatté il giovane.
    “Va bene, vuol dire che ti picchierò di nuovo.” – Concluse.



    Finita la particolare lezione i due tornarono negli inferi: “Domani riproviamo a vedere se riesci a generare almeno una fiammella e poi andiamo a fare pratica sulla terra.” – Disse Drakeny, dopodiché si voltò, si accese una sigaretta e se ne andò per la sua strada.
    Yomi la fissò allontanarsi, anche se lo aveva malamente pestato sapeva che gli voleva bene.
    “Noi diavoli non siamo fragili come gli umani” pensò “le botte che ho preso non mi fanno già più male.”
    Il diavoletto si incamminò verso casa.
    “Tanto ti ho ancora con me! Eheh, ‘sta volta ho vinto io” disse tutto contento, tirando fuori il gattino da sotto la maglia.
    “Penso che ti chiamerò Margot.”



    Drakeny era già sveglia da parecchio tempo, quando decise che era ora di andare a prendere Yomi; sperava che fosse arrivato in ritardo al campo di addestramento, così da avere una scusa per sfogare il suo sadismo, ma sapeva che non sarebbe successo, qual diavoletto era insopportabilmente buono e non sarebbe arrivato in ritardo, non lo faceva mai. “Tanto non mi serve una scusa per essere sadica” – pensò.

    Mentre raggiungeva il luogo designato per l’addestramento, la diavolessa ammirava il particolare paesaggio degli inferi, in lontananza si stagliavano le cupe montagne rocciose, le cui vette quasi sparivano nel turbinante cielo nero, il torrente sulfureo scorreva animatamente verso la valle, per poi perdersi nella foresta, i cui alberi pietrificati non avevano foglie, ma solo inestinguibili fiamme cremisi. In quel bosco infernale vi era una radura, ed era proprio lì che ella si stava dirigendo.

    Arrivata sul posto, vide il suo allievo che con un ramoscello disegnava sul rosso terreno argilloso. Caricò una palla di fuoco e gliela lanciò addosso. Un altro meraviglioso giorno iniziava con le urla del suo allievo che correva in fiamme per la radura.
    “Piantala femminuccia, tanto sei ignifugo” – Disse abbastanza scazzata accendendosi una sigaretta.
    Il diavolo si fermò e smise di urlare: “Sì, lo so, ma la mia camicia no, era così carina!”
    “Sempre quella robaccia che rubi agli umani?”
    “La felpa che ti ho dato non l’hai chiamata robaccia però.”
    “Ti tiro un’altra palla di fuoco?”
    “No, okay, scusa, sto zitto.”

    Drakeny si portò al centro della radura, quel diavoletto era strano, ma gli avrebbe insegnato a padroneggiare il fuoco, ne era certa.
    “Allora, riproviamo per l’ennesima volta, okay Yomi? Ti ho spiegato come si fa, ti ricordi tutto?”
    “S-sì senpai!” Rispose Yomi, correndo anch’egli al centro della radura.
    La diavolessa si concentrò un istante e una gigantesca fiammata scaturì poco innanzi a lei.
    “Adesso prova tu”
    “Mi picchierai se non ci riesco?”
    “Son domande da fare?” – Tagliò corto lei, fissandolo sconsolata.

    Il diavoletto si concentrò, focalizzò il punto, impegnò tutta la sua energia e la sua forza di volontà. Ma non successe nulla.
    Il tempo passava, il numero di mozziconi di sigaretta ai piedi dell’insegnante aumentava, ma nessuna fiamma s’era vista.

    “Sono mesi che ci provi, Yomi, mi sto incazzando” – Sbottò Drakeny.
    “Tu sei sempre incazzata senpai” – Scherzò Yomi.
    Tu non mi hai mai visto incazzata Yomi.” – Disse una voce demoniaca alle spalle del giovane.
    Yomi si irrigidì e si voltò lentamente. La sua insegnate aveva la singolare capacità di mutare forma in creature a dir poco spaventose, prima ancora di scorgerla aveva paura, ma quando la vide ne rimase terrorizzato. Un enorme figura alta 5 o 6 metri, dalla pelle nera come la pece con un teschio di toro al posto della testa, che sbuffava fumo e gocciolava saliva acida dalle enormi zanne affilate come rasoi.
    Portò avanti una mano, colpì violentemente il suolo col gigantesco palmo ed esclamò: “Hai mai sentito il detto: il bisogno aguzza l’ingegno?! Ecco, ora il tuo bisogno è correre più veloce di me e tirare una cazzo di palla di fuoco, siamo intesi?
    Il giovane diavolo era terrorizzato, appena Drakeny contrasse un muscolo Yomi cominciò a correre come un forsennato in mezzo alla foresta, al ché ella emise un verso a metà tra una risata e un ruggito e iniziò ad inseguirlo.

    Tutti i diavoli hanno la manipolazione elementale, anche le mezze seghe come te. Avanti sfigato, tira una fottuta fiammata!
    L’insegnate correva molto più veloce del diavoletto, che, in preda al panico, inciampò su di una pietra e cadde a terra, si voltò di scatto e portò le mani innanzi a sé, per difendersi da quel mostro che lo avrebbe, molto probabilmente, divorato vivo visto il suo fallimento.
    In quel momento Yomi sentì per la prima volta quello che immaginava essere il potere che Drakeny cercava di risvegliare in lui, chiuse gli occhi e un potente colpo scaturì dalle sue mani colpendo la sua insegnante, che ritornò immediatamente al suo aspetto originale.

    Yomi aprì gli occhi.

    “Davvero Yomi?” – Disse Drakeny – “Acqua? Mi stai prendendo per il culo?!”
    Il diavoletto era sconvolto.
    “IN NON SO QUANTE MIGLIAIA DI ANNI I DIAVOLI MANIPOLANO IL FUOCO E IO TROVO L’UNICO DIAVOLO TALMENTE RITARDATO DA TIRARE DEI FOTTUTI GETTI D’ACQUA? È ALMENO POSSIBILE QUESTA COSA?”
    “Beh, almeno...”
    “Stai. Zitto. Non dire una fottuta parola.”



    Yomi era seduto su un ceppo pietrificato, che osservava la sua insegnante reggersi la fronte con una mano, fumando e chiedendosi cosa avesse fatto di sbagliato per meritarsi un allievo come lui. Nonostante ciò era abbastanza soddisfatto di se stesso e l’idea di manipolare l’acqua, elemento davvero poco presente negli inferi, lo rendeva felice.

    Si alzò dal ceppo e si diresse verso la sua insegnate.
    “Cosa vuoi impiastro?” – Disse Drakeny con un tono di voce insolitamente depresso.
    “Non dovevi portarmi a fare pratica sugli umani?”
    “E che vorresti fare? Dissetarli a morte?”
    “Penso si dica annegare”
    “Stai diventando un po’ troppo impertinente sai?”

    La diavolessa si alzò in piedi e davanti a lei si generò un vorticoso portale, i due vi entrarono e in un istante si ritrovarono sulla terra, in un cupo vicoletto in mezzo alle case.

    Fecero un po’ di strada, finché non raggiunsero un vecchio condominio in fondo ad una discesa.
    “Al terzo piano c’è una coppia di vecchietti, ti senti in grado?” – Disse Drakeny indicando il palazzo.
    “Certo, che vuoi che sia!” – Esclamò Yomi allegramente e si diresse verso il portone, alzò la mano, ma venne velocemente fermato dalla sua insegnate.
    “Non devi citofonare. Coglione.”
    “Ma è scortese intrufolarsi in casa degli altri senza permesso”
    Drakeny trattenne a stento la voglia di farlo a pezzi, evocò un portale e con un potente calcio nello stomaco vi lanciò dentro il suo allievo, che si ritrovò all’interno dell’abitazione al terzo piano.

    Passò un po’ di tempo e l’insegnante cominciò a chiedersi cosa stesse combinando quell’incapace di allievo che si ritrovava; così entrò nell’abitazione per trovare Yomi in cucina, ai fornelli.
    “Cosa cazzo stai facendo?”
    “Sto cucinando!”
    “Aspetta, tu sai cucinare?”
    “Sì! Mi piace un sacco! I due vecchietti han detto che son sempre soli, nessuno li va mai a trovare, così mi sono offerto di aiutarli un po’”
    La diavolessa rimase basita. Fece un respiro profondo e si ricompose: “Torno subito eh.”
    “Non ci posso credere, gli umani non possono vederci se non siamo noi a permettergli di farlo, ma che ha nella testa” – Pensò dirigendosi verso la sala dove si trovavano i due vecchietti. Una volta lì si trasformò in un terrificante e indescrivibile abominio, si rese visibile ai due che morirono di crepacuore.
    Una volta fatto il suo dovere tornò in cucina da Yomi, gli versò la pentola con cui stava cucinando in testa e gli disse: “La prossima volta che fai una stronzata del genere ammazzo le vittime al posto tuo, le squarto, prendo le loro budella, te le faccio cuocere, ti costringo a mangiarle E POI MI MANGIO TE! SONO STATA CHIARA CAZZONE?!”
    Yomi si asciugò e guardò con occhi da cucciolo la diavolessa: “Ma avevo apparecchiato anche per te... E poi ho sentito dire che la carne umana fa schifo, sai, con tutta quella roba che assumono, farmaci, cosmetici...”
    “Guarda attentamente il mio viso. Ti sembra che me ne freghi un cazzo?”
    “Sono davvero una frana eh?” – Disse il diavoletto visibilmente rattristato.
    “No, una frana riuscirebbe ad ammazzare una coppia di vecchietti” – Disse con una punta d'ironia Drakeny, ma vedendo il suo allievo sempre più depresso sbuffò e cambiò argomento: “Dove hai preso quella camicia felpata color senape?”
    “Uh? Era del nipote dei vecchietti, ti piace?”
    “Senape a quadri neri? Fa a dir poco schifo. Però sui cretini sta bene.”
    Yomi lo prese come un complimento e lo apprezzò molto, tornando a sorridere.
    Drakeny lo guardò domandandosi cosa avesse sempre da sorridere quell'idiota.
    “Dai, muovi il culo. Andiamo a provare da qualche altra parte.” – Disse la diavolessa, per poi uscire dall’abitazione insieme al giovane diavolo.

    Camminarono per un po’ finché non videro un uomo entrare in un palazzo, da solo: “Dai, sorprendimi: seguilo e ammazzalo. E ricordati cosa ti ho detto prima.”
    “Cosa?”
    “Che se combini un’altra stronzata ti ammazzo.” – Rispose lei sorridendo sarcastica.
    Yomi entrò di corsa nel palazzo, giusto in tempo per entrare nell’ascensore insieme all’uomo; essendo invisibile agli occhi umani si prese qualche attimo per concentrarsi. Era la prima volta che si metteva d’impegno a svolgere il suo dovere, non sapeva bene come agire quindi pensò di limitarsi ad utilizzare l’abilità più semplice che era in grado di usare in veste di diavolo. Così il ragazzo appoggio delicatamente la mano sul petto dell’uomo, chiuse gli occhi e la tirò violentemente indietro, strappandogli via l’anima e facendo cadere a terra il suo corpo senza vita. Un lavoretto veloce e pulito, la senpai sarebbe stata fiera di lui.

    Drakeny percepì soddisfatta la vita svanire dal corpo dell’uomo che aveva scelto come bersaglio per il suo allievo, aspettò qualche minuto che il ragazzino tornasse indietro, ma quando vide che ci stava mettendo troppo decise di andare a controllare.
    “Scemo com’è sarebbe in grado di rimanere intrappolato nell’ascensore.” – Pensò entrando nel palazzo. Però notò subito che l’ascensore era libero, così, insospettita, iniziò a salire le scale in cerca del suo allievo. Arrivò circa all’ottavo piano quando lo vide sul pianerottolo, intento a giocare con una ragazzina umana.
    "Cazzo fai rintronato?!"
    "Guarda senpai! Questo è Hulk!"
    La diavolessa rimase basita, in un scatto d'ira si trasformò in un essere mostruoso, estremamente muscoloso, che al posto del viso aveva un'unica, enorme, disgustosa, mascella piena di irti denti.
    "TE LO FACCIO VEDERE IO HULK GRANDISSIMO COGLIONE!"
    E senza aggiungere altro si avventò sulla piccola sbranandola, le pareti si ricoprirono del giovane sangue in pochi secondi, Drakeny ritornò al suo aspetto originario, prese tranquillamente le membra della sua piccola vittima e li ficcò con forza nella bocca del suo giovane allievo.
    "MANGIA IDIOTA! QUANDO CAPIRAI CHE SEI UN FOTTUTO DIAVOLO E NOI DIAVOLI UCCIDIAMO GLI UMANI NON CI FACCIAMO AMICIZIA?!"
    Urlò continuando a forzare la mano nella bocca di Yomi fino a farlo diventare paonazzo, ma in quel momento una risata la fece trasalire.
    "Ma quanta violenza gratuita abbiamo qui, voi diavoli da quattro soldi non cambierete mai."

    Drakeny riconobbe la voce che aveva parlato e la sua furia non fece che aumentare.

    Si girò e vide una coppia di angeli, armati di spada e cattive intenzioni. Il primo, quello che aveva parlato, era un ragazzo alto e muscoloso, dai capelli castani e gli occhi verdi, dall’aria snob e dai modi effemminati, di nome Agostin. Il secondo, Udriel, era più basso e meno muscoloso del suo collega, con corti capelli biondi e occhi color del ghiaccio, inespressivi e freddi, proprio come lui.
    "Fatti i cazzi tuoi, fottuto angelo! Non intrometterti! Sto addestrando questa femminuccia ad essere un vero diavolo con i coglioni. Non come voi checche!"
    “Ma dai, poverino, non pensi di traumatizzarlo così? Povero piccolo.” – Disse Agostin, con sarcasmo.
    “Hey, per chi mi hai preso? Io sono un diavolo, portatore di morte e disperazione!” – Ribatté Yomi, con la bocca ancora indolenzita dalla violenza subita dalla sua insegnate.
    “Sì, certo.” – Risposero all’unisono Drakeny e Agostin, ironicamente.
    “Ohh che teneri che siamo, diciamo anche le cose insieme Draky mia”
    “Grazie per averlo detto, adesso sarà ancora più divertente massacrarti” – Ruggì la diavolessa indispettita.
    “In tutto questo ci stiamo dimenticando che una bambina è appena morta.” – Interruppe Udriel, con voce calma, guardando nel vuoto.
    “Nessuno te lo ha chiesto!” – Dissero l’altro angelo e la diavolessa, che si voltò di scatto verso Agostin per guardarlo furente.
    “Visto? Proprio come dicevo io.” – La derise l’angelo.

    Lo scontro era imminente e Drakeny materializzò la sua arma, direttamente dagli inferi: un’enorme falce nera, lunga quasi due metri ed estremamente affilata, degna arma di uno degli assassini più famosi degli inferi qual era Drakeny, fece segno al suo allievo di stare indietro, dopodiché con uno spaventoso ghigno sul volto scattò sui due angeli, che si scostarono appena in tempo per evitare l’attacco. Agostin volò velocemente nella direzione della diavolessa e tentò un potente affondo, che però venne deviato dalla lama della falce, approfittando del momento Udriel scagliò un potente raggio di luce che colpì in pieno Drakeny, ma appena il fascio si diradò la diavolessa attaccò il secondo angelo, che venne salvato per un pelo dalla lama del suo compagno.

    Resosi conto di non essere all’altezza dello scontro, Udriel, si girò verso Yomi e si diresse verso di lui. Il diavoletto rimase fermo a fissare preoccupato, prima i due che combattevano, poi l’angelo che gli veniva incontro.
    “Yomi, non stare lì impalato, pesta quell’angelo!” – Gridò Drakeny.

    Yomi era spaventato, guardava Udriel che, lento ed inesorabile, con uno sguardo che non lasciava trasparire emozione alcuna, si dirigeva verso di lui. Ripensò a tutte le lezioni che non aveva capito, tutte le sgridate, tutte le volte che aveva fallito e decise che questa volta sarebbe stato diverso. Unì le mani, chiuse gli occhi e si concentrò più che poteva finché non sentì di nuovo l’energia che aveva percepito la mattina, nella radura. Un potentissimo getto d’acqua ne scaturì. Yomi aprì gli occhi e vide che Udriel si era fermato, il getto d’acqua non lo aveva colpito, gli era passato di fianco e aveva preso in pieno i due che combattevano in fondo al corridoio.
    “Quando ho finito ammazzo anche te, sappilo” – Urlò Drakeny riprendendo l’equilibrio.

    Nel frattempo l’angelo con gli occhi di ghiaccio era arrivato dal giovane diavolo e si preparava a tirare un potente colpo di spada a Yomi, che, senza sapere bene cosa fare avvicinò la mano al viso del suo aggressore, strinse le dita in un pugno, alzò il pollice e allungò l’indice, a formare una pistola.
    “Bang” – Esclamò Yomi e dal suo indice partì un proiettile d’acqua che scoppiò violentemente sulla fronte dell’angelo, facendolo scomparire in un lampo di luce.
    Agustin rimase shockato nell’apprendere che il suo compagno era stato sconfitto, fece per dire qualcosa, ma la lama della falce di Drakeny emerse dal suo petto, squarciandolo.
    “Preso.” – Gli sussurrò la diavolessa in un orecchio.
    “N-non finisce qui...” – Disse Agustin, prima di scomparire anch’esso in un lampo di luce.
    Drakeny smaterializzò la falce, sospirò e si diresse verso Yomi.
    “Ottimo lavoro nano, ora torniamocene a casa.”
    Yomi sorrise e si avvicinò alla sua insegnante, poco prima che un portale si formasse davanti a loro, lo varcarono e si ritrovarono negli inferi.
    “Siamo stati forti senpai! Hai visto la cosa della pistola?”
    “Sì, ho visto, buona la seconda vero?”
    “Eh...?” – Yomi quasi non riuscì ad emettere qual monosillabo che ricevette in pieno petto un calcio rotante da Drakeny.
    “La prossima volta non colpire anche me!” – Esclamò la diavolessa, mentre il suo allievo veniva scaraventato verso la via di casa dalla potenza del suo calcio.



    Yomi venne svegliato dalla gattina salvata qualche giorno prima, che aveva simpaticamente pensato di sedersi sulla sua faccia mentre lui dormiva, lui non aveva famiglia e viveva da solo. Oggi era il suo giorno libero, così decise di uscire a fare un giro; dopo aver dato da mangiare a Margot qualcosa che aveva trafugato dalla casa dei due vecchietti ed essersi vestito. Casa sua era situata in cima ad una collina di terra brulla, dove però cresceva temeraria qualche piantina; lì vicino passava anche il fiume sulfureo Stige, uno dei tre più importanti fiumi degli inferi, costeggiandolo sarebbe arrivato alla radura dove era solito addestrarsi, ma decise di fare una lunga passeggiata fino in città.

    “Chissà Drakeny quando mi insegnerà a creare il portale per il mondo degli umani” – Pensò – “Mi piacerebbe prendermi qualche dolcetto dei loro e potrei anche farle una sorpresa prendendogli le sigarette. Qua non le vendono, chissà da dove le tira fuori.”

    Dopo poco più di mezz’ora il diavoletto arrivò a destinazione.
    La città si ergeva imponente, nel suo decadente stile gotico, adornata di effigi sataniche e decorata da fedeli riproduzioni in pietra di ossa umane, pervasa da una leggera nebbia scura e illuminata dai canali di lava che provenivano dall’enorme fiume Flegetonte.
    Il diavoletto decise di andare a fare un giro al mercato della città, per vedere se trovava qualcosa di interessante. Stava cercando di autoconvincersi di essere lì per vedere delle armi come quella della sua insegnante, ma in realtà era più attirato dall’idea di comprare qualche nuovo ingrediente per cucinare.

    Dopo aver girato un po’ per le bancarelle del quartiere commerciale Yomi vide di sfuggita una figura familiare scomparire in un vicolo, era sicuro che fosse Drakeny.
    Il fatto non era strano, la sua insegnante veniva spesso in città e quel giorno era libero anche per lei, ma il diavoletto decise di pedinarla un po’ per vedere cosa faceva, sarebbe stato divertente.
    Così si intrufolò furtivamente nel vicolo e iniziò a seguire la figura che, appena arrivati in una via principale più illuminata, si rivelò davvero essere Drakeny. Il diavoletto sghignazzò: non aveva mai dubitato che fosse lei. Era vestita un po’ più casual del solito, indossava una felpa nera che le era stata regalata proprio dal diavoletto e aveva una sacca a tracolla – “Chissà cosa c’è in quella borsa” – Pensò.

    La diavolessa percorse la strada principale per un po’, oltrepassò un imponente ponte che solcava il fiume di lava e svoltò a sinistra, fino a raggiungere una piazza innanzi ad una grande cattedrale nera. Lì, ad attenderla, vi era una ragazza dai lunghi capelli neri, molto bella e graziosamente vestita. Yomi stesso rimase incantato qualche secondo ad ammirarla, finché le due non fecero per andarsene dalla piazza, dalla stessa via in cui si trovava Yomi, che fu costretto a scappare via per non farsi vedere. Una volta al sicuro un pensiero trapassò la mente del diavoletto: la misteriosa ragazza non aveva le corna e non gli sembrava nemmeno di averle visto la coda, non poteva essere un diavolo.

    Dopo aver rimuginato fin troppo su questo fatto il giovane diavolo tornò indietro per seguire la coppia, ma non riuscì più a trovarle, le aveva perse di vista e chissà dov’erano finite in quell’immensa città. Le cercò per un bel po’ finché, sconsolato, non decise di tornarsene a casa.

    Lungo la via principale, diretto verso casa, immerso nei suoi pensieri, Yomi non faceva caso davanti a se e finì per sbattere contro qualcuno, entrambi caddero a terra.
    “Oh, accidenti, scusa, scusa, scusa, non stavo facendo atten...” – Esclamò Yomi rialzandosi, quando realizzò di essersi scontrato con la ragazza misteriosa, si guardò velocemente intorno pregando di non vedere Drakeny pronta a picchiarlo per non aver fatto attenzione, ma non era lì, doveva già essersene tornata a casa.
    “Non preoccuparti, ero immersa nei miei pensieri, è colpa mia” – Disse la ragazza con un sorriso gentile.
    Yomi la fissò un attimo, finché non notò una cosa che lo fece rimanere di sasso: sulla schiena della ragazza, due magnifiche ali piumate da angelo, ma di colore nero.
    “Ehm.. Ci conosciamo?” – Continuò la ragazza, notando che il diavoletto continuava a fissarla.
    “N-no, non credo” – Balbettò Yomi.
    “Piacere allora, io mi chiamo Yami” – Disse la ragazza porgendo gentilmente la mano al ragazzo, una volta rialzatasi.
    “Io sono Yomi” – Rispose il diavoletto arrossendo e con un estasiata espressione da idiota sul volto.
    “Yomi eh? Abbiamo un nome molto simile! Conosci per caso una diavolessa di nome Drakeny?”
    “S-sì, è la mia insegnante”
    “Ahh, quindi sei tu il suo famoso allievo? Parla spesso di te!”
    Yomi rimase imbambolato a guardare il viso gentile della ragazza.
    “Ora devo andare, magari ci rivedremo un giorno, ciao Yomi” – Salutò l’angelo.
    Il diavoletto si limitò a sorriderle e a salutarla con la mano, mentre la ragazza si allontanava.



    Un altro giorno d’addestramento stava per iniziare. Yomi uscì di casa di buon’ora e si diresse alla radura. Aveva riflettuto molto quella notte e aveva delle domande per la sua insegnante, voleva sapere di preciso chi fossero i due angeli incontrati due giorni prima, dato che sembravano conoscerla e, già che avrebbe tirato fuori l’argomento angeli, avrebbe discretamente cercato di ottenere informazioni su Yami e le sue ali nere.
    Una volta arrivato si sedette per terra e decise di fare pratica con l’acqua: “Tanto sono in anticipo” – Pensò.

    Dopo circa mezz’ora arrivo anche Drakeny, che senza perdere tempo aprì un portale per il mondo degli umani: “Andiamo?”
    “Mi stavo esercitando con l’acqua.”
    “Che vuoi? Un biscottino? Hai solo fatto il tuo dovere.”
    E i due entrarono nel portale.
    Si ritrovarono per l’ennesima volta in una città umana, piena di palazzi e di confusione.
    “Vediamo se te la cavi da solo, sta volta. Okay?”
    “Sì senpai”
    “Forza, andiamo a cercare un posto che mi ispiri.” – Dopodiché Drakeny iniziò a camminare.
    Yomi la seguiva, pensando alle varie domande che voleva farle.
    “Quindi.. Chi erano gli angeli dell’altra volta?” – Si decise finalmente a chiedere.
    “Rompicoglioni.” – Rispose Drakeny bruscamente.
    “Si, beh.. Poi non dire a me che do risposte del cazzo..”
    “COME PREGO?!” – Ruggì la diavolessa, senza però fermarsi.
    “N-niente.” – Yomi impallidì – “Solo che... Ti conoscevano già, almeno, quello alto sembrava conoscerti, non ricordo il nome...”
    “Sì beh, nella vita si incontrano persone sai? Woah! Che rivelazione eh?” – Risposa indispettita l’insegnante, a quanto pare non voleva parlarne.
    Yomi abbassò la testa e sospirò, ci fu qualche minuto di silenzio.
    “Agustin, si chiama Agustin.” – Disse dopo un po’ la diavolessa – “L’ho incontrato quando ero un’allieva, ha sempre avuto un debole per me e io l’ho sempre odiato. Sì beh, più degli altri.”
    “Quindi sei stata anche tu una pivella eh? Cosa è successo?”
    “Siamo stati tutti pivelli, ma mai come te, non ci sperare. Tu sei un disastro. Comunque, la sua insegnante aveva qualche rancore sopito col mio maestro e continuavamo a scontrarci, finché, finalmente, i nostri mentori non si ammazzarono a vicenda. Fine.”
    “Okay, mh... Capisco, grazie.”
    “Di cosa?”
    “Di avermelo confidato.”
    “Non fare la femminuccia, non siamo qui a farci le treccine e raccontarci i segreti, è una cosa risaputa, non un traumatico evento del mio passato che ti ho raccontato perché sei speciale. Okay?” – Disse Drakeny indispettita, con voce sarcastica.
    “E quanti tipi di angeli esistono?” – Chiese dopo un po’ il giovane diavolo.
    “Pff, che palle, allora gli angeli, gli arcangeli che sono tipo i generali, non ho mai capito quale sia la differenza, i cherubini che hanno quattro ali e i serafini, che ne hanno sei e sono le guardie del corpo del grande capo.”
    “E basta?”
    “Ma che ne so, sei noioso oggi, i putti, non ho mai capito a che servono, son dei bebè con le ali ma non combattono, poi ci sono altri nomi ma alla fine quelli sono solo delle distinzioni per incarico. Ah e poi ci sono gli angeli caduti.”
    “Angeli caduti?”
    Drakeny si fermò, sbuffò esasperata e si girò verso il suo allievo.
    “Sono gli angeli che sono andati contro Dio in qualche modo e quindi hanno perso il loro stato di grazie e beatitudine, come cazzo si chiama, sono stati buttati fuori dal paradiso e le loro ali sono diventate nere” – Rispose la diavolessa tutto d’un fiato – “Ora hai finito di rompere i coglioni con mille domande?”
    “Sì, sì ho finito.”
    “Sarà meglio, cazzo.”

    I due arrivarono finalmente in un posto che a Drakeny sembrava adatto.
    “In quella casa, ci sono due persone. Esercizio di oggi, uccidile tutte e due e fallo sembrare un incidente. Niente tocchetto ruba anima, okay?”
    “Perché devo farlo sembrare un incidente?”
    “Perché io ho deciso così, mi sembra abbastanza no? Devi imparare ad uccidere in più modi, ora vai.” – Concluse lei.
    Yomi non era molto certo su cosa fare, ma decise che era meglio non fare domande ed entrare in azione. Una volta entrato nella casa pensò, per prima cosa, di esaminarla attentamente e di verificare un po’ le abitudini degli inquilini. Erano due studenti universitari che vivevano lì in affitto, la casa era un porcile e i due ragazzi avevano tutta l’aria di essere due cafoni, cosa che aiutò il giovane diavolo a non farsi troppi scrupoli. Dovendo far sì che sembrasse un incidente Yomi fu costretto ad ingegnarsi con quello che aveva a portata di mano, ma il fatto che non fosse molto pratico con il mondo degli umani non aiutò. Uno dei ragazzi stava bevendo una birra, allungarla con qualcosa di velenoso avrebbe fatto al caso suo, così il piccolo diavolo iniziò a ravanare negli scaffali, assaggiando i vari liquidi che trovava: “Più il sapore e la puzza sono disgustosi, più saranno tossici” – Pensò. Una volta trovato il liquido peggiore della casa, che quasi fece vomitare persino lui al primo sorso, decise che quello sarebbe stato adatto e lo versò furtivamente nel bicchiere della sua vittima. Fortunatamente il liquido era candeggina.

    Il secondo ragazzo era nella vasca da bagno e Yomi ebbe un colpo di genio: buttarci dentro un elettrodomestico acceso. Corse in cucina e prese un tostapane, ma quando stava per raggiungere il bagno pensò: “Mh, ma gli umani usano questi cosi in bagno? Probabilmente se Drakeny fosse qui mi picchierebbe, devo trovare qualcos’altro...” – Così rimise apposto l’elettrodomestico.
    Tornando in bagno si rese conto che il ragazzo stava uscendo dalla vasca e che quindi il suo piano non era più attuabile, così ebbe un’altra idea geniale, si concentrò e generò una bolla d’acqua sulla testa del ragazzo che in pochi minuti annegò e cadde morto nella vasca.
    “Sto migliorando, Drakeny sarà orgogliosa di me” – Disse tra sé e sé.
    “Beh vediamo, hai bevuto qualche litro di detersivo e stavi per utilizzare un attrezzo da cucina in bagno, è decisamente meglio del solito” – Disse una voce familiare alle sue spalle.
    Yomi si girò di scatto e vide la sua insegnante china in avanti per poter guardare il suo allievo negli occhi.
    “Ehm... Missione compiuta no? Sono stato bravo!” – Disse il diavoletto ripresosi dallo stupore iniziale.
    “Bravo?! Sei qui dentro da quattro fottute ore, con comodo eh!” – La diavolessa gli tirò un pugno in testa.



    Allievo e insegnante erano usciti dalla casa ed erano fermi per strada.
    “…Adesso cosa facciamo senpai?” – Chiese dopo un po’ Yomi.
    “Fai attenzione, c’è qualcuno.” – Sussurrò seriamente Drakeny.
    Il diavoletto era confuso, non vedeva nessuno di strano in giro, solo qualche umano.
    Fu un attimo, la diavolessa scattò in aria, raggiunse il tetto di un palazzo e attaccò. Il bersaglio dell’attacco era l’angelo Udriel, che li stava spiando dall’alto, ma riuscì a schivare l’attacco.
    I due erano in aria, stava succedendo qualcosa. Ma Yomi non aveva le ali e quindi rimase lì, fermo a guardare la scena. L’angelo non era all’altezza di Drakeny e sparì in un lampo di luce dopo essere stato colpito da un’enorme palla di fuoco. L’insegnante tornò a terra.
    “Ma, non lo avevamo già sconfitto?!” – Chiese Yomi preoccupato.
    “Gli angeli non sono così semplici da uccidere, se vengono feriti spariscono e ricompaiono nel regno dei cieli, l’unico modo per ucciderli è strappargli le ali, così diventano umani. Dopodiché è tutto più semplice.”
    “Ma quindi...”
    “Quindi niente, se pensavi che fossero morti sbagliavi di grosso. Ora torniamo a casa.”

    Come di consueto Drakeny generò il portale che li riportò alla radura, ma una volta arrivati trovarono qualcuno ad aspettarli.
    “C-cosa ci fai qui?!” – Esclamò la diavolessa, sorpresa.
    “Sono venuta a trovarvi, magari ti riaccompagno a casa.” – Disse Yami sorridendo.
    L’angelo caduto era seduta sul ceppo pietrificato dov’era solito sedersi Yomi, con un cestino in mano, un gentile sorriso che le solcava il viso dalla pelle chiara e due bellissimi occhi azzurri che trasudavano bontà. Uno spettacolo raro, lì negli inferi.
    “Beh, ciao Yami, già che sei qui ne approfitto per presentarti il mio allievo…” – Disse Drakeny, ricomponendosi dallo stupore.
    “Yomi” – La interruppe l’angelo – “Visto che ci saremmo rincontrati?”
    La diavolessa si girò di scatto verso il ragazzino e lo fulminò con lo sguardo.
    “Ah. Vi siete già incontrati?”
    “Sì, ieri pomeriggio, in città. È un ragazzino simpatico ed educato.” – Disse Yami innocentemente.
    “Questo spiega le domande di oggi, piccolo bastardello.” – Pensò Drakeny digrignando i denti.
    “Beh, hai detto che vuoi accompagnarmi a casa? Andiamo allora dai.” – Disse infine Drakeny, forzando un sorriso.
    Mentre le due si allontanavano la diavolessa si girò verso Yomi, si portò il pollice sotto la gola e gli fece segno che gli avrebbe tagliato la testa.



    Drakeny uscì frettolosamente di casa, avrebbe preferito rimanere lì, dato che Yami era ancora in casa che dormiva, ma doveva raggiungere Yomi, ed era già in ritardo.
    Per strada ripensò al giorno prima, il ragazzino aveva fatto il furbo, non gli fregava niente imparare qualcosa sui loro avversari, gli angeli, aveva solo incontrato Yami e si era incuriosito. E aveva fatto finta di niente, tra l’altro. “Questa volta lo ammazzo.” – Pensò.

    Stava per raggiungere la radura quando intravide Yomi e gli lanciò una violenta serie di palle di fuoco che lo colpirono in pieno. Una volta arrivata da lui caricò sopra la sua testa una palla di fuoco immensa e la lanciò sul piccolo diavolo, che però riuscì ad indebolirla notevolmente con un potente getto d’acqua. Facendo adirare ancora di più la sua insegnante.
    La diavolessa gli tirò un pugno sulla testa, facendolo cadere e successivamente un potente calcio sulla guancia, scaraventandolo di lato.
    “COSÌ IMPARI A FARE IL FURBO!!” – Gridò Drakeny.
    Yomi non disse niente.
    “Non so nemmeno che dire, quanto mi fai incazzare, per un attimo ho persino pensato che mi stessi facendo quelle domande perché volevi imparare qualcosa sul tuo compito. Invece era solo un giochetto perché avevi incontrato Yami. E non mi hai detto nulla.”
    “Ma io... Le cose che mi hai detto me le ricordo, magari mi serviranno in futuro...”
    “Stai zitto.” – Ruggì lei – “Andiamo”

    La giornata iniziò come al solito, Yomi era silenzioso e Drakeny era abbastanza fuori di sé, ma col passare del tempo entrambi tornarono alla normalità.

    La diavolessa portò il giovane diavolo a fare esperienza con le armi, ma l’esercizio si rivelò un fiasco, zero vittime e Yomi con un coltello piantato in una gamba. Per sua stessa mano.
    “Se vuoi farti del male, la prossima volta lascia fare a me.” – Sospirò Drakeny.
    “Oggi ho imparato a non correre con i coltelli in mano.” – Disse Yomi ridacchiando.
    “Cazzo sei? Un libro per bimbi? Cresci un po’, quando avrai un’arma tua e sarai in mezzo ad un combattimento dovrai correre.”
    Il diavoletto stava per rispondere quando la sua insegnante si girò di scatto e materializzò la sua falce. Yomi seguì il suo sguardo e vide i due angeli della volta prima, pronti a combattere.
    “Proprio come quando eravamo allievi, vero Dra’?” – Disse Agostin con sguardo malizioso.
    La diavolessa strinse i denti e non rispose.
    “Udriel, occupati del piccoletto, qua ci penso io.” – Concluse l’angelo per poi avventarsi a spada tratta verso la diavolessa.
    Drakeny deviò il colpo con la falce e tirò un potente calcio in testa all’angelo che però si abbassò, tirò indietro la spada e tentò una potente spazzata, non avendo abbastanza tempo per rispondere con la sua arma, la diavolessa deviò il colpo con le sue resistentissime corna temprate da numerose battaglie.
    Lo scontro continuò violento.

    Nel frattempo, Udriel inseguiva Yomi, che era costretto a correre, volando attraverso i vicoli, ma rallentava il suo avversario tirandogli dei getti d’acqua. L’inseguimento durò a lungo, finché il diavoletto non si trovò con le spalle al muro, l’angelo ne approfittò per tentare un affondo con la spada e riuscì a ferirlo ad un fianco. Il giovane diavolo si buttò a terra, colpì in pieno petto l’angelo con un colpo d’acqua e riprese a correre.

    La diavolessa e il suo rivale continuavano a combattere, lei era in perfetta salute, mentre il suo avversario aveva subito qualche colpo, ma era determinato a sconfiggerla, il campo di battaglia era devastato e in fiamme a causa dei frequenti colpi elementali di lei, quando un forte rumore li distrasse entrambi, si girarono nella direzione da cui proveniva quel suono e videro una grande quantità d’acqua defluire nella loro direzione. Drakeny capì che era successo qualcosa a Yomi e, approfittando del momento, l’angelo le piantò la spada in pieno petto.
    La diavolessa cadde in ginocchio con un leggero lamento e l’angelo raggiunse il suo compagno, una volta lì sgranò gli occhi.

    Drakeny era a terra, dolorante, non era un colpo così grave, almeno non per lei, ma era stato inflitto da un’arma sacra e faceva male. Male come mai prima d’ora.
    Lei però aveva un compito, doveva mantenere la parola data tempo fa. Si rialzò e corse nella stessa direzione di Agustin, sperando che non fosse successo nulla al suo allievo.

    Arrivata lì assistette ad uno spettacolo inaspettato. Il pavimento era zuppo d’acqua e Agostin reggeva il corpo esanime di Udriel, con un grosso buco sanguinante nel petto. In un angolo, Yomi che piangeva e reggeva due splendenti ali bianche, umide e macchiate di sangue.
    Approfittando della situazione la diavolessa afferrò le ali dell’angelo, chino sul corpo del suo compagno, gli appoggiò un piede sulla schiena e iniziò a tirare violentemente. L’angelo si dimenava e urlava di dolore, finché con un suono secco le bianche ali si strapparono dalla sua schiena. Drakeny gli tirò un potente pugno in testa, facendolo svenire.
    “Yomi... Tutto bene?” – Disse Drakeny, guardando il suo allievo piangere in un angolo.
    “Mi ha fatto male.. Gli ho preso le ali e... Mi sono spinto con l’acqua... È successo tutto così in fretta... Era lì e... L’ho colpito nel petto...”
    “Sei stato bravo, ragazzo.” – Sorrise Drakeny – “Sei ferito? Ci penso io a te, adesso insegneremo qualcosa a questo angelo.”
    Yomi alzò lo sguardo, si asciugò le lacrime e sorrise, afferrò la mano tesa della sua insegnante che lo aiutò ad alzarsi.
    "Prima di tutto meglio allontanarci da qui, non vorrei che tutto questo trambusto arrivassero altri angeli a rompere le palle, o umani a infastidire la nostra prossima lezione."
    Drakeny pronunciò le ultime parole con un sorriso sadico, mostrando l'affilata dentatura da squalo, afferrò Agustin per una gamba, appoggiò l'altra mano sul capo del suo allievo e si avviarono nel portale da lei appena formato.

    Si ritrovarono nella solita radura, gettò malamente l'esanime angelo contro un albero e fece segno al suo allievo di sedersi sul ceppo pietrificato.
    "Cosa devo fare?"
    Chiese Yomi ancora un po’ scosso dall'accaduto.
    "Per il momento nulla, devi solo guardare, dopo potrai divertirti un po’ anche tu."
    Drakeny afferrò un ramoscello infiammato di un albero lì vicino, se lo portò all'altezza del petto dove vi era la ferita provocatagli da Agustin e premette con forza, mugolò un po’ mentre un leggero fumo nero scaturiva dalle sue carni, dopodiché emise un sospiro.
    "Bene, come ti ho già detto ieri, se strappi le ali ad un angelo esso diventa umano e solo allora lo si può uccidere. Ma non è questo il caso del nostro ospite, mi ha rotto troppo i coglioni per meritarsi un regalo così bello come la morte! Yomi, sveglialo!"
    L'allievo si concentrò e formò una piccola bolla d'acqua che lanciò contro l'ex angelo che si svegliò disorientato, urlando e in preda al panico.
    La diavolessa si gustò la scena, lo sguardo di Agustin saettò tra il piccolo diavolo e la sua insegnante per poi soffermarsi su quest'ultima, piegata sulle ginocchia che lo fissava in modo inquietante passandosi lentamente la lingua sulle labbra.
    "Non avete idea di ciò che avete fatto! La pagherete per questo affronto! Quando gli arcangeli verranno a saperlo vorranno le vostre teste su un vassoio d'argento!"
    Drakney sghignazzò.
    "Quando gli arcangeli scopriranno cosa? Che abbiamo rapito un umano e lo abbiamo portato nel nostro territorio? Mi sembra che loro non abbiano autorità su questo..."
    L'ex angelo la guardò confuso: "Umano?"
    Il sorriso folle della diavolessa si allargò ancora di più.
    "L'umano con cui sto parlando adesso!"
    Agustin istintivamente si toccò le spalle. Non sentì la consistenza piumosa sotto le sue dita, ma solo un lancinante dolore e il suo sangue che colava lentamente. Iniziò a tremare terrorizzato.
    "Yomi iniziamo la lezione?"
    L'allievo annuì sorridendo, si chiedeva in cosa consistesse la nuova lezione e in che modo l'ex angelo ne facesse parte.
    L'insegnante scattò improvvisamente e afferrò per i capelli della sua vittima mentre essa tentava di fuggire via.
    "Ma dove vuoi andare? Vuoi togliere al mio allievo la possibilità di imparare una delle pratiche più divertenti di noi diavoli?"
    Disse la Diavolessa mentre sbatteva violentemente la testa di Agustin a terra.
    Lo stese sulla schiena e gli bloccò le gambe con le proprie ginocchia, sollevò la sua tunica bianca e appoggiò gli artigli sul ventre piatto.
    "Iniziamo, ti chiedo solo un favore, cerca di non svenire troppo in fretta e urla più forte che puoi."
    Le dita di Drakeny iniziarono ad entrare lentamente sotto la pelle, le urla dell'ex angelo iniziarono a levarsi sulla radura e divennero più forti quando i muscoli iniziarono ad essere attraversati dagli affusolati artigli della diavolessa; dopo un po’ le ritirò fuori portando con sé parte degli intestini della vittima.
    “Brutta troia, rimpiango solo di non essere riuscito ad ammazzarti tempo fa.” – Gemette l’ex angelo.
    "Yomi fa attenzione ora, sta per arrivare la parte più divertente!"
    Disse l'insegnante portandosi le interiora dell'ex angelo alla bocca e masticandole piano.
    Le urla divennero assordanti e supplicanti, ma ciò non fermò la lenta tortura.

    Yomi era combattuto, non era un violento, non lo era mai stato, ma veder soffrire quell’angelo così presuntuoso e arrogante gli dava una certa soddisfazione.

    "Umm vedo che qui vi state divertendo."
    Yomi si voltò sentendo quella voce, era Yami vestita con un paio di jeans e una felpa che riconobbe essere quella che aveva regalato alla sua insegnante.
    “Cosa ci fai da queste parti?” – Disse tranquillamente la diavolessa, senza distogliere lo sguardo dalla sua vittima.
    "Si sentono le urla da parecchio lontano, sospettavo che l'artefice di ciò fossi tu dolcezza, molti diavoli volevano venire a godersi la scena, ma appena hanno percepito la tua presenza hanno preferito lasciar perdere." - Disse l'angelo caduto avvicinandosi a Drakeny che la fissò con uno sguardo malizioso.
    “Allora Yomi, vuoi favorire?”
    “Ehm... No, grazie, penso che resterò qui. Questa lezione sarà solo teorica per me.” – Disse il diavoletto ridendo imbarazzato.
    La scena continuò così, con Drakeny china ad infierire sul corpo del suo tanto odiato rivale, Yomi seduto alla sua destra con Yami accanto. Il diavoletto guardava un po’ entrambe le ragazze, cercando di capire chi delle due fosse la più spaventosa: la sua insegnante coperta di sangue che sbranava le interiora di un angelo, o l’angelo caduto, che osservava la scena senza mai perdere la sua espressione gentile e la sua aria serena.

    Finita la macabra lezione Yomi salutò le due e se ne torno a casa, loro fecero lo stesso.
    “Arrivate a casa tua dovrai darti una lavata mi sa, sei coperta di un sacco di porcherie!” - Disse Yami ridendo.
    Drakeny la guardò male, ma poi si mise a ridere. Yami alzò il cesto che reggeva in mano con aria un po’ afflitta: “Accidenti, ero andata a comprare qualcosa da mangiare insieme, ma mi sa che dopo la lezione di prima non avrai molta fame.”
    “Hey, io ho sempre fame se sei tu a cucinare.”
    L’angelo caduto arrossì.
    “Ho comprato anche una bottiglia di questo, me l’ha consigliata un diavolo al mercato...” – Disse Yami con voce da finta innocente, tirando fuori una bottiglia di vetro dal cesto.
    “Cazzo, ma quello è forte! Vuoi farmi ubriacare?” – Disse Drakeny ammiccando.
    “Vedremo hahaha!” – Concluse Yami ridendo e coprendosi la bocca con una mano.
    Cenarono insieme, parlarono a lungo e, tra una cosa e l’altra, tutta la bottiglia del potente alcolico infernale finì nello stomaco della diavolessa che, ubriaca, si coricò appoggiando la testa sulle ginocchia dell’angelo caduto.
    “Ti ho mai raccontato di come mi sono guadagnata tutta la fama che ho qui negli inferi?” – Disse Drakeny con un tono di voce particolare, dovuto ai fumi dell’alcol.
    “Beh, diciamo che non me lo hai mai raccontato da ubriaca.” – Ridacchiò Yami.
    “Avevo appena finito il mio apprendistato quando scoppiò una violentissima battaglia, la battaglia dei cancelli del paradiso. Ero una pivellina in mezzo ad un massacro, ne erano morti a centinaia, ma non mi sono scoraggiata e brandendo la mia vecchia spada mi sono lanciata a testa bassa nella mischia, abbattendo ogni nemico che vedevo. Cazzo, ero una furia, avanzai talmente tanto che arrivammo quasi a toccare i cancelli dorati, però alla fine venimmo sconfitti lo stesso, ma io me la cavai abbastanza bene; mi scheggiarono un corno, ma poi è ricresciuto. È rimasto solo un segnetto qui, vedi?" – Disse indicandosi il corno – “Come memento della mia sprezzante azione eroica, aveva detto qualcuno, ci eravamo andati così vicini, ti rendi conto? Eravamo quasi entrati.”
    “Sì dolcezza, lo so, ti ricordo che c’ero anch’io. Anche se ai tempi ero dal lato sbagliato del cancello.” – Sghignazzò Yami.
    “Successivamente venni convocata da Satana in persona, si complimentò con me per il coraggio, la forza di volontà e la tecnica!”
    “La tecnica?”
    “Sono stata la prima a strappare le ali degli angeli a morsi.”
    “Ah. Wow.” – Disse Yami perplessa.
    “Divenni uno dei sette campioni degli inferi e di conseguenza ricevetti la mia falce, un’arma strepitosa, forgiata dal Demonio in persona, un grande onore. Il secondo più grande onore che mi abbia mai fatto.”
    “Il secondo?” – Chiese Yami alquanto confusa.
    “Yomi.”
    “Eh?”
    “Yomi è il primo.” – Disse Drakeny girandosi su un fianco e chiudendo gli occhi.
    Yami era visibilmente confusa, quasi scossa.
    “Un giorno vengo convocata da Satana, alla sua dimora sopra il grande lago Cocito. Come eroe degli inferi era possibile venire convocata dal Demonio in persona, ma è comunque un evento eccezionale. Arrivai da lui e lo salutai rispettosamente, nonostante fosse sempre molto, mhh, informale, diciamo, strano per il re degli inferi vero? Faceva un freddo cane in quel posto, me lo ricordo ancora, il Cocito è un lago ghiacciato e in quella parte degli inferi le temperature sono bassissime. C’era un camino, alimentato con le fiamme stesse di Satana, talmente calde che avvicinandomi troppo mi scottai. Fece una battuta su io che prendevo il suo posto, non faceva ridere e gli risposi in maniera abbastanza sfrontata, scoppiò a ridere lui. Incredibile.”
    “E poi? Dai, mi stai tenendo sulle spine!”
    “Mi chiese di occuparmi di Yomi e io la interpretai come una richiesta di ucciderlo. Quando capì il malinteso Satana si alzò e fece qualche passo per la stanza, per poi dirmi che dovevo prenderlo come allievo, perché nessuno riusciva a cavarne un ragno dal buco. Ci rimasi alquanto male, sapevo che avrei dovuto accettare, ma non volevo! Non ho mai voluto prendere allievi. Gli chiesi che avesse di così particolare ‘sto Yomi, perché fosse così importante da costringere Satana a chiedere a me di addestrarlo.”
    “E lui che disse?”
    “Si schiarì la voce imbarazzato.”
    “Eh?”
    “Già. Conosci Asariel?”
    “Sì, vagamente, era un arcangelo, generale di qualche armata celeste se non sbaglio. È scomparsa da anni.”
    “Già, tanti anni quanto quelli che ha Yomi.”
    L’angelo caduto sgranò gli occhi e rimase in silenzio.
    “Asariel è la madre di Yomi e Satana ne è il padre. Ora che ci penso, sono coglioni uguale quei due. Ne rimasi spiazzata, non riuscivo a crederci. Mi disse che suo figlio doveva diventare un vero diavolo e che solo io potevo renderlo tale. Mi disse di non dirlo a nessuno, o sarebbe stato pericoloso sia per Yomi che per l’inferno stesso.” – Drakeny sgranò gli occhi, si girò di scatto e fisso Yami, che ricambiò lo sguardo – “Cazzo.”
    “Tranquilla, sai che ti puoi fidare di me. Ma tu basta alcolici.” – Disse l’angelo caduto, ridendo dolcemente.
    Drakeny chiuse nuovamente gli occhi e sorrise.
    “Al nostro primo incontro gli ho tirato una palla di fuoco, per presentarmi. Accidenti quanto è anomalo quel diavolo, piccolino, occhi azzurri...” – Drakeny rise – “Porca puttana se mi fa incazzare. Però...”
    “Però?” – Chiese Yami incuriosita.
    “Però gli voglio bene.” – Sussurrò Drakeny, per poi addormentarsi.


    Bonus carino, molto in stile giappo: SCHEDE PERSONAGGI!

    Nome: Yomi
    Sesso: Maschio
    Altezza: 1.51 Mt
    Peso: 42 Kg
    Hobby: Cucinare
    Cibo preferito: Succo di mirtilli

    Nome: Drakeny
    Sesso: Femmina
    Altezza: 2.15 Mt
    Peso: 98 Kg
    Hobby: Uccidere gli esseri umani
    Cibo preferito: Tuberi infernali bolliti nel sangue di vergine

    Nome: Yami
    Sesso: Femmina
    Altezza: 1.66
    Peso: 49 Kg
    Hobby: Passeggiare
    Cibo preferito: Meringata

    Nome: Agustin
    Sesso: Maschio
    Altezza: 1.84
    Peso: 73 Kg
    Hobby: Irritare le persone
    Cibo preferito: Pizza

    Nome: Udriel
    Sesso: Maschio
    Altezza: 1.70
    Peso: 63 Kg
    Hobby: Mettere in ordine
    Cibo preferito: Nessuno


    Edited by InKubus - 27/1/2017, 16:31
  10. .
    Ogni famiglia di ogni città in ogni nazione di ciascun continente ne ha uno. È l'armadietto, non particolarmente bizzarro, per niente fuori luogo. La vernice si stava un po' staccando sugli angoli e la maniglia s'era un po' allentata. L'interno odorava di polvere e la vernice non era la stessa delle pareti della cucina.

    Ti ci sei nascosto una volta giocando a nascondino.

    Nessuno ti aveva mai detto che non si sarebbe riaperto nella tua realtà. Non preoccuparti, tu non puoi notare la differenza.

    Ma sentono tutti la tua mancanza.




    Edited by Silent Shadow - 5/11/2016, 11:58
  11. .
    CITAZIONE (Girl Killer @ 25/10/2016, 18:04) 
    Davvero? :o:

    Yep, vai a vedere la data del primo post
  12. .


    Ci sta sempre.
  13. .
    InKubus per voi con il best of CAH:

  14. .
    Ripulisco e smisto.
  15. .
    Non poter giocare questo titolo diventa ogni giorno più deprimente. Bell'articolo, molto interessante.
110 replies since 17/9/2012
.